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Venanzio Fortunato



Ultimo rappresentante della poesia latina alle soglie del Medioevo, Venanzio Onorio Clemenziano Fortunato, nacque a Valdobbiadene verso il 540, studiò a Ravenna.
Paolo Diacono (Historiae Longobardorum, II-13) racconta che durante il suo soggiorno a Ravenna fu colpito da una malattia agli occhi dalla quale guarì appliocando alle palpebre l'olio di una lucerna che si trovava sull'altare di San Martino nella basilica ravennate. Per aver ricevuto questa grazia nel 565 partì in pellegrinaggio alla volta di Tours, dove si trovava il sepolcro di San Martino.
Durante questo viaggio si fermò a lungo a Metz alla corte di Sigeberto come poeta di corte. Nel 567 fu a Tours poi a Poitiers in visita a Radegonda che, dopo le nozze obbligate con Clotario, si era ritirata in convento. Qui Fortunato scoprì definitivamente la propria vocazione religiosa e, divenuto sacerdote, rimase a Poitiers fino al 576.
Visse nel 580 alla corte di Chilperico, a Soissons, fu poi a Parigi dal 581 al 585, periodo nel quale scrisse la biografia di San Germano.
Eletto vescovo di Poitiers nel 595 rimase in quella città fino alla morte avvenuta nel 600.
Opere:
Vita di Santa Radegonda
Vita di San Martino, in esametri
Undici libri di Carmi
Vexilla regis prodeunt e Pange lingua gloriosi (inni)


Riferimenti letteratura:
  • Paolo Diacono - Storia dei Longobardi



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