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Gaio Giulio Cesare
LA GUERRA GALLICA
Libro Primo
1) La
Gallia
è divisa in tre parti abitate una dai Belgi, la seconda dagli
Aquitani
e la terza dai
Celti
chiamati
Galli
dai
Romani
, tre popoli in tutto diversi.
I Belgi sono i più forti e i più lontani dalla cultura e dalla civiltà romane. Sono perennemente in guerra con i
Germani
d'oltre
Reno
.
Il paese dei
Galli
ha per confini il
Rodano
, la
Garonna
, l'Oceano e il territorio dei Belgi, dei
Sequani
e degli
Elvezi
. L'
Aquitania
si estende tra la
Garonna
e i
Pirenei
.
2) Gli
Elvezi
vivevano in un territorio angusto circondato dai fiumi
Reno
e
Rodano
e dai monti del Giura e desideravano estendere il loro paese. Un nobile di nome
Orgetorige
, durante il consolato di
Marco Messala
e
Marco Pisone
(
61 a.C.
), li convinse ad attaccare il paese dei
Galli
.
3) Decisero di dedicare due anni ai preparativi e di muoversi nel terzo anno.
Orgetorige
intanto visitò i popoli vicini in cerca di alleanze e concluse accordi giurati con Castico principe dei
Sequani
e Dumnorige capo degli
Edui
inducendoli ad assumere il comando militare della loro gente.
4) Quando gli
Elvezi
si resero conto che
Orgetorige
mirava al potere lo imprigionarono ma non fu processato grazie all'intervento di migliaia di persone, suoi clienti o debitori. Mentre il popolo si preparava a scontrarsi con questa fazione
Orgetorige
morì improvvisamente, forse suicida.
5) Nonostante la morte di
Orgetorige
gli
Elvezi
decisero di emigrare, partirono lasciando dietro di loro la devastazione, avevano incendiato città, villaggi e coltivazioni per evitare la tentazione di tornare indietro. Insieme a loro partirono, dopo aver distrutto ogni cosa, i Rauraci, i Tulingi, i Latovici e i
Boi
.
6) Decisero di evitare la strada tra il Giura e il
Rodano
troppo impervia e scelsero quella che passava da Ginevra, città degli
Allobrogi
nella provincia romana. Speravano di far amicizia con gli
Allobrogi
, in caso contrario sarebbero passati con la forza. Era il 28 marzo dell'anno del consolato di
Lucio Pisone
e
Aulo Gabinio
.
7) Appena
Cesare
venne informato partì da
Roma
e raggiunse Ginevra a tappe forzate. Appena giunto fece distruggere il ponte di Ginevra e ordinò di concentrare presso di lui tutte le milizie disponibili in
Gallia
. Intanto prese tempo con gli ambasciatori degli
Elvezi
che chiedevano l'autorizzazione per attraversare pacificamente la provincia.
8) Nell'attesa fece costruire un muro lungo diciannove miglia e alto sedici piedi dal Lago Lemano al Giura. Quanto tornarono gli ambasciatori negò il transito e li diffidò dal tentare di passare con la forza. Gli
Elvezi
fecero alcuni tentativi superando il
Rodano
con barconi e zattere ma furono più volte respinti dalle difese romane e desistettero.
9) Ripresero in considerazione la strada che attraversava le terre dei
Sequani
ma presentava passaggi molto stretti che pochi uomini avrebbero potuto facilmente difendere, era quindi necessario il consenso dei
Sequani
e lo chiesero a Dumnorige, un personaggio molto influente tra i
Sequani
e imparentato con gli
Elvezi
in quanto genero di
Orgetorige
.
10) Quando
Cesare
venne informato sui piani degli
Elvezi
e sulla loro intenzione di stabilirsi in un territorio confinante con la provincia romana, considerò potenzialmente pericolosa questa vicinanza con un popolo bellicoso come gli
Elvezi
. Affidò la linea difensiva a
Tito Labieno
e muovendosi molto celermente andò in
Italia
e tornò con cinque legioni in
Gallia
attraverso le
Alpi
respingendo Ceutroni,
Graioceli
e Caturigi che tentavano di ostacolare il passaggio. Dopo sei giorni superò le terre degli
Allobrogi
e arrivò oltre il
Rodano
.
11) Attraversato il paese dei
Sequani
, gli
Elvezi
devastarono i campi e le città degli
Edui
, degli Ambarri e degli
Allobrogi
che mandarono ambasciatori a chiedere aiuto a
Cesare
. Si trattava di popoli amici e
Cesare
decise di aiutarli.
12) Gli
Elvezi
stavano attraversando il fiume Saona con barche e zattere.
Cesare
sorprese di notte quelli che non erano ancora passati oltre il fiume e ne uccise molti. Appartenevano alla tribù dei Tigurini, quelli che in passato avevano sconfitto e ucciso il console
Lucio Cassio
e con lui
Lucio Pisone
, antenato del suocero di
Cesare
.
13)
Cesare
fece costruire un ponte sulla Saona e in un solo giorno si portò vicino al grosso degli
Elvezi
che per superare il fiume avevano impiegato venti giorni. Andò ad incontrarlo Divicone che era stato il comandante che aveva sconfitto
Cassio
e gli propose di concordare pacificamente dove la sua gente si sarebbe stabilita, ma se i
Romani
non volevano la pace - disse - gli
Elvezi
erano pronti ad ottenere una nuova vittoria.
14) Per nulla impressionato dalle minacce di Divicone,
Cesare
le ricambiò e pose come condizioni per la pace il rimborso dei danni subiti dagli
Edui
, dagli
Allobrogi
e dai loro alleati e la consegna di ostaggi. Divicone rifiutò.
15) L'indomani gli
Elvezi
partirono seguiti dai
Romani
. La cavalleria di
Cesare
che avrebbe dovuto accertare la destinazione degli
Elvezi
si spinse troppo avanti e si scontrò con la retroguardia nemica in posizione sfavorevole, subendo alcune perdite. Incoraggiati, gli
Elvezi
tentarono di provocare altri scontri ma i
Romani
non raccolsero le provocazioni e per quindici giorni continuarono a seguirli impedendo loro di rifornirsi e di danneggiare i territori attraversati.
16) Gli
Edui
, nel chiedere l'aiuto dei
Romani
, si erano impegnati a rifornire le legioni di frumento ma
Cesare
si rese conto che non stavano rispettando la promessa e convocò i loro capi che marciavano con lui per protestare seccamente.
17) Un capo eduo di nome Lisco, vistosi alle strette, confermò che i rifornimenti venivano boicottati dalla fazione antiromana del suo popolo.
18) Più tardi Lisco, in privato, spiegò a
Cesare
che il personaggio responsabile della situazione era Dumnorige, che era molto ricco e influente e mirava a diventare re. Odiava
Cesare
perché il suo arrivo rischiava di mandare a monte i suoi piani e cercava in tutti i modi di nuocere ai
Romani
, fra l'altro comandava la cavalleria che gli
Edui
avevano mandato di rinforzo ai
Romani
ed era stato proprio lui a provocare la sconfitta di qualche giorno prima.
19) Le responsabilità di Dumnorige erano evidenti e
Cesare
aveva di che farlo condannare ma esitava perché aveva nel suo staff Diviziaco, fratello di Dumnorige. Prima di agire volle parlare in privato con Diviziaco.
20) Commosso, Diviziaco riconobbe tutte le responsabilità del fratello e ammise di esserne sempre stato a conoscenza, quindi pregò
Cesare
di essere clemente.
Cesare
si limitò a chiamare Dumnorige, contestargli apertamente le sue azioni davanti al fratello e perdonarlo esortandolo a comportarsi bene in futuro. Poi dispose che venisse sorvegliato.
21) Quella sera gli
Elvezi
si fermarono ai piedi di un monte e
Cesare
, mandato
Tito Labieno
con due legioni sulla sommità di quel monte, durante la notte si mise in marcia nella stessa direzione.
22) All'alba Publio Considio che precedeva i
Romani
al comando degli esploratori, tornò rapidamente indietro e disse che
Labieno
era stato circondato, informazione che più tardi si rivelò errata perché gli
Elvezi
avevano ripreso la marcia.
23) Il giorno seguente i
Romani
cambiarono direzione per rifornirsi di frumento a Bibracte, città degli
Edui
. Gli
Elvezi
ne furono informati e credendo che
Cesare
avesse abbandonato l'impresa invertirono la marcia per seguire i
Romani
e molestare la loro retroguardia.
24)
Cesare
impegnò il nemico con la cavalleria mentre schierava le truppe sul colle più vicino.
25) Scagliando i giavellotti dall'alto i
Romani
ruppero facilmente le schiere nemiche, quindi caricarono con le spade in pugno, stavano per vincere ma sopraggiunsero da destra altri nemici.
26) Lo scontro proseguì fino a notte inoltrata,
nessuno potè dire di aver visto il nemico in fuga
. Infine gli
Elvezi
, persi il campo e i bagagli, si ritirarono e marciarono fino al territorio dei
Lingoni
.
Cesare
non li seguì lasciando che i suoi riposassero e curassero i feriti, ma tramite messaggeri diffidò i
Lingoni
dall'aiutare gli
Elvezi
.
27) Privi di rifornimenti, gli
Elvezi
offrirono la resa.
Cesare
chiese la consegna di ostaggi e delle armi. Durante la notte circa seimila
Elvezi
fuggirono verso il
Reno
.
28-29)
Cesare
ordinò agli abitanti di quelle terre di catturarli e consegnarli e trattò da nemici i fuggiaschi ripresi, agli altri
Elvezi
concesse la pace, li fece rifornire di grano e li rimandò nel loro paese con l'ordine di ricostruire le città che avevano distrutto. Dei trecentosessantottomila partiti, tornarono in patria centodiecimila persone.
30-32) Gli
Edui
ed altre nazioni dei
Galli
tennero un'assemblea quindi inviarono ambasciatori a presentare una supplica a
Cesare
. Diviziaco, capo della delegazione, spiegò che i
Galli
erano divisi in due fazioni, una faceva riferimento agli
Edui
, l'altra agli Arverni. Dopo lunghe lotte gli Arverni e i
Sequani
avevano assoldato quindicimila
Germani
dando così inizio a un processo di infiltrazione dei popoli della
Germania
nelle terre molto più fertili della
Gallia
. I
Germani
avevano sconfitto gli
Edui
e avevano preteso molti ostaggi. Il re dei
Germani
Ariovisto
aveva occupato il territorio dei
Sequani
e si comportava con crudeltà. Se non avessero avuto aiuto da
Roma
gli
Edui
, i
Sequani
e altri
Galli
sarebbero stati costretti ad emigrare.
33-36) Seriamente preoccupato per la situazione,
Cesare
mandò a
Ariovisto
la proposta di un incontro a metà strada ma ebbe una risposta arrogante. Mentre si svolgeva tra
Cesare
e
Ariovisto
uno scambio di messaggio via via più minacciosi, giunse la notizia di nuovi massicci arrivi di
Germani
in
Gallia
e di nuovi saccheggi.
Cesare
si mise in marcia verso
Ariovisto
.
37-42) Durante la marcia
Cesare
venne a sapere che
Ariovisto
si era mosso a sua volta, intendeva conquistare
Vesanzione
, la più importante città dei
Sequani
.
Cesare
lo prevenne e raggiunse per primo la città dove stabilì un presidio.
Il modo in cui gli abitanti descrissero i
Germani
impressionò i soldati ma
Cesare
seppe stimolare il loro orgoglio e ristabilire la fiducia. Intanto
Ariovisto
si era avvicinato e i due capi concordarono finalmente di incontrarsi.
43-44)
Cesare
ribadì che
Ariovisto
aveva concluso un patto di amicizia con i
Romani
ricevendo doni e onori ma poiché esisteva un antico legame tra
Roma
e gli
Edui
, se i
Germani
non avessero rispettato i patti li avrebbe considerati nemici. Da parte sua
Ariovisto
rimase fermo sulle sue posizioni: era entrato in
Gallia
chiamato dai
Galli
stessi che poi lo avevano attaccato, li aveva sconfitti quindi ora quel paese gli apparteneva e
Cesare
non aveva diritto di invaderlo. Aggiunse anche che molti importanti cittadini romani lo avevano contattato promettendogli ricompense per fargli uccidere
Cesare
.
45-46) Mentre
Cesare
rispondeva che i
Romani
avrebbero difeso i loro diritti e le popolazioni amiche, fu informato che la cavalleria di
Ariovisto
stava molestando l'esercito romano in attesa.
Cesare
interruppe il colloquio e ordinò di non reagire perché non si potesse dire che i
Romani
avevano sorpreso i nemici a tradimento.
47) Due giorni dopo
Ariovisto
chiese un nuovo colloquio e
Cesare
mandò Gaio Valerio Procillo e Marco Mezio come ambasciatori ma
Ariovisto
li catturò accusandoli di essere spie.
48) Lo stesso giorno
Ariovisto
tolse il campo e si fermò più lontano in posizione tale da tagliare i rifornimenti a
Cesare
. Per più giorni i
Romani
si schierarono offrendo battaglia ma
Ariovisto
si limitava a far uscire la cavalleria, la sua risorsa più forte, combattendo soltanto brevi scontri non decisivi.
49)
Cesare
fece piantare un secondo campo oltre quello nemico per poter ricevere i rifornimenti. Dedicò un terzo dei soldati al lavoro mentre gli altri facevano fronte al nemico.
50) Il giorno seguente
Ariovisto
attaccò il campo minore e si combattè fino al tramonto. A sera
Cesare
seppe dai prigionieri che i
Germani
avrebbero atteso il novilunio per accettare la battaglia campale a causa di una superstizione.
51) Quando
Cesare
schierò l'esercito e avanzò verso il campo nemico, anche i
Germani
si sentirono costretti a uscire schierandosi.
52)
Cesare
assunse personalmente il comando dell'ala destra. I
Romani
si scagliarono con straordinario impeto contro il nemico affrontandolo subito nel corpo a corpo. L'ala sinistra dei
Germani
fu volta in fuga ma la destra, più forte, metteva in difficoltà i
Romani
. Publio Crasso, comandante della cavalleria, mandò aiuti alle truppe in pericolo.
53) Infine tutti i membri fuggirono fino al
Reno
a cinque miglia dal luogo della battaglia, inseguiti dai
Romani
. Si salvarono solo quelli che attraversarono il fiume a nuoto o che trovarono imbarcazioni, fra questi
Ariovisto
. Nella fuga furono uccise anche le due mogli di
Ariovisto
e una figlia mentre un'altra figlia fu liberata. Furono liberati Gaio Valerio Procillo e Marco Mezio, prigionieri dei
Germani
.
54) Condotto l'esercito nelle terre dei
Sequani
per l'inverno,
Cesare
lasciò il comando a
Labieno
e partì per la
Gallia Cisalpina
.
Libro Secondo
1)
Cesare
fu informato della rivolta contro i
Romani
che i Belgi stavano preparando.
2) Arruolate due nuove legioni,
Cesare
le affidò al comando di
Quinto Pedio
che raggiunse l'esercito e raccolse informazioni venendo a sapere che i Belgi stavano concentrando molte forze in un solo luogo.
3)
Cesare
giunse all'improvviso al confine con i Belgi dove incontrò Iccio e Anocumborio della tribù dei Remi, che essendo in disaccordo con gli altri Belgi si volevano mettere sotto la protezione dei
Romani
e offrivano ostaggi, frumento e ogni possibile aiuto.
4) I Remi informarono
Cesare
sui Belgi: si trattava di discendenti dei
Germani
che anticamente avevano invaso la regione togliendola ai
Galli
. Più tardi avevano respinto i
Teutoni
e i
Cimbri
. Erano consapevoli di essere forti ed avevano armato un grosso esercito. I più forti per quantità e valore erano i Bellovaci. Confinavano con gli ampi territori dei
Suessioni
che un tempo erano governati da Diviziaco, uno dei più potenti capi della
Gallia
. L'attuale re era Galba al quale era stato affidato il comando generale dell'impresa. Insieme a questi popoli avrebbero combattuto anche
Atrebati
, Ambiani, Morini,
Menapi
, Caleti, Veliocassi, Viromandui, Aduatuci, Condrusi,
Eburoni
, Cerosi, Pemani.
5)
Cesare
accolse le proposte dei Remi quindi parlò con Diviziaco capo degli
Edui
affidandogli il compito di invadere il territorio dei Bellovaci per dividere le forze nemiche. Pose il campo nelle terre dei Remi oltre il fiume Aisne, in luogo sicuro. Lasciò sull'altra riva Quinto Titunio Sabino con sei coorti.
6) I Belgi attaccarono Bibratte, città dei Remi a otto miglia dal campo di
Cesare
. I Remi la difesero a stento e mandarono a chiamare i
Romani
.
7) Gli aiuti che
Cesare
inviò a Bibratte distolsero gli assedianti che avanzavano verso il campo romano accampandosi a loro volta a breve distanza.
8)
Cesare
saggiò per alcuni giorni il nemico con delle sortite della cavalleria mentre studiava il terreno, che giudicò favorevole. Fece preparare fortificazioni, fossati e macchine da guerra, quindi schierò l'esercito per la battaglia lasciando le regioni di riserva nel campo.
9) Tra i due eserciti era una palude e poiché nessuno dei due la superò per primo si svolse solo un breve scontro di cavalleria. I
Romani
tornarono all'accampamento mentre i nemici tentavano un aggiramento per cogliere il campo romano alle spalle e per tagliare i rifornimenti.
10)
Cesare
attaccò i Belgi mentre stavano guadando il fiume Aisne, i nemici si ritirarono e decisero di tornare ciascuno al proprio territorio con l'impegno che tutti sarebbero accorsi in aiuto del primo che fosse stato attaccato dai
Romani
.
11) Il mattino seguente i Belgi partirono schierandosi in modo disordinato.
Cesare
attese finché non fu certo che dietro quella partenza non si celasse un'insidia poi fece inseguire i fuggiaschi dalla cavalleria comandata da
Quinto Pedio
e
Lucio Aurunculeio Cotta
e da tre legioni comandate da
Tito Labieno
che sconfissero la retroguardia dei Belgi mentre quelli che erano più avanti si davano alla fuga.
12) L'indomani
Cesare
raggiunse e assediò la città dei
Suessioni
i quali, colpiti dall'organizzazione dei
Romani
e dalle loro grandi macchine d'assedio, si arresero senza combattere.
13)
Cesare
accettò la loro resa prendendo ostaggi e disarmandoli. Mosse quindi verso Bratuspanzio città dei Bellovaci e anche questi gli mandarono incontro ambasciatori a offrire la resa.
14) Diviziaco prese le difese dei Ballovaci assicurando che si erano armati contro i
Romani
solo per i falsi consigli di alcuni capi che ora erano fuggiti e pregò
Cesare
di mostrarsi clemente.
15) Per onorare Diviziaco e i suoi
Edui
,
Cesare
accolse la richiesta, avanzò ancora verso il paese degli Ambiani raccogliendo un'altra resa. Con gli Ambiani confinavano i
Nervi
che diversamente dagli altri Belgi non avevano intenzione di arrendersi.
16) Dopo tre giorni di marcia,
Cesare
fu informato che i
Nervi
lo attendevano oltre il fiume Sambre insieme agli Atravati, ai Viromandui e agli Aduatuci, tutti decisi a combattere.
17) Alcuni Belgi che nei giorni precedenti si erano uniti all'esercito romano, andarono a informare i
Nervi
sull'ordine di marcia delle legioni dando loro informazioni utili per l'attacco. I
Nervi
non usavano cavalleria ed erano soliti smussare le cime degli alberi per farli crescere in larghezza rendendo molto difficoltoso procedere nei loro boschi.
18) Fu scelto per l'accampamento un colle i cui fianchi scendevano in modo uniforme verso la Sambre. Oltre il fiume era un colle simile, coperto da vegetazione foltissima nella quale i nemici si tenevano celati, quasi invisibili.
19)
Cesare
aveva mandato avanti la cavalleria e cambiato lo schieramento delle legioni rispetto a quanto le spie avevano riferito ai
Nervi
: venivano per prime sei legioni senza bagagli, seguiva il convoglio con tutto l'equipaggiamento e infine due legioni di retroguardia. La cavalleria superò il fiume e attaccò i
Nervi
mentre le prime sei legioni si occupavano di piantare il campo. I
Nervi
misero in fuga la cavalleria romana e con straordinaria rapidità superarono il fiume e mossero verso il colle contro le truppe che lavoravano nell'accampamento.
19)
Cesare
non aveva il tempo di dare gli ordini del caso perché i nemici erano troppo vicini ma i soldati e i legati erano molto esperti e seppero cosa fare anche senza ordini.
20)
Cesare
corse fra le truppe per esortarle e incoraggiarle, molti non avevano avuto il tempo di indossare l'elmo.
21-22) I
Romani
si schierarono come l'urgenza permetteva senza una precisa tattica di combattimento. La vegetazione limitava la visuale, quindi ogni legione combatteva per proprio conto senza un comando centrale.
23) La nona e la decima legione all'ala sinistra respinsero gli
Atrebati
oltre il fiume, dall'altra parte l'undicesima e l'ottava cacciarono i Viromandui dal colle. Tuttavia l'accampamento era scoperto su due lati e Boduognato, capo supremo dei
Nervi
, lo attaccò con file serrate.
24) I nemici invasero il campo romano mentre il convoglio con le salmerie lo stava raggiungendo. Quelli del convoglio fuggirono creando grande confusione, i cavalieri galli che militavano per
Cesare
ne furono impressionati e giudicando la situazione disperata abbandonarono la battaglia per tornare alla loro patria.
25) Accorso all'ala destra,
Cesare
trovò la situazione veramente molto critica, allora avanzò fino alla prima linea e prese a dare ordini chiamando per nome i centurioni. Il suo arrivo incoraggiò i soldati che riuscirono a rallentare l'impeto del nemico.
26) Poiché la settima e la dodicesima legione erano in difficoltà,
Cesare
ordinò di farle avvicinare a poco a poco addossandole l'una all'altra in modo che non potessero essere attaccate alle spalle. Intanto sopraggiunsero le legioni della retroguardia e la decima mandata da
Tito Labieno
che aveva occupato l'accampamento dei
Nervi
.
27) L'arrivo delle nuove forze capovolse la situazione e i
Romani
ripresero a combattere con grande energia, ma anche i nemici, pur vedendo che non avevano più alcuna speranza di vittoria, diedero prova di straordinario coraggio.
28) Gli anziani dei
Nervi
, che insieme alle donne e ai bambini erano riuniti in località protette dalle paludi, mandarono messi a
Cesare
per dichiarare la resa e
Cesare
per mostrarsi clemente li lasciò liberi nella loro terra.
29) Quando gli Aduatuci seppero della disfatta dei
Nervi
si concentrarono tutti in quella che fra le loro città aveva migliori difese.
30) Chiusi in questa città deridevano i
Romani
dalle mura vedendoli costruire una grande torre d'assedio a una certa distanza.
31) Ma quando videro che la torre si muoveva e si avvicinava alle mura mandarono ambasciatori a
Cesare
per trattare la pace.
32)
Cesare
accettò la resa ma non la richiesta di non requisire le armi, in compenso promise di ordinare alle popolazioni circostanti di non recare offesa agli Aduatuci che si erano posti sotto la protezione dei
Romani
.
33) Gli Aduatuci consegnarono un'enorme quantità di armi ma ne nascosero una parte e durante la notte tentarono una sortita combattendo con il coraggio della disperazione. Furono sopraffatti e al mattino
Cesare
fece vendere all'incanto tutta la città in un solo lotto.
34) Intanto Publio Crasso aveva sottomesso gli Osismi, gli Esuvi, gli Aulerci e altre popolazioni che abitavano lungo le coste dell'Oceano.
35) Tutta la
Gallia
era sottomessa e le genti che abitavano oltre il
Reno
offrivano ostaggi e ubbidienza.
Cesare
condusse le legioni a svernare in luoghi opportuni e ripartì per l'
Italia
. A
Roma
il senato decretò quindici giorni di festa per le vittorie di
Cesare
.
Libro Terzo
1) Servio Galba, come da ordini di
Cesare
, con la dodicesima legione sconfisse i Nantuati, i Veragri e i Geduni che abitavano le regioni alpine con l'obiettivo di rendere sicuri i valichi per i mercanti. Fatta la pace insediò due corti nel territorio dei Nantuati come presidi.
2) Galba fu informato che Seduni e Veragri si erano appostati sui monti circostanti e si preparavano ad attaccare la sua legione.
3) Il pericolo era grande e non era possibile ricevere aiuti perché i nemici chiudevano tutte le strade, tuttavia il consiglio di guerra di Galba decise di tenersi sulla difensiva nell'accampamento.
4) Poco dopo i nemici attaccarono, I
Romani
resistettero eroicamente ma gli attaccanti avevano il vantaggio di poter continuamente sostituire i combattenti stanchi o feriti mentre i
Romani
erano costretti a rimanere in campo in ogni caso.
5) Dopo sei ore di combattimento il centurione Publio Sesto Baculo e il tribuno Gaio Voluseno, concordarono con Galva di tentare una sortita come unica possibilità di salvezza.
6) Lanciandosi improvvisamente fuori dall'accampamento i soldati disorientarono i nemici e con grande rapidità uccisero un terzo dei trentamila attaccanti, gli altri fuggirono e i
Romani
li inseguirono fin oltre i monti prima di tornare nel campo. L'indomani Galba, per non rischiare altri imprevisti, si affrettò a partire e portò la legione a svernare nella terra degli
Allobrogi
.
7-8) Ritenendo che la
Gallia
fosse ormai pacificata,
Cesare
aveva intenzione di passare nell'
Illirico
ma scoppiò improvvisamente un'altra guerra. Publio Crasso svernava con la settima legione presso l'Oceano e trovandosi a corto di viveri mandò alcuni uomini a procurare rifornimenti nelle città vicine. Fra le genti della regione erano i Veneti che trattennero i delegati
Romani
per scambiarli con gli ostaggi che erano presso Crasso e spinsero le genti vicine a fare altrettanto.
9) Quando
Cesare
ne fu informato ordinò di preparare navi da guerra e arruolare marinai per combattere contro i Veneti che erano molto forti sul mare. Da parte loro anche i Veneti e gli altri
Galli
fecero preparativi mentre
Cesare
, che si trovava lontano, accorreva presso il suo esercito. Certi della loro superiorità sul mare, i Veneti concentrarono nei porti tutte le loro navi. Erano alleati dei Veneti gli Osismi, i Lenovi, i Namneti, gli Ambiliati, i Morini, i Diablinti, i
Menapi
oltre ad aiuti fatti venire dalla Britannia.
10-11) Deciso ad agire prima che altri
Galli
si unissero alla lega,
Cesare
divise le sue forze su un più ampio territorio affidando parti de suo esercito a
Tito Labieno
, Publio Crasso, Quinto Titinio Sabino e mandandoli in luoghi adatti a prevenire l'arrivo di altri nemici. Al giovane Decimo Bruto affidò il comando della flotta con l'ordine di raggiungere la terra dei Veneti mentre egli si muoveva nella stessa direzione con il restante delle forze terrestri.
12-13) Le città dei Veneti erano tutte sulla costa, costruite sui promontori che due volte nell'arco di dodici ore venivano isolati dalla marea e le navi romane non potevano raggiungerli a causa dei fondali troppo bassi. Le navi dei Veneti erano realizzate appositamente per quell'ambiente: avevano le carene piatte, erano robustissime ed avevano sponde molto alte e vele di cuoio per affrontare il mare anche in cattive condizioni meteorologiche.
14) I
Romani
avevano preparato delle falci molto taglienti applicate all'estremità di lunghe pertiche con cui afferrare e tagliare le funi che legavano le vele agli alberi.
15) Quando la flotta romana affrontò quella dei Veneti furono queste armi a decidere la battaglia. Private delle vele, infatti, le navi nemiche non avevano più possibilità di manovra e furono costrette alla fuga ma i
Romani
le raggiunsero facilmente e le catturarono.
16) Con questa battaglia ebbe fine la guerra contro le popolazioni costiere. I Veneti, che avevano fatto della flotta la base della loro forza, una volta privatine si arresero a
Cesare
che non perdonò loro l'aver trattenuto gli ambasciatori violando un sacro principio. I cittadini più autorevoli furono giustiziati e gli altri venduti come schiavi di guerra.
17) Intanto nelle terre degli Unelli, il capo Viridovice aveva riunito un grosso esercito arruolando anche Aulerci, Eburovici, Lexovi ed altri
Galli
oltre ad un gran numero di avventurieri e di sbandati. Nella regione era giunto Quinto Titurio Sabino con le truppe che
Cesare
gli aveva affidato, si accampò di fronte a lui Viridovice e prese a schierare ogni giorno le sue forze ma Sabino non accettava la battaglia fingendosi spaventato.
18) Sabino manò nel campo nemico un falso disertore che informò i
Galli
sulle difficoltà in cui versavano i
Romani
, disse che
Cesare
si trovava in una grave situazione nella terra dei Veneti e che quella notte Sabino sarebbe accorso in suo aiuto con l'esercito. Queste notizie, molto gradite ai
Galli
, convinsero Viridovice e gli altri capi che fosse il momento più opportuno per attaccare.
19) Sabino, vedendo che i nemici risalivano il pendio per raggiungere l'accampamento romano, fece uscire improvvisamente i suoi che senza difficoltà volsero i
Galli
in fuga. La cavalleria li inseguì e molti ne uccise.
20) Nello stesso periodo Publio Crasso giunse in
Aquitania
e dovendo combattere in luoghi dove i
Romani
avevano già subito due sconfitte si dedicò ad arruolare molti veterani di Rolosa e Narbona e a curare con attenzione rifornimenti e preparativi. I
Galli
assalirono l'esercito di Crasso nel territorio dei Soziati e furono respinti, fecero quindi avanzare altre truppe impegnando i
Romani
in un nuovo combattimento.
21) Crasso tentò di conquistare la città dei Soziati. Gli abitanti, dopo vari tentativi di resistenza, si arresero e consegnarono le armi.
22) In un'altra zona, Adiatuano comandante supremo dei Soziati aveva concentrato seicento soldati con i quali tentò un'improvvisa sortita ma fu respinto dentro la città-
23) Crasso continuò ad avanzare in
Aquitania
mentre i
Galli
, preoccupati per la sorte dei Soziati, si preparavano a combattere cercando aiuti anche dalla
Spagna Citeriore
. Crasso comprese che doveva affrontare il combattimento prima che i nemici diventassero troppo numerosi e organizzati.
24) Crasso schierò i soldati ma i nemici, che preferivano assicurarsi la vittoria isolando i
Romani
e impedendo loro di rifornirsi, non uscirono dall'accampamento.
25) I
Romani
attaccarono il campo lanciando una grande quantità di dardi per allontanare i difensori. Dei cavalieri fecero il giro del campo e informarono Crasso che la parte posteriore era meno difesa.
26) Una parte dei
Romani
aggirò il campo e attaccò la parte posteriore mentre i nemici erano concentrati sul lato opposto. Circondati da ogni parte i
Galli
abbandonarono la battaglia e cercarono la salvezza nella fuga ma la cavalleria romana li inseguì e ne uccise la maggior parte.
27) Dopo questa battaglia molte tribù di
Aquitani
si arresero a Crasso consegnando spontaneamente ostaggi.
28) Nello stesso periodo
Cesare
attaccò i Morini e i
Menapi
, i soli che ancora resistevano. Diversamente dagli altri
Galli
, questi cercarono rifugio nei grandi boschi del loro territorio e mentre i
Romani
erano intenti a fortificare il loro campo, tentarono un attacco improvviso ma furono respinti.
29)
Cesare
ordinò di abbattere la foresta e il lavoro procedeva molto rapidamente ma il maltempo lo costrinse a ritirare l'esercito e sistemarlo negli accampamenti invernali.
Libro Quarto
1) Durante l'inverno (55 a.C.)
Usipeti
e Tenteri, popolazioni germaniche, oltrepassarono il
Reno
sotto la pressione degli Svevi. Gli Svevi sono la più grande delle popolazioni germaniche ogni anno a turno centomila svevi attaccano i paesi vicini mentre gli altri si occupano della terra e del bestiame. Fisicamente sono grandi e molto forti, vestono di pelli e si lavano nei fiumi .
2) Vendono ai mercanti i loro bottini di guerra ma importano molto poco. Combattono con i loro cavalli piccoli e brutti ma addestrati alla fatica, considerano vergognoso l'uso della sella. Credono che il vino indebolisca e non lo importano.
3) Vogliono che le terre confinanti siano il più possibile disabitate per dimostrare la loro potenza, soltanto gli Ubii hanno resistito ma sono obbligati a versare un tributo.
4) Anche
Usipeti
e Tenteri erano stati scacciati dagli Svevi e dopo aver vagato in cerca di una nuova sede in
Germania
erano arrivati al
Reno
. Per superare il fiume dovettero sopraffare i
Menapi
che abitavano su entrambe le sponde.
5)
Cesare
diffidava dei
Galli
che avevano l'abitudine di prendere decisioni anche importanti su racconti poco affidabili dei mercanti o dei viandanti.
6) Conoscendo queste abitudini
Cesare
si affrettò a raggiungere il suo esercito e venne a sapere che i
Germani
erano stati invitati in
Gallia
ed erano arrivati nelle terre degli
Eburoni
e dei Condrusi.
Cesare
convocò i capi della
Gallia
per richiedere rinforzi e dichiarò di voler fare la guerra ai
Germani
.
7) Quando giunse a pochi giorni di cammino dalle terre già invase dai
Germani
, questi inviarono ambasciatori a
Cesare
per dichiarare di non aver intenzione di combattere contro i
Romani
ma, se attaccati, si sarebbero validamente difesi. Proponevano amicizia e chiedevano che venissero loro assegnati dei territori in cui abitare perché gli Svevi li avevano cacciati dal loro paese.
8)
Cesare
rispose che non avrebbe accettato l'amicizia dei
Germani
finché questi non fossero usciti dalle Gallie. Propose ai
Germani
di condividere le terre degli Ubii i cui ambasciatori erano presso di lui e si lamentavano delle violenze degli Svevi.
9) Gli ambasciatori chiesero a
Cesare
di non avanzare mentre loro andavano a riferire le sue proposte, ma
Cesare
rifiutò perché sapeva che la cavalleria dei
Germani
stava compiendo razzie oltre la Mosa.