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Metastasio

Didone Abbandonata


Personaggi:
Didone
Enea
Jarba (sotto il nome di Arbace)
Selene (Anna)
Araspe
Osmida

Scena: Cartagine

Atto primo


In Cartagine, nella sede del trono, Selene ed Osmida tentano di convincere Enea a non partire ma l'eroe morente di raggiungere l'Italia per fondarvi una nuova Troia.
Quando entra Didone, Enea non trova il coraggio di annunciare la sua partenza ed esce di scena chiedendo ad Osmida di parlare per lui.
Osmida dice a Didone che Enea teme che lei sposi Jarba e vuole partire per non assistere. Didone invita Selene a rassicurare Enea e Selene promette di farlo nascondendo la propria pena (anche lei, infatti, è segretamente innamorata di Enea).
Giunge Jarba (che finge di essere l'ambasciatore Arbace), accompagnato dal confidente Araspe e dal suo seguito, reca doni favolosi alla regina.
Arbace ricorda a Giunone che Jarba ha tollerato di vedere respinta la propria proposta di matrimonio per rispetto alla fedeltà di lei per il defunto sposo Sicheo, ma ora che tutti sono a conoscenza dell'amore di Didone per Enea egli minaccia la guerra se non avrà le nozze e la testa di Enea.
Didone risponde con un secco rifiuto ed ignora le minacce di Jarba contando sul valore di Enea.
Osmida parla con Jarba / Arbace dichiarando di poterlo aiutare e chiedendo come ricompensa il trono di Cartagine. Jarba promette ma quando Osmida esce dice ad Arbace che non manterrà l'impegno.
Jarba ordina ad Araspe di uccidere Enea a tradimento. Araspe ne è scandalizzato.
Jarba incontra Enea che sta parlando con Selene e lo affronta arrogantemente chiedendogli chi sia, Enea non risponde, ne nasce una lite ma l'eroe non raccoglie le provocazioni ed esce di scena.
Jarba segue Enea nel tempio di Nettuno e tenta di pugnalarlo, Araspe lo ferma e lo disarma.
Osmida indica Araspe (che ha il pugnale in mano) a Didone perché lo faccia arrestare.
Jarba si rivela e vorrebbe duellare con Enea ma Osmida lo trattiene (vuole cercare rinforzi).
Finalmente Enea, rimasto solo con Didone, le confessa che sta per abbandonarla, Didone si dispera e lo maledice. Enea è tormentato e combattuto fra il dovere di partire e l'angoscia di abbandonare Didone.

Atto secondo


Araspe dichiara il proprio amore a Selene ma questa gli confida di essere innamorata di un altro. L'analogo destino di amare senza speranza crea fra i due un legame di solidarietà.
Intanto Didone ordina che il falso Arbace (del quale conosce la vera identità) sia messo a morte. Rimprovera Osmida per averle nominato Enea, che si pente di aver amato.
Tuttavia quando incontra di nuovo Enea che vuole convincerla a graziare Jarba per evitare la guerra, Didone non sa resistergli nonostante tutto.
Enea incontra Araspe e gli mostra gratitudine per averlo salvato da Jarba ma Araspe sostiene di aver agito per salvare l'onore di Jarba e non la vita di Enea, che considera un nemico e che vuole sfidare a duello. Enea rifiuta ma Araspe lo chiama vile e per smentire questa offesa Enea è costretto ad impugnare la spada.
Il duello viene interrotto da Selene. E' stata mandata da Didone a chiamare Enea ma gli si rivolge mal celando i propri sentimenti.
Didone vuole tentare la carta della gelosia e spiega ad Enea che dovrà sposare Jarba per evitare che questi attacchi il suo regno. Enea è colpito, vorrebbe trovare un'altra soluzione ma la regina si mostra decisa: sposare il re dei Mori oppure morire prima di essere sconfitta.
Didone lo costringe ad assistere al suo colloquio con Jarba, del quale accetta la proposta di matrimonio, ma Enea non sopporta la scena ed esce sdegnato dalla sala.

Atto terzo


Enea sta per salpare ma Jarba lo raggiunge al porto e lo sfida a duello. Enea combatte, vince ma risparmia la vita all'avversario, scoppia una rissa fra i Troiani ed i Mori, questi ultimi sono messi in fuga.
Jarba con i suoi corrono ad attaccare la reggia, si fa avanti Osmida per chiedere una ricompensa e Jarba ordina di ucciderlo. Osmida sta per essere giustiziato ma lo salva il sopraggiungere di Enea che fa di nuovo fuggire i Mori.
Selene finalmente dichiara ad Enea il proprio amore ma l'eroe è ormai inamovibile nella sua decisione di partire.
Osmida, colpito dalla nobiltà di Enea che lo ha salvato senza punirlo, confessa a Didone il proprio tradimento e richiede la sua pena ma la regina è sconvolta dal dolore e quasi non lo ascolta.
Selene, Araspe, Osmida non riescono a convincere Didone a fuggire, la trova Jarba e si commuove ma Didone respinge fieramente la sua pietà così che il Moro non esita ad infierire sulla città.
Infine Didone rimane sola, disperata ed abbandonata da tutti si uccide gettandosi nelle fiamme dell'incendio mentre maledice Enea.
Segue una scena apocalittica: il fuoco che distrugge la città mentre il mare si gonfia in una violenta tempesta finché le onde non spengono l'incendio, torna il sereno e, circondato da Nereidi, Sirene e Tritoni, compare Nettuno per pronunciare i versi finali, spiegando come le sue onde abbiano a buon diritto lottato contro le fiamme di Vulcano.