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Chretien de Troyes

Erec e Enide


In una breve introduzione Chretien dichiara di aver tratto da un racconto di avventure un "intreccio molto bello" allo scopo di dispensare al lettore la propria scienza ed afferma orgogliosamente che di questa storia "si serberà il ricordo per sempre, finché durerà il mondo cristiano".

In un giorno di Pasqua, re Artu decise di indire una battuta di caccia al termine della quale, secondo la tradizione, colui che avesse abbattuto la prima preda sarebbe stato premiato con il bacio della donna più bella.
Galvano, preoccupato, tentò di dissuadere il re perché sapeva che la scelta della più bella avrebbe creato difficoltà e probabilmente provocato sfide e duelli, ma Artu non volle ritrattare la propria decisione. L'indomani si svolse la caccia. Il giovane cavaliere Erec, figlio del re Lac, che viveva alla corte di Artu decise di non prendervi parte e si presentò privo di armi con l'intento di fare compagnia alla regina.
Mentre Erec, la regina ed una damigella sostavano in una radura scorsero di lontano un cavaliere in armi accompagnato da una donzella e da un nano. Incuriosita la regina ordinò alla damigella di andare a chiamare i viandanti ma il nano impedì alla giovane di avvicinarsi colpendola con la frusta. Anche Erec venne frustato dal nano ma, trovandosi disarmato, fu costretto a lasciare andare i tre decidendo di seguirli e di sfidare il cavaliere quando fosse riuscito a procurarsi armi adeguate.
Erec dunque prese congedo dalla regina ed iniziò l'inseguimento. Artu, intanto, aveva vinto la caccia uccidendo la preda ma, ascoltato il racconto della regina, decise di rimandare la premiazione al ritorno di Erec.
Seguendo gli stranieri Erec giunse ad una roccaforte e vide che il cavaliere, accolto come persona nota, vi prendeva alloggio. A sua volta Erec trovò ospitalità presso un anziano valvassore. Durante la serata il giovane fece la conoscenza della figlia del suo ospite la quale, nonostante gli abiti dimessi, splendeva di una rara bellezza.
Erec rivelò la propria identità ed affermò che si sarebbe battuto volentieri in onore della bella figlia del valvassore se solo avesse trovato delle armi. Il vecchio, che aveva raccontato di aver molto combattuto e conosciuto tempi migliori dell'attuale miseria, si compiacque con Erec per il suo coraggio e promise di fornirgli il necessario per la sfida.
L'indomani Erec, accompagnato dalla donzella e dai suoi genitori, si presentò alla festa e contese lo sparviere al cavaliere. Il duello fu tremendo e solo dopo lunghissimo combattimento Erec ebbe la meglio sull'avversario. Per aver salva la vita il cavaliere riconobbe la superiorità di Erec ed invocò la sua pietà. Secondo il costume cavalleresco Erec risparmiò lo sconfitto e gli ordinò di presentarsi, insieme alla sua dama ed al suo nano, alla regina Ginevra per sottomettersi alla sua volontà.
L'ordine venne immediatamente eseguito e poche ore dopo il cavaliere si presentava alla corte di re Artu.
Lieti della vittoria, Artu e Ginevra accolsero con clemenza il cavaliere il quale rimase alla reggia ed entrò a far parte dell'ampio seguito del re.
Intanto nel villaggio si onorava il vincitore ed il conte signore di quel luogo organizzava in suo onore grandi festeggiamenti. Erec promise al padre della giovane, che intendeva sposare l'indomani alla corte di Artu, di fargli ricchi doni e di renderlo signore di due castelli nelle terre di suo padre.
Una cugina della donzella avrebbe voluto donarle un abito più elegante con il quale presentarsi alla regina ma Erec intervenne respingendo il dono perché desiderava che fosse proprio Ginevra a vestire la sua sposa.
L'indomani la coppia trovò a corte fastosa accoglienza. Ginevra, come Erec aveva desiderato, donò alla giovane una veste elegantissima e, la sera, Artu ordinò un banchetto in onore degli sposi, invitando tutti i nobili ed i famosi cavalieri della Tavola Rotonda.
Nel corso del banchetto Artu baciò la fanciulla dichiarandola, con il consenso dei convitati, la più bella del regno: "in tal modo il re restaurò il costume ed il giusto privilegio che il cervo bianco godeva alla sua corte".
Erec mantenne le sue promesse ed inviò messaggeri al padre perché concedesse i doni stabiliti ai genitori della giovane.
Artu inviò araldi in tutto il regno ad annunciare le nozze ed a convocare per l'occasione tutti i feudatari, così il giorno delle nozze tutto il "baronaggio" del regno fu riunito a corte.
Durante la cerimonia la sposa svelò per la prima volta il suo nome: Enide. I festeggiamenti durarono più di quindici giorni e, alla loro conclusione, si decise di indire un torneo fra York ed Edinburgo. Il torneo si svolse un mese dopo ed Erec partecipò coprendosi d'onore. Alla fine del torneo si presentò ad Artu per prendere congedo e tornare, con la sposa, alla propria terra.
Nel regno di Lac, padre di Erec, si ripeterono le giulive accoglienze ed i grandi festeggiamenti e gli sposi si stabilirono nel castello regale circondati da cure e da onori.
Dopo qualche tempo, però, Erec prese a trascurare i tornei e le tenzoni che lo avevano ormai reso famoso per dedicarsi esclusivamente all'amatissima consorte. Questo comportamento oscurò rapidamente la sua fama e la dolce Enide se ne dolse grandemente. Un mattino, risvegliandosi, Erec vide la moglie singhiozzare e la costrinse a svelargli le sue pene. Ascoltate le preoccupazioni di Enide, Erec ammise di aver trascurato i suoi doveri cavallereschi ed ordinò ad Enide di vestirsi e farsi subito portare il suo cavallo migliore. Per recuperare l'onore Erec partì senza meta, in cerca di avventure portando con se solo la moglie e rifiutando ogni seguito. Fra la disperazione dei sudditi ed il dolore del re, gli sposi lasciarono da soli il castello.
Procedendo in cerca di avventure senza una meta predefinita, Erec fa divieto alla moglie di rivolgergli la parola senza essere interpellata e le ordina di camminare davanti a lui. La situazione si ripete con altri incontri: Enide è combattuta fra il timore dei pericoli della strada e la volontà di rispettare il divieto del marito.
Infine i due sposi trovano ospitalità in un castello nel quale un conte si innamora della bella Enide.
Il malvagio conte propone ad Enide di diventare la sua amante e minaccia di uccidere Erec, la donna finge di assecondarlo e prende tempo fino all'indomani. All'alba sveglia il marito ed i due fuggono evitando il manipolo di armati che il conte ha condotto con se per uccidere il cavaliere.
Seguendo le orme dei cavalli il conte insegue Erec ed Enide, li raggiunge ma commette l'errore di separarsi dai suoi uomini per battersi da solo con il cavaliere. In un breve duello viene colpito duramente ed è costretto ad ammettere la superiorità di Erec ordinando ai suoi uomini di lasciar partire gli sposi indisturbati.
Proseguendo il loro errare, Erec ed Enide incontrano il cavaliere Guivret il Piccolo che sfida a duello Erec. Dopo un lungo combattimento Guivret si arrende ad Erec e quando viene a conoscere il nome del cavaliere vincitore cambia atteggiamento e gli offre amicizia ed ospitalità. Erec, nonostante sia ferito ed abbia subito molti duri colpi, decide di proseguire il cammino e giunge al limitare di una bella valle dove Artu aveva fatto sistemare i propri padiglioni per godere qualche giorno dell'amenità del luogo.
Erec ed Enide incontrarono il siniscalco Keu il quale, preso per scherzo il cavallo di Galvano, passeggiava nella valle. Keu, notando le ferite di Erec, offrì ai due la sua ospitalità e di fronte al rifiuto del cavaliere provò a costringerlo. In breve si giunse ad un duello ed Erec disarcionò al primo colpo il siniscalco. Tornato all'accampamento, Keu raccontò l'accaduto e subito Artu inviò Galvano ad invitare presso di lui lo sconosciuto cavaliere e la sua sposa.
Erec accettò di fermarsi per una sola notte, nonostante le sue condizioni e l'insistenza di Artu.
Ripartito Erec incontrò Cadoc di Cabruel ed uccise i giganti che lo avevano rapito.
Quest'ultimo combattimento esaurì le risorse di Erec che poco dopo cadde svenuto. Enide, credendolo morto, si disperò ed un conte che passava nei paraggi accorse udendo i lamenti della giovane.
Credendo morto Erec il conte, colpito dalla bellezza di Enide, decise di sposarla immediatamente. Fece trasportare il cadavere al castello ed organizzò subito il matrimonio. A cerimonia celebrata si imbandì un banchetto nella stessa sala dove giaceva il corpo inerte di Erec e, poiché Enide rifiutava di mangiare il conte si adirò con lei arrivando a percuoterla. Un grido di Enide svegliò Erec il quale, nonstante le sue gravi condizioni, trovò la forza per sguainare la spada ed uccidere il conte mentre i cavalieri presenti, credendo in un sortilegio, fuggivano terrorizzati.
Erec ed Enide fuggirono dal castello senza incontrare ostacoli e finalmente Erec riabbracciò la sposa dichiarando risolti i problemi che li avevano separati.
Quando Guivret ricevette una confusa notizia di questi eventi decise di andare in cerca di Erec ed Enide, li incontrò notte tempo e scambiando Erec per il malvagio conte lo attaccò ma una volta riconosciutolo volle portare gli sposi nel suo castello dove Erec venne curato fino alla completa guarigione.
Quando Erec ed Enide ripartirono, Guivret si unì a loro ed insieme giunsero al castello di Brandigan dove Erec affrontò l'ultima avventura del romanzo per conquistare la "Gioia della Corte". Si trattò di vincere in duello un cavaliere che per giuramento alla donna amata non sarebbe potuto uscire da una sorta di giardino incantato finchè non fosse stato sconfitto.
Erec vinse dopo uno strenuo combattimento ed il cavaliere, che si chiamava Mabagrain, fu finalmente libero di lasciare il giardino.