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Nicola Corcia

Storia delle Due Sicilie dall'antichità più remota al 1789


(Sintesi parziale)

I


Estratto del primo libro
Agro Palmense, Pretuzio e Adriano
Un ramo dell'Appennino si divide in due. Le acque del primo alimentanto il Tronto e il Vomano ed altri tre corsi d'acqua minori: Ubrata o Vibrata, Salinello e Tordino.
Il secondo è il Gran Sasso d'Italia e versa le sue acque nel Vomano, nel Pescara, nel Piomba e nel Salino.
Nella parte occidentale del Regno di Sicilia Citeriore al confine con lo Stato Pontificio si trovano tre agri: Palmense, Pretuzio e Adriano compresi fra l'Adriatico a est, il Tronto a sud, e il Gran Sasso a ovest (Monte Corno).
La descrizione più precisa di questi tre Agri è fornita da Plinio il Vecchio.
La piccola regione, che fa parte dell'Abruzzo, ha paesaggio collinare e comprende molte fertili vallate irrigate dai fiumi suddetti. Il terreno è argilloso e sabbioso con cave di pietra e di gesso. Conchiglie ed altri materiali di origine marina testimoniano gli eventi della più remota storia geologica.
Stando a Plinio i primi ad abitare questi luoghi furono i Siculi e i Liburni ai quali successero Umbri, Etruschi e Galli.
Prima dei Siculi la regione doveva essere occupata da quelli che gli antichi scrittori chiamavano Aborigeni. I Siculi provenivano dall'Epiro attraverso la Dalmazia, erano approdati sulle coste del Piceno e di qui passarono nel Lazio superando gli Appennini.
I Liburni provenivano dalla Croazia ed anche loro penetrarono nell'Italia centro-meridionale dalla rive dell'Adriatico. A questi popoli seguirono gli Umbri un tempo considerati autoctoni della Penisola Italiana ,a che in realtà provenivano dalla regione danubiana ed ancora prima dall'Epiro. Testimonianza della presenza degli Umbri è il nome di Interamnia Palestina (Teramo).
Gli Umbri furono cacciati dagli Etruschi e questi dai Galli. I Galli di cui parla Plinio erano probabilmente Boi e Lingoni, giunti in Italia con l'invasione di Belloveso, ma probabilmente si rigeriva ad una più generale ostilità contro gli Etruschi perché non rimangono prove certe di un'occupazione gallica nei tre Agri in esame.
Infine tutto il territorio fu occupato dai Romani.
I confini dell'Agro Palmense: il fiume Tronto a Nord lo divideva dal Piceno, l'Adriatico a est, l'Appennino a ovest, il fiume Vibrata a sud.
Il fiume Tronto (già Truento) nasce dai monti di Campotosto, riceva le acque delle fonti dei monti di Amatrice, bagna i dintorni di Ascoli, Torano, Controguerra, Colonnella e sfocia nell'Adriatico a Porto di Martinsicuro.
Lungo le rive sinistre, nell'Agro Palmense, sorgeva la città di Truento (Plinio III, 18, Strabone V, 4). Augusto aveva incluso l'Agro Palmense nella regione del Piceno.
La città fu fondata dai Liburni, dedusse una colonia nell'Italia Settentrionale: Foro dei Truentini, oggi Bertinoro.
Gli abitanti di Truento praticavano la tintura della porpora. Fu distrutta nel quinto secolo durante le invasioni barbariche. La città si trovava su un'altura, circa un miglio a sud ovest della foce del Tronto. Sulla foce stessa sorgeva una fortificazione detta Castrum Truentinum che funse da emporio in epoca romana. Ne rimangono ruderi presso Martinsicuro.
Il fiume Vibrata nasce nei pressi di Colonnella (Monte Girella), bagna Sant'Egidio e sfocia nel mare presso Corropoli.
E' stato identificato con il fiume Elvino di cui parla Plinio. Il suo corso divideva l'Agro Palmense dall'Agro Pretuzio.
L'Agro Pretuzio era delimitato dal Vibrata a nord, dall'Adriatico a est, dal Vomano a sud e dall'Appennino a ovest.
Comprendeva i territori di Giulia, Notaresco, Teramo, Montoro, Campli e Civita del Tronto.
Il fiume Salino nasce dal Monte della Farina, bagna i territori di Foriano, Faraone, Sant'Egidio, Sant'Omero, Bellante, Poggiomorello e sfocia nell'Adriatico fra Montone e Tortoreto.
Lungo il suo corso nell'Agro Pretuzio sorgeva la città di Beregra, colonia sotto Augusto.
Il fiume Vezzola nasce dalla montagna di Campli e presso Teramo confluisce nel Tordino. Anticamente il suo nome era Albula, sotto i Longobardi Bexzola.
A quattordici miglia dall'Adriatico sorgeva Interamnia fra i fiumi Albula e Batino, che fu occupata dalla tribu umbra dei Palestini. Stando a Frontino questa città ebbe preminenza sull'intera regione. Fu colonia militare sotto Silla.
La città fu florida e popolosa come testimoniano i resti delle mura, di numerosi edifici, templi e di un teatro. A breve distanza si trovava un tempio dedicato alla dea Feronia.
Il fiume Tordino (Batino in età romana) nasce fra i monti di Roseto e Bisegno (Monti della Laga) e scorre a destra delle mura di Teramo oltre le quali riceve le acque della Vezzola.
Bagna quindi Castellalto, Sant'Atto, Ripattoni, Notaresco, Cologna e Mosciano e sfocia nell'Adriatico a sud di Giulianova dopo un percorso di 35 miglia (59 km.).
Altra città dell'Agro Pretuzio fu Castum Novum (nei pressi di Giulianova) che fu occupata dai Romani dopo la vittoria sui Sanniti e funse da presidio nelle coste durante le guerre puniche (Velleio Patercolo).
Di nuovo fortificata sotto Silla, Augusto e Nerone, fu soggetta ad un prefetto speciale.
Nel Medioevo cambiò il suo nome in Castrum Divi Flaviani (Castel San Flaviano) e fu soggetta ai Bizantini. Nel XV secolo fu abbandonata e gli abitanti furono trasferiti a Giulianova a causa dell'ambiente poco salubre.
Attraversavano l'Agro Pretuzio la via Salaria, la Via Metella e la via Raussa.
L'Agro Adriano era separato dal Pretuzio a nord dal corso del Vomano, aveva l'Adriatico a est e l'Appennino a sud e a ovest. Comprendeva i circondari di Adria (Atri) e Bisenti.
Il fiume Vomano nasce dal Gran Sasso e sfocia nell'Adriatico fra Montepagano e Casoli dopo aver attraversato i territori di Roseto, Senarica, Casoli e Montorio.
La città di Adria, cinque miglia a sud di Interamnia, era fra le più antiche città italiane. Questa Adria ha conteso a lungo con l'omonima città sul Po l'onore di aver dato il nome all'Adriatico. Secondo la trafizione fu fondata da Diomede. Secondo l'autore la sua origine è da collegarsi ai Pelasgi ai quali più tardi si sovrapposero genti picene probabilmente nel corso di una primavera sacra.
Dionisio il Vecchio tiranno di Siracusa (IV secolo a.C.) vi dedusse una colonia. Più tardi (289 a.C.) divenne colonia romana come molte città della regione.
Aveva dato i natali agli antenati dell'imperatore Adriano che la considerava sua vera patria e volle ricoprirvi cariche onorifiche. Prosperò in età imperiale e decadde nel Medioevo ma sopravvive ancora nella città di Atri.
A breve distanza, sulla foce del Macrino, sorgeva un emporio che i Romani chiamavano Castrum Adriae.
Il fiume Piomba, anticamente Macrino o Matrino, nasce sul monte di Cermignano, bagna i territori di Scarrano e Cellino e sfocia nell'Adriatico presso Silvi.
Il Monte Corno, la vetta più alta del massiccio el Gran Sasso, ebbe il nome di Monte Cumaro (Cumarus Mons), probabilmente di origine epirota, fino al XIII secolo.
Ricapitolando: i tre Agri fin qui descritti furono abitati da Siculi, Liburni, Umbri e dai Pelasgi fondatori di Ancona.
Nel 290 a.C.. Curio Dentato trionfò sui Sanniti e sui Sabini annettendo tutta la regione al dominio romano.
L'Agro Pretuzio e l'Agro Adriano furono devastati da Annibale ed i loro abitanti si vendicarono collaborando con Roma e contribuendo alla vittoria del console Nerone al Metauro.
Dopo le guerre sociali gli abitanti di questi Agri ottennero la cittadinanza romana.