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Filippo Argenti



Il fiorentino 'spirito bizzarro' avversario di Dante. E' collocato nella palude Stige (Inf. VIII 31-63) fra gli iracondi.
Si chiamava Filippo Cavicciuli e apparteneva alla casata degli Adimari. Sembra che 'Argenti' fosse un soprannome dovuto alla sua abitudine di ferrare il suo cavallo con l'argento. Lo sdegno di Dante nei confronti dello spirito di Argenti incontrato nella Palude Stigia, aveva un concreto fondamento nella vita reale. Avversario politico e personale del poeta, arrivò a schiaffeggiare in pubblico Dante che non aveva voluto aiutarlo a risolvere i suoi problemi con la giustizia, anzi li aveva aggravati con altre accuse.
La descrizione dell'incontro nell'ottavo canto evidenzia il carattere iroso e violento di Filippo Argenti:
Mentre noi corravam la morta gora,
dinanzi mi si fece un pien di fango,
e disse: "Chi se' tu che vieni anzi ora?".

L'essere immersi nel fango della palude è la pena degli iracondi che si percuotono e mordono reciprocamente.
Dante riconosce Filippo ma lo provoca perché si manifesti, il dannato cerca di eludere la domanda di Dante:
E io a lui: "S'i' vegno, non rimango;
ma tu chi se', che sì se' fatto brutto?".
Rispuose: "Vedi che son un che piango".
E io a lui: "Con piangere e con lutto,
spirito maladetto, ti rimani;
ch'i' ti conosco, ancor sie lordo tutto".

Una volta riconosciuto Filippo vorrebbe sfogare con la violenza la sua ira e afferra con entrambe le mani la barca di Flegias sulla quale si trovano i due poeti, ma viene prontamente respinto da Virgilio: Via costà con li altri cani!.


Riferimenti letteratura:
  • Divina Commedia - Inferno



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