Per antica usanza di origine greca, a Roma si dedicavano a personaggi illustri colonne isolate al di sopra delle quali veniva posta la statua (in marmo o in bronzo) della persona da onorare. Monumenti di questo tipo potevano essere eretti in onore di comandanti che avevano ottenuto il trionfo per vittorie militari, a protagonisti di atti di eroismo e, in qualche caso, a personaggio leggendari che godevano di grande popolarità.
La statua poteva essere equestre o pedestre, la sua collocazione sulla colonna voleva indicare che il dedicatario per i suoi meriti si era elevato al di sopra della comune condizione umana,
Plinio, che ci fornisce un elenco di queste opere, racconta che Publio Cornelio Scipione e Marco Popilio, censori nel 158 a.C., fecero togliere dal Foro tutte le statue erette da privati in proprio onore lasciando solo quelle decretate dal senato o dal popolo. Possiamo ricavarne l'impressione che l'onore di avere una statua di questo tipo in una posizione prestigiosa come il Foro era tanto ambito dai Romani da indurli a autofinanziarne la realizzazione.

L'elenco di Plinio:
Ai tempi di Plinio esistevano nel Foro i monumenti che seguono (elencati nell'ordine in cui l'erudito li presenta in NH. XXXIV, 11 e sgg.):

- Gaio Menio, 338 a.C.
- Gaio Duilio, vincitore sui Cartaginesi
- Lucio Minucio prefetto dell'Annona
- Atto Navio
- Ermodoro di Efeso
- Marco Orazio Coclite
- Tre Sibille (probabilmente le sibille italiche: Cimmeria, Cumana e Tiburtina)
- Romolo e Tazio
- Camillo
- Quinto Marcio Tremulo vincitore sui Sanniti
- Tullo Clelio, Lucio Roscio, Spurio Nauzio, Gaio Fulcinio. uccisi dai Fidenati mentre si trovavano presso di loro come ambasciatori
- Publio Giunio Coruncanio e Tiberio Coruncanio, ucciso da Teuta regina degli Illiri
- Gneo Ottavio , 162 a.C.
- Taracia Gaia o Fufezia, vestale
- Mario Graditano
- Clelia