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Raterio da Verona



Vescovo e scrittore ecclesiastico.
Nato nei pressi di Liegi nell'890, studiò e si fece monaco nell'abbazia di Lobbes.
Seguì in Italia il suo maestro Ilduino, abate di Lobbes e vescovo di Liegi che nel 926 andava a ricevere da suo cugino Ugo re d'Italia l'investitura dell'episcopato di Verona.
Quando Ilduino nel 931 fu nominato arcivescovo di Milano, Raterio ebbe il vescovato di Verona.
Inimicatosi Ugo, Raterio favorì la discesa in Italia del suo avversario Arnolfo di Baviera per cui venne catturato e rinchiuso a Pavia per più di due anni.
Fu liberato nel 937 ma confinato a Como e solo nel 940 fu completamente libero. Dopo lunghe peregrinazioni tornò a Lobbes nel 946; nello stesso anno fu però richiamato da re Ugo alla sua sede di Verona ma fu catturato dagli uomini di Berengario e ancora detenuto per alcuni mesi.
Nel 947, scomparso Ugo dalla scena politica, il figlio Lotario costrinse Raterio a cedere di nuovo l'episcopato, rientrò a Lobbes per allontanarsi di nuovo nel 951. Nel 952 era in Germania presso Brunone che, divenuto arcivescovo di Colonia nel 953, nominò Raterio vescovo di Liegi. Anche qui entrò in contrasto con la nobiltà, inoltre il clero fu ostile alle intenzioni riformatrici di Raterio e lo cacciò nel 955. Riparò a Magonza presso Guglielmo figlio di Ottone I ed ebbe il titolo di abate dell'Abbazia di Aulne, dipendenza di Lobbes.
Nel 961, in seguito alla vittoriosa campagna di Ottone I, riottenne la carica episcopale di Verona ma anche qui il suo zelo riformatore gli procurò l'avversità del clero e del popolo e nel 968 fu ancora una volta costretto a fuggire e a riparare a Lobbes.
Si ritirò in Lorena e morì a Namur il 25 aprile 974.
Il motivo per cui Raterio suscitò così spesso l'avversione dei nobili e soprattutto dell'alto clero è da ricercarsi nella sua tenace volontà di ripristinare l'osservanza dei canoni combattendo vizi e corruzione clericali con un rigore che non ammetteva deroghe. Pur non avendo ottenuto nulla dei risultati che si prefiggeva ed avendo pagato personalmente le conseguenze del suo comportamento, Raterio è considerato un precursore delle riforme dell'undicesimo secolo.
Uomo di grande cultura e prolifico scrittore, compose trattati, agiografie, sermoni.

Fra le sue numerose opere:

Praeloquiorum Libri VI, scritti durante la prigionia a Pavia, in essi l'autore da consigli pratici a lettori di tutte le condizioni sociali prendendo spunto da massime, proverbi ma anche da fatti di cronaca

Excerptum ex dialogo confessionali, in cui l'autore espone le proprie tentazioni, perplessità ed angosce in seguito ai casi della sua vita travagliata:

De propriu lapsu
De otioso sermone

Opere legate all'attività di Raterio riformatore dei costumi ecclesiastici:
De contemptu canonum
Due Decreti sulle ordinazioni sacerdotali
Qualitatis coniectura cuiusdam
Liber apologeticus

Infine:
Itinenarium Ratherii Romam euntis
Vita S. Ursonari
Lettere

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