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Rinascimento



Dalla metà del Quattrocento alla metà del Cinquecento trascorse solo un secolo ma fu sufficiente a cambiare radicalmente la cultura e il pensiero in tutti i campi dell'attività umana.
Prendendo le mosse dalla rivalutazione della civiltà classica e dalla rottura con quanto era seguito alla sua fine si verificò, soprattutto in Italia, una vera e propria rivoluzione culturale che generò un proprio modello di civiltà resosi presto indipendente da ciò che l'aveva ispirato.
Alla rinnovata attenzione per i classici latini si aggiunse la ripresa dello studio dei filosofi greci le cui opere furono diffuse in occidente dagli intellettuali fuggiti da Costantinopoli dopo la conquista turca del 1453.
Il movimento conseguì il fondamentale risultato di concepire l'individuo come centro della vita culturale e politica, individuo non dipendente dal suo contesto sociale ma a esso non estraneo, non suddito dello stato ma suo attivo componente, non solo fruitore della cultura e dell'arte ma persona in grado di elaborare quanto apprende per produrre nuova conoscenza.
Ne derivò una fioritura artistica senza uguali, il Rinascimento fu l'epoca dei grandi artisti che produssero capolavori proprio perché affrancati dal condizionamento delle epoche precedenti, furono liberi di esprimere nelle loro opere tutta la loro inesausta ricerca della bellezza e della perfezione.
Quanto all'Italia, come è stato scritto1, il Rinascimento è stato l'ultimo momento storico in cui l'Italia è stata al centro del mondo ed è stata artefice di una rivoluzione culturale che ha segnato la storia dell'umanità intera.

Secondo Jacob Burckhardt, storico svizzero autore di opere fondamentali sul Rinascimento, questo fenomeno maturò in Italia con grande anticipo rispetto al resto dell'Europa, a sostegno di ciò Burckhardt afferma che un poema come la Divina Commedia non avrebbe potuto essere composto in un'altra nazione perché solo in Italia esistevano già intellettuali che, come Dante, si erano liberati dai condizionamenti religiosi del medioevo.
L'individualismo inizia nei principi e nei condottieri che si trovano in questo senso in una posizione privilegiata che consente loro di affermare la propria personalità ed iniziativa, anzi li costringe a sfruttare al massimo le risorse personali. Interessa quindi artisti ed intellettuali alle dirette dipendenze del signore e progressivamente si estende alla popolazione.
Nelle repubbliche questo porta i magistrati ad usare il potere nel modo più efficace e spesso ad abusarne.
Un "effetto collaterale" di questo fenomeno sono i numerosi esilii, in genere volontari, che conseguono ai dissensi politici fra questi individui ed il contesto della loro città. Ne deriva una mentalità cosmopolita del tutto assente durante il medioevo.

La datazione e la durata del Rinascimento sono oggetto di infinite dispute tra gli studiosi. Noi abbiamo parlato del periodo tra il 1450 e il 1550, periodo che certamente fu ricco di eventi politici e culturali, ma effettivamente già dagli ultimi decenni del XIV secolo era iniziato un grande processo di rinnovamento, così come il fenomeno proseguì nel XVI secolo, ai tempi della Controriforma, ed oltre. Queste indicazioni temporali, inoltre, devono essere considerate tenendo presente che se il rinnovamento ebbe inizio in Italia, in particolare a Firenze, impiegò molti anni ad espandersi nella penisola e in Europa e in ciascuna realtà nazionale subì adattamenti e variazioni. La Penisola Iberica fu tra le prime regioni europee ad accogliere le nuove idee importate rapidmente grazie al controllo spagnolo sul regno di Napoli mentre nel resto dell'Europa il fenomeno si sviluppò più lentamente, fino alla metà del XVI secolo.


Note:
1. Giovanni Giorgini (Princeton University e Università di Bologna) nella prefazione a Il secolo d'oro del rinascimento di Andrea Antonioli

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