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Giovanni Dandolo
Membro dell'importante famiglia Dandolo, prima del dogato ricoprì varie cariche politiche, fu podestà di
Bologna
e di
Padova
, membro del Maggior Consiglio.
Fu eletto doge (quarantottesimo) il 25 marzo
1280
succedendo a
Jacopo Contarini
, mentre era ancora impegnato nella campagna militare contro
Trieste
ed altre città istriane che con il sostegno del
patriarca di Aquileia
e del conte di Gorizia si erano ribellate al dominio veneziano. Questa guerra proseguì negli anni successivi con la breve interruzione di un trattato di pace del
1285
, stipulato in occasione di un grave terremoto che colpì la laguna.
Nel
1281
Dandolo firnò il trattato di
Ravenna
ponendo fine alla lunga guerra contro
Ancona
.
Nello stesso anno fu siglato l'accordo di
Orvieto
che prevedeva un'azione congiunta di
Venezia
e degli
Angioini
contro
Michele VIII Paleologo
imperatore di
Bisanzio
che aveva fomentato un'insurrezione a
Creta
.
Gli
Angioini
furono distolti dall'impresa dai
Vespri Siciliani
e il papa chiese a Dandolo di intervenire in
Sicilia
contro gli
Aragonesi
. Il doge rifiutò e venne scomunicato,
Venezia
fu colpita dall'interdetto papale.
Nel dicembre
1285
il nuovo papa
Onorio IV
ritirò la scomunica e l'interdetto.
Nel
1287
riprese la guerra in
Istria
e
Venezia
assediò
Trieste
ma le sue truppe si ritirarono per l'intervento del re di
Germania
Rodolfo I
e il loro comandante
Marino Morosini
finì sotto processo.
In politica interna sotto Giovanni Dandolo furono varate importanti riforme alle istituzioni e al codice mercantile (un nuovo regolamento del commercio navale fu approvato dal Maggior Consiglio nel
1283
).
Nel
1284
fu introdotto il "ducato", la prima moneta d'oro di
Venezia
, per favorire i commerci internazionali.
Dandolo morì il 2 novembre
1289
e fu sepolto nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo. La sua lapide è ancora visibile, murata nella navata sinistra.
Il 25 novembre
1289
fu eletto
Pietro Gradenigo
.
Vedi anche:
Dogi di Venezia
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