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Francisco de Quevedo y Villegas



Figlio di Pedro Gomez de Quevedo e di Maria de Santibáñez, Francisco nasce a Madrid il 17 settembre 1580.
Il padre è segretario della regina Anna d'Austria, la madre è una dama di corte dell'infanta Isabella Clara, figlia di Filippo II e della sua terza moglie Elisabetta di Valois.
Si tratta quindi di una famiglia nobile e altolocata, Francisco compie i primi studi al collegio imperiale dei Gesuiti, quindi frequenta l'Università di Alcalá di Henares e nel 1601, quando è ormai prossimo alla laurea, deve trasferirsi per seguire la corte a Valladolid dove studia teologia e comincia a farsi conoscere pubblicando poesie.
In quegli anni Francisco fa parlare di se anche per le polemiche con Luis de Gongora, suo acerrimo avversario, per fatti di cronaca e duelli, è infatti un esperto spadaccino nonostante le sue scarse doti fisiche.
Padroneggia diverse lingue: l'italiano, l'ebraico, il francese, il portoghese, il greco e il latino, traduce Anacreonte, Epitteto, Seneca e Giovenale ed è in rapporto epistolare con il filosofo fiammingo Giusto Lipsio.
Torna a Madrid nel 1606, continua a pubblicare poesie ed inizia a lavorare sul Buscón e su Sueños y discorsos morales.
Divenuto amico e collaboratore di Pedro Téllez Girón duca di Osuna, lo segue quando nel 1613 diviene vicerè di Sicilia e nel 1615 Quevedo viene nominato ambasciatore della Sicilia presso la corte spagnola dove corrompe i ministri reali per procurare a Osuna il vicereame di Napoli.
E' coinvolto in una congiura antiveneziana insieme a Osuna ed entrambi cadono in disgrazia presso la monarchia spagnola. Non sono chiare le responsabilità dei due, comunque vengono imprigionati ed in seguito confinati.
Quevedo viene liberato nel 1621 e pochi mesi dopo di nuovo confinato da Filippo IV che vuole ribadire la condanna della corruzione. Queste vicissitudini portano Osuna alla tomba e minano la salute già precaria di Quevedo.
Negli anni successivi si avvicina al primo ministro Gaspar de Guzman conte-duca di Olivares e ne ricerca la protezione dedicandogli scritti encomiastici se non adulatori, ma più tardi se ne allontana tanto che gli verranno attribuiti libelli satirici contro il primo ministro ed il re.
Nel 1634 sposa la ricca vedova Esperanza de Mendoza, il matrimonio - che i malevoli ritengono matrimonio d'interesse - dura molto poco perché il misogino Quevedo si affretta a separarsi dalla moglie.
Il 7 dicembre 1639, in base a mai dimostrate accuse di collusione con i Francesi, lo scrittore viene arrestato e detenuto per cinque anni nel carcere di San Marcos e Leon. Quando viene rilasciato è un vecchio malato che si ritira in assoluta solitudine nella sua residenza di Torre de Juan Abad per completare le sue ultime opere: Trattato della divina provvidenza, Vita di San Paolo, Vita di Marco Bruto.
Trasferitori a Villanueva de los Infantes, dove spera che il clima giovi alla sua salute, vi muore l'8 settembre 1645.


Riferimenti letteratura:
  • Francisco de Quevedo - Sogni e discorsi morali



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