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Trionfo



L'istituzione del trionfo a Roma risale agli inizi del sesto secolo a.C., secondo la tradizione ne fu onorato più volte Tarquinio Prisco. La cerimonia, che costituiva il massimo onore per un comandante militare, sostituì quella più antica dell'offerta delle spoglie opime.
A prescindere dai racconti tradizionali, l'epoca di istituzione del trionfo dovette coincidere con l'affermazione del culto di Giove Ottimo Massimo a Roma e, trattandosi di cerimonia certamente etrusca, è corretto riferirla al regno della dinastia dei Tarquini, ultimo periodo monarchico, in cui Roma subì la forte influenza o forse il dominio degli Etruschi.
L'offerta delle spoglie opime era rivolta all'antica triade Giove-Marte-Quirino mentre il corteo trionfale si rivolgeva al tempio di Giove Capitolino che rappresentava fisicamente nell'architettura, nelle decorazioni e nel culto che vi si celebrava, la consolidata e prevalente componente etrusca nella realtà romana tardo-arcaica.
Per ottenere il trionfo il generale vincitore doveva farne richiesta al senato e in attesa della decisione doveva rimanere accampato con l'esercito nel Campo Marzio, fuori dalle Mura Serviane. Se le avesse oltrepassate prima di aver celebrato il trionfo, infatti, avrebbe perso ogni diritto in merito.
Per decidere il senato verificava prima di tutto i requisiti del vincitore che doveva aver condotto da solo e detenendo i pieni poteri (imperium) la battaglia decisiva della campagna. La vittoria doveva essere stata assoluta e aver posto fine a una guerra o a una ribellione, non era ammesso il trionfo per le battaglie nelle guerre civili.
Se il senato deliberava positivamente il generale vittorioso otteneva il permesso di entrare in Roma su un cocchio e si dirigeva al tempio di Giove Ottimo Massimo indossando una toga purpurea ed una ghirlanda, con il volto dipinto di rosso e preceduto da un corteo che recava il bottino ed i prigionieri. Durante la sfilata sul cocchio dietro al festeggiato un servo ripeteva "Ricordati che sei un uomo".
Probabilmente in base alla cerimonia etrusca originale il trionfo rappresentava una sorta di momentanea divinizzazione del trionfatore, come dimostrerebbero il viso dipinto di rosso ed i cavalli bianchi (sempre attributi divini), d'altra parte non è possibile affermare con sicurezza quanto il trionfo celebrato in età arcaica fosse simile a quello ampiamente testimoniato in epoca classica.
Nella tarda età repubblicana entrò in vigore l'uso di costruire archi trionfali a memoria delle imprese vittoriose del trionfatore, uso che gli imperatori seguirono spesso a Roma e in altre città. A Roma rimangono l'arco di Tito, l'arco di Settimio Severo e l'Arco di Costantino.


Riferimenti letteratura:
  • Livio - Storia di Roma



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