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MARCO GIUNIANO GIUSTINO
EPITOME DELLE STORIE FILIPPICHE DI POMPEO TROGO
(Sintesi parziale)
Il testo è preceduto da una serie di prologhi che hanno funzione di indice del contenuto dei quarantaquattro libri delle Storie Filippiche di Pompeo Trogo di cui Giustino compose l'epitome:
Libro I :
Impero assiro da
Nino
a
Sardanapalo
. Regno dei
Medi
da
Arbace
a
Astiage
.
Ciro
conquista il regno dei
Medi
.
Ciro
sconfigge
Creso
.
Cambise
conquista l'
Egitto
.
Dario
diviene re di
Persia
.
Libro II :
Scizia
e
Ponto
prima della conquista persiana.
Guerra persiana
contro
Atene
.
Maratona
. Re di
Atene
prima di
Pisistrato
. Guerra di
Serse
contro la
Grecia
.
Libro III :
Artaserse
. Eraclidi. Guerre argoliche e messeniche.
Libro IV :
La
Sicilia
fino alla spedizione ateniese.
Libro V :
Guerra Decelaica. I
Trenta Tiranni
di
Atene
. Guerra di
Sparta
contro
Artaserse
.
Libro VI :
La guerra di
Sparta
contro i
Persiani
. Le guerre corinzia e beotica. Guerre sociali.
Libro VII :
Macedonia
.
Libro VIII :
Macedonia
.
Libro IX :
Macedonia
.
Guerra persiana
Libro X :
Guerra persiana
Libro XI :
Imprese di
Alessandro Magno
fino alla morte di
Dario
Libro XII :
Imprese di
Alessandro Magno
fino alla sua morte.
Antipatro
, Archidamo,
Alessandro Molosso
. Digressione sulle origini dei popoli italici.
Libro XIII :
Diadochi
, spartizione dell'impero.
Antipatro
,
Perdicca
,
Eumene
. Re di
Cirene
.
Libro XIV :
Antigono
e
Eumene
.
Cassandro
.
Libro XV :
Demetrio figlio di
Antigono
.
Cassandro
e
Poliperconte
.
Tolomeo
,
Lisimaco
,
Seleuco
.
Antigono
.
Cleonimo di Sparta
.
Libro XVI :
Demetrio,
Pirro
,
Seleuco
. Tolomeo.
Lisimaco
.
Libro XVII :
Lisimaco
,
Agatocle
,
Arsinoe
.
Seleuco
. Tolomei.
Pirro
prima del passaggio in
Italia
. Re dell'
Epiro
.
Libro XVIII :
Pirro
in
Italia
.
Libro XIX :
Imprese cartaginesi in
Africa
e
Sicilia
.
Libro XX :
Dionisio il Vecchio
.
Libro XXI :
Dionisio il Giovane
, successore del padre, sconfitto e cacciato da Dione. Durante la guerra contro i Cartaginesi Timoleonte libera
Siracusa
. Nuove sedizioni e signoria di
Agatocle
.
Libro XXII :
Agatocle
, guerre in
Sicilia
e
Africa
.
Libro XXIII :
Guerra di
Agatocle
contro i Calabresi. I
Mamertini
. Intervento di
Pirro
in
Sicilia
.
Pirro
sconfitto dai
Romani
.
Libro XXIV :
Guerre in Asia fra i figli dei
Diadochi
. I
Galli
in
Grecia
.
Libro XXV :
I
Galli
in Asia. Guerre di
Pirro
al suo ritorno dall'
Italia
. Fine di
Pirro
.
Libro XXVI :
Antigono Gonata, Arato e i Tolomei.
Libro XXVII :
Guerra fra Seleucidi e Tolomei.
Libro XXVIII :
Alessandro figlio di
Pirro
. Demetrio re di
Macedonia
, suo figlio Filippo Antigono. Cleomene di
Sparta
. Guerra illirica dei
Romani
contro Teuta.
Libro XXIX :
Filippo di Macedonia.
Libro XXX :
Filippo di Macedonia.
Libro XXXI :
Nabide di
Sparta
contro
Achei
e
Romani
.
Libro XXXII :
Guerra fra
Achei
, Spartani e Messeni. I
Romani
contro i
Galli
in Asia e in Illirico. Pannoni e
Daci
. Vicende dei Seleucidi.
Libro XXXIII :
Guerra dei
Romani
contro Perseo e lo Pseudo Filippo.
Libro XXXIV :
Guerra acaica.
Eumene
. Antioco di
Siria
e Tolomeo d'Egitto. Demetrio. Ariarate e Oroferne. Attalo.
Libro XXXV :
Guerra fra
Creta
e
Rodi
. Demetrio. Tolomeo Filometore.
Diodoto Trifone
.
Libro XXXVI :
Trifone, Demetrio, Antioco Sidete. Ircano e i Giudei. Attalo.
Libro XXXVII :
Mitridate re del Ponto.
Libro XXXVIII :
Mitridate re del Ponto. Tolomeo Filometore, Cleopatra, Demetrio.
Libro XXXIX :
Antioco Sidete
,
Demetrio
,
Alessandro Zabineo
. Antioco Ciziceno. Tolomeo Latiro.
Libro XL :
Fine degli Antochi.
Tigrane Armeno
occupa la
Siria
. Morte di
Pompeo
. Cesare,
Cleopatra
, Marco Antonio.
Libro XLI :
Storia della Partia e della
Battriana
.
Libro XLII :
Parti e Armeni.
Libro XLIII :
Storia arcaica di
Roma
.
Libro XLIV :
Spagna e
Cartagine
Prefazione
Trogo Pompeo
volle scrivere una storia dei
Greci
in latino come molti altri autori avevano composto in greco la storia dei
Romani
.
Giustino
ha riassunto l'enorme opera di
Trogo Pompeo
traendone un "mazzetto di fiori" che con questa breve introduzione dedica all'imperatore
Antonino
.
Libro I
I) Nei tempi più antichi i re non cercavano di estendere il proprio regno. Il primo a muovere guerra ai paesi vicini fu
Nino
re degli
Assiri
.
Nino
combattè a lungo conquistando un vasto impero, l'ultima sua guerra fu contro Zoroastro re di
Battriana
ucciso il quale morì egli stesso lasciando il regno al giovane figlio
Ninia
e alla moglie
Semiramide
.
II) Temendo che i sudditi non avrebbero rispettato il potere di una donna,
Semiramide
si travestì da uomo spacciandosi per un figlio di
Nino
e perché il suo travestimento passasse inosservato ordinò che tutti, come lei, nascondessero il proprio aspetto con una tiara e dei veli, usanza che gli
Assiri
mantennero anche in seguito.
Quando ebbe compiuto molte gloriose imprese,
Semiramide
rivelò la propria identità suscitando grande ammirazione per il coraggio dimostrato.
Costruì e fortificò
Babilonia
, conquistò l'
Etiopia
e penetrò in
India
fin dove solo
Alessandro Magno
sarebbe in seguito arrivato. Infine tentò di unirsi al figlio e questi la uccise dopo quarantadue anni di reggenza.
Da parte sua
Ninia
non intraprese nuove guerre e condusse un'esistenza pacifica e riservata mostrandosi molto raramente al popolo. L'esempio fu seguito dai successori.
L'impero degli
Assiri
durò complessivamente milletrecento anni.
III) L'ultimo re degli
Assiri
fu l'effeminato
Sardanapalo
che fu deposto dal prefetto
Arbace
e si suicidò. Con
Arbace
l'impero passò ai
Medi
.
IV) Dopo molte generazioni fu re
Astiage
. Gli fu predetta la perdita del potere a causa di un nipote e perciò decise di far sposare la figlia ad un uomo di modeste condizioni. Quando la giovane partorì
Astiage
incaricò un suo funzionario di nome
Arpago
di esporre il neonato,
Arpago
a sua volta affidò l'incarico ad un pastore. In un primo momento il bambino fu salvato ed allattato da una cagna, poi dalla moglie del pastore che "presa da compassione" preferì scambiare il reale trovatello con il proprio neonato.
V) Il bambino crebbe e fu chiamato
Ciro
. Un giorno, giocando con i coetanei, si comportò in modo tanto autoritario che i genitori dei suoi compagni se ne lamentarono presso
Astiage
per il quale l'episodio fu occasione per riconoscere il nipote.
Per punire
Arpago
che gli aveva disobbedito,
Astiage
ne fece uccidere il figlio, ma non agì contro
Ciro
ritenendo che la sua condizione servile lo rendesse innocuo.
Anni dopo
Ciro
seppe tutta la verità sulle proprie origini da
Arpago
che aveva a lungo covato il desiderio di vendicare il figlio.
VI)
Ciro
ricevette la lettera rivelatrice di
Arpago
e gli fu ordinato in sogno di ribellarsi ad
Astiage
scegliendo come compagno per l'impresa il primo uomo incontrato. Il destino gli indicò un servo di nome Sibari che
Ciro
liberò e con il quale si recò a Persepoli dove facilmente gli riuscì di sollevare il popolo contro
Astiage
.
L'esercito di
Astiage
resistette valorosamente agli insorti ma fu infine sconfitto dai
Persiani
che, anche grazie alle esortazioni delle loro donne, seppero combattere in modo irresistibile.
Ciro
catturò
Astiage
e si limitò a deporlo mettendolo a capo della provincia degli Ircani.
Finì così l'impero dei
Medi
durato trecento cinquanta anni.
VII)
Ciro
premiò il suo compagno Sibari facendogli sposare una sua sorella e rendendolo compartecipe al potere, ma presto molti dei suoi sudditi si ribellarono e fra questi il potente
Creso re di Lidia
.
Ciro
li sconfisse ma trattò i vinti con grande moderazione. A
Creso
, oltre la vita, lasciò parte del patrimonio e la città di Barce. La clemenza di
Ciro
evitò una guerra con gli alleati greci di
Creso
ma qualche tempo dopo i
Lidi
si ribellarono e questa volta vennero disarmati; si lasciarono andare a costumi depravati.
Prima di
Creso
i
Lidi
avevano avuto altri re memorabili fra cui
Candaule
che era talmente innamorato della moglie da mostrarla nuda agli amici. Offesa la donna divenne amante di
Gige
e i due uccisero
Candaule
impadronendosi del regno.
VIII)
Ciro
fece guerra agli
Sciti
la cui regina
Tomiri
lo lasciò penetrare nel paese.
Ciro
si accampò presso un fiume e più tardi finse di essere fuggito. Penetrati nell'accampamento persiano deserto, gli
Sciti
vi trovarono molto vino e si ubriacarono, durante la notte i
Persiani
ne fecero strage uccidendo anche il figlio della regina.
Tomiri
si vendicò attirando gli invasori in un'imboscata e massacrandone duecentomila.
Ciro
venne decapitato e la sua testa fu immersa in un otre pieno di sangue umano. Aveva regnato trent'anni.
IX) Gli successe il figlio
Cambise
che conquistò l'
Egitto
dove profanò molti templi. Quando sognò di essere spodestato dal fratello
Smerdi
,
Cambise
lo fece uccidere da un certo Comete, quindi morì egli stesso per una ferita che si era procurato accidentalmente.
Con grande tempismo Comete sostituì il defunto
Smerdi
con il proprio fratello Oropaste che fu incoronato grazie ad una notevole somiglianza con il principe che trasse tutti in inganno.
Il nobile Ostane, tuttavia, scoprì l'inganno e organizzò una congiura nella quale il falso
Smerdi
rimase ucciso.
X) Eliminato l'usurpatore, i congiurati decisero di affidare al giudizio del Sole (considerato una divinità dai
Persiani
) la scelta di quale di loro dovesse regnare. Si accordarono per trovarsi all'alba. Quello il cui cavallo fosse stato il primo a nitrire sarebbe stato re.
Vinse
Dario
figlio di
Istaspe
con un espediente: durante la notte il suo cavallo fu portato sul luogo dell'appuntamento per montare una cavalla e al sorgere del sole, riconoscendo il luogo e ricordando l'esperienza, prese subito a nitrire.
Divenuto re,
Dario
sposò la figlia di
Ciro
per consolidare e legittimare il proprio potere.
Gli
Assiri
si ribellarono ed occuparono
Babilonia
che era molto difficile da espugnare. Uno dei compagni di congiura del re di nome Zopiro decise di sacrificarsi e fattosi frustare e mutilare si presentò al nemico fingendosi un disertore. Guadagnata la fiducia degli
Assiri
, Zopiro ne assunse il comando e prese a combattere contro i
Persiani
riportando anche alcune vittorie, ma quando fu certo del suo potere consegnò l'esercito e la città nelle mani di
Dario
.
Libro II
Dagli Sciti ebbero origine i regni dei arti e dei Battriani, dalle loro donne quello delle
Amazzoni
.
Da sempre si è discusso se gli Sciti fossero più antichi deghli Egizi. Questi sostenevano che il loro paese dal clima temperato è probabilmente stato il primo ad ospitare la vita, quelli che la Scizia emerse per prima dall'Oceano primordiale perché più alta o dal fuoco primordiale perché più fredda.
Confini della Scizia sono il Ponto, i
monti Ripei
, l'Asia e il fiume Fasi.
Gli Sciti vivono di allevamento e sono nomadi, usano carri appositamente adattati pre fungere da abitazioni. Di costumi semplici e primitivi, non hanno leggi ma rispettano la giustizia per naturale inclinazione e disprezzano le ricchezze.
Gli Sciti respinsero
Dario
, trucidarono Ciro e sconfissero Zopirone ufficiale di Alessandro Magno.
Il primo a muovere loro guerra fu il faraone Sesostri che fu messo in fuga ed inseguito; le paludi impedirono agli Sciti di penetrare in Egitto ed essi fecero conquiste in Asia. Tornando a casa dopo otto anni scoprirono che le loro mogli, ritenendosi vedove, avevano sposato gli schiavi; fecero quindi strage dei loro servi mentre le donne si uccisero spontaneamente.
Il partito degli ottimati cacciò dalla Scizia gli avversari che si trasferirono in
Cappadocia
e depredarono le popolazioni locali. Quando furono sconfitti le loro donne formarono una repubblica femminile detta delle
Amazzoni
per l'abitudine di privarsi del seno destro che le impacciava nel tiro con l'arco.
Nominarono due regine: Marpesia e Lampedone che divisero fra loro il comando. Lampedone fece grandi conquiste in Euroipa e in Asia mentre Marpesia rimase a guardia dei confini ma fu sconfitta e uccisa dai barbari. Le successe la figlia Orizia che governò insieme alla sorella
Antiope
.
Per ordine di Euristeo, Ercole attaccò le
Amazzoni
per conquistare la cintura della loro regina e ne uccise molte. Fece prigioniere fra le altre Menalippe e Ippolita, sorelle di
Antiope
. Ippolita divenne schiava di Teseo e partorì Ippolito mentre Ercole restituì Menalippe ad
Antiope
in cambio della cintura.
Quando Orizia, che era impegnata in una guerra esterna, rientrò in patria, decise di vendicare la
Amazzoni
cadute e liberare le prigioniere ma a causa di discordie interne le
Amazzoni
furono sconfitte dagli Ateniesi e ripararono presso gli Sciti subendo poche perdite.
A Orizia succedette Pentesilea che fu alleata dei
Troiani
dando prova di grande valore ma infine fu uccisa ed il suo esercito disfatto.
Il regno delle
Amazzoni
durò fino ai tempi di
Alessandro Magno
. L'ultima regina, il cui nome era Miniizia o
Talestri
, si unì ad
Alessandro
per averne figli.
Daria mosse guerra agli Sciti perché il loro re Gianciro gli aveva rifiutato la mano della figlia, invase la Scizia con un immenso esercito ma poichè non riusciva ad attirare gli Sciti in battaglia e temeva che gli tagliassero i ponti alle spalle tornò indietro rinunciando a conquistare il paese. Combattè quindi in Asia e in
Macedonia
e giunse a scontrarsi con gli Ateniesi.
Atene è una città dalle nobili origini fondata dagli abitanti stessi del luogo. Il primo re fu Cecrope al quale successe Cranao dalla cui figlia Atti prese nome l'
Attica
.
Regnò quindi Anfizione ai tempi del
diluvio
e di Deucalione che in realtà fu un re di Tessaglia che aiutò gli alluvionati.
Fu re di Atene Eretteo, poi Egeo padre di Teseo, quindi Teseo e suo figlio Demofonte. Quando regnò Codro i Dori vollero far guerra ad Atene e l'oracolo li avvertì che avrebbero vinto se avessero risparmiato il re nemico. Saputolo Codro si confuse fra i soldati e fece in modo di farsi uccidere.
Codro fu l'ultimo re, dopo di lui furono eletti magistrati annuali e Solone dettò le leggi della repubblica.
Dopòo una lunga guerra con Megara per il possesso di Salamina, gli Ateniesi decisero di mandare a morte chiunque proponesse di combattere ancora ma Solone, per poter parlare in pubblico rimanendo incolume, finse di essere impazzito ed arringò fino a convincere i concittadini a recuperare l'isola.
Per rappresaglia i Megaresi tentarono di rapire le donne di Atene alle feste eleusine ma furono sconfitti da
Pisistrato
, allora comandante, che con un espediente mise in pericolo la stessa Megara. Forte del prestigio di questa vittoria e fingendo di essere stato aggredito dalla nobiltà,
Pisistrato
portò il popolo dalla sua parte, conquistò il potere e governò per trentatre anni.
Dopo la morte di
Pisistrato
suo figlio Diocle fu assassinato dal fratello di una giovane che aveva stuprato. Costui denunciò quindi a
Ippia
, fratello dell'ucciso, molti amici del tiranno come suoi complici per farli condannare.
Ippia
fu poi bandito da Atene e si rifugiò presso
Dario
alleandosi con lui contro i suoi concittadini. Si venne a battaglia presso
Maratona
e gli Ateniesi comandati da Milziade pur essendo molto meno numerosi dei
Persiani
riportarono una grande vittoria.
Nella battaglia cadde anche
Ippia
,
Dario
morì poco dopo mentre si preparava a combattere ancora.
Il figlio maggiore di Dario, Artamene, pretendeva il regno ma il fratello Serse si opponeva in quanto era il primo ad essere nato quando Dario era già sul trono e perché, diversamente da Artamene, discendeva da Ciro in linea materna.
Alla fine fu chiamato a giudicare lo zio paterno Artaferne che assegnò il trono a Serse senza per questo suscitare la lite fra i due contendenti.
Serse spese cinque anni nei preparativi della guerra ma un esule spartano di nome Demarato trovò il modo di informarne i concittadini. Quando l'enorme esercito persiano mosse all'invasione della
Grecia
trovò il passo delle
Termopili
sbarrato dal re spartano Leonida con quattromila uomini.
Dopo tre giorni di combattimento Leonida (al quale un oracolo aveva indicato il sacrificio come sola via per salvare Sparta) congedò quanti fra i suoi uomini non erano spartani.
Durante la lotta Leonida con soli seicento uomini penetrò nel campo nemico e per tutta la notte i
Persiani
che non erano preparati a combattere caddero a migliaia sotto i colpi degli Spatani che soltanto all'alba furono sopraffatti.
Serse fece devastare e incendiare Atene ed altre città ma le trovò deserte perché Temistocle aveva convinto gli abitanti a trasferirsi sulle isole e sulle navi.
Durante la battaglia di Salamina Serse dimostrò la propria viltà mentre la sua alleata
Artemisia
regina di Alicarnasso combattè con grande coraggio. I
Persiani
furono di nuovo messi in fuga e Serse decise di tornare in patria affidando la guerra al generale
Mardonio
al quale lasciò trecentomila uomini.
Gli Ateniesi progrettarono di tagliare il ponte di Abido sul quale i
Persiani
dovevano passare ma Temistocle, preoccupato dall'eccessivo numero dei nemici, avvertì segretamente Serse in modo che affrettasse la fuga.
Il re si dileguò in incognito mentre gli ufficiali riportarono in patria l'esercito con una marcia estenuante durante la quale molti morirono per stanchezza o per le malattie.
Anche
Mardonio
fu sconfitto e dai suoi accampamenti i
Greci
ricavarono un ricchissimo bottino.
Gli Ateniesi cominciarono a costruire la città ma la nuova cinta di mura destò sospetti negli Spartani che protestarono ufficialmente.
Temistocle promise di recarsi a Sparta con altri ambasciatori per discutere la questione ma intanto esortò i concittadini perché completassero rapidamente l'opera e si adoperò per prendere il maggior tempo possibile. Quando le mura furono complete Temistocle lo dichiarò agli Spartani respingendo con sdegno le loro proteste e le loro minacce.
Gli Spartani attaccarono i confini persiani ma il loro comandante Pausania tradì e prese accordi con Serse. L'ateniese Aristide scoprì il tradimento e Pausania venne condannato.
Serse riprese la guerra ma il nuovo comandante, l'ateniese Cimone figlio di Milziade, lo sconfisse di nuovo.
Libro III
Serse fu ucciso dal luogotenente Artabano che prese ad eliminare anche i figli del re, ma uno di questi, Artaserse, riuscì ad uccidere l'infedele luogotenente.
Nello stesso periodo in
Grecia
scoppiava la guerra fra Atene e Sparta.
Sparta era amministrata con le leggi dettate da Licurgo quando aveva la reggenza per il nipote Carilao ancora minore. Licurgo aveva imposto severamente la frugalità abolendo gli scambi d'oro e di argento e la circolazione della moneta.
Stabilì un'economia basata sulla ridistribuzione delle ricchezze e sottomise i giovani a un'educazione particolarmente rigida.
Fece giurare agli Spartani che non avrebbero cambiato le leggi fino al suo ritorno e andò in esilio volontario per il resto della vita.
Durante una festa i cittadini di Messene stuprarono alcune vergini spartane. Gli Spartani reagirono assediando Messene ma inaspettatamente dopo dieci anni di assedio la città non era ancora caduta.
La guerra e l'assenza dei mariti da Sparta stava facendo diminuire la popolazione, così gli Spartani decisero di rimandare un patria un gruppo di loro con licenza di fecondare quante più donne potevano.
I nati da questi connubi furono detti
Partenii
e dopo trent'anni, non avendo la possibilità di ereditare i patrimoni patrerni, decisero di partire in gruppo in cerca di fortuna.
Dopo molte peripezie conquistarono la rocca di Taranto e vi si stabilitrono.
Messene fu conquistata e rimase sottoposta agli Spartani per ottant'anni, quindi i Messeni si ribellarono ai conquistatori che seppero dall'oracolo che per vincere la guerra dovevano scegliere un comandante ateniese. In dispregio agli Spartani, gli Ateniesi mandarono il poeta Tirteo, inesperto e zoppo.
Tirteo subì tante sconfitte che i re spartani dovettero arruolare gli schiavi promettendo loro le spose e i beni dei nemici uccisi, ma al momento dello scontro decisivo il poeta seppe infondere tanto entusiasmo con i suoi versi che gli Spartani vinsero una sanguinosa battaglia.
Dopo un certo tempo i Messeni ripresero la guerra e questa volta gli Spartani rifiutarono l'aiuto di Atene per sfiducia. Offesi, gli Ateniesi sequestrarono il tesoro di Delo per impedire agli Spartani di impadronirsene e gli Spartani reagirono scatenando la guerra del Peloponneso.
Impegnati in una spedizione in Egitto, gli Ateniesi si trovarono in difficoltà e furono sconfitti ma successivamente recuperarono e furono gli Spartani a trovarsi impegnati contro i Messeni e contro di loro.
Gli Spartani coinvolsero i Tebani mentre Atene divideva le proprie forze fra due comandanti, Pericle e il tragediografo Sofocle, che presero a devastare i territori dei Lacedemoni.
Gli Spartani firmarono una tregua di trent'anni ma dopo quindici la rupopero ed invasero l'
Attica
ma Pericle attaccò direttamente Sparta arrecando danni più gravi di quelli subiti da Atene. Pochi giorni dopo gli Spartani furono sconfitti e messi in fuga anche in una battaglia navale.
Si giunse ad una nuova tregua di cinquant'anni ma dopo sei la guerra riprese spostandosi in Sicilia.
Libro IV
In questo libro si parla della Sicilia, isola straordinaria la cui terra sembra "atta a fomnentare il fuoco" forse per ricchezza di zolfo e di bitume, divisa dal continente da uno dei bracci di mare più tormentati del mondo.
La Sicilia si chiamò Trinacria, poi Sicania. Fu abitata dai Ciclopi, quindi se ne impadronì un certo Cocalo dopo il quale ogni città ebbe il suo tiranno. Fra i tiranni fu Anassilao, famoso per moderazione e giustizia.
I Cartaginesi tentarono di conquistare la Sicilia lottando contro i tiranni prima di essere sconfitti dai Romani.
La città di
Reggio
era in preda alla discordia fra due parti una delle quali chiamò in aiuto i Veterani di Imera ma questi trucidarono sia i nemici sia i loro alleati e si impadronirono della città.
Catania
, soggetta a Siracusa, chiamò in aiuto gli Ateniesi chge mandarono un'armata condotta da Lamponio il quale aveva il segreto ordine di tentare la conquista dell'isola.
La spedizione di Lamponio ebbe successo contro i Siracusani e gli Ateniesi mandarono una seconda armata comandata da Lachete e Cariade ma i Catanesi conclusero la pace con Siracusa e l'armata tornò in patria.
Dopo qualche tempo Siracusa violò la pace e
Catania
inviò ancora ad Atene degli ambasciatori che riuscirono a suscitare la compassione del popolo e ad ottenere nuovi aiuti il cui comando fu affidato a Nicia,
Alcibiade
e Lamaco.
Alcibiade
dovette tornare in Atene per rispondere di accuse che gli venivano mosse (per empietà) mentre Nicia e Lamaco assediavano Siracusa.
I Siracusani chiesero aiuto agli Spartani che mandarono Gilippo il quale liberò Siracusa ed uccise Lamaco. Per sostituire Lamaco da Atene furono mandati
Demostene
e Eurimedonte, anche gli Spartani inviarono nuovi rinforzi e in pratica la Guerra del Peloponneso riprese in Sicilia.
Gli Ateniesi furono sconfitti più volte da Gilippo. Eurimedonte cadde in battaglia,
Demostene
si suicidò e Nicia cadde prigioniero.
Libro V
Alcibiade
era accusato di aver divulgato il culto segreto di Cerere, lasciò la Sicilia ma non andò a Atene per subire il processo e preferì l'esilio volontario.
Saputosi condannato passò gli Spartani e li convinse a fare guerra a Atene. All'iniziativa aderirono molte città e anche il re di
Persia
Dario.
L'invidia e la diffidenza procurarono ad
Alcibiade
nemici anche fra gli Spartani ed egli prese contatti con Tisaferne, prefetto di Dario, allontanandolo dalla causa degli Spartani. Riprese contatti con Atene, fu nominato comandante e destituì il governo dei
Quattrocento
, quindi attaccò di nuovo Sparta.
Si scontrò con la flotta spartana comandata da Mindoro e Farnabazo e vinse la battaglia, pochi giorni dopo ottenne un'altra vittoria in uno scontro terrestre.
Alcibiade
riconquistò le città che si erano ribellate e altre ne acquisì al dominio ateniese quindi, avendo ristabilito la propria reputazione, tornò in patria dove fu accolto festosamente.
Gli Spartani nominarono
Lisandro
supremo comandante mentre il satrapo Tisaferne veniva sostituito da Ciro il Giovane nel governo della
Ionia
e della Lidia. Con gli aiuti ricevuti da Ciro il Giovane gli Spartani attaccarono improvvisamente
Alcibiade
che questa volta fu sconfitto e andò di nuovo in esilio volontario. Fu sostituito da
Conone
.
Conone
si trovò in gravi difficoltà a causa della carenza di uomini atti alle armi. Reclutò i più anziani e i più giovani, poi gli stranieri, gli schiavi, i detenuti, ma ogni suo sforzo fu vano e dopo l'ennesima sconfitta abbandonò la guerra e si rifugiò a
Cipro
presso il re Evagora.
Gli Spartani assediarono Atene e quando gli abitanti si arresero per fame pretesero l'abbattimento delle mura del Pireo e la consegna delle navi, incaricarono
Lisandro
si instaurare un governo d'occupazione e fu così istituito il governo dei
Trenta Tiranni
.
I tiranni si dotarono di una guardia in armi ed eliminarono subito i potenziali oppositori, a cominciare da
Alcibiade
.
Anche uno dei
Trenta
,
Teramene
, non approvando il comportamento dei colleghi, venne ucciso. Molti lasciarono Atene per trasferirsi a Argo e a Tebe, fuori dal controllo spartano.
Un fuoriuscito ateniese di nome Trasibulo raccolse intorno a se i concittadini in esilio e si portò ai confini dell'
Attica
dove si impadronì del castello di File. Di qui intraprese altre azioni militari sconfiggendo i
Trenta
che si ritirarono in città con la scorta di soldati stranieri. Negli scontri che seguirono caddero Crizia e Ippoloco, i più crudeli dei
Trenta
.
Infine i
Trenta
furon o deposti e confinati a Eleusi, venne instaurato il governo dei Dieci i quali non esitarono a comportarsi spietatamente come i predecessori.
Gli Spartani fecero intervenire il loro re Pausania che depose ed esiliò anche i Dieci.
In quel periodo morì Dario re di
Persia
e il trono passò al figlio Artaserse mentre l'altro figlio Ciro ebbe solo alcune province. Ciro si preparò a muovere guerra a Artaserse ma questi lo catturò ed evitò di ucciderlo solo per intercessione della madre.
Successivamente i due fratelli si scontrarono e Ciro cadde in battaglia. L'esercito greco di diecimila uomini che aveva combattuto per Ciro riuscì a tornare in patria incolume.
Libro VI
Incoraggiati dalla vittoria sugli Ateniesi, gli Spartani decisero di espandersi in Asia ed affidarono a Dercilide il comando di una spedizione contro i
Persiani
. Dercilide trovò un accordo con il satrapo Tisaferne ma l'accordo fu denunciato a Artaserse da un altro satrapo di nome Farnabazo che propose al re di nominare comandante contro gli Spartani l'ateniese
Conone
che viveva in esilio a
Cipro
.
Dal canto loro gli Spartani ricevettero aiuti e rinforzi dagli alleati ed affidarono i comando a
Agesilao
.
Conone
ebbe problemi con i soldati che si ammutinavano perché non ricevevano il ssalario, ma una volta convinto Artaserse a soddisfare le loro richieste attaccò direttamente il territorio degli Spartani i quali si affrettarono a richiamare
Agesilao
dall'Asia.
Intanto Pisandro che governava Sparta per delega di
Agesilao
, organizzò la difesa e tutti combatterono con grande coraggio ed abnegazione. Infine
Conone
conquistò la vittoria ed il presidio spartano fu rimosso da Atene.
Contro gli Spartani si armarono anche i Tebani comandati da
Epaminonda
. Sparta fu di nuovo sconfitta, Lisandro fu ucciso e Pausania accusato di tradimento ed esiliato.
Quando finalmente
Agesilao
rientrò dalla sua spedizione sconfisse in battaglia i Tebani ma rimase gravemente ferito. In aiuto ai Tebani venne un esercito ateniese comandato dal giovane Ificrate, inoltre
Conone
rientrò dall'Asia e devastò le campagne di Sparta.
Ad Atene
Conone
fu accolto trionfalmente e destinò il bottino a ricostruire quanto gli Spartani avevano distrutto e a riparare i danni della guerra.
Artaserse intimò a tutte le città della
Grecia
di cessare ogni combattimento perché aveva bisogno di concentrare tutte le sue risorse in una nuova guerra contro l'Egitto. Stanchi di combattere i
Greci
accettarono inaugurando una pace che fu disturbata solo da un breve conflitto fra Spartani e Arcadi.
Dopo qualche tempo
Epaminonda
attaccò di nuyovo Sparta e tentò di prenderla di notte ma, pur essendo gli uomini validi impegnati altrove, i vecchi e gli invalidi si armarono per difendere le mura e tennero impegnati i Tebani fino all'arrivo di
Agesilao
.
Lo scontro successivo fu vinto dai Tebani ma
Epaminonda
fu gravemente ferito e morì dopo pochi giorni. Con lui ebbe fine anche la gloria dei Tebani.
Frugale, moderato ed onestissimo,
Epaminonda
non aveva cercato onori o ricchezze ed aveva amato la filosofia. Aveva consolato la sua agonia il sapere che Tebe aveva vinto la battaglia e che il suo scudo non era in mano al nemico.
Morto
Epaminonda
i costumi dei Tebani si rilassarono e così quelli degli Ateniesi, ne trassero vantaggio i Macedono e il loro re Filippo che nel giro di pochi anni ridussero la
Grecia
in servitù.
Libro VII
Anticamente la
Macedonia
si chiamava
Emazia
dal nome del re
Emazione
. Il suo territorio corrispondeva all'attuale contrada di
Peonia
abitata da gente di stirpe pelasgica. Regnò sulla
Peonia
anche
Pelegono
padre di
Asteropeo
che fu valoroso alleato dei
Troiani
.
La regione fu quindi occupata da
Carano
che venne dalla
Grecia
con i suoi compagni seguendo un gregge di capre secondo il dettato di un oracolo.
Carano
unì le genti della regione in un'unica popolazione e con lui ebbe inizio il regno di
Macedonia
.
Regnò quindi
Perdicca
(
Giustino
omette
Coino
e
Tirimno
citati da
Diodoro Siculo
). Dopo aver governato virtuosamente per molti anni, in punto di morte
Perdicca
indicò il luogo dove voleva essere sepolto predicendo che i suoi discendenti avrebbero conservato il potere finché si fossere fatti seppellire nello stesso luogo. Questa tradizione si interruppe con
Alessandro
che in effetti fu l'ultimo re della schiatta di
Carano
.
Argeo
figlio di
Perdicca
successe al padre, regnò con moderazione e fu amato dal popolo. Lasciò il trono a
Filippo (Filippo I)
, suo figlio, che morì prematuramente.
Aeropo
, figlio di
Filippo
, ereditò il trono quando era ancora nella culla. Ne approfittarono gli
Illiri
per attaccare e sconfiggere i
Macedoni
ma questi ebbero la loro rivincita quando decisero di combattere portando il re neonato nelle retrovie.
A
Aeropo
succedette
Aminta
(
Giustino
omette
Alceta
citato da
Diodoro Siculo
). Durante il regno di
Aminta
il re di
Persia
Dario I
conquistò la
Tracia
ed avviò trattative con
Aminta
perché accettasse di diventare suo cliente. Durante il banchetto offerto da
Aminta
agli ambasciatori persiani, questi presero troppe licenze con le donne presenti e
Alessandro
, figlio del re, li fece trucidare. L'incidente non ebbe serie conseguenze grazie alla parentela di
Alessandro
con il generale persiano Bubare che aveva sposato una sorella del principe.
Morto
Aminta
Alessandro
divenne re di
Macedonia
ed entrò nelle grazie di Serse che gli donò vasti territori.
Ad
Alessandro
succedette
Aminta
(si tratta di
Aminta III
, vengono omessi
Perdicca II
,
Archelao
, Oreste,
Aminta II
) che combattè contro
Illiri
e
Olinzii
. Dalla prima moglie Euridice,
Aminta
ebbe tre maschi, Alessandro,
Perdicca
e
Filippo
, e una femmina di nome Eurinoe. Dalla seconda moglie Gigea nacquero Archelao, Archideo e Menelao. Euridice tramò per uccidere
Aminta
ma Eurione scoprì e svelò l'insidia.
Aminta
la perdonò per rispetto dei figli che avevano avuto.
Quando
Aminta
morì lasciò il trono al figlio maggiore Alessandro. Per pacificare il suo regno Alessandro mandò il fratello Filippo come ostaggio prima presso gli
Illiri
poi a Tebe. Qui Filippo fu ospite per tre anni di
Epaminonda
e ricevette una raffinata educazione.
Euridice continuò a tramare e fece morire i suoi figli Alessandro e
Perdicca
.
Filippo
divenne tutore del figlio di
Perdicca
e, spinto dal popolo, assunse il governo del regno.
Ancora giovane e inesperto fu costretto ad affrontare una situazione difficile per le molte guerre che incombevano. Ne evitò alcune con la diplomazia e con il denaro ed affrontò le altre. Sconfisse gli Ateniesi ma non recò loro alcun danno, combattè contro gli
Illiri
e conquistò Larissa. Conquistò la Tessaglia ed unì al suo esercito la famosa cavalleria tessala.
Sposò
Olimpiade
, figlia del defunto re dei
Molossi
Neottolemo. Al matrimonio si oppose Arriba zio paterno e tutore di
Olimpiade
che finì spodestato da Filippo e fu esiliato.
Durante l'assedio della città di Metona, Filippo fu colpito da una freccia e perse l'occhio destro.
Libro VIII
I Tebani accusarono gli Spartani e i Focesi di aver compiuto saccheggi in
Beozia
e il consiglio generale della Grecia condannò i Focesi al pagamento di una mullta troppo esosa per le loro finanze. I Focesi reagirono muovendo guerra ai Tebani dopo aver saccheggiato il tempio di Delfi per finanziare un esercito.
Nei primi scontri perì Filomelo, comandante dei Focesi, e fu sostituito da Onomarco. I Tebani si rivolsero a Filippo di Macedonia che sgominò rapidamente i Focesi e si glorò di aver vendicato il saccheggio sacrilego.
Per evitare che i
Macedoni
penetrassero in Grecia, gli Ateniesi presidiarono il passo delle
Termopili
mentre Filippo occupava le città alleate come se fossero nemiche, sequestrava beni e rendeva schiavi i cittadini.
Passò quindi a distruggere le città di Olinto dove si erano rifugiati i suoi fratelli che voleva eliminare come potenziali rivali.
Filippo condusse trattative segrete con i Focesi e con i Tebani fingendo di accogliere le istanze di pace degli uni e quelle di guerra degli altri, quindi firmò un a pace con gli Ateniesi, alleati dei Focesi ed occupò le
Termopili
. Compreso l'inganno i Focesi tentarono di reagire ma presto si arresero alla sovrastante potenza macedone.
Filippo non rispettò le condizioni di resa e, fatta strage dei Focesi, disperse i superstiti in vari luoghi del suo regno.
Tornato in
Macedonia
, Filippo decise di eliminare il suocero Arriba re d'Epiro e con questo fine chiamò a se il giovane Alessandro, fratello di
Olimpiade
, e lo rese suo amasio facendogli sperare di ereditare il regno, infatti più tardi depose Arriba e affidò l'
Epiro
a Alessandro.
Libro IX
Volendo conquistare tutta la Grecia, Filippo decise che gli sarebbe stato molto utile impadronirsi di Bisanzio per farne la sua base, ma la città gli chiuse le porte e Filippo dovette impegnarsi in un lungo assedio. Per coprire le spese ricorse alla pirateria.
Ates re della Scizia chiese aiuto a Filippo per la guerra contro gli Istriani promettendo di ricompensarlo e nominarlo suo successore ma mentre Filippo inviata i soldati in Scizia il re degli Istriani morì e Ates, non essendo più minacciato, rinnegò le promesse. Filippo reagì attaccando e sconfisse gli Sciti portando via molti schiavi e molto bottino, ma sulla via del ritorno i
Macedoni
furono aggrediti dai
Triballi
che ferirono gravemente Filippo e si impadronirono della preda.
Una volta guarito Filippo attaccò Atene e nonostante la resistenza dei cittadini e dei loro alleati riuscì a conquistare l'intera Grecia. Il vincitore si comportò con moderazione nei confronti degli Ateniesi mentre incrudelì con i Tebani mandandone molti a morte e molti altri in esilio.
Filippo convocò tutte le città a
Corinto
ed impose loro le condizioni di resa e i contributi militari per affrontare la guerra che intendeva muovere ai
Persiani
. Inviò quindi in Asia un primo contingente comandato da tre suo ufficiali:
Parmenione
, Aminta e
Attalo
, di quest'ultimo aveva sposato la sorella dopo aver ripudiato
Olimpiade
.
Filippo, posto sul trono d'
Epiro
Alessandro
figlio di Arriba, gli fece sposare la propria figlia
Cleopatra
. Durante i festeggiamenti per il matrimonio un giovane di nome
Pausania
si avventò improvvisamente contro Filippo e lo uccise. Questo
Pausania
era stato violentato da
Attalo
e dai suoi amici e aveva più volte chiesto soddisfazione per l'offesa a Filippo senza mai ottenerla. L'incarico in Asia che il re aveva affidato al suo stupratore aveva esasperato
Pausania
spingendolo al regicidio. Ma alcuni pensavano che
Pausania
fosse stato convinto a compiere il suo gesto da
Olimpiade
che era stata ripudiata o da Alessandro che aveva litigato con il padre per il sospetto che un figlio della matrigna potesse contendergli il trono ed era andato a vivere in
Epiro
con la madre.
Quando
Olimpiade
seppe della morte di Filippo tornò in
Macedonia
, rese onori funebri a
Pausania
che era stato crocifisso e costrinse
Cleopatra
al suicidio dopo averle ucciso una figlia.
Filippo morì a quarantasette anni lasciando, oltre ad Alessandro, molti figli naturali fra i quali Arrideo nato da una danzatrice.
Libro X
Artaserse re di
Persia
ebbe tre figli legittimi: Dario, Ariarate e Occo, oltre a molti figli naturali. Associò al potere il primogenito Dario ma questi cospirò per uccidere il padre che non aveva voluto cedergli una concubina. Fu scoperto e giustiziato insieme ai fratellastri che lo avevano supportato ma Artaserse ne morì di dolore.
Il regno passò a
Occo (Artaserse III Oco)
che per evitare insidie sterminò la parentela. Alla sua morte salì al trono Codomano, già governatore dell'Armenia, che si era distinto nelle campagne militari del predecessore (Giustino omette il breve regno di
Artaserse IV
).
Per legittimare l'incoronazione Codomano (che apparteneva ad un ramo minore degli Achemenidi) assunse il nome di
Dario III
.
Dario III
combattè a lungo contro Alessandro Magno e infine, sconfitto, fu ucciso dai propri parenti.
Libro XI
La morte di Filippo lasciò la
Macedonia
in una situazione delicata a causa delle guerre in corso e delle potenziali rivolte, ma
Alessandro
prese subito le redini del regno con grande sicurezza nonostante avesse appena vent'anni.
Celebrate le esequie del padre ed eliminato il rivale Carano, figlio della matrigna,
Alessandro
domò sul nascere alcune sedizioni, quindi convocò le città greche in
Corinto
per ottenere conferma del suo potere.
Mentre
Alessandro
preparava la spedizione contro i
Persiani
, i Tebani e gli Ateniesi, fomentati dall'oratore Demostene, si ribellarono ma l'azione con cui i
Macedoni
invasero la Grecia fu talmente rapida da indurre immediatamente gli Ateniesi a chiedere la pace. I Tebani, invece, tentarono di combattere ma furono subito sconfitti e ridotti in schiavitù, tutti i loto beni furono confiscati e la loro città data alle fiamme.
Prima di partire per la
Persia
Alessandro
fece uccidere tutti i parenti della matrigna e molti dei propri per evitare che in sua assenza si verificassero tentativi di usurpazione.
L'esercito di
Alessandro
era modesto (32.000 fanti e 4.500 cavalieri) e per la maggioranza composto da veterani di Filippo. Dopo aver fatto imprigionare Alessandro Lincista che, rimasto al governo della
Macedonia
, cospirava contro di lui,
Alessandro
proseguì per la città di Gordio (in Frigia) dove si custodiva il gioco del carro del primo re con un nodo inestricabile. Unaa profezia diceva che solo che fosse riuscito a sciogliere quel nodo avrebbe potuto conquistare l'Asia. Gordio, il re eponimo, era stato incoronato per indicazione di un oracolo ed aveva consacrato il suo carro nel tempio di Giove.
Conquistata la città,
Alessandro
esaminò il nodo e non trovando altro modo per scioglierlo lo tagliò con la spada.
Avuta notizia che Dario marciava contro di lui con un grande esercito,
Alessandro
si portò a Tarso e qui porese ad organizzare lo scontro, ma si ammalò per un bagno nelle acque gelide di un fiume. Si affidò al medico Filippo nonostante questi fosse sospettato di essersi lasciato corrompere da Dario e guarì in pochi giorni.
Nonostante la disparità delle forze l'esercito di
Alessandro
dopo una lunga battagli riuscì a mettere in fuga i nemici e a impadronirsi del loro campo. Dario, sia pur ferito, riuscì a mettersi in salvo e
Alessandro
si comportò con clemenza verso la sua famiglia.
Affascinato dalle ricchezze dei
Persiani
, il Macedone iniziò ad indulgere ai banchetti e ai piaceri del lusso, prese con se la schiava Barsine ed ebbe da lei un figlio che chiamò Ercole.
Affidò a
Parmenione
il compito di rintracciare Dario e passò in
Siria
dove molte città si consegnarono spontaneamente. Resistette Tiro che fu espugnata con la forza. Senza combattere si impadronì anche di
Rodi
, dell'Egitto e della Cilicia.
Olimpiade
aveva confessato a Filippo di aver concepito
Alessandro
accoppiandosi con un enorme serpente e per questo motivo era stata ripudiata.
Alessandro
consultò in merito l'oracolo del tempio di Ammone dal quale seppe di essere figlio di Giove destinato a dominare il mondo. Da allora il conquistatore divenne superbo e pretese di essere onorato da tutti come un dio. Edificò Alessandria ed ordinò che fosse capitale dell'Egitto.
A Dario che cercava di trattare offrendogli gran parte del regno e la mano di una figlia,
Alessandro
rispose più volte negativamente fino a che Dario rinunciò alla pace e raccolse un nuovo enorme esercito.
La battaglia fu ancora più cruenta della precedente e alla fine Dario fu costretto a fuggire dai suoi parenti mentre avrebbe preferito morire come tanti suoi soldati., Con quella battaglia
Alessandro
conquistò l'impero persiano e nei giorni successivi prese Susa e Persepoli.
Quanto a Dario risultava scomparso, dopo varie ricerche fu trovato in fin di vita nascosto in un carro e fece in tempo a dire di essere stato colpito dai propri congiunti. Con le sue ultime parole rese omaggio alla grandezza d'animo del vincitore che aveva risparmiato le sue figlie.
Alessandro
fece celebrare esequie regali e le spoglie di Dario furono poste nel sepolcro dei suoi predecessori.
Libro XII
Alessandro
fece seppellire i soldati caduti e distribuì premi ai sopravvissuti. Concentrò il bottino in Ecbatana e lo affidò a
Parmenione
.
Fu informDDato della rivolta delle città greche capeggiate dal re di Sparta Agide III e repressa dal suo generale
Antipatro
. Seppe anche che la popolazione della Scizia aveva fatto strage di un esercito macedone e del suo comandante Zopirione che l'aveva attaccata senza ragione.
Alessandro re d'Epiro, fratello di
Olimpiade
, accolse la richiesta dei Tarantini di combattere per loro e si recò in
Italia
; combattè contro Apuli,
Lucani
e Bruzii e strinse alleanza con altre popolazioni, infine cadde in combattimento.
Molti
Macedoni
desideravano ormai tornare in patria ma
Alessandro
volle completare la conquista soggiogando l'Ircania e i Mardi.
Alessandro
ricevette la visita della regina della
Amazzoni
Telesiri (o Minizia) che aveva compiuto un lungo viaggio per avere figli da lui. Ripartita la regina
Alessandro
adottò l'abbigliamento e le usanze dei
Persiani
suscitando dure critiche da parte dei suoi uomini. Insistette, tuttavia, perchè i suoi ufficiali sposassero donne persiane e stabilì che i loro figli fossero educati nei campi militari per sostituire in futuro i padri.
Ma l'opposizione al comportamento di
Alessandro
rimaneva forte e il re incrudelì nella repressione facendo giustiziare fra gli altri il vecchio generale
Parmenione
e suo figlio Filota ed infliggendo molte altre punizioni.
Catturato Besso che aveva tradito ed ucciso Dario lo consegnò al fratello di quyesti perché ne traesse vendetta. Fondò quindi la città di Alessandria sul fiume Tanai ed altre città in Battriana e Sogdiana.
Durante un banchetto si adirò contro un vecchio ufficiale di nome Clito che aveva lodato le imprese di Filippo più delle sue ed uccise il malcapitato per subito pentirsene al punto di voler morire egli stesso. I suoi amici gli impedirono di compiere l'insano gesto ma
Alessandro
digiunò per quattro giorni meditando sulle crudeltà commesse in passato, infine cedette alle preghiere dei soldati e degli amici fra i quali era anche il filosofo Callistene che insieme a lui era stato allievo di Aristotele. Tuttavia
Alessandro
tornò presto alla superbia e alla crudeltà e pretese di essere adorato mandando a morte quanti non accettavano di farlo, compreso Callistene.
Accingendosi a passare in India,
Alessandro
fece ricoprire d'argento gli scudi e chiamò i suoi soldati
Argiraspidi
che significa, appunto, "scudi d'argento".
Durante il viaggio si unì ad una regina locale di nome Cleofide alla quale restituì i domini che le aveva conquistato e ne nacque un figlio che fu chiamato
Alessandro
e regnò sull'India.
Procedendo si scontrò con il valoroso re
Poro
che lo sfidò a duello.
Poro
fu sconfitto ma per il coraggio dimostrato fu graziato da
Alessandro
che lo lascò tornare sano e salvo dalla sua gente.
Alessandro
fondò due città chiamandone una Nicea e l'altra Bucefale dal nome del suo cavallo
Bucefalo
. Avanzò conquistando altri territori finchè i suoi soldati, ormai esausti, non lo pregarono di porre fine alle sue imprese per far finalmente ritorno a casa.
Alessandro
accettò e cominciò il viaggio di ritorno durante il quale estese ancora le sue conquiste ed affrontò nuovi scontri. Fu ferito gravemente ma riuscì a riprendersi e decise di proseguire via mare con un piccolo seguito affidando l'esercito a
Poliperconte
.
Durante un altro combattimento molti suoi uomini, fra i quali il generale
Tolomeo
, furono colpiti da frecce avvelenate ma
Alessandro
li salvò somministrando loro un'erba che gli fu indicata in sogno. Giunto alla foce dell'
Indo
proseguì via terra fino a
Babilonia
dove fece giustiziare quanti fra i suoi funzionari avevano vessato la popolazione. Sposò quindi
Statira
figlia di
Dario III
e fese sposare nobili persiane a molti suoi ufficiali.
Tardando
Alessandro
0 nel congedare i veterani si verificarono sedizioni ma quando il re prese ad arruolare soldati persiani per la sua guardia personale i
Macedoni
, non tollerando l'offesa, si rimisero alla sua volontà ed egli accolse questa decisione lascciando partire undicimila veterani. Fra i congedati era anche il suo amico Cratero che
Alessandro
volle porre al governo della
Macedonia
al posto di
Antipatro
al quale ordinò di raggiungerlo con nuove reclute.
Alessandro
raggiunse
Babilonia
nonostante un indovino lo avesse avvisato di non entrare in quella città. Durante un banchetto, dopo aver bevuto da una coppa di vino, cadde trafitto da dolori insopportabili.
Ad avvelenare
Alessandro
con la complicità di chi doveva servire le bevande era stato
Antipatro
che sospettava di essere in pericolo e voleva vendicare la morte di alcuni suoi amici e parenti eliminati dal re.
Dopo quattro giorni di sofferenze,
Alessandro
prese congedo dai soldati e dagli amici. Quando gli chiesero chi dovesse succedergli rispose solamente "il più degno". Subito i suoi amici cominciarono a contendere fra loro e a cercare l'appoggio dei soldati. Dopo due giorni
Alessandro
, che ormai non poteva più parlare, riportò la calma consegnando il suo anello a Perdicca.
Morì all'età di trentatre anni e un mese. Non era mai stato sconfitto in guerra, ma alla fine fu vinto dal tradimento dei suoi.
Libro XIII
I sudditi piansero
Alessandro
, anche quelli delle nazioni che aveva conquistato ma verso le quali si era comportato con umanità. Non lo piansero però i suoi soldati stanchi della ferrea disciplina e dei continui pericoli della guerra, e i suoi ufficiali di più alto grado che aspiravano tutti al trono e in effetti si trattava di personaggi sceltissimi, tutti dotati di grande carisma e di grandi capacità. Ovviamente la competizione per il potere causò da subito grande tensione.
Perdicca propose di attendere che
Rossane
, che era quasi al termine della gravidanza, partorisse il figlio di
Alessandro
; Meleagro obiettava che esisteva già un figlio del defunto re, Ercole nato da Barsine, oppure si poteva scegliere Arideo fratello minore di
Alessandro
.
Tolomeo
si opponeva alla scelta di Arideo perché era di salute cagionevole e figlio di una meretrice. Infine prevalse il parere il Perdicca e tutti giurarono di rispettare la decisione di attendere il parto di
Rossane
. I soldati e i cavalieri, tuttavia, offesi per non essere stati consultati, proclamarono re Arideo. Ne nacquero tumulti che Perdicca riuscì a calmare parlando ai soldati con grande eloquenza e prospettando loro gli orrori della guerra civile. Commossi, i militari affidarono il comando a Perdicca, ma il giorno seguente quest'ultimo fece segretamente eliminare i responsabili della sedizione.
Passò quindi a distribuire le province ai principali ufficiali: l'Egitto a
Tolomeo
, la
Siria
a Laomedonte da Mitilene, la Cilicia a Filota, la Frigia Maggiore a
Antigono
, la Frigia Minore a Leonnato, la Caria a
Cassandro
, la
Tracia
a
Lisimaco
,
Paflagonia
e
Cappadocia
a
Eumene
, e le province minori furono distribuite fra altri ufficiali.
Seleuco
ebbe il supremo tribunato del campo,
Cassandro
figlio di
Antipatro
fu eletto capitano della guardia del re.
Intanto i Grecia Ateniesi ed Etoli preparavano una rivolta. Allestito un esercito di trentamila uomini, gli Ateniesi attaccarono
Antipatro
che governava la Grecia e lo assediarono in Eraclea. In quel periodo Demostene che si trovava esule a Megara indusse Argo, Sicione e
Corinto
ad allearsi ad Atene e fu premiato con il richiamo in patria.
Durante l'assedio fu ucciso Leostene comandante degli Ateniesi e
Antipatro
riuscì ad inviare richieste di aiuto a Leonnato che venne in suo soccorso ma fu ucciso in combattimento. Con i rinforzi di Leonnato, comunque,
Antipatro
potè liberarsi dall'assedio e tornare in
Macedonia
.
Perdicca mosse guerra a Ariarate re di
Cappadocia
e lo vinse ma senza trarne vantaggio perché gli sconfitti distrussero i loro beni prima di suicidarsi in massa. Pensò quindi di dare lustro alla sua condizione sposando
Cleopatra
sorella di
Alessandro
ma poiché aveva chiesto di sposare anche la figlia di
Antipatro
finì col non concludere alcun fidanzamento.
Antigono
e Cratero conclusero la pace con Atene e posero
Poliperconte
al governo di Grecia e
Macedonia
in opposizione a Perdicca. Scoppiò una guerra che vide Perdicca alleato con Arideo,
Eumene
ed altri contro
Antigono
, Cratero e
Tolomeo
.
Tolomeo
aveva avuto successo in Egitto, si era procurato il favore del popolo e dei governanti vicini ed aveva annesso al suo regno la città di
Cirene
(in
Libia
).
A questo punto Giustino introduce una breve digressione sull'origine della città di
Cirene
che era stata fondata da Aristeo detto Batto a causa della balbuzie su indicazione di un oracolo. In quel sito, secondo una leggenda, Apollo aveva amato la bella
Cirene
figlia di
Ipseo
e concepito un altro
Aristeo
che regnò in
Arcadia
ed insegnò l'apicoltura.
Tolomeo
, dunque, si preparava a fronteggiare l'attacco di Perdicca. Questi per la sua arroganza era inviso anche ai suoi alleati e fra le sue file si verificarono disordini ed ammutinamenti.
Neottolemo, che doveva supportare
Eumene
, disertò e tentò di portare al nemico i soldati di
Eumene
, scoperto e sconfitto si rifugiò presso
Antipatro
. Neottolemo e
Poliperconte
attaccarono di nuovo
Eumene
ed entrambi persero la vita.
Con queste vittorie il potere di
Eumene
aumentò ma dopo la morte di Perdicca fu dichiarato nemico dai
Macedoni
che incaricarono
Antigono
di muovergli guerra.
Libro XIV
Eumene
, informato delle decisioni dei
Macedoni
contro di lui, chiese conferma della fedeltà del suo esercito concedendo ai soldati che non volevano combattere contro
Antigono
di lasciarlo ma tutti rimasero con lui anche grazie alle manifestazioni di solidarietà di
Cleopatra
sorella di
Alessandro
nei confronti di
Eumene
.
Antigono
attaccò
Eumene
, lo sconfisse e lo assediò in un castello dove
Eumene
congedò molti soldati per non rendere più difficili le condizioni dell'assedio.
Antigono
tolse l'assedio quando seppe che
Antipatro
intendeva intervenire contro di lui ed
Eumene
, che senza esercito non aveva molte possibilità, rifugiò presso gli
Argiraspidi
, i veterani di
Alessandro
che lo accettarono solo come pari grado e non come comandante, ma col tempo e con molta accortezza riuscì comunque a conquistare un certo grado di autorità.
Tuttavia quando
Antigono
attaccò, gli
Argiraspidi
non eseguirono gli ordini di
Eumene
e furono duramente sconfitti. Furibondi contro
Eumene
che consideravano la causa di questa sventura trattarono per consegnarlo a
Antigono
in cambio dei prigionieri e dei loro beni presi dal nemico.
Eumene
chiese di poter morire di propria mano ma non gli fu concesso. Gli
Argiraspidi
lo consegnarono ad
Antigono
e si unirono all'esercito del vincitore ottenendo la restituzione di quanto era stato loro sottratto.
Eumene
fu affidato alla custodia delle guardie.
Intanto
Cassandro
, d'accordo con
Euridice
moglie del re
Arrideo
, attaccava ed assediava molte città greche.
Euridice
, approfittando della malattia del marito (demenza) aveva ordinato a
Poliperconte
in nome del re di consegnare l'esercito a
Cassandro
. Ma quando
Olimpiade
con l'aiuto di
Poliperconte
e di
Eacida re dei Molossi
tornò in
Macedonia
dall'esilio in
Epiro
, grazie alla prestigiosa memoria del figlio e del marito ottenne il sostegno popolare, riprese il potere e fece uccidere
Arrideo
e
Euridice
.
Neanche il regno di
Olimpiade
durò a lungo perché poco dopo fu assediata a
Pidna
da
Cassandro
. Quando si arrese e si consegnò al vincitore la crudeltà che aveva dimostrato contro le persone vicine ad
Arrideo
e
Euridice
dopo il suo ritorno le avevano alienato le simpatie e il rispetto dei
Macedoni
che decisero di farla morire.
Olimpiade
affrontò il carnefice con grande coraggio e dignità. Dopo la sua morte
Cassandro
pose sotto vigilanza nella fortezza di
Anfipoli
Rossane
e suo figlio.
Libro XV
A questo punto si sarebbe detto che le contese fra i successori di
Alessandro
fossero concluse ma
Antigono
rifiutò di spartire il regno con i suoi alleati
Tolomeo
,
Cassandro
e
Lisimaco
i quali, unendosi a loro anche
Seleuco
, gli dichiararono guerra.
La situazione vedeva
Tolomeo
in possesso dell'Egitto, dell'
Africa
, di
Cipro
e della
Fenicia
;
Cassandro
governava
Macedonia
e Grecia e
Antigono
aveva l'Asia e tutte le province orientali.
Tolomeo sconfisse presso Gamala Demetrio figlio di
Antigono
ma lo trattò con grande generosità.
Cassandro
invece incrudelì contro la famiglia di
Alessandro
facendo uccidere in segreto Ercole figlio del re e sua madre Barsine, dopo qualche tempo eliminò anche
Rossane
e l'altro figlio di
Alessandro
.
In una nuova battaglia Demetrio sconfisse Tolomeo e lo lasciò riparare in Egitto ricambiando la sua precedente generosità.
Tolomeo, Casssandro ed i loro alleati decisero di incontrarsi per organizzare azioni comuni contro
Antigono
e Demetrio.
Cassandro
, impossibilitato ad intervenire da altri affari, delegò
Lisimaco
.
Questi era un nobile macedone che si era distinto per il suo coraggio nelle campagne di
Alessandro
. Aveva sfidato la collera del re uccidendo il filosofo Callistene per liberarlo dalle torture alle quali era stato condannato e
Alessandro
lo aveva destinato ad essere sbranato da un leone, ma
Lisimaco
aveva avuto la meglio sulla belva e da allora era diventato il più apprezzato degli ufficiali di
Alessandro
.
Anche
Seleuco
era un valoroso combattente, era figlio di
Antioco
, generale di Filippo II, ma la madre
Laodice
raccontava di aver sognato di unirsi ad Apollo che le faceva dono di un anello con un sigillo a forma di ancora e si diceva che
Seleuco
fosse nato con una macchia a forma di ancora sulla coscia, segno che portarono anche molti suoi discendenti.
Seleuco
riportò
Babilonia
sotto il controllo macedone, sconfisse i Battriani quindi passò in India dove un certo Sandrocotto, dopo la morte di
Alessandro
, si era impadronito del regno.
Seleuco
strinse alleanza con Sandrocotto che lo aiutò a combattere
Antigono
. Nella battaglia
Antigono
venne ucciso e Demetrio messo in fuga ma di nuovo i vincitori non riuscirono ad accordarsi e si formarono nuovi schieramenti:
Seleuco
e Demetrio contro
Tolomeo
e
Lisimaco
.
Libro XVI
Morirono
Cassandro
e il figlio Filippo, Tessalonica vedova di
Cassandro
fu uccisa dal figlio Antipatro.
Alessandro
, fratello di Antipatro, gli fece guerra per vendicare la morte della madre con l'aiuto di Demetrio. Quando i fratelli stavano per riconciliarsi con la mediazione di
Lisimaco
, Demetrio che mirava al regno di
Macedonia
uccise a tradimento
Alessandro
e sostenendo di aver fatto vendetta dei delitti di
Cassandro
riuscì a farsi proclamare re di
Macedonia
.
Lisimaco
per evitare la guerra gli consegnò la parte della
Macedonia
che era toccata a suo genero Antipatro ma quando Demetrio decise di occupare l'Asia,
Lisimaco
si alleò con
Tolomeo
e con
Seleuco
per combatterlo. Si unì a loro anche
Pirro re dell'Epiro
che riuscì a mettere in fuga Demetrio e a occupare la
Macedonia
.
Lisimaco
per evitare la guerra gli consegnò la parte della
Macedonia
che era toccata a suo genero Antipatro ma quando Demetrio decise di occupare l'Asia
Lisimaco
si alleò con Tolomeo e con
Seleuco
per combatterlo. Si unì a loro anche
Pirro re dell'Epiro
che riuscì a mettere in fuga Demetrio e a occupare la
Macedonia
.
Lisimaco
uccise Antipatro ed imprigionò la propria figlia Euridice, Demetrio si arrese a
Seleuco
, Tolomeo che aveva già ceduto il trono al figlio morì di malattia.
Lisimaco
cacciò
Pirro
dalla
Macedonia
e fece guerra alla
Tracia
e alla città di Eraclea.
Eraclea era stata fondata dai Beoti e dedicata a Eracle su indicazione dell'oracolo di Delfi. Dopo le guerre persiane Eraclea rifiutò di versare tributi a Atene, si raccontava che un'improvvisa tempesta distrusse le navi degli Ateniesi andati ad esigere i tributi con la forza.
Quando la nobiltà di Eraclea si trovò in pericolo per una sollevazione della plebe richiamò dall'esilio Clearco e gli affidò la città. Clearco ne divenne tiranno, fu prima alleato poi nemico di Mitridate, ebbe il potere dalla nobiltà e poi divenne capo della plebe, fece arrestare tutti i senatori che non riuscirono a fuggire dopo averli privati dei loro averi e li fece uccidere.
Si comportò, insomma, come il peggiore dei despoti sfogando senza limiti la propria smodata crudeltà. Infine fu ucciso a due giovani, Chioe e Leonide, allievi di Platone, che furono a loro volta trucidati dalle guardie. Il loro sacrificio non liberò Eraclea che passò sotto la tirannide di Satiro, fratello di Clearco.
Libro XVII
Lisimaco
fece avvelenare il proprio figlio Agatocle dalla matrigna
Arsinoe
. Fece quindi trucidare quanti protestavano per la morte di Agatocle, finché i suoi sudditi si ribellarono e si rivolsero a
Seleuco
.
Lisimaco
aveva settantaquattrro anni,
Seleuco
settantasette ma erano ancora entrambi assetati di potere, la loro fu l'ultima guerra fra i compagni di
Alessandro
.
Lisimaco
, che aveva perduto quindici figli in varie battaglie, morì combattendo.
Seleuco
conquistò così la
Macedonia
ma dopo sette mesi fu ucciso a tradimento da Tolomeo, cognato di
Lisimaco
. Questo Tolomeo [figlio di
Tolomeo I Sotere
ma diverso da Tolomeo II Filadelfo che aveva ereditato il regno] cercò l'alleanza dei figli di
Lisimaco
e chiese di sposarne la vedova
Arsinoe
(che era anche sua sorella).
Tentò di procurarsi l'amicizia di Nicomede e di
Pirro
. In quei giorni
Pirro
organizzava la sua spedizione in
Italia
per aiutare i Tarentini contro i Romani e chiedeva navi a
Antigono
, finanziamenti a Antioco, soldati macedoni a Tolomeo. Tolomeo gli fornì quanto richiesto e
Pirro
sposò sua figlia.
A proposito del regno di
Epiro
viene introdotta una digressione. Era in origine abitato dai
Molossi
fra i quali si stabilì
Pirro
figlio di
Achille
che sposò Lanassa nipote di Ercole e ne ebbe otto figli.
Pirro
cedette il regno dei Caoni e
Andromaca
sua preda di guerra a
Eleno
figlio di
Priamo
. Poco dopo fu ucciso da Oreste figlio di Agamennone. Fu suo successore il figlio Pialo e dopo di questi il figlio minore Arriba che aveva studiato ad Atene e fu il primo a dare leggi e istituzioni a quel popolo.
Da Arriba nacque Neottolemo (che fu padre di
Olimpiade
madre di
Alessandro Magno
) e Alessandro che fu suo successore in
Epiro
, combattè in
Italia
e morì in Abruzzo. Il regno passò a Eacide che odiato dal popolo venne esiliato. Suo figlio
Pirro
fu portato al sicuro fra gli Illiri e venne allevato da Beroe sua parente. Il re Glaucia, marito di Beroe, adottò
Pirro
e lo difese contro
Cassandro
. A undici anni
Pirro
fu richiamato in
Epiro
ed ebbe il regno sotto tutela. Divenuto adulto fu un famoso guerriero.
Libro XVIII
Accogliendo le preghiere dei Tarentini,
Sanniti
e
Lucani
e mosso dalla speranza di conquistare l'
Italia
,
Pirro
affidò il regno al figlio quindicenne Tolomeo e sbarcò a Taranto, il console Levino fu subito pronto ad affrontarlo. I Romani avrebbero vinto la battaglia se la vista degli elefanti di
Pirro
non li avesse atterriti. Gli Epiroti vinsero ma riportarono gravi perdite e lo stesso
Pirro
venne ferito. Dopo alcuni giorni, affrontando un altro esercito mandato da Roma,
Pirro
vinse di nuovo.
I Cartaginesi, temendo che
Pirro
avesse mire sulla Sicilia, offrirono aiuto ai Romani ma il Senato rifiutò.
Fabrizio Luscino
, in veste di ambasciatore, concluse la pace con
Pirro
che in seguito inviò a Roma
Cinea
per ratificare il trattato ma per l'opposizione di Appio Claudio il senato respinse la pace.
Invitato dai Siciliani,
Pirro
traghettò il suo esercito nell'isola.
Cartagine traeva origine dai
Fenici
che a causa di frequenti terremoti si erano trasferiti fondando Sidone. Molti anni più tardi avevano costruito un'altra città sull'isola di Tiro. Qui si verificò una rivolta degli schiavi che trucidarono i loro padroni, soltanto uno ebbe pietà che suo che si chiamava Stratone e lo risparmiò tenendolo nascosto con il figlio.
Compiuta la rivolta gli schiavi decisero di nominare re il primo che avesse visto sorgere il sole e lo schiavo benevolo, su consiglio di Stratone, attese l'alba guardando verso occidente. Fu così che vide per primo la luce solare riflettersi sugli edifici più alti della città. I suoi compagni compresero che quell'idea non poteva essere sua ed egli confessò la verità, Stratone venne perdonato insieme al figlio e nominato re dell'isola.
Molto più tardi
Alessandro Magno
conquistò la città e in memoria di quella strage fece crocifiggere tutti gli abitanti ad eccezione dei discendenti di Stratone. In seguito Tiro divenne molto ricca e potente e quando morì il re Mutgone lasciò il regno al figlio Pigmalione mentre la figlia Elisa sposò lo zio Acerba che, si sapeva, custodiva grandi ricchezze.
Per avidità Pigmalione uccise il cognato ma non trovò il suo tesoro. Lo trovò Elisa e lo gettò in mare come sacrificio alla memoria del marito e partì avendo come compagni molti senatori, portò con se gli oggetti rituali di Acerba che era stato sacerdote di Ercole.
I fuggischi sostarono a Cipro dove il sacerdote di Giove si unì a loro con la sua famiglia. Elisa fece rapire ottanta ragazze che praticavano la prostituzione sacra per farle sposare ai suoi compagni.
Pigmalione fu indotto dagli indovini a desistere dall'inseguimento così Elisa e i suoi seguaci giunsero indisturbati in
Africa
dove acquistarono un terreno dalla gente del luogo con la quale cominciarono a commerciare.
Si unirono ad Elisa anche legati di
Utica
, colonia fenicia, e d'accordo con gli Africani si iniziò la costruzione di una nuova città dove venne rinvenuto il teschio di un cavallo, simbolo di un popolo potente e guerriero.
Qualche tempo dopo Iarba re dei Massitani chiese di sposare Elisa minacciando la guerra in caso di rifiuto. I ministri di Cartagine costrinsero Elisa ad accettare per salvare la città ma prima delle nozze la regina si uccise davanti al rogo dei sacrifici offerti al marito.
Cartagine fu fondata settantadue anni prima di Roma. Gloriosa in guerra, fu sempre tormentata da discordie interne e spesso dalla peste che i Cartaginesi cercavano di allontanare offrendo sacrifici umani.
I Cartaginesi combatterono a lungo in Sicilia, poi passarono in Sardegna dove furono sconfitti. Per questo esiliarono il comandante
Malco
con i suoi soldati ma questi reagirono asssediando Cartagine.
Malco
espugnò la città e mandò a morte quanti lo avevano esiliato oltre a suo figlio che gli aveva mancaro di rispetto presentandosi a lui esule con ricchi paramenti sacerdotali.
Non molto tempo dopo, tuttavia,
Malco
venne eliminato e sostituito da
Magone
che accrebbe i confini del dominio cartaginese.
Libro XIX
I.
Magone
fu il fondatore della potenza cartaginese, quando morì lasciò il potere ai figli
Asdrubale
e Amilcare, degni eredi del suo nome e della sua grandezza.
Questi combatterono in
Sardegna
e risolsero un contenzioso con gli Africani che pretendevano un tributo per il suolo occupato da
Cartagine
liquidandoli con una somma di denaro, senza combattere.
Asdrubale
fu ucciso in
Sardegna
dopo aver coperto undici dittature e celebrato quattro trionfi.
La sua morte incoraggiò i
Siciliani
che chiedendo aiuti a
Sparta
intrapresero una lunga guerra contro
Cartagine
.
In quel periodo ambasciatori di
Dario re di Persia
arrivarono a
Cartagine
con la richiesta di aiuti militari contro la
Grecia
, che il re si preparava ad attaccare, e con un decreto che proibiva di sacrificare esseri umani, di mangiare carne di cane ed ordinava di bruciare i cadaveri invece di seppellirli.
I Cartaginesi declinarono la richiesta di aiuti in quanto - dissero - troppo impegnati a combattere con i vicini ma, per dimostrarsi disponibili, accettarono di buon grado le disposizioni del decreto.
II. Anche Amilcare morì in battaglia in
Sicilia
lasciando tre figli:
Imilcone
, Annone e Giscone.
I tre figli di
Asdrubale
si chiamavano Annibale, Asdrubale, e Saffo (probabilmente nome corrotto).
Con tanti generali fu ritenuto opportuno istituire un collegio di cento giudici scelti fra i senatori ai quali i comandanti dovevano render conto del proprio operato in guerra.
In
Sicilia
prese il comando
Imilcone
che riportò molti successi ma perse improvvisamente gran parte dell'esercito a causa di un'epidemia. Questa notizia portò angoscia e lutto a
Cartagine
dove le cerimonie religiose e gli affari pubblici e privati vennero sospesi.
III.
Imilcone
tornò a
Cartagine
con i pochi suoi uomini sopravvissuti alla pestilenza e dopo aver manifestato il proprio dolore si chiuse nella sua casa e si tolse la vita.
Libro XX
I. Temendo che l'ozio indebolisse il suo esercito,
Dionisio
decise di portarlo in
Italia
dove si scontrò con i
Greci
della costa e poi con i loro vicini. Questi coloni avevano occupato molti luoghi dell'
Italia
.
Gli
Etruschi
che abitavano le coste della
Toscana
venivano dalla
Lidia
, i
Veneti
della costa adriatica erano venuti da
Troia
sotto la guida di
Antenore
.
La città di
Adria
era fondazione greca, come la vicina
Arpi
costruita da
Diomede
.
Erano di origine greca anche Pisa,
Tarquinia
, Spina in Umbria,
Perugia
, Nola e molte altre città del Lazio, della
Campania
e del Bruzio.
Taranto fu fondata dagli Spartani, Turii da Filottete: vi si conservavano ancora un suo monumento e, nel tempio di
Apollo
, le frecce di Eracle.
II. Nel tempio di Minerva a Metaponto si conservavano gli attrezzi usati da Epeo per costruire il cavallo di
Troia
.
Metaponto si alleò con
Sibari
e Crotone progettando di prendere il controllo di tutte le colonie greche in
Italia
. Le tre città conquistarono Siris uccidendo cinquanta giovani supplici sotto la statua di Minerva ed il sacerdote della dea.
Colpiti da un'epidemia, i Crotoniati ed i Metapontini dovettero, in base ad un'oracolo, dedicare statue e sacrifici alla dea ed ai mani degli uccisi.
Tornata la salute i Crotoniati assediarono Locri che aveva aiutato Siris ed i Locresi chiesero aiuto agli Spartani, fu loro risposto di rivolgersi a Castore e Polluce. Lungi dall'offendersi gli ambasciatori consultarono quelle divinità ed ottenuti buoni auspici tornarono contenti a casa.
III. Sia Crotoniati che Locresi consultarono l'oracolo di Delfi e votarono ad
Apollo
i primi la decima parte del bottino, i secondi la nona.
Al momento dello scontro i Locresi, che erano in forte minoranza, decisero di combattere per una morte gloriosa, invece inaspettatamente vinsero la battaglia, anche grazie all'intervento di due misteriosi cavalieri di forza straordinaria prodigiosamente apparsi fra loro.
IV. Dopo questa sconfitta i Crotoniati abbandonarono le loro velleità di conquista e sarebbero passati a vita dissoluta se non fosse stato con loro il filosofo
Pitagora
.
Nato in
Samo
dal ricco mercante Demarato,
Pitagora
aveva studiato l'astronomia in
Egitto
e a
Babilonia
. A
Creta
e a
Sparta
aveva esaminato le leggi di Minosse e di
Licurgo
.
Si era infine trasferito a Crotone dove aveva autorevolmente promosso costumi frugali. I suoi insegnamenti spinsero tutti alla temperanza, tanto che le donne offrirono i loro ornamenti a Giunone per vestire abiti più modesti.
Dopo aver trascorso vent'anni a Crotone,
Pitagora
finì i suoi giorni a Metaponto, fra l'ammirazione dei cittadini che fecero un tempio della sua casa.
V.
Dionisio
conquistò Locri, quindi attaccò i Crotoniati ancora provati dalla guerra precedente che, tuttavia, resistettero validamente.
Intanto ambasciatori dei
Galli
che poco prima avevano devastato
Roma
portarono a
Dionisio
una proposta di alleanza che egli gradì.
I
Galli
erano stati spinti verso l'
Italia
dalle continue discordie nel loro paese. Sconfitti gli
Etruschi
avevano fondato
Milano
,
Como
,
Brescia
,
Verona
,
Bergamo
,
Trento
e
Vicenza
.
Gli
Etruschi
scacciati si trasferirono sulle
Alpi
dove diedero origine al popolo dei
Reti
.
Dionisio
fu costretto a tornare in
Sicilia
dall'arrivo dei Cartaginesi che venivano a riprendere una guerra interrotta in precedenza a causa di un'epidemia.
Comandante supremo dei Cartaginesi era
Annone
.
Dionisio
fu avvertito dell'arrivo dell'esercito nemico da Suniato, un nemico di
Annone
che gli inviò una lettera in greco. Quando Suniato venne scoperto il senato cartaginese proibì per il futuro lo studio del greco ai cittadini.
Poco tempo dopo
Dionisio
venne ucciso a tradimento dai suoi.
Libro XXI
I. Morto
Dionisio
i
Siciliani
affidarono il potere al figlio maggiore
Dionisio il Giovane
. Agli inizi del governo il nuovo tiranno si procurò il favore popolare liberando prigionieri e condonando tributi, ma poi eliminò i propri fratelli e tutti i parenti che avrebbero potuto minacciare il suo trono.
II. Governò con brutalità ed ingiustizia finché la popolazione si ribellò e lo costrinse a fuggire. Fu accolto dai cittadini di Locri quasi come se fosse il loro re ma presto ricominciò a compiere abusi ed atti di crudeltà, ad esiliare i cittadini più ricchi per impadronirsi dei loro beni.
III. I Locresi avevano giurato agli dei di far prostituire le loro donne se avessero vinto la guerra contro
Reggio
. Ne approfittò
Dionisio il Giovane
ordanizzando un ignobile festino ed ancora una volta escogitando nuovi modi per depredare i cittadini con la tortura e con il ricatto.
Cacciato dopo sei anni da Locri tornò in
Sicilia
e, giocando sulla sorpresa, riuscì a riprendere
Siracusa
.
IV Intanto a
Cartagine
anche
Annone
tramava per prendere il potere. Con il pretesto delle nozze della figlia organizzò un banchetto in cui intendeva avvelenare tutti i senatori. Il progetto fu sventato per la delazione della servitù, un altro tentativo di strage fallì ed
Annone
si chiuse in un castello fortificato con ventimila uomini.
V. Di nuovo spodestato a
Siracusa
,
Dionisio
andò in esilio a
Corinto
dove prese a vivere in modo misero cercando di nascondere il proprio passato a quanti disprezzavano la tirannia.
VI. Preoccupati per le imprese di
Alessandro Magno
, i Cartaginesi inviarono Amilcare detto
Rodano
a spiarne le intenzioni nei loro confronti.
Amilcare si spacciò per un esule e chiese di essere arruolato nell'esercito macedone, quindi cominciò a mandare in patria messaggi cifrati sulle attività di
Alessandro
.
Dopo la morte del re tornò a
Cartagine
ma i suoi concittadini, invidiosi del suo successo, lo trattarono come se li avesse traditi e lo fecero morire.
Libro XXII
I.
Agatocle
di
Siracusa
era di umili origini. In gioventù, approfittando della propria avvenenza, era vissuto prostituendosi a uomini e donne. Successivamente praticò il furto, quindi entrò nella milizia siracusana e qui, essendo forte e buon parlatore, divenne presto tribuno dei soldati.
Si distinse nelle guerre contro gli Etnei e contro i
Campani
e quando il suo comandante morì ne prese il posto e ne sposò la vedova.
Tentò due volte di prendere il potere a
Siracusa
ma venne esiliato.
II. Dall'esilio raccolse truppe sufficienti per assediare i Siracusani i quali chiesero aiuto ad Amilcare, comandante delle forze cartaginesi in
Sicilia
, ma
Agatocle
trattò con Amilcare chiedendogli di fare da arbitro e riuscì a tornare a
Siracusa
e ad essere nominato pretore.
Poco dopo, con cinquemila uomini fornitigli da Amilcare, prese il potere eliminando ogni possibile oppositore.
III. Arruolato un esercito,
Agatocle
prese a molestare le città vicine comprese quelle alleate dei Cartaginesi che si rivolsero a
Cartagine
protestando contro di lui e contro Amilcare.
Il senato cartaginese decise di condannare Amilcare ma questi morì prima che la sentenza venisse eseguita.
Agatocle
mosse guerra ai Cartaginesi ma venne sconfitto due volte da Amilcare figlio di Giscone.
IV. Amilcare di Giscone assediò
Siracusa
ed
Agatocle
decise di portare la guerra direttamente in
Africa
. Reclutò il maggior numero possibile di uomini e con loro si imbarcò alla volta di
Cartagine
.
V. Partì con i figli Arcagato e Eraclida, era nel settimo anno del suo regno.
Giunto alle coste africane espose alle truppe il suo progetto che consisteva nello sconfiggere i Cartaginesi per liberare la
Sicilia
ed unificarla sotto il suo dominio.
VI. Affrontò
Agatocle
il generale Annone con trentamila soldati. Nella battaglia perirono duemila
Siciliani
e tremila Cartaginesi fra i quali lo stesso Annone.
I Siracusani conquistarono diverse città e fortezze e si accamparono nei pressi di
Cartagine
cominciando a ricevere aiuti da città tributarie dei Cartaginesi, liete di vedere i loro dominatori in difficoltà.
VII. Quando si seppe che Antandro fratello di Eraclide aveva sconfitto gli assedianti di
Siracusa
, il re di
Cirene
Ofella, già alleato dei Cartaginesi, si accordò con
Agatocle
stabilendo che a guerra finita avrebbe avuto l'
Africa
ed il tiranno siracusano la
Sicilia
. Tuttavia quando l'esercito messo a disposizione da
Cirene
si fu unito al suo,
Agatocle
se ne impadronì uccidendo Ofella a tradimento.
Con le nuove risorse inferse al nemico una nuova sconfitta. I Cartaginesi ne incolparono il loro re
Bomilcare
che venne crocifisso.
VIII. Lasciando il comando al figlio Arcagato,
Agatocle
trascorse un periodo in
Sicilia
dove molte città gli si sottoposero spontaneamente, ma al suo ritorno in
Africa
trovò le sue truppe in rivolta per non aver ricevuto il salario. Ripristinò a stento la disciplina ma al primo combattimento fu tragicamente battuto e perse molti uomini. Fuggì in seguito in
Sicilia
abbandonando anche i figli che furono uccisi dai soldati quindi le sue truppe si arresero ai Cartaginesi.
Successivamente
Agatocle
concluse la pace con i comandanti del nuovo esercito cartaginese giunto in
Sicilia
per mettere fine alla guerra.
Libro XXIII
Soggiogate varie città della Sicilia, Agatocle passò in
Italia
dove i primi nemici da affrontare erano i Bruzii, popolo particolarmente feroce. Discendevano dai
Lucani
che usavano allevare i bambini secondo i costumi spartani in condizione estremamente dure per abituarli fin da piccoli alle sofferenze della guerra.
Inizialmente i Bruzii furono un gruppo di pastori e di servi dei
Lucani
che si ribellò e, ottenuta l'indipendenza, fece guerra alle città vicine e sconfisse Alessandro re dell'Epiro sopraggiunto per aiutare le città greche.
Avuta notizia delle intenzioni di Agatocle, i Bruzii avevano mandato ambasciatori a proporgli amicizia ma Agatocle aveva evitato di incontrarli e aveva passato lo stretto. La sua permanenza in
Italia
tuttavia fu breve perché una grave malattia lo costrinse a rientrare. Il figlio ed erede designato (Agatocle II) venne ucciso da un nipote (Arcagato, diverso dal primogenito di Agatocle) che usurpò il regno. Per metteli al sicuro Agatocle mandò la moglie Teossena e i figli avuti da lei (Teossena d'Egitto e Arcagato di
Libia
) in Egitto e poco dopo morì.
Alla notizia della morte di Agatocle i Cartaginesi si affrettarono a sbarcare in Egitto e a occupare diverse città. Anche
Pirro
passò in Sicilia e, operate varie conquiste, si fece proclamare re dell'isola quindi affrontò i Cartaginesi sconfiggendoli rapidamente. Quando gli giunsero pressanti appelli dall'
Italia
dove i suoi alleati stavano cedendo ai Romani, traghettò di nuovo l'esercito ma così facendo deluse i Siciliani che si ribellarono togliendogli il regno appena conquistato.
In
Italia
fu sconfitto dai Romani e dovette tornare in
Epiro
con una miserevole ritirata.
In Sicilia salì al potere
Gerone
che ebbe il comando contro i Cartaginesi. Una leggenda sul suo conto diceva che era stato esposto perché nato da una schiava ed era stato nutrito dalle api. Questo e altri prodigi avevano preannunciato dall'infanzia il suo regale destino.
Libro XXIV
Su iniziativa degli Spartani molte città della Grecia si allearono per recuperare la libertà approfittando della guerra fra
Tolomeo Cerauno
, Antioco e Antigono. Con un pretesto attaccarono gli Etoli alleati di Antigono ma furono sconfitti.
Nel frattempo
Tolomeo
aveva cacciato Antigono impadronendosi della
Macedonia
e aveva fatto pace con Antioco.
Tolomeo
progettò di eliminare i nipoti ai quali aveva usurpato il regno e, con questo fine, convinse con falsi giuramenti la loro madre
Arsinoe
vedova di
Lisimaco
, che era sua sorella, a sposarlo malgrado i sospetti di lei. Una volta celebrato il matrimonio,
Tolomeo
occupò la città di Cassandria che apparteneva a
Arsinoe
e fece uccidere
Lisimaco
e Filippo figli di lei.
Arsinoe
andò in esilio in Samotracia e poco dopo
Tolomeo
morì prigioniero dei
Galli
.
Essendo troppo numerosi per il loro paese, trecentomila
Galli
erano partiti per conquistare nuove terre, una parte in
Italia
e una parte in
Pannonia
. Dopo molti anni dalla
Pannonia
mossero contro la Grecia e la
Macedonia
.
Mandarono ambasciatori a
Tolomeo
per offrirgli di comprare la pace ma
Tolomeo
li respinse con arroganza e pochi giorni dopo i
Macedoni
furono massaacrati,
Tolomeo
catturato e decapitato. Fra la disperazione dei
Macedoni
uno di loro, di nome Sostene, prese il comando e riuscì a respingere gli invasori. Per il suo valore fu proclamato re dall'esercito.
Brenno, comandante dei
Galli
, mosse contro la
Macedonia
con centocinquantamila uomini, troppi per i soldati di Sostene che furono costretti a chiudersi nelle città mentre i
Galli
saccheggiavano le campagne. Quindi Brenno decise di saccheggiare il tesoro del santuario di Delfi sul monte Parnaso.
Il santuario era circondato da vigneti e tenute in cui era custodito molto vino. Brenno commise l'errore di consentire ai suoi di riposare prima dell'assalto e quelli si gettarono sul vino dando tempo agli abitanti di Delfi e ai loro alleati di organizzare delle difese.
I
Galli
attaccarono ancora confusi dai fumi del vino bevuto e mentre tentavano di scalare il Parnaso i difensori li bersagliavano con le pietre e con le armi. Gli indovini urlavano di aver evocato il nume, improvvisamente un terremoto fece crollare le pareti del monte travolgendo l'esercito dei
Galli
e una tempesta si abbattè sui sopravvissuti.
Straziato dalle ferite Brenno si uccise e solo poche migliaia di
Galli
intrapresero una dolorosa ritirata durante la quale quasi tutti perirono per gli stenti e i pericoli.
Libro XXV
Intanto i
Galli
rimasti in Grecia mandarono ambasciatori a Antigono per offrirgli di comprare la pace. Antigono mostrò loro grandi ricchezze, le sue navi e i suoi elefanti, ma invece di spaventarli come sperava aumentò il loro appetito di conquista.
La notte successiva infatti i
Galli
assaltarono gli alloggiamenti di Antigono ma li trovarono deserti e svuotati delle ricchezze viste dagli ambasciatori, passarono allora alla spiaggia per saccheggiare le navi ma qui furono massacrati dai rematori e dai soldati che li aspettavano nascosti.
Nel frattempo dalla Sicilia
Pirro
mandava messaggeri a Antigono per chiedere rinforzi minacciando di attaccarlo in caso di rifiuto. Quando Antigono rispose negativamente
Pirro
tornò in
Epiro
affidando la rocca di Taranto al figlio
Eleno
. Passato in
Macedonia
sconfisse Antigono che fuggì a Tessalonica e occupò il suo regno.
Antigono tentò di rifarsi con un esercito di mercenari galli ma fu ancora sconfitto da Tolomeo figlio di
Pirro
e si ritirò in esilio.
Pirro
si volse contro la Grecia ed attaccò Sparta. Fu sconfitto e suo figlio Tolomeo fu ucciso mentre combatteva con temerità come era solito. Passò quindi ad assediare Argo dove si trovava Antigono e qui morì colpito da una pietra lanciata dalle mura.
Pirro
, a detta di molti scrittori, fu un campione di giustizia e un grande esperto di strategia militare, tanto che riportò vittorie contro gli eserciti più forti del suo tempo e rese famoso il suo paese in precedenza oscuro e quasi sconosciuto.
Libro XXVI
Dopo la morte di
Pirro
scoppiarono molte guerre in Grecia e in Asia, il tiranno Aristotimo ne approfittò per impadronirsi di Elea e commettere ogni abuso, mandò a morte o in esilio gli avversari, ne imprigionò le mogli, fece stuprare le figlie ed uccidere i figli.
Un anziano cittadino di nome Ellanico organizzò una congiura e Aristotimo fu ucciso dopo aver tenuto il potere per cinque mesi.
Intanto Antigono si preparava ad attaccare i
Galli
e questi, visti gli orribili presagi degli indovini, decisero di sacrificare le proprie famiglie per propiziare gli dei e massacrarono le mogli e i figli. Ovviamente questo eccidio non servì ad evitare loro la sconfitta e furono sterminati dai soldati di Antigono come se anche gli dei avessero combattuto contro di loro.
Dopo questa vittoria Antigono volse le armi contro gli Ateniesi ma dovette tornare in patria per frontaggiare Alessandro re dell'Epiro il quale aveva attaccato la
Macedonia
per vendicare la morte del padre
Pirro
. Fu però abbandonato dai suoi soldati e perse il regno che fu recuperato da suo figlio Demetrio il quale riuscì a conquistare anche l'
Epiro
deponendo Alessandro.
Più tardi Alessandro riprese il trono d'
Epiro
con l'aiuto dei suoi alleati.
Morì Magas re di
Cirene
che aveva promesso la figlia
Berenice [Berenice II Evergete]
a suo fratello
Tolomeo [Tolomeo II Filadelfo]
contro la volontà della moglie Arsinoe [Apama II figlia di Antioco I]. Questa, rimasta vedova, chiamò
Demetrio
fratello di Antigono [detto
Demetrio il Bello
] e gli offrì il regno di
Cirene
e la mano di
Berenice
.
Demetrio
accorse a
Cirene
dove non fu gradito ai soldati e al popolo che preferivano
Tolomeo
. Divenne amante di Arsinoe e proprio mentre si trovava nel suo letto venne ucciso da congiurati mentre Arsinoe fu risparmiata per intercessione di
Berenice
.
Libro XXVII
Alla morte di Antioco II re della
Siria
prese il potere il figlio Seleuco II Callinico il quale, d'accordo con la madre Laodice, ordinò subito di uccidere Berenice prima moglie del padre e il figlioletto di lei.
Berenice cercò rifugio nella città dai Dafne ma venne comunque raggiunta e uccisa dai sicari di Seleuco (246 a.C.) prima che il fratello Tolomeo III riuscisse a portarla in salvo. Il misfatto procurò a Seleuco la perdita di molte città che vollero passare a Tolomeo ma questi fu costretto a tornare in patria per sedizioni locali e Seleuco mise a punto un'armata per punire le città ribelli ma fece naufragio perdendo la flotta e gran parte dei soldati.
La ribellione rientrò ma Seleuco volendo vendicarsi di Tolomeo chiese aiuto al fratello Antioco detto Ierace (avvoltoio) per la sua avidità il quale, con il vero obiettivo di estendere il proprio dominio a spese dei fratelli, intervenne con un esercito di marcenari galli. Antioco sconfisse Seleuco ma i
Galli
si rivoltarono contro di lui che per salvarsi se li fece alleati.
Di questa situazione approfittò Eumene re di Bitinia che attaccò il vincitore Antioco e i suoi mercenari e li sconfisse occupando buona parte dell'Asia. Antioco e Seleuco, tuttavia, continuarono a combattere fra loro.
Sconfitto, Antioco errò a lungo e infine si consegnò a Tolomeo che lo fece imprigionare, riuscì ancora a fuggire ma fu ucciso durante la fuga.
Negli stessi giorni Seleuco morì cadendo da cavallo.
Libro XXVIII
Olimpiade
figlia di Pirro rimasta vedova dello sposo e fratello Alessandro assunse la tutela dei figli Pirro e Tolomeo. Per avere difesa dagli Etoli fece sposare la figlia Ftia a Demetrio re di
Macedonia
ma poiché questi era già sposato con la sorella di Antioco re di
Siria
ne derivò una guerra fra Demetrio e Antioco.
Intanto gli Etoli continuavano a minacciare Acarnania ed
Epiro
e cacciarono insultandoli gli ambasciatori romani venuti in missione di pace.
Olimpiade
perse in breve tempo i figli Pirro e Tolomeo e lei stessa morì per il dolore. Della stirpe regale epirota rimasero soltanto Nereide che sposò Gelone figlio del tiranno siciliano e Laodamia che fu uccisa da un uomo impazzito che poi si suicidò in modo orrendo.
Morì anche Demetrio il cui figliio Filippo fu affidato a Antigono che sposò la vedova e cercò di avere il trono, ma qualche tempo dopo, minacciato dai variabili umori del popolo, rinunciò alla corona. Poco dopo fece guerra agli Spartani che si difesero eroicamente ma furono sconfitti. Il re Cleomene fuggì in Egitto con la famiglia e fu accolto con onore da Tolomeo ma quando questi morì il figlio eliminò Cleomene e i suoi parenti.
Antioco evitò di saccheggiare Sparta e perdonò i superstiti. Morì poco dopo lasciando il potere al figlio quattordicenne Filippo.
Libro XXIX
In quel periodo si verificarono molti cambiamenti sui troni: in
Macedonia
Filippo prese il posto di Antigono, in Asia Antioco sostituì Seleuco, in
Cappadocia
Ariamene abdicò in favore del figlio Ariarate, il trono d'Egitto fu occupato da Tolomeo dopo aver ucciso il padre e la madre.
A Sparta Cleomene, fuggito in Egitto, fu sostituito da Licurgo; in
Africa
il comando fu affidato a
Annibale
ancora molto giovane.
Demetrio re degli Illiri che era stato vinto dal console Paolo se ne lamentò con Filippo e lo convinse a far guerra ai Romani. Filippo era certo che una volta conclusa la guerra fra Roma e Cartagine il vincitore avrebbe attaccato la Grecia e la
Macedonia
.
Seguendo gli eventi di quella guerra sepper di due sconfitte subite dai Romani e dichiarò loro guerra mentre mandava a
Annibale
proposte di alleanza.
Il pretore Levino, inviato in Grecia per bloccare la flotta di Filippo in partenza per l'
Italia
, riuscì a convincere gli Etoli a prendere le armi contro Filippo e fece alleanza con il re Attalo. I Dardani approfittarono della situazione per attaccare le terre macedoni loro confinanti e Levino prese a saccheggiare città greche. Demetrio continuava a fare pressioni e Filippo, non riuscendo a controllare la situazioone, concluse la pace con i Romani.
Libro XXX
In Egitto Tolomeo [Tolomeo IV Filopatore] dopo essersi impossessato del regno ed aver eliminato i fenitori, si dedicava all'ozio e alla lussuria, abitudini alle quali molti suoi cortigiani si erano volentieri adeguati.
Antioco [Antioco III re di
Siria
] pensò di approfittare della sua debolezza e attaccò l'Egitto ma Tolomeo corse ai ripari assoldando un grosso esercito di mercenari grec i che respinse rapidamente l'invasione.
Tornato al suo ozio Tolomeo uccise la moglie Euridice per dedicarsi all'amante Agatoclia. Questa divenne tanto potente che in breve insieme alla madre e a un fratello prese a dirigere nell'ombra le sorti del regno.
In quei giorni Tolomeo morì [205 a.C.] lasciando un figlio di cinque anni [Tolomeo V Epifane]. Agatoclia tenne a lungo segreta la morte del re mentre si impossessava del tesoro ma infine il popolo insorse, suo fratello fu ucciso, lei e la madre vennero crocifisse.
Gli Alessandrini invitarono i Romani ad assumere la tutela del piccolo Tolomeo e la difesa del regno contro Antioco e Filippo. I Romani che desideravano vendicare i problemi creati da Dilippo durante la guerra punica accettarono di buon grado, inviarono Marco Lepido come tutore di Tolomeo e intimarono a Antioco e Filippo di non molestare l'Egitto.
Ambasciatori di Rodi e del re Attalo denunciarono al senato romano le violenze di Filippo e i Romani dichiararono senz'altro guerra alla
Macedonia
. Filippo, aggredito anche da molte altre città greche, chiese la pace e fu stabilita una tregua per le trattative. Il Senato non accettò la pace e l'esercito macedone fu sconfitto da quello del console Flaminino. Filippo mantenne il regno di
Macedonia
ma fu privato di tutte le città greche.
Gli Etoli che avrebbero desiderato la
Macedonia
si ritennero offesi e persuasero Antioco a far guerra ai Romani.
Libro XXXI
Morto Tolomeo Filopatere, Antioco occupò la
Fenicia
e varie città sottoposte all'Egitto. I Romani inviarono ambasciatori per dissuaderlo dalla guerra ma non ottenendo risultati con mezzi diplomatici lo attaccarono sconfiggendolo immediatamente. Prolungarono quindi il comando a Flòaminino perché liberasse le città greche occupate dal tiranno Nabi alleato di Antioco.
Preoccupati da voci su una segreta alleanza di
Annibale
con Antioco, i Romani inviarono in
Africa
Gneo Servilio per indagare e, se possibile, eliminare
Annibale
, ma
Annibale
presentì il pericolo e partì alla volta della
Siria
.
Intanto Flaminino aveva liberato le città greche sconfiggendo Nabi ma non appena l'esercito romano fu rientrato in
Italia
Nabi aggredì nuovamente quelle città. Reagirono gli
Achei
affidando il comando a Filopemene che si dimostrò abilissimo comandante.
Annibale
convinse Antioco a finanziare una nuova impresa contro Roma fornendogli navi e soldati e quindi inviò un messo a Cartagine per ottenere altrewttanto ma qui i suoi personali avversari avvertirono i Romani della sua iniziativa. Ambascitori romani convinsero allora Antioco che
Annibale
intendesse tradirlo.
Annibale
insisteva che i Romani andavano combattuti in
Italia
per privarli delle loro risorse alla fonte ma i generali del re e lo stesso Antioco dissentivano perché gelosi di un eventuale successo del cartaginese. Tuttavia quando subì una sconfitta contro il console Acilio, Antioco si pentì di non aver ascoltato
Annibale
e sperò che l'arrivo annunciato di una flotta romana potesse essere occasione di riscossa.
Annibale
ebbe il comando ma i soldati di Antioco non erano all'altezza dei Romani ed egli riuscì soltanto a limitare le perdite.
Fu eletto console
Lucio Scipione
che passò in Asia con il fratello Scipione Africano come luogotenente. Antioco, che aveva in precedenza catturato un figlio di Scipione, tentò di offirlo per ingraziardi il generale romano ma questi non accettò di confondere i propri drammi familiari con lòe sue funzioni politiche e militari.
Antioco rifiutò di deporre il potere come chiedevano i Romani e si venne alla guerra, alla prima battaglia Antioco fu costretto ad arrendersi e chiedere di nuovo la pace.
Libro XXXII
Dopo la sconfitta di Antioco anche gli Etoli furono sottomessi dai Romani. Scoppiò una guerra fra
Achei
e Messeni e Filopemene famoso guerriero acheo fu fatto prigioniero. I Messeni mostrarono per lui grande rispetto e ammirazione, infine lo condussero in carcere e gli porsero il veleno che egli bevve senza opporre resistenza. Poco dopo Licotra prese il comando degli
Achei
e sconfisse i Messeni vendicando Filopemene.
Antioco tentò di derubare il tempio di Giove Elimeo e sorpreso dai custodi venne ucciso.
Filippo di
Macedonia
inviò a Roma il figlio Demetrio a difenderlo delle accuse mosse dalle città greche. Il giovane tacque confuso di fronte alle molte accuse e i senatori, apprezzando la sua modestia, decisero l'assoluzione del padre, tuttavia questo successo procurò a Demetrio la gelosia del fratello Perseo e l'indignazione dello stesso Filippo che non gradì di essere stato perdonato per le virtù del figlio e non per la sua regalità.
Perseo congiurò con dei delatori e calunniò Demetrio fino a convincere il padre a condannarlo a morte. Più tardi Filippo si rese conto dell'inganno e morì di crepacuore prima di aver punito Perseo. Questi sfrutto i preparativi bellici del padre per far guerra ai Romani alleandosi con gli
Scordisci
.
Dopo la pace fra Antioco e i Romani, che prevedeva anche la consegna di
Annibale
, il Cartaginese si rifugiò presso il re Prusia e poi nell'isola di Creta. Anni dopo tornò da Prusia e lo aiutò a sconfiggere il re Eumene con un insolito espediente: fece gettare sulle navi nemiche dei vasi di terra piene di serpenti che portarono lo scompiglio fra gli equipaggi.
I Romani funsero da mediatori fra Prusia e Eumene e richiesero ancora la consegna di
Annibale
ma questi li prevenne togliendosi la vita con il veleno.
Libro XXXIII
In preparazione
Libro XXXIV
In preparazione
Libro XXXV
Ottenuto il regno di
Siria
, Demetrio I Sotere si volse ad ampliare i confini del suo dominio e si propose di aiutare Oroferne contro il fratello Ariarate che lo aveva cacciato dal regno di
Cappadocia
.
Tuttavia Oroferne si alleò con i ribelli di
Antiochia
proprio contro Demetrio che lo fece catturare e lo tenne prigioniero mentre gli Antiochiesi ricevevano aiuto da Ariarate, Attalo di Pergamo e Tolomeo d'Egitto.
La lega così formata sostenne un certo Bala di infima origine come rivale di Demetrio e per dar lustro al personaggio gli impose il nome di Alessandro.
Demetrio era odiato da tutti e Alessandro Bala dispose di tali forze alleate che rapidamente lo sconfisse e lo uccise impadronendosi del trono dei Seleucidi.
Demetrio aveva affidato due figli ad un amico per preservarli dal pericolo e più tardi il maggiore dei due attaccò Alessaandro Bala con l'aiuto dei Cretesi. Anche gli Antiochiesi passsarono a Demetrio II disgustati della superbia e dell'inettitudine del nuovo re e Bala fu a sua volta abbattuto ed ucciso.
Libro XXXVI
In preparazione
Libro XXXVII
In preparazione
Libro XXXVIII
In preparazione
Libro XXXIX
Morto
Antioco
, suo fratello
Demetrio
fu liberato dai Parti e riprese il potere. Su proposta della suocera Cleopatra II decise di fare guerra al fratello di lei Tolomeo VIII ma durante la sua assenza il popolo della
Siria
si ribellò.
Tolomeo, sperando che i Siriani avrebbero accolto volentieri un pretendente al trono in sostituzione di
Demetrio
, inviò un giovane egiziano che sostenne di essere stato adottato dal re
Antioco
morto in Partia. Proprio in quei giorni arrivò in
Siria
la salma di Antioco e il giovane, che si faceva chiamare
Alessandro [Alessandro III Zabina]
, ne curò personalmente le esequie guadagnando la simpatia popolare.
Con l'esercito egiziano che lo scortava,
Alessandro
sconfisse
Demetrio
che fuggì a Tiro ma venne trucidato.
Suo figlio Seleuco [seleuco V Filometore] si autoproclamò re di
Siria
e fu fatto uccidere dalla madre Cleopatra Tea per non aver rispettato la sua autorità, quindi Cleopatra Tea fece incoronare l'altro figlio Antioco VIII Gripo ma in realtà intendeva detenere personalmente il potere.
Alessandro
occupò il regno di
Siria
ma si comportò con superbia e arroganza anche nei confronti di Tolomeo e questi, riconciliatosi con la sorella, decise di eliminarlo.
Tolomeo mandò grossi aiuti a Antioco Gripo e gli fece sposare la propria figlia Cleopatra Trifena. Incoraggiati dal vedere Gripo sostenuto dagli Egiziani, i sudditi di
Alessandro
si ribellarono ed egli fuggì in
Antiochia
dove commise sacrilegio derubando un tempio di Giove. Poco dopo fu catturato e consegnato a Gripo che lo fece uccidere.
Cleopatra Tea, constatato che il figlio Gripo ormai deteneva il potere e l'aveva esautorata, tentò di ucciderlo ma Gripo la costrinse a bere il veleno che lei gli porgeva.
Dopo otto anni di tranquillità scoppiò la guerra fra Antioco VIII Gripo e il fratellastro Antioco IX Ciziceno.
Morì Tolomeo lasciando alla moglie [
Cleopatra III
] la facoltà di scegliere il suo successore fra uno dei suoi figli [Tolomeo IX Latiro e Tolomeo X Alessandro]. Il popolo la costrinse a scegliere il figlio maggiore che prima di avere il regno dovette ripudiare la moglie Cleopatra e sposare Selene, Cleopatra sposò allora Ciziceno e questi, con risorse militari fornite dalla moglie, fece guerra a Gripo.
Sconfitto, Ciziceno si rifugiò a
Antiochia
, dove fu assediato. Durante l'assedio Trifena moglie di Gripo cercò Cleopatra e pretese che fosse uccisa nonostante la contraria volontà di suo marito. Più tardi fu Ciziceno a far uccidere Trifena.
Cleopatra
(moglie di Tolomeo VIII) suscitò una rivolta contro il figlio (Tolomeo IX Latiro), gli tolse la moglie Selene e lo mandò in esilio richiamando l'altro figlio (Tolomeo X Alessandro), quindi mandò aiuti a Ciziceno contro Gripo per timore che quest'ultimo aiutasse Tolomeo IX.
Più tardi Tolomeo X Alessandro, minacciato dalle trame della madre, la fece morire (
101 a.C.
).
Libro XL
Il regno di
Siria
era stremato dalle lotte interne e dalla guerra di successione, perciò il popolo decise di ricorrere a un sovrano straniero. Si pensò a Mitridate del Ponto ma lo si escluse perché impegnato nella guerra contro i Romani, furono esclusi anche i Tolomei in quanto nemici storici della
Siria
, alla fine fu scelto
Tigrane d'Armenia
il quale ricevette il regno e lo governò per diciotto anni pacificamente.
Quando un terribile terremoto uccise centosettantamila persone e distrusse molte città gli indovini lo interpretarono come presagio di grandi cambiamenti, infatti il generale romano Lucullo depose
Tigrane
e proclamò re di
Siria
Antioco [Antioco XIII Asiatico] (69 a.C.).
Pompeo
, tuttavia, ritenendo indegno di regnare Antioco che era rimasto nell'ombra durante gli anni di regno di
Tigrane
lo depose e ridusse la
Siria
a provincia romana. (
65 a.C.
).
Libro XLI
In preparazione
Libro XLII
In preparazione
Libro XLIII
Questo libro nell'opera di Trogo trattava la storia arcaica di Roma in modo molto sintetico.
I primi abitatori d'
Italia
furono gli
Aborigeni
che vivevano in perfetta eguaglianza sotto il re
Saturno
, la parità dei loro diritti era ricordata a Roma con le feste saturnali durante le quali la condizione dei servi veniva pareggiata a quella dei padroni.
L'
Italia
in quei tempi si chiamò Saturnia e il monte dove il re aveva la sua dimora ebbe il nome di Monte Saturnio, poi mutato in
Campidoglio
.
Il terzo re fu
Fauno
(viene omesso
Pico
) che ricevette in
Italia
Evandro venuto dall'
Arcadia
e gli assegnò terreni sul colle da lui chiamato Palatino. Qui Evandro dedicò una statua al dio Pan (per i Romani Luperco) dalla quale ebbero origine le feste lupercali.
Ercole stuprò una figlia di
Fauno
e ne nacque
Latino
che regnava nel Lazio all'arrivo di
Enea
.
Latino
volle associare
Enea
al suo regno e gli fece sposare sua figlia
Lavinia
ma poi dovettero combattere insieme contro
Turno re dei Rutuli
, già fidanzato con
Lavinia
.
In questa guerra morirono
Turno
e
Latino
e
Enea
, divenuto re di entrambi i popoli, fondò una città che chiamò Lavinio in onore della moglie.
Enea
morì combattendo contro l'etrusco Mezenzio e gli successe il figlio Ascanio fondatore di Albalonga che fu capitale del regno. Dopo una serie di re il trono andò a Numitore ma fu usurpato dal fratello Amulio il quale, per evitare che Numitore avesse eredi maschi, costrinse la figlia Rea Silvia a farsi vestale.
Rimasta comunque incinta, forse per opera di
Marte
, Rea Silvia partorì due gemelli che Amulio fece esporre.
La fortuna volle che i due neonati fossero allattati da una lupa finché non li trovò il pastore Faustolo che li adottò chiamandoli
Remo
e
Romolo
.
I gemelli divennero molto forti ma un giorno
Remo
fu rapito dai ladri che egli stesso insieme a
Romolo
aveva più volte scacciato e fu accusato davanti a Amulio di derubare il gregge di Numitore. Amulio consegnò
Remo
al fratello ma il tempestivo intervento di Faustolo convinse Numitore che i gemelli erano suoi nipoti.
I due giovani uccisero Amulio, rfestituirono il trono a Numitore ed edificarono Roma, istituirono il senato e rapirono le
Sabine
per compensare la carenza di donne. Presto Roma ebbe la supremazia sui popoli vicini.
Ai tempi di Tarquinio Prisco una spedizione di Focesi approdò alla foce del Tevere e strinse rapporti amichevoli con i Romani quindi, continuando a navigare, giunse al mare della Gallia. Proti, uno dei capi della spedizione, sposò Gitti figlia di Nanno re dei Segobrigi ed ebbe un territorio alla foce del
Rodano
dove fondò
Marsiglia
.
I
Greci
di
Marsiglia
combatterono a lungo contro i Liguri che non tolleravano la loro vicinanza, infine li sconfissero e fondarono altre colonie. La presenza greca nella regione avviò un processo di civilizzazione dei
Galli
che cominciarono ad accantonare i loro costumi barbarici.
Morto Nanno divenne re il figlio Comano il quale, istigato dai Liguri, attaccò
Marsiglia
a sorpresa durante la festa per la dea
Flora
ma venne sconfitto ed ucciso. In seguito i Marsigliesi combatterono ancora contro i Liguri e i
Galli
riportando diverse vittorie, combatterono anche contro i Cartaginesi per questioni mercantili, li sconfissero e conclusero la pace. I Marsigliesi furono sempre leali alleati dei Romani e quando questi subirono l'invasione dei
Galli
si prodigarono per aiutarli a pagare il riscatto.
Il libro di Pompeo Trogo si concludeva con alcune memorie dei suoi antenati che avevano combattuto con
Pompeo
contro Sertorio e contro Mitridate e di suo padre che aveva militato sotto Giulio Cesare.
Libro XLIV
In preparazione