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Stesicoro



Nato intorno al 638 a.C. ad Imera, in Sicilia, Stesicoro visse a Catania, poi in Grecia e quindi tornò a Catania, ove morì . Il suo vero nome è Tisia, Stesicoro è soprannome che significa 'suscitatatore di cori', alcuni gli attribuiscono l'invenzione o, almeno, sostanziali innovazioni della poesia corale.

Autore di poemi epici in chiave lirica, scrisse molte opere di cui ci rimangono titoli e pochi frammenti ( I ritorni, Kyknos, Caccia del cinghiale Caledonio, Giochi funebri per Pelia, Distruzione di Ilio, Saga di Oreste, Saga di Gerione, La distruzione di Troia, Tre poemi sulle fatiche di Eracle ).

Nel 'Fedro' Platone narra la leggenda secondo la quale Stesicoro, per aver diffamato Elena nella sua opera, perse la vista ad opera dei Dioscuri, fratelli di lei, e la recuperò dopo aver scritto una Palinodia (ritrattazione).

Il trasferimento di Stesicoro a Catania fu causato dall'antipatia che il tiranno di Agrigento Falaride nutriva per lui. Aristotele narra che tale antipatia era dovuta ad un aneddoto che Stesicoro aveva raccontato ai concittadini (che volevano chiedere protezione per Imera a Falaride) per metterli in guardia verso il tiranno: 'Un cavallo, per difendersi da un cervo invocò l'uomo, l'uomo lo protesse ma alla fine lo addomesticò e divenne il suo padrone'.

Stesicoro morì a Catania verso il 555 a.C., i catanesi gli eressero un monumento nella zona della città dove oggi si trova Piazza Stesicoro.


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