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Gianfigliazzi famiglia
Da un Giovanni figlio di Azzo sindaco di
Firenze
nel
1201
, discesero i Gianfigliazzi, antica famiglia fiorentina di commercianti e banchieri divenuta molto ricca nel
XIII secolo
grazie all'attività finanziaria esercitata a
Firenze
e, soprattutto, all'usura praticata in
Francia
. Concedevano prestiti a importanti personaggi e signori locali, ma praticavano anche il prestito su pegno per gli studenti di Avignone. Finanziarono le imprese di
Carlo II d'Angiò
re di
Napoli
e signore di
Provenza
e di
Giacomo II re d'Aragona
.
Il loro stemma era un leone azzurro in campo oro.
Visitando il girone degli usurai (Inferno XVII),
Dante
osserva i dannati seduti sul sabbione rovente sotto una pioggia di fuoco, piangono per il dolore e agitano continuamente le mani nel tentativo di schivare le fiamme come fanno i cani con le zampe e i muso per allontanare gli insetti. Recano al collo ciascuno una bisaccia sulla quale è impresso lo stemma familiare. Grazie a questo particolare il poeta nota un Gianfigliazzi. Non ha con lui alcun contatto, non ne dice nè il nome nè il cognome e in questo modo lo stemma sulla bisacca è più un riferimento all'intera casata che al singolo individuo, gli antichi commentantori comunque individuano in questo personaggio Catello Gianfigliazzi, famoso usuraio in
Francia
, tornato in età molto avanzata a
Firenze
dove fu insignito della dignità cavallesca e dove morì intorno al
1300
. Lo stato di "cavaliere" da lui trasmesso ai discendenti procurò alla famiglia l'esclusione della cariche politiche cittadine in base agli ordinamenti di giustizia di
Giano della Bella
del
1293
.
Riferimenti letteratura:
Divina Commedia - Inferno
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