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ARISTOFANE
LISISTRATA
Personaggi:
Lisistrata
Cleonice
Mirrina
Lampitò
Coro di vecchi
Coro di donne
Un commissario
Tre donne
Cinesia
Il figlio di Cinesia
Un araldo spartano
Un ambasciatore spartano
Due ambasciatori ateniesi
Nel corso di una lunga guerra le donne prendono una singolare iniziativa per ripristinare la pace. A proporla è Lisistrata che, infatti, all'inizio della commedia aspetta con impazienza le altre donne per esporre la propria idea. Sopraggiungono Cleonice, Mirrina e Lampitò, ansiose di conoscere il motivo della convocazione.
Si tratta di questo: Per costringere gli uomini a smettere di combattere loro, le mogli, si negheranno al talamo.
Le compagne di Lisistrata accolgono la proposta con scarso entusiasmo ma infine si convincono che si tratti dell'unico modo per far cessare il conflitto e prestano giuramento su una coppa di vino di Taso.
Intanto le donne più anziane della città, su precedenti istruzioni di Lisistrata, hanno occupato l'Acropoli, dove intendono resistere fino al raggiungimento dell'accordo con gli uomini, prendendo così il controllo delle risorse finanziarie che lì si custodivano.
La scena passa al coro dei vecchi che, non senza fatica, stanno accendendo un fuoco per costringere le occupanti con le fiamme ed il fumo ad abbandonare l'Acropoli.
Sopraggiungono le donne del coro in aiuto alle occupanti e dopo una gustosa schermaglia verbale fra le donne ed i vecchi si passa alle vie di fatto e gli uomini vengono inondati con l'acqua delle anfore recate dalle donne.
Entra il commissario (uno dei magistrati che nel 411 a.C. realizzarono il colpo di stato dell'oligarchia) scortato da alcuni militari. L'uomo, che sta recandosi all'Acropoli per prelevare fondi necessari alle sue imprese belliche, si trova davanti all'inatteso ostacolo ed ordina ai suoi uomini di sgomberare l'Acropoli, ma le donne, molto numerose ed aggressive, mettono presto in fuga i militari.
Nell'alterco che segue fra il commissario e Lisistrata questa chiarisce il programma: stanche di essere costrette al silenzio davanti agli errori degli uomini, le donne intendono prendere in mano la situazione e risolvere finalmente l'annoso conflitto che sta rovinando la Grecia.
Nella scena seguente i due cori continuano l'allegra schermaglia alla quale segue la divertente situazione di Lisistrata che si affanna per trattenere alcune donne che, nonostante il giuramento prestato, cercano espedienti per raggiungere segretamente i loro uomini.
Lisistrata esce di scena con le altre donne e lo scambio di battute mordaci fra i due cori continua.
Entra Cinesia, marito di Mirrina, accompagnato da un figlio bambino e da un servo. Folle di desiderio l'uomo vuole vedere la moglie, ma Lisistrata ha già istruito l'amica e questa sarà protagonista, con Cinesia, di una sequenza divertentissima giocata sul desiderio esasperato ed insoddisfatto.
La donna finge di cedere all'insistenza dell'uomo, vuole che il bambino ed il servo si allontanino, poi pretende di allestire una degna alcova, di procurare profumi e così non fa altro che entrare ed uscire dalla scena mentre il marito, sempre più eccitato, si agita comicamente.
Mentre il povero Cinesia subisce questo strazio, sopraggiunge un araldo spartano, anche egli visibilmente eccitato, ed informa Cinesia (ed il pubblico) di come la situazione a Sparta sia la stessa che stanno vivendo gli Ateniesi. Anche le donne spartane, infatti, hanno indetto lo stesso "sciopero" e l'araldo è giunto ad Atene per proporre che si tratti la pace.
La riunione viene rapidamente convocata e rientra Lisistrata per presiederla. Sempre spronati dall'urgenza di ritrovare il talamo nuziale, i negoziatori delle due parti giungono rapidamente ad una soluzione: gli Ateniesi accettano di cedere Pilo contro Echinunte (i riferimenti alle contestazioni territoriali in essere all'epoca sono espliciti) e la pace è fatta. Finalmente Lisistrata invita tutti a purificarsi per potersi ricongiungere alle spose.
La commedia si conclude con alcuni personaggi in scena, Ateniesi e Spartani che festeggiano l'avvenuta riconciliazione.