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TITO LIVIO
Storia di
Roma
Ab Urbe Condita
Prefazione
Nella prefazione alla sua opera
Livio
dichiara l'intenzione di raccontare la storia di
Roma
dalla sua fondazione per trovare nelle imprese degli antichi i valori tradizionali e le origini della missione fatale che egli attribuisce al popolo romano. Interessante l'atteggiamento liviano verso gli episodi leggendari dei tempi più antichi, in particolare quelli riguardanti la fondazione di
Roma
: egli si propone di non confermarli e non screditarli, riconoscendone quindi la natura affabulante e nello stesso tempo, come egli dice, concedendo agli antichi la licenza di ricercare i segni della volontà divina nelle proprie origini.
LIBRO I
1
La narrazione di
Livio
ha inizio dal mito di
Enea
.
Enea
ed
Antenore
sono gli unici eroi
troiani
a non essere perseguitati dai
Greci
dopo la caduta di
Troia
perché all'inizio della guerra si sono mostrati favorevoli alla restituzione di
Elena
.
Antenore
, postosi a capo del popolo degli
Eneti
, alleati dei
Troiani
, raggiunge la pianura veneta e vi si stanzia dopo aver scacciato gli
Euganei
, quindi fonda
Padova
(città natale di
Livio
).
Enea
, invece, dopo le note peregrinazioni, giunse prima in
Sicilia
, quindi sulla costa italica. Costretti dalla necessità i
Troiani
depredarono i campi finché non intervenne a fermarli il re
Latino
. A questo punto
Livio
narra una duplice tradizione: secondo la prima versione
Latino
avrebbe fatto pace con
Enea
dopo essere stato sconfitto da questi, seconda l'altra versione non ci sarebbe stato combattimento e
Latino
avrebbe offerto spontaneamente ospitalità ai
Troiani
, dopo averne conosciuta l'origine. Comunque
Enea
e
Latino
strinsero un patto di amicizia,
Enea
sposò
Lavinia
, figlia di
Latino
e fondò una città che chiamò
Lavinio
in onore della nuova moglie. Dalla loro unione nacque
Ascanio
che, in altre tradizioni, era figlio di
Creusa
ed era arrivato da
Troia
con il padre.
2
Turno
, re dei
Rutuli
, cui era stata promessa in precedenza la principessa
Lavinia
, per gelosia mosse guerra contro
Troiani
e
Aborigeni
(
Latini
): nei combattimenti i
Rutuli
vennero sconfitti ma il re
Latino
rimase ucciso. I
Rutuli
, per vendicarsi, chiesero aiuto all'
etrusco
Mezenzio
, re di
Cere
. Nel frattempo
Enea
diveniva re del popolo nato dall'unione dei
Latini
con i profughi
troiani
: la battaglia in campo aperto contro
Mezenzio
fu l'ultimo episodio della vita guerresca di
Enea
. La tradizione vuole, infatti, che l'eroe divinizzato sia passato misteriosamente in cielo.
3
Morto o svanito
Enea
,
Lavinia
assunse la reggenza in nome di
Ascanio
, ancora troppo giovane per governare.
Livio
attesta due tradizioni a proposito di
Ascanio
, la prima diceva che
Ascanio
(o Julo) era figlio di
Creusa
ed era nato a
Troia
prima della distruzione della città, la seconda lo voleva figlio di
Lavinia
. Ai tempi di
Livio
la prima tesi era caldeggiata dalla
Gens Iulia
che, originaria di
Albalonga
, voleva dimostrarsi discendente di
Ascanio
quindi di
Enea
. Cresciuto,
Ascanio
lasciò
Lavinio
al governo della madre e si trasferì nei territori dell'interno dove fondò la città di
Albalonga
.
A questo punto l'autore cita la successione dei re di
Albalonga
ideata dai cronografi antichi per colmare l'intervallo di tempo fra le vicende di
Enea
e la fondazione di
Roma
:
Enea
-
Ascanio
-
Silvio
-
Enea Silvio
-
Latino Silvio
-
Alba
-
Ati
-
Capi
-
Capeto
-
Tiberino
-
Agrippa
-
Romolo Silvio
-
Aventino
-
Proca
. Da
Proca
nacquero
Numitore
ed
Amulio
, rispettivamente padre e zio di
Rea Silvia
, madre di
Romolo
e
Remo
. Notoriamente
Amulio
spodestò il fratello
Numitore
e, per non avere problemi da eventuali nipoti, costrinse
Rea Silvia
a farsi
vestale
.
4
La
vestale
Rea Silvia
, essendole stata fatta violenza, mette al mondo due gemelli e ne attribuisce la paternità al dio
Marte
. Viene imprigionata ed
Amulio
ordina che i bambini vengano gettati nel fiume. La leggenda vuole che i due bambini, affidati in un cesto alla corrente del
Tevere
fossero tratti in salvo da una lupa che li allattò e lambì fin quando il pastore
Faustolo
non li trovò e si prese cura di loro. Un'altra versione della leggenda dice che la lupa fosse in realtà la moglie di
Faustolo
detta Lupa per i suoi facili costumi. (lupa in latino valeva prostituta). Comunque i gemelli furono allevati da
Acca Larenzia
, moglie di
Faustolo
e cresciuti presero a combattere i ladroni per distribuire i loro bottini fra i pastori.
5
Mentre i giovani partecipano alla festa dei
lupercali
i banditi li assalgono e catturano
Remo
che viene portato ad
Amulio
per essere accusato di furto nei campi di
Numitore
.
Remo
è dunque consegnato a
Numitore
per essere punito ma viene liberato dai pastori guidati da
Romolo
.
Amulio
viene ucciso dai pastori.
6
Numitore
riconosce i nipoti che il fratello traditore aveva tentato di uccidere e viene restaurato dalla gente giubilante sul trono di
Albalonga
.
Romolo
e
Remo
, essendo sovraffollata la città decidono di fondarne una nuova ed affidano ai messaggi degli dei la scelta di chi fra i due debba regnarvi. Per interpretare il volo degli uccelli
Romolo
sceglie come luogo d'osservazione il
Palatino
,
Remo
l'
Aventino
.
7
Remo
per primo vide alzarsi in volo sei avvoltoi, quindi
Romolo
ne vide dodici.
L'uno voleva aggiudicarsi il verdetto favorevole per aver veduto per primo gli uccelli, l'altro per averne visti di più e presto si venne alle mani. Secondo una versione della leggenda
Remo
cade nella mischia, secondo un'altra sarebbe stato ucciso da
Romolo
per aver saltato il solco da questi segnato come limite della città.
Preso il potere nella nuova città
Romolo
fortifica il
Palatino
e compie sacrifici agli dei
Latini
ed al greco
Ercole
.
Qui
Livio
riporta il mito di
Ercole
e
Caco
per giustificarne le tracce nella più antica epoca romana: dopo aver ucciso
Gerione
, il mostruoso re dell'isola
Eritia
,
Ercole
ne prese i magnifici buoi. Giunto nel
Lazio
sostò per far pascolare i buoi e si addormentò. Il forte pastore
Caco
, attratto dalla bellezza degli animali si avvicinò e rubò parte della mandria, nascondendola nella sua dimora. Destatosi
Ercole
notò la mancanza degli animali ma non li trovò finché questi muggendo non svelarono il nascondiglio.
Ercole
uccise
Caco
. In quell'epoca l'esule re dell'
Attica
Evandro
regnava su quella parte del
Lazio
. Chiamato dai pastori per giudicare
Ercole
che aveva ucciso
Caco
una volta conosciuta l'identità dell'eroe gli diede il benvenuto raccontando che la madre
Carmenta
gli aveva predetto il suo arrivo e profetizzando che
Ercole
sarebbe diventato un dio.
8
Romolo
legiferò il primo ordinamento della città e per dare più autorità alla sua persona e più forza alle sue leggi assunse le insegne regali ed istituì i
littori
, in numero di dodici.
Livio
cita, senza confermarla, la tesi che i
littori
, la
sella curule
e la
toga pretesta
fossero usanze di origine etrusca.
Inoltre offrì asilo a chiunque per popolare la nuova città ed istituì un consiglio di cento
senatori
che furono detti "padri", e "
patrizi
" i loro discendenti.
9
La città crebbe rapidamente ma scarseggiavano le donne e non avvenivano connubi con i vicini. Allora
Romolo
, come deciso dal
Senato
, inviò messi ai popoli confinanti per proporre connubi con la sua gente, tuttavia la proposta non veniva accolta con benevolenza perché si temeva la crescente potenza di
Roma
.
La gioventù romana, non accettando il diniego, passò all'uso della forza. Furono organizzati dei grandi giochi dedicati a
Nettuno
protettore degli equini, e fu istituita la festa dei
Consualia
alla quale furono invitati i popoli vicini. Parteciparono in gran numero soprattutto i
Sabini
, con i figli e le figlie. Durante lo svolgimento dei giochi, come era stato predisposto scoppiò un tumulto e i
Romani
catturarono tutte le ragazze
sabine
.
I
Sabini
, spaventati, dovettero fuggire maledicendo e denunciando la violazione delle leggi di ospitalità.
Romolo
si dette a consolare le giovani rapite ed ad assicurare loro che sarebbero state trattate con ogni cura e riguardo, mentre i giovani
Romani
giustificavano con la passione il proprio comportamento.
10
Le
Sabine
rapite si adattarono ben presto alla nuova situazione ma i loro parenti si organizzarono per riprenderle intorno a
Tito Tazio
re dei
Sabini
. Gli abitanti di
Cenina
, impazienti di vendicare l'offesa attacarono da soli il territorio romano ma furono sconfitti da
Romolo
che uccise il loro re e ne offrì le
spoglie opime
a
Giove
sul
Campidoglio
consacrando un tempio.
11
Dopo gli abitanti di
Cenina
fu la volta degli
Antemnati
che furono anche essi rapidamente sconfitti.
Ersilia
, moglie di
Romolo
, probabilmente una delle
Sabine
rapite, chiese clemenza per gli
Antemnati
sconfitti a nome delle fanciulle loro parenti, la clemenza fu concessa e molti
Antemnati
si trasferirono a
Roma
e furono accolti come cittadini. Analoga sorte subirono i
Crustumini
.
Per ultimi attaccarono i
Sabini
che entrarono in
Roma
corrompendo la giovane figlia di
Spurio Tarpeio
che comandava la guardia delle mura. Dopo essere entrati la uccisero e la seppellirono ai piedi della
rupe
che prese appunto il nome di
Tarpea
.
12
I
Sabini
occuparono quindi la rocca e i
Romani
li attaccarono. I campioni delle due parti sono in questa vicenda
Mezzio Curzio
per i
Sabini
e
Ostio Ostilio
per i
Romani
. Quando la situazione volge al peggio per i
Romani
Romolo
invoca l'aiuto di
Giove Ottimo Massimo
ed ispirato sprona i suoi al combattimento capovolgendo le sorti della guerra.
13
A mettere fine alla battaglia è l'intervento delle donne che si pongono tra i contendenti invocando la pace per amor loro.
Romolo
invita
Tito Tazio
a regnare con lui.
A questo episodio
Livio
fa risalire l'origine di due delle primitive genti romane: i
Ramni
ed i
Tizi
, mentre dichiara incerta l'origine della terza, quella dei
Luceri
.
14
Alcuni anni dopo i parenti di
Tito Tazio
percossero gli ambasciatori della città di
Laurentum
e per vendetta
Tito Tazio
fu ucciso dai
Laurenzi
.
Romolo
non intervenne per vendicare questo delitto o perché riteneva pericolosa la coreggenza o perché credeva che
Tito Tazio
non fosse stato ucciso a torto. Fu inoltre stipulato un patto di alleanza con la città di
Lavinio
. Nello stesso periodo la città di
Fidene
, preoccupata per la crescente potenza dei
Romani
dichiarò loro guerra ed invase il territorio che separava le due città. La reazione di
Romolo
fu repentina ed i
Fidenati
vennero presto messi in fuga.
15
Sull'esempio di
Fidene
anche
Veio
aprì le ostilità con
Roma
ma invece di iniziare una guerra regolare prese a compiere scorrerie nel territorio romano.
Romolo
infine marciò contro
Veio
i cui cittadini scesero in campo aperto e furono battuti. I
Veienti
mandarono ambasciatori a chiedere la pace e dopo essere stati privati di parte del territorio ottennero una tregua di cento anni.
16
Dopo questi avvenimenti si tenne un'assemblea in
Campo Marzio
nel corso della quale scoppiò una tempesta e folte nubi avvolsero la persona del re. Al dissiparsi delle nubi
Romolo
era scomparso. I
senatori
convinsero il popolo che il re era stato assunto in cielo ed era divenuto un dio ma circolò la voce che fosse stato trucidato dai
senatori
. Un certo
Giulio Proculo
testimoniò poi di aver avuto la visione di
Romolo
divinizzato che lo spronava a dire ai
Romani
che per volontà divina la sua città avrebbe governato il mondo. La figura leggendaria di questo
Giulio Proculo
sarebbe stata inventata ai tempi di
Cesare
per far risalire molto in antico le origini della
Gens Iulia
.
17
Dopo la morte di
Romolo
nasce il disaccordo nel
Senato
per l'elezione del suo successore. Le genti
Sabine
pretendono che sia eletto uno di loro, altrettanto i
Quiriti
.
Si giunse quindi ad un
interregno
che durò un anno durante il quale i cento membri di dieci decurie rappresentanti delle varie
tribù
dovevano succedersi al potere a turni di cinque giorni. Questo stato di cose non durò perché il popolo lamentava, dice
Livio
, non più uno ma cento padroni.
Il
Senato
decise allora di lasciare che fosse il popolo a scegliere il re riservandosi il diritto di approvazione. La delibera fu molto gradita alla
plebe
che, per non essere da meno, rimise la scelta ai
senatori
.
18
Fu dunque proposto il
sabino
Numa Pompilio
, uomo noto per rettitudine e saggezza che per le sue virtù fu gradito anche ai
senatori
Romani
. Dopo che un
augure
ebbe tratto auspici favorevoli alla sua elezione
Numa
fu creato secondo re di
Roma
.
19
Una volta eletto
Numa
diede inizio a riforme civili e cercò di mitigare la belligeranza dei
Romani
. Fondò il tempio di
Giano
la cui chiusura indicava la pace. Com'è noto dopo
Numa
il tempio fu chiuso solo due volte: durante il
consolato
di
Tito Manlio
(
235 a.C.
) e dopo la battaglia di
Azio
. Per dar maggior credito alla sua figura ed alle sue leggi fece credere di essere assistito dalla ninfa
Egeria
. Divise l'anno in dodici mesi con degli intercalari per farlo corrispondere alle lunazioni. Determinò inoltre quali fossero i giorni fausti e infausti.
20
Numa
istituì la carica del
Flamine
di
Giove
(
Diale
) e di quelli di
Marte
e
Quirino
. Ordinò le
Vestali
, secondo un uso di
Alba
, assegnando loro una rendita a spese dello stato.
Nominò dodici
Salii
addetti al culto di
Marte Gradivo
. Nominò un
Pontefice
(
Numa Marcio
). Dettò le regole rituali, dello svolgimento dei sacrifici, ecc.
21
Grazie alle molte istituzioni e riforme religiose di
Numa
il popolo romano divenne più pacifico e la città ebbe forma di grande devozione anche presso i popoli vicini. Fu consacrato il bosco dove
Numa
si appartava, diceva, per incontrarsi con la Ninfa.
Romolo
regnò per trentasette anni,
Numa
per quarantatre, il primo fece grande
Roma
con la guerra, il secondo con l'organizzazione delle opere di pace.
22
Con la morte di
Numa Pompilio
si tornò all'
interregno
, fu quindi eletto
Tullo Ostilio
, nipote dell'
Ostilio
distintosi nella guerra contro i
Sabini
.
Tullo Ostilio
, diversamente dal predecessore fu molto bellicoso. Si verificarono incidenti con
Alba
a causa di saccheggi occasionali di
Albani
nel territorio romano e viceversa. Governava
Alba
Gaio Cluilio
. Le due città si scambiarono ambasciatori per chiedersi reciprocamente il risarcimento dei danni,
Tullo Ostilio
temporeggiò per non essere il primo a licenziare gli inviati e quindi intimò la guerra ad
Alba
.
23
Gli
Albani
mossero per primi contro
Roma
e piantarono l'accampamento a cinque miglia dalla città.
Cluilio
morì nell'accampamento e gli
Albani
crearono
dittatore
Mezzio Fufezio
.
Tullo Ostilio
mosse contro gli
Albani
e
Mezzio
gli mandò ambasciatori per invitarlo a trattare prima del combattimento. Il discorso di
Mezzio
è chiaro: combattendosi per la violazione della loro allenza
Romani
ed
Albani
rischiano di indebolirsi e cadere preda degli
Etruschi
. Per evitare ciò
Mezzio
propone a
Tullo Ostilio
di cercare una competizione che eviti eccessivi spargimenti di sangue.
24
Tullo Ostilio
accettò la saggia proposta di
Mezzio
e si concordò che le sorti del conflitto fossero decise da un duello: il caso voleva che in entrambi gli eserciti militassero dei gemelli, i tre
Orazi
ed i tre
Curiazi
. Secondo
Livio
non è certo quali fossero di questi romani e quali albani,
Livio
accetta quindi la versione più diffusa, gli
Orazi
romani e i
Curiazi
albani. Con il consueto cerimoniale dei
Feziali
e dei padri patrati si dichiara quindi il duello ed i due popoli prestano giuramento di fedeltà al patto: il popolo favorito dall'esito del duello avrebbe dominato sull'altro.
25
Lo svolgimento del duello fra
Orazi e Curiazi
è fra gli episodi più famosi della tradizione romana: due dei Romani sono i primi a soccombere ma a quel punto i tre Albani sono feriti ed il superstite romano è illeso. Per approfittare della sua migliore condizione fisica il romano comincia a correre in modo che i nemici lo inseguano con difficoltà a causa delle ferite e si separino. Così avviene ed il romano riesce ad uccidere ad uno ad uno i tre rivali, vincendo il duello e assicurando a
Roma
la supremazia su
Albalonga
.
26
Dopo il duello gli
Albani
, stando ai patti, si rimettono al potere dei
Romani
e
Tullo Ostilio
ordina a
Mezzio
di tenere pronti in armi i suoi soldati per un eventuale scontro con gli
Etruschi
.
All'entrata a
Roma
l'
Orazio
vincitore reca le spoglie dei tre
Curiazi
uccisi, sua sorella che era stata fidanzata di un
Curiazio
riconoscendone le armi si abbandona alla disperazione. L'
Orazio
si infuria nel vedere la sorella piangere il promesso sposo più dei fratelli e la uccide. Viene processato e condannato, poi prosciolto in appello e punito simbolicamente.
27
Non dura a lungo il rispetto del patto da parte degli
Albani
. Quando scoppia la guerra che vede
Roma
contro
Veio
e
Fidene
gli
Albani
battono in ritirata prima che inizi la battaglia.
Tullo
riesce a far credere ai nemici che gli
Albani
stiano per aggredirli alle spalle ed approfittando del loro panico li sgomenta sanguinosamente.
28
Vinta la battaglia
Tullo Ostilio
richiama nel campo gli
Albani
che si erano ritirati e dispone che il popolo di
Alba
venga trasferito in
Roma
e si fonda con quello romano, quindi condanna al supplizio
Mezzio Fufezio
per tradimento.
29
Come ordinato da
Tullo Ostilio
tutta la popolazione di
Albalonga
viene trasferita a
Roma
e la città viene rasa al suolo in un lugubre silenzio. Solo i templi vengono risparmiati.
30
Con l'arrivo dei deportati albani
Roma
si ingrandisce e viene incluso nel territorio urbano anche il
Celio
dove
Tullo
trasferisce la reggia. Maggiorenti albani sono nominati
senatori
: i
Giulii
, i
Servilii
, i
Quinzi
, i
Geganii
, i Curiazi e i
Clelii
, alcune cioè delle più venerabili gentes romane. Le truppe e la cavalleria romana furono ampliate con arruolamenti fra gli
Albani
. Forti di nuovi contingenti albani
Tullo Ostilio
dichiara guerra ai
Sabini
.
Violazioni ed abusi durante i mercati e gli scambi commerciali erano il pretesto della guerra. Nello scontro la cavalleria romana ha la meglio e le schiere dei
Sabini
vengono debellate.
31
Avvengono prodigi: piovono pietre sul
monte Albano
ed una voce possente intima agli
Albani
di riprendere il culto dei loro dei anche nelle nuove dimore. Scoppia una pestilenza ma
Tullo Ostilio
continua le sue intense attività militari. Infine anche il re viene colpito da una grave malattia e mutati i costumi ristabilisce la ritualità religiosa che era stata tipica del regno di
Numa
. Una leggenda narrava che
Tullo Ostilio
sarebbe stato incenerito da
Giove
per aver svolto dei sacrifici in maniera irregolare. Il regno di
Tullo
era durato trentadue anni.
32
Morto
Tullo Ostilio
il
Senato
elesse
Anco Marzio
, nipote di
Numa Pompilio
. Ravvisando nella scarsa religiosità l'unico difetto del regno del suo predecessore
Anco
riprende i riti istituiti da
Numa
. Approfittando del carattere pacifico del nuovo regno alcuni popoli latini creano incidenti di confine e costringono
Anco
a dichiarare loro guerra. Con l'occasione
Livio
descrive dettagliatamente il rituale dei
Feziali
e della dichiarazione di guerra.
33
Anco Marzio
mosse contro "
Politorio
", città latina di cui non ci rimane altra traccia e come
Tullo
aveva fatto con gli
Albani
ne deporta a
Roma
l'intera popolazione.
I deportati di
Politorio
e di altri centri latini sconfitti vengono sistemati sull'
Aventino
, successivamente anche il
Gianicolo
viene incorporato nel territorio urbano ed unito al centro tramite il
ponte Sublicio
, il primo costruito sul
Tevere
. Viene costruito il primo carcere di
Roma
ed il territorio esteso dalle conquiste raggiunge il mare, dove viene fondata la colonia di
Ostia
.
34
Inizia il racconto della storia di
Tarquinio Prisco
:
Livio
accoglie una tradizione per la quale sarebbe stato figlio di un certo
Demarato
, un esule da
Corinto
stabilitosi a
Tarquinia
ed avrebbe sposato la nobildonna etrusca
Tanaquilla
. Disprezzato a
Tarquinia
come straniero decise, d'accordo con la moglie, di trasferirsi a
Roma
, città di più recente fondazione nella quale gli stranieri erano ben accolti ed avevano spesso avuto successo.
Tarquinio
, che allora si chiamava
Lucumone
, era molto facoltoso e con affabile ospitalità si procurò presto molte simpatie anche a corte, fino ad essere nominato per testamento tutore dei figli di
Anco Marzio
.
35
Morto
Anco Marzio
,
Tarquinio Prisco
si candidò alla nomina e fu il primo, dice
Livio
, a "brigare per ottenere il regno". Contando la coreggenza di
Tito Tazio
ed il regno di
Numa
era il terzo re di origine straniera. Per garantirsi il consenso in
Senato
creò cento nuovi
senatori
suoi partigiani. La prima guerra di
Tarquinio
fu contro i
Latini
della città di Apiole.
Tarquinio
costruì il
Circo Massimo
nella pianura fra l'
Aventino
ed il
Palatino
e vi istituì grandi giochi annuali. Lottizzò il terreno intorno al
Foro
ripartendolo fra i privati perché vi costruissero edifici in muratura.
36
Tarquinio
intraprese la costruzione di una nuova cerchia di mura ma la interruppe per la guerra con i
Sabini
che avevano oltrepassato l'
Aniene
ed attaccavano
Roma
. Rafforzata la cavalleria
Tarquinio
rispose ai
Sabini
ed in breve ne ebbe ragione.
37
La cavalleria, accresciuta da
Tarquinio
incalza le schiere dei
Sabini
fino a costringerle alla resa.
38
La città sabina di
Collatia
si arrese ai
Romani
. Finita la guerra sabina,
Tarquinio
attaccò i
Latini
conquistando loro diverse colonie (
Cornicolo
,
Ficulea
,
Cameria
,
Crustumerio
,
Ameriola
,
Medullia
,
Nomentum
). Conclusa la pace con i
Latini
Tarquinio
procede con la fortificazione della città e con altre opere civili.
39
Un prodigio, la comparsa di fiamma innocua intorno al suo capo mentre dormiva, indica il grande destino di
Servio Tullio
, allora bambino.
Tanaquilla
, moglie di
Tarquinio
, decide che il bambino venga adottato ed educato accuratamente. Più tardi
Servio Tullio
viene scelto come sposo della figlia del re. Secondo la tradizione sarebbe stato figlio di una schiava, secondo un'altra che
Livio
mostra di preferire, sarebbe stato figlio di una nobile della conquistata città di
Cornicolo
.
40
I figli di
Anco Marzio
, ancora irati perché
Tarquinio Prisco
era stato preferito a loro, ora non accettano di vedere come certo successore al regno
Servio Tullio
e congiurano contro il re. Scelgono due sicari che inscenando una lite davanti alla reggia attirano l'attenzione di
Tarquinio
e riescono a colpirlo con una scure.
41
Tarquinio
rimane ucciso nell'attentato ma
Tanaquilla
ne tiene nascosta la morte per qualche tempo per permettere al genero
Servio Tullio
di prendere di fatto il potere come delegato di
Tarquinio
.
42
A rafforzare il potere di
Servio Tullio
e a consolidarlo sul trono valse il successo di una sua guerra contro i
Veienti
.
Quindi
Servio
iniziò la formulazione della sua famosa
costituzione
.
43
Ha inizio la descrizione della
costituzione tulliana
basata sulla divisione delle classi per censo. La prima classe (composta dai cittadini con censo da centomila assi in su) contava ottantadue centurie: quaranta di anziani, quaranta di giovani e due di fabbri. Gli anziani dovevano essere sempre pronti a difendere la città, i giovani a combattere all'esterno e i fabbri non erano armati ma si occupavano della produzione e della manutenzione di tutte le armi. L'asse era un'unità di valore non monetario, in rame. Seguiva la seconda classe, con censo tra i centomila e i settantacinquemila assi che contava venti centurie. La terza classe (75 - 50.000 assi) contava anche essa venti centurie. La quarta classe (venticinquemila assi), venti centurie. La quinta classe (undicimila assi), trenta centurie. I cittadini con censo inferiore furono riuniti in una sola centuria esente dalla milizia. Creò inoltre sei centurie speciali di cavalieri.
Questo sistema prevedeva che le classi più abbienti finanziassero le spese belliche ma godessero di maggiori diritti.
Poichè si istituì una regola che prevedeva il voto per centurie e non per individuo le classi maggiori, contando più centurie avevano comunque la maggioranza.
Per contare ed istituire le classi e le centurie si procedette ad un censimento.
Secondo quanto tramandato da
Fabio Pittore
furono contati ottantamila cittadini atti alle armi.
Servio
ampliò la città includendo in una
nuova cinta di mura
il
Quirinale
, il
Viminale
e l'
Esquilino
, dove pose la propria dimora.
44
Servio
istituisce a
Roma
il culto di
Diana Efesia
costruendo un tempio dedicato alla dea, sull'
Aventino
.
Tullio
ottiene la conferma del regno dal consenso popolare.
46
Le due figlie di
Servio Tullio
(
Tullia Maggiore
e
Tullia Minore
) avevano sposato i due figli di
Tarquinio Prisco
:
Arrunte Tarquinio
e
Lucio Tarquinio
.
Arrunte
era di indole mite mentre
Lucio
cominciò presto a cospirare per ottenere il regno, con la complicità della cognata.
Arrunte
e
Tullia Minore
muoiono quasi contemporaneamente e
Lucio Tarquinio
sposa
Tullia Maggiore
.
47
Incitato da
Tullia
,
Lucio Tarquinio
continua a tramare per il potere procurandosi alleanze nel
Senato
e fra la nobiltà. Infine si giunge al colpo di stato e
Tarquinio
occupa la
curia
con la forza.
48
Violento scontro in
senato
fra il vecchio
Servio Tullio
ed il giovane
Lucio Tarquinio
che riesce a scacciare il suocero dalla
curia
. Mentre torna a casa
Servio Tullio
è ucciso dai sicari di
Tarquinio
. La tradizione narra che
Tullia
abbia voluto infierire con le ruote del carro sul corpo del padre trucidato.
49
Tarquinio il Superbo
inizia il suo regno instaurando un clima di terrore. Ottenuto il potere senza il consenso del
Senato
lo mantiene con la forza privando il
Senato
di ogni autorità. Cercò alleanze con i vicini
latini
per garantirsi difese contro i propri avversari e fece sposare la figlia ad un
Mamilio Tuscolano
, nobile di
Tuscolo
.
50
Tarquinio
convoca un raduno dei maggiorenti
latini
al quale si presenta con molte ore di ritardo provocando l'indignazione di
Turno Erdonio
, maggiorente di
Aricia
.
51
Tarquinio
corrompe un servo di
Turno
che nasconde delle spade in casa sua, quindi lo accusa di aver cospirato un eccidio nel corso del raduno e
Turno
viene giustiziato.
52
Nel raduno
Tarquinio
rinnova il patto di alleanza con i
Latini
ed ottiene da questi nuovi contingenti militari che inserisce nell'esercito romano.
53
Tarquinio
iniziò la guerra contro i
Volsci
che durerà due secoli. Quindi mosse contro la città latina di
Gabii
, a est di
Roma
ma fu respinto. Escogitò quindi lo stratagemma di inviare a
Gabii
il figlio minore
Sesto Tarquinio
perché si fingesse perseguitato dal padre e si procurasse appoggi fra i
Gabini
.
54
Sesto Tarquinio
riuscì a diventare potente a
Gabii
, quindi indisse proscrizioni e persecuzioni indebolendo la città a tal punto che questa cadde facilmente preda dei
Romani
.
55
Conquistata
Gabii
con l'inganno
Tarquinio
si dedicò alla costruzione del tempio di
Giove
, già desiderato da
Tarquinio Prisco
sul
Campidoglio
, per perpetuare la propria memoria.
56
Assoldando architetti etruschi ed impiegando la
plebe
come manovalanza,
Tarquinio
porta avanti la costruzione del tempio e di altre opere pubbliche. Turbato dall'apparizione prodigiosa di un serpente nella reggia,
Tarquinio
invia all'oracolo di
Delfi
due dei suoi figli (
Tito Tarquinio
e
Arunte Tarquinio
) ed il nipote
Lucio Giunio Bruto
.
Per riempire le casse dello stato stremate dalle opere in corso
Tarquinio
decide di attaccare la ricca città di
Ardea
, capitale dei
Rutuli
. Si tenta di battere
Ardea
al primo assalto ma la città resiste e viene cinta d'assedio.
57
Fra gli ufficiali assedianti erano
Sesto Tarquinio
, figlio del re, e
Tarquinio Collatino
. Si apre una disputa sull'onestà delle mogli e
Tarquinio Collatino
sfida tutti sicuro dell'onestà di sua moglie
Lucrezia
a far un'inaspettato sopralluogo a
Roma
. Mentre le mogli degli altri ufficiali vengono sorprese intente a banchetti e vizi,
Lucrezia
è trovata nella sua casa a curare la tessitura.
58
Sesto Tarquinio
torna alcuni giorni dopo a
Collatia
nella casa di
Tarquinio Collatino
e qui
Sesto
violenta
Lucrezia
.
Lucrezia
fa chiamare il padre,
Spurio Lucrezio
, ed il marito che giunge accompagnato dall'amico
Lucio Giunio Bruto
e dopo aver confessato il proprio disonore e denunciato lo stupratore si suicida facendo giurare vendetta ai suoi parenti.
59
La morte di
Lucrezia
provoca l'inizio della rivolta che viene promossa e capeggiata da
Giunio Bruto
che in precedenza si era finto ritardato.
Bruto
solleva prima i collatini poi i
Romani
contro il principe stupratore e la sua famiglia.
60
Al momento della sommossa
Tarquinio il Superbo
si trovava ad
Ardea
. Tornato a
Roma
non riesce ad entrarvi e ripara a
Cere
con due figli.
Sesto Tarquinio
si rifugia a
Gabii
dove viene ucciso da vecchi avversari.
Lucio Giunio Bruto
e
Lucio Tarquinio Collatino
sono eletti
consoli
dai comizi centuriati.
LIBRO II
1
D'ora in poi, dice
Livio
, si racconteranno le gesta e le vicende di uomini liberi. Cacciato
Tarquinio il Superbo
da
Roma
ad opera di
Bruto
, si istituirono le magistrature annuali.
L'ordine senatorio fu riportato al numero di trecento membri iscrivendovi i maggiorenti dell'ordine equestre.
2
Istituzione del
Rex Sacrorum
per i sacrifici.
Lucio Tarquinio Collatino
, il marito di
Lucrezia
,
console
con
Bruto
nonostante i meriti repubblicani comincia ad essere inviso alla popolazione per la sua appartenenza alla famiglia dei
Tarquini
. Gli viene richiesto da
Bruto
e dal
Senato
di partire in esilio volontario. Infine persuaso,
Collatino
lascia onorevolmente
Roma
e si trasferisce a
Lavinio
. Tutti i
Tarquini
vengono proscritti e viene nominato
console
Publio Valerio
.
3
Inviati dei
Tarquini
vengono a richiedere al
Senato
la restituzione dei beni e intanto tramano per la restaurazione della monarchia con l'aiuto degli ex cortigiani e della nobiltà fedele ai re deposti.
4
La congiura per restaurare la monarchia coinvolge le famiglie dei
Vitelli
e degli Aquili e vari giovani
Romani
fra cui
Tito e Tiberio
, figli di
Bruto
. Un servo dei
Vitelli
scopre e denuncia i congiurati ed i
consoli
arrestano i traditori.
5
La congiura muta lo stato d'animo dei
Romani
nei confronti dei
Tarquini
i cui beni vengono definitivamente espropriati ed abbandonati al saccheggio della
plebe
. I terreni dei
Tarquini
, espropriati, diventano
Campo Marzio
. I congiurati vengono giustiziati pubblicamente, compresi i figli di
Bruto
.
Il servo autore della denuncia viene premiato con denaro, libertà e cittadinanza.
6
Tarquinio il Superbo
, deluse le sue speranze in merito alla congiura, cerca ed ottiene l'alleanza degli
Etruschi
(
Veienti
e
Tarquiniesi
) per attaccare apertamente
Roma
.
I due eserciti si incontrarono nell'agro romano. La fanteria romana è comandata da
Publio Valerio
, la cavalleria da
Giunio Bruto
. Le schiere degli
Etruschi
erano comandate da
Arrunte Tarquinio
, figlio del re.
Arrunte
ingaggia un duello con
Bruto
e si uccidono a vicenda. La battaglia è lunga e di esito incerto. I
Veienti
sono rapidamente sconfitti, i
Tarquiniesi
resistono meglio.
7
Morto
Bruto
il collega
Publio Valerio
viene sospettato di aspirare al regno per non aver sostituito il
console
caduto e perché costruiva una casa in posizione elevata e strategicamente fortificabile.
Per porre fine ai sospetti
Valerio
parla alla folla e trasferisce la sua dimora in posizione più indifesa.
8
Valerio
promosse leggi antitiranniche tali da riconquistare la fiducia del popolo: la sua rinnovata popolarità gli valse il soprannome di
Publicola
. Indisse dunque i comizi per l'elezione del nuovo collega: venne eletto
Spurio Lucrezio
che morì poco dopo, quindi
Marco Orazio Pulvillo
.
La sorte decise che toccasse a
Orazio
dedicare il
tempio di Giove
sul
Campidoglio
.
Publicola
partì per la guerra contro i
Veienti
.
9
Secondo anno della Repubblica (
508 a.C.
) nominati
consoli
Publicola
(per la seconda volta) e
Tito Lucrezio
. I
Tarquini
sollecitano l'intervento del nobile
Porsenna
re di
Chiusi
. Preoccupato il
Senato
opera ampie concessioni alla
plebe
romana per evitare che questa, scontenta ed impaurita, si sottometta spontaneamente al re etrusco.
10
L'episodio di
Orazio Coclite
che da solo ostacola il passo all'esercito etrusco mentre i
Romani
abbattono il
ponte Sublicio
per impedire al nemico il passaggio del
Tevere
.
Diversamente da altri autori (es.
Polibio
)
Livio
dice che
Coclite
si salvò e fu onorato e ricompensato dai
Romani
.
11
Fallito l'assalto diretto
Porsenna
passa a stringere d'assedio la città.
Valerio Publicola
organizza la resistenza ed in un'occasione riesce a infliggere gravi perdite agli assedianti che depredavano la campagna intorno a
Roma
.
12
Il nobile romano
Caio Muzio
chiede al
Senato
il permesso di tentare un'azione individuale contro
Porsenna
. Ottenuto il permesso riesce a introdursi nell'accampamento nemico ma erroneamente, anzichè il re
etrusco
uccide il suo schiavo. Catturato, da la famosissima dimostrazione di coraggio bruciandosi la mano nel braciere dei sacrifici.
Porsenna
, ammirato dall'azione lo lascia andare via.
Muzio
avverte
Porsenna
che trecento giovani
Romani
hanno giurato di ucciderlo, lui ha tentato per primo per essere stato estratto a sorte.
13
Impressionato dal coraggio di
Muzio Scevola
e dalla minaccia dei trecento congiurati
Porsenna
apre trattative con i
Romani
.
Si stipula una pace che prevede la restituzione del territorio dei
Veienti
ed un gruppo di ostaggi
Romani
in cambio dello scioglimento dell'assedio.
La giovane
Clelia
, mandata fra gli ostaggi al campo
etrusco
, riesce a fuggire e a liberare eroicamente tutte le fanciulle.
Porsenna
richiede la restituzione della fuggiasca e
Clelia
torna al campo
etrusco
dove il re, ammirato dal coraggio della giovane le lascia la libertà e le concede di portare con se metà degli ostaggi.
Clelia
libera tutti i bambini ed i
Romani
la onorano con una statua equestre sulla
Via Sacra
.
14
Livio
racconta che
Porsenna
lasciò ai
Romani
i beni custoditi nei propri accampamenti, che furono venduti all'asta: da qui una voce tradizionale con la quale si diceva "vendere i beni di re
Porsenna
" quando si faceva asta dei bottini di guerra.
Rinunciato ad assediare
Roma
,
Porsenna
attaccò
Ariccia
che chiese aiuto a
Cuma
. Gli
Etruschi
ebbero la peggio ed un gruppo di loro, sbandati, chiese riparo ai
Romani
che li accolsero benevolmente.
15
Consolato
di
Spurio Larcio
e
Tito Erminio
(
507 a.C.
).
consolato
di
Publio Lucrezio
e di
Publio Valerio Publicola
(
506 a.C.
).
Porsenna
invia per l'ultima volta messi a
Roma
per proporre la restaurazione dei
Tarquini
. Questa volta i
Romani
rispondono in termini ufficiali inviando una delegazione di
senatori
che esprime a
Porsenna
la ferma determinazione dei
Romani
a rimanere liberi e nel contempo il loro desiderio di non rompere il trattato di pace con
Chiusi
.
Porsenna
accetta il discorso e rifiuta ulteriori aiuti ai
Tarquini
.
Tarquinio il Superbo
si ritira definitivamente in esilio a
Tuscolo
.
16
Consoli
Marco Valerio
e
Publio Postumio
, si combatte contro i
Sabini
. (anno
505 a.C.
), i
consoli
riportarono il
trionfo
. L'anno successivo (
504 a.C.
), furono eletti
Publio Valerio
per la quarta volta e
Tito Lucrezio
per la seconda.
Fra i
Sanniti
Attio Clauso
(poi
Appio Claudio
) è fautore della pace ma non potendo contrastare la fazione avversa passa a
Roma
con un ampio seguito di clienti. I
consoli
di quell'anno inflissero ai
Sabini
sconfitte così gravi che per molto tempo non se ne sarebbero riavuti.
L'anno seguente (
503 a.C.
), sotto il
consolato
di
Agrippa Menenio
e
Publio Postumio
, morì
Publio Valerio Publicola
, con grande cordoglio della popolazione. Le colonie latine di
Suessa Pomezia
e
Cora
passarono agli
Aurunci
e si entrò in guerra contro di loro.
17
I
Consoli
dell'anno
502 a.C.
:
Opitrio Virginio
e
Spurio Cassio
, attaccarono
Suessa Pomezia
che era passata agli
Aurunci
. Subiscono una prima disfatta con molte perdite. In un secondo assalto espugnano la città, ne decapitano i maggiorenti e molti cittadini sono venduti come schiavi. La città viene distrutta e i
consoli
celebrano il
trionfo
.
18
consoli
nell'anno
501 a.C.
:
Postumio Cominio
e
Tito Larcio
. Si prospettano difficoltà con i
Sabini
e per la prima volta viene nominato un
dittatore
(
Tito Larcio
) ed un maestro della cavalleria (
Spurio Cassio
).
19
Anno
500 a.C.
,
consoli
Servio Sulpicio
e
Manio Tullio
, nulla da menzionare.
Anno
499 a.C.
,
consoli
Tito Ebuzio
e
Caio Veturio
. Assedio di
Fidene
, conquista di
Preneste
. Dittatura di
Aulo Postumio
. Battaglia del
Lago Regillo
contro la
Lega Latina
. Con i
Latini
militano i
Tarquini
e i loro sostenitori. La battaglia è particolarmente dura.
20
Ulteriore descrizione della battaglia, atti di eroismo,
trionfo
del
dittatore
.
21
Nel triennio successivo confusione fra le fonti di
Livio
. Furono
consoli
Quinto Clelio
e
Tito Larcio
(
499 a.C.
) poi
Aulo Sempronio
e
Marco Minuncio
(
497 a.C.
), quindi
Aulo Postumio
e
Tito Virginio
(
496 a.C.
).
Istituzione dei
Saturnali
, incerta datazione della battaglia del
Lago Regillo
. Nell'anno
495 a.C.
consoli
Appio Claudio
e
Publio Servilio
. Morte di
Tarquinio il Superbo
a
Cuma
, presso
Aristodemo
.
22
Ostilità latenti con i
Volsci
. Preparano una guerra contro
Roma
. I
Latini
mediano per la pace ed ottengono la restituzione di seimila prigionieri.
23
Iniziano i tumulti della
plebe
nei confronti dei
patrizi
e dei creditori.
24
I
Volsci
sono alle porte di
Roma
ed il
console
Publio Servilio
emana editti tesi a sospendere le ostilità fra
patrizi
e
plebei
finché duri la guerra.
25
La guerra volsca è rapida. I nemici vengono subito dispersi da
Appio Claudio
che distrutto il loro accampamento torna vittorioso a
Roma
.
26
Occasionali combattimenti con i
Sabini
e gli
Aurunci
.
27
Finita l'emergenza il popolo torna alle proprie rivendicazioni, ma
Appio Claudio
non vuole far concessioni ed inficia le promesse del collega. I due
consoli
diventano presto estremamente impopolari e si instaura un clima di continua ribellione da parte della
plebe
.
28
Anno
494 a.C.
,
consolato
di
Aulo Virginio
e
Tito Vetusio
. La situazione è critica, i
plebei
rifiutano la leva e svolgono riunioni sediziose.
29
Continuano i tumulti. In
Senato
si discute e si litiga.
Appio Claudio
sempre intransigente propone che venga nominato un
dittatore
.
30
Inopinatamente prevale l'opinione di
Appio Claudio
e la dittatura viene conferita a
Manio Valerio
fratello di
Publicola
che con il suo prestigio familiare e con un editto che confermava quello precedente di
Servilio
riesce a sedare i rivoltosi e li convince ad arruolarsi per far fronte agli
Equi
, ai
Volsci
ed ai
Sabini
di nuovo in armi contro
Roma
.
Si svolge una battaglia contro i
Volsci
nella quale i
Romani
sia pure in numero inferiore hanno la meglio.
31
Ai
Volsci
sconfitti è tolto il territorio di
Velletri
. Vengono sconfitti anche i
Sabini
e gli
Equi
. Finita la guerra
Valerio
propone in
senato
che siano soddisfatte le aspettative della
plebe
. Vedendo respinte le proposte, sdegnato, si dimette.
32
La
plebe
si riunisce sul
Monte Sacro
e rifiuta ulteriori operazioni militari. Seguono giorni di tensione.
Menenio Agrippa
, uomo di origine plebea, viene scelto per parlamentare con la
plebe
secessionista. Introdottosi nel campo di
Monte Sacro
,
Agrippa
pronuncia il famoso apologo, con il quale riesce a convincere la folla ad aprire le trattative.
33
Si raggiunse un accordo e vennero istituiti i
tribuni della plebe
che potevano opporsi ai
consoli
e non potevano essere eletti fra i
patrizi
. I primi tribuni eletti furono
Lucio Albinio
e
Caio Licinio
ai quali poco dopo fu aggiunto
Sicinio
che aveva sollevato la plebe ed altri due dei quali non si sono conservati i nomi.
Anno
493 a.C.
,
consolato
di
Spurio Cassio
e
Postumio Cominio
.
Trattato d'alleanza con i
Latini
(
Foedus Cassianum
).
Riprende la guerra contro i
Volsci
: vengono battute le città di
Anzio
, Longula, Polusca e
Corioli
.
Eroismo di
Gneo Marcio Coriolano
.
Muore a
Roma
Menenio Agrippa
.
34
Anno
492 a.C.
consoli
Tito Geganio
e
Publio Minucio
. Una grande carestia minaccia
Roma
. I
Romani
hanno difficoltà ad acquistare grano dai popoli vicini che sono tutti più o meno ostili. A
Cuma
Aristodemo
non solo rifiuta di vendere grano ma sequestra le navi romane per rifarsi delle confische dei beni dei
Tarquini
di cui era stato nominato erede. Anche i
Volsci
rifiutano approvvigionamenti ai
Romani
, infine si riesce a far arrivare a
Roma
grano
etrusco
lungo il
Tevere
. I
Volsci
preparano una nuova guerra contro
Roma
ma sono a loro volta fermati da una pestilenza.
Anno
491 a.C.
consoli
Marco Minucio
e
Aulo Sempronio
. Si discute in
Senato
a quale prezzo si debba vendere il grano alla
plebe
.
Marcio Coriolano
si fa interprete dell'aristocrazia oltranzista e propone che il prezzo del grano venga usato come strumento per togliere alla
plebe
i diritti che avevano conquistato negli anni precedenti ed abrogare il tribunato. Sarebbe stato il boicottaggio dell'agricoltura operato dalla
plebe
ai tempi della secessione sul
Monte Sacro
a provocare la carestia, secondo
Coriolano
.
35
La proposta di
Marcio Coriolano
suscita ovviamente dure reazioni da parte della
plebe
e mentre si minacciano atti di violenza i
tribuni
citano
Coriolano
in giudizio.
Coriolano
non si presenta al processo e viene quindi condannato in contumacia all'esilio. Lascia
Roma
e si reca dai
Volsci
il cui capo,
Attio Tullio
, lo ospita cortesemente e si accorda con lui per muovere guerra contro
Roma
.
36
I ludi romani che iniziano in quel periodo vedono compiere un sacrilegio: uno schiavo viene frustato in mezzo al circo poco prima dell'inizio dei giochi.
Un
plebeo
di nome
Tito Latinio
ha due sogni premonitori nei quali vede
Giove
che gli ordina di comunicare ai
consoli
la sua volontà che i ludi vengano ripetuti degnamente.
Tito Latinio
in un primo momento esita ma quando
Giove
lo punisce con la perdita di un figlio e con l'infermità della sua persona si risolve a comunicare l'ordine ricevuto ai
consoli
e al
Senato
. Svolta la missione miracolosamente guarisce.
37
Il
Senato
indice nuovi giochi e giungono a
Roma
molti
Volsci
per parteciparvi.
Attio Tullio
, d'intesa con
Marcio Coriolano
, chiede udienza ai
consoli
e li mette in guardia contro possibili azioni intemperanti o imprudenti che i suoi potrebbero svolgere approfittando della situazione. Il
Senato
decreta che i
Volsci
lascino subito
Roma
.
38
Mentre i
Volsci
lasciano
Roma
astutamente
Attio Tullio
arringa loro per convincerli di aver subito una grave ingiuria e di essere scacciati come se la loro presenza ai ludi fosse un sacrilegio. In breve li convince a dichiarare una nuova guerra contro
Roma
.
39
Anno
488 a.C.
consoli
Spurio Nauzio
e
Sesto Furio
(
Livio
non fornisce i nomi dei
consoli
dei due anni precedenti). I
Volsci
designano comandanti per la nuova guerra contro
Roma
Attio Tullio
e
Cneo Marcio Coriolano
.
Coriolano inizia una marcia verso
Roma
riprendendo molte città volsche precedentemente conquistate dai
Romani
, infine si accampa a breve distanza dalla città e comincia a razziare le campagne circostanti avendo cura di non danneggiare quelle dei
patrizi
.
Il
Senato
invia degli ambasciatori a
Coriolano
per trattare la pace ma viene risposto che solo la totale restituzione ai
Volsci
di quanto in precedenza conquistato può dare inizio alle trattative.
Coriolano
è esasperato verso i propri concittadini mentre è grato ai
Volsci
per l'ospitalità ricevuta.
40
Ad affrontare
Coriolano
escono la madre
Veturia
e la moglie
Volumnia
con i due bambini di
Coriolano
ed un seguito di donne. Impietosito infine
Coriolano
rimuove il campo ed abbandona l'impresa.
Livio
dice che le sue fonti non sono concordi sul successivo destino di
Coriolano
: alcuni dicono che morì poco dopo,
Fabio Pittore
che visse in esilio fino alla vecchiaia.
Anno
487 a.C.
consoli
Tito Sicinio
e
Caio Aquilio
, guerra contro gli
Ernici
ed altri scontri con i
Volsci
.
41
Anno
486 a.C.
consoli
Spurio Cassio
e
Proculo Virginio
. Trattato di alleanza con gli
Ernici
che cedono due terzi del loro territorio. Il
console
Cassio
propone di distribuire tali terre alla
plebe
. Lo avversa il collega
Proculo Virginio
accusando
Cassio
di mire demagogiche e monarchiche. Una volta uscito di carica
Spurio Cassio
viene processato per tradimento ed ucciso. Secondo alcuni sarebbe stato accusato dal padre, per altri dai
questori
Cesone Fabio
e
Lucio Valerio
.
42
Anno
485 a.C.
consoli
Servio Cornelio Maluginense
e
Quinto Fabio Vibulano
.
Sconfitti gli
Equi
e i
Volsci
il
console
Fabio
vende il bottino e ne versa il ricavato all'erario.
Anno
484 a.C.
consoli
Lucio Emilio
e
Cesone Fabio
. Nuovi scontri con gli
Equi
e
Volsci
. Costruzione di un tempio a
Castore e Polluce
.
Anno
483 a.C.
consoli
Marco Fabio
e
Lucio Valerio
.
Si continua a contendere con i
tribuni della plebe
a proposito della legge agraria. La famiglia dei
Fabii
primeggia in questo senso nella fazione aristocratica e detiene ininterrottamente il
consolato
dal
485 a.C.
al
479 a.C.
Ebbe inizio una guerra contro i
Veienti
.
La
vestale
Oppia
, condannata per aver violato il voto di castità fu giustiziata.
43
Anno
482 a.C.
consoli
Quinto Fabio
e
Caio Giulio
.
Anno di discordie interne e guerra: i
Veienti
devastano territori romani.
Anno
481 a.C.
consoli
Cesone Fabio
e
Spurio Furio
. Continuano le ostilità con i vicini. Il
tribuno
Spurio Licinio
cerca di boicottare la leva. Il
console
Fabio
combatte gli
Equi
con difficoltà essendo inviso alle truppe ed alla cavalleria.
44
Anno
480 a.C.
consoli
Marco Fabio
e
Cneo Manlio
.
A
Roma
regna la discordia fra
patrizi
e
plebei
, il nuovo
tribuno della plebe
,
Tiberio Pontificio
, riprende la politica del predecessore
Licinio
boicottando la leva mentre
Appio Claudio
in
Senato
minimizza la funzione dei
tribuni
. Dalla discordia e dalla conseguente debolezza di
Roma
vogliono approfittare gli
Etruschi
che coalizzandosi intorno a
Veio
preparano la guerra.
46
Data la situazione i
consoli
esitano ad intraprendere azioni militari, mentre gli
Etruschi
operano una propaganda sediziosa per indebolire ulterirormente l'unità delle milizie romane. Infine l'orgoglio ferito dalle ingiurie degli
Etruschi
prevale e i soldati convincono i
consoli
a consegnare loro le armi e intraprendere battaglia. Tra loro il centurione
Marco Flavoleio
giurò per primo di tornare vincitore chiamando l'ira divina sul suo capo se non avesse mantenuto il giuramento. Rapidamente tutti gli altri soldati lo imitaroo.
47
Descrizione della battaglia. Primeggiano i
Fabii
che vogliono riconquistare la fiducia della
plebe
che hanno perduto con i loro consolati tanto impopolari.
Quinto Fabio
viene ucciso.
47
La battaglia continua. Gli
Etruschi
reagiscono alle sorti a loro sfavorevoli dello scontro circondando ed uccidendo il
console
Cneo Manlio
ma l'altro
console
,
Marco Fabio
riesce a respingerli definitivamente.
Marco Fabio
, a battaglia conclusa presiede le esequie di suo fratello
Quinto
e del collega
Manlio
rifiutando il
trionfo
in segno di lutto. Per queste gesta i
Fabii
recuperano grande popolarità.
48
Anno
479 a.C.
consoli
Tito Virginio
e
Cesone Fabio
.
Cesone
propone di distribuire alla
plebe
i territori tolti ai
Veienti
ma il
Senato
respinge la proposta.
Cesone
è impegnato contro gli
Equi
.
La
gente Fabia
dichiara di voler compiere assumendone totalmente l'onere, una spedizione decisiva contro
Veio
.
49
Parte la spedizione dei
Fabii
contro i
Veienti
.
Anno
478 a.C.
consoli
Lucio Emilio
e
Caio Servilio Strutto Ahala
.
Per qualche tempo i
Fabii
riescono a fronteggiare facilmente la guerriglia ed il brigantaggio dei
Veienti
. Poi l'esercito
etrusco
soccorre
Veio
e si scontra con le
legioni
consolari. I
Romani
hanno la meglio e gli
Etruschi
chiedono la pace.
50
I
Fabii
continuano la loro sorveglianza contro i
Veienti
ma i loro successi finiscono col far loro sottovalutare le forze avversarie, infine il manipolo dei
Fabii
(trecentosei uomini) cade in un'imboscata e vengono trucidati tutti tranne uno.
51
Anno
477 a.C.
consoli
Caio Orazio
e
Tito Menenio
.
Menenio
si batte con i
Veienti
per vendicare i
Fabii
ma viene sconfitto. I
Veienti
riescono ad oltrepassare il
Tevere
e ad occupare il
Gianicolo
ma vengono respinti da
Caio Orazio
.
Anno
476 a.C.
consoli
Aulo Virginio
e
Spurio Servilio
.
I
Veienti
presidiano il
Gianicolo
e compiono razzie nelle campagne circostanti ma infine circondati dagli eserciti dei due
consoli
subiscono gravissime perdite e la guerra si conclude.
52
Tornata la pace riprendono le discordie interne. I
consoli
Tito Menenio
e
Spurio Servilio
vengono processati, il primo per non aver saputo aiutare il presidio dei
Fabii
, il secondo per aver troppo rischiato nelle battaglie del
Gianicolo
.
Tito Menenio
viene multato, e muore per il dispiacere e la vergogna.
Appena uscito di carica,
Spurio Servilio
venne di citato dai tribuni
Lucio Cedicio
e
Tito Stazio
per il suo comportamento nella battaglia del
Gianicolo
. Si difese con coraggio confutando le accuse dei tribuni e rimproverando la plebe per la condanna di
Menenio
. Venne assolto.
Anno
475 a.C.
consoli
Caio Nauzio
e
Publio Valerio Publicola
.
53
I
Veienti
, con l'aiuto dei
Sabini
, riaprono le ostilità. Contro
Veio
muove
Publio Valerio
e sbaraglia i nemici. Nel frattempo i
Volsci
e gli
Equi
devastano territori
latini
, li combattono i
Latini
e gli
Ernici
, alleati
Romani
, ai quali si unisce il
console
Caio Nauzio
.
54
Anno
474 a.C.
consoli
Lucio Furio
e
Caio Manlio
.
Tregua di quaranta anni con i
Veienti
. Di nuovo discordie per la legge agraria.
Anno
473 a.C.
consoli
Lucio Emilio
e
Opitro Virginio
. (
Livio
nota che in alcuni annali invece di
Opitro Virginio
trova Vopisco Giulio). I
consoli
dell'anno precedente (
Furio
e
Manlio
) vengono citati in giudizio da un
tribuno della plebe
e reagiscono propagandando la ribellione fra i giovani
patrizi
. Gli animi si infiammano e il giorno del processo il
tribuno
querelante viene trovato morto con manifesta soddisfazione dei maggiorenti.
55
I
tribuni della plebe
spaventati dal destino toccato al loro collega si tengono in disparte e i
consoli
ne approfittano per indire la leva. Nel nervosismo generale si verifica l'incidente di un certo
Publilio Volerone
che per aver rifiutato l'arruolamento sta per essere frustato e si salva provocando dei disordini.
56
Anno
472 a.C.
consoli
Lucio Pinario
e
Publio Furio
.
Volerone
diventò
tribuno della plebe
e propose una legge perché i
tribuni
venissero eletti nei " comizi tributi " impedendo così ogni ingerenza patrizia. Ovviamente i
patrizi
resistono e la discussione si protrae per tutto l'anno.
Per fronteggiare la popolarità di
Volerone
, nuovo campione della
plebe
, i
patrizi
eleggono al
consolato
Appio Claudio
, figlio dell'
Appio Claudio
dei cap. 23 e seguenti. La
Gens Claudia
era fra le più conservatrici del
patriziato
.
Battaglia in
Senato
fra
Appio Claudio
ed il
tribuno
Letorio
(probabilmente un personaggio immaginario) in merito alla proposta di
Volerone
.
57
Il
console
Tito Quinzio
, collega di
Appio Claudio
, riesce a sedare la discordia e ad evitare incidenti.
Infine, con grande indignazione di
Appio Claudio
, il
senato
approva la legge proposta da
Volerone
.
58
Per la prima volta i
tribuni della plebe
vennero eletti da appositi comizi detti " Tributi " (probabilmente in precedenza la procedura era stata meno formale).
Si riaccendono le ostilità contro i
Volsci
ed
Equi
. Contro i primi è inviato
Appio Claudio
che, odiatissimo dalla
plebe
incontra difficoltà con la disciplina delle sue truppe.
59
Venuto allo scontro con i
Volsci
,
Appio Claudio
a causa dell'indisciplina delle truppe subisce due disfatte ed alla fine punisce gli ammutinamenti con la decimazione. E'il caso di decimazione più antico ma probabilmente è retrodatato.
60
Nel frattempo il
console
Tito Quinzio
combatte con successo contro gli
Equi
ed ottiene il favore dalle proprie truppe.
61
Anno
470 a.C.
consoli
Lucio Valerio
e
Tito Emilio
.
I
tribuni
Marco Duilio
e
Cneo Siccio
citano in giudizio
Appio Claudio
, questi mantiene la sua consueta alterigia e si difende accusando, tuttavia nel corso del processo, fra un'udienza e l'altra, muore di malattia.
62
Azioni militari del
console
Valerio
contro gli
Equi
e di
Emilio
nel paese dei
Sabini
.
63
Anno
469 a.C.
consoli
Tito Numicio Prisco
e
Aulo Virginio
.
Ancora scontri con
Volsci
,
Equi
e
Sabini
. Queste guerre esterne sospendono le lotte sociali interne.
64
Anno
468 a.C.
consoli
Tito Quinzio
e
Quinto Servilio
.
Dopo un breve periodo di pace i
Sabini
attaccano di nuovo ed arrivano alle porte di
Roma
, il
console
Servilio
li respinge e li insegue riportando un grande bottino.
Quinzio
si scontra con i
Volsci
e trovandosi in inferiorità numerica deve ricorrerre ad uno stratagemma per far credere al nemico di aver maggiori risorse e riesce a tenere i
Volsci
sul chi vive per tutta la notte.
65
All'alba i
Romani
, più riposati, costringono i
Volsci
a ritirarsi.
Dopo ulteriori scontri i
Romani
inseguono i fuggitivi fino ad
Anzio
ed assediano la città, che viene conquistata dopo alcuni giorni.
LIBRO III
1
Anno
467 a.C.
consoli
Tito Emilio
e
Quinto Fabio
.
Quinto
era l'unico Fabio sopravvissuto dopo la strage del
Cremera
.
Tito Emilio
, come era già avvenuto nel suo precedente
consolato
(
470 a.C.
) si dimostrò favorevole alle istanze della
plebe
e propenso a concessioni agrarie. Ciò provocò l'ostilità del
patriziato
e
Quinto Fabio
propose di risolvere la situazione deducendo una colonia ad
Anzio
, recentemente conquistata. La proposta fu accettata ma la
plebe
non ne fu entusiasta e si formò una colonia mista con i
Volsci
.
2
Anno
466 a.C.
consoli
Quinto Servilio
e
Spurio Postumio
.
Quinto Servilio
viene inviato contro gli
Equi
ma il suo esercito è vittima di un'epidemia (forse malaria) e costretto all'inazione.
Anno
465 a.C.
consoli
Quinto Fabio
e
Tito Quinzio
.
Quinto Fabio
tenta senza successo di ristabilire la pace con gli
Equi
che avevano infranto un precedente trattato, quindi si batte contro di loro insieme al collega.
3
I
Romani
vincono la battaglia campale ma gli
Equi
prendono a devastare il territorio romano. Le scorrerie degli
Equi
sono così violente e frequenti che la loro notizia diffonde il panico a
Roma
ed il
console
Tito Quinzio
deve sedare tumulti e contenere l'agitazione. Infine
Quinto Fabio
riesce a tendere un agguato agli
Equi
e a metterli definitivamente in fuga.
4
Anno
464 a.C.
consoli
Aulo Postumio
e
Spurio Furio Fuso
. Gli
Equi
si preparano alla riscossa alleandosi con i
Volsci
di
Ecetra
e spingendo alla defezione la colonia di
Anzio
.
Gli
Ernici
, in forza del vigente trattato di alleanza, avvertono i
Romani
del pericolo incombente ed il
Senato
convoca a
Roma
i maggiorenti della colonia di
Anzio
i quali però non riescono a chiarire la loro posizione.
Il
console
Spurio Furio
muove contro gli
Equi
nel territorio degli
Ernici
ma viene sopraffatto e rimane assediato nel suo accampamento. Di nuovo avvertito dagli
Ernici
il
Senato
incarica
Aulo Postumio
di soccorrere
Spurio Furio
. Viene organizzato un esercito di alleati il cui comando è affidato a
Tito Quinzio
, mentre il
console
rimane a
Roma
a seguire gli arruolamenti.
5
Continuano le azioni belliche e le razzie degli
Equi
, il
console
Spurio
, assediato tenta una sortita. Suo fratello
Furio
rimane ucciso e
Spurio
viene ferito nel tentativo di soccorrerlo. I
Romani
assediati stanno per soccombere quando sopraggiunge
Tito Quinzio
con le truppe alleate e mette in fuga gli
Equi
, questi fuggendo incappano in
Postumio
che infligge loro gravissime perdite.
6 - 7
Anno
463 a.C.
consoli
Lucio Ebuzio
e
Publio Servilio Prisco
.
Roma
viene colpita da una grave pestilenza tanto da non poter portare aiuto agli alleati
Ernici
e
Latini
attaccati dagli
Equi
di nuovo in armi. Il
console
Ebuzio
muore di peste, gli
Equi
arrivano rapidamente presso
Roma
attraversando le campagne abbandonate. Temendo la peste, tuttavia, gli
Equi
si spostano a saccheggiare i monti di
Tuscolo
e si scontrano con i soccorsi
Ernici
e
Latini
, sconfiggendoli.
8
Scemata l'epidemia, dopo alcuni interregni, furono eletti
consoli
Lucio Lucrezio Tricipitino
e
Tito Veturio Gemino
nell'anno
462 a.C.
, che organizzarono subito i soccorsi agli
Ernici
ancora invasi dagli
Equi
e dai
Volsci
.
Lucrezio
si battè vittoriosamente contro i
Volsci
infliggendo loro grosse perdite.
9
Il
tribuno
Gaio Terentilio Arsa
, durante l'assenza dei
consoli
impegnati contro gli
Equi
ed i
Volsci
propone l'istituzione di una commissione di cinque magistrati che codifichino leggi scritte per limitare il potere dei
consoli
. Gli si oppone il
patrizio
Quinto Fabio
(
console
nel
467 a.C.
) che si batte perché la proposta venga rinviata al ritorno dei
consoli
.
10
Il
console
Lucrezio
tornato a
Roma
celebra il
trionfo
, al collega
Veturio Gemino
viene concessa l'ovazione.
La proposta di
Terentilio Arsa
viene discussa ed accantonata.
L'anno successivo (
461 a.C.
),
consoli
Publio Volumnio
e
Servio Sulpicio
, il collegio dei
tribuni
ripropone la legge terentilia.
Si verifica un violento terremoto che gli
auguri
interpretano come il presagio di un pericolo imminente, giunge notizia che i
Volsci
ed
Equi
stanno organizzando una nuova offensiva. I
tribuni
sostengono che si tratta solo di espedienti dei
patrizi
per boicottare la loro proposta.
11
Inizia un'aspra contesa fra i
patrizi
che ostacolano la legge proposta dai
tribuni
ed i
tribuni
che boicottano la leva.
A capo dei
patrizi
è il giovane
Cesone Quinzio
(probabilmente immaginario). Il
tribuno
Aulo Virginio
cita
Cesone
in giudizio.
12
Nell'approssimarsi del giudizio molti
patrizi
difendono
Cesone Quinzio
ricordando le gesta sue e della sua famiglia.
13
Un certo
Marco Volscio Fittore
(altro personaggio di dubbia autenticità) accusa
Cesone Quinzio
di aver percosso il fratello nel corso di una rissa durante la recente pestilenza, la vittima sarebbe poi deceduta a seguito delle percosse ricevute.
14
Cesone Quinzio
rischia il linciaggio e sta per essere arrestato, quindi si decide di rilasciarlo sotto cauzione ed egli parte in esilio volontario evitando di presentarsi al processo.
Dopo l'esilio di
Cesone
i
patrizi
cambiarono tattica e comportandosi benevolmente verso il popolo calmarono le acque riuscendo a far slittare ancora la legge.
15
Anno
460 a.C.
consoli
Caio Claudio
e
Publio Valerio Publicola
. I
patrizi
congiuravano contro la
plebe
e contro i
tribuni
, si temeva la ripresa delle ostilità verso i
Volsci
ed
Equi
. In questo clima duemilacinquecento esuli e schiavi guidati da
Appio Erdonio
si ribellarono ed occuparono il
Campidoglio
.
L'inaspettato evento reca grande scompiglio in città.
Appio Erdonio
minaccia di chiamare in suo aiuto
Volsci
ed
Equi
.
16
I
tribuni della plebe
sostengono che la rivolta sul
Campidoglio
non ha grande importanza e che si deve ugualmente procedere alla votazione della legge.
17
Scandalizzato il
console
Publio Valerio Publicola
arringa alla folla perché accantoni le questioni politiche e si dedichi alla liberazione del
Campidoglio
, quindi dichiara di prendere le armi e di considerare come nemico chiunque intenda ostacolarlo.
La situzione si fa critica e la notte trova tutti i
Romani
in ferventi discussioni sul da farsi.
18
Giungono a
Roma
aiuti spontaneamente inviati da
Tuscolo
.
Valerio
garantisce che dopo la riconquista del
Campidoglio
non si opporrà all'assemblea popolare e l'esercito, rinforzato con il contingente tuscolano muove contro i ribelli. Nello scontro muoiono sia
Valerio Publicola
sia
Appio Erdonio
.
19
In sostituzione di
Publicola
fu eletto
console
Lucio Quinzio Cincinnato
, padre di
Cesone
. Ovviamente il nuovo
console
si dimostra subito ostile ai
tribuni della plebe
ed alla loro proposta dichiara che non permetterà che si voti la legge proposta prima di aver sconfitto
Volsci
ed
Equi
.
20
I
tribuni della plebe
ostacolano la leva ma
Quinzio
fa appello al giuramento che era stato prestato a
Publicola
in occasione della presa del
Campidoglio
per reclutare la
plebe
.
21
Per placare la situazione il
Senato
decreta che in quell'anno non si proceda nè alla votazione della legge nè ad azioni militari esterne, nonchè proibisce che gli stessi
consoli
e
tribuni
vengano eletti per l'anno successivo. Non rispettando questo decreto la
plebe
rielegge gli stessi
tribuni
ed i
patrizi
vorrebbero rieleggere
Quinzio
che rifiuta.
22
Anno
459 a.C.
consoli
Quinto Fabio Vibulano
per la terza volta e
Lucio Cornelio Maluginense
(figlio del
console
del
485 a.C.
).
Volsci
ed
Equi
incombevano ed ancora una volta si decise di dare precedenza alla guerra. Un esercito mosse con
Quinto Fabio
verso
Anzio
ed un altro, comandato da
Cornelio
, rimase a difendere la città. Presso
Anzio
Quinto Fabio
attaccò il campo dei
Volsci
facendone grande strage.
23
Intanto gli
Equi
avevano stretto d'assedio
Tuscolo
ed i
Romani
, grati per il recente aiuto avuto dai
Tuscolani
corrono in loro aiuto abbandonando
Anzio
.
La guerra con gli
Equi
intorno a
Tuscolo
durò diversi mesi, alla fine gli
Equi
furono vinti e sterminati dall'esercito consolare.
24
Intanto a
Roma
continuavano i contrasti sociali.
I
questori
Aulo Cornelio
e
Quinto Servilio
citarono
Marco Volscio
in giudizio per aver reso falsa testimonianza contro
Cesone Quinzio
. I
consoli
tornarono trionfatori. Gli
Equi
chiedono la pace. Viene svolto il censimento e compiuto il sacrificio lustrale.
25
Anno
458 a.C.
consoli
Lucio Minucio
e
Caio Nauzio
.
Tito Quinzio Capitolino
, che in quest'anno è
questore
, si adopera perché venga celebrato il processo contro
Volscio
, calunniatore di
Cesone
.
I
tribuni
insistono per la votazione della
Lex Terentilia
.
Gli
Equi
violando il trattato di pace dell'anno precedente affidano il comando a
Gracco Clelio
e riprendono l'offensiva accampandosi sull'
Algido
. I
Romani
non ottenendo riparazione dagli
Equi
decidono di attaccare sia il campo sull'
Algido
che il loro territorio.
26
Improvvisamente i
Sabini
prendono a compiere scorrerie nel territorio romano arrivando minacciosamente vicini alla città.
Nonostante le proteste dei
tribuni
i
consoli
armano due eserciti e muovono contro il nuovo nemico.
Nauzio
adotta una tattica di guerriglia penetrando profondamente in territorio sabino mentre
Minucio
temporeggia pavidamente.
Il campo di
Minucio
viene assediato dai
Sabini
e quando la notizia giunge a
Roma
si decide di nominare un
dittatore
.
Viene scelto
Lucio Quinzio Cincinnato
il quale, famosamente, riceve la nomina mentre era intento a coltivare il suo campo.
27
Cincinnato
nomina maestro della cavalleria
Lucio Tarquizio
, sospende l'attività giudiziaria e recluta tutti i cittadini atti alle armi.
L'esercito di
Cincinnato
con una marcia forzata raggiunge l'
Algido
.
28
Durante la notte
Cincinnato
accerchia gli
Equi
che a loro volta circondavano il campo del
console
Minucio
. Il grido dei
Romani
soccorritori giunge agli assediati che iniziano a combattere. Gli
Equi
non riescono a combattere contemporaneamente sui due fronti e sono costretti a chiedere la resa.
Il
dittatore
, tratto in catene
Gracco Clelio
con gli altri capi, lascia andare gli
Equi
dopo averli fatti passare sotto il giogo.
29
Cincinnato
biasima
Minucio
(che rinuncia al
consolato
), e torna a
Roma
dove viene accolto trionfalmente.
Prima di dimettersi usa la sua autorità per chiudere una vecchia questione: si svolge il processo per falsa testimonianza contro
Marco Volscio
che viene esiliato a
Lanuvio
.
Cincinnato
rinuncia alla dittatura dopo sedici giorni.
Il
console
Nauzio
ottiene altre vittorie sui
Sabini
mentre
Quinto Fabio
viene inviato a presidiare l'
Algido
al posto di
Minucio
.
Per l'assenza degli eserciti la proposta di legge dei
tribuni della plebe
fu nuovamente rinviata.
30
Anno
457 a.C.
consoli
Quinto Minucio
e
Marco Orazio Pulvillo
.
Nuovo attacco degli
Equi
che annientano il presidio romano di
Corbione
e nuova incursione dei
Sabini
in territorio romano.
I
tribuni
approfittando della situazione pongono come condizione per non ostacolare la leva che il loro numero venga elevato a dieci ed ottengono quanto richiesto.
Minucio
e
Orazio
vincono gli
Equi
e i
Sabini
.
31
Anno
456 a.C.
consoli
Marco Valerio
e
Spurio Virginio
.
Carestia per le eccessive piogge.
Legge per la libertà di costruzione sull'
Aventino
(
Legge Icilia
).
Anno
455 a.C.
consoli
Tito Romilio
e
Caio Veturio
.
I
tribuni
riprendono a sostenere la loro proposta di legge.
Gli
Equi
attaccano
Tuscolo
che viene soccorsa dai due
consoli
, riportando un bottino che viene venduto per rifocillare le casse dell'erario, ciò risultò non gradito all'esercito.
Anno
454 a.C.
.
consoli
Spurio Tarpeio
e
Aulo Eternio
. I
consoli
precedenti
Romilio
e
Veturio
sono citati in giudizio, processati e multati. Per rappresaglia i
patrizi
riprendono ad ostacolare le proposte dei
tribuni
. Si cerca una composizione dell'ormai datata questione della proposta di legge. Una commissione composta da
Spurio Postumio Albo
,
Aulo Manlio
e
Sulpicio Camerino Cornuto
viene inviata ad
Atene
per studiare le leggi di
Solone
e la costituzione di altre città della
Grecia
. (
Ogilvie
ritiene che la missione in
Grecia
non sia fededegna).
32
Anno
453 a.C.
consoli
Publio Curiazio
e
Sesto Quintilio
.
Quell'anno regnò la pace ma la città fu funestata da una grave pestilenza nella quale morì anche il
console
Quintilio
.
Anno
452 a.C.
consoli
Caio Menenio
e
Publio Sestio Capitolino
.
Tornati gli ambasciatori da
Atene
fu istituito il
decemvirato
sospendendo ogni altra forma di magistratura.
33
Anno
451 a.C.
Furono creati
decemviri
:
Appio Claudio
,
Tito Genucio
,
Publio Sestio
,
Lucio Veturio
,
Caio Giulio
,
Aulo Manlio
,
Sulpicio Camerino
,
Publio Curiazio
,
Tito Romilio
e
Spurio Postumio
.
Claudio
e
Genucio
erano stati eletti
consoli
ed ebbero la carica in sostituzione del
consolato
.
La presidenza del
decemvirato
, col favore della
plebe
, toccò ad
Appio Claudio
. I
decemviri
ogni dieci giorni amministravano la giustizia, dando prova di grande concordia e moderazione.
34
Compiuto il loro lavoro i
decemviri
espongono dieci tavole riportanti le leggi da loro proposte ed invitando i cittadini a prendere visione. Dopo pubbliche discussioni ed emendamenti le leggi furono approvate dai comizi centuriati e, dice
Livio
, " costituiscono ancora la fonte di tutto il diritto pubblico e privato ".
Si ritenne però di dover aggiungere altre leggi per completare il corpo e si decise per l'anno successivo di rieleggere il
decemvirato
perché le compilasse.
34
Nel periodo elettorale
Appio Claudio
svolge una campagna intensa per la propria candidatura, cercando di guadagnare il favore dei
plebei
in maniera non consona ai suoi precedenti di aristocratico.
Vengono eletti:
Appio Claudio
,
Marco Cornelio Maluginense
,
Marco Sergio
,
Lucio Minucio
,
Quinto Fabio Vibulano
,
Quinto Petilio
,
Tito Antonio Merenda
,
Cesone Duilio
,
Spurio Oppio Cornicino
,
Manio Rabuleio
.
35
Fin dalla loro entrata in carica i membri del secondo
decemvirato
dimostrano le proprie intenzioni dispotiche presentandosi nel
Foro
con dodici
littori
ciascuno. Amministrano la giustizia in maniera tirannica perpetrando ogni abuso. Gira voce che non intendono convocare i comizi ma usurpare definitivamente il potere.
37
Furono esposte altre due tavole di leggi, atto che concludeva il compito e la ragion d'essere del
decemvirato
, tuttavia i
decemviri
continuavano ad esercitare il potere in modo sempre più tirannico spesso riscuotendo il favore del
patriziato
.
38
Frattanto
Sabini
ed
Equi
riaprono le ostilità compiendo devastazioni nell'agro romano e tuscolano. Con molta difficoltà i
decemviri
, ormai invisi sia ai
patrizi
che ai
plebei
riescono a convocare il
Senato
.
39
Durante la seduta del
Senato
alcuni
patrizi
fra cui
Lucio Valerio Petito
e
Marco Orazio Barbato
attaccarono duramente i
decemviri
accusandoli di usurpazione e tirannide e minacciando di provocare tumulti popolari.
40
Caio Claudio
, zio di
Appio Claudio
propone di non riconoscere la convocazione dei
decemviri
che, scaduto il loro mandato dovevano essere considerati privati cittadini, e di eleggere un interrè.
Lucio Cornelio Maluginense
, fratello del decemviro
Marco Cornelio
propone invece di rimandare la questione e di occuparsi dell'incombente minaccia sabina.
41
Valerio
ed
Orazio
portarono avanti una violenta opposizione ma alla fine si decise di procedere alla leva.
I
decemviri
si dividono i compiti relativi alle imminenti azioni belliche: a
Quinto Fabio
viene affidato il comando delle operazioni contro i
Sabini
con l'aiuto di
Manio Rabuleio
Quinto Petilio
.
Marco Cornelio Maluginense
muove contro gli
Equi
con
Tito Antonio
,
Lucio Minucio
,
Cesone Duilio
e
Marco Sergio
.
Appio Claudio
e
Spurio Oppio
vengono incaricati della difesa della città.
43
L'odio dei soldati verso i
decemviri
li spinge all'indisciplina, ne consegue la sconfitta per entrambi gli eserciti. Il
Senato
prende misure d'emergenza per difendere la città.
44
Lucio Siccio Dentato
, avversario politico dei
decemviri
, viene da questi fatto eliminare, tentando di simulare un agguato da parte dei nemici.
45
La vicenda di
Virginia
. Era figlia dell'ufficiale
Lucio Virginio
e fidanzata dell'ex
tribuno
Lucio Icilio
.
Appio Claudio
se ne innamorò ma non riuscì ad ottenerne le grazie, quindi passò alle vie di fatto. Con l'aiuto dei falsi testimoni asserì che la fanciulla era figlia di una sua schiava e quindi gli apparteneva di diritto. Il padre si trovava fuori
Roma
impegnato nella guerra contro gli
Equi
.
Appio Claudio
usò ignobilmente il suo potere giudiziario perché la ragazza gli venisse affidata.
Icilio
intervenne nel processo e minacciò personalmente
Claudio
.
46
Davanti alla risoluta posizione di
Icilio
,
Appio Claudio
prende tempo e accetta di rimandare il processo al giorno seguente.
Si va a chiamare
Virginio
, padre della ragazza. Intanto
Virginia
ottiene la libertà provvisoria con la malleveria dei suoi parenti mentre lei ed
Icilio
ricevono manifestazioni di solidarietà da parte della folla.
47
L'indomani
Virginio
si presenta con la figlia al processo, l'opinione e la solidarietà pubblica sono con lui, ciò nonostante
Appio Claudio
pronuncia la sentenza che rende sua schiava la fanciulla.
Virginio
brandisce la spada e minaccia
Appio
.
48
Appio
avverte i presenti di aver preparato uomini armati per sedare eventuali disordini e ordina al littore di prendere in consegna la ragazza.
Virginio
chiede di potersi appartare un momento con la ragazza e la sua nutrice quindi ne approfitta per pugnalare la figlia liberandola, con la morte, dalla schiavitù e dal disonore.
49
Ne nasce un tumulto.
Appio
ordina di arrestare
Icilio
ma questi oppone resistenza aiutato dalla folla e da
Valerio
ed
Orazio
. Nella rissa
Appio
si vede in pericolo e fugge a nascondersi. Il decemviro
Spurio Oppio
convoca d'urgenza il
Senato
.
50
Intanto
Virginio
, seguito da una schiera di cittadini, raggiunge il campo dei commilitoni e, raccontando la sua storia, li incita alla rivolta. Le truppe sollevate occupano l'
Aventino
. Il
Senato
prudentemente invia tre delegati (
Spurio Tarpeio
,
Caio Giulio
,
Sulpicio Camerino
) a trattare. Gli insorti chiedono di trattare con
Valerio
ed
Orazio
.
51
Gli insorti eleggono fra di loro dieci " Tribuni militari " che comandino le loro azioni. Intanto
Icilio
ed un parente di nome
Publio Numitorio
hanno raggiunto le truppe di stanza in
Sabina
provocandone la rivolta. Anche queste truppe nominano dei tribuni e raggiungono gli altri insorti sull'
Aventino
. I venti tribuni ne scelgono due fra loro ai quali assegnare il supremo comando:
Marco Oppio
e
Sesto Manilio
.
52
Le truppe insorte si trasferiscono dall'
Aventino
al
Monte Sacro
(fuori città) seguite da molti
plebei
con le loro famiglie. Infine i
decemviri
nella città abbandonata dalla
plebe
, circondati dal dissenso dei
patrizi
, si rassegnano a rinunciare al potere chiedendo protezione al
Senato
.
53
Valerio
ed
Orazio
sono invitati dal
Senato
a fare da mediatori presso gli insorti. La
plebe
chiede che vengono ripristinati il tribunato ed il dirittto di appello. Chiede inoltre che le vengano consegnati i
decemviri
.
Valerio
ed
Orazio
concordano con le richieste dei
plebei
ma li dissuadono dai propositi di vendetta.
54
Udite le richieste della
plebe
il
Senato
delibera che i
decemviri
depongano immediatamente la loro carica, che vengano eletti i
tribuni
e che la secessione delle truppe e della
plebe
non venga in alcun modo punita.
Vengono eletti i nuovi
tribuni della plebe
:
Lucio Virginio
,
Lucio Icilio
,
Publio Numitorio
,
Caio Sicinio
,
Marco Duilio
,
Marco Titinio
,
Marco Pomponio
,
Caio Apronio
,
Publio Villio
,
Caio Oppio
.
55
Anno
449 a.C.
consoli
Lucio Valerio Potito
e
Marco Orazio Barbato
.
Valerio
ed
Orazio
promulgano le famose leggi che recano il loro nome:
- la deliberazione della
plebe
nei comizi tributi obbligano tutta la popolazione (compresi
patrizi
e
senatori
).
- viene confermata la potestà tributaria e l'inviolabilità dei
tribuni
.
- viene stabilito il divieto di creare magistrature non soggette al diritto di appello al popolo.
- viene infine stabilito che i decreti del
Senato
si consegnino anche agli
edili della plebe
che li conserveranno nel tempio di
Cerere
a tutela da mistificazioni.
56
Lucio Virginio
cita in giudizio
Appio Claudio
.
Virginio
chiede che
Appio Claudio
venga immediatamente incarcerato e
Claudio
, fra l'indignazione generale, tenta di ricorrere al diritto di appello che era appena stato ripristinato.
57
Lucio Virginio
arringa duramente contro
Claudio
ricordandone i misfatti ed ottiene che l'ex decemviro venga imprigionato.
Giungono a
Roma
ambasciatori
Latini
ed
Ernici
a congratularsi per i recenti avvenimenti e portano la notizia che
Equi
e
Volsci
stanno preparando nuove offensive. I
Romani
si preparano a combattere.
Ad
Orazio
toccano in sorte le operazioni contro i
Sabini
, a
Valerio
quelle contro gli
Equi
. Vengono esposte, incise nel bronzo, le
Leggi delle Dodici Tavole
.
58
Il vecchio
Caio Claudio
tenta di intercedere, senza successo, in favore del nipote.
Appio Claudio
, perduta ogni speranza, si suicida alla vigilia del processo. Analoga fine tocca all'ex decemviro
Spurio Oppio
, citato in giudizio da
Publio Numitorio
. Gli altri ex
decemviri
sono esiliati ed i loro beni confiscati.
59
Saggiamente il
tribuno
Marco Duilio
propone per quell'anno la sospensione delle attività giudiziarie perché si evitino eccessi e persecuzioni conseguenti alla destituzione dei
decemviri
.
60
Il
console
Valerio
sull'
Algido
si accampa presso gli
Equi
e comincia una guerra di posizione.
61
Finalmente
Valerio
attacca vittoriosamente il campo degli
Equi
riscattando la sconfitta subita l'anno precedente dall'esercito dei
decemviri
. La notizia giunge a
Roma
ed all'esercito di
Orazio
in
Sabina
.
62
Descrizione della battaglia fra l'esercito di
Orazio
e i
Sabini
.
63
I due eserciti vincitori tornano a
Roma
. I
consoli
convocano il
Senato
. Il
Senato
non vuole decretare il
trionfo
perché i
patrizi
anziani sono ostili a
Valerio
e a
Orazio
per i loro meriti popolari. Su proposta di
Lucio Icilio
per la prima volta, il
trionfo
è decretato dal popolo senza il consenso del
Senato
.
64
Scaduti i mandati i
tribuni
in carica tentano di essere rieletti e di far rieleggere gli stessi
consoli
. Ma a presiedere i comizi tributi viene sorteggiato il saggio
Marco Duilio
che impedisce la rielezione. Vengono nominati solo cinque nuovi
tribuni
che dovevano, secondo la legge, scegliere i colleghi mancanti.
65
Anno
448 a.C.
Vengono eletti
consoli
Spurio Erminio
e
Tito Virginio Celimontano
. Il
tribuno della plebe
Lucio Trebonio
esercita la sua carica osteggiando i
patrizi
con tale determinazione da ottenere il soprannome di " Aspro ".
Anno
447 a.C.
consoli
Marco Geganio Macerino
e
Caio Giulio
.
Continue provocazioni da parte dei giovani
patrizi
. I
tribuni
eletti non si dimostrano all'altezza della situazione.
66
Anno
446 a.C.
consoli
Tito Quinzio Capitolino
(per la quarta volta) e
Agrippa Furio
.
Discordia civile e provocazioni da parte degli
Equi
.
67
I
Volsci
devastano l'Agro Romano e giungono alla
Porta Esquilina
. Il
console
Tito Quinzio Capitolino
arringa al popolo incitandolo a mettere termine alla discordia civile e a prendere le armi contro gli invasori.
68
Continua il discorso di
Tito Quinzio Capitolino
.
69
Il discorso di
Quinzio
riceve consenso unanime e si passa alla leva. L'esercito viene composto con estrema rapidità e dopo tre giorni si trova già presso Lorbione, schierato per la battaglia.
70
Descrizione dell'ennesima battaglia vittoriosa contro gli
Equi
ed i
Volsci
e delle gesta eroiche dei due
consoli
.
71
Le città di
Aricia
e
Ardea
che contendevano da tempo un tratto di terra chiedono al popolo romano di fungere da giudice.
All'assemblea interviene il vecchio
plebeo
Publio Scapzio
che pretende che quel territorio essendo appartenuto alla conquistata Corioli, spetti ai
Romani
. Si tratta di un impostore ma riesce a parlare attirando l'interesse della folla.
72
Nonostante le argomentazioni contrarie dei
consoli
e dei
senatori
prevale la cupidigia e l'assemblea delibera, in modo vergognoso, che il territorio conteso venga considerato proprietà pubblica del popolo romano. Questo episodio è probabilmente una invenzione risalente, secondo
Ogilvie
alla fine del IV secolo.
LIBRO IV
1
Anno
445 a.C.
consoli
Marco Genucio
e
Caio Curzio
.
Il
tribuno
Caio Canuleio
presenta la legge che consenta i matrimoni fra
patrizi
e
plebei
.
Cominciano a profilarsi le proposte dei
tribuni
sull'elezione di
consoli
plebei
.
Agitazioni all'esterno da parte degli
Ardeatini
, dei
Veienti
, dei
Volsci
e degli
Equi
.
2
Durissima reazione dei
consoli
contro la proposta di
Canuleio
e contro la sua minaccia di impedire la leva.
3
Discorso di
Canuleio
contro quello dei
consoli
, in difesa dei diritti e della dignità della
plebe
.
4
Canuleio
continua il suo discorso: poichè la legge proposta prevede che i figli dei matrimoni misti seguano la condizione del padre, la legge stessa non comporta alcun radicale mutamento di diritto ma vuole solo abrogare una proibizione ritenuta offensiva per la
plebe
.
5
Canuleio
conclude la sua arringa con una presa di posizione precisa: si opporrà alla leva finché l'assemblea non avrà votato le proposte, si adopererà invece in favore della leva se i
patrizi
accetteranno le nuove leggi.
6
Alla fine il
patriziato
cede sulla questione matrimoniale e la legge di
Canuleio
viene approvata mentre per quanto riguarda il
consolato
si giunge al compromesso di istituire la carica dei
tribuni militari con potestà consolare
accessibile anche ai
plebei
. Di fatto i tribuni eletti sono tutti
patrizi
.
7
Anno
444 a.C.
Per la prima volta invece dei
consoli
vengono eletti
tribuni militari con autorità consolare
:
Aulo Sempronio Atratino
,
Lucio Atilio
,
Tito Clelio
.
Questi tribuni durano in carica solo due mesi e poi vengono destituiti per vizi di forma nella loro elezione denunciati dagli
auguri
. I
patrizi
eleggono un interrè.
Ambasciatori di
Ardea
vengono a
Roma
a chiedere riparazione del torto subito (III, 71) per salvare la pace e l'alleanza, il
Senato
chiede tempo. Dopo alcune contese si decise di eleggere di nuovo i
consoli
, li elesse l'interrè
Tito Quinzio Barbato
:
Lucio Papirio Mugillano
e
Lucio Sempronio Atratino
. Costoro entrarono in carica come sostituti e conclusero il nuovo trattato di alleanza con
Ardea
.
8
Anno
443 a.C.
consoli
Marco Geganio Macerino
(seconda volta), e
Tito Quinzio Capitolino
(quinta volta).
In quest'anno viene istituita la
Censura
. Ebbe origine dalla necessità di svolgere regolarmente il censimento senza che questo intralciasse i
consoli
nello svolgimento delle loro principali mansioni. I
senatori
accettarono di buon grado che la nuova carica toccasse ai
patrizi
ed i tribuni non fecero opposizione.
La
Censura
inizialmente fu considerata una carica modesta e puramente amministrativa ma più tardi i
censori
ebbero grande autorità politica e morale nello stato romano.
Secondo
Ogilvie
fu fra i motivi dell'istituzione della carica il fatto che i
tribuni militari con potestà consolare
, se
plebei
, non avrebbero potuto svolgere i riti religiosi connessi al censimento.
9
Nella città di
Ardea
è frattanto scoppiato un tumulto popolare a seguito del rapimento di una fanciulla contesa fra due pretendenti, uno
patrizio
ed uno
plebeo
. La
plebe
in rivolta assedia la città con l'aiuto dei
Volsci
. Gli ottimati
Ardeatini
chiedono aiuto ai
Romani
e vengono soccorsi dal
console
Marco Geganio
che circonda di trincee la città ed i suoi assalitori.
10
I
Volsci
circondati tentano di andarsene in pace ma
Geganio
pretende soddisfazione. I
Volsci
combattono ma vengono immediatamente sopraffatti ed il loro capo Cluilio viene consegnato al
console
che lo reca a
Roma
per il suo
trionfo
.
I
Romani
ristabiliscono l'ordine ad
Ardea
decapitando i capi della rivolta.
Frattanto a
Roma
il
console
Quinzio
forte del suo prestigio personale ha mantenuto la pace ed amministrato equamente la giustizia.
11
Anno
442 a.C.
consoli
Marco Fabio Vibulano
e
Postumo Ebuzio Cornicine
. Viene decretato di inviare una colonia ad
Ardea
per incrementare le difese contro eventuali aggressioni. I coloni sono
Rutuli
e
Romani
. Si assegnano terreni prima ai
Rutuli
in modo che il territorio precedentemente usurpato (vedi III, 71 - 72) venga di fatto restituito agli
Ardeatini
.
Viene nominato un triumvirato per stanziare la colonia. I Triumviri sono avversati dalla
plebe
romana perché assegnavano agli alleati territori che il popolo romano aveva giudicato suoi.
12
Anno
441 a.C.
consoli
Caio Furio Paculo
e
Marco Papirio Crasso
.
Tentativo fallito del
tribuno
Petelio di distribuire terre alla
plebe
.
Anno
440 a.C.
consoli
Proculo Geganio Macerino
e
Lucio Menenio Lanato
.
Scoppia una gravissima carestia. Viene nominato
Lucio Minucio
come prefetto all'annona. Questi opera nel migliore dei modi ma con scarsi risultati data la gravità della situazione.
13
Il cavaliere
Spurio Melio
, molto ricco per quei tempi, effettua una incetta di cereali in
Etruria
prende a distribuirli al popolo con evidenti intenzioni demagogiche. Si riteneva che mirasse addirittura al regno.
Anno
439 a.C.
consoli
Tito Quinzio Capitolino
(sesta volta) e
Agrippa Menenio Lanato
.
Lucio Minucio
viene confermato prefetto dell'annona e denuncia le attività sediziose di
Spurio Melio
. Il
console
Quinzio
propone che venga eletto
dittatore
il vecchio
Cincinnato
in quanto la carica di
console
, definita dal diritto di appello al popolo non gli permetteva di agire contro
Melio
come avrebbe dovuto.
Cincinnato
, accetta la carica, nomina maestro di cavalleria
Caio Servilio Ahala
.
14
Spurio Melio
, citato in giudizio da
Cincinnato
tenta di fuggire ma viene ucciso da
Servilio Ahala
.
15
Cincinnato
parla alla folla: loda il gesto di
Servilio Ahala
, condanna il tentato colpo di stato di
Spurio Melio
ed ordina la confisca dei suoi beni a favore dell'erario.
16
Viene premiato
Lucio Minucio
. Secondo una fonte incerta, confutata dallo stesso
Livio
,
Minucio
sarebbe stato nominato undicesimo
tribuno
per sedare disordini conseguenti alla morte di
Melio
.
Anno
438 a.C.
Vengono eletti tre soli
tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Quinzio
, figlio di
Cincinnato
,
Mamerco Emilio
e
Lucio Giulio
.
17
La colonia di
Fidene
si ribella e passa a
Tolumnio
, re di
Veio
.
Gli ambasciatori
Romani
vengono uccisi per ordine di
Tolumnio
.
Anno
437 a.C.
Vengono eletti
consoli
Marco Geganio Macerino
(per la terza volta) e
Lucio Sergio Fidenate
. Il dolore e l'indignazione per la morte degli ambasciatori rendono critica la situazione ed il
Senato
affida la dittatura a
Mamerco Emilio
tribuno militare nell'anno precedente, questi a sua volta nomina maestro di cavalleria l'ex collega
Lucio Quinzio Cincinnato
e suoi luogotenenti
Tito Quizio Capitolino
e
Marco Fabio Vibulano
. Il
dittatore
attacca subito il nemico respingendolo oltre l'
Aniene
. I due eserciti si accampano quindi uno di fronte all'altro presso la confluenza dell'
Aniene
nel
Tevere
.
18
La battaglia dei
Romani
contro l'esercito nemico composto di
Veienti
,
Fidenati
e
Falisci
.
19
Il cavaliere romano
Aulo Cornelio Cosso
, durante i combattimenti, ingaggia un duello con
Tolumnio
e lo uccide, mentre le sorti della battaglia volgono a favore di
Roma
.
20
Trionfo
di
Mamerco Emilio
.
Cosso
reca a
Roma
le
spoglie opime
di
Tolumnio
e le depone nel tempio di
Giove
, accanto a quelle dedicate da
Romolo
.
Livio
ricorda che alcune fonti dicevano che
Cosso
aveva dedicato le
spoglie opime
alcuni anni più tardi durante il suo
consolato
.
Augusto
, ai tempi di
Livio
aveva fatto restaurare il tempio e diceva di aver letto personalmente l'iscrizione
Cosso
console
.
21
Anno
436 a.C.
consoli
Marco Cornelio Maluginense
e
Lucio Papirio Crasso
. Nuovi scontri con
Veienti
e
Fidenati
. Il
tribuno della plebe
Spurio Melio (evidentemente parente dell'omonimo di cui a III, 13) tenta senza successo di citare in giudizio
Lucio Minucio
e
Servilio Ahala
. La popolazione romana è colpita da una pestilenza.
Anno
435 a.C.
consoli
Caio Giulio
e
Lucio Virginio
. La pestilenza si aggrava.
Fidenati
e
Veienti
muovono contro
Roma
.
Viene nominato
dittatore
Quinto Servilio Prisco
(o Strutto) che sceglie come maestro di cavalleria
Postumo Ebuzio Elva
.
22
Il
dittatore
respinge i nemici e tenta l'assedio di
Fidene
che infine espugna scavando una galleria sotto le mura della città (l'episodio sembra essere un doppione di quello della conquista di
Veio
).
23
Anno
434 a.C.
consoli
Caio Giulio
(per la terza volta) e
Lucio Virginio
(per la seconda volta) secondo
Licinio Macro
.
consoli
Marco Manlio
e
Quinto Sulpicio Camerino Pretestato
secondo
Valerio Anziate
e
Quinto Tuberone
.
Veienti
e
Falisci
si rivolgono alla confederazione etrusca delle dodici città per preparare un grosso attacco contro
Roma
.
Il
Senato
nomina di nuovo
dittatore
Mamerco Emilio
che sceglie come maestro di cavalleria
Aulo Postumio Tuberto
.
24
Le città etrusche negano aiuto ai
Veienti
e la guerra preparata non scoppia.
Mamerco Emilio
si dedica allora a questioni politiche e propone che la durata della
censura
venga ridotta da cinque anni a diciotto mesi. La legge viene approvata e
Mamerco
depone la dittatura. Per rappresaglia i
censori
usano i loro poteri contro
Mamerco
: lo escludono dalle
tribù
privandolo del diritto di voto e lo tassano ingentemente.
25
Anno
433 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Marco Fabio Vibulano
,
Marco Folio
e
Lucio Sergio Fidenate
(tutti
patrizi
).
Pestilenza. Viene votato ad
Apollo
un tempio per la salute pubblica.
A seguito della pestilenza si teme la carestia e si fa incetta di frumento.
Anno
432 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Pinario Mamerco
,
Lucio Furio Medullino
e
Spurio Postumio Albo
(tutti
patrizi
).
I
tribuni della plebe
presentano proposte di legge contro i brogli elettorali.
26
Anno
431 a.C.
consoli
Tito Quinzio Cincinnato Peno
(figlio di
Lucio
) e
Cneo Giulio Mentone
.
Equi
e
Volsci
riprendono le ostilità accampandosi sul
Monte Algido
. Fra molti contrasti dei
consoli
con i
senatori
viene nominato
dittatore
Aulo Postumio Tuberto
che sceglie come maestro di cavalleria
Lucio Giulio
. Si procede alla leva e si chiedono soldati agli alleati
Ernici
e
Latini
.
27
Il
dittatore
ed il
console
Quinzio
pongono gli accampamenti nei pressi di quelli nemici ed inizia una serie di schermaglie.
28
Battaglia con i
Volsci
. Fra i
Volsci
Vettio Messio
da prova d'eroismo.
29
Vittoria dei
Romani
e
trionfo
di
Postumio
. Dedica del tempio di
Apollo
votato due anni prima.
In quell'anno (
431 a.C.
) i
Cartaginesi
avrebbero compiuto una spedizione in
Sicilia
. (Forse è un errore perché le fonti greche non ne parlano).
30
Anno
430 a.C.
consoli
Lucio Papirio Crasso
e
Lucio Giulio
.
Resa degli
Equi
. Tregua di otto anni.
Nuova legge sulle ammende.
Anno
429 a.C.
consoli
Lucio Sergio Fidenate
(per la seconda volta) e
Ostio Lucrezio Tricipitino
.
Anno
428 a.C.
consoli
Aulo Cornelio Cosso
e
Tito Quinzio Cincinnato Peno
(per la seconda volta).
Scorrerie dei
Veienti
.
Siccità, moria del bestiame, epidemie di scabbia.
Anno
427 a.C.
consoli
Caio Servilio Ahala
e
Lucio Papirio Mugillano
.
I
Feziali
inviati a
Veio
per chiedere soddisfazione degli incidenti dell'anno precedente non la ottengono.
Le centurie decretano guerra.
31
Anno
426 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Tito Quinzio Cincinnato Peno
,
Caio Furio
,
Marco Postumio
e
Aulo Cornelio Cosso
.
Cosso
ebbe il comando dell'Urbe, gli altri mossero contro
Veio
.
Approfittando della discordia dei tre tribuni i
Veienti
hanno la meglio nei primi scontri.
Viene nominato
dittatore
Mamerco Emilio
che sceglie
Cosso
come maestro di cavalleria.
I
Veienti
attirano volontari etruschi in cerca di bottino e si accordano con i
Fidenati
.
32
Discorso ai
Romani
di
Mamerco Emilio
per incitarli al combattimento. Battaglia contro i
Veienti
e
Fidenati
.
33
Dettagliata descrizione della battaglia.
34
Resa incondizionata dei
Fidenati
.
33
Anno
425 a.C.
:
Tribuni militari con potestà consolare
:
Aulo Sempronio Atratino
,
Lucio Quinzio Cincinnato
,
Lucio Furio Medullino
e
Lucio Orazio Barbato
.
Tregua di venti anni con
Veio
e di tre anni con gli
Equi
.
Anno
424 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Appio Claudio Crasso
,
Spurio Nauzio Rutulo
,
Lucio Sergio Fidenate
e
Sesto Giulio Iullo
. Si svolgono grandi giochi che erano stati votati due anni prima dal
dittatore
Emilio Mamerco
. I tribuni, dopo i giochi, riprendono la loro campagna per spingere i
plebei
a candidarsi al
tribunato militare con potestà consolare
.
36
Alcuni
plebei
presentano la candidatura, intanto i
senatori
tramano per tornare all'elezione dei
consoli
. I
tribuni militari
in carica vengono inviati nel territorio degli
Ernici
per un'inchiesta ed il comando della città viene affidato ad
Appio Claudio
, figlio del decemviro.
37
Anno
423 a.C.
consoli
Caio Sempronio Atratino
e
Quinto Fabio Vibulano
. In quell'anno i
Sanniti
presero agli
Etruschi
la città di Volturno ribattezzandola
Capua
.
Gli ex tribuni inviati in inchiesta e varie ambascerie degli
Ernici
e dei
Latini
riferiscono che i
Volsci
si stanno di nuovo preparando alla guerra.
Il
console
Sempronio
organizza male il suo esercito che al primo scontro con i
Volsci
si trova in difficoltà.
38
Il cavaliere
Sesto Tempanio
, durante la battaglia, cerca di recuperare la situazione spingendo la cavalleria in armi contro il nemico.
39
Il manipolo guidato da
Tempanio
si comporta valorosamente, circondato si apposta su una collinetta e la difende a lungo. La notte interrompe la battaglia il cui esito è ancora incerto.
40
I cavalieri di
Sesto Tempanio
riescono a scampare all'accerchiamento e tornano a
Roma
mentre sia l'esercito romano che quello nemico si sono dispersi. A
Roma
il racconto di
Tempanio
serve ai
tribuni
per aprire una polemica contro il
console
Sempronio
.
41
Tempanio
moderatamente rifiuta di prestarsi alle polemiche dei
tribuni
. Il
console
Sempronio
torna a
Roma
con poco onore e si difende come può.
Intanto viene concluso un vecchio processo contro
Marco Postumio
e
Tito Quinzio
che, tribuni nel
426 a.C.
, erano stati sconfitti a
Veio
.
Postumio
viene multato e
Tito Quinzio
assolto.
42
Anno 422 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Manlio Capitolino
,
Quinto Antonio Merenda
e
Lucio Papirio Mugillano
.
Sesto Tempanio
è eletto
tribuno della plebe
.
Il
tribuno
Lucio Ortensio
cita in giudizio
Caio Sempronio
per gli eventi militari dell'anno precedente ma su esortazione dei suoi colleghi ritira la denuncia.
43
Anno 421 a.C.
consoli
Numerio Fabio Vibulano
e
Tito Quinzio Capitolino
.
Il
console
Quinzio
conduce alcune non importanti operazioni contro gli
Equi
.
Vengono istituiti due nuovi
questori
e la
plebe
entra in lotta per aver accesso a tali magistrature.
I contrasti fra
Senato
e
tribuni della plebe
impediscono i comizi e si verifica un periodo di
interregno
.
44 - 45
Anno 420 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Quinzio Cincinnato
(per la terza volta),
Lucio Furio Medullino
,
Marco Manlio
e
Aulo Sempronio Atratino
.
Nonostante nelle lotte precedenti la
plebe
avesse ottenuto l'accesso alle nuove magistrature i due nuovi
questori
furono
patrizi
.
I tribuni parlarono di broglio elettorale e presero varie iniziative fra cui citare in giudizio
Caio Sempronio
per l'onta subita contro i
Volsci
e di riproporre la distribuzione delle terre alla
plebe
.
Caio Sempronio
venne processato e multato.
Nello stesso anno la
vestale
Postumia viene processata per impudicizia ed assolta.
La città di
Cuma
, occupata dai
Greci
, fu presa dai
Campani
.
Anno 419 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Agrippa Menenio Lanato
,
Publio Lucrezio Tricipitino
e
Spurio Nauzio Rutulo
.
Sventata una congiura degli schiavi.
Gli
Equi
riprendono i preparativi di guerra. Corre voce che anche gli abitanti di
Labico
covino l'insurrezione. Anno 418 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Sergio Fidenate
,
Marco Papirio Mugillano
e
Caio Servilio
(figlio di
Prisco
).
Equi
e Labicani devastano il territorio di
Tuscolo
. Viene dichiarata guerra a
Labico
. I tribuni litigano per decidere chi resterà in città.
Quinto Servilio
impone al figlio di rinunciare al comando in guerra e di accettare la difesa di
Roma
.
46
Discordia fra i due tribuni partiti per la guerra.
Qunito Servilio
previdentemente fa pressioni sul figlio rimasto a difendere
Roma
perché prepari un altro esercito. Infatti le truppe romane, causa la cattiva organizzazione, vengono rapidamente sconfitte e disperse. A
Roma
viene nominato
dittatore
Quinto Servilio Prisco
che, con le riserve preparate dal figlio, organizza il contrattacco.
47
Quinto Servilio
sconfigge i nemici e conquista
Labico
, dove viene dedotta una colonia.
L'anno successivo (
417 a.C.
) vennero eletti
tribuni militari con potestà consolare
:
Agrippa Menenio Lanato
(per la seconda volta),
Caio Servilio Strutto
(per la seconda volta) e
Spurio Rutilio Crasso
.
L'anno seguente (
416 a.C.
) vennero eletti
tribuni militari con potestà consolare
:
Aulo Sempronio Atratino
(per la terza volta),
Marco Papirio Mugillano
(per la seconda volta) e
Spurio Nauzio Rutulo
(per la terza volta).
Nel biennio vi fu pace all'estero e discordia all'interno per le leggi agrarie.
48
I
tribuni della plebe
Spurio Mecilio
e
Marco Metilio
agitano il popolo per la riforma agraria.
Appio Claudio
, apre una politica di persuasione (o corruzione) per seminare la discordia fra i tribuni. In questo modo
Mecilio
e
Metilio
si trovano in minoranza e sono costretti a far cadere le loro proposte di legge.
49
Anno
415 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Cneo Cornelio Cosso
,
Quinto Quinzio Cincinnato
,
Caio Valerio Potito
e
Numerio Fabio Vibulano
.
Un'alluvione del
Tevere
devasta il territorio dei
Veienti
, dissuadendoli dall'aprire ostilità contro i
Romani
.
Anno
414 a.C.
Tribuni militari
:
Cneo Cornelio Cosso
,
Lucio Valerio Potito
,
Quinto Fabio Vibulano
(per la seconda volta) e
Marco Postumio Regillense
.
Postumio Regillense
riporta una vittoria sugli
Equi
e conquista
Bola
ma non mantiene la promessa fatta ai soldati di distribuire il bottino, inoltre a
Roma
assume in
Senato
atteggiamento arrogante e si scontra con il
tribuno della plebe
Marco Sestio
.
50
Con il suo atteggiamento
Postumio
provoca una ribellione fra le truppe nel corso della quale viene lapidato.
Si tenta di aprire un'inchiesta. I
tribuni
bloccano con il veto i comizi elettorali, viene nominato interrè
Quinto Fabio Vibulano
.
51
L'interrè tenne comizi per l'elezione dei
consoli
e per l'anno
413 a.C.
ottennero la carica:
Aulo Cornelio Cosso
e
Lucio Furio Medullino
.
I
consoli
conducono un'inchiesta sulla morte di
Postumio
mentre continua il fermento politico per la legge agraria.
Furio
sconfigge i
Volsci
e conquista
Ferentino
.
52
Anno
412 a.C.
consoli
:
Quinto Fabio Ambusto
e
Caio Furio Paculo
.
Scoppia una pestilenza.
Anno 411 a.C.
consoli
:
Marco Papirio Atratino
e
Caio Nauzio Rutulo
.
All'epidemia segue, per l'incuria dei campi una grave carestia. Ci si approvvigiona di frumento presso gli
Etruschi
ed in Siclia.
53
Anno 410 a.C.
consoli
:
Marco Emilio
e
Caio Valerio Potito
. Altri episodi dell'interminabile guerra con
Equi
e
Volsci
.
Il
tribuno
Marco Menenio
ostacola la leva ma i nemici prendono la città di
Carvento
(sconosciuta) il che induce gli altri
tribuni
ad opporsi a
Menenio
. L'esercito romano riconquista
Carvento
ma il
console
Valerio
destina il bottino all'erario procurandosi impopolarità.
54
Anno
409 a.C.
consoli
:
Cneo Cornelio Cosso
e
Lucio Furio Medullino
(per la seconda volta).
Scontenta per le elezioni dei
consoli
(se fossero stati eletti i
tribuni militari
,
Marco Menenio
avrebbe avuto accesso alla carica) la
plebe
si rifà eleggendo tre
questori
plebei
su quattro. Sono i primi
questori
plebei
:
Quinto Silio
,
Publio Elio
e
Publio Papio
.
La campagna elettorale è sostenuta dagli Icilii, irriducibili avversari del
patriziato
. L'elezione dei
questori
plebei
crea nuove polemiche e nuove dispute politiche.
55
Aprendosi di nuovo le ostilità con
Equi
e
Volsci
ne approfittano i
tribuni della plebe
per ottenere i comizi tribunati in luogo di quelli consolari. Il
Senato
tratta, osteggiando gli Icilii.
56
Anno
408 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Caio Giulio Iullo
,
Publio Cornelio Cosso
e
Caio Servilio Ahala
, tutti
patrizi
.
Di fronte alla minaccia di nuovi attacchi da parte di
Equi
e
Volsci
il
Senato
prende la decisione (secondo
Livio
fuori luogo) di nominare un
dittatore
.
57
Viene eletto
dittatore
Publio Cornelio
. Con una rapida guerra sconfigge i
Volsci
presso
Anzio
e depone la carica.
Anno
407 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Furio Medullino
,
Caio Valerio Potito
,
Numerio Fabio Vibulano
e
Caio Servilio Ahala
, tutti per la seconda volta. E' probabile però che il
Lucio Furio Medullino
qui indicato non sia lo stesso del capitolo 44 (
420 a.C.
) e si tratti di un equivoco di
Livio
.
58
Era scaduta la tregua stipulata con
Veio
(secondo l'
Ogilvie
gli annalisti anticipano di due anni questa scadenza per computare dieci anni di assedio e uno di preliminari), i
Romani
inviano quindi ambascerie a trattare con i
Veienti
. Intanto i
Volsci
battono i
Romani
impossessandosi della città di Verrugine.
Anno
406 a.C.
tribuni militari
:
Publio Cornelio Cosso
,
Cneo Cornelio Cosso
,
Numerio Fabio Ambusto
e
Lucio Valerio Potito
.
I
Veienti
respingono gli ambasciatori
Romani
ma i
tribuni militari
nell'arruolamento incontrano resistenza da parte della
plebe
esasperata dalle continue guerre.
59
Si decide quindi di reprimere i
Volsci
e mentre
Cneo Cornelio
rimaneva a
Roma
per presidiare la città gli altri tribuni guidavano l'esercito in rappresaglia contro
Anzio
ed Ecetra, spingendosi fino a
Terracina (Anxur o Ansure)
.
Il bottino della conquistata
Terracina
viene concesso ai soldati, il che riesce a migliorare i rapporti con i
patrizi
. Inoltre il
Senato
delibera di concedere una paga a spese dello stato ai combattenti (provvedimento che si rese necessario per il lungo assedio di
Veio
ma che non sarà frequente nel IV secolo).
60
Il provvedimento del
Senato
viene accolto con gioia dalla
plebe
ma i
tribuni
lo ostacolano argomentando che per pagare il soldo lo stato avrebbe imposto nuovi tributi. Tuttavia i
patrizi
contribuiscono ampiamente, subito imitati dai
plebei
più benestanti ed in breve il popolo accetta il tributo e l'arruolamento contro
Veio
.
61
Anno 405 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Tito Quinzio Capitolino
,
Quinto Quinzio Cincinnato
,
Caio Giulio Iullo
(per la seconda volta),
Aulo Manlio
,
Lucio Furio Medullino
(per la terza volta) e
Manio Emilio Mamerco
.
La città di
Veio
viene cinta d'assedio dai
Romani
.
In questa fase le altre città
etrusche
non prendono posizione nella guerra.
Anno
404 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Caio Valerio Potito
(per la terza volta),
Manio Sergio Fidenate
,
Publio Cornelio Maluginense
,
Cneo Cornelio Cosso
,
Caio Fabio Ambusto
(per alcuni studiosi
Cesone Fabio Ambusto
) e
Spurio Nauzio Rutulo
(per la seconda volta).
Battaglia campale a
Ferentino
contro i
Volsci
, vinta dai
Romani
. I
Romani
assediano Artena, città dei
Volsci
, che riescono ad espugnare grazie al tradimento di uno schiavo. Dubbia l'identificazione di questa Artena, secondo alcuni studiosi
Livio
avrebbe confuso Artena con Ortona.
LIBRO V
1
Si inasprisce la guerra con
Veio
. Nel
403 a.C.
vengono eletti otto
tribuni militari con potestà consolare
:
Manio Emilio Mamerco
(per la seconda volta),
Lucio Valerio Potito
(per la terza volta),
Appio Claudio Crasso
,
Marco Quintilio Varo
,
Lucio Giulio Iullo
,
Marco Postumio
,
Marco Furio Camillo
e
Marco Postumio Albino
.
I
Veienti
invece nominarono un re (il cui nome non ci è stato tramandato). Secondo
Livio
il re eletto era inviso alle altre città
etrusche
per superbia ed empietà e questo fatto avrebbe alienato a
Veio
ogni possibile aiuto. Tuttavia gli assedianti
Romani
fortificarono anche una linea di difesa verso l'
Etruria
per sbarrare la strada ad eventuali contingenti alleati dei
Veienti
.
2
I tribuni decidono di mantenere l'assedio anche durante l'inverno, cosa all'epoca inusitata che provoca subito violenta opposizione da parte dei
tribuni della plebe
.
3
Contro i
tribuni della plebe
si schiera un
Appio Claudio
(i
Claudii
sono sempre in prima fila ad avversare i magistrati
plebei
). Inizio del discorso di
Appio Claudio
contro i
tribuni
.
4
Appio Claudio
sostiene l'equità del provvedimento (i combattenti sono stipendiati) e la necessità di sconfiggere definitivamente i pericolosi
Veienti
.
5
Altri argomenti di
Claudio
: la tregua invernale comporterebbe la perdita delle grosse opere di fortificazione costruite per l'assedio, il pericolo di un attacco improvviso dei
Veienti
in territorio romano ed infine il rischio che
Veio
riesca ad ottenere dagli
Etruschi
gli aiuti che al momento si vede negare.
6
Appio Claudio
conclude il lungo discorso con un duro attacco ai
tribuni
.
7
In una sortita i
Veienti
riescono ad incendiare parte delle opere dei
Romani
. La notizia, giunta a
Roma
, pone subito fine alle controversie fra
patrizi
ed i
tribuni della plebe
. I cavalieri chiedono di arruolarsi come volontari mettendo a disposizione i propri cavalli ed i
plebei
li imitano subito dopo iscrivendosi volontariamente alla leva fra il tripudio e la commozione generale.
Il passo è molto retorico e sostiene il valore della "concordia ordinum", spesso nascente da difficoltà esterne.
Evidentemente dietro tante manifestazioni di disponibilità cavalieri e fanteria cercavano i propri interessi e tendevano a guadagnare in potenza nell'ambito dell'organizzazione militare.
8
Anno
402 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Caio Servilio Ahala
(per la terza volta),
Quinto Servilio
,
Lucio Virginio
,
Quinto Sulpicio Camerino
,
Aulo Manlio
(per la seconda volta), e
Manio Sergio
(per la seconda volta).
A Sud i
Volsci
riconquistarono
Terracina (Ansure)
.
I
Veienti
sono soccorsi da
Capenati
e
Falisci
, i quali aggrediscono il campo di
Manio Sergio
. A causa della discordia fra i tribuni
Sergio
e
Lucio Virginio
i contingenti
Romani
non combattono concordemente e ne consegue una grave sconfitta. Tornati a
Roma
per rispondere al
Senato
i due tribuni si scambiarono improperi.
9
A causa del comportamento di
Sergio
e
Lucio Virginio
, il
Senato
decide di destituire il tribunato e convocare in anticipo i comizi per l'elezione dei nuovi magistrati.
I due litiganti tentano di opporsi al provvedimento ma sono avversati dai loro colleghi e dai
tribuni della plebe
e costretti a dimettersi.
10
Anno
404 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Valerio Potito
(per la IV volta),
Marco Furio Camillo
(per la seconda volta),
Manio Emilio Mamerco
(per la terza volta),
Cneo Cornelio Cosso
(per la seconda volta),
Cesone Fabio Ambusto
e
Lucio Giulio Iullo
.
Gli impegni militari contro
Veio
e contro i
Volsci
comportano vasti arruolamenti e sensibile aggravio dei tributi con conseguente malcontento dei
plebei
.
11
Tre
tribuni della plebe
(
Publio Curiazio
,
Marco Metilio
e
Marco Minucio
) citano in giudizio
Sergio
e
Lucio Virginio
, i discordi
tribuni militari
dell'anno precedente, ed aprono una campagna politica contro di loro.
12
I due tribuni vengono condannati ad una forte multa.
Forti di questa vittoria i
tribuni della plebe
avanzano una nuova proposta di legge agraria e impediscono la riscossione dei tributi.
Scoppia una sommossa popolare.
Anno
400 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Publio Licinio Calvo
,
Publio Manlio
,
Lucio Titinio
,
Publio Melio
,
Lucio Furio Medullino
e
Lucio Publilio Volsco
, dei quali solo il primo è
plebeo
.
I
tribuni della plebe
, lieti di aver ottenuto la nomina di almeno un
plebeo
, consentono la riscossione dei tributi e quindi il pagamento del soldo alle truppe.
13
I
Romani
riconquistano
Ansure (Terracina)
. Sopraggiunge un inverno particolarmente rigido.
Il buon comportamento del tribuno
plebeo
Licinio Calvo
porta all'elezione di molti
plebei
nel tribunato successivo.
Anno 399 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Marco Veturio
,
Marco Pomponio
,
Cneo Duilio
,
Volerone Publilio
,
Gneo Genucio
e
Lucio Attivio
, dei quali solo il primo
patrizio
.
All'inverno inclemente fa seguito una grave epidemia del bestiame.
Furono consultati i
Libri Sibillini
e venne introdotto il rito del "
lettisternio
": si disponevano fuori dai templi le immagini degli dei adagiati su sontuosi divani e venivano disposti banchetti al loro cospetto.
A
Veio
i
Falisci
vengono definitivamente battuti e messi in fuga dai
Romani
.
14
I
patrizi
sfruttano l'inverno anomalo e la pestilenza come argomenti della loro propaganda definendoli conseguenze dell'ira degli dei dopo due anni di partecipazione plebea al tribunato. La superstizione è forte ed i tribuni eletti per il
398 a.C.
sono tutti
patrizi
:
Lucio Valerio Potito
(per la quinta volta),
Marco Valerio Massimo
,
Marco Furio Camillo
(per la seconda volta),
Lucio Furio Medullino
(per la terza volta),
Quinto Servilio Fidenate
(per la seconda volta) e
Quinto Sulpicio Camerino
(per la seconda volta).
Non si verificarono atti degni di nota a
Veio
in quell'anno.
Potito
riportò un bottino da Faleri,
Camillo
da
Capena
.
15
Avvennero dei prodigi fra cui un anomalo aumento di livello del
lago di Albano
. Per interpretare la volontà degli dei furono inviati ambasciatori a consultare l'oracolo di
Delfi
. Frattanto un
aruspice
di
Veio
afferma che la città non sarebbe caduta in mano dei
Romani
se questi non avessero fatto defluire le acque del
lago Albano
secondo le sue prescrizioni rituali. Il vecchio viene catturato dai
Romani
e costretto a ripetere e chiarire la sua profezia. Ma i
Romani
decidono di attendere comunque il ritorno degli ambasciatori inviati a
Delfi
.
16
Anno
397 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Giulio Iullo
,
Lucio Furio Medullino
,
Lucio Sergio Fidenate
,
Aulo Postumio Regillense
,
Publio Cornelio Maluginense
e
Aulo Manlio
.
I
Tarquiniesi
approfittando dei molteplici impegni militari
Romani
e della situazione politica interna dell'Urbe prendono a saccheggiare le campagne romane.
I
tribuni
Aulo Postumio
e
Lucio Giulio
con un contingente di volontari respingono facilmente l'insidia dei
Tarquiniesi
. Tornano a
Roma
gli ambasciatori da
Delfi
confermando la predizione dell'
aruspice
veiente
: per ottenere la vittoria dovranno far defluire le acque del
lago Albano
nelle campagne circostanti, disperdendole in ruscelli.
17
Tramite l'
aruspice
veiente
, ora tenuto in grande considerazione, si viene a sapere che i magistrati in carica non avendo bandito le tradizionali "
ferie latine
", avevano offeso gli dei e dovevano essere destituiti.
Seguirono tre interrè:
Lucio Valerio
,
Quinto Servilio Fidenate
e
Marco Furio Camillo
.
Intanto in
Etruria
si sta concretizzando la minaccia dei
Galli
: la confederazione etrusca pur continuando a negare aiuti ufficiali ai
Veienti
, concede ai propri cittadini volontari di partecipare alla guerra contro
Roma
. Ciò è motivo di nuove preoccupazioni fra i
Romani
.
18
Anno
396 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Publio Licinio Calvo
,
Lucio Titinio
,
Publio Menio
,
Cneo Genucio
,
Lucio Atilio
e
Marco Furio Camillo
.
Publio Licinio Calvo
, che nel
400 a.C.
era stato il primo tribuno militare
plebeo
, essendo in età avanzata, rinuncia alla carica in favore di suo figlio
Publio Licinio
, con l'approvazione popolare.
Durante uno scontro con
Falisci
e
Capenati
muore il tribuno militare
Lucio Titinio
. La notizia di questa sconfitta giunge amplificata a
Roma
spargendo il panico fra la popolazione.
19
Nel frattempo si erano compiute le opere per far defluire il
lago Albano
(il canale allora scavato è ancora esistente).
Viene nominato
dittatore
Marco Furio Camillo
che sceglie come maestro della cavalleria
Publio Cornelio Scipione
.
Camillo
riorganizzò rapidamente l'esercito romano con una nuova leva e con aiuti di
Latini
ed
Ernici
e fece voto di indire i "Grandi ludi" dopo la caduta di
Veio
.
Camillo
inizia una serie di abili operazioni militari indebolendo l'apparato difensivo del nemico, procede quindi a scavare una galleria sotterranea per permettere ai suoi uomini di penetrare nella rocca di
Veio
.
Lo stratagemma del cunicolo raccontato da
Livio
non è presente in altri autori (per es.
Dionigi
) ed è ritenuto da molti studiosi un'invenzione più tarda.
20
In vista della vittoria
Camillo
scrive al
Senato
chiedendo prudentemente istruzioni sul destino del bottino.
In
Senato
si creano due ipotesi: la prima proposta dal vecchio
Licinio Calvo
vuole che il bottino sia spartito nel campo di
Camillo
proclamando che i cittadini interessati possano recarvisi per partecipare, l'altra proposta da
Appio Claudio
, prevede che l'erario incameri il bottino per pagare i soldati alleviando i tributi. Prevale la prima ipotesi.
21
Mentre una grande folla in attesa di bottino raggiunge il suo campo,
Camillo
compie il rito della
evocatio
per pregare
Giunone
di abbandonare
Veio
ed accettare una nuova sede a
Roma
, ed
Apollo
di assisterlo nella conquista della città.
Inizia l'assalto finale:
Veio
circondata dai nemici e penetrata attraverso la galleria fin nella sua rocca cade rapidamente nelle mani del
dittatore
.
Una tradizione racconta che
Camillo
notando la ricchezza del bottino scongiurasse gli dei che, se avessero giudicato eccessiva la fortuna sua e dei
Romani
, gli consentissero di placarli con il minor danno possibile. Pronunciato questo voto, scivolò e cadde. Il fatto fu poi interpretato da alcuni come presagio del sacco di
Roma
da parte dei
Galli
.
22
I prigionieri di condizione libera furono venduti all'asta a favore dell'erario mentre il resto del bottino veniva distribuito.
Statue degli dei ed oggetti votivi, rimossi dai templi di
Veio
, vennero trasportati a
Roma
. Per prelevare la statua di
Giunone
regina fu scelta una delegazione di giovani
romani
che si purifcarono ed indossarono vesti candide prima di entrare nel tempio.
Secondo una tradizione ripresa anche da
Plutarco
un giovane avrebbe chiesto alla Dea "Vuoi venire a
Roma
?" e la statua avrebbe miracolosamente assentito.
La statua di
Giunone
fu trasportata sull'
Aventino
, dove
Camillo
le consacrò un tempio.
23
Nel tripudio generale, a
Roma
, il
Senato
decreta quattro giorni di pubbliche preghiere per ringraziare gli dei e viene celebrato il
trionfo
di
Camillo
.
Durante il
trionfo
Camillo
si comporta in modo superbo, entra in città su un carro trainato da cavalli bianchi, suscita critiche da parte dei cittadini più osservanti della religione. Anche la scelta di invocare
Apollo
(divinità allora piuttosto recente) invece di
Giove
(tradizionalmente dio del
trionfo
) suscita critiche e perplessità. Infine la contribuzione imposta a quanti avevano spartito il bottino per tener fede al voto di
Camillo
di dedicare la decima parte ad
Apollo
, aliena al
dittatore
gran parte delle simpatie della
plebe
.
24
Anno
395 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Publio Cornelio Cosso
,
Publio Cornelio Scipione
,
Marco Valerio Massimo
(per la seconda volta),
Cesone Fabio Ambusto
(per la terza volta),
Lucio Furio Medullino
(per la quinta volta) e
Quinto Servilio
(per la terza volta). I due
Cornelii
ridussero rapidamente alla resa la città di
Capena
devastandone gravemente le campagne. Viene stanziata una colonia nel territorio dei
Volsci
, provvedimento che non incontra il favore della
plebe
i cui
tribuni
sostengono che i
patrizi
vogliono tenere per se il più ricco territorio di
Veio
. Il tribuno
Tito Sicinio
propone addirittura di trasferire metà della cittadinanza a
Veio
provocando l'indignazione dei
senatori
.
25
Intanto
Camillo
continua ad insistere perché si sciolga il voto ad
Apollo
ed in particolare si offra al Dio un dono equivalente alla decima parte del territorio conquistato. La questione viene demandata alla competenza dei pontefici che fatto stimare il territorio, calcolano il valore dell'offerta. Viene prelevato dall'erario il valore in denaro ed i
tribuni militari
sono incaricati di convertirlo in oro. Non trovandosi abbastanza oro a
Roma
le matrone decidono di vendere i propri gioielli, atto che viene onorato dal
Senato
con il permesso alle matrone di recarsi in carrozza ai sacrifici ed ai giochi. L'oro così raccolto, fuso in una coppa viene portato a Delfo in dono ad
Apollo
. Intanto proseguono le dispute fra i
tribuni della plebe
ed i maggiorenti.
26
Anno
394 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Marco Furio Camillo
,
Lucio Furio Medullino
(per la VI volta),
Caio Emilio
,
Lucio Valerio Publicola
,
Spurio Postumio
e
Publio Cornelio
(per la seconda volta).
Ripreso il comando dell'esercito
Camillo
cinge d'assedio la città di
Falerii
che aveva lungamente aiutato i
Veienti
.
27
Si inserisce un episodio troppo romanzesco per essere attendibile. Un istitutore di
Falerii
che si occupava dell'educazione dei figli dei maggiorenti della città decide di tradire e consegna a
Camillo
i propri allievi per farne degli ostaggi, ma
Camillo
in nome della lealtà e la giustizia rimanda liberi i ragazzi denunciando il traditore ai
Falisci
. Colpiti dal gesto i
Falisci
si arrendono spontaneamente ottenendo dai
Romani
condizioni insperate. Si tratta evidentemente di un
exemplum
ideato per sostenere la figura di
Camillo
.
28
I tre ambasciatori incaricati di trasportare a
Delfi
la coppa d'oro votiva, vengono catturati dai pirati delle
Lipari
. Tuttavia il supremo magistrato delle
Lipari
, uomo molto religioso, per rispetto ad
Apollo
, libera i prigionieri e li fa scortare a
Delfi
perché concludano la loro missione. Nello stesso anno si combatte con alterne fortune contro gli
Equi
. I
tribuni militari
Caio Emilio
e
Spurio Postumio
conducono vari scontri non sempre favorevoli, infine
Postumio
riesce a mettere in fuga e massacrare i nemici.
29
Nel
393 a.C.
, dopo quindici anni di
tribuni militari
i
patrizi
riuscirono a far eleggere di nuovo due
consoli
:
Lucio Lucrezio Flavo
e
Servio Sulpicio Camerino
.
I
tribuni della plebe
continuavano a portare avanti la proposta di emigrazione a
Veio
.
Intanto gli
Equi
riaprivano le ostilità, impadronendosi della colonia romana di Vitellia.
Il
console
Lucio Lucrezio
risolve rapidamente la guerra contro gli
Equi
ma a
Roma
si apre una grave questione politica. Due
tribuni della plebe
del biennio precedente,
Aulo Virginio
e
Quinto Pomponio
vengono citati in giudizio per aver opposto il veto alla proposta di emigrazione. Ovviamente il
patriziato
si schiera in loro difesa, tuttavia l'ira della
plebe
ha il sopravvento ed i due ex
tribuni
vengono condannati al pagamento di diecimila assi pesanti.
Camillo
prende posizione nettamente contraria alla sentenza.
30
Camillo
diviene il capo dell'opposizione alla proposta di emigrazione ed al momento del voto i
patrizi
, anche facendo leva su scrupoli religiosi, riescono a far respingere la proposta. Subito dopo il
Senato
decreta la spartizione del territorio di
Veio
fra le famiglie plebee.
31
L'elargizione ristabilì una certa tranquillità e furono indetti i comizi per la nomina dei
consoli
dell'anno successivo.
Furono eletti nel
392 a.C.
:
Lucio Valerio Potito
e
Marco Manlio Capitolino
, che celebrarono i "Grandi Ludi" promessi in voto da
Camillo
.
I
consoli
condussero una rapida guerra contro gli
Equi
, quindi i
Romani
si trovarono a fronteggiare nuovi nemici:
Volsiniesi
e
Sappinati
.
I
Volsiniesi
abitavano una località sul lago di
Bolsena
, i
Sappinati
erano probabilmente residenti nella zona dell'attuale
Orvieto
.
Non fu possibile organizzare un'esercito a causa di una grave pestilenza. Anche i
consoli
si ammalarono e rassegnarono le dimissioni, fu eletto interrè
Camillo
, quindi
Publio Cornelio Scipione
ed infine
Lucio Valerio Potito
che nominò sei
tribuni militari
.
32
Anno
391 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Lucrezio
,
Servio Sulpicio
,
Marco Emilio
,
Lucio Furio Medullino
(per la settima volta),
Agrippa Furio
e
Caio Emilio
(per la seconda volta).
A
Lucio Lucrezio
e a
Caio Emilio
toccarono in sorte le operazioni contro i
Volsci
, ad Agrippa Furio e a
Servio Sulpicio
quelle contro i
Sappinati
.
I
Volsiniesi
vengono rapidamente sconfitti e, multati, ottengono una tregua di venti anni. I
Sappinati
evitano di combattere chiudendosi nelle mura.
Un
plebeo
, certo
Marco Cedicio
riferì di aver udito nottetempo una voce non umana che avvertiva dell'arrivo dei
Galli
, ma non si tenne conto del prodigio.
Nel frattempo
Furio Camillo
citato in giudizio "per la questione del bottino di
Veio
" (pare fosse stato accusato di peculato) se ne era andato in esilio volontario.
33
Inizia un excursus di
Livio
sull'etnografia dei
Galli
.
Scesi in
Italia
, dice
Livio
almeno duecento anni prima del sacco di
Roma
, si trovarono in quel periodo a minacciare la città etrusca di
Chiusi
, che chiese aiuto ai
Romani
. Secondo un racconto tradizionale al quale
Livio
lascia intendere di non credere era stato un certo
Arrunte di Clusio
a chiamare i
Galli
contro la sua gente per vendicare l'offesa subita quando il re etrusco aveva violato sua moglie.
Fino a quel momento gli
Etruschi
avevano dominato gran parte dell'
Italia
settentrionale e dei mari italiani.
34
La saga della migrazione dei
Galli
viene presentata da
Livio
con motivi simili a quelli delle colonizzazioni greche: per eccesso di popolazione parte dei
Galli
decidono di emigrare.
Livio
attinge secondo alcuni da
Fabio Pittore
, secondo altri da
Catone
e
Varrone
.
Come spesso accade nella narrazione storica classica eventi politico sociali sicuramente complessi vengono schematizzati in vicende più facilmente raccontabili e comprensibili:
Ambigato
, vecchio re dei
Celti
pone a capo di due orde i suoi nipoti
Segoveso
e
Belloveso
mandandoli a stabilirsi nelle sedi indicate dagli
auguri
: a
Segoveso
tocca la "
Selva Ercinia
" a
Belloveso
l'
Italia
.
Con
Belloveso
si mossero
Biturigi
,
Arverni
,
Senoni
, Edui, Ambarri,
Carnuti
e Aulerci.
Giunti ai piedi delle
Alpi
incontrarono dei coloni focesi che li aiutarono contro la popolazione di Salvi o Saluvii a conquistare il territorio ove fu fondata
Marsiglia
, quindi valicate le
Alpi
penetrarono nella pianura combattendo gli
Etruschi
fondarono la città di
Milano
.
35
Successivamente giunse in
Italia
la schiera dei
Cenomani
, sotto il comando di Etitovio e si stanziò nel territorio di
Brescia
e
Verona
. Quindi giunsero i Libui e i
Salluvi
, i
Boi
e i Lingoni che penetrarono sempre di più nel territorio etrusco ed umbro; infine i
Senoni
i quali, secondo
Livio
, furono artefici dell'invasione di
Chiusi
e di
Roma
.
Come si è detto i
Chiusini
chiesero aiuto ai
Romani
ma il
senato
, prima di inviare aiuti militari tentò la via diplomatica, scegliendo i tre figli di
Marco Fabio Vibulano
come ambasciatori presso i
Galli
.
36
La missione diplomatica dei tre
Fabii
non ha buon esito: i
Galli
richiedono delle terre ai
Chiusini
che non sono disposti a cederle e si giunge ad uno scontro al quale prendono parte, violando il diritto delle genti, anche i tre ambasciatori. Uno di loro,
Quinto Fabio
(forse lo stesso che era stato tribuno militare nel
412 a.C.
) uccide un comandante dei
Galli
.
Poco dopo i
Galli
mandano ambasciatori a
Roma
a chiedere soddisfazione tramite la consegna dei tre
Fabii
. Il
Senato
rimette la decisione al popolo e la grande influenza della famiglia dei
Fabii
fa si che i tre coinvolti non solo non vengono consegnati ai
Galli
, ma vengono eletti nel tribunato militare per l'anno seguente.
Anno
390 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
: i tre figli di
Marco Fabio Ambusto
,
Quinto Sulpicio Longo
,
Quinto Servilio
(per la IV volta) e
Publio Cornelio Maluginense
.
37
I
Galli
, vistasi rifiutare ogni soddisfazione da parte del
Senato
minacciano la guerra. I
tribuni militari
procedono ad un arruolamento non ingente, sottovalutando il nemico. Ben presto le orde dei
Galli
giungono alle porte di
Roma
dove si scontrano con l'esercito romano alla confluenza del
fiume Allia
con il
Tevere
, presso la via Salaria.
38
Terrorizzati dal nemico i
Romani
si danno alla fuga appena iniziata la battaglia.
Brenno
, principe dei
Galli
, compie una grande strage dei fuggiaschi, i superstiti riparano nella vicina
Veio
.
39
Sgominato l'esercito romano
Brenno
muove verso
Roma
ma trovando la città indifesa rimane perplesso e si accampa fuori dalle mura esitando. Ciò da il tempo alla cittadinanza di raccogliere sul
Campidoglio
la gioventù atta alle armi, il
Flamine
, le
Vestali
, gli oggetti sacri e quant'altro fosse più importante salvare e di prepararsi all'assedio.
40
Una grande massa di
plebei
, non potendo rifugiarsi sul
Campidoglio
, abbandona la città disperdendosi nelle campagne o riparando nelle città vicine. Altri si rifugiano sul
Gianicolo
. Sacerdoti e sacerdotesse cercano di mettere in salvo tutti gli oggetti di culto portandoli via o sotterrandoli.
Il plebeo
Lucio Albinio
che stava uscendo dalla città con la famiglia su un carro incontrò le
Vestali
che procedevano a piedi e fatti scendere la moglie e i figli le fece salire sul carro con gli oggetti sacri che trasportavano sembrandogli atto dovuto privilegiare le cose divine rispetto a quelle umane.
41
I vecchi attendono la fine nelle proprie case. Quanti avevano rivestito magistrature o celebrato il
trionfo
indossano gli indumenti e le insegne del proprio rango.
Al mattino i
Galli
, senza incontrare alcuna resistenza entrano a
Roma
dalla porta Collina e cominciano a depredare le case. Provavano, racconta
Livio
, un senso di soggezione al cospetto degli augusti personaggi che, votati ormai alla morte, sedevano gravemente al centro delle loro case patrizie. A scatenare la strage, tradizionalmente, è l'ira di un Gallo che fermatosi ad accarezzare la lunga barba del
senatore
Marco Papirio viene da questi colpito col bastone d'avorio. Tutti gli anziani rimasti in città vengono trucidati, le case saccheggiate ed incendiate.
42
Un passo drammatico di
Livio
descrive i
Romani
arroccati sul
Campidoglio
che guardano impotenti la rovina della città preparandosi a difendere l'ultimo loro rifugio.
43
Dopo alcuni giorni i
Galli
tentano un assalto alla rocca, ma aiutati dalla configurazione del
Campidoglio
, i
Romani
li respingono infliggendo loro gravi perdite. Senza tentare altri assalti diretti i
Galli
cingono d'assedio il
Campidoglio
inviando manipoli a saccheggiare le campagne per rifornirsi di viveri. Queste truppe di
Galli
attaccano
Ardea
dove si trova in esilio
Marco Furio Camillo
.
44
Camillo
parla ai cittadini di
Ardea
per convincerli a combattere contro i
Galli
.
45
Gli
Ardeatini
guidati da
Camillo
fanno strage dei
Galli
sorprendendoli nottetempo nel loro accampamento. La notte seguente, presso
Veio
viene sterminato un manipolo di
Etruschi
che approfittava della situazione per saccheggiare il territorio romano.
46
L'episodio di
Caio Fabio Dorsuone
che, incurante del pericolo si reca dalla rocca del
Campidoglio
al
Quirinale
per celebrare riti religiosi tradizionali per la sua famiglia. Sia all'andata che al ritorno attraversa illeso il campo degli assedianti che, sbalorditi dal suo coraggio o intimoriti da scrupolo religioso, lo lasciano passare.
Intanto a
Veio
si raccoglieva un esercito di fuoriusciti
Romani
e di alleati laziali. Mancando a tale esercito un capo si pensò a
Camillo
ma trovandosi questi in esilio ad
Ardea
era necessario un provvedimento legale che lo svincolasse nonchè una nomina ufficiale perché potesse prendere il comando. Anche se tanto scrupolo formale delle regole stride con l'emergenza della situazione.
Livio
racconta che fu mandato a
Roma
un messaggero, certo
Ponzio Comino
che raggiunte le falde del
Campidoglio
nuotando nel
Tevere
riuscì ad arrampicarsi da un pendio scosceso e non sorvegliato per presentarsi ai
senatori
arroccati sul colle. Qui fu deliberato di affidare a
Camillo
la carica di
dittatore
.
47
Il celeberrimo episodio delle oche: forse notando le orme del messaggero i
Galli
scoprono lo scosceso passaggio che recava alla rocca che fino ad allora era passato inosservato. Di notte cercano di sorprendere gli assediati scalando silenziosamente il dirupo ma vengono scoperti grazie allo starnazzare delle oche sacre di
Giunone
. Svegliato da questo rumore
Marco Manlio
da l'allarme ed affronta per primo i nemici infiltrati. Svantaggiati dalla posizione, praticamente scalavano l'erta in fila indiana, i
Galli
vengono rapidamente respinti. Il mattino seguente i
tribuni militari
onorano
Marco Manlio
e giustiziano la sentinella negligente che non si era accorta dell'arrivo dei
Galli
.
48
Col passare del tempo sia gli assedianti che gli assediati sono stremati per la fame. Fra i
Galli
, accampati in basso fra le macerie ed i cadaveri della strage da essi stessi compiuta scoppia una pestilenza. Si concorda una tregua. Mentre
Camillo
ad
Ardea
si adopera per mettere insieme un esercito abbastanza numeroso gli assediati, vinti dalla fame accettano di pagare un riscatto che i
Galli
sono ben lieti di incassare. Il riscatto pattuito è di mille libbre d'oro ma i
Galli
falsificano i pesi. Alle proteste del tribuno che recava l'oro
Brenno
rispose arrogantemente aggiungendo la propria spada sul piatto della bilancia e pronunciando la famosa frase "Vae Victis".
49
Proprio in quel momento arriva
Camillo
ad interrompere il pagamento del riscatto. Ai
Galli
che protestano risponde che l'accordo non è valido perché preso senza la sua autorizzazione mentre egli, come
dittatore
, deteneva il massimo potere dello stato. Con le forze raccolte ad
Ardea
ed i
Romani
arroccati sul
Campidoglio
,
Camillo
mette in fuga i
Galli
, li insegue sulla Via Gabina e, ad otto miglia da
Roma
, li sconfigge definitivamente facendone strage.
Si tratta, naturalmente di una narrazione nazionalista idealizzata di
Livio
. Nella tradizione precedente (es.
Polibio
(II, 18, 3) i
Galli
lasciarono spontaneamente
Roma
per frontaggiare un'invasione dei
Veneti
nei loro territori, oppure furono sconfitti da altre popolazioni del
Lazio
.
Ristabilita la pace
Camillo
celebrò un nuovo
trionfo
. Non depose la dittatura per contrastare la proposta dei tribuni di trasferire la capitale a
Veio
, proposta che veniva avanzata con estrema insistenza dopo l'incendio di
Roma
.
50
Religiosissimo,
Camillo
volle che per prima cosa si provvedesse ai rituali del caso: furono purificati i templi e ricollocati al loro posto gli oggetti di culto, si strinse un trattato di amicizia con
Cere
che aveva ospitato
Vestali
ed oggetti sacri, si festeggiarono i ludi Capitolini in onore di
Giove Ottimo Massimo
. Per espiare il prodigio della voce notturna che aveva annunziato l'arrivo dei
Galli
si ordinò di costruire un tempio sulla Via Nuova ad Aio Locuzio. L'oro del riscatto fu consacrato e riposto nel
tempio di Giove
. Alle matrone che avevano donato il proprio oro per il riscatto fu concesso l'onore di ricevere, alla loro morte, l'elogio funebre come gli uomini.
51 - 54
Discorso di
Camillo
contro la proposta dei
tribuni
. Il principale argomento addotto da
Camillo
è quello religioso. Non è lecito, sostiene il
dittatore
, trasferire i templi, gli oggetti, i simulacri degli dei. Non è lecito abbandonare il luogo scelto dagli antenati.
Inoltre la cosa sarebbe disonorevole perché dopo la tragedia dei
Galli
l'emigrazione sarebbe non più una libera scelta dei vincitori ma un triste espediente dei vinti.
55
Al termine del discorso di
Camillo
che aveva commosso molti degli ascoltatori si ode nella
curia
la voce proveniente dall'esterno di un centurione che avendo deciso dei far sostare le coorti in quel punto esclama: "Alfiere, pianta l'insegna, qui staremo benissimo". Il
Senato
interpreta la cosa come un segno divino e la proposta dei
tribuni
viene definitivamente bocciata.
Inizia una rapida e disordinata ricostruzione, dopo la quale la città di
Roma
non avrà più un tracciato regolare.
LIBRO VI
1
Precisazione di
Livio
: quanto fin qui raccontato è ricavato da fonti incomplete o insicure anche a causa della grave perdita di documenti provocata dall'incendio di
Roma
ad opera dei
Galli
. Da ora in poi le fonti si faranno più complete e quindi il racconto più preciso.
Con l'approvazione dei cittadini
Camillo
conservò la dittatura fino alla fine dell'anno; seguì un breve periodo di
interregno
condotto prima da
Publio Cornelio Scipione
poi dallo stesso
Camillo
che nominò
tribuni militari con potestà consolare
, per l'anno
389 a.C.
:
Lucio Valerio Publicola
(per la seconda volta),
Lucio Virginio
,
Publio Cornelio
,
Aulo Manlio
,
Lucio Emilio
e
Lucio Postumio
. Si cominciano a raccogliere e parzialmente a pubblicare i testi delle leggi e dei trattati scampati all'incendio. Si dichiara nefasto il 18 luglio, data della disfatta sull'
Allia
e della strage dei
Fabii
sul
Cremera
.
2
Intanto i tradizionali nemici di
Roma
, approfittando della situazione, si stanno organizzando per riprendere le ostilità: si costituisce una lega etrusca antiromana,
Volsci
ed
Equi
scendono nuovamente sul piede di guerra,
Latini
e Ernici defezionano dopo un secolo di amicizia. Per far fronte alla situazione viene di nuovo nominato
dittatore
Furio Camillo
.
Arruolato un esercito
Camillo
ne affida una parte ai tribuni
Aulo Manlio
e
Lucio Emilio
perché operino sul fronte etrusco, guida verso Sud il resto delle truppe. Presso
Lanuvio
ha ragione dei
Volsci
, presso
Bola
sconfigge gli
Equi
.
3
Gli
Etruschi
assediano
Sutri
, alleata dei
Romani
.
Sutri
si rivolge a
Roma
che promette l'intervento di
Camillo
appena possibile.
Camillo
giunge a
Sutri
nel giorno stesso in cui questa ha dovuto cedere per fame agli assedianti e la libera velocemenete dagli invasori etruschi.
4
Tornato a
Roma
Camillo
celebra un altro
trionfo
.
Nello stesso anno fu concessa la cittadinanza ai
Veienti
,
Capenati
e
Falisci
che durante la guerra erano passati dalla parte dei
Romani
. Ferve a
Roma
l'attività di ricostruzione.
Anno
388 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Tito Quinzio Cincinnato
,
Quinto Servilio Fidenate
(per la V volta),
Lucio Giulio Iullo
,
Lucio Aquilio Corvo
,
Lucio Lucrezio Tricipitino
e
Servio Sulpicio Rufo
.
Si combatte ancora contro
Equi
e
Tarquiniesi
.
5
I
tribuni della plebe
avanzano l'ennesima proposta di legge agraria e contestano per l'assegnazione dei territori presi ai
Volsci
(l'Agro pontino). Seguì un nuovo
interregno
nel quale si succedettero
Marco Manlio Capitolino
,
Servio Sulpicio Camerino
e
Lucio Valerio Potito
. Anno
387 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Papirio
,
Cneo Sergio
,
Licinio Menenio
,
Lucio Emilio
(per la seconda volta) e
Lucio Valerio Publicola
(per la terza volta).
Fu consacrato un nuovo tempio di
Marte
offerto durante la guerra gallica e furono aggiunte quattro nuove
tribù
:
Stellatina
,
Tromentina
,
Sabatina
e
Arniense
.
6
Il
tribuno
Lucio Sicinio
porta avanti una proposta di legge per la spartizione dell'Agro Pontino.
Gli
Etruschi
in armi minacciano i domini
Romani
.
Anno
386 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Marco Furio Camillo
,
Servio Cornelio Maluginense
,
Quinto Servilio Fidenate
(per la VI volta),
Lucio Quinzio Cincinnato
,
Lucio Orazio Pulvillo
e
Publio Valerio
.
Ancora una volta la figura di
Camillo
primeggia.
Roma
deve impegnarsi su due fronti: contro gli
Etruschi
e contro i
Latini
che si stanno coalizzando intorno agli
Anziati
.
I colleghi di
Camillo
si dichiarano disposti a cedergli tutto il potere nominandolo nuovamente
dittatore
ma
Camillo
rifiuta ed organizza con l'aiuto degli altri tribuni due eserciti e la difesa della città. Chiama
Publio Valerio
a condividere con lui il più alto grado di comando.
7
Camillo
e
Valerio
si portano nei pressi di
Satrico
dove
Anziati
,
Volsci
,
Latini
ed
Ernici
hanno raccolto forze sufficienti a preoccupare i soldati
Romani
. Discorso di
Camillo
alle truppe per incoraggiarle.
8
Inizia la battaglia durante la quale
Camillo
, nonostante sia ormai anziano e logoro, si trova sempre in prima fila.
Lo scontro è lungo e favorevole ai
Romani
, viene interrotto da un improvviso scroscio di pioggia. Durante la notte
Latini
ed
Ernici
abbandonano il combattimento ed il loro campo. Rimasti soli i
Volsci
si rifugiano fra le mura di
Satrico
ma l'indomani, attaccati da
Camillo
, vengono rapidamente costretti alla resa.
9
Camillo
ha intenzione di espugnare anche
Anzio
ma le notizie dal fronte etrusco sono preoccupanti ed il
Senato
insiste perché
Camillo
intervenga in questo conflitto.
Camillo
attacca gli
Etruschi
che avevano di nuovo ripreso
Sutri
ed ha la meglio, l'esercito guidato da lui e da
Publio Valerio
sgomina e massacra gli invasori.
10
Dopo
Sutri
Camillo
si dedica a liberare la città di Nepete dagli
Etruschi
e da quanti, fra i suoi cittadini, avevano tradito facilitando la conquista etrusca.
Il
Senato
chiede soddisfazione a
Latini
ed
Ernici
e questi rispondono che il loro comportamento era stato condizionato dalla minaccia volsca.
11
Anno
385 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Aulo Manlio
,
Publio Cornelio
,
Tito Quinzio Capitolino
e
Lucio Quinzio Capitolino
,
Lucio Papirio Cursore
(per la seconda volta) e
Cneo Sergio
(per la seconda volta).
Nuove ostilità con
Volsci
,
Latini
ed
Ernici
. Sedizione a
Roma
causata da
Marco Manlio Capitolino
, questi geloso della fama di
Camillo
ed invidioso degli onori a questi tributati dai
patrizi
, passa alla fazione democratica ed accordandosi con i
tribuni della plebe
comincia a proporre riforme agrarie e rimissione dei debiti. Intanto, per fronteggiare i nemici, viene nominato
dittatore
Aulo Cornelio Cosso
che a sua volta nomina maestro di cavalleria
Tito Quinzio Capitolino
.
12
Livio
si sofferma a chiedersi come potessero i
Volsci
, tante volte battuti, organizzare ancora eserciti numerosi. Nelle sue fonti, afferma, il problema non veniva affrontato nè chiarito, avanza un paio di congetture: forse i
Volsci
arruolavano altre popolazioni o erano abbastanza numerosi e fertili da riuscire ad arruolare ogni anno una nuova generazione.
Comunque anche in quell'occasione i
Volsci
schierarono un esercito rispettabile che il
dittatore
Cornelio Cosso
sconfisse gloriosamente.
13
Dopo la battaglia un lungo inseguimento dei fuggiaschi e la cattura di molti prigionieri fra cui
Latini
,
Ernici
e coloni
Romani
di
Velletri
. Questi, interrogati in
Senato
, ammisero il tradimento del proprio popolo.
14
Intanto a
Roma
la situazione peggiora a causa della sedizione di
Manlio Capitolino
. Questi libera un centurione condannato per debiti pagando di tasca sua, quindi comincia ad eccitare l'opinione pubblica insinuando che i
patrizi
avevano occultato l'oro del riscatto dei
Galli
.
15
Il
dittatore
Cornelio Cosso
, riunito il
Senato
, convoca
Marco Manlio
e gli intima di cessare la sua attività sediziosa: o
Manlio
dimostra che le sue accuse in merito all'oro dei
Galli
sono fondate o sarà arrestato.
Manlio
contrattacca accusando
Cornelio Cosso
di difendere gli usurai.
16
Manlio
viene arrestato ma il provvedimento rende odioso il
dittatore
alla
plebe
che minaccia la rivolta.
17
Manlio
viene liberato per evitare la rivolta.
Latini
,
Ernici
e coloni di
Velletri
inviano ambascerie a chiedere la restituzione dei prigionieri della recente guerra ma gli ambasciatori vengono scacciati.
18
Anno
384 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Servio Cornelio Maluginense
(per la seconda volta),
Publio Valerio Potito
(per la seconda volta),
Marco Furio Camillo
(per la quinta volta),
Servio Sulpicio Rufo
(per la seconda volta),
Caio Papirio Crasso
e
Tito Quinzio Cincinnato
(per la seconda volta).
Si inasprisce lo scontro politico.
Manlio
parla alla
plebe
incitandola alla rivolta. Il suo discorso, nella narrazione liviana, mira chiaramente al conseguimento della tirannia.
19
Dal conto suo il
Senato
si consulta sul da farsi e l'ora di
Marco Manlio
pare segnata. Anche i
tribuni della plebe
per una volta sono concordi con il
Senato
. Tuttavia l'eliminazione fisica dell'agitatore potrebbe comportare drammatiche conseguenze: i
tribuni della plebe
Marco Menenio
e
Quinto Publilio
decidono quindi di citare
Manlio
in giudizio per tentativo di colpo di stato, al fine di provocare la sua definitiva rovina.
20
Manlio
si difende durante il processo producendo quattrocento persone alle quali aveva prestato denaro senza interesse per sottrarle a processi per debiti e ricordando le sue molte glorie militari, prima fra tutte il famoso episodio delle oche del
Campidoglio
.
Ritenendo che la vista del
Campidoglio
, al quale erano così legate le gesta di
Manlio
, possa influenzare il giudizio, il
Senato
dispone che la votazione si svolga fuori dalla porta Flumentana. Il verdetto è di colpevolezza e
Manlio Capitolino
viene precipitato dalla
Rupe Tarpea
. L'episodio è considerato così infamante dai
Romani
che viene vietato ai
patrizi
di abitare sulla rocca capitolina e la gente Manlia stabilisce che nessuno possa chiamarsi mai più
Marco Manlio
.
21
Anno
383 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Valerio
(per la IV volta),
Aulo Manlio
(per la seconda volta),
Servio Sulpicio Rufo
(per la terza volta),
Lucio Lucrezio
,
Lucio Emilio
(per la terza volta) e
Marco Trebonio
.
Pestilenza, carestia, nuova guerra con
Volsci
e
Latini
.
22
Anno
382 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Spurio Papirio
,
Lucio Papirio
,
Servio Cornelio Maluginense
(per la terza volta),
Quinto Servilio
,
Caio Sulpicio
e
Lucio Emilio
(per la IV volta).
Si combatte contro le colonie ribelli di
Velletri
e
Preneste
.
Anno
381 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Marco Furio Camillo
(per la VI volta),
Aulo Postumio Regillense
,
Lucio Postumio Regillense
,
Lucio Furio
,
Lucio Lucrezio
e
Marco Fabio Ambusto
.
Marco Furio
guidò le operazioni con procedura straordinaria (senza sorteggio).
Camillo
, ormai anziano, cerca di rifiutare ma il popolo si oppone. Iniziano dunque le operazioni contro i nemici che avevano occupato la colonia di
Satrico
.
23
Giunto a fronteggiare il nemico
Camillo
prende tempo ma il comandante in seconda,
Lucio Furio
, cerca di sobillare le truppe insinuando che il collega è ormai troppo vecchio per comandare. Infine, davanti all'insistenza di
Lucio Furio
,
Camillo
lascia al collega il comando dell'attacco.
24
Lucio Furio
attacca i nemici ma questi con uno stratagemma lo attirano vicini alle proprie trincee e, con una sortita di truppe fresche, mettono in grave difficoltà i
Romani
. Ma
Camillo
, prevedendo l'esito dello scontro ha preparato riserve e torna all'attacco.
Camillo
ha ancora una volta la meglio sui
Volsci
che fuggono dopo uno scontro durissimo. Durante la battaglia
Lucio Furio
fa del suo meglio per salvare la faccia.
25
Fra i prigionieri catturati si trovano molti
Tuscolani
che confessano il tradimento della propria colonia.
Camillo
viene incaricato di punire
Tuscolo
e chiede come collaboratore
Lucio Furio
riabilitando, con la sua mediazione, il prestigio del collega. Tuttavia a
Tuscolo
non si combatte: la città appare assolutamente pacifica ed inerme all'arrivo dell'esercito.
26
" Vinto dalla remissività dei nemici ", dice
Livio
,
Camillo
fece convocare i senatori tuscolani e li esortò ad andare a
Roma
a chiedere perdono. Gli ambasciatori tuscolani si presentarono al
Senato
romano e qui dichiararono il pentimento della colonia e la sua intenzione di non combattere. Ottengono il perdono, la pace e, più tardi, la cittadinanza.
27
Anno
380 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Valerio
(per la IV volta),
Publio Valerio
(per la terza volta),
Cneo Sergio
(per la terza volta),
Licinio Menenio
(per la seconda volta),
Publio Papirio
,
Servio Cornelio Maluginense
e
Tito Quinzio Cincinnato
(
dittatore
).
Nuovi disordini sollevati dai
tribuni della plebe
per la questione dei debiti. I
tribuni della plebe
boicottano la leva per la guerra contro i Prenestini.
28
I Prenestini approfittano della situazione per avanzare fino a Porta Collina, allora viene nominato
dittatore
Tito Quinzio Cincinnato
che riesce ad arruolare rapidamente un esercito.
I Prenestini si allontanano da
Roma
e si accampano presso il
fiume Allia
sperando di intimorire i
Romani
con la pessima fama del luogo dove erano stati sconfitti dai
Galli
.
29
Cincinnato
sconfigge in una sola battaglia i Prenestini e nella campagna successiva conquista le loro otto piazzeforti e costringe la città di
Preneste
alla capitolazione.
Torna a
Roma
in
trionfo
portando da
Preneste
la statua di
Giove Imperatore
, sotto la quale viene posta una lapide in ricordo delle gesta del
dittatore
.
30
Anno
379 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Publio Manlio
,
Caio Manlio
,
Lucio Giulio
(
patrizi
),
Caio Sestilio
,
Marco Albinio
e
Lucio Antistio
(
plebei
).
Publio Manlio
e
Caio Manlio
assumono il comando militare contro i
Volsci
e subiscono una disonorevole sconfitta.
31
Anno
378 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Spurio Furio
,
Quinto Servilio
(per la seconda volta),
Licinio Menenio
(per la terza volta),
Publio Clelio
,
Marco Orazio
e
Lucio Geganio
.
Nuova ribellione della
plebe
a causa dei debiti. I censori
Spurio Servilio Prisco
e
Quinto Clelio Siculo
vengono incaricati di quantificare i debiti.
Incombendo la minaccia dei
Volsci
la rivolta fu sedata sospendendo l'attività giudiziaria per tutta la durata della guerra e i censori dovettero sospendere i loro lavoro. Tuttavia i due eserciti guidati dai tribuni contro i
Volsci
non trovano il nemico pronto a combattere e dopo qualche tempo tornano a
Roma
.
32
Anno
377 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Emilio
,
Publio Valerio
(per la IV volta),
Caio Veturio
,
Servio Sulpicio Pretestato
,
Lucio Quinzio Cincinnato
e
Caio Quinzio Cincinnato
.
Guerra contro i
Latini
. Assedio alla città di
Satrico
.
33
Resa di
Anzio
. I
Latini
distruggono
Satrico
ed attaccano
Tuscolo
. I
Romani
attaccano i
Latini
e riprendono
Tuscolo
.
34
Presentandosi un periodo di tranquillità all'esterno, come al solito si inaspriscono i dissidi politici fra
plebe
e
patriziato
.
Il
patrizio
Marco Fabio Ambusto
aveva due figlie di cui la minore aveva sposato il
plebeo
Caio Licinio Stolone
.
Un giorno la ragazza divenne invidiosa della sorella che era sposa del tribuno militare
Servio Sulpicio
nel vedere gli onori che venivano tributati al cognato.
Marco Fabio Ambusto
le promise che presto anche suo marito avrebbe ricevuto gli stessi onori.
35
Caio Licinio Stolone
e
Lucio Sestio
(giovane
plebeo
vicino alla famiglia dei
Fabii
) vengono eletti
tribuni della plebe
e subito promulgano importanti riforme relative ai debiti, alle leggi agrarie ed all'accessibilità da parte della
plebe
della dignità consolare. I
patrizi
ostacolarono ovviamente tali proposte ed i collegi dei due
tribuni
, comprati dai
patrizi
, opposero loro il veto.
Licinio e
Sestio
risposero impedendo i comizi per l'elezione dei magistrati tanto che per cinque anni
Roma
rimase priva di
consoli
e di
tribuni militari
.
Nota: La durata di questo periodo di anarchia non concorda con quanto affermato da altre fonti.
36
Anno
370 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Lucio Furio
,
Aulo Manlio
,
Servio Sulpicio
,
Servio Cornelio
,
Publio Valerio
e
Caio Valerio
.
Il periodo di anarchia fu interrotto nel
370 a.C.
quando per fronteggiare azioni belliche condotte dai coloni di
Velletri
nel territorio romano e contro
Tuscolo
, si dovettero tenere i comizi per eleggere i tribuni.
I tribuni liberano
Tuscolo
dal pericolo ed assediano
Velletri
.
Anno
369 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Quinto Servilio
,
Caio Veturio
,
Aulo Cornelio
,
Quinto Quinzio
e
Marco Fabio Ambusto
.
I nuovi tribuni proseguono l'assedio di
Velletri
.
Sestio
e
Licinio
sono
tribuni della plebe
per l'ottava volta.
Il tribuno militare
Marco Fabio
, suocero di
Licinio
, si dichiara favorevole alle loro proposte.
37
Le argomentazioni dei due
tribuni
a sostegno delle loro proposte.
38
Anno
368 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Tito Quinzio Peno
,
Servio Cornelio Maluginense
,
Servio Sulpicio
,
Spurio Servilio
,
Lucio Papirio
e
Lucio Veturio
.
Dittatore
:
Marco Furio Camillo
.
dittatore
suffectus
:
Publio Manlio
.
La lotta sociale giunge all'apice. Per fronteggiare la situazione viene eletto
dittatore
Furio Camillo
il quale prende posizioni molto dure contro i
tribuni della plebe
. La sua posizione è cavillosa:
Licinio
e
Sestio
non rispettano il veto dei colleghi violando la legge, in difesa della magistratura tribunizia egli, come
dittatore
, intende intervenire con forti misure repressive.
Da parte loro
Licinio
e
Sestio
accusano
Camillo
di abuso di potere e chiedono che venga multato.
Camillo
si dimette in circostanze non chiare.
39
Intanto si consulta l'assemblea popolare sulle famose proposte: l'assemblea approva la proposta sull'assegnazione delle terre e quella sui debiti ma non quella riguardante il
consolato
ai
plebei
. Il
dittatore
Publio Manlio
nomina maestro della cavalleria un
plebeo
di nome
Gaio Licinio
: scelta gradita alla
plebe
ed invisa al
patriziato
.
Scadendo le loro cariche
Licinio
e
Sestio
annunciano che rifiuteranno di essere rieletti se il popolo non approverà tutte le loro proposte.
40 - 41
Appio Claudio Crasso
, (lo stesso che parla nel V libro, capitoli 3 - 5 a proposito dell'opportunità di continuare l'assedio di
Veio
durante l'inverno), pronuncia un lungo discorso contro l'annuncio fatto da
Licinio
e
Sestio
sostenendo che questi vogliono forzare la mano della
plebe
al fine di poter accedere personalmente al
consolato
. Inoltre
Appio Claudio
sostiene che le proposte dei due
tribuni
danneggerebbero l'agricoltura e paralizzerebbero il credito, esorta in conclusione il popolo a respingere tutte le proposte.
42
La data della votazione delle proposte di legge viene di nuovo rinviata mentre
Licinio
e
Sestio
sono eletti tribuni per la decima volta consecutiva.
Anno 367 a.C.
Tribuni militari con potestà consolare
:
Aulo Cornelio
(per la seconda volta),
Marco Cornelio
(per la seconda volta),
Marco Geganio
,
Publio Manlio
,
Lucio Veturio
e
Publio Valerio
(per la VI volta) .
Dittatore
:
Marco Furio Camillo
(per la V volta).
Giunge improvvisamente la notizia di una nuova guerra da parte dei
Galli
e la città ne rimane tanto impressionata che nomina per la quinta volta
dittatore
Furio Camillo
. Questi sceglie come maestro della cavalleria
Tito Quinzio Peno
.
Livio
riferisce che le sue fonti su questo episodio bellico sono discordi.
Claudio Quadrigario
sostiene che
Camillo
si scontrò con i
Galli
sull'
Aniene
in una famosa battaglia che, tuttavia,
Livio
tende a datare circa un decennio più tardi.
Camillo
, secondo
Livio
, combattè in questa occasione in territorio albano ottenendo sui
Galli
una schiacciante vittoria.
In quell'anno vengono finalmente votate le leggi Licinie Sestie e
Lucio Sestio
diventa il primo
console
plebeo
.
La riforma non fu indolore, seguirono altre contese e forse una secessione della
plebe
. Infine il
patriziato
ottenne la creazione di un unico
pretore
patrizio
, come a compensazione della carica consolare ceduta alla
plebe
.
Per celebrare la concordia finalmente raggiunta si celebrarono i ludi massimi.
LIBRO VII
1
Anno
366 a.C.
consoli
:
Lucio Sestio
e
Lucio Emilio Mamerco
.
Anno memorabile, dice
Livio
, per il primo
consolato
di un " uomo nuovo " e per l'istituzione delle cariche di
pretore
e di
edile curule
. La
pretura
fu assegnata a
Spurio Furio Camillo
, figlio di
Marco
, l'edilità a
Cneo Quinzio Capitolino
e a
Publio Cornelio Scipione
, entrambi
patrizi
.
Disordini all'esterno causati da
Galli
ed
Ernici
.
Polemiche da parte dei
tribuni della plebe
per la creazione delle nuove magistrature.
Anno
365 a.C.
consoli
:
Lucio Genucio
e
Quinto Servilio
.
Grave pestilenza nella quale muore il vecchio
Furio Camillo
.
Elogio di
Livio
a
Camillo
.
2
Anno
364 a.C.
consoli
:
Caio Sulpicio Petico
e
Caio Licinio Stolone
.
Continua la pestilenza. Fra le celebrazioni rituali destinate ad allontanare il flagello si tengono per la prima volta i " ludi scenici " che consistevano nell'esibizione di danzatori al suono del flauto, spettacolo che
Livio
definisce di importazione etrusca. Dalla parola etrusca " Ister " (ballerino) derivò il termine di " Istrione ". A quel periodo
Livio
, attingendo probabilmente da
Varrone
, fa risalire la satira. Più tardi
Livio Andronico
avrebbe nobilitato questa forma di rappresentazione.
Quando le rappresentazioni degli istrioni presero piede, tuttavia, la gioventù romana non volle rinunciare al divertimento grossolano e ne nacque il successo dell'atellana.
3
Anno
363 a.C.
consoli
:
Cneo Genucio
e
Lucio Emilio Mamerco
(per la seconda volta).
Dittatore
:
Lucio Manlio Imperioso
. La pestilenza si aggrava ed i
senatori
più anziani spinti da un'antica superstizione vogliono nominare un
dittatore
perché " Conficchi il chiodo " (un rito antico, questi chiodi, conficcati dal supremo magistrato, indicavano il numero degli anni ed erano sacri a
Minerva
) si riteneva infatti che far compiere questo rito da un
dittatore
appositamente eletto avrebbe prodotto risultati positivi. Viene scelto
Lucio Manlio Imperioso
che, trovandosi fra le mani il sommo potere dello stato cerca di approfittarne per compiere imprese prestigiose ma l'avversione del popolo e dei
consoli
lo costringe a deporre la carica.
4
Anno
362 a.C.
consoli
:
Quinto Servilio Ahala
e
Lucio Genucio
.
Il
tribuno della plebe
Marco Pomponio
cita in giudizio
Lucio Manlio Imperioso
per gli abusi compiuti durante il tentativo, svolto come
dittatore
, di arruolare un esercito contro gli
Ernici
. Curiosamente
Manlio
viene accusato perfino di aver quasi ridotto in schiavitù il proprio figlio solo perché un pò tardo nell'esprimersi.
5
Ancora più curiosamente,
Tito Manlio
, il figlio dell'
Imperioso
, nonostante le angherie subite da parte del padre decise di prendere rozzamente le difese ed aggredì il
tribuno della plebe
Pomponio
, (l'accusatore) per fargli giurare di ritirare le accuse. Il gesto, pur nella sua rozzezza, piacque al popolo romano che aveva grande considerazione dell'amor filiale.
Tito Manlio
nelle successive votazioni ottenne la carica di tribuno di una
legione
, carica che proprio in quell'anno era passata alla decisione popolare anzichè a quella dei generali.
6
Nello stesso anno (
362 a.C.
) prodigiosamente si aprì nel
Foro
un grande baratro e gli indovini avvisarono che il volere degli dei era che si offrisse in quel luogo un sacrificio del massimo fattore della potenza romana. Un certo
Marco Curzio
, asserendo che la potenza di
Roma
dipendeva tutta dal valore dei suoi cittadini si sacrificò gettandosi nel baratro a cavallo.
Questo episodio potrebbe essere l'origine del toponimo di
Lago Curzio
che i
Romani
attribuivano a quel sito, mentre altre tradizioni lo faceva risalire al
Mezzio Curzio
soldato di
Tito Tazio
.
Il
senato
, con l'approvazione popolare, dichiara guerra agli
Ernici
.
La condotta delle operazioni toccò in sorte a
Lucio Genucio
, che cadde nello scontro ed i
Romani
subirono una dura sconfitta .
Poichè
Genucio
era
plebeo
i
patrizi
ne approfittano per polemizzare contro la legge che aveva recentemente garantito alla
plebe
l'accesso alla suprema magistratura e riescono ad ottenere per
Appio Claudio
la nomina a
dittatore
.
7
Intanto sul fronte i
Romani
continuano a combattere contro gli
Ernici
sotto la guida del luogotenente
Caio Sulpicio
. Gli
Ernici
rafforzano il loro esercito con truppe scelte e quando il
dittatore
giunge sul posto lo scontro è durissimo.
8
Alla fine i
Romani
vincono la battaglia, subendo gravi perdite.
9
Anno
361 a.C.
consoli
:
Caio Sulpicio Petico
e
Caio Licinio Stolone
. Prosegue la guerra contro gli
Ernici
intorno città di
Ferentino
e se ne inizia una nuova contro i Tiburtini. Intanto i
Galli
si accampano sulla Via Salaria a tre miglia da
Roma
. Viene eletto
dittatore
Tito Quinzio Peno
.
Il
dittatore
arruola un grosso esercito e muove contro i
Galli
accampandosi al di qua dell'
Aniene
. I due schieramenti stazionano qualche tempo separati dal fiume e si verificano scaramucce per impadronirsi di un ponte. Infine un campione dei
Galli
sfida a duello il più forte dei guerrieri
Romani
.
10
Ad accettare la sfida, con il permesso del
dittatore
è
Tito Manlio
, figlio di quel
Tito Manlio
che aveva salvato il padre
Lucio Manlio Imperioso
da un processo disonorevole. (vedi VII, 5).
Nonostante la gigantesca mole del Gallo,
Tito Manlio
più agile e capace riesce ad abbattere velocemente il nemico passandolo a fil di spada. Ottiene grandi onori e poichè si era impadronito di una collana dell'avversario (torques) gli viene dato il sopranome di Torquato.
11
Anno
360 a.C.
consoli
:
Caio Petelio Balbo
e
Marco Fabio Ambusto
.
Dittatore
:
Quinto Servilio Ahala
.
A
Marco Ambusto
toccano in sorte le operazioni contro gli
Ernici
, a
Caio Petelio Balbo
quelle contro i Tiburtini.
L'improvvisa guerra con i
Galli
rese necessaria la nomina di un
Dittatore
: fu eletto
Quinto Servilio Ahala
che promise in voto i grandi ludi.
Tutti e tre i comandanti vincono i nemici ed i
Galli
vengono cacciati con una sanguinosa battaglia alle porte di
Roma
.
12
Anno
359 a.C.
consoli
:
Marco Popilio Lenate
e
Cneo Manlio
.
I Tiburtini tentano un'incursione notturna a
Roma
e vengono respinti. I
Tarquiniesi
razziano le campagne romane.
Anno
358 a.C.
consoli
:
Caio Fabio Ambusto
e
Caio Plauzio Proculo
.
Fabio
guida un esercito contro i
Tarquiniesi
. A
Plauzio
toccano le operazioni contro gli
Ernici
. I
Galli
ritornano e giungono a
Preneste
. Viene nominato
dittatore
Caio Sulpicio Petico
.
Sulpicio
decide di temporeggiare perché l'attesa metta in difficoltà i
Galli
, lontani dalla loro terra ed isolati, ma le truppe sono scontente della decisione e cominciano dei disordini. I militari riuniti incaricano di parlare a loro nome l'ufficiale
Sesto Tullio
.
13
Il discorso di
Sesto Tullio
per esortare
Caio Sulpicio
al combattimento.
14
Intanto banali incidenti sul fronte dimostrano la tensione delle truppe e
Sulpicio
decide finalmente di dare battaglia.
Data l'inferiorità numerica delle sue truppe
Sulpicio
escogita uno stratagemma: mette insieme un certo numero di muli, montati da mulattieri armati, per far credere molto più cospicue le forze della sua cavalleria.
15
Lo stratagemma riesce e
Caio Sulpicio
, debellati i
Galli
, celebra il
trionfo
. Nello stesso anno (
358 a.C.
) furono create due nuove
tribù
:
Pontina
e
Publilia
.
16
Anno
357 a.C.
consoli
:
Cneo Manlio Capitolino
e
Gaio Marcio
.
Una legge, proposta dai
tribuni della plebe
proibisce di applicare tassi di interesse più alti di 1/12 anno del capitale (interesse unciario).
Si combatte contro
Falisci
e
Privernati
.
Cneo Manlio
, con procedura irregolare fa votare ai suoi soldati sul campo una legge sulla manomissione degli schiavi, suscitando polemiche da parte dei
tribuni della plebe
.
Caio Licinio Stolone
, uno dei promotori delle leggi Licinie Sestie viene multato per aver violato le stesse con il possesso di mille iugeri di terra.
17
Anno
356 a.C.
consoli
:
Marco Fabio Ambusto
(per la seconda volta) e
Marco Popilio Lenate
.
Si combatte contro Tiburtini,
Falisci
e
Tarquiniesi
.
Si forma una coalizione etrusca antiromana contro la quale viene nominato il primo
dittatore
plebeo
:
Caio Marcio Rutulo
. Il
dittatore
viene ostacolato dai
patrizi
ma riesce a sconfiggere i nemici e tornato a
Roma
celebra il
trionfo
per volere del popolo senza l'approvazione dei
senatori
.
Per la tensione politica che ne consegue si verifica un breve
interregno
.
Anno
355 a.C.
consoli
:
Gaio Sulpicio Petico
(per la terza volta) e
Marco Valerio Publicola
entrambi
patrizi
.
18
Per la prima volta dopo undici anni mancò il
console
plebeo
.
Ovviamente i
patrizi
tentano di conservare questo stato di cose e di eleggere per l'anno successivo di nuovo due
consoli
patrizi
, ovviamente la
plebe
si oppone, agitata dai
tribuni
. Ha la meglio il
patriziato
e per l'anno successivo sono eletti di nuovo due
patrizi
.
Anno
354 a.C.
consoli
:
Marco Fabio Ambusto
e
Tito Quinzio
(in alcuni annali
Marco Popilio
).
19
Si combatte vittoriosamente con
Tarquiniesi
e Tiburtini.
Anno
353 a.C.
consoli
:
Caio Sulpicio Petico
(per la quarta volta) e
Marco Valerio Publicola
(per la seconda volta).
La città di
Cere
si schiera con i
Tarquiniesi
, mentre a Sud i
Volsci
sono di nuovo in armi.
Viene eletto
dittatore
Tito Manlio
.
I cittadini di
Cere
, spaventati dalla dichiarazione di guerra romana inviano ambasciatori in
Senato
a chiedere la pace in nome delle loro antiche benemerenze. (
Cere
aveva ospitato le
Vestali
e gli oggetti di culto
Romani
durante l'invasione dei
Galli
).
La pace viene concessa e si stipula una tregua di cento anni.
20 - 21
A causa delle lotte politiche si giunge al termine della dittatura di
Tito Manlio
senza aver tenuto i comizi e si passa all'
interregno
.
Si torna infine alla legge Licinia.
Anno
352 a.C.
consoli
:
Publio Valerio Publicola
e
Caio Marcio Rutulo
.
Per risolvere la problematica questione dei debiti furono eletti i " quinqueviri banchieri ", essi furono: Caio Duilio, Publio Decio Mure, Marco Papirio, Quinto Publilio e Tito Emilio.
Questo comitato operò, a quanto si tramanda, con molta oculatezza e moderazione: con l'intervento economico dello stato furono risolte molte pendenze, altre furono cancellate tramite cessione delle proprietà immobiliari valutate equamente.
Nel timore di una coalizione etrusca di cui si vociferava venne eletto
Dittatore
:
Caio Giulio
, " ma tutto rimase tranquillo ".
22
Dopo un breve
interregno
vengono eletti due
consoli
patrizi
, anno 351 a.C.,
Caio Sulpicio Petico
e
Tito Quinzio Peno
.
I
consoli
guerreggiano contro i
Falisci
e
Tarquiniesi
che infine chiedono ed ottengono una tregua di quaranta anni. Si decide di procedere al censimento e, non senza scontro politico, ottiene la
censura
quel
Caio Marcio Rutulo
che l'anno precedente era stato il primo
dittatore
plebeo
.
23
Anno
350 a.C.
consoli
:
Marco Popilio Lenate
(
plebeo
) e
Lucio Cornelio Scipione
(
patrizio
).
Popilio
combatte vittoriosamente contro i
Galli
mentre il collega è malato.
24
Popilio
, ferito durante la battaglia contro i
Galli
, torna a
Roma
in cattive condizioni. Il
Senato
nomina
dittatore
, per tenere i comizi,
Lucio Furio Camillo
che viene quindi eletto
console
(
349 a.C.
) insieme ad
Appio Claudio Crasso
.
25
Popilio
celebra il
trionfo
.
Lucio Camillo
è criticato per essersi procurato, come
dittatore
, il
consolato
.
I
Galli
razziano le campagne ed i
Greci
insidiano il mare. I
Latini
generano disordini ed episodi di ribellione.
Per far fronte alla situazione i
consoli
reclutano un grosso esercito,
Appio Claudio
muore e
Lucio Furio Camillo
, figlio del famoso
Camillo
vincitore di
Veio
, assume da solo il comando della guerra.
26
Durante la nuova guerra con i
Galli
si svolge un altro duello fra un Gallo (sfidante) ed un romano:
Marco Valerio
.
Prodigiosamente
Marco Valerio
viene assistito durante il combattimento, da un corvo.
Valerio
vince il duello, ne consegue una battaglia dalla quale l'esercito di
Camillo
esce vittorioso ed onorato. A
Marco Valerio
il duello fruttò il soprannome di Corvo.
Lucio Furio Camillo
, incaricato dal
Senato
di dirigere la guerra marittima contro i
Greci
elegge
dittatore
Tito Manlio Torquato
che a sua volta chiama come maestro di cavalleria
Marco Valerio Corvo
, " emulo del suo eroismo ".
La guerra marittima di
Lucio Furio Camillo
fu cosa di poco conto, incerta anche l'identità del nemico, si trattava probabilmente, dice
Livio
, di colonie greche in
Sicilia
.
27
Roma
è colpita da un'epidemia, per risolverla si celebra un
lettisternio
. Viene firmato un trattato di alleanza con ambasciatori
Cartaginesi
.
Anno
347 a.C.
consoli
:
Tito Manlio Torquato
e
Caio Plauzio
.
Nuovi provvedimenti a favore della
plebe
in materia di credito e di interessi.
Anno 346 a.C.
consoli
:
Marco Valerio Corvo
(per la seconda volta) e
Caio Petelio
.
I
Volsci
si ribellano e la città di
Satrico
viene distrutta per la seconda volta dai
Romani
.
28
Anno
345 a.C.
consoli
:
Marco Fabio Dorsuone
e
Servio Sulpicio Camerino
.
Per un'improvvisa guerra contro gli
Aurunci
viene conferita la dittatura a
Lucio Furio Camillo
. Il
dittatore
durante la battaglia, che vince rapidamente, vota un tempio a
Giunone Moneta
. Il tempio viene costruito sul
Campidoglio
nell'area dove sorgeva la casa di
Marco Manlio Capitolino
.
Anno
344 a.C.
consoli
:
Caio Marcio Rutulo
(per la terza volta) e
Tito Manlio Torquato
(per la seconda volta).
Viene consacrato il tempio a
Giunone
Moneta. Subito dopo avviene un prodigio: pioggia di pietre e tenebre improvvise.
Publio Valerio Publicola
viene nominato
dittatore
per stabilire feste solenni. Vennero infatti indette solenni supplicazioni alle quali parteciparono, oltre alle
tribù
, anche i popoli confinanti.
Seguì un breve
interregno
.
Anno
343 a.C.
consoli
:
Marco Valerio Corvo
(per la terza volta) e
Aulo Cornelio Cosso
.
29
Annuncio di
Livio
di grandi eventi che seguiranno: La
guerra sannitica
, quella con
Pirro
e le guerre con
Cartagine
. Le ostilità con i
Sanniti
si aprirono quando questi tentarono di prevaricare un piccolo popolo della
Campania
, i
Sidicini
, che chiesero aiuto ai
Campani
. I
Campani
, a loro volta duramente sconfitti dai
Sanniti
chiesero aiuto ai
Romani
.
30
L'ambasciata dei
Campani
presso il
senato
romano.
Supplica degli ambasciatori che promettono in cambio di un aiuto contro i
Sanniti
l'eterna dedizione di
Capua
e dei
Campani
.
31
Il
Senato
esita perché esisteva un patto di alleanza fra
Romani
e
Sanniti
, gli ambasciatori
Campani
allora, in base agli ordini ricevuti, consegnano
Capua
al
Senato
e si dichiarano sudditi
Romani
. Ambasciatori
Romani
vengono inviati ai
Sanniti
per invitarli a desistere dalla guerra ma questi rispondono con tracotanza e continuano le razzie in territorio campano.
32
I
Romani
dichiarano guerra ai
Sanniti
ed i
consoli
muovono subito verso la
Campania
.
Marco Valerio Corvo
, nel
Sannio
, esorta i soldati prima della battaglia.
33
Descrizione della durissima battaglia contro i
Sanniti
che si prolunga a notte inoltrata e del comportamento eroico del
console
. Il giorno seguente i
Romani
si impadroniscono del campo sannita.
34
Frattanto l'altro
console
,
Cornelio Cosso
, rischia di cadere in un'imboscata dei
Sanniti
portando imprudentemente il suo esercito ad attraversare una stretta vallata fra le montagne. A salvarlo è il coraggio del tribuno
Publio Decio
che con un manipolo di ufficiali si impadronisce di un colle lasciato libero dal nemico disorientando i
Sanniti
, mentre
Cornelio
porta in salvo il grosso dell'esercito.
35
Incerti sul da farsi i
Sanniti
si limitano a circondare il colle, durante la notte
Publio Decio
decide di tentare la fuga con il favore dell'oscurità.
36
La sortita di
Decio
riesce ed all'alba il manipolo raggiunge il campo del
console
.
Decio
riceve una sorta di
trionfo
sul campo ed esorta
Cornelio
ad attaccare il nemico, questi approva ed i
Romani
infliggono ai
Sanniti
gravi perdite.
37
Il
console
premia ed elogia
Decio
, tripudio delle truppe, varie onorificenze a
Decio
ed ai soldati del suo manipolo.
Le forze sannite si riuniscono presso la città di Suessula (sulla strada fra
Nola
e
Capua
) e qui accorre
Marco Valerio
avvertito dai
Campani
. Mentre i
Sanniti
razziano le campagne
Valerio
, con una rapida azione, si impossessa del loro accampamento.
38
L'esito di queste battaglie dissuade
Falisci
e
Latini
da ostilità contro i
Romani
. I
Cartaginesi
mandano ambasciatori a
Roma
per congratularsi. Entrambi i
consoli
celebrano il
trionfo
ed al loro seguito viene
Decio
, insigne di gloria.
Su richiesta dei
Campani
viene istituito un presidio militare a
Capua
per impedire le scorrerie dei
Sanniti
.
Anno 342 a.C.
consoli
:
Caio Marcio Rutulo
e
Quinto Servilio
. I soldati stanziati presso
Capua
sono coinvolti dal fascino e dal lusso di quella città e cominciano a progettare di impadronirsene arbitrariamente.
Rutulo
, uomo di grande esperienza li asseconda sapendo di smorzare con quell'atteggiamento, il focolaio della rivolta.
39
Astutamente il
console
comincia a congedare parte dei militari, a concedere licenze ad alcuni, a destinare altrove altri per smembrare all'interno del presidio di
Capua
il gruppo dei sobillatori. Quando i soldati se ne rendono conto decidono di ribellarsi e parte di loro si accampa sui monti
Albani
. Mancando loro un comandante capace vanno a prendere il vecchio
Tito Quinzio
che si era ritirato in campagna dopo essere diventato zoppo per una ferita, e lo costringono ad assumere il comando contro la propria volontà.
L'esercito ribelle giunge alle porte di
Roma
dove lo aspetta
Marco Valerio Corvo
nominato
dittatore
.
40
Marco Valerio Corvo
e
Tito Quinzio
si incontrano e pronunciano entrambi discorsi per esortare i ribelli alla pace e lo scontro viene evitato.
41
Per l'intercessione di
Marco Valerio Corvo
gli ammutinati non vengono puniti, anzi viene data loro qualche garanzia per il futuro.
42
Livio
precisa che non tutte le fonti concordano nei particolari a proposito dell'episodio della ribellione.
Della guerra con i
Sanniti
approfittarono parte dei
Latini
ed i
Privernati
per compiere scorrerie ai danni della colonia di
Norba
e
Setia
.
LIBRO VIII
1
Anno
341 a.C.
consoli
:
Caio Plauzio
e
Lucio Emilio Mamerco
.
Plauzio
combatte contro i
Volsci
e
Privernati
.
Emilio
riprende le ostilità contro i
Sanniti
che chiedono la pace ed il permesso di combattere contro i
Sidicini
.
2
Il
Senato
acconsente alle richieste dei
Sanniti
che attaccano i
Sidicini
. Questi offrono la resa ai
Romani
; che la rifiutano, poi ai
Latini
.
3
Sidicini
,
Latini
e
Campani
si alleano contro i
Sanniti
che si rivolgono a
Roma
chiedendo che faccia rispettare a ciascuno i trattati esistenti. La risposta del
Senato
è ambigua perché il controllo sui
Latini
è in quel momento malsicuro.
4
Anno
340 a.C.
consoli
:
Tito Manlio Torquato
(per la terza volta) e
Publio Decio Mure
. Anno
340 a.C.
consoli
:
Tito Manlio Torquato
(per la terza volta) e
Publio Decio Mure
. Anno
340 a.C.
consoli
:
Tito Manlio Torquato
(per la terza volta) e
Publio Decio Mure
. Fra
Latini
e
Campani
cova la rivolta. Due magistrati delle colonie Laziali (definiti
pretori
) Lucio Annio di
Sezia
e Lucio Numisio di
Circei
, sono convocati a
Roma
per far luce sulla situazione.
Prima di partire Annio convoca un'adunanza dei
Latini
e propone di far forza sulle circostanze per ottenere dai
Romani
parte del potere (uno dei posti di
console
e parte del
Senato
).
5
Gli ambasciatori latini presentano con arroganza le loro audaci proposte ma il
console
Tito Manlio
si infuria e minaccia gli ambasciatori.
6
La tradizione vuole che durante la lite Annio abbia bestemmiato il
Giove
romano e sia quindi caduto lungo le scalinate rimanendo morto o svenuto.
Torquato
, fuori di se, parla al
Senato
che decide di dichiarare guerra ai
Latini
.
Prodigiosamente, la notte, entrambi i
consoli
hanno in sogno un presagio riguardante la guerra: sarà vinta dalla parte della quale un capo si immolerà spontaneamente. Al mattino le viscere delle vittime sacrificali confermano il presagio. Si decide che durante la battaglia si immolerà il
console
il cui esercito darà per primo segni di cedimento.
7
Tito Manlio
, figlio del
console
, al fronte accetta spavaldamente una sfida a duello e vince ma in questo modo contavviene gli ordini dei
consoli
che avevano deciso che nessun romano combattesse fuori dalle linee. Per dare esempio di ferrea disciplina
Torquato
fa giustiziare il figlio.
8
Digressione di
Livio
sull'organizzazione dell'esercito romano.
9
Prima della battaglia i
consoli
prendono gli auspici, quelli di
Decio Mure
sono sfavorevoli ed egli non esita a decidere di immolarsi spontaneamente per attirare su di se, tramite la "devotio", l'ira che gli dei hanno manifestato nei sogni e nei sacrifici. Con il consiglio di un sacerdote pronuncia una formula rituale quindi si getta da solo fra le file del nemico provocando lo scompiglio finché non cade trafitto dai dardi.
10
I
Romani
vincono la battaglia soprattutto grazie all'avvedutezza ed all'abilità di
Torquato
.
Si ritrova il corpo di
Decio Mure
e si celebra un solenne funerale.
Precisazioni di
Livio
sui riti sacrali che si svolgevano in simili occasioni.
11
I
Latini
tentano di organizzare una riscossa sottovalutando i
Romani
ma vengono definitivamente sconfitti.
Roma
espropria gran parte dei territori dei
Latini
e dei
Campani
distribuendoli alla
plebe
. Vengono risparmiati i Laurenti ed i cavalieri campani che non si erano ribellati.
12
Tornato a
Roma
Torquato
viene accolto solo dagli anziani mentre la gioventù lo condanna per aver fatto giustiziare il figlio.
Gli
Anziati
compiono scorrerie e
Torquato
, in cattive condizioni di salute nomina
dittatore
Lucio Papirio Crasso
.
Anno 339 a.C.
consoli
:
Tito Emilio Mamercino
e
Quinto Publilio Filone
. A parte la repressione di qualche residuo focolaio di ribellione fra i
Latini
i due
consoli
non compirono gesta degne di nota. Si macchiarono invece di comportamento opportunista e sedizioso.
Mamercino
fa varare delle leggi favorevoli alla
plebe
ma il testo non è chiaro perché tali leggi sembrano repliche di altre approvate in precedenza.
13
Anno
338 a.C.
consoli
:
Lucio Furio Camillo
e
Caio Menio
.
Continua la campagna di assoggettamento del
Lazio
. Viene assediata la città di
Pedo
. I
consoli
conquistano
Pedo
e molte altre città latine. Tornati a
Roma
celebrano il
trionfo
.
Si discute sulle condizioni a cui sottoporre i popoli vinti.
14
Delibera del
Senato
. Cittadinanza e libertà di culto ai
Lanuvini
, agli
Aricini
, ai Nomentani, ai
Pedani
. Ai
Tuscolani
viene conservata la cittadinanza che già avevano e si perseguitano solo gli agitatori.
Duri provvedimenti contro
Velletri
che si era ribellata più volte: le mura vengono abbattute ed i maggiorenti esiliati.
Ad
Anzio
vengono inviati nuovi coloni e sequestrata la flotta, agli
Anziati
viene interdetta la navigazione ma concessa la cittadinanza.
Tiburtini e Prenestini vengono puniti con la parziale confisca delle terre. Ai
Campani
, ai
Fondani
ed ai Formiani viene concessa la cittadinanza sine suffragio, così ai
Cumani
e ai Suessulani. Con i
Rostri
delle navi di
Anzio
venne adornata la famosa tribuna nel
Foro
.
15
Anno
337 a.C.
consoli
:
Caio Sulpicio Longo
e
Publio Elio Peto
. Guerra tra
Sidicini
e
Aurunci
.
Roma
interviene a favore degli
Aurunci
. Viene nominato
dittatore
Caio Claudio Regillense
che sceglie come maestro di cavalleria
Caio Claudio Ortatore
, però rinuncia subito alla carica su consiglio degli
auguri
che consideravano irregolare la nomina.
Nello stesso anno la
vestale
Minucia
viene processata per impudicizia e sepolta viva presso Porta Collina.
Quinto Publilio Filone
è il primo
plebeo
ad essere eletto
pretore
.
16
Anno
336 a.C.
consoli
:
Lucio Papirio Crasso
e
Cesone Duilio
. Guerra con gli
Ausoni
, alleati dei
Sidicini
.
Anno
335 a.C.
consoli
:
Marco Valerio Corvo
e
Marco Atilio Regolo
.
Marco Valerio Corvo
attacca gli
Ausoni
e conquista la città di Cales. Subito dopo entrambi i
consoli
muovono contro i
Sidicini
.
Viene nominato
dittatore
per i comizi
Lucio Emilio Mamercino
.
17
Anno
334 a.C.
consoli
:
Tito Veturio
e
Spurio Postumio
. Aggravandosi la guerra contro i
Sidicini
i
consoli
nominano
dittatore
Publio Cornelio Rufino
, ma per irregolarità dell'elezione questi rinuncia alla carica e si passa all'
interregno
.
Evidentemente l'
interregno
dura a lungo:
Livio
parla di cinque interrè e non nomina i
consoli
del
333 a.C.
Anno
332 a.C.
consoli
:
Aulo Cornelio Cosso
(per la seconda volta) e
Cneo Domizio Calvino
. In vista di una guerra contro i
Galli
viene nominato
dittatore
Marco Papirio Crasso
, maestro di cavalleria
Publio Valerio Publicola
. Nell'
Italia
meridionale si svolgono le imprese di
Alessandro re dell'Epiro
(chiamato dai Tarantini), il quale infine stipula una alleanza con i
Romani
.
I
censori
Quinto Publilio Filone
e
Spurio Postumio
, compiuto il censimento istituiscono le nuove
tribù
:
Mecia
e
Scapzia
.
18
Anno
331 a.C.
consoli
:
Marco Claudio Marcello
e
Caio Valerio Potito
. Si verifica una grave epidemia, per opera di una delatrice viene scoperto un gruppo numeroso di matrone che diffondevano il contaggio tramite filtri malefici. Due di loro,
Cornelia
e
Sergia
, affermano che si tratti di medicinali, vengono costrette a berli e ne muoiono.
Livio
dubita dell'avvenimento, dice comunque che, se vero, sarebbe stato il primo processo per veneficio nella storia di
Roma
.
19
Anno
330 a.C.
consoli
:
Lucio Papirio Crasso
(per la seconda volta) e
Lucio Plauzio Vennone
. Guerra con i
Privenati
con i quali si alleano ribelli della città di
Fondi
.
20
Anno
329 a.C.
consoli
:
Lucio Emilio Mamercino
e
Caio Plauzio
.
La guerra contro
Priverno
si conclude con la vittoria dei
Romani
. La città viene conquistata ed il capo dei rivoltosi,
Vitruvio Vacco
, fatto prigioniero e giustiziato.
21
Si discute in
Senato
il destino dei
Privernati
. Il
console
Caio Plauzio
sostiene la linea moderata. Un ambasciatore di
Priverno
si comporta con fierezza nonostante lo svantaggio della propria posizione. Alla fine viene concessa la cittadinanza romana ai
Privernati
.
22
Anno
328 a.C.
consoli
:
Publio Plauzio Proculo
e
Publio Cornelio Scapula
. Si deduce una colonia a
Fregelle
.
Un certo Marco Flavio distribuisce carne al popolo, grato per essere stato assolto in un processo per violenza carnale.
Anno
327 a.C.
consoli
:
Lucio Cornelio Lentulo
e
Quinto Publilio
(per la seconda volta).
Agitazioni nelle colonie greche. Guerra con queste e con i loro alleati
Sanniti
.
23
Il
console
Publilio
occupa una buona posizione fra Palepoli e
Napoli
ed avvicinandosi lo scadere del suo mandato si decide di prorogare il comando con la carica di
proconsole
(primo caso nella storia romana).
Al
console
Cornelio
, già entrato nel
Sannio
, fu ordinato di nominare un
dittatore
per i comizi, egli scelse
Marco Claudio Marcello
.
Gli
auguri
invalidano l'elezione del
dittatore
e si passa all'
interregno
.
Anno
326 a.C.
consoli
:
Caio Petelio Libone Visolo
e
Lucio Papirio Mugillano
.
24
In quello stesso anno (
326 a.C.
)
Livio
colloca la fondazione di
Alessandria
e la morte di
Alessandro di Epiro
, ma i due eventi sono posdatati di circa cinque anni.
Livio
racconta brevemente la fine di
Alessandro di Epiro
che dopo aver guerreggiato in
Italia
cade vittima, nel
Bruzio
, di un imboscata dei
Lucani
.
25
Diffidando degli alleati
Sanniti
la città di Palepoli (pare fosse un sobborgo di
Napoli
) si consegna spontaneamente ai
Romani
.
26
I
Sanniti
tentano di rifarsi ma senza successo. La resa di
Napoli
viene formalizzata e
Publilio
riceve il
trionfo
.
Publilio
è dunque il primo
console
al quale sia stato prorogato il comando ed anche il primo ad ottenere il
trionfo
dopo che era uscito di carica.
27
Anche i Tarantini, vedendosi minacciati dall'espansione romana entrano nel conflitto.
28
Gli abusi di un creditore provocano un'agitazione che si conclude con l'abolizione dell'asservimento per debiti.
29
Anno
325 a.C.
consoli
:
Lucio Furio Camillo
(per la seconda volta) e
Giunio Bruto Sceva
.
Dittatore
:
Lucio Papirio Cursore
.
Si combatte con i
Vestini
(popolazione stanziata fra il Gran Sasso ed il
Mare Adriatico
) e si conquistano le loro città.
30
Quinto Fabio Massimo Rulliano
, maestro di cavalleria, approfittando dell'assenza del
dittatore
Lucio Papirio Cursore
e trasgredendone gli ordini combatte di sua iniziativa contro i
Sanniti
. La sua condotta provoca grande ira da parte del
dittatore
che si precipita al campo per punire
Fabio Massimo Rulliano
.
31
Fabio Massimo Rulliano
cerca la solidarietà dei soldati per scampare dall'ira di
Papirio
.
32
Il
dittatore
accusa
Fabio Massimo Ruliano
, i soldati lo difendono e si sfiora la rivolta.
33
Fabio Massimo
durante la notte fugge dall'accampamento e ripara a
Roma
, presso il padre
Marco Fabio Ambusto
che era stato un personaggio di rilievo, tre volte
console
e
dittatore
.
Papirio
giunge a
Roma
per inseguire
Fabio Massimo
e si scontra in
Senato
con
Marco Fabio Ambusto
.
34
Papirio
insiste nelle accuse contro
Fabio Massimo
.
35
Papirio
infine si lascia convincere dalle preghiere del
Senato
, del popolo e dei
tribuni
e ritira l'accusa.
Ovviamente la popolarità del
dittatore
esce gravemente danneggiata dalla vicenda.
36
Tornato al campo contro i
Sanniti
,
Papirio
recupera la perduta popolarità con un comportamento umanitario e solidale verso i propri soldati. Riesce infine a sconfiggere i nemici ed assegna il bottino alle truppe.
37
Anno
323 a.C.
consoli
:
Caio Sulpicio Longo
(per la seconda volta) e
Quinto Emilio Cerretano
.
Tregua di un anno con i
Sanniti
.
Anno 322 a.C.
consoli
:
Fabio Massimo Rulliano
e
Lucio Fulvio Corvo
.
Ribellione dei
Sanniti
e guerra con gli Apuli.
Livio
accenna ad una ribellione di
Tuscolo
non chiaramente descritta. I
Tuscolani
chiesero ed ottennero clemenza.
38
Complicandosi la questione sannita viene eletto
Dittatore
:
Aulo Cornelio Arvina
e maestro di cavalleria
Marco Fabio Ambusto
.
Ripresa della guerra contro i
Sanniti
, descrizione degli scontri.
39
I
Sanniti
, vedendosi in difficoltà decidono di consegnare ai
Romani
il nobile
Brutolo Papio
, fautore della rottura della tregua nonchè tutti i prigionieri ed il bottino precedentemente preso loro.
Brutolo Papio
si suicida ed il suo corpo viene inviato a
Roma
. I
Romani
rifiutano le offerte. Il
dittatore
riporta il
trionfo
.
40
Parlando delle incompletezze e delle contraddizioni delle sue fonti
Livio
lamenta la corruzione della narrazione storica dovuta alla superbia ed alle contraffazioni delle famiglie romane che contendevano fra loro l'onore delle gesta degli antenati.
LIBRO IX
1
Anno
321 a.C.
consoli
:
Tito Veturio Calvino
e
Spurio Postumio
. I
Sanniti
vistisi rifiutare la resa proposta ai
Romani
riprendono a combattere, li comanda
Caio Ponzio
.
2
I
Sanniti
diffondono la falsa voce di una guerra in
Apulia
, contro Luceria, per attirare in trappola l'esercito romano. L'inganno riesce e le
legioni
si trovano intrappolate nelle gole montane presso Caudio.
3
Mentre i
Romani
, presi in trappola si disperano, i
Sanniti
sono incerti sul da farsi. Viene consultato il vecchio
Erennio Ponzio
, padre di
Caio
che esprime l'opinione di lasciar passare i
Romani
senza colpo ferire. I capi sanniti rifiutano questo consiglio ed egli esprime allora il parere opposto. In pratica il vecchio
Erennio
giudica che si debba cercare l'amicizia dei
Romani
oppure la loro totale rovina, mentre ogni via di mezzo esporrebbe i
Sanniti
a pericolose rappresaglie.
4
I
Romani
catturati inviano ambasciatori a trattare la resa ed i
Sanniti
impongono l'ignominiosa punizione del giogo.
5
I
consoli
tentano di trattare ma i
Sanniti
sono inamovibili, l'esercito romano non potrà dunque scampare al disonore.
6 - 7
L'esercito, a cominciare dai
consoli
è costretto a sfilare disarmato e quasi in nudità sotto il giogo per uscire dalla gola.
Dopo l'umiliazione le
legioni
inermi riparano a
Capua
dove sono soccorse dagli alleati campani.
In città la notizia del disonore subito viene accolta con grave cordoglio. Si tenta di eleggere dei dittatori ma nel malanimo generale non si riesce a tenere i comizi. Segue un
interregno
.
Anno
320 a.C.
consoli
:
Quinto Publilio Filone
e
Lucio Papirio Cursore
.
8
L'ex
console
Spurio Postumio
, chiamato davanti al
Senato
spiega che la pace disonorevole contratta a Caudio non impegna il popolo romano perché conclusa provvisoriamente e senza le formalità del caso. Propone quindi che i
Romani
consegnino all'ira dei nemici lui stesso ed il collega
Tito Veturio Calvino
e rompano il trattato.
9
Si discute sulla proposta di
Postumio
, avversata dai
tribuni della plebe
.
10
Infine la proposta di
Postumio
viene approvata e gli ex
consoli
, con i principali ufficiali dell'esercito, vengono condotti a Caudio.
Postumio
, con il sacrificio, ha riacquistato l'onore agli occhi del popolo.
Durante il cerimoniale della consegna al nemico dei magistrati
Postumio
colpisce il
feziale
(
Aulo Cornelio Arvina
) dichiarandosi cittadino sannita in modo da creare un precedente offensivo per giustificare la violazione della tregua da parte dei
Romani
.
11
Tuttavia il capo sannita
Caio Ponzio
non accetta la consegna dei prigionieri e definisce provocatorio il comportamento dei
Feziali
.
12
Ovviamente la tregua è infranta e si riaprono le ostilità.
I
Sanniti
, alleatisi con i Satricani prendono la colonia di
Fregelle
. I
consoli
riportano l'esercito nel
Sannio
e puntano verso Luceria, in
Apulia
nel tentativo di liberare i cavalieri presi in ostaggio dai
Sanniti
a Caudio.
13
I
Romani
sono ansiosi di vendicare l'offesa subita e combattono furiosamente contro i
Sanniti
spingendoli sempre più a Sud.
Infine entrambi gli eserciti consolari cingono di assedio Luceria.
14
I Tarantini cercano invano di mediare per far cessare la guerra.
I
Romani
attaccano Luceria ed iniziano una strage sistematica ma i
consoli
interrompono il combattimento in considerazione dei seicento cavalieri
Romani
in ostaggio ai
Sanniti
.
15
Infine Luceria si arrende per fame ed i
Sanniti
sono costretti a restituire gli ostaggi ed a subire a loro volta l'onta del giogo.
E'incerto nelle fonti, dice
Livio
, quanta parte nella vittoria abbia avuto il
dittatore
Aulo Cornelio
e quanta i
consoli
.
16
Anno
319 a.C.
consoli
:
Lucio Papirio Cursore
(per la terza volta) e
Quinto Aulo Cerretano
(per la seconda volta). Dopo la vittoria sui
Sanniti
i
Romani
passano a punire i loro alleati Ferentini e Satricani.
Breve ritratto di
Lucio Papirio Cursore
, uomo di grande eroismo e di particolari doti fisiche. Il suo soprannome deriva dalla sua velocità nella corsa.
17 - 19
Un'insolita digressione di
Livio
che immagina che cosa sarebbe avvenuto se
Alessandro Magno
si fosse scontrato con i
Romani
e pare concludere che il re macedone ne sarebbe uscito fortemente ridimensionato.
20
Anno
318 a.C.
consoli
:
Marco Folio Flaccina
e
Lucio Plauzio Vennone
.
Tregua di due anni con i
Sanniti
.
Inviati prefetti a
Capua
su richiesta degli stessi campani, travagliati da discordie interne.
Istituite le
tribù
:
Ufentina
e
Falerna
, le
tribù
diventano trentuno.
Anno
317 a.C.
consoli
:
Caio Giunio Bubulco
e
Quinto Emilio Barbula
.
Resa volontaria dei Tarantini.
Istituiti patroni ad
Anzio
per fissare le leggi della colonia.
21
Anno
317 a.C.
consoli
:
Spurio Nauzio
e
Marco Popilio
.
Dittatore
:
Lucio Emilio
.
Il
dittatore
attacca Saticola (S.Agata dei Goti), fornendo ai
Sanniti
il pretesto per riprendere la guerra.
Lucio Emilio
conquista Saticola e respinge i
Sanniti
che, a loro volta assediano Plistica, alleata dei
Romani
.
22
Anno 315 a.C.
consoli
: Omessi da
Livio
(
Lucio Papirio Cursore
e
Quinto Publio Filone
).
Dittatore
:
Quinto Fabio Massimo Rulliano
.
I
Sanniti
tentano ancora di liberare Saticola, nello scontro cadono il loro comandante ed il maestro di cavalleria romano,
Quinto Aulo Cerretano
.
23
La guerra si sposta a
Sora
, colonia romana passata ai
Sanniti
.
Scontri presso
Sora
,
Quinto Fabio
ed il nuovo maestro di cavalleria Caio Fabio accerchiano i
Sanniti
e ne fanno strage.
24
Anno
314 a.C.
consoli
:
Marco Petelio
e
Quinto Sulpicio
.
Dittatore
:
Caio Menio
.
Con l'aiuto di un disertore i
Romani
prendono
Sora
. Duecentoventicinque cittadini di
Sora
, ritenuti responsabili della ribellione, vengono condotti a
Roma
e giustiziati.
25
Guerra con gli
Ausoni
, puniti dai
Romani
per aver appoggiato i
Sanniti
.
26
Luceria passa ai
Sanniti
, l'esercito romano interviene immediatamente.
Dopo una dura repressione della rivolta, vengono inviati coloni a Lucera.
Cospirazioni antiromane a
Capua
. Per condurre un inchiesta in merito viene nominato
dittatore
Caio Menio
.
I
Capuani
Ovio e Nevio Calavio, fautori della cospirazione, si uccidono per evitare l'inchiesta.
L'inchiesta sulle cospirazioni viene allargata a
Roma
e ne rimane coinvolto lo stesso
dittatore
Caio Menio
con il maestro di cavalleria
Marco Folio
.
Processati
Caio Menio
,
Marco Folio
e
Publilio Filone
vengono assolti.
27
Nuova sconfitta dei
Sanniti
ad opera dei due
consoli
presso Malevento che, in quell'occasione, assunse il nome di
Benevento
.
28
Anno
313 a.C.
consoli
:
Lucio Papirio Cursore
(per la V volta) e
Caio Giunio Bubulco
(per la seconda volta).
Dittatore
:
Caio Petelio
.
Ancora combattendo contro i
Sanniti
: riconquista di
Fregelle
, passata ai
Sanniti
, presa di
Nola
, Atinia e Calazia.
Stanziamento delle colonie di
Suessa
e di Pomezia.
29
Anno
312 a.C.
consoli
:
Marco Valerio Massimo
e
Publio Decio Mure
.
Dittatore
:
Caio Giunio Bubulco
. Si temono ostilità da parte etrusca ed il
console
Publio Decio
, malato, nomina
dittatore
Caio Giunio Bubulco
che arruola un grosso esercito. Tuttavia non si combatte.
In quell'anno il
censore
Appio Claudio
costruisce la
Via Appia
e l'acquedotto Appio.
La famiglia dei Potizi affida ai funzionari pubblici il culto dell'
Ara Massima
di
Ercole
. Per punizione divina - dice
Livio
- i Potizi moriranno tutti in poco tempo ed
Appio Claudio
perse la vista (
Appio Claudio Cieco
).
30
Anno
311 a.C.
consoli
:
Caio Giunio Bubulco
(per la terza volta) e
Quinto Emilio Barbula
(per la seconda volta).
Con nuove leggi i
tribuni militari
e i duumviri navali saranno eletti dal popolo.
I flautisti, protestando contro una nuova disposizione che proibiva loro di mangiare nel tempio di
Giove
(cosa che facevano tradizionalmente) indicono uno sciopero e riparano a
Tivoli
, gli ambasciatori
Romani
inviati a riprenderli si fanno beffe di loro rimandandoli a casa ubriachi.
31
Presa di Baviano, ricco bottino di soldati.
I
Sanniti
tentano una nuova imboscata ai danni dei
Romani
ma il tentativo fallisce ed i
Romani
vincono la battaglia che ne consegue.
32
Il
console
Quinto Emilio Barbula
affronta e sconfigge gli
Etruschi
in una battaglia presso
Sutri
.
33
Anno
310 a.C.
consoli
:
Quinto Fabio Rulliano
e
Caio Marcio Rutulo
.
Appio Claudio Cieco
, passati i diciotto mesi dalla carica rifiuta di deporre la
censura
con cavilli legali e si scontra con i
tribuni della plebe
.
34
Il
tribuno
Publio Sempronio
pronuncia un lungo discorso contro
Appio Claudio Cieco
e cerca di farlo arrestare.
Appio Claudio
si salva per il veto di altri
tribuni
e conserva la carica.
35
Il
console
Quinto Fabio
si scontra ancora con gli
Etruschi
presso
Sutri
, ottenendo un'altra vittoria.
36
Quinto Fabio
esita nell'affrontare la Selva Cimina, particolarmente oscura ed insidiosa, per timore di imboscate. Manda in esplorazione suo fratello che fingendosi indigeno, raggiunge la città degli
Umbri Camerti
(
Camerino
) dove riceve promesse di accoglienza per le
legioni
romane.
Quinto Fabio
entra allora nella selva con l'esercito ed in vari scontri sconfigge ancora gli
Etruschi
.
37
Gli
Etruschi
si alleano con gli
Umbri
e formano un grosso esercito, tuttavia i
Romani
, con un improvviso assalto notturno al campo, li sconfiggono ancora una volta. Viene quindi stabilita una tregua di trenta anni con
Perugia
,
Cortona
e
Arezzo
.
38
L'altro
console
Caio Marcio Rutulo
intanto attacca la città di Alife che era in mano dei
Sanniti
. La flotta romana, incaricata di vigilare sul litorale campano approda a
Pompei
. Gli equipaggi delle navi compiono scorrerie e vengono respinti dai cittadini. Negli scontri di Alife
Caio Marcio Rutulo
viene ferito e subisce perdite di soldati ed ufficiali. Giungono a
Roma
voci allarmanti. Si decide a
Roma
di nominare
dittatore
Papirio Cursore
ma nasce un problema pratico e politico: era pericoloso e difficile raggiungere il
console
Marcio Rutulo
nel
Sannio
, mentre l'altro
console
Quinto Fabio
era personalmente ostile a
Papirio Cursore
che anni prima lo aveva perseguitato (vedi VIII - 30-35). Si invia un'ambasciata a
Quinto Fabio
che, soffocando nobilmente i propri rancori, elegge
dittatore
Papirio Cursore
.
38
Il
dittatore
si scontra con gli
Etruschi
presso il lago Vladimone, annientandoli.
40
L'esercito romano, comandato da
Papirio
, si scontra quindi con i
Sanniti
in una località imprecisata, e riporta una grande vittoria.
La splendide armi dei
Sanniti
vengono condotte a
Roma
per adornare il
Foro
ed essere offerte agli dei.
Intanto
Quinto Fabio
combatte con i resti degli
Etruschi
. Sia
Papirio
che
Fabio
ottengono il
trionfo
.
Anno
308 a.C.
consoli
:
Quinto Fabio Rulliano
e
Publio Decio Mure
.
41
Marco Valerio
è eletto per la quarta volta
pretore
.
Fabio
assedia e costringe alla resa la città sannita di Nuceria Altaferna.
Publio Decio
impone ai
Tarquiniesi
una tregua di quaranta anni e ristabilisce la pace in
Etruria
, tuttavia gli
Umbri
si ribellano.
Gli
Umbri
minacciano di attaccare direttamente
Roma
ed entrambi i
consoli
portano gli eserciti nei pressi della città, gli
Umbri
si arrendono rapidamente ai primi scontri.
42
Anno
307 a.C.
consoli
:
Appio Claudio
e
Lucio Volumnio
. Per i suoi meriti
Quinto Fabio
ottiene una proroga del comando anche dopo lo scadere del
consolato
, nonostante l'opposizione di
Appio Claudio
.
Fabio
combatte ancora con i
Sanniti
presso Alife. Alla resa dei
Sanniti
, che vengono fatti passare sotto il giogo,
Fabio
deporta a
Roma
tutti gli
Ernici
che avevano militato con i
Sanniti
. Per questo motivo gli
Ernici
dichiarano guerra a
Roma
.
Anno
306 a.C.
consoli
:
Publio Cornelio Arvina
e
Quinto Marcio Tremulo
.
Dittatore
:
Publio Cornelio Scipione
.
43
Publio Cornelio Arvina
viene inviato nel
Sannio
dove si erano create nuove difficoltà a Calazia e
Sora
.
Quinto Marcio Tremulo
affronta gli
Ernici
.
La guerra con gli
Ernici
è breve e si conclude con la loro resa.
Marco Tremulo
raggiunge quindi il collega nel
Sannio
ed insieme i due eserciti consolari sconfiggono nuovamente i
Sanniti
.
Cornelio
rimane nel
Sannio
mentre
Marcio
torna a
Roma
per celebrare il
trionfo
sugli
Ernici
.
Il
censore
Caio Giunio Bubulco
da in appalto la costruzione di un nuovo tempio della Salute.
Viene rinnovato per la terza volta il trattato di alleanza con i
Cartaginesi
.
44
Publio Cornelio Scipione
, in assenza dei
consoli
, viene eletto
dittatore
per i comizi consolari.
Anno
305 a.C.
consoli
:
Lucio Postumio
e
Tito Minucio
.
Ancora scontri con i
Sanniti
. Il
console
Minucio
muore per le ferite riportate in combattimento e
Lucio Furio
viene nominato
console
suffectus.
Vittoria sui
Sanniti
, viene catturato il comandante sannita
Stazio Gellio
. Occupazione di
Boviano
.
45
Anno
304 a.C.
consoli
:
Publio Sulpicio Saverrione
e
Publio Sempronio Sofo
. I
Sanniti
chiedono la pace che viene concessa solo dopo un'ispezione del
console
Sempronio
nel
Sannio
per accertare che non vi si stiano preparando nuove iniziative belliche.
I
Feziali
sono inviati a chiedere soddisfazione agli
Equi
che avevano in più occasioni aiutato i
Sanniti
, la risposta è provocatoria e viene dichiarata la guerra.
Gli
Equi
, poco organizzati e non abituati a combattere, cercano di eludere gli scontri. I
Romani
invadono il loro territorio e fanno strage. Dato l'esempio i
Marrucini
, i
Marsi
ed i
Peligni
chiedono ed ottengono trattati di pace e di alleanza.
46
Lo scrivano
Cneo Flavio
viene eletto
edile curule
, divulga il diritto civile che veniva custodito dai pontefici e fa pubblicare i fasti.
Diventa
censore
Quinto Fabio
"
che confina la folla piazzaiola in quattro
tribù
urbane e con questo provvedimento si guadagna quel soprannome di Massimo che non avevano potuto fruttargli tante vittorie
".
LIBRO X
1
Anno
303 a.C.
consoli
:
Lucio Genucio
e
Servio Cornelio
.
Pace all'esterno. Si deducono colonie ad
Alba
e
Sora
, gli abitanti di
Arpino
e di Trebula ottengono la cittadinanza [
sine suffragio
]. Si reprime un nucleo di ribelli in
Umbria
.
Anno
302 a.C.
consoli
:
Marco Livio Denter
e
Marco Emilio
.
Disordini fra gli
Equi
portano ad una dittatura di
Caio Giunio Bubulco
che ha rapidamente ragione degli insorti.
2
La flotta greca dello spartano
Cleonimo
conquista la città di Turii nel territorio dei
Salentini
. Interviene il
console
Emilio cacciando gli invasori.
Cleonimo
risale l'
Adriatico
fino alla laguna veneta dove è messo in fuga dai padovani.
3
Patto d'alleanza con i
Vestini
. Si prepara la guerra da parte dei
Marsi
e degli
Etruschi
di
Arezzo
. Viene eletto
dittatore
Marco Valerio Massimo
(secondo una tradizione sarebbe
Valerio Corvo
ormai vecchissimo, secondo un'altra sarebbe il figlio omonimo). Rapida sconfitta dei
Marsi
. Battaglia perduta contro gli
Aretini
.
4
Si combatte in
Etruria
. Alcune fonti di
Livio
affermano che
Quinto Fabio Massimo
fosse il maestro di cavalleria ma egli dubita fortemente di questa affermazione.
5
Il
dittatore
Valerio
combatte e sconfigge gli
Aretini
.
Anno
300 a.C.
consoli
:
Marco Valerio
e
Apuleio Pansa
. (
Livio
ha omesso l'indicazione dei
consoli
del
301 a.C.
(anno dittatoriale).
6
L'anno di
Valerio
e
Apuleio Pansa
trascorse tranquillo, salvo il contrasto politico suscitato dai
tribuni della plebe
Quinto e Cneo Ogulnio
, che propongono di ampliare i collegi degli
auguri
e dei pontefici ammettendo in essi membri
plebei
. Ovviamente la proposta è contrastata dai
patrizi
.
7
A contendere per questa legge è, come sempre, un Appio Claudio fra i
patrizi
, che si misura con il
plebeo
Publio Decio Mure
, figlio del famoso omonimo che si era sacrificato per la patria.
Ovviamente
Decio Mure
chiama ad esempio la figura paterna per sostenere come anche i
plebei
siano degni della carica sacerdotale.
8
Continua il discorso di
Decio Mure
che nota come ormai la
plebe
condivida tutti gli onori del
patriziato
e sia dunque fuori luogo negare il sacerdozio ai
plebei
, tanto più - dice
Mure
- che la proposta prevede l'ampliamento dei collegi senza nulla togliere ai
patrizi
.
9
La proposta viene accolta dai comizi.
Vengono eletti Pontefici:
Publio Decio Mure
,
Publio Sempronio Sofo
,
Caio Marcio Rutulo
,
Marco Livio Denter
ed
auguri
altri cinque
plebei
: Caio Genucio, Publio Elio Peto, Marco Minucio Feso, Caio Marcio e Tito Publilio, si giunse così ad avere otto pontefici e nove
auguri
.
Lo stesso anno il
console
Marco Valerio
presentò una proposta di legge sul diritto di appello al popolo.
Marco Valerio
combattè una breve guerra contro gli
Equi
,
Apuleio
suo collega assedia in
Umbria
la città di Nequino, assedio lungo e difficile per la posizione della città.
Anno
299 a.C.
consoli
:
Marco Fulvio Peto
e
Tito Manlio Torquato
. I nuovi
consoli
proseguono l'assedio di Nequino.
Vengono create le
tribù
:
Aniense
e
Terentina
.
10
Grazie al tradimento di due assediati i
Romani
riescono a penetrare all'interno di Nequino. Conquistata la città vi viene stanziata la colonia che prese il nome di
Narnia
.
Gli
Etruschi
si accingono a rompere la tregua ma il loro territorio viene invaso dai
Galli
.
11
Gli
Etruschi
tentano di convincere i
Galli
a combattere, dietro compenso, contro i
Romani
ma i
Galli
, intascato il compenso, non tengono fede ai patti.
Il
console
Tito Manlio Torquato
muore per una caduta da cavallo,
Marco Valerio
viene nominato
console
suffectus.
Anno
298 a.C.
consoli
:
Lucio Cornelio Scipione Barbato
e
Cneo Fulvio
.
I
Sanniti
attaccano i
Lucani
che chiedono aiuto a
Roma
.
12
Viene conclusa l'alleanza con i
Lucani
e si inviano i
Feziali
presso i
Sanniti
che li respingono. Scoppia una nuova guerra con i
Sanniti
. Al
console
Scipione
toccano le operazioni in
Etruria
, a
Fulvio
quelle nel
Sannio
.
Lucio Cornelio Scipione Barbato
combatte vittoriosamente in
Etruria
mentre
Cneo Fulvio
penetra nel
Sannio
assalendo
Boviano
e Anfidena.
13
Stanziata una colonia a
Carsoli
.
Trionfo
di
Fulvio
sui
Sanniti
. L'impegno militare è grave e si vuole eleggere
console
Quinto Fabio Massimo
che, ormai in età, cerca di rinunciare, tuttavia la sua fama porta la popolazione ad insistere.
Anno
297 a.C.
consoli
:
Quinto Fabio Massimo Rulliano
e
Publio Decio Mure
.
14
Poichè gli
Etruschi
sembrano intenzionati a trattare la pace, entrambi i
consoli
si rivolgono contro il
Sannio
.
Fabio Massimo
riesce con difficoltà e stratagemmi a vincere una battaglia contro i
Sanniti
.
15
Il
console
Publio Decio
intanto affronta presso Malvento gli Apuli, alleati dei
Sanniti
.
I due
consoli
si trattengono nel
Sannio
seminando la devastazione. Si arriva ai comizi e questa volta
Quinto Fabio Massimo
rifiuta di candidarsi.
Anno
296 a.C.
consoli
:
Appio Claudio
e
Lucio Volumnio
.
16
Il comando nel
Sannio
viene prorogato per sei mesi ai
consoli
uscenti.
Incalzati dai proconsoli i
Sanniti
cercano l'appoggio degli
Etruschi
, portando in
Etruria
gran parte del loro esercito.
17
Decio Mure
conquista Murganzia.
Decio Mure
e
Fabio Massimo
conquistano Romulea (in Irpinia) e
Ferentino
.
18
Gli
Etruschi
, per istigazione del Sannita
Gellio Egnazio
scatenano una grossa guerra, coinvolgendo gli
Umbri
e ricevendo aiuti dai
Galli
. Li fronteggia il
console
Appio Claudio
con due
legioni
e dodicimila alleati.
Lucio Volumnio
lascia il
Sannio
e raggiunge il collega richiamato da una lettera di questi ma
Appio Claudio
nega di avergli scritto.
19
I soldati insistono perché
Volumnio
rimanga ed i due
consoli
infliggono una grave sconfitta alle forze etrusche e sannite.
20
Nuovi contingenti sanniti intanto devastano l'agro campano. Li sorprende il
console
Volumnio
, mentre torna verso il
Sannio
, carichi di bottino e li sbaraglia facilmente.
21
Continua la minaccia della grande coalizione degli
Etruschi
con
Sanniti
,
Umbri
e
Galli
.
I
Romani
arruolano gente di ogni condizione. Vengono dedotte le colonie di Minturno e
Suessa
.
22
Anno
295 a.C.
consoli
:
Quinto Fabio Massimo
(per la V volta) e
Publio Decio
(per la IV volta).
Appio Claudio
viene eletto
pretore
.
A
Volumnio
viene prorogato il comando per un anno.
23
Durante una cerimonia di supplicazione decretata dal
senato
a seguito di presagi negativi si apre un fatto di cronaca.
La matrona Virginia, figlia di Aulo e moglie del
console
Lucio Volumnio
viene esclusa dai riti per aver sposato un
plebeo
. La matrona risponde facendo costruire a sue spese un piccolo tempietto e dedicandolo alla
Pudicizia Plebea
, della quale istituisce il culto contrapponendolo a quello della
Pudicizia Patrizia
.
Gli
edili curuli
Cneo e Quinto Ogulnio
, con il denaro ricavato dalla condanna di alcuni usurai, provvedono ad opere pubbliche fra cui la statua dei gemelli con la
lupa
.
24
Nonostante la loro proverbiale amicizia i due nuovi
consoli
sono in contrasto per l'assegnazione del comando in
Etruria
. Si discute se procedere a sorte o affidare direttamente il comando a
Fabio
. Infine prevale la seconda scelta e
Fabio
procede agli arruolamenti.
25
Giunto in
Etruria
con un esercito al di sotto delle cinquemila unità,
Fabio Massimo
fa smantellare l'accampamento del
pretore
Appio Claudio
e lo rimanda a
Roma
.
Appio Claudio
insiste in
Senato
perché un altro esercito raggiunga quello del
console
.
Fabio
viene convocato a
Roma
per una consultazione, oppure prende l'iniziativa egli stesso della consultazione, le fonti di
Livio
sono incerte.
26
Dopo una riunione sul cui andamento le fonti sono ancora incerte
Fabio
riparte per l'
Etruria
con
Publio Decio
.
Prima che l'esercito consolare giunga in
Etruria
una
legione
romana stanziata presso
Chiusi
viene distrutta dai
Galli Senoni
.
27
L'esercito romano raggiunge il nemico a
Sentino
, nei pressi di
Fabriano
.
Fabio
prende tempo mandando i proconsoli
Cneo Fulvio
e
Lucio Postumio Megello
a compiere devastazioni in territorio etrusco per far allontanare parte delle forze nemiche. Dopo due giorni si viene al primo scontro, in cui i due eserciti dimostrano parità di forze.
28
L'ala di
Fabio
combatte sulla difensiva per stancare il nemico.
L'ala di
Publio Decio
, invece, combatte con irruenza ed ha la peggio.
Decio
, emulando la
devotio
paterna, si immola ritualmente lanciandosi da solo contro le schiere dei
Galli
, per propriziare la fortuna all'esercito romano.
29
Incitati dall'esempio del comandante ed aiutati da rinforzi inviati da
Fabio
gli uomini di
Decio
riprendono il controllo della situazione.
Intanto
Fabio
valuta che i nemici siano ormai esausti e passa finalmente all'attacco sgominando rapidamente i
Sanniti
e, con maggiori difficoltà, i
Galli
.
Negli scontri morì anche il comandante sannita
Gellio Egnazio
.
La battaglia si conclude con una sanguinosa vittoria dei
Romani
e gravi perdite da ambo le parti.
30
Anche il
proconsole
Cneo Fulvio
consegue successi in
Etruria
.
Fabio
, tornato a
Roma
, riporta il
trionfo
sui
Galli
, sugli
Etruschi
e sui
Sanniti
. Si celebra il compianto di
Publio Decio
.
31
Ma i nemici hanno ancora l'energia per combattere. Nel
Sannio
il
pretore
Appio Claudio
guida l'esercito di
Decio
,
Fabio
combatte ancora in
Etruria
.
32
Anno
294 a.C.
consoli
:
Lucio Postumio Megello
e
Marco Atilio Regolo
.
Postumio
fu trattenuto a
Roma
dalle cattiva condizioni di salute,
Atilio
partì per il
Sannio
.
Romani
e
Sanniti
si incontrano all'entrata nel
Sannio
e piantati i rispettivi accampamenti rimangono a fronteggiarsi finché i
Sanniti
non tentano un assalto al campo romano, all'alba e favoriti dalla fitta nebbia.
33
I
Romani
, presi alla sprovvista, sono in difficoltà, infine riescono a respingere l'attacco non senza perdite.
I
Sanniti
, incoraggiati dall'impresa non del tutto sfortunata, circondano il campo romano ma indietreggiano quando arriva l'altro esercito consolare comandato da
Lucio Postumio Megello
.
34
Il
console
Postumio
penetra nel
Sannio
e conquista la città di Milionia e quella di Feretro che trova deserta essendone fuggiti gli abitanti.
35
Il
console
Atilio
, invece, si scontra con i
Sanniti
presso Luceria in una battaglia dall'esito incerto che lascia i
Romani
molto scoraggiati. L'indomani il
console
a fatica convince i soldati a non arrendersi.
36
La battaglia inizia debolmente, essendo sfiniti entrambi gli schieramenti. Il
console
deve ricorrere alle minacce contro i suoi uomini che tentano di fuggire. Alla fine riesce a risollevare il morale dei soldati ed a vincere la battaglia, sia pur subendo gravi perdite.
I
Sanniti
sconfitti vengono fatti passare nudi sotto il giogo.
Tornando verso
Roma
Atilio
sorprende e sgomina altre orde di
Sanniti
. Il
trionfo
tuttavia gli viene negato per le perdite subite e per aver fatto passare i prigionieri sotto il giogo senza che ciò fosse contemplato nel patto di resa.
37
L'altro
console
,
Lucio Postumio Megello
, trasferite le truppe in
Etruria
riporta successi nei territori rusellani.
Si stipula una pace con tre importanti città etrusche,
Volsini
,
Perugia
e
Arezzo
che vengono duramente multate.
Postumio
chiede il
trionfo
ma il
Senato
, con vari pretesti, lo nega anche a lui.
Postumio
insiste nella sua richiesta ed alla fine, con l'appoggio del popolo e di alcuni
tribuni della plebe
celebra il
trionfo
, per la prima volta contro il parere del
Senato
.
Discordanza delle fonti di
Livio
sugli avvenimenti di quell'anno.
38
Anno
293 a.C.
consoli
:
Lucio Papirio Cursore
e
Spurio Carvilio
.
Gli irriducibili
Sanniti
concentrano tutte le loro forze presso Aquilonia. Qui viene costruita con una sorta di rito di iniziazione, la "Legione Linteata " (dai teli di lino che coprivano il recinto in cui si svolse il rito).
I componenti di questa
legione
giurarono di non disertare e di non fuggire in battaglia, richiamando su di se la maledizione degli dei in caso di trasgressione al giuramento.
39
Intanto i
consoli
con due diversi eserciti avanzano verso Aquilonia devastando il territorio sannita.
Carvilio
cinge d'assedio la città di Cominio.
Papirio
prepara l'offensiva contro il grosso delle forze sannite accampate ad Aquilonia ed informa il collega alla vigilia dell'attacco chiedendogli di attaccare a fondo Cominio per impedire l'invio di rinforzi ad Aquilonia.
40
Nel campo di
Papirio Cursore
ci si prepara con entusiasmo a combattere.
Un
augure
(pullario) osa falsare il verdetto dei sacrifici per aumentare la sicurezza dei
Romani
. Nasce un alterco fra gli
auguri
ed il
console
viene informato dell'accaduto, tuttavia ritiene di dover procedere ugualmente all'attacco. E' singolare l'atteggiamento di
Papirio
: chi ha compiuto il sacrificio - dice - è il pullario, ma il responso che egli ha ricevuto resta positivo ed incoraggiante. Comunque per aiutare la vendetta divina dispone i pullari in prima fila ed il mentitore cade ucciso dal primo giavellotto.
41
La battaglia di Aquilonia. L'impeto dell'esercito romano si rivela preponderante fin dal primo impatto e, dice
Livio
, se i
Sanniti
non fuggono immediatamente è perché trattenuti dalla paura superstiziosa derivante dal giuramento prestato.
Infine i
Romani
sfondano la resistenza sannita, conquistano l'accampamento del nemico ed attaccano le porte di Aquilonia.
42
Papirio Cursore
concentra le proprie forze intorno alla città che viene abbandonata dagli abitanti durante la notte.
43
Il
console
Carvilio
intanto conclude vittoriosamente l'assedio di Comino.
44
I due eserciti vittoriosi si riuniscono. Vengono distribuite ricompense a quanti si sono distinti nei combattimenti. Infine i due
consoli
decidono di continuare l'offensiva nel
Sannio
espugnandone le città.
45
Gli
Etruschi
si ribellano nuovamente, questa volta affiancati dai
Falisci
. Nel
Sannio
i
consoli
prendono le città di
Velia
, Palombino ed
Ercolano
.
46
Giunto l'inverno
Papirio
riporta l'esercito a
Roma
e celebra il
trionfo
. Il grosso bottino viene incamerato dall'erario con malcontento della
plebe
.
Papirio
consacra il tempio di
Quirino
votato dal padre. Il
console
Carvilio
, in
Etruria
conquista la città di Troilo (sconosciuta) e stipula una tregua di un anno con i
Falisci
.
Tornato a
Roma
celebra a sua volta il
trionfo
e da inizio alla costruzione di un tempio alla
Buona Fortuna
.
47
Si svolge il diciannovesimo censimento, vengono contati 262.321 uomini.
Si svolgono i ludi
Romani
. Ai
consoli
vincitori vengono dati per la prima volta dei rami di palma, secondo un'usanza greca.
Viene costruita la via dal tempio di
Marte
a
Boville
(una prosecuzione della
Via Appia
).
Anno
292 a.C.
consoli
:
Quinto Fabio Gurgite
e
Decimo Giunio Bruto Sceva
.
A causa di una pestilenza si decide di consultare i
Libri Sibillini
che indicano di importare a
Roma
il culto greco del dio
Esculapio
, ma ciò avverrà solo due o tre anni più tardi.
Per i libri XI-XX, mancanti, si riporta il testo delle Periochae nella traduzione di Luigi Mabel
LIBRO XI
Avendo il console Fabio Gurgite combattuto infelicemente coi Sanniti, e trattando il senato di rimoverlo dal comando, Fabio Massimo suo padre, pregando che si stornasse da lui tanta ignominia, mosse specialmente il senato col promettere, ch'egli andrebbe come legato appresso il figlio, e vi andò.
Il figlio console, aiutato dai consigli e dall'opera di lui, tagliati a pezzi i Sanniti, ne trionfò; e menato in trionfo Caio Ponzio loro comandante, gli fece troncare il capo.
Travagliando la città di pestilenza, i deputati spediti a trasferire da Epidauro a Roma la statua di Esculapio, trasportarono seco un serpente, che s'era introdotto nella lor nave, e in cui si teneva per certo, che albergasse lo stesso dio: disceso esso nell'isola del
Tevere
, ivi si consacrò un tempio ad Esculapio. Lucio Postumio consolare, avendo usato, comandando l'esercito, dell'opera dei soldati in una sua possessione, fu condannato. Chiesta la pace dai Sanniti, si rinnovò con essi l'accordo per la quarta volta. Il console Curio Dentato, sconfitti i Sanniti, vinti e ricevuti a discrezione i Sabini ribellati, due volte nella stessa carica trionfo. Si mandarono colonie a Castro, a Sena, in Adria. Si son creati per la prima volta i triumviri capitali. Fatto il censo, si chiuse il lustro ; si noverarono duecento settanta due mille cittadini.
La plebe, a motivo dei debiti, dopo grandi e lunghe sedizioni, in fine si ritiro sul monte Gianicolo, donde la ritrasse il dittatore Quinto Ortensio: morì egli in carica. Il libro contiene inoltre le imprese fatte contro i Volsiniesi, così quelle contro i
Lucani
, contro i quali piacque al senato, che si soccorressero i Turini.
LIBRO XII
Avendo i
Galli Senoni
trucidato i legati Romani, ed essendosi per ciò intimata loro la guerra, essi tagliarono a pezzi il pretore Lucio Cecilio colle sue legioni. Predata dai Tarentini la flotta romana ed ucciso il duumviro, che ne aveva il comando, i legati spediti loro dal senato a lagnarsi dell'offesa, son discacciati: per questo s'intimò loro la guerra.
I Sanniti si ribellarono. Contro di essi e contro i
Lucani
, i Bruzii, i Toscani si combattè più volte prosperamente sotto parecchi comandanti. Pirro, re degli Epiroti, scende in Italia a soccorso dei Tarentini.
La legione Campana mandata col prefetto Decio Jubellio in aiuto dei Reggiani, uccisi questi, si impadronisce di Reggio.
LIBRO XIII
Il console Valerio Levino combatte con esito infelice contro Pirro, atterriti i soldati specialmente dall'inusitato aspetto degli elefanti. Pirro dopo la battaglia considerando i corpi dei
Romani
, ch'eran morti combattendo, li trovò tutti rivolti colla faccia verso il nemico, e si avviò verso
Roma
saccheggiando il paese.
Caio Fabricio, mandato dal senato a Pirro a trattare del riscatto dei prigionieri, fu invano dal re tentato di tradire la patria. I prigionieri son restituiti senza prezzo.
Cinea
, spedito da Pirro ambasciatore al senato, domandò, che per convenire della pace il re fosse ricevuto in Roma : di che informato il senato, numeroso più del solito, Appio Claudio, che per malattia d'occhi s'era da gran tempo astenuto dalle pubbliche assemblee, venne alla curia e tenne fermo, che si rigettasse la domanda di Pirro.
Gneo Domizio, il primo censore tratto dalla plebe, chiuse il lustro: si noverarono duecento settanta otto mille duecento ventidue cittadini. Si combattè nuovamente contro Pirro con dubbio evento. Si rinnovò per la quarta volta l'alleanza coi Cartaginesi.
Un tale, che da Pirro s'era ricovrato appresso il console Fabricio, avendogli offerto di avvelenare il re, fu rimandato a Pirro coll'avviso.
Il libro contiene inoltre le felici imprese fatte contro i Toscani, i
Lucani
, i Bruzii ed i Sanniti.
Libro XIV
Pirro passò in Sicilia.
Essendo stata, ollre gli altri prodigi, atterrata da un fulmine la statua di Giove sul Campidoglio, gli
aruspici
ne rinvengono la testa. Curio Dentato, facendo una leva, primo vendette i beni di coloro, che cilati non risposero; vinse Pirro tornato di nuovo dalla Sicilia in Italia e nel cacciò fuori. Il censore Fabricio rimosse dal senato Publio Cornelio Rufino, uomo consolare, perchè aveva in casa dieci libbre di argento lavorato. Chiuso il lustro dai censori, si contarono duecento settanta un mille duecentoventiquattro cittadini. Si strinse alleanza con Tolommeo, re di Egitto.
La Vestale Sestilia, convinta d'incesto, fu sepolta viva.
Și mandarono dei coloni a Possidonia ed a Cossa.
La flotta Cartaginese venne in soccorso dei Tarentini; con che violò i trattati.
Il libro contiene inoltre le felici imprese fatte contro i
Lucani
, i Sanniti ed i
Bruzi
, e la morte di re Pirro.
Libro XV
Vinti i Tarentini si concede loro pace e libertà.
La Legione Campana che aveva occupato Reggio, assediata e arresasi a discrezione, cadde sotto la scure. Avendo alcuni giovani percosso gli ambasciatori, che gli Apolloniati avevano spedito al senato, sono consegnati nelle mani di questi. Si diede la pace ai Picentini vinti: si mandarono colonie a Rimini nel territorio Piceno e a
Benevento
nel Sannio. In questo tempo per la prima volta il popolo romano cominciò a usare monete d'argento. Gli
Umbri
e i
Salentini
sconfitti, sono ricevuti a discrezione. Si aumentò il numero dei questori fino a otto.
Libro XVI
Si riferisce l'origine dei Cartaginesi e i primordi della loro città: contro i quali e contro Jerone re dei Siracusani decretò il senato che si soccorressero i
Mamertini
, dopo che vi fu disputa tra chi persuadeva e chi dissuadeva, che si facesse. Valicato allora per la prima volta il mare dalla romana cavalleria, si combattè spesso con buon esito contro Jerone: se gli diede la pace che chiedeva. I censori chiudono il lustro: si noverano duecento ottanto due mille duecento trentaquattro cittadini. Primo Decio Giunio Bruto diede uno spettacolo di gladiatori in onore del defunto suo padre. Si mandano coloni a Esernia. Il libro contiene inoltre i vantaggi riportati contro i Cartaginesi e i Volsinii.
Libro XVII (epitome)
Il console
Gneo Cornelio
, avviluppato dalla flotta cartaginese e fraudolentemente invitato come ad abboccarsi, vien preso (
260 a.C.
). Il console
Caio Duilio
combattè disperatamente contro la flotta cartaginese, e primo tra i comandanti romani menò trionfo di vittoria navale. Per ciò ad onorarlo perpetuamente gli si permette che nel tornare da cena sia preceduto da un fanale a suon di flauto. Il console
Lucio Cornelio
(
259 a.C.
) combattè con buon esito nella
Sardegna
e nella
Corsica
contro i Sardi e i Corsi, e contro Annone comandante dei Cartaginesi. Avendo il console
Atilio Calatino
258 a.C.
condotto imprudentemente l'esercito in luogo svantaggioso, avviluppato dal nemico scampò per il valore e per l'opera di
Marco Calpurnio
tribuno de' soldati il quale uscito con trecento uomini, aveva rivolto sopra di se tutte le forze dei nemici. Annibale comandante dei Cartaginesi, sconfitta la flotta che guidava, fu messo in croce dai suoi soldati. Il console Atilio Regolo, vinti i Cartaginesi sul mare, passò in Africa.
Libro XVIII
Il console Atilio Regolo uccide in Africa un serpente di smisurata grandezza, non senza molta strage dei suoi soldati: ed avendo combattuto varie volte contro i Cartaginesi prosperamente, e per questo non mandatogli il senato un successore, se ne lagnò egli con lettere al senato stesso. In queste allagava, fra le ragioni di chiedere un successore, che il suo poderuccio era malmenato dai mercenarii. Indi cercando la fortuna di offerire in Regolo un memorabile esempio dell'una sorte e dell'altra, fatto venire dai Cartaginesi Santippo comandante degli Spartani, Regolo è vinto in battaglia e preso. Le belle gesta di quanti furono comandanti romani si in mare che in terra, son deformate e guaste dai naufragi delle flotte. Primo della plebe, Tito Coruncanio è creato Pontefice Massimo. Eleggendosi il senato dai censori Publio Sempronio Sofo e Marco Valerio Massimo, ne furono rimossi tredici senatori. Chiusero il lustro in cui si noverarono duecentonovantasettemilasettecentonovantasette cittadini. Regolo, spedito dai Cartagineti al senato a trattar della pace, o, se non gli riuscisse di ottenerla, del cambio de' prigionieri, ed obbligatosi con giuramento che sarebbe tornato a Cartagine, se il cambio non fosse accettato, persuase il senato di negare l'una e l'altra cosa: ed essendo serbata la data fede, ritornato, i Cartaginesi lo fan perire fra tormenti.
LIBRO XXI
1
Livio
premette che si accinge a narrare la più grande guerra mai combattuta, la
seconda guerra punica
. I
Romani
erano pieni di sdegno perché i nemici, già vinti, provocavano ancora combattimenti, i
Cartaginesi
erano indignati per la superbia dei
Romani
.
Si raccontava che
Amilcare
avesse fatto giurare eterno odio per
Roma
al figlio
Annibale
ancora bambino.
2
Quando
Amilcare
morì (
228 a.C.
),
Annibale
era ancora troppo giovane per le cose militari ed il comando dell'esercito passò ad
Asdrubale Maior
, genero di
Amilcare
, che lo tenne quasi per otto anni. Questi accrebbe la potenza cartaginese con l'accortezza politica più che con la forza, con
Asdrubale
i
Romani
firmarono un accordo che segnava il confine fra i due imperi lungo il fiume
Ebro
lasciando indipendente la città di
Sagunto
.
Asdrubale
venne assassinato da un barbaro.
3
Prima di morire
Asdrubale
aveva chiamato presso di se l'ancor giovanissimo
Annibale
, iniziativa che aveva incontrato opposizioni in
senato
da parte della fazione contraria ai Barcidi. Una volta morto
Asdrubale
,
Annibale
fu acclamato generale con il più ampio consenso.
4
Annibale
militò per tre anni sotto
Asdrubale
dimostrando grandi doti di coraggio, prudenza e modestia. Tuttavia, nota
Livio
, tante virtù erano pareggiate da altrettanti vizi: crudeltà, falsità, empietà.
5
Annibale
decise di rompere il trattato dell'
Ebro
, cominciò conquistando le piccole città di Cartala (oggi Orgaz), Hermantica e
Arbocala (Zamora)
e, progressivamente, tutti i territori al di là dell'
Ebro
ad eccezione di
Sagunto
.
6
Presentito il pericolo, i
Saguntini
inviarono ambasciatori a
Roma
per chiedere protezione, erano
consoli
Publio Cornelio Scipione
e
Tiberio Sempronio Longo
(
218 a.C.
).
Il
Senato
decise di inviare una legazione ad indagare sulla situazione politica nella zona ma, prima che gli incaricati tornassero,
Annibale
attaccò improvvisamente
Sagunto
.
7
La conquista di
Sagunto
si rivelò tutt'altro che facile grazie alla solidità delle fortificazioni ed al valore dei difensori. Lo stesso
Annibale
rimase gravemente ferito ad una coscia durante un assalto.
8
Quando infine una parte delle mura di
Sagunto
crollò sotto i colpi delle macchine da guerra aprendo una larga breccia,
Saguntini
e
Cartaginesi
si affrontarono in battaglia campale.
9
Durante la battaglia arrivarono gli ambasciatori
romani
ma
Annibale
li fece intercettare e li dirottò a
Cartagine
, avvertendo tempestivamente del loro arrivo i suoi compagni di partito.
10
All'arrivo degli ambasciatori
romani
davanti al
senato
cartaginese, il solo
Annone
, acerrimo avversario dei Barcidi, propose di interrompere immediatamente l'assedio di
Sagunto
e di consegnare
Annibale
ai
Romani
come espiazione per la violazione del trattato.
11
I
Saguntini
riuscirono a respingere i
Cartaginesi
nei loro accampamenti ed anche nei giorni successivi continuarono a resistere innalzando rapidamente nuove fortificazioni.
12 - 15
Livio
racconta una trattativa fra
Annibale
ed ambasciatori saguntini nella quale il Cartaginese impose durissime condizioni di resa che i
Saguntini
rifiutarono, tuttavia poco dopo, approfittando del crollo di una torre, i
Cartaginesi
fecero irruzione in città ed
Annibale
ordinò che si uccidessero subito tutti gli adulti.
16 - 17
Sgomento a
Roma
alla notizia della presa di
Sagunto
. Ci si prepara per la guerra: al
console
Cornelio
viene affidata la
Spagna
, a
Sempronio
la
Sicilia
e l'
Africa
, si armano le
legioni
e la flotta.
18
L'ambasciata inviata a
Cartagine
per chiedere ragione dei fatti di
Sagunto
si concluse con una reciproca dichiarazione di guerra.
19 - 20
Durante il viaggio di ritorno attraverso la
Spagna
gli ambasciatori romani fecero propaganda anticartaginese presso le popolazioni locali ma ebbero scarso successo perché la sorte toccata ai
Saguntini
rendeva dubbia la credibilità dei
Romani
come alleati. Analogo risultato ottennero con i
Galli
che si rifiutarono di ostacolare il transito dei
Cartaginesi
nei loro territori.
21
Annibale
svernò a
Cartagena
, dando licenza ai suoi soldati di trascorrere l'inverno presso le proprie famiglie e a primavera riorganizzò il suo esercito, ottenendo rinforzi da
Cartagine
e mandando in
Africa
, a scopi difensivi, parte delle truppe ispaniche.
22
Annibale
affidò la
Spagna
al fratello
Asdrubale
dotandolo di adeguate risorse militari e navali.
23
Iniziò la lunga marcia superando l'
Ebro
e sottomettendo alcune popolazioni. Lasciò un contingente a presidiare i
Pirenei
. Non mancarono diserzioni e lo stesso
Annibale
congedò i soldati che vedeva troppo provati o spaventati dalla lunghezza del viaggio.
24
Ricevendo ambasciatori dei
Galli
e facendo loro ricchi doni,
Annibale
si garantì la possibilità di attraversare indisturbato il loro paese.
25
Al di qua delle
Alpi
intanto i
Galli Boi
e gli
Insubri
si sollevarono contro le colonie romane e si verificarono gravi scontri fra
Piacenza
e
Modena
.
26
Il
console
Cornelio
, imbarcate le sue truppe, si portò alla foce del
Rodano
per intercettare i
Cartaginesi
. Intanto
Annibale
si organizzava per attraversare il fiume facendo costruire una grande quantità di rudimentali imbarcazioni.
27 - 28
Gli si opposero i
Volci
(popolazione ligure stanziata in
Provenza
), ma
Annibale
ne ebbe facilmente ragione grazie all'espediente di far attraversare il fiume più a monte da una parte dei suoi uomini che attaccarono il nemico alle spalle gettandolo nel panico.
29
Annibale
inviò uno squadrone di cavalleria a spiare gli accampamenti romani. I cavalieri furono intercettati e sconfitti da uno squadrone romano. Dall'incertezza, se proseguire verso l'
Italia
o combattere contro l'esercito romano sul
Rodano
,
Annibale
venne tratto dall'arrivo di ambasciatori dei
Galli Boi
che si offrirono come guide per il passaggio delle
Alpi
.
30
Il timore del transito delle
Alpi
era forte ed
Annibale
dovette arringare a lungo per incoraggiare i suoi uomini.
31
Durante il cammino
Annibale
attraversò il territorio degli
Allobrogi
, fu scelto per dirimere una contesa fra due capi e ricevette aiuti per le sue truppe. Avvicinandosi alle
Alpi
incontrò l'impetuoso fiume
Druenza
, difficilissimo da attraversare.
32 - 34
Il
console
Scipione
raggiunse gli accampamenti cartaginesi e trovandoli ormai abbandonati decise di dividere le proprie forze inviandone una parte in
Spagna
per attaccare
Asdrubale
e guidando il resto verso
Genova
per contrastare
Annibale
una volta disceso dalla
Alpi
.
Intanto
Annibale
iniziava la difficile traversata delle montagne trovando ostacoli nel clima e nell'inimicizia delle genti locali.
35 - 36
Dopo nove giorni di cammino i
Cartaginesi
giunsero al valico (probabilmente il Monginevro). Da qui
Annibale
mostrò ai suoi uomini la pianura del
Po
assicurando loro che il resto dell'impresa sarebbe stato agevole. Tuttavia la discesa lungo il versante italiano fu difficile e pericolosa a causa dei sentieri impervi e sdrucciolevoli.
37 - 38
Per completare la discesa fu necessario disboscare, provocare un incendio per sciogliere il ghiaccio, spaccare le pietre, fino a costruire un sentiero praticabile. In tutto il viaggio da
Cartagena
all'
Italia
durò cinque mesi. Discordanze delle fonti di
Livio
sul numero di soldati cartaginesi ed alleati che arrivarono in
Italia
.
39
Scipione
, sbarcato a
Pisa
, si affrettò a muovere verso il nemico, volendo approfittare della stanchezza dei
Cartaginesi
. Anche
Annibale
, dopo aver fatto riposare i soldati e sottomesso i
Galli Taurini
che si erano dimostrato ostili, superò il
Po
e mosse verso il
Ticino
per affrontare il nemico.
40 - 41
Discorso di
Cornelio Scipione
ai soldati per prepararli alla battaglia.
42 - 43
Analogo discorso di
Annibale
fra i suoi.
45
Mentre i
Romani
costruivano un ponte sul
Ticino
,
Annibale
inviò una squadra a devastare i campi degli alleati dei
Romani
, quindi pronunciò un nuovo discorso giurando di dare ricche ricompense ai soldati in caso di vittoria.
46
Nella prima battaglia la cavalleria numida prevalse sui
Romani
. Venne ferito il
console
Cornelio Scipione
, prontamente soccorso dal giovane figlio, il futuro
Scipione l'Africano
.
47
Resosi conto della superiorità del nemico in pianura,
Scipione
trasferì il campo a
Piacenza
, passando il
Po
e distruggendo il ponte di zattere. I
Cartaginesi
persero molto tempo per trovare il modo di attraversare il fiume.
48
Scipione
si portò oltre il fiume
Trebbia
, in cerca di luoghi più disagevoli per la cavalleria nemica, mentre
Annibale
procurava vettovaglie corrompendo il prefetto del villaggio di
Clastidio
.
49
Intanto navi
Cartaginesi
attaccavano le coste italiane e siciliane.
Gerone di Siracusa
ne catturò tre nello stretto di
Messina
e venne a sapere dai prigionieri che il principale obiettivo era l'occupazione di
Capo Lilibeo
. Avvertiti, i
Romani
prepararono le difese e presto si giunse ad una battaglia in mare aperto.
50
La flotta romana vinse la battaglia e catturò alcune navi nemiche, intanto il
console
Tiberio Sempronio
giungeva via mare con il suo esercito a
Messina
dove venne accolto da
Gerone
che gli offrì aiuti ed alleanza.
51
Il
console
Sempronio
occupò
Malta
, già in mano ai
Cartaginesi
, quindi si volse alle
Lipari
dove si diceva si fosse rifugiata la flotta cartaginese, ma si seppe che il nemico stava attaccando la
Calabria
, quindi
Sempronio
inviò venticinque navi a
Vibo
e con il resto dell'esercito navigò a
Rimini
per raggiungere da qui il collega presso il fiume
Trebbia
.
52
I
Galli
mantennero un comportamento ambiguo dimostrandosi favorevoli sia ai
Cartaginesi
sia ai
Romani
e sperando di avere vantaggi dalla parte che avrebbe vinto la guerra. La cosa spiacque ad
Annibale
che ordinò di razziare i territori dei
Galli
, il
console
Sempronio
reagì provocando una battaglia che ebbe esito incerto.
53
Cornelio Scipione
, ancora sofferente per la ferita, esitò e prese tempo ma
Sempronio
, incoraggiato dal modesto successo ottenuto contro i razziatori di
Annibale
, insistette per attaccare senz'altro il nemico.
54
In vista della battaglia,
Annibale
fece appostare il fratello
Magone
con mille fanti e mille cavalieri in un luogo boscoso ed impervio quindi inviò la cavalleria all'accampamento romano per provocare il nemico.
Sempronio
reagì immediatamente attaccando con tutte le sue forze ma il rigore del clima (si era all'inizio dell'inverno) mise in difficoltà i soldati romani.
55
La fanteria pesante di
Annibale
, i frombolieri delle
Baleari
, gli elefanti misero in grande difficoltà i
Romani
:
Sempronio
fu costretto a suonare la ritirata e quando le schiere romane attraversarono il luogo dell'agguato subirono l'attacco degli uomini di
Magone
.
56
I
Cartaginesi
vinsero così la battaglia della
Trebbia
anche se tornarono al proprio accampamento stremati dalla pioggia mista a neve. Durante la notte il
console
Scipione
tolse il campo trasferendo l'esercito a
Piacenza
, quindi a
Cremona
.
57
Mentre i
Romani
sostavano nei quartieri di inverno furono eletti i nuovi
consoli
:
Cneo Servilio Gemino
e
Caio Flaminio Nepote
(
217 a.C.
).
Annibale
tentò senza successo di impadronirsi di un forte presso
Piacenza
che custodiva un deposito di vettovaglie, riuscì invece a conquistare una località detta
Victomela
dove i suoi uomini si lasciarono andare alla strage e al saccheggio.
58
All'inizio della primavera
Annibale
mosse verso l'
Etruria
. Attraversando l'
Appennino
incappò in una terribile tempesta drammaticamente descritta da
Livio
, nella quale persero la vita molti uomini e molti animali.
59
Quando scesero dagli
Appennini
, i
Cartaginesi
si scontrarono di nuovo con i
Romani
, ancora comandati da
Sempronio
, in una lunga battaglia senza vincitori. Quindi
Annibale
si ritirò verso il paese dei
Liguri
e
Sempronio
a
Piacenza
.
60
Intanto
Gneo Cornelio Scipione
tornò in
Spagna
e si procurò nuove alleanze fra le popolazioni iberiche. Venne a battaglia con le truppe di
Annone
e conquistò la cittadella di
Cissa
(nei pressi di
Tarragona
).
61
Dopo aver sconfitto
Annone
,
Scipione
sottomise i popoli degli
Ilergeti
e dei
Lacetani
, alleati di
Cartagine
.
62
Strane visioni, pioggia di pietre ed altri prodigi spaventarono i
Romani
che svolsero cerimonie e riti di purificazione per placare gli dei e propiziare il loro favore.
63
Il
console
designato
Flaminio
scrisse al
console
uscente di fargli trovare le
legioni
che svernavano a
Piacenza
pronte per le idi di Marzo a
Rimini
. Inviso ai
patrizi
e sostenuto dalla
plebe
,
Flaminio
temeva che il
senato
lo ostacolasse nel prendere il comando delle
legioni
con il pretesto delle tradizionali cerimonie di inaugurazione della carica.
Per questo motivo lasciò
Roma
segretamente e si portò a
Rimini
. Indignati i
senatori
lo mandarono a chiamare ordinandogli di rientrare a
Roma
, ma
Flaminio
ignorò gli ambasciatori e, assunto il comando, si mise in marcia alla volta dell'
Etruria
.
LIBRO XXII
1
Anche
Annibale
all'inizio della primavera lasciò i quartieri di inverno, sentendosi minacciato dai
Galli
che si erano fatti intolleranti.
A
Roma
, alle idi di Marzo,
Cneo Servilio
iniziò l'esercizio del
consolato
(
217 a.C.
). Una serie di nuovi prodigi aveva turbato la gente ed il
console
fu a lungo impegnato nell'organizzare i riti del caso e le offerte votive.
2
La marcia dei
Cartaginesi
è resa drammatica dall'esondazione del fiume
Arno
. Gli uomini soffrono per l'inclemenza del clima e per la difficoltà di trovare terreno asciutto sul quale riposare. Lo stesso
Annibale
si ammala a causa delle veglie, dell'umidità e della malaria e perde un occhio.
3
Una volta collocati gli accampamenti fuori dalla zona paludosa,
Annibale
venne a sapere che i
Romani
si trovavano presso
Arezzo
e fu informato sul carattere impulsivo del
console
Flaminio
. Decise di provocarlo scatenando razzie nel ricco territorio circostante e
Flaminio
raccolse subito la provocazione, nonostante gli venisse suggerito di attendere l'arrivo dell'altro
console
ed il ricongiungimento degli eserciti.
4
Annibale
pose l'accampamento in luogo ben visibile fra i colli di
Cortona
ed il lago
Trasimeno
, preparando numerosi agguati nei boschi circostanti.
Flaminio
guidò il suo esercito direttamente contro il campo nemico ma ben presto si trovò circondato dai soldati di
Annibale
che giungevano da ogni direzione.
5
I
Romani
si difesero strenuamente, ma lo strepito della battaglia impediva di udire gli ordini di
Flaminio
quindi non si combattè nel tradizionale assetto degli schieramenti ma ciascuno adottò la posizione ed il comportamento che il proprio coraggio gli suggeriva.
Livio
dice che durante la battaglia si verificò anche un violento terremoto, è stato supposto che i
Cartaginesi
fossero in grado di usare degli esplosivi (pare fossero noti in India fin dal 5000 a.C.).
6
Il
console
Flaminio
venne ucciso in combattimento da un cavaliere insubro di nome
Ducario
, a quel punto tutti i soldati
Romani
si lasciarono prendere dal panico dandosi alla fuga mentre i nemici continuavano ad imperversare. A sera l'esercito romano era distrutto. La cavalleria cartaginese inseguì i superstiti per tutta la notte ed il mattino li fece tutti prigionieri.
7
Panico a
Roma
alla notizia della sconfitta del
Trasimeno
. Ansia e disperazione fra i parenti dei soldati.
8
Poco dopo giunse la notizia di un'altra modesta sconfitta subita da un manipolo di cavalieri che il
console
Servilio
aveva mandato al collega. A questo punto si decise di eleggere un
dittatore
, provvedimento al quale non si ricorreva da molti anni. La procedura prevedeva che il
dittatore
fosse nominato da un
console
ma
Flaminio
era morto e
Servilio
si trovava a
Rimini
, perciò il popolo elesse direttamente
Quinto Fabio Massimo
e scelse come maestro di cavalleria
Marco Minucio Rufo
.
9 - 10
Annibale
tentò di espugnare
Spoleto
, che gli resistette. La strenua difesa degli
Spoletini
lo fece riflettere sulle difficoltà che avrebbe incontrato nell'attaccare
Roma
e, quindi, per il momento preferì dedicarsi a saccheggiare il
Piceno
.
Il
console
Servilio
, informato della sconfitta del
Trasimeno
, si mise in marcia verso
Roma
. Intanto il
dittatore
ordinava di consultare i
Libri Sibillini
e veniva decretata una nuova serie di rituali ed offerte per propiziare gli dei.
11
Fabio Massimo
iniziò l'arruolamento di due nuove
legioni
da aggiungere all'esercito di
Servilio
ed ordinò l'evacuazione di tutte le zone minacciate dai
Cartaginesi
. Andò quindi incontro al
console
sulla
via Flaminia
e gli ordinò di occuparsi di difendere la costa tirrenica. Si era infatti saputo che i
Cartaginesi
avevano catturato alcune navi da carico romane.
12
Fabio Massimo
radunò le
legioni
a
Tivoli
e di qui si mise in marcia verso la
Campania
, sulla
Via Latina
, passando per
Preneste
. Seguiva a breve distanza l'esercito di
Annibale
ma senza mai attaccarlo ed ignorando ogni provocazione. Mentre
Annibale
cominciava a preoccuparsi per la tattica dell'avversario,
Minucio Rufo
fremeva di impazienza e tacciava di vigliaccheria il
dittatore
.
13
Consigliato da alcune guide campane,
Annibale
valutò la possibilità di conquistare
Capua
. Decise di esplorare la regione ma un equivoco dovuto alla difficoltà dei
Cartaginesi
nel pronunciare nomi latini fece fraintendere una guida che lo accompagnò a Casilino anzichè a Casino (Cassino). Esasperato
Annibale
fece crocifiggere la guida ed ordinò nuovi saccheggi.
14 - 15
Accampatosi presso il
Volturno
,
Annibale
prese a devastare la regione del Falerno e la colonia di Sinuessa. Indignato
Minucio
arringava agli ufficiali ed ai soldati contro la tattica di
Fabio Massimo
.
Nonostante le opposizioni dell'esercito e degli ambienti
Romani
,
Fabio Massimo
perseverò nell'attesa per tutta l'estate, costringendo
Annibale
ad organizzare i quartieri d'inverno mentre disponeva l'esercito in modo da sbarrare ai
Cartaginesi
la strada verso l'Agro Romano.
16 - 17
Annibale
si rese conto di quanto pericoloso potesse essere trascorrere l'inverno nella zona in cui si trovava, decise quindi di trasferirsi durante la notte oltre i monti che lo circondavano. Per distrarre le sentinelle romane ricorse all'espediente di un armento con fasci di rovi incendiati legati alle corna.
L'espediente ebbe successo ed
Annibale
riuscì a far passare il valico all'esercito inosservato mentre le sentinelle romane erano alle prese con i buoi resi feroci dalle fiamme.
18
Fabio Massimo
intuì l'insidia e rifiutò il combattimento notturno, all'alba comunque si verificò uno scontro nel quale la cavalleria spagnola di
Annibale
, più pratica del tipo di terreno sul quale si operava, inferse serie perdite ai
Romani
.
Fabio
si limitò a spostare il campo in un luogo più protetto, quindi fu richiamato a
Roma
per i sacrifici e tentò di convincere
Minucio
, al quale doveva temporaneamente affidare il comando, ad attenersi alla sua tattica di prudenza.
19
Intanto in
Spagna
Asdrubale
aveva lasciato i suoi quartieri di inverno e si era accampato presso la foce dell'
Ebro
. Saputolo, il
console
Scipione
decise di attaccarlo dal mare con una flotta di trentacinque navi.
20
Le navi romane ebbero facilmente ragione di quelle nemiche che erano state colte di sorpresa. Impadronitisi di un'ampia area di mare di fronte alla foce dell'
Ebro
, i
Romani
saccheggiarono la costa e le isole finché le popolazioni locali non inviarono ambasciatori a chiedere la pace e non offrirono ostaggi in segno di sottomissione.
21
Si verificò una rivolta delle popolazioni ispaniche alleate dei
Cartaginesi
contro i
Romani
, rivolta suscitata da
Mandonio
ed
Indibile
che saccheggiarono i territori degli alleati dei
Romani
.
Scipione
placò rapidamente la ribellione.
Nel frattempo i
Celtiberi
, che avevano consegnato ostaggi ai
Romani
, incitati da
Scipione
portarono una violenta offensiva contro l'esercito di
Asdrubale
.
22
Il nuovo
console
Publio Scipione
giunse in
Spagna
con una flotta imponente e si congiunse con l'esercito del fratello. I due passarono l'
Ebro
diretti a
Sagunto
dove i
Cartaginesi
tenevano prigionieri ostaggi provenienti da tutte le popolazioni spagnole favorevoli ai
Romani
.
Un nobile saguntino di nome
Abeluce
(
Abilice
in
Polibio
), passato dai
Cartaginesi
ai
Romani
, convinse
Bostare
- capo del presidio di
Sagunto
- a liberare gli ostaggi.
Abeluce
riuscì a condurre custodi ed ostaggi al campo romano, gli ostaggi furono liberati ed ai
Romani
andò la gratitudine delle loro famiglie e delle loro genti.
23
La tattica di
Fabio Massimo
aveva concesso tregua all'esercito romano dopo le numerose sconfitte, tuttavia due episodi avevano gettato cattiva luce sul
Dittatore
:
Annibale
, durante una razzia, aveva volutamente risparmiato un campo che sapeva essere di proprietà di
Fabio Massimo
per far credere che fra i due comandanti esistessero accordi segreti, inoltre
Fabio
aveva pagato di tasca sua un risarcimento per pareggiare i conti in uno scambio di prigionieri senza chiedere il permesso al
Senato
.
24
Approfittando dell'assenza di
Fabio Massimo
,
Minucio
attaccò gli accampamenti di
Annibale
ed i
Cartaginesi
che erano usciti in cerca di vettovaglie. La battaglia si concluse con perdite
Cartaginesi
di poco superiori a quelle romane ma
Minucio
scrisse a
Roma
millantando una grandiosa vittoria.
25 - 26
A
Roma
Fabio
espresse i suoi dubbi sulla lettera di
Minucio
, ma il
Senato
gli era ostile e fu presentata la proposta di equiparare il potere del maestro di cavalleria a quello del
dittatore
. Venne eletto
console
, al posto del defunto
Gaio Flaminio
, Marco Atilio Regolo.
27
Minucio
propose a
Fabio Massimo
di esercitare il comando a giorni o a periodi alterni, ma
Fabio
non accettò e preferì che ognuno comandasse su due delle quattro
legioni
disponibili.
28
La nuova situazione piacque ad
Annibale
che subito organizzò un tranello per
Minucio
. Nascosti molti soldati in cavità naturali praticamente invisibili, finse di voler occupare un'altura attirando
Minucio
ed i suoi soldati allo scoperto per poi farli attaccare alle spalle dagli uomini che aveva nascosto.
29 - 30
Fabio
, vista la situazione, finalmente intervenne con le sue
legioni
portando la salvezza a quelle di
Minucio
ed
Annibale
fu costretto alla ritirata. A sera
Minucio
lealmente riconobbe la superiorità strategica del
dittatore
e rinunciò pubblicamente alla parità nel comando, le
legioni
vennero ricongiunte. A
Roma
la notizia provocò grande ammirazione nei confronti di
Fabio
ed anche i
Cartaginesi
si resero conto delle capacità del loro antagonista.
31
Il
console
Servilio
, circumnavigate la
Sardegna
e la
Corsica
, raggiunse la costa africana. Qui i suoi uomini si dedicarono al saccheggio ma subirono una vergognosa sconfitta e ripartirono subito per la
Sicilia
. Dalla
Sicilia
Servilio
si mise in viaggio via terra perché
Fabio Massimo
, giunto alla scadenza della dittatura, stava richiamando i due
consoli
per consegnare loro l'esercito.
32
I due
consoli
ressero il comando in modo concorde uniformandosi al pensiero di
Fabio Massimo
. Si limitavano ad ostacolare i rifornimenti dei
Cartaginesi
ma rifiutavano sempre lo scontro diretto, esasperando
Annibale
che si trovava, in vista dell'inverno, a corto di viveri.
I Napoletani inviarono ambasciatori a
Roma
offrendo aiuti economici e militari, il
Senato
ringraziò accettando soltanto un piccolo dono simbolico.
33
Nonostante la guerra i
Romani
continuarono a curare le cose politiche e religiose: fu richiesta a
Filippo V di Macedonia
la consegna del traditore
Demetrio di Faro
, fu chiesta ragione ai
Liguri
degli aiuti prestati ad
Annibale
, furono assegnati gli appalti per la costruzione del
Tempio della Concordia
.
Venne nominato un interrè per indire, in assenza dei
consoli
, i comizi consolari per l'anno successivo.
34
Un
plebeo
di nome
Gaio Terenzio Varrone
che già si era pronunciato contro la tattica temporeggiatrice di
Fabio Massimo
, si candidò alle elezioni. Lo sosteneva il
tribuno
Quinto Bebio Erennio
che basava la campagna elettorale sulla necessità di concludere rapidamente la guerra e sosteneva che il comportamento del
dittatore
, poi ripreso dai
consoli
in carica, serviva gli interessi degli ottimati.
35
Infine la
plebe
elesse il solo
Varrone
, ignorando tutti gli altri candidati. Il
patriziato
, allora, convinse
Lucio Emilio Paolo
a presentare la propria candidatura e questi venne eletto. (
216 a.C.
)
Furono eletti anche i
pretori
:
Manio Pomponio Matone
,
Publio Furio Filo
,
Marco Claudio Marcello
(per la
Sicilia
) e
Lucio Postumio Albino
(per la
Gallia
). Era l'anno
216 a.C.
36
Si aumentarono le forze dell'esercito con nuovi arruolamenti. Contraddizioni delle fonti di
Livio
in merito al numero ed alla qualità delle nuove milizie.
37
Gerone
inviò aiuti economici, cereali e un contingente di frombolieri. Questa volta il
Senato
romano accettò i doni con gratitudine.
38
Per la prima volta si fece giurare ai soldati che non si sarebbero allontanati dal campo di battaglia. Accingendosi a partire il
console
Varrone
pronunciò molti discorsi attribuendo ai
patrizi
la causa della guerra e ripromettendosi di debellare il nemico al primo scontro. Più prudente e ragionevole fu il discorso di
Lucio Emilio
che si limitò a mettere in dubbio le certezze del collega.
39
Fabio Massimo
parlò a
Lucio Emilio
raccomandandogli di seguire la sua tattica temporeggiatrice e di cercare di tenere a freno l'impulsività di
Varrone
.
40
Lucio Emilio
si mostrò pessimista.
Le nuove truppe si unirono all'esercito dei
consoli
uscenti e furono divise in due accampamenti.
Annibale
si compiacque dell'arrivo dei nuovi
consoli
ma la sua situazione era drammatica a causa della carenza di viveri e di luoghi da saccheggiare.
41
Alla prima occasione i soldati
Romani
attaccarono i
Cartaginesi
che erano usciti in cerca di rifornimenti, riportando un discreto successo.
Annibale
non se ne preoccupò eccessivamente perché era ben informato sulla situazione del nemico: sapeva che due terzi dell'esercito romano erano formati da reclute ed era a conoscenza delle divergenze fra i due
consoli
.
Decise di tendere un'insidia fingendo di abbandonare gli accampamenti.
42
Il mattino seguente, notando i campi nemici abbandonati, i soldati fremevano per inseguire i nemici e per darsi al saccheggio.
Varrone
era ovviamente favorevole mentre
Lucio Emilio
invitava alla prudenza. L'esito negativo delle prove degli indovini indusse anche
Varrone
, per superstizione, ad esitare. Furono due schiavi
Romani
, prigionieri del nemico che casualmente erano riusciti a fuggire proprio in quel giorno, ad avvertire i
Romani
che tutto l'esercito cartaginese era in agguato, nascosto dietro i monti vicini.
43
Fallito l'inganno
Annibale
tornò al suo accampamento ma ne ripartì dopo pochi giorni costretto dalla carenza di viveri. Decise di spostarsi verso l'
Apulia
nella speranza di trovarvi maggiore abbondanza di cibo. Pose i nuovi accampamenti nei pressi di
Canne
mentre l'esercito romano, nonostante l'opposizione di
Lucio Emilio Paolo
, si era mosso per seguire il nemico.
44
Raggiunti i nemici i
Romani
si accamparono nei pressi del fiume Aufido (Ofanto), mentre continuavano le discussioni fra i due
consoli
.
45
Subito
Annibale
riprese le sue sortite provocatorie ma il primo giorno, toccando il comando ad
Emilio Paolo
, i
Romani
non reagirono. Il giorno seguente, invece,
Varrone
schierò subito l'esercito per la battaglia ed anche
Emilio Paolo
, non potendo rifiutare il suo aiuto, lo seguì.
46
Anche i
Cartaginesi
si schierarono, li favoriva il vento scirocco che soffiando contro i
Romani
una grande quantità di polvere ostacolava la loro visuale.
47 - 49
Descrizione della battaglia. I
Romani
vennero sopraffatti dalla maggiore capacità militare dei
Cartaginesi
, morì nello scontro anche il
console
Emilio Paolo
mentre
Varrone
riuscì a fuggire a
Venosa
. Un gruppo di superstiti si rifugiò nel borgo di
Canne
ma vennero subito circondati e catturati.
50
Quanto rimaneva dell'esercito romano, ormai privo di comandanti, riuscì combattendo durante la notte a ricongiungersi nell'accampamento e di qui a mettersi in salvo marciando verso
Canosa
.
51
Gli ufficiali di
Annibale
gli consigliarono di approfittare della vittoria per muovere direttamente verso
Roma
, ma
Annibale
indugiò dicendo di voler meditare più attentamente sul da farsi.
Livio
annota che forse quell'indugio salvò il futuro di
Roma
e dell'impero.
52
Il mattino seguente
Annibale
saccheggiò gli accampamenti
Romani
e fece prigionieri quanti non erano fuggiti a
Canosa
. Furono sepolte migliaia di cadaveri.
53
Quanti si erano rifugiati a
Canosa
elessero loro capo il giovane
Publio Cornelio Scipione
il quale si oppose fermamente a chi proponeva di mettersi in salvo via mare fuggendo in uno stato straniero.
54
Intanto a
Venosa
, intorno al
console
Varrone
, si ritrovarono circa quattromilacinquecento uomini che si erano dispersi nelle campagne dopo la battaglia. Il
console
li riunì con i diecimila che si trovavano a
Canosa
ricomponendo così quanto rimaneva dell'esercito romano. Ma a
Roma
nulla si sapeva di queste truppe superstiti e regnava la convinzione che
Roma
non avesse più un esercito mentre l'
Italia
era nelle mani di
Annibale
.
55
Il
Senato
deliberò di inviare esploratori lungo le vie Appia e Latina per raccogliere informazioni più precise sull'esito della battaglia e sulle intenzioni di
Annibale
. Intanto furono prese misure per sedare l'agitazione popolare in città.
56
Giunse a
Roma
una lettera di
Varrone
con informazioni sull'esiguo esercito che cercava di riorganizzare. Ne giunse una anche da
Tito Otacilio
,
propretore
in
Sicilia
, che informava che i
Cartaginesi
avevano devastato il regno di
Gerone
, egli stava per accorrere in aiuto del re alleato ma la flotta punica minacciava di attaccare
Lilibeo
, occorrevano dunque rinforzi.
57
Il
Senato
procedette a nuove leve arruolando anche i diciassettenni ed ottomila schiavi appositamente riscattati a spese dello stato. Si consultarono i
Libri Sibillini
e l'oracolo di Delfi, si offrirono sacrifici e per la prima volta dopo lunghissimo tempo si sacrificarono anche vittime umane. Fu nominato
dittatore
Marco Giunio Pera
, maestro di cavalleria
Tiberio Sempronio Gracco
.
58
Annibale
liberò i prigionieri alleati senza riscatto e richiese un riscatto in denaro per liberare i
Romani
. Inviò quindi dieci prigionieri a
Roma
, dopo aver fatto giurare loro di tornare, accompagnati dal nobile Cartalone per chiedere il riscatto e per verificare se il
Senato
avesse intenzione di trattare la pace.
59
A
Roma
il capo della delegazione dei prigionieri parlò in
Senato
esponendo le condizioni di riscatto imposte da
Annibale
.
60
Alla proposta di riscatto si oppose
Tito Manlio Torquato
che accusò i prigionieri di viltà per non aver tentato una sortita notturna e non aver combattuto per difendere il campo, limitandosi a consegnare le armi al nemico.
61
Il
Senato
deliberò di non pagare il riscatto, anche per non fornire ad
Annibale
quei mezzi finanziari dei quali aveva notoriamente bisogno.
Secondo alcuni storici i prigionieri inviati da
Annibale
a chiedere il riscatto non tornarono a
Canne
, riscuotendo la pubblica infamia, ma
Livio
segnala in merito grande confusione fra le sue fonti.
In quel periodo, disperando del destino di
Roma
, molte popolazioni alleate passarono dalla parte dei
Cartaginesi
.
LIBRO XXIII
1
Dopo la vittoria di
Canne
,
Annibale
lasciò l'
Apulia
e si diresse nel
Sannio
dove si stabilì nella città di
Compsa
che gli si consegnò spontaneamente. Tentò di prendere
Napoli
per disporre di un porto ma viste le difficoltà costituite dalle mura della città rinunciò all'impresa.
2
Annibale
ripiegò su
Capua
. Qui esercitava la suprema magistratura un certo
Pacuvio Calavio
che era giunto al potere con mezzi discutibili. Questi, sapendo che la
plebe
aveva intenzione di consegnare la città ai
Cartaginesi
ed intendendo sottomettere il
senato
al proprio volere, convinse i senatori a farsi rinchiudere nella
curia
, giurando che avrebbe trovato il modo di dissuadere la
plebe
dall'idea di trucidarli.
3
Pacuvio
propose alla
plebe
di giudicare uno per uno i senatori condannando a morte quelli ritenuti corrotti e colpevoli a patto di sostituirli di volta in volta con altri uomini di specchiata onestà. Iniziando il procedimento i verdetti di morte furono numerosi ma la
plebe
non riuscì ad indicare degni sostituti ed alla fine richiese che i senatori venissero liberati.
4
Con questo espediente
Pacuvio
si procurò la gratitudine dei senatori che da allora si comportarono sempre in modo amichevole e talora servile nei confronti della
plebe
. Dediti al lusso ed al piacere, i
Capuani
erano insofferenti verso l'alleanza con
Roma
ma la defezione era ostacolata da molti legami familiari e dal fatto che numerosi giovani di
Capua
militavano nelle
legioni
romane.
5
I
Capuani
mandarono ambasciatori al
console
Varrone
che si trovava ancora a
Venosa
. Gli ambasciatori offrirono aiuti ma
Varrone
"mettendo a nudo e rivelando in modo esagerato la propria sconfitta" affermò che i
Capuani
avrebbero non dovuto limitarsi ad offrire rinforzi ma avrebbero dovuto farsi carico dell'intera guerra per evitare che l'
Italia
cadesse sotto il dominio dei barbari africani.
6
A questo punto i
Capuani
votarono per la defezione, convinti che una volta ritornato
Annibale
in
Africa
sarebbero rimasti padroni dell'
Italia
.
7
Gli ambasciatori capuani concordarono con
Annibale
che
Capua
avrebbe conservato le sue leggi e le sue istituzioni e che i
Capuani
non sarebbero stati costretti alla leva contro la loro volontà. Solo un cittadino di nome
Decio Magio
si oppose alla nuova alleanza mentre
Annibale
entrava in
Capua
fra la popolazione in festa.
8
Il figlio di
Pacuvio Calavio
dissentiva dalle posizioni del padre e si era schierato con
Decio Magio
. Durante il banchetto in onore di
Annibale
svelò al padre l'intenzione di uccidere il generale cartaginese.
9
Con mille preghiere, facendo appello ai sentimenti filiali e facendogli presente i pericoli dell'azione,
Pacuvio Calavio
convinse il figlio a rinunciare all'uccisione di
Annibale
.
10
Il giorno successivo
Annibale
parlò in
senato
promettendo che
Capua
avrebbe dominato l'
Italia
,
Roma
compresa. Fece quindi arrestare
Decio Magio
ed ordinò che fosse deportato a
Cartagine
ma la nave che lo trasferiva naufragò e
Decio Magio
riuscì a salvarsi in
Egitto
dove rimase ospite del re
Tolomeo IV Filopatore
.
11
Su indicazioni dell'oracolo di Delfo furono decretati a
Roma
nuovi sacrifici e preghiere. Intanto giunse a
Cartagine
Magone
, fratello di
Annibale
, ed informò il
senato
sui grandi successi ottenuti dai
Cartaginesi
in
Italia
.
12
Al tripudio generale per queste notizie non si unì
Annone
, che aveva già espresso parere negativo quando si era trattato di affidare il comando ad
Annibale
. A
Magone
, che chiedeva rinforzi per
Annibale
,
Annone
rispose di non credere che la vittoria definitiva su
Roma
fosse realmente possibile.
13
L'intervento di
Annone
non venne ascoltato e la maggioranza decretò di mandare ad
Annibale
ingenti rinforzi ed aiuti.
14
A
Roma
vennero arruolati anche i detenuti sollevandoli dalle pene loro comminate.
Annibale
intanto si era avvicinato alla città di
Nola
, alleata dei
Romani
. Anche qui il popolo sembrava favorevole alla defezione ma il
senato
prese tempo e mandò a chiedere aiuto al
pretore
romano
Claudio Marcello
che si trovava con l'esercito a Casilino. Questi si mise subito in marcia e raggiunse
Nola
rapidamente.
15
Annibale
pensò nuovamente di impadronirsi di
Napoli
, mentre si allontanava da
Nola
per l'arrivo di
Marcello
. Ma anche
Napoli
era presidiata dal prefetto
Marco Giunio Silano
, quindi
Annibale
ripiegò su Nuceria che espugnò dopo un lungo assedio.
A
Nola
Marcello
era preoccupato dalle tendenze della popolazione ed in particolare da un certo
Lucio Banzio
, reduce di
Canne
, che era grato ad
Annibale
per essere stato curato e liberato dopo la battaglia.
Marcello
decise di procurarsi l'amicizia di
Banzio
e lo fece lodandolo e consegnandogli ricchi doni.
16
Marcello
si trovò in grave difficoltà quando
Annibale
attaccò nuovamente
Nola
perché oltre a fronteggiare il nemico doveva preoccuparsi dei
Nolani
che intendevano passare ai
Cartaginesi
. Riuscì comunque a vincere la battaglia ed allontanare gli attaccanti dalla città, successo che
Livio
considera particolarmente notevole in quel periodo così sfortunato per i
Romani
.
17
Annibale
si rivolse contro
Acerra
i cui abitanti, pur fedeli ai
Romani
, erano troppo pochi per resistere ed abbandonarono la città durante la notte.
Intanto a Casilino si stavano riunendo contingenti di varia provenienza, per lo più forze dirette a
Canne
che si erano fermate alla notizia della disfatta.
18
Annibale
attaccò più volte Casilino ma la piccola guarnigione che vi si trovava la difese così strenuamente che
Annibale
rinunciò e portò l'esercito a svernare a
Capua
. Fu un grave errore perché i soldati, non abituati ai piaceri ed alle comodità, persero a
Capua
molto del loro mordente e nella successiva campagna estiva
Annibale
non riuscì più a ripristinare la disciplina.
19
Annibale
riprese l'assedio di Casilino ma, non riuscendo ad espugnare la piccola cittadella fortificata, finì per scendere a patti liberando gli assediati in cambio di un riscatto in denaro.
20
Nel
Bruzio
la piccola città di Petalia, l'unica rimasta fedele a
Roma
, fu attaccata dai
Cartaginesi
e dagli altri
Bruzi
. I Petalini mandarono ambasciatori a
Roma
ma in
senato
si dovette ammettere che non erano disponibili risorse per soccorrere alleati così lontani.
Quando a Petalia fu nota questa risposta se ne discusse a lungo ed alla fine si decise di fortificare le mura e tentare la resistenza.
21
Dalla
Sicilia
e dalla
Sardegna
giunsero richieste di viveri e di denaro per pagare i soldati, ma il
Senato
non fu in grado di soddisfarle. Il
propretore
per la
Sicilia
Tito Otacilio
fu aiutato da
Gerone
, mentre in
Sardegna
il
propretore
Aulo Cornelio Mammula
ottenne fondi e frumento dalle città alleate.
Furono eletti triumviri tesorieri per far fronte alla difficile situazione dei conti statali:
Lucio Emilio Papo
, Marco Atilio Regolo, Lucio Scribonio Libone.
22
Si discusse per l'esiguo numero di
senatori
, non se ne eleggevano di nuovi da cinque anni e molti erano intanto deceduti. Scarso era anche il numero dei cittadini fra i quali si potessero scegliere
senatori
nuovi ma una proposta di scegliere fra gli alleati latini venne subito respinta con indignazione. Venne eletto come
dittatore
Marco Fabio Buteone
, senza maestro di cavalleria.
23
Il nuovo
dittatore
dichiarò subito di disapprovare le molte irregolarità della sua nomina (due dittatori contemporaneamente, mancanza del maestro di cavalleria, ecc.) quindi chiese che le sue scelte fossero approvate dal
Senato
perché fosse evidente che non provenivano dalla volontà di un solo uomo. Furono così eletti centosettantasette nuovi
senatori
scelti fra le liste di quanti avevano già ricoperto varie magistrature. Compiuta questa operazione
Buteone
depose immediatamente la carica.
24
Il
dittatore
venne convocato a
Roma
per informare il
Senato
sulla situazione e presiedere all'elezione dei nuovi
consoli
. Vennero eletti
Lucio Postumio Albino
e
Tiberio Sempronio Gracco
(
215 a.C.
) mentre ebbero la carica di
pretore
Marco Valerio Levino
,
Appio Claudio Pulcro
,
Quinto Fulvio Flacco
, Quinto Muzio Scevola.
In quel periodo il neoconsole
Lucio Postumio
, che si trovava in
Gallia
con due
legioni
, cadde in un'imboscata: i
Galli
segarono gli alberi che si trovavano lungo la strada e al passaggio delle
legioni
li fecero crollare su di loro per poi circondare ed uccidere i superstiti. Anche
Postumio
cadde nel combattimento ed i
Galli
fecero un trofeo con il suo cranio scuoiato e rivestito d'oro.
25
Considerata la situazione, il
Senato
decise di rimandare la guerra contro i
Galli
per concentrare le forze disponibili sui
Cartaginesi
. Si operarono spostamenti di truppe fra
Italia
e
Sicilia
e si prorogò per un anno il comando a
Terenzio Varrone
.
26
Intanto in
Spagna
i
Cartaginesi
comandati da
Asdrubale
erano impegnati a combattere contro i Tartessi, una popolazione locale che si era ribellata.
27
I Tartessi furono sconfitti ma quando si diffuse la notizia che
Asdrubale
aveva ricevuto l'ordine di portare l'esercito in
Italia
molte altre popolazioni spagnole passarono ai
Romani
.
28
I
Cartaginesi
inviarono un contingente in
Spagna
per sostituire
Asdrubale
, questi prima di partire riscosse i tributi delle città controllate sapendo che avrebbe avuto bisogno di denaro per ottenere aiuto dai
Galli
durante il viaggio.
I due
Scipioni
che comandavano le forze romane in
Spagna
per impedire ad
Asdrubale
di portare aiuti ad
Annibale
assediarono la città di Ibera alleata di
Cartagine
.
Asdrubale
rispose attaccando un'altra città che recentemente si era sottomessa ai
Romani
.
29
I
Romani
tolsero l'assedio di Ibera e si rivolsero contro i
Cartaginesi
. Dopo pochi giorni si giunse ad una battaglia campale che i
Romani
vinsero clamorosamente.
30
In
Italia
la città di Petalia dopo un lungo assedio si arrese per fame.
Cartaginesi
e
Bruzi
conquistarono anche Cosenza e
Crotone
. Gelone, figlio di
Gerone
, stava per passare ai
Cartaginesi
quando morì improvvisamente.
A
Roma
si celebrarono i Ludi Romani e i Ludi Plebei e si assegnarono le province ai
pretori
.
31
In sostituzione di
Lucio Postumio
venne eletto
Marco Claudio Marcello
ma si parlò di vizio di forma (entrambi i
consoli
erano
plebei
) così
Marcello
rinunciò alla carica e venne eletto, per la terza volta,
Quinto Fabio Massimo
.
32
I Sardi, stanchi del dominio romano, inviarono segretamente ambasciatori a
Cartagine
ed i
Cartaginesi
, nella speranza di riprendere l'isola, mandarono un esercito in
Sardegna
.
33
Il re
Filippo di Macedonia
, dopo aver a lungo esitato, decise di allearsi con i
Cartaginesi
. I suoi ambasciatori furono intercettati dai
Romani
ma si salvarono fingendo di cercare l'alleanza con
Roma
, quindi giunsero a
Capua
dove incontrarono
Annibale
. Fu stipulato un patto che prevedeva l'aiuto militare di
Filippo
in cambio di una collaborazione di
Annibale
nella conquista della
Grecia
una volta conclusa la guerra in
Italia
.
34
Annibale
inviò alcuni suoi ambasciatori con i
Macedoni
per raccogliere il giuramento del re, ma la nave fu catturata dai
Romani
che, scoperto l'inganno, mandarono prigionieri a
Roma
gli ambasciatori di
Filippo
e quelli di
Annibale
. Intanto si inviavano in
Sardegna
nuove forze al comando di
Tito Manlio Torquato
per fronteggiare il tentativo cartaginese di riprendere l'isola.
35
I
Capuani
presero l'iniziativa di conquistare
Cuma
a tradimento: proposero che i senatori delle due città si incontrassero in occasione di una festa annuale con l'intenzione di catturare i senatori cumani e quanti più cittadini possibile. Si trattava di una cerimonia notturna. I
Cumani
informarono il
console
Tiberio Sempronio Gracco
che in quel periodo stava allenando il suo esercito presso
Sinuessa
.
Gracco
ne approfittò per assaltare durante la notte il campo dei
Capuani
, che era quasi vuoto, ed impadronirsene.
36
Gracco
si spostò subito a
Cuma
temendo l'arrivo di
Annibale
. Questi infatti si portò precipitosamente sul luogo dello scontro ma trovò soltanto i segni della strage avvenuta. L'indomani
Annibale
si organizzò per assediare
Cuma
, città che egli desiderava anche per la sua posizione sul mare.
37
Cuma
fu difesa validamente: la torre di legno con la quale i
Cartaginesi
cercavano di scalare le mura venne incendiata ed un'improvvisa sortita dei
Romani
procurò molte perdite agli assedianti.
Intanto in
Lucania
l'ex
console
Tiberio Sempronio Longo riportava un'altra vittoria nei pressi della città di
Grumento
.
38
Quando giunsero a
Roma
i messi di
Filippo
e di
Annibale
si decise di allestire una flotta per sorvegliare la
Macedonia
ed eventualmente bloccare le navi di
Filippo
prima che raggiungessero l'
Italia
.
39
Venuto a sapere della cattura dei suoi delegati,
Filippo
inviò un'altra ambasceria che completò la missione con successo ma ormai il sopraggiungere dell'estate fece rinviare l'allestimento della flotta.
Fabio Massimo
passò il
Volturno
ricongiungendo il proprio esercito con quello dell'altro
console
. Furono sottomesse alcune città che erano passate ai
Cartaginesi
.
40
In
Sardegna
il
pretore
Tito Manlio
sconfisse i ribelli sardi comandati dal giovane
Osto
figlio del comandante
Ampsicora
e la guerra sull'isola si sarebbe conclusa se non fosse arrivato
Asdrubale il Calvo
. Questi si unì ai ribelli di
Ampsicora
e si accinse a saccheggiare i territori soggetti ai
Romani
ma
Tito Manlio
lo affrontò in battaglia campale riportando un'importante vittoria. In questo combattimento perse la vita anche
Osto
,
Ampsicora
fuggì ma quando seppe della morte del figlio si suicidò.
41
Nella battaglia furono catturati
Asdrubale
ed altri nobili
Cartaginesi
fra i quali un personaggio di nome
Annone
che era stato probabilmente fra gli istigatori della rivolta. Il capo dei ribelli sardi si suicidò.
Manlio
impose alle città ribelli tributi in denaro ed in grano, quindi tornò a
Roma
.
Nel frattempo il
pretore
Otacilio
, partendo da
Lilibeo
, raggiunse l'
Africa
dove devastò territori
Cartaginesi
e tornando verso la
Sardegna
catturò sette navi nemiche.
Bomilcare
prese la città di
Locri
che
Appio Claudio
non riuscì a riprendere.
42
Poiché
Marcello
da
Nola
razziava territori del
Sannio
e dell'Irpinia,
Sanniti
ed
Irpini
(alleati dei
Cartaginesi
) mandarono ambasciatori presso
Annibale
per protestare di non essere difesi, loro che avevano mandato tutti i giovani a militare sotto le insegne
Cartaginesi
.
43
Annibale
rispose che si sarebbe avvicinato ai territori degli
Irpini
e dei
Sanniti
per tenere a bada i
Romani
e mosse verso
Nola
. Qui scoprì che
Marcello
si comportava con perizia e prudenza. Inviò allora Annone a parlamentare con due senatori nolani per convincerli alla resa.
44
Dalle risposte dei
Nolani
Annibale
comprese che non avrebbe avuto la città se non con la forza, così decise di cingere
Nola
di assedio. Alla sortita di
Marcello
scoppiò una battaglia che fu presto interrotta da una pioggia torrenziale. Il mattino seguente si riprese a combattere.
45
La battaglia aveva esito incerto: i
Cartaginesi
erano stanchi a causa degli "ozi di
Capua
" ed avevano perso il loro spirito guerriero. Questo stesso argomento usavano
Marcello
ed
Annibale
rispettivamente per incoraggiare e rampognare le proprie truppe.
46
Infine i
Romani
respinsero il nemico nei suoi accampamenti e vinsero la battaglia.
Annibale
, rinunciando di nuovo a
Nola
, si spostò in
Apulia
. Quando
Fabio Massimo
lo seppe decise di attaccare
Capua
. Vi era, nella cavalleria capuana, un cavaliere particolarmente abile di nome Cerrino Vibellio Taurea. Questi sfidò a duello
Claudio Asello
, campione della cavalleria romana.
47
Ottenuto il permesso dal
console
,
Asello
accettò la sfida ma quando propose al rivale di portarsi in un luogo più stretto per essere costretti a combattere corpo a corpo Vibellio ebbe paura e si dileguò fra la gioia dei
Romani
e la vergogna dei
Capuani
.
48
Poco dopo
Fabio Massimo
sospese le attività e si ritirò a Suessula per l'inverno.
Publio
e
Gneo Scipione
inviarono dalla
Spagna
richieste di vestiario e viveri a
Roma
. L'erario era esangue a causa delle immense spese della guerra ed il
Senato
decise di richiedere a credito agli appaltatori le forniture necessarie.
49
Gli appaltatori generosamente accettarono e le truppe furono adeguatamente rifornite.
In
Spagna
gli
Scipioni
riportarono due grandi vittorie liberando le città di Iliturgi (nei pressi di Cordoba) e di Intibili (non identificata).
LIBRO XXIV
1
I
Cartaginesi
tentarono ancora di far passare dalla loro parte le città greche dell'
Italia
Meridionale o di impadronirsene. I cittadini di
Locri
accettarono a malincuore l'alleanza per paura dell'esercito di
Annibale
. I
Cartaginesi
rinunciarono invece a
Reggio
vedendo arrivare navi romane attraverso lo stretto.
2
I
Bruzi
, alleati dei
Cartaginesi
, non erano soddisfatti della situazione perché avrebbero voluto depredare le città greche. Pensarono di rivolgersi contro
Crotone
ma
Annibale
prese le distanze. Un disertore di
Crotone
avvisò i
Bruzi
che i
plebei
della città erano favorevoli a
Cartagine
e che con il loro aiuto
Crotone
poteva essere facilmente espugnata.
3
Devastata ai tempi di
Pirro
,
Crotone
era scarsamente popolata. Non lontano sorgeva il tempio di Giunone Licinia, venerato da molti popoli e famoso per le sue ricchezze e per il bestiame pregiato consacrato alla dea.
I
Bruzi
presero la città ma non la rocca, dove si erano rifugiati gli ottimati, chiesero quindi aiuto ai
Cartaginesi
ma Annone si limitò ad una mediazione proponendo che i Crotoniati lasciassero fondare una colonia ai
Bruzi
, ma la proposta fu seccamente respinta. A questo punto degli ambasciatori locresi invitarono gli ottimati di
Crotone
a trasferirsi nella loro città e così avvenne.
4
A
Siracusa
morì
Gerone
lasciando il potere al nipote
Geronimo
appena quindicenne. Chiaramente parenti e tutori fecero di tutto per strumentalizzare il ragazzo, in particolare il marito di una figlia di
Gerone
, di nome Adranodoro.
5
Il giovane tiranno si mostrò subito arrogante ed altezzoso, adottando costumi lussuosi che il nonno non aveva mai usato. Quando un suo amico di infanzia lo avvertì dell'esistenza di una congiura contro di lui fece torturare l'unico congiurato noto per avere i nomi dei complici, ma questi ingannò i carnefici denunciando degli innocenti, fra i quali Trasone, uno dei tutori di
Geronimo
, che venne immediatamente giustiziato.
6
Trasone era l'unico, nell'ambiente di
Geronimo
, ad essere ancora favorevole all'alleanza con i
Romani
. Morto lui
Geronimo
inviò ambasciatori ad
Annibale
per concordare un nuovo patto, dopo aver beffeggiato gli inviati di
Appio Claudio
,
pretore
della
Sicilia
. In un primo momento si concordò che, cacciati i
Romani
, la
Sicilia
sarebbe stata divisa in due parti fra
Siracusa
e
Cartagine
, ma poi
Geronimo
avanzò pretese per avere l'intera isola.
7
Geronimo
venne ucciso in strada dai congiurati.
Appio Claudio
informò
Roma
dell'accaduto e portò tutte le sue forze ai confini del territorio di
Siracusa
.
Fabio Massimo
indisse i comizi, i favoriti erano
Tito Otacilio
e Marco Emilio Regillo.
8
Discorso di
Fabio Massimo
contrario alla scelta per la scarsa esperienza militare dei candidati.
9
Persuasi dal discorso di
Fabio Massimo
, gli elettori scelsero lo stesso
Massimo
,
console
per la quarta volta, e
Marco Claudio Marcello
, per la terza (
214 a.C.
).
Vennero nominati
pretori
Quinto Fulvio Flacco,
Tito Otacilio Crasso
, Publio Cornelio Lentulo.
10
Al
pretore
Quinto Fulvio Flacco fu assegnato il governo di
Roma
, a
Tito Otacilio
venne confermato il comando della flotta che operava fra
Sicilia
ed
Africa
, a Publio Cornelio Lentulo fu assegnata la
Sicilia
.
Si verificarono numerosi prodigi che, come di consueto vennero espiati con sacrifici e preghiere.
11
Venne rivista la distribuzione delle risorse militari sul territorio, furono arruolate nuove
legioni
ed armate cento nuove navi i cui equipaggi, per la prima volta, erano salariati da privati cittadini.
Vennero eletti
censori
Marco Atilio Regolo e Publio Furio Filo.
12
I
Capuani
, preoccupati dai grandi preparativi dei
Romani
, avvisarono
Annibale
che si avvicinò a
Capua
e progettò di aggredire
Pozzuoli
. Dal canto suo
Fabio Massimo
concentrò una parte delle forze romane in
Campania
.
13
Alcuni giovani di
Taranto
che erano stati catturati e poi rilasciati da
Annibale
fecero propaganda filocartaginese nella loro città, quindi invitarono
Annibale
a prendere possesso di
Taranto
. L'idea piaceva molto al generale che desiderava controllare una città marittima e promise che si sarebbe mosso al più presto. Intanto continuò a razziare i territori campani, tentò senza successo di occupare
Pozzuoli
e venne invitato dalla fazione antiromana dei
Nolani
. Il
console
Marcello
si mosse rapidamente per occupare
Nola
prima dell'arrivo di
Annibale
.
14
Tiberio Gracco, che si trovava nei pressi di Luceria con truppe composte di soli schiavi, sollecitò il
Senato
a concedere loro la libertà che avevano meritato militando correttamente per due anni. Il
Senato
conferì a Gracco il potere per decidere in merito.
Gracco annunciò che il giorno successivo si sarebbe combattuto e che tutti coloro che avessero ucciso almeno un nemico sarebbero stati premiati con la libertà mentre chi fosse fuggito dalla battaglia avrebbe subito il supplizio degli schiavi.
15
Durante la battaglia i
Romani
finirono per essere impacciati dalle teste dei nemici uccisi che dovevano staccare e riportare per dimostrare di aver meritato la libertà. Gracco ordinò di abbandonare le teste e promise la libertà a tutti se il nemico fosse stato vinto e messo in fuga.
16
Questa promessa riaccese l'entusiasmo ed i
Romani
combatterono con grande valore, inseguendo i nemici fino al loro campo e riportando una grande vittoria.
Dopo la battaglia quanti si erano comportati meno coraggiosamente si tennero in disparte temendo una punizione ma Gracco volle comunque concedere la libertà a tutti, come consentitogli dal
Senato
, e si limitò ad infliggere ai meno valorosi una punizione simbolica.
L'esercito vincitore entrò in
Benevento
festosamente accolto dalla cittadinanza, si tennero allegri banchetti dei quali Gracco ordinò di dipingere una rappresentazione nel tempio della Libertà sull'
Aventino
.
17
Dopo una nuova battaglia per prendere
Nola
Annibale
, sconfitto, rinunciò al progetto e si diresse verso
Taranto
nella speranza che questa città tradisse i
Romani
.
18
A
Roma
i
censori
citarono in giudizio una serie di cittadini: quelli che avevano tentato o progettato di lasciare l'
Italia
dopo la disfatta di
Canne
, quei prigionieri che inviati a
Roma
da
Annibale
non avevano mantenuto il giuramento di tornare indietro, quei giovani che senza giustificato motivo non avevano ancora prestato servizio militare. Furono tutti processati e degradati alla condizione di
erari
che comportava la perdita dei diritti civili e la possibilità di essere tassati arbitrariamente.
Poichè i
censori
non distribuivano appalti per mancanza di fondi pubblici, molte imprese chiesero che si tenessero comunque le gare di appalto, promettendo di non richiedere compensi fino alla fine della guerra.
Anche i proprietari degli schiavi liberati da Crasso accettarono di differire il pagamento del corrispettivo valore da parte dell'erario. Molti fondi di vedove ed orfani minorenni furono prestati allo stato ed anche nell'esercito molti combattenti accettarono il differimento del salario.
19
Fabio Massimo
decise di attaccare Casilino, occupata da guarnigioni di
Cartaginesi
e di
Capuani
, ma vedendo che i
Campani
si erano armati per aggredire gli accampamenti romani, chiamò in suo aiuto il collega
Marcello
che si trovava a
Nola
con il suo esercito. Casilino fu presa con un colpo di mano e molti prigionieri vennero inviati a
Roma
20
Gracco subì una sconfitta nell'Agro Lucano.
Fabio Massimo
invase il
Sannio
riprendendo con la forza molte città che erano passate al nemico. Suo figlio Quinto Fabio Massimo,
pretore
, prese le città di Acuca e di Erdonea (non identificate) nei pressi di Luceria.
Intanto
Annibale
procedeva verso
Taranto
devastando i territori che attraversava ma arrivato nei pressi della città si astenne da ogni violenza per procurarsi la simpatia dei
Tarentini
.
A
Taranto
, tre giorni prima dell'arrivo di
Annibale
, Marco Livio Macato, proveniente dalla flotta di
Brindisi
, aveva organizzato presidi alle porte della città.
Vedendo deluse le promesse dei
Tarentini
perché nessuno si presentava a prendere contatto,
Annibale
lasciò
Taranto
e si trasferì a Salapia, nella Capitanata, dove stabilì i quartieri d'inverno.
21
A
Siracusa
scoppiarono disordini dopo la morte di
Geronimo
. I congiurati eccitavano la popolazione parlando di libertà e delle turpi azioni del defunto tiranno. Adranodoro aveva fortificato alcuni edifici e granai, affidandone il presidio a gruppi di giovani della sua fazione. I
Romani
affidarono la
Sicilia
al
console
Marcello
.
22
Il popolo riunito inviò ambasciatori ad Adranodoro perché uscisse dai suoi edifici fortificati e rimettesse il potere. La moglie lo istigava a combattere per mantenere la tirannia ma Adranodoro decise di assecondare per il momento le circostanze. L'indomani si presentò al popolo e tenne un discorso conciliatorio.
23
Adranodoro depose le chiavi della città e del tesoro regale ai piedi del
Senato
. Si elessero i
pretori
e Adranodoro fu fra questi.
Ippocrate
ed
Epicide
, ufficiali di
Geronimo
, già ambasciatori presso
Annibale
, chiesero di tornare dai
Cartaginesi
per completare l'alleanza. Intanto gruppi di facinorosi calunniavano i
senatori
accusandoli di voler consegnare la città ai
Romani
con il pretesto di una riconciliazione.
24
Adranodoro ed il cognato Temisto ordirono un piano per impadronirsi del potere con l'aiuto di mercenari pagati con il tesoro del re e, speravano, dei
Cartaginesi
.
Adranodoro confidò il piano all'attore tragico Aristone e questi denunciò il complotto. Adranodoro e Temisto vennero assassinati ed Aristone testimoniò davanti al
Senato
i particolari della congiura.
25
Nel processo che seguì vennero messi in luce i misfatti di Adranodoro e dei suoi congiunti e fu subito emanata la condanna a morte di Damarata, figlia di
Gerone
e moglie di Adranodoro, e di Armonia, figlia di Gelone e moglie di Temisto.
26
Eraclea, figlia di
Gerone
il cui marito Zoippo era andato volontariamente in esilio, supplicò di essere risparmiata non avendo alcuna colpa e non avendo mai condiviso le ambizioni della sorella. Ma l'odio verso la stirpe reale era ormai così forte che anche Eraclea venne sgozzata e le sue figlie giovinette massacrate dalla folla.
27
Alle elezioni dei nuovi
pretori
si fecero i nomi di
Epicide
e di
Ippocrate
che riscossero il consenso generale e vennero nominati. Tuttavia il
Senato
aveva ripreso le trattative con i
Romani
e la situazione in città era confusa e tutt'altro che tranquilla. Quando
Appio Claudio
ancorò le sue navi all'entrata del porto una folla accorse per impedire ai
Romani
di sbarcare.
28
Si riunì l'assemblea popolare per decidere quale alleanza concludere e, dopo lunghe discussioni, si deliberò di rinnovare il patto con i
Romani
.
29
Quando
Leontini
chiese una difesa militare a
Siracusa
, i
Siracusani
furono lieti di inviare loro
Ippocrate
con quattromila uomini fra i più turbolenti della città. Ma il sollievo per aver liberato
Siracusa
di tanti sgradevoli elementi durò poco perché
Ippocrate
assalì il campo dei
Romani
uccidendone molti.
Appio Claudio
mandò a
Siracusa
ambasciatori per protestare contro la violazione del trattato di pace e ad esigere che
Ippocrate
ed
Epicide
fossero esiliati dalla
Sicilia
.
Dal canto suo
Epicide
si trasferì a
Leontini
per sobillare la cittadinanza contro i
Romani
ed i
Siracusani
. I due
pretori
comunicarono ad
Appio Claudio
che non intendevano lasciare la
Sicilia
e proposero che
Roma
facesse guerra a
Leontini
che si dimostrava ostile verso
Siracusa
.
30
Il
console
Marcello
ed
Appio Claudio
mossero verso
Leontini
e la conquistarono rapidamente.
Ippocrate
ed
Epicide
fuggirono segretamente ad Erbesso inviando un messo incontro alle truppe siracusane che recava false notizie di strage e di saccheggio. I comandanti
Siracusani
, vedendo che le truppe minacciavano la rivolta, le dirottarono contro Erbesso. Qui
Ippocrate
ed
Epicide
andarono loro incontro supplicando di essere salvati dai
Romani
.
31
Un gruppo di
Cretesi
che aveva un debito di gratitudine verso
Annibale
che li aveva catturati poi rilasciati, faceva parte dell'esercito siracusano. Questi cretesi accolsero
Ippocrate
ed
Epicide
garantendo loro protezione, ma i comandanti ordinarono che
Ippocrate
venisse giustiziato. Ciò provocò grave tensione fra le truppe ed i capi, preeoccupati, ordinarono di tornare indietro.
Ippocrate
lesse una falsa lettera in cui i
senatori
Siracusani
plaudivano alla strage di
Leontini
ed invitavano
Marcello
a massacrare gli stranieri mercenari presenti nelle loro truppe.
Ippocrate
ed
Epicide
, inoltre, mandarono a
Siracusa
un messo corrotto a divulgare le false notizie sulla strage di
Leontini
.
32
Il messo venne creduto da tutti e l'eccitazione del volgo crebbe. Quando l'esercito mercenario giunse a
Siracusa
le porte vennero abbattute e la città fu invasa. Vennero liberati schiavi e prigionieri che si unirono all'esercito ribelle. I
pretori
che si erano rifugiati nella rocca cittadina furono trucidati con tutti i loro compagni ed
Ippocrate
ed
Epicide
furono acclamati
pretori
. Così
Siracusa
ricadde sotto la tirannia dopo una breve periodo di libertà.
33
Quando i
Romani
vennero a conoscenza di questi avvenimenti tentarono una breve trattativa che naturalmente fallì. Passarono quindi ad assediare
Siracusa
sia da terra, sia dal mare.
34
La conquista di
Siracusa
sarebbe stata facile se la città non fosse stata difesa dalle geniali macchine da guerra costruite da
Archimede
. Catapulte che scagliavano massi contro le navi, altalene a contrappeso che ribaltavano le navi che si avvicinavano troppo alla costa, feritoie nelle mura che proteggevano gli arcieri. A ciò si aggiungevano le difficoltà delle rocce scoscese sulle quali era costruita la città. Alla fine i
Romani
rinunciarono agli assalti e decisero di prendere
Siracusa
per fame.
35
Marcello
partì con un terzo dell'esercito per riprendere le città passate ai
Cartaginesi
. Prese Eloro, Erbesso, Megara Iblea.
Intanto il cartaginese
Imilcone
sbarcò a
Eraclea Minoa
con venticinquemila fanti e tremila cavalieri, poco dopo ottenne la resa di
Agrigento
.
A
Siracusa
Ippocrate
partì di notte e riuscì a far passare attraverso luoghi non vigilati diecimila fanti e cinquecento cavalieri per congiungersi ad
Imilcone
. Nello stesso momento
Marcello
tornava verso
Siracusa
marciando cautamente perché sapeva che le forze di
Imilcone
erano superiori alle sue.
36
Marcello
sorprese le truppe di
Ippocrate
e le disperse ma lo stesso
Ippocrate
con la cavalleria raggiunse
Imilcone
.
I
Romani
sbarcarono una
legione
a Panormo mentre l'ammiraglio cartaginese
Bomilcare
schierava cinquantacinque navi davanti al porto di
Siracusa
. La guerra sembrava concentrarsi in
Sicilia
ma per il momento non accaddero avvenimenti di rilievo.
Imilcone
ricevette la resa della città di Morganzia dove i
Romani
avevano accumulato molti rifornimenti.
37
Il forte presidio romano di
Enna
era comandato da
Lucio Pinario
, uomo accortissimo, che manteneva una stretta vigilanza. Quando i cittadini di
Enna
decisero di passare dalla parte di
Cartagine
, consapevoli che
Pinario
non si sarebbe lasciato ingannare, gli chiesero apertamente di consegnare loro le chiavi della città.
Pinario
rifiutò spiegando che stava eseguendo ordini ricevuti. Se volevano gli
Ennesi
potevano inviare messi al
console
Marcello
per discutere la questione. Poiché gli
Ennesi
non intendevano farlo,
Pinario
chiese di convocare l'assemblea cittadina per rendersi conto se la decisione era condivisa da tutta la comunità.
38
L'assemblea fu convocata per il giorno seguente. Durante la notte
Pinario
spiegò la situazione ai soldati e, sapendo che gli
Ennesi
avrebbero sterminato il presidio romano o lo avrebbero consegnato ai
Cartaginesi
, ordinò che al suo segnale i soldati facessero strage della folla.
39
L'indomani
Pinario
parlò all'assemblea nel teatro dove aveva strategicamente collocato tutti i suoi soldati. Quando la folla diede segni di agitazione e prese a reclamare le chiavi della città,
Pinario
fece il segnale convenuto ai suoi soldati che massacrarono la cittadinanza.
Il
console
Marcello
non disapprovò l'azione, ritenendola un esempio opportuno, e concesse ai soldati il bottino saccheggiato ad
Enna
. La vicenda si seppe rapidamente in tutta la
Sicilia
.
40
In quella stessa estate scoppiò la guerra contro
Filippo di Macedonia
. Il re aveva attaccato
Apollonia
(
Illiria
, oggi Albania) ma incontrando difficoltà aveva ripiegato sulla vicina
Orico
che aveva conquistato facilmente.
Il
pretore
Marco Valerio
imbarcò il suo esercito e riprese rapidamente
Orico
. Passò quindi ad
Apollonia
e durante la notte riuscì a panetrare nel campo macedone, uccidendo molti nemici e facendo molti prigionieri.
La flotta fu sistemata in modo da impedire la fuga del re via mare, perciò
Filippo
, bruciate le proprie navi, fu costretto a tornare via terra in
Macedonia
.
41
Durante quell'estate si combattè spesso anche in
Spagna
.
Asdrubale
e
Magone
sconfissero gli Spagnoli filoromani oltre l'
Ebro
,
Gneo Scipione
e
Publio Scipione
fronteggiarono Asdrubale figlio di Gisgone. La città di
Castulone
passò dai
Cartaginesi
ai
Romani
e venne assediata.
Gneo Scipione
la liberò facendo strage di nemici.
42
I
Romani
sconfissero di nuovo i
Cartaginesi
presso
Munda
(fra Cordoba e Malaga) ma la battaglia fu interrotta quando
Gneo Scipione
venne gravemente ferito. La lotta proseguì presso Orongi (non identificata) ed i
Romani
vinsero nuovamente. I
Cartaginesi
non desistevano ma subirono altre sconfitte, infine i
Romani
ripresero
Sagunto
cacciando il presidio cartaginese e la restituirono ai superstiti dei suoi antichi abitanti.
43
A
Roma
il
tribuno
Lucio Metello pose sotto accusa i
censori
Publio Furio e Marco Atilio che l'anno precedente lo avevano fatto degradare al rango di erario per aver tentato di lasciare l'
Italia
dopo la battaglia di
Canne
, ma l'intervento degli altri
tribuni
sospese il processo. Publio Furio morì prima della scadenza della carica ed il collega Atilio si dimise.
Furono eletti
consoli
Quinto Fabio Massimo
(figlio del Temporeggiatore) e
Tito Sempronio Gracco
, per la seconda volta (
213 a.C.
).
Publio Sempronio Tuditano, Cneo Fulvio Centimalo e Marco Emilio Lepido furono nominati
pretori
.
44
Come di consueto furono assegnate province ed incarichi ai nuovi magistrati. Furono arruolate due nuove
legioni
urbane e ventimila alleati.
45
Una notte si presentò all'accampamento del
console
Quinto Fabio
presso Suessula un certo Dasio Altinio, ricco cittadino di
Arpi
, che propose di consegnare la sua città ai
Romani
in cambio di un premio. I
Romani
ritennero la proposta indegna e molti proposero di uccidere Altinio che dopo
Canne
era passato dalla parte dei
Romani
a quella dei
Cartaginesi
.
Fabio Massimo
, il padre del
console
, si pronunciò contro questa idea perché si sarebbe data l'impressione di punire qualcuno che si era ravveduto e che volesse tornare all'antica alleanza con
Roma
. Propose quindi di confinare in libertà vigilata Altinio e decidere della sua sorte solo dopo la fine della guerra.
Dal canto suo
Annibale
, venuto a conoscenza dell'episodio, non se ne stupì perché aveva compreso l'ambiguità di Altinio, ma pensò di impadronirsi delle sue ricchezze. Perché si credesse che le sue azioni fossero spinte più dall'ira che dalla cupidigia convocò la moglie ed i figli di Altinio e dopo averli interrogati li fece ardere vivi.
46
Quinto Fabio
decise di prendere
Arpi
. Mandò i suoi uomini a scardinare notte tempo la porta meno sorvegliata delle mura, operazione che fu facilitata da un provvidenziale temporale che coprì ogni rumore. Poco prima dell'alba il
console
entrò in città con il suo esercito.
47
Si cominciò a combattere per le vie della città ma presto alcuni
Romani
ed alcuni cittadini di
Arpi
si riconobbero fra loro e cominciarono a parlare: i primi chiedevano ai secondi la ragione della loro defezione, quelli di
Arpi
si giustificavano dicendo che erano stati venduti ad
Annibale
contro la loro volontà. Alla fine quelli di
Arpi
tornarono dalla parte dei
Romani
e presero a combattere contro i
Cartaginesi
, anche mille Spagnoli che erano in città si dissero disposti a cambiare bandiera a condizione che il presidio cartaginese fosse lasciato andar via incolume. Così
Arpi
tornò ai
Romani
senza spargimento di sangue.
Un gruppo di cavalieri capuani si presentò al campo romano offrendo collaborazione per riprendere la città a patto che venissero loro restituiti i loro beni e vennero accolti in amicizia.
48
Dalla
Spagna
, dove le cose andavano positivamente per i
Romani
, i due
Scipioni
cominciavano a guardare verso l'
Africa
e inviarono tre centurioni come ambasciatori presso il re dei
Numidi
Siface
, che era diventato ostile ai
Cartaginesi
, per proporre amicizia e alleanza. I messaggeri furono bene accolti e
Siface
, lamentandosi che la sua gente non fosse preparata nel combattimento a piedi, chiese che uno dei tre rimanesse presso di lui come addestratore della fanteria. Quello che rimase si chiamava Quinto Statorio e con la sua esperienza fece fare rapidi progressi ai soldati numidi. Gli altri due tornarono in
Spagna
accompagnati da ambasciatori di
Siface
ed al loro arrivo cominciarono a verificarsi defezioni fra i cavalieri numidi che militavano con i
Cartaginesi
.
I
Cartaginesi
inviarono messi a Gala, re dei Massili, in un'altra regione della
Numidia
.
49
Gala si lasciò convincere ad allearsi con i
Cartaginesi
ed affidò un grande esercito a suo fratello
Massinissa
che affrontò
Siface
sconfiggendolo clamorosamente.
Siface
si rifugiò nei pressi dello stretto e riuscì a riorganizzare un esercito accogliendo quanto affluivano da ogni luogo richiamati dalla sua fama, per poi passare in
Spagna
.
LIBRO XXV
1
Annibale
trascorse l'estate nel Salentino aspettando l'occasione per impadronirsi di
Capua
.
Il prefetto Tito Pomponio Veientano, dopo aver compiuto con successo alcune devastazioni nel territorio dei
Bruzi
si scontrò con Annone e fu duramente sconfitto.
Un effetto della lunga guerra fu il diffondersi a
Roma
di una serie di superstizioni: nel
Foro
indovini e sacerdoti sacrificatori facevano commercio di strani rituali resistendo ai tentativi degli
edili
di allontanarli. Fu necessario un decreto del
Senato
e l'intervento del
pretore
per vietare definitivamente lo svolgersi di riti stranieri ed il possesso di libri di divinazioni.
2
Fu nominato
dittatore
Caio Claudio Centone
per indire i comizi per la nomina dei nuovi
consoli
,
Quinto Fulvio Flacco
fu maestro della cavalleria.
Furono eletti
Quinto Fulvio Flacco
e
Appio Claudio Pulcro
(
212 a.C.
), già
pretore
in
Sicilia
.
Furono eletti
pretori
:
Cneo Fulvio Flacco
,
Gaio Claudio Nerone
,
Marco Giunio Silano
,
Publio Cornelio Silla
.
edili curuli
: Marco Cornelio Cetego e
Publio Cornelio Scipione
.
Edili della plebe
: Lucio Vitellio Tappulo e Marco Fundanio Fundulo che accusarono di adulterio molte matrone riuscendo a farne esiliare alcune.
3
Si assegnarono province ed incarichi ai nuovi magistrati e si arruolarono due nuove
legioni
.
Scoppiò uno scandalo quando si seppe che l'appaltatore Marco Postumio aveva spesso denunciato falsi naufragi recuperando danni non subiti a spese dello stato.
I
tribuni
Lucio e Spurio Carvilio proposero una forte multa e nella seduta in cui l'approvazione della multa veniva discussa si verificarono tumulti.
4
Sospesa l'assemblea popolare e convocato il
Senato
, i
consoli
accusarono Marco Postumio di aver provocato i tumulti boicottando lo svolgimento dell'assemblea.
I
tribuni
Spurio e Lucio Carvilio, accantonata la multa, chiesero l'incarcerazione di Postumio il quale fornì mallevadori ma non si presentò al processo. Fu quindi considerato bandito e le sue sostanze furono confiscate. Anche altri pubblicani che insieme a Postumio avevano provocato i tumulti furono incriminati o incarcerati.
5
Fu varata una legge speciale per arruolare nelle campagne uomini liberi di età inferiore ai diciassette anni per sopperire alle difficoltà dei nuovi arruolamenti.
6
I soldati che erano sopravvissuti a
Canne
erano stati relegati in
Sicilia
fino alla fine della guerra. Alcuni di loro si presentarono a
Marcello
e perorarono la propria causa chiedendo, se non la revoca dell'esilio, almeno la possibilità di combattere nelle battaglie che si svolgevano in
Sicilia
per poter riscattare il proprio onore.
7
Marcello
rimise la questione al
Senato
che espresse parere negativo dando comunque a
Marco Claudio
la facoltà di utilizzare quei soldati a condizione che non fossero loro concessi esoneri o premi e non potessero rientrare in
Italia
fino alla fine della guerra.
Fulmini ed altri prodigi impressionarono il popolo e si tennero i soliti riti espiatori.
Un certo Filea di
Taranto
che da lungo tempo si trovava a
Roma
fingendosi ambasciatore riuscì a convincere alla fuga alcuni ostaggi di
Taranto
e di Turii. Catturati i fuggitivi furono percossi a morte e precipitati dalla
Rupe Tarpea
.
8
Questa condanna suscitò indignazione a
Taranto
e a Turii. Due giovani tarentini, Nicone e Filemeno, ordirono una congiura con altri coetanei ed uscendo di notte col pretesto della caccia si avvicinarono al campo cartaginese lasciandosi catturare e condurre davanti ad
Annibale
.
In questo ed in successivi colloqui
Annibale
e i due giovani studiarono un piano e stabilirono delle condizioni: i
Tarentini
avrebbero conservato le loro leggi e proprietà e sarebbero stati liberi da tributi mentre i
Cartaginesi
avrebbero avuto case e beni dei
Romani
residenti a
Taranto
.
I due giovani continuarono a simulare le loro battute notturne di caccia finché le guardie non si abituarono ad aprire le porte al loro segnale.
9
Quando ritenne che il momento di agire fosse arrivato,
Annibale
fece uscire uno squadrone di
Numidi
a razziare le campagne per dare l'impressione che il suo esercito stesse fermo nell'accampamento, invece schierò fanteria e cavalieri e si avvicinò a
Taranto
. Durante la notte Nicone uccise delle sentinelle ed aprì una delle porte dall'interno mentre un'altra porta fu aperta dalla guardia stessa per farvi entrare Filemeno che come al solito tornava dalla caccia con la sua preda.
Da queste due porte i soldati entrarono in città,
Annibale
diede ordine di uccidere tutti i
Romani
che incontravano risparmiando i
Tarentini
.
10
Il tumulto che scoppiò nella città durò, con grande confusione, fino all'alba. A giorno fatto fu chiaro quanto era accaduto. Una parte dei
Tarentini
si era rifugiata sulla rocca con i
Romani
, tutti gli altri furono riuniti davanti ad
Annibale
che parlò loro benevolmente ed ordinò a ciascuno di entrare nella propria casa scrivendo il suo nome sulla porta.
Le abitazioni senza il nome, quelle dei
Romani
uccisi o fuggiti sulla rocca, furono immediatamente saccheggiate.
11
Annibale
decise di scavare un fossato intorno alla città per facilitare la difesa in caso di attacco dei
Romani
dall'esterno. Quando, come era previsto, i
Romani
che si trovavano sulla rocca uscirono per cercare di impedire i lavori, li intrappolò facilmente e ne fece strage.
Tentò l'assalto della rocca ma ne fu impedito dal sopraggiungere del presidio romano di
Metaponto
.
Annibale
decise di assediare la rocca ma per impedire che gli assediati fossero riforniti dal mare dovette portare un gruppo di navi tarentine all'ancora di fronte alla costa.
12
Nel requisire i libri di divinazioni (vedi XXV, 1) ne fu trovato uno contenente una chiara e veritiera profezia sulla battaglia di
Canne
, ciò che valse gran credito ad un altro verdetto contenuto nello stesso libro che prescriveva di celebrare giochi annuali in onore di
Apollo
fornendo particolari sui rituali da applicare. Furono così istituiti i
Ludi Apollinari
.
13
I
Capuani
assediati chiesero rifornimenti ad
Annibale
che ordinò ad Annone di provvedere. I
Romani
vennero a sapere che presso
Benevento
, in grande confusione, i
Cartaginesi
distribuivano grano e vettovaglie a cittadini e contadini inermi, si decise così che il
console
Fulvio attaccasse quel campo e ne nacque un'accesa battaglia.
14
I
Romani
erano ostacolati dalla natura impervia del terreno ed il
console
esitò pensando di rinunciare all'impresa ma i soldati non vollero ritirarsi e moltiplicando i loro sforzi riuscirono ad invadere il luogo e fare grande strage di
Cartaginesi
e di
Capuani
, quindi tornarono a
Benevento
carichi di preda e con molti prigionieri.
15
I
Capuani
sapendo che gli eserciti consolari
Romani
erano nelle vicinanze inviarono richieste di aiuto ad
Annibale
.
A
Taranto
gli assediati furono riforniti di provviste dai
Romani
che riuscirono a passare attraverso il presidio navale.
Metaponto
e Turii passarono dalla parte dei
Cartaginesi
. Per Turii si combattè una battaglia di poco conto che i
Romani
persero lasciando la città al nemico.
I
consoli
condussero le
legioni
verso
Capua
, ordinando a Tiberio Gracco di venire dalla
Lucania
per presidiare
Benevento
.
16
Tiberio Gracco era stato avvertito dagli
aruspici
di non prestare fiducia alle persone che aveva intorno, ma quando Flavio Lucano (capo della fazione filoromana in
Lucania
) lo invitò a parlamentare con i notabili di alcune città che intendevano tornare all'alleanza con
Roma
, Gracco non pensò a quell'avvertimento. Si presentò nel luogo convenuto con un'esigua scorta di cavalieri e si trovò circondato dai
Cartaginesi
. Non gli restò altro che battersi valorosamente uccidendo molti nemici prima di cadere egli stesso trafitto dai colpi dei
Cartaginesi
.
17
Livio
precisa che le sue fonti non sono tutte concordi sul luogo e sui modi della fine di Gracco. Anche sulle sue esequie esistevano più versioni, la più diffusa diceva che
Annibale
aveva fatto innalzare un rogo per lui e gli aveva reso gli onori militari.
18
I
consoli
entrati nel territorio campano furono sorpresi da una sortita degli abitanti di
Capua
e perdettero più di millecinquecento uomini. L'episodio li rese incerti e guardinghi ma un evento di modesta importanza valse a risollevare lo spirito dei
Romani
.
Un certo Badio Campano aveva debiti di ospitalità e vincoli di amicizia con il romano Tito Quinzio Crispino, ciò nonostante, sostenendo che la rottura di un'alleanza annullava i legami personali, Badio sfidò Crispino a duello.
Crispino non voleva accettare ma i suoi commilitoni lo persuasero a combattere. Crispino ferì Badio facendolo fuggire fra la sua gente e fu encomiato e premiato dai
consoli
.
19
I
consoli
decisero di dividere gli eserciti per tenere lontano
Annibale
da
Capua
, infatti
Annibale
inseguì a lungo quello di
Appio Claudio
. Tornato nei pressi di
Capua
si scontrò con le truppe disordinate e male armate che un certo Marco Centenio Penula, centurione in congedo, aveva in qualche modo radunato. Costui, vantando una perizia che in realtà non possedeva, era riuscito ad ottenere ottomila uomini dal
Senato
e altrettanti ne aveva raccolti come ausiliari sulla strada da
Roma
a
Capua
.
Annibale
ebbe rapidamente ragione di queste truppe e ne fece completamente strage.
20
I
consoli
ripresero ad assediare
Capua
organizzando due fortezze nelle vicinanze e stipandole di provviste.
Annibale
intendeva sostenere
Capua
ma quando venne a sapere che in
Apulia
il
pretore
Cneo Fulvio
, dopo alcuni modesti successi, aveva lasciato che i suoi soldati si abbandonassero ad ogni licenza dimenticando la disciplina, decise di muovere verso l'
Apulia
.
21
Quando i soldati di
Fulvio
seppero dell'arrivo di
Annibale
insistettero per combattere subito.
Annibale
, intuendo la possibilità di uno scontro favorevole, fece presidiare dalla cavalleria ogni possibile via di fuga.
I soldati si schierarono disordinatamente ignorando gli ordini degli ufficiali.
Cneo Fulvio
, considerata la situazione, fuggì con duecento cavalieri mentre
Annibale
massacrava facilmente sedicimila uomini.
22
La notizia di questa disfatta portò costernazione a
Roma
, tuttavia i due
consoli
godevano ancora la piena fiducia. Si decise di concentrare tutte le forze intorno a
Capua
, mentre i
Capuani
protestavano con
Annibale
di essere stati abbandonati. Ma
Annibale
si era spostato a
Taranto
, dove la situazione non era cambiata, poi a
Brindisi
sperando che la città si consegnasse a lui ma anche qui non ottenne risultati.
23
Nel frattempo si evolveva la situazione a
Siracusa
.
Marcello
incaricò alcuni fuoriusciti
Siracusani
che erano presso di lui di prendere segretamente contatto con i filoromani rimasti in città, promettendo che se la città gli si fosse consegnata avrebbe potuto vivere libera con le sue leggi.
Per primo uno schiavo degli esuli riuscì ad entrare in città e prendere contatti, a poco a poco si formò un gruppo di ottanta persone riunite intorno all'idea di passare ai
Romani
ma, scoperti e denunciati ad
Epicide
, furono tutti uccisi.
Un fuggiasco informò
Marcello
che per tre giorni si sarebbero tenute le feste di Diana e per l'occasione tutti avrebbero bevuto molto vino offerto da
Epicide
.
Marcello
ne approfittò per far passare mille soldati con le scale oltre le mura nel punto in cui erano più basse, durante la notte, mentre tutti dormivano ubriachi.
24
Ai primi mille uomini ne seguirono altri e prima dell'alba la città era completamente invasa dall'esercito romano senza che i suoi abitanti si rendessero conto con precisione di quanto era accaduto.
Si racconta che
Marcello
si commosse davanti alla bellezza ed alla gloria di
Siracusa
e volle mandare i
Siracusani
che erano con lui a parlamentare per evitare di dover distruggere la città.
25
Rimaneva da conquistare la rocca della città, detta Eurialo.
Marcello
temeva l'arrivo dei
Cartaginesi
che se avessero trovato il suo esercito chiuso in città lo avrebbero potuto distruggere. Diede ordine di non nuocere alle persone, ordine che i suoi soldati rispettarono pur dandosi accanitamente al saccheggio delle ricche case dei
Siracusani
. L'Eurialo venne infine conquistato.
Bomilcare
approfittò di una notte di burrasca per partire in nave senza farsi notare e ritornò dopo pochi giorni con cento navi
Cartaginesi
.
26
Rimaneva ancora un luogo, detto Arcadina, che i
Romani
non avevano preso.
Marcello
lo circondò sperando di prendere per fame quanti vi erano rinchiusi.
All'arrivo della flotta cartaginese i
Romani
si trovarono improvvisamente attaccati anche da
Epicide
e
Ippocrate
. I nemici furono respinti e la situazione tornò sotto controllo ma poco tempo dopo una grave pestilenza colpì assedianti ed assediati.
La violenza del contaggio colpì maggiormente i
Cartaginesi
perché i
Romani
, trovandosi da maggior tempo in quella zona erano più abituati al clima, tuttavia anche l'esercito romano subì gravi perdite.
27
L'esercito cartaginese fu distrutto dall'epidemia ma
Bomilcare
ripartì e tornò con una flotta di centotrenta navi da guerra e settecento navi da carico, ma il vento gli impedì di superare il capo Pachino. Gli andò incontro
Epicide
per convincerlo a tentare uno scontro in mare con i
Romani
nonostante i venti sfavorevoli. Dal canto suo
Marcello
, per evitare di rimanere con l'esercito bloccato a
Siracusa
, decise di impedire lo sbarco ai
Cartaginesi
. Quando
Bomilcare
vide avvicinarsi la flotta romana, assalito da una improvvisa paura, ordinò alle navi da carico di tornare in
Africa
e proseguì con le navi da guerra verso
Taranto
, evitando la battaglia. Deluso,
Epicide
navigò verso
Agrigento
per attendere lì l'evolversi degli eventi.
28
Dopo la fuga di
Bomilcare
ed
Epicide
, i
Siracusani
presero a parlamentare per decidere se arrendersi ai
Romani
. I filoromani sostenevano che i
Romani
non avevano fatto guerra alla città ma ai tiranni che dopo la morte di
Gerone
avevano preso il potere, non c'era dunque nulla da temere una volta eliminati quei tiranni.
29
Furono inviati messi a
Marcello
che ricordarono come fra
Roma
e
Siracusa
fosse sempre esistita una salda amicizia finché
Geronimo
ed i suoi consiglieri non avevano tradito l'alleanza ed oppresso i
Siracusani
. Sicuramente
Marcello
non intendeva distruggere una delle più belle ed antiche città greche, ma conservarla a memoria della gloria dei
Siracusani
e della sua.
A
Siracusa
i soli disertori continuavano ad opporsi ai
Romani
per paura di essere puniti, provocando disordini ed uccisioni.
30
Con un colpo di mano notturno
Marcello
si impadronì anche dell'Acradina che ormai era in mano ai soli disertori.
31
Finalmente i
Siracusani
si arresero a
Marcello
che inviò un
questore
a prendere in consegna il tesoro del re.
Durante il saccheggio dell'Acradina i soldati si lasciarono andare alle consuete turpitudini ed uno di loro, ignorando chi fosse, uccise
Archimede
.
Marcello
ne fu molto dispiaciuto e si dice abbia fatto rintracciare i familiari di
Archimede
per rendere loro onore, dopo aver personalmente curato la sepoltura.
Pochi giorni prima
Tito Otacilio
aveva saccheggiato
Utica
ed inviò molte navi da carico piene di grano a
Siracusa
dove ormai vincitori e vinti erano minacciati dalla fame.
32
Negli ultimi anni in
Spagna
non erano accaduti eventi degni di nota. Vi si trovavano tre eserciti
Cartaginesi
comandati da
Asdrubale
figlio di
Amilcare
,
Magone
ed Asdrubale figlio di Gisgone. I due
Scipioni
decisero di dividersi per affrontare contemporaneamente i tre eserciti:
Publio Scipione
guidò contro Magone e
Asdrubale di Gisgone
i due terzi dell'esercito mentre
Gneo Cornelio Scipione
avrebbe affrontato
Asdrubale Barca
con il restante terzo e con ventimila
Celtiberi
di nuova leva.
33
Asdrubale
riuscì a corrompere i capi dei
Celtiberi
per far loro abbandonare la guerra e
Gneo Scipione
, non potendo trattenerli nè con la ragione nè con la forza, si ritrovò con truppe troppo scarse per fronteggiare il nemico. Non gli rimase quindi che arretrare cautamente.
34
Massinissa
, all'epoca alleato dei
Cartaginesi
, tormentava il campo di
Publio Scipione
con continui attacchi ed irruzioni. Quando
Scipione
seppe che a questo nemico stava per aggiungersi un esercito spagnolo comandato da
Indibile
, decise di andargli incontro e di attaccarlo ovunque lo avesse avvistato. Si trovò però a dover affrontare contemporaneamente i
Numidi
, gli Spagnoli ed i
Cartaginesi
.
Scipione
stesso fu ferito a morte e molti soldati
Romani
vennero uccisi.
35
I
Cartaginesi
che avevano sconfitto
Publio Scipione
andarono ad unirsi alle forze di
Asdrubale Barca
.
Gneo Scipione
, vedendo aumentare il numero dei nemici, intuì la sconfitta del fratello e continuò ad indietreggiare ma fu raggiunto ed attaccato dalla cavalleria numida.
36
Guadagnata un'altura
Gneo Scipione
non ebbe a disposizione altro materiale che i basti e le some degli asini per costruire un rudimentale ostacolo, ma quando i tre eserciti nemici si concentrarono l'ostacolo cadde e i
Romani
vennero di nuovo sconfitti, molti tuttavia trovarono scampo attraverso le selve e raggiunsero gli alloggiamenti lasciati da
Publio Scipione
. In questo scontro morì
Gneo Scipione
, dopo otto anni trascorsi in
Spagna
e dodici giorni dopo la morte del fratello.
37
Morti i due generali, i soldati votarono per affidare il comando ad un abile cavaliere di nome Lucio Marcio. Questi fece subito costruire trincee e raccolse i soldati sbandati in due eserciti costituendo una discreta compagine. Quando il campo di Lucio Marcio fu attaccato da Asdrubale figlio di Gisgone, i
Romani
, furiosi per la perdita degli amati comandanti, reagirono con una violenza che certamente il nemico non aveva previsto e misero in fuga i
Cartaginesi
. Marcio impedì che i fuggiaschi venissero inseguiti, ma successivamente decise di attaccare il campo di Asdrubale prima che gli eserciti nemici si riunissero.
38
Lucio Marcio spiegò ai soldati il suo piano che in sostanza consisteva nell'aggredire il campo nemico durante la notte sfruttando la sorpresa ed il fatto che i
Cartaginesi
, sottovalutando i
Romani
, non disponevano sentinelle.
39
Infatti l'improvvisa aggressione colse i
Cartaginesi
del tutto impreparati e i
Romani
, conquistando due campi, riuscirono ad uccidere oltre settemila nemici e a fare molti prigionieri.
40
Da
Siracusa
Marcello
, vincitore, spedì a
Roma
molte opere d'arte. Intanto tutte le città siciliane inviavano a
Marcello
ambasciatori che venivano accolti in vario modo, a seconda delle fedeltà dimostrata in precedenza dalla loro città.
Destava preoccupazione
Agrigento
dove si trovavano
Epicide
, Annone ed un nuovo capo di nome
Muttine
(Muttone in
Polibio
). Quando i
Cartaginesi
decisero di uscire da
Agrigento
e porre il campo presso il fiume Imera,
Marcello
si avvicinò a loro e fu subito attaccato da
Muttine
. Durante l'assalto, tuttavia,
Muttine
fu richiamato al campo per sedare la ribellione di un gruppo di
Numidi
che erano fuggiti ad
Eraclea
. Invidioso di lui, Annone decise di attaccare a sua volta i
Romani
.
41
La battaglia fu di scarsa importanza perché i
Numidi
, fedeli a
Muttine
, rifiutarono di combattere, i
Cartaginesi
subirono perdite e furono costretti alla ritirata.
Sul volgere dell'anno il
console
Claudio
tornò a
Roma
per i comizi: furono eletti
Cneo Fulvio Centumalo
e
Publio Sulpicio Galba
(
211 a.C.
). Divennero
pretori
Lucio Cornelio Lentulo
, Marco Cornelio Cetego, Gaio Sulpicio, Gaio Calpurnio Pisone.
Ai
consoli
uscenti fu prorogato per un anno il comando dell'esercito.
LIBRO XXVI
1
Come ogni anno si rividero gli incarichi e la distribuzione delle
legioni
, in particolare a
Quinto Fulvio
e ad
Appio Claudio
fu ordinato di continuare l'assedio di
Capua
e a
Marcello
fu riconfermato il comando in
Sicilia
.
2
Dalla
Spagna
Lucio Marcio scrisse al
Senato
raccontando le proprie imprese. Le notizie suscitarono soddisfazione ma non piacque il fatto che Marcio si fosse firmato "
propretore
" senza aver ricevuto alcun titolo se non dai soldati con una procedura non regolare. Si decise di discuterne in
Senato
e, previa intesa con i
tribuni della plebe
, consultare il popolo sulla questione. Un certo Caio Sempronio Bleso aprì un'altra contesa accusando
Cneo Fulvio
di essere stato sconfitto in
Apulia
perché non aveva saputo ottenere la disciplina dai suoi soldati e di essere fuggito durante la battaglia.
3
Cneo Fulvio
si difese addossando la responsabilità ai suoi soldati e si propose di condannarlo al pagamento di una multa, ma quando furono prodotti testimoni che affermavano che egli era stato il primo a fuggire Sempronio Bleso chiese che lo si considerasse reo di alto tradimento e lo si condannasse a morte.
Cneo Fulvio
chiese di poter essere difeso dal fratello
Quinto
che godeva di grande prestigio ma questi non poteva allontanarsi dall'assedio di
Capua
così la questione si concluse con l'esilio a
Tarquinia
di
Cneo Fulvio
.
4
A
Capua
l'assedio procedeva. Di tanto in tanto gli abitanti tentavano una sortita. Quando ad uscire era la cavalleria di solito aveva la meglio su quella romana. Si ricorse ad un espediente: soldati giovani e molto agili furono addestrati a stare in sella dietro ai cavalieri per saltare a terra al momento opportuno e scagliare i loro giavellotti. In questo modo i cavalieri nemici si trovavano contemporaneamente davanti un reparto di cavalleria ed uno di fanteria.
5
Incerto fra la conquista di
Taranto
e la difesa di
Capua
,
Annibale
infine decise di attaccare i
Romani
che assediavano la città campana.
I
Romani
disposero le loro forze in modo da poter fronteggiare contemporaneamente i
Cartaginesi
ed i
Capuani
che all'arrivo degli alleati sarebbero certamente usciti in massa dalla città. Una coorte di Spagnoli forzò il centro dello schieramento romano ed arrivò allo steccato con tre elefanti.
Appio Claudio
mandò contro questa coorte un gruppo scelto di centurioni con in testa Quinto Nevio, uno dei suoi uomini più valenti ed aitanti, che brandiva l'insegna.
6
Il luogotenente Marco Atilio assalì la coorte mentre altre truppe difendevano la trincea. Dall'altro lato del campo i
Cartaginesi
e i
Capuani
erano stati respinti ma
Appio Claudio
venne ferito al petto da un giavellotto.
Considerato l'impeto dei
Romani
,
Annibale
decise di interrompere l'assalto e fece volgere indietro i reparti.
Le fonti di
Livio
non sono concordi sull'entità delle perdite subite dalle parti in quella che fu l'ultima battaglia prima della resa di
Capua
.
7
Vedendo inutile l'impresa di
Capua
,
Annibale
decise di attaccare direttamente
Roma
. Servendosi di un finto disertore fece avere ai
Capuani
una lettera nella quale li rassicurava spiegando loro che si allontanava per farsi seguire dagli eserciti assedianti e facilitare così la liberazione di
Capua
. Quindi, durante la notte, passò il
Volturno
con tutto il suo esercito.
8
Scoperto il piano di
Annibale
,
Fulvio Flacco
lo comunicò a
Roma
. Qui il
Senato
, dopo lunga discussione, decise di comunicare ai
consoli
l'entità delle forze presenti a
Roma
perché calcolassero quanti soldati lasciare a
Capua
e con quanti venire in soccorso dell'Urbe.
Fulvio
partì con quindicimila fanti e mille cavalieri, marciando verso
Roma
sulla
0
.
9
Annibale
marciò sulla
Via Latina
e, attraversata la regione di
Frosinone
ed
Anagni
, giunse a
Tuscolo
e a
Gabii
, quindi pose il campo a otto miglia da
Roma
.
Intanto a
Roma
regnava grande tensione, il
Senato
era in seduta permanente, le donne pregavano, ovunque si organizzavano presidi.
10
Fulvio Flacco
giunse a
Roma
e pose il campo fra la
Porta Esquilina
e la Porta Collina.
Annibale
spostò l'accampamento presso l'
Aniene
a sole tre miglia da
Roma
, quindi si avvicinò con la cavalleria per osservare la città e fu respinto in combattimento dalla cavalleria romana, ma a
Roma
l'agitazione era tale che molti furono presi dal panico e scoppiarono numerosi tumulti senza ragione.
11
Per due giorni consecutivi gli eserciti si schierarono a battaglia ma furono dispersi da violente grandinate, fatto che
Annibale
interpretò come prodigioso. Venne poi a sapere che truppe romane erano partite per la
Spagna
e che il terreno dove aveva posto il suo accampamento era stato venduto: le due notizie lo scoraggiarono perché mostravano che i
Romani
non erano eccessivamente spaventati dalla sua presenza, quindi si allontanò spostando il campo a sei miglia da
Roma
, e saccheggiò il tempio della dea Feronia.
12
Annibale
lasciò
Roma
, ignorò
Capua
e si diresse nel
Bruzio
. I capi del presidio cartaginese a
Capua
,
Bostare
e Annone, scrissero ad
Annibale
una lettera in cui lo accusavano di averli abbandonati e gli chiedevano di tornare a liberare la città. La lettera fu affidata ad un gruppo di
Numidi
che, fingendosi disertori, avrebbero dovuto attraversare il campo romano. Intercettati e scoperti i
Numidi
vennero frustati e rimandati a
Capua
con le mani mozzate. Questo fece crollare il coraggio dei
Capuani
.
13
Il
senato
di
Capua
si riunì per discutere la tragica situazione e decidere se arrendersi ai
Romani
. Parlò Vibio Virrio che era stato il propugnatore della defezione ed assicurò che i
Romani
, che non avevano abbandonato l'assedio neanche quando era stata in pericolo la loro stessa città, non avrebbero certamente avuto alcuna pietà per i
Capuani
dopo la resa. D'altra parte poiché resistere era impossibile, Virrio propose un suicidio di massa ed offrì un banchetto a quanti volevano unirsi a lui in questa decisione.
14
Molti aderirono alla proposta di Virrio ma solo ventisette ebbero il coraggio di metterla in pratica.
L'indomani furono aperte le porte e Fulvio Flacco entrò in città con una
legione
e due squadroni di cavalleria. Subito requisì tutte le armi e si fece consegnare il presidio cartaginese, quindi arrestò i
senatori
e quelli che notoriamente erano stati favorevoli alla defezione subirono la confisca dei beni e l'esilio.
15
Fulvio
e
Appio Claudio
non erano concordi sulla pena da infliggere ai senatori capuani:
Claudio
tendeva alla clemenza mentre
Fulvio
voleva dare un esempio indimenticabile. La questione fu rimessa al
senato
ma prima che potesse giungere la risposta
Fulvio
fece giustiziare tutti i senatori che già si trovavano in esilio a
Teano
e a Cales.
16
Terreni ed edifici pubblici di
Capua
divennero di proprietà del popolo romano, la città fu ripopolata di schiavi liberati e di proletari ma privata del
Senato
e di ogni magistratura.
17
Caio Nerone, su incarico del
Senato
, portò in
Spagna
due delle
legioni
che avevano combattuto a
Capua
ed occupò un passo bloccando i movimenti delle truppe di
Asdrubale Barca
. Messo alle strette
Asdrubale
propose a Nerone di trattare: se i
Romani
avessero liberato il passo egli si sarebbe impegnato a portare via dalla
Spagna
l'esercito cartaginese. Ma
Asdrubale
prolungò per più giorni la trattativa mentre ogni notte faceva uscire dal campo segretamente una parte del suo esercito. Infine approfittando di un mattino densamente nebbioso,
Asdrubale
stesso uscì con i pochi soldati rimasti. Quando Nerone si accorse che il campo nemico era ormai vuoto si diede ad inseguire i fuggitivi ma questi evitarono di combattere.
18
A
Roma
si decise di convocare i comizi centuriati per nominare un nuovo comandante in capo per la
Spagna
. Nessuno si candidò fino all'ultimo momento quando
Publio Cornelio Scipione
, figlio dell'omonimo caduto in
Spagna
, appena ventiquattrenne, dichiarò di desiderare la carica.
Il giovane fu salutato con grande simpatia e subito eletto all'unanimità anche se poi nell'animo di molti la giovane età di
Scipione
suscitò il timore di aver sbagliato.
19
Già in quell'occasione, parlando agli astanti,
Scipione
dimostrò il suo grande carisma e la sua forza di persuasione, doti che nel tempo avrebbero portato molti a pensare che fosse di stirpe divina.
Alle forze in
Spagna
furono aggiunti diecimila soldati e mille cavalieri e
Scipione
, con il suo collaboratore
Marco Giunio Silano
, partì dalla foce del
Tevere
con trenta quinqueremi. Giunto a
Tarragona
tenne l'adunanza di tutti gli alleati.
20
Scipione
lodò la resistenza e la lealtà delle truppe in
Spagna
, svolse i preparativi del caso e si ritirò a
Tarragona
per l'inverno.
I
Cartaginesi
posero i quartieri di inverno in tre diverse collocazioni, intanto la flotta cartaginese aveva bloccato i rifornimenti a
Taranto
, ma questa misura aveva messo in difficoltà gli alleati più del presidio romano ed alla fine la flotta venne allontanata.
21
Alla fine dell'estate
Marcello
tornò a
Roma
dalla
Sicilia
e chiese il
trionfo
ma non l'ottenne perché la guerra non era finita e, come compromesso, gli fu concessa l'ovazione. Nel corteo di
Marcello
vennero mostrati molti ricchi cimeli e, a dimostrazione della sconfitta dei
Cartaginesi
, alcuni elefanti.
Furono distribuiti premi ai
Siciliani
che avevano collaborato nella presa di
Siracusa
.
Dopo la partenza di
Marcello
i
Cartaginesi
sbarcarono in
Sicilia
nuovi contingenti fra i quali tremila cavalieri
numidi
che si dedicarono alla devastazione dei campi degli alleati dei
Romani
.
22
Convocati i comizi furono eletti
consoli
Tito Otacilio
, che era assente, e
Tito Manlio Torquato
che rifiutò perché sofferente per una malattia agli occhi. Si ripeterono le votazioni e questa volta furono nominati
Marco Claudio Marcello
, reduce dalla vittoria in
Sicilia
, e
Marco Valerio Levino
che aveva combattuto contro
Filippo di Macedonia
. (
210 a.C.
)
23
Furono eletti
pretori
Publio Manlio Vulsone,
Lucio Manlio Acidino
, Caio Letorio e
Lucio Cincio Alimento
.
Giunse la notizia della morte in
Sicilia
di
Tito Otacilio
. Si celebrarono i
Ludi Apollinari
decretando che divenissero annuali e si tennero cerimonie per espiare alcuni prodigi.
24
Levino
partecipò all'assemblea degli
Etoli
, assemblea che si concluse con la firma di un patto di alleanza al quale aderirono anche Elei,
Spartani
, il re
Attalo di Pergamo
, Pleurato di Tracia e
Scerdilaida
di
Illiria
.
Si convenne che i
Romani
avrebbero aiutato gli
Etoli
nella riconquista dell'
Acarnania
con una flotta di venticinque quinqueremi. Gli
Etoli
fecero subito guerra ai
Macedoni
e
Levino
conquistò alcune città dell'
Acarnania
e l'isola di Zacinto, consegnandole agli
Etoli
.
25
Filippo
reagì attaccando le varie regioni della nuova alleanza, mentre gli
Etoli
si preparavano ad attaccare l'
Acarnania
. Gli
Acarnani
, messi al sicuro in
Epiro
i bambini e le donne, giurarono che non sarebbero tornati se non vincitori e maledissero chiunque avesse dato accoglienza ad eventuali superstiti sconfitti.
Filippo
accorse in loro aiuto e questa notizia indusse gli
Etoli
a ritirarsi.
26
Levino
, all'inizio della primavera, portò la flotta nel Golfo di
Corinto
ed attaccò la città di Anticira dal mare mentre gli
Etoli
l'attaccavano da terra. La città cadde in pochi giorni e, secondo i patti, fu preda dei
Romani
.
Levino
fu informato di essere stato eletto
console
e richiamato a
Roma
, ma rimandò il viaggio a causa di una malattia.
Marcello
sospese ogni deliberazione in attesa del collega e si disse pronto ad affrontare i detrattori ed i calunniatori che
Marco Cornelio Cetego
, suo rivale e successore in
Sicilia
, stava mandando a
Roma
per screditarlo.
27
A
Roma
scoppiò un grande incendio chiaramente doloso.
Marcello
mise una taglia per trovarne gli autori e uno schiavo denunciò alcuni
Capuani
che confessarono e vennero giustiziati mentre il delatore fu ricompensato con la libertà ed una somma di denaro.
Durante il viaggio
Levino
passò da
Capua
dove fu supplicato di lasciare venire con lui a
Roma
alcuni ambasciatori per chiedere al
Senato
un trattamento più umano da parte di
Quinto Flacco
. Questi spiegò che non lasciava uscire i
Capuani
dalla città per il loro eccessivo odio verso i
Romani
, infatti i pochi che ne erano usciti si erano resi responsabili dell'incendio di
Roma
.
Levino
, comunque, dopo aver loro fatto giurare che sarebbero tornati a
Capua
, prese con se alcuni ambasciatori.
28
A
Roma
Levino
parlò in
Senato
della situazione dell'
Etolia
e di come quella guerra tenesse
Filippo
lontano dall'
Italia
, si poteva quindi richiamare una
legione
da quella zona.
Si riorganizzarono come al solito gli incarichi e le
legioni
e si decise di diminuire la consistenza dell'esercito congedando i più anziani.
Congedando l'esercito in
Sicilia
, l'isola fu affidata al
pretore
Cincio Alimento
con due
legioni
composte dai reduci di
Canne
.
29
Per sorteggio a
Levino
toccarono le operazioni in
Italia
e a
Marcello
la provincia di
Sicilia
. I
Siciliani
presenti, che si erano lamentati di
Marcello
, si lasciarono andare alla disperazione e andavano dicendo che certamente il
console
sarebbe divenuto crudele verso di loro. Il
Senato
evitò di deliberare in merito e, di comune accordo, i due
consoli
si scambiarono gli incarichi risultati dal sorteggio.
30
Dopo lo scambio delle province i
Siciliani
affermarono che non loro ma i loro tiranni
Geronimo
,
Ippocrate
ed
Epicide
avevano tradito l'alleanza con i
Romani
e che, eliminati i tiranni, il senato siciliano aveva più volte offerto la resa a
Marcello
che l'aveva rifiutata preferendo prendere la città con la forza. Dopo la conquista
Marcello
aveva saccheggiato case e templi ed espropriato terreni. Gli ambasciatori pregavano il
Senato
che restituisse almeno i terreni ai loro legittimi ed incolpevoli proprietari. Fu detto ai
Siciliani
di lasciare la
curia
perché i
senatori
potessero deliberare ma
Marcello
, che intendeva rispondere, volle che rimanessero.
31
Il discorso di
Marcello
: egli ha preso
Siracusa
con la forza dopo aver tentato più volte inutilmente di trattare, del resto i
Siracusani
accettando l'alleanza con
Annibale
avevano per primi dimostrato di essere ostili. Quanto è accaduto dopo la conquista è giustificato dal diritto di guerra. Detto questo sia i
Siracusani
che lo stesso
Marcello
lasciarono la
curia
perché il
Senato
potesse liberamente aprire la discussione.
32
Levino
mise ai voti le richieste dei
Siracusani
. Molti affermarono che il comportamento i
Marcello
era stato duro ed ingiusto e non aveva tenuto conto della memoria di
Gerone
, sempre amico e generoso verso i
Romani
, tuttavia alla fine si decise di ratificare l'operato di
Marcello
e si diede incarico a
Levino
di migliorare in futuro le condizioni di
Siracusa
.
33
Fu poi la volta dei
Capuani
che asserirono che dopo il suicidio di una parte dei nobili e la decapitazione di altri, ben pochi ottimati della città erano rimasti in vita e richiesero che a questi fosse concessa la libertà e fosse resa almeno una parte dei beni anche in considerazione delle parentele che avevano con molti
Romani
.
Si valutò se richiamare da
Capua
Fulvio Flacco
per farlo partecipare al processo ma, considerata la presenza di alcuni suoi luogotenenti, non lo si ritenne necessario.
Marco Atilio Regolo, uno dei luogotenenti, confermò che il comportamento di tutti i
Capuani
era stato identico a quello dei
Cartaginesi
, tuttavia sollevò una questione procedurale: i
Capuani
godevano di cittadinanza romana quindi per deliberare sulla questione il
Senato
doveva richiedere l'autorizzazione del popolo. I
tribuni della plebe
indissero un plebiscito che autorizzò i
senatori
a decidere.
34
Il
Senato
deliberò che i nobili campani e i loro familiari fossero venduti come schiavi mentre agli altri
Capuani
si concesse la restituzione del bestiame e dei beni mobili. A tutti venne concessa la libertà ad eccezione di quelli che si trovavano presso i
Cartaginesi
. Fu imposto che gli abitanti di
Capua
che si trovavano in città durante la guerra si trasferissero altrove e si stabilirono altre misure coercitive per evitare il riformarsi di focolai di ostilità.
35
Si fecero i nuovi arruolamenti ma, non trovandosi sufficienti rematori, i
consoli
imposero ai privati di trovarli e stipendiarli per un mese. La disposizione rischiò di suscitare una rivolta perché la gente, impoverita dai tributi straordinari pagati durante la guerra, protestava di non aver più nulla da dare.
I
consoli
presero una pausa di riflessione di tre giorni ed in
Senato
si discusse della situazione, ma si decise che il popolo avrebbe dovuto comunque pagare, altrimenti non sarebbe stato possibile difendere le coste.
36
I
consoli
risolsero la situazione proponendo che loro stessi e tutti i
senatori
si tassassero volontariamente per contribuire alle spese dello stato e per sollecitare, con il proprio esempio, la disponibilità degli altri cittadini. In questo modo, senza coercizioni, fu raccolta una grande somma con la quale stipendiare gli equipaggi.
37
Considerazioni di
Livio
sulle alterne fortune della guerra, ambo le parti avevano conosciuto vittorie e sconfitte ed entrambe provavano speranze e timori come se la guerra fosse appena cominciata.
38
Annibale
diffidava delle città sue alleate ma tenerle tutte sotto il controllo di un presidio avrebbe comportato lo smembramento dell'esercito, decise così di devastare quelle che non poteva presidiare. Ciò gli costò l'odio di molti e la sfiducia anche di quanti, pur non essendo coinvolti, venivano a conoscenza del suo operato.
A Salapia erano capi Dasio e Blattio, amico di
Annibale
il primo, filoromano il secondo. Blattio prese accordi segreti con
Marcello
, quindi tentò di portare dalla sua parte Dasio ma questi lo denunciò ad
Annibale
. Dasio non fu creduto e Blattio continuò ad operare finché non ottenne la resa di Salapia a
Marcello
. I
Numidi
che presidiavano Salapia non accettarono di essere consegnati ai
Romani
e combatterono fino a morire quasi tutti. Questo evento fu molto grave per
Annibale
perché la sua cavalleria venne notevolmente indebolita.
39
In quei giorni si svolse presso
Taranto
una battaglia navale fra la flotta romana che portava vettovagliamenti dalla
Sicilia
e quella dei
Tarentini
. Lo scontro fu favorevole ai
Tarentini
e i vettovagliamenti non giunsero a destinazione. Contemporaneamente però a terra i soldati
Romani
fecero strage di migliaia di
Tarentini
che erano usciti in cerca di viveri, così sia gli assedianti, sia gli assediati rimasero privi di rifornimenti.
40
Levino
si recò in
Sicilia
e si accinse a definire le questioni rimaste irrisolte dopo la presa di
Siracusa
.
Agrigento
, difesa da una forte guarnigione cartaginese, era l'ultimo focolaio di guerra. Qui comandava Annone che era geloso del successo di
Muttine
e decise di togliere a questi ogni autorità per passarla al proprio figlio.
Sdegnato
Muttine
prese accordi con
Levino
per consegnargli
Agrigento
, Annone si salvò fuggendo in
Africa
e portando con se
Epicide
.
Levino
occupò rapidamente
Agrigento
e fece decapitare i principali cittadini vendendo gli altri come preda di guerra.
Dopo la resa di
Agrigento
molte altre città passarono ai
Romani
volontariamente, altre per tradimento o prese con la forza. Venuto in possesso dell'intera isola il
console
impose ai
Siciliani
di deporre le armi e dedicarsi all'agricoltura. La guerra in
Sicilia
quell'anno ebbe fine.
41
Radunata la flotta alla foce dell'
Ebro
,
Scipione
raggiunse l'esercito e tenne un discorso solenne ai veterani annunciando la sua intenzione di oltrepassare il fiume e di attaccare il nemico nel suo territorio e promettendo che in
Spagna
presto non sarebbe rimasto più nulla di cartaginese.
42
Sette giorni dopo l'esercito di
Scipione
arrivava in vista di
Cartagena
mentre la flotta, comandata dal luogotenente Caio Lelio, giungeva nel porto.
La città sorgeva su una penisola all'interno di un golfo, completamente circondata dal mare era collegata al continente da una stretta striscia di terra.
43
Scipione
spiegò ai soldati la sua scelta di attaccare
Cartagena
: la città custodiva il tesoro del nemico, tutto il suo grano, le macchine da guerra e tutti gli ostaggi delle città spagnole alleate dei
Cartaginesi
. Prendendo
Cartagena
i
Romani
non solo avrebbero conquistato una città importante ed un utile porto ma avrebbero arrecato al nemico danni incalcolabili.
44
Il generale
Magone
era pronto a difendere
Cartagena
avendo collocato i suoi uomini sulle mura, sulla rocca e in tutti i punti strategici, ma l'impeto dei
Romani
era irrefrenabile anche per le sollecitazioni di
Scipione
che si era portato personalmente sotto le mura e controllava direttamente il comportamento dei suoi soldati.
45
Ma le mura di
Cartagena
erano troppo alte per le scale dei
Romani
e quelle scale così lunghe da arrivare all'altezza delle mura risultavano troppo deboli e spesso si spezzavano oppure i soldati cadevano colti dalle vertigini.
Scipione
, resosi conto di tutto ciò, fece suonare la ritirata. Tuttavia aveva notato che per effetto della bassa marea e del conseguente defluire di uno stagno che lambiva un lato della città era possibile dare l'assalto a quelle parti delle mura, verso il mare, che erano meno difese. Astutamente
Scipione
parlando ai suoi soldati attribuì il fenomeno naturale ad un intervento degli dei per aiutare i
Romani
.
46
L'idea di
Scipione
ebbe successo, cinquecento soldati
Romani
oltrepassarono senza difficoltà le mura dalla parte del mare ed attaccarono alle spalle i difensori che erano concentrati al lato opposto della città.
La porta fu scardinata e l'esercito entrò in
Cartagena
(
209 a.C.
). I soldati
Cartaginesi
fuggirono su un colle nelle vicinanze, che fu subito espugnato, o sulla rocca dove si trovava anche
Magone
. Anche la rocca venne attaccata e
Magone
si arrese. I
Romani
, che avevano fatto grande strage di nemici, a questo punto smisero di uccidere e passarono al saccheggio.
47
Il bottino fu ricchissimo perché in
Cartagena
si custodivano l'arsenale, il tesoro e le scorte di viveri dei
Cartaginesi
. Vennero inoltre catturati diecimila prigionieri e numerose navi da guerra e da carico.
48
Dopo aver ringraziato gli dei e lodato tutti per la vittoria,
Scipione
volle sapere chi fosse stato il primo a salire sulle mura di
Cartagena
per insignirlo della "corona murale". Si fecero avanti un marinaio ed un legionario, ne derivò una contesa che rischiava di degenerare.
Scipione
, su consiglio del comandante della flotta Caio Lelio, decise di concedere l'onorificenza ad entrambi i candidati.
49
Scipione
rimandò a casa gli ostaggi delle città alleate ai
Cartaginesi
con proposte di amicizia e di alleanza. Ad una matrona che lo supplicava in questo senso garantì che le donne di
Cartagena
non avrebbero subito violenze.
50
Fra le prigioniere era una giovane bellissima che attirò l'attenzione di
Scipione
il quale la volle interrogare, saputo che era fidanzata ad un giovane principe dei
Celtiberi
lo fece convocare e gli consegnò la giovane insieme all'oro che i genitori di lei avevano offerto per riscattarla. Chiese al principe di essere amico del popolo romano e questi lo ringraziò tornando qualche giorno dopo con un contingente di cavalieri.
51
Scipione
trascorse alcuni giorni a
Cartagena
durante i quali tenne impegnati in esercitazioni l'esercito e la flotta e fece ricostruire le parti delle mura che erano state rovinate durante l'assalto.
Si mise quindi in viaggio verso
Tarragona
dove aveva chiamato a convegno le delegazioni di tutti gli alleati.
I
Cartaginesi
intanto cercavano di sminuire, nella pubblica opinione, quanto si diceva intorno alla presa di
Cartagena
.
LIBRO XXVII
1
In
Italia
il
console
Marcello
conquistò le città (non identificate) di Mormoree e di Mele.
Nello stesso periodo, tuttavia, il
proconsole
Cneo Fulvio Centumalo subì una grave sconfitta nei pressi di Erdonea e perse egli stesso la vita.
2
Marcello
si spostò in
Lucania
ed affrontò
Annibale
presso Numistrone (oggi Muro Lucano). La battaglia ebbe esito incerto e fu interrotta dalla notte, l'indomani
Annibale
evitò il combattimento e spostò il campo, inseguito da
Marcello
. Nei giorni successivi si verificarono brevi e disordinati combattimenti, quasi tutti favorevoli ai
Romani
.
3
A
Capua
fu scoperto un complotto che mirava ad incendiare le abitazioni dei soldati
Romani
.
4
Avvicinandosi il tempo dei comizi il
Senato
richiamò a
Roma
il
console
Marcello
ma questi rispose di essere impegnato nell'inseguimento di
Annibale
, fu quindi richiamato Valerio dalla
Sicilia
.
Il re
Siface
mandò messi a
Roma
proponendo amicizia, richiesta che fu accolta positivamente. I
Romani
mandarono ambasciatori a
Siface
e ad altri governanti africani confermando, proponendo o rinnovando alleanze.
Si verificarono nuovi prodigi e si tennero i consueti sacrifici espiatorii.
5
Il
console
Valerio
tornò a
Roma
e fece rapporto sulla situazione in
Sicilia
ormai pacificata e liberata dai
Cartaginesi
. Fu premiato
Muttine
ed altri che avevano reso servigi ai
Romani
. Intanto il comandante della flotta Marco Valerio Messalla saccheggiava
Utica
e rientrava al
Capo Lilibeo
. Egli raccolse informazioni comunicando al
console
che a
Cartagine
si stava organizzando un nuovo esercito da affidare ad
Asdrubale
perché lo guidasse in
Italia
congiungendosi con
Annibale
.
Questa notizia spinse il
Senato
alla decisione di nominare un
dittatore
ma il
console
rifiutò, così il
dittatore
fu scelto dal popolo consultato dai
tribuni della plebe
. Venne indicato Quinto Fulvio, che in quel momento si trovava a
Capua
, ma
Valerio Levino
per evitare di proclamare la nomina ripartì di nascosto durante la notte. Fu allora richiamato
Marco Claudio Marcello
che venne a
Roma
per creare
dittatore
Quinto Fulvio Flacco
, fu eletto maestro della cavalleria Publio Licinio Crasso.
6
Il
dittatore
convocò i comizi e fu eletto come
console
ma i
tribuni della plebe
si opposero per irregolarità procedurali: era contrario alle leggi avere il
consolato
più volte consecutive e non poteva essere eletto chi aveva convocato i comizi. La questione fu sottoposta al giudizio del
Senato
che, vista la gravità del momento, decise di sorvolare sulla procedura. Vennero così eletti
Quinto Fabio Massimo
(per la quinta volta) e
Quinto Fulvio Flacco
(per la quarta volta) (
209 a.C.
).
Divennero
pretori
Lucio Veturio Filone
, Tito Quinzio Crispino,
Gaio Ostilio Tubulo
e Caio Aurunculeio.
Dopo le elezioni
Fulvio
depose la dittatura.
Furono nominati
censori
Lucio Veturio Filone e Publio Licinio Crasso, pontefice massimo.
7
Caio Lelio venne a
Roma
dalla
Spagna
e riferì sulla presa di
Cartagena
e sugli altri successi di
Scipione
. Si discusse del progetto cartaginese di mandare
Asdrubale
in
Italia
e la notizia fu confermata da molti prigionieri di Lelio.
I nuovi
consoli
ebbero entrambi per provincia l'
Italia
, che divisero fra loro per regioni, e si distribuirono le altre province fra i
pretori
. A
Scipione
fu rinnovato il comando in
Spagna
a tempo indefinito.
8
Un fatto di cronaca: Caio Valerio Flacco, fratello di Lucio Flacco, dopo una giovinezza dissoluta fu nominato
Flamine Diale
, le cure e la responsabilità della carica mutarono completamente il suo animo ed egli divenne una persona seria e molto stimata. Volle entrare in
Senato
, secondo un privilegio del
Flamine
ormai caduto in disuso, e ciò suscitò polemiche che infine i
tribuni della plebe
risolsero e Flacco fu ammesso in
Senato
.
Fatti nuovi arruolamenti, i
consoli
si stabilirono nelle rispettive province. Il
proconsole
Valerio Levino
organizzò il presidio della
Sicilia
ed incentivò l'agricoltura tanto da poter inviare grandi quantitativi di grano a
Roma
e all'esercito stanziato a
Taranto
.
9
Improvvisamente numerose colonie romane decisero di inviare ambasciatori in
Senato
per comunicare di non essere più in grado di fornire soldati e denaro per la guerra contro
Annibale
. Inutili furono i ripetuti tentativi dei
consoli
e dei
senatori
per indurli a ritrattare questa affermazione e molti
senatori
si dissero ormai convinti che si era alla fine di
Roma
perché tutte le colonie avrebbero abbandonato la patria nelle mani del nemico.
10
I
consoli
convocarono gli ambasciatori delle altre colonie che confermarono di avere pronti i soldati, come previsto dagli accordi, e di essere disponibili ad ogni sforzo per aiutare il popolo romano. Ricevettero ringraziamenti e lodi dal
Senato
e di fronte al popolo mentre si decretò che le dodici colonie che avevano rifiutato gli aiuti fossero bandite da ogni futura assemblea ed attività comune.
11
Ancora prodigi ed ancora riti di espiazione.
Furono eletti
censori
Marco Cornelio Cetego e Publio Sempronio Tuditano.
Quinto Fabio Massimo
fu eletto principe del
Senato
. Furono nominati nuovi
senatori
e otto ne furono radiati, fra i quali Lucio Cecilio Metello che dopo
Canne
aveva proposto di abbandonare l'
Italia
.
12
Quinto Fabio
esortò il collega e
Marcello
ad impegnare
Annibale
mentre egli assaliva
Taranto
.
Marcello
si spostò a
Canosa
, dove sapeva essere
Annibale
, per attaccarlo direttamente ma
Annibale
prese a spostarsi evitando la battaglia campale. Alla fine
Marcello
aggredì i
Cartaginesi
mentre allestivano un accampamento costringendoli a combattere ma venne la notte e la battaglia fu sospesa con pari esito per le parti. Il mattino seguente il combattimento riprese e durò due ore fin quando gli schieramenti dei
Romani
cedettero ed i soldati di
Marcello
fuggirono.
13
Marcello
rampognò duramente i suoi soldati e punì quelli che colti da paura avevano provocato la fuga di tutti. I soldati chiesero perdono e
Marcello
rispose che l'avrebbero ottenuto solo vincendo il giorno successivo.
Il mattino seguente convocò tutti gli uomini in armi, ordinò loro di nutrirsi e si accinse ad attaccare nuovamente.
14
La nuova battaglia fu più cruenta e durò a lungo con esito incerto. Quando
Annibale
mandò avanti gli elefanti questi crearono grande scompiglio fra i
Romani
, ma quando le bestie furono fatte bersaglio dei giavellotti, ferite e impazzite si volsero travolgendo molti
Cartaginesi
. Nel varco che si creò penetrò l'esercito romano facendo grande strage di nemici.
La notte seguente
Annibale
tolse il campo ma
Marcello
, avendo molti feriti fra i suoi, non potè inseguirlo come desiderava.
15
Mentre
Annibale
si dirigeva verso il
Bruzio
,
Irpini
,
Lucani
e Volcienti consegnarono i presidi
Cartaginesi
e si arresero ai
Romani
mentre i
Bruzi
proposero la resa alle stesse condizioni. Il
console
Fabio
prese Manduria, nel Salentino, quindi si portò a
Taranto
, pose il campo all'ingresso del porto ed armò numerose navi con macchine da guerra.
Poco dopo
Fabio
riuscì ad introdurre l'esercito in città con la complicità di un ufficiale dei
Bruzi
che, innamorato della sorella di un soldato romano, si era da questa lasciata convincere ad aiutare
Fabio
in uno stratagemma. Durante la notte, infatti, i
Bruzi
provocarono grande strepito nei pressi della rocca dove i difensori si precipitarono mentre i
Romani
scavalcavano indisturbati le mura.
16
La città fu presa rapidamente, i
Romani
fecero strage di
Tarentini
,
Cartaginesi
e
Bruzi
quindi saccheggiarono
Taranto
e ne distrussero le mura.
Annibale
accorse ma quando seppe che la città era caduta ripiegò su
Metaponto
. Da qui mandò due ambasciatori dei cittadini con la promessa di consegnare il presidio cartaginese per far cadere
Fabio Massimo
in un'imboscata ma
Fabio
, consultati gli
aruspice
, ebbe responsi negativi e non si mosse. Quando altri ambasciatori di
Metaponto
furono inviati a sollecitare
Fabio
vennero smascherati e confessarono la frode.
17
Durante l'inverno in
Spagna
Scipione
aveva portato dalla sua parte molte popolazioni.
Asdrubale
osservava preoccupato diminuire le proprie forze ed aumentare quelle nemiche. Gli stessi
Indibile
e
Mandonio
, capi delle forze spagnole alleate ai
Cartaginesi
, si erano allontanati dal campo di
Asdrubale
ed osservavano gli eventi.
Asdrubale
intendeva combattere prima di trovarsi senza esercito ed anche
Scipione
era ansioso di venire alle armi.
Indibile
e
Mandonio
si presentarono a
Scipione
offrendo amicizia, preoccupandosi solo di non essere considerati disertori ma uomini mossi da giuste ragioni. I
Cartaginesi
avevano infatti dimostrato di disprezzare gli alleati e le leggi umane e divine, essi quindi intendevano avvicinarsi ai
Romani
che avevano fama di essere giusti e leali.
Scipione
li accolse lietamente e concluse con loro un patto di alleanza.
18
I
Romani
di
Scipione
assalirono il campo di
Asdrubale
in un primo combattimento di scarso rilievo. Durante la notte
Asdrubale
sistemò le sue truppe su un'altura facile da difendere.
Scipione
fece presidiare tutte le vie di fuga ed attaccò: i suoi uomini riuscirono a salire sull'altura nonostante il lancio di frecce e pietre e rapidamente misero in fuga l'avanguardia cartaginese, composta di soldati non abituati al combattimento corpo a corpo.
Divise le truppe con Lelio,
Scipione
accerchiò l'esercito cartaginese che rimase senza possibilità di fuga e perse circa ottomila uomini.
19
Asdrubale
fuggì verso i
Pirenei
con quanto rimaneva del suo esercito mentre
Scipione
verificava di aver catturato dodicimila prigionieri. Fra questi liberò gli Spagnoli senza esigere riscatto mentre ordinò di vendere gli Africani come schiavi.
Fra gli schiavi africani fu individuato un giovane di stirpe regale che, interrogato da
Scipione
, disse di chiamarsi Massiva e di trovarsi in
Spagna
fra le file di suo zio
Massinissa
. Non aveva mai combattuto perché lo zio lo riteneva troppo giovane ma quel giorno, armatosi di nascosto, era uscito in battaglia, era caduto dal cavallo ed era stato catturato.
Scipione
lo rimandò libero da
Massinissa
dopo avergli consegnato un cavallo ed alcuni doni.
20
Scipione
rinunciò ad inseguire
Asdrubale
per timore che questi si ricongiungesse a
Magone
e ad
Asdrubale di Gisgone
, riprese quindi a dedicarsi alle trattative diplomatiche con gli Spagnoli. In effetti i tre eserciti
Cartaginesi
, sia pur tardivamente, si ricongiunsero e si tenne consiglio di guerra. Tutti concordarono che ormai
Scipione
aveva fatto presa sugli animi degli Spagnoli e che per evitare altre diserzioni era necessario portare in
Gallia
i soldati spagnoli che ancora combattevano per i
Cartaginesi
. Si decise di reclutare nuove forze nelle
Baleari
e in
Lusitania
e di fornire tremila cavalieri a
Massinissa
perché tormentasse il nemico.
A
Roma
splendeva la gloria di
Scipione
e quella di Fabio Massimo, conquistatore di
Taranto
, mentre l'astro di
Marcello
declinava per aver subito una sconfitta e per aver ritirato l'esercito a
Venosa
in piena estate.
Marcello
venne a
Roma
per discolparsi nelle stesso periodo in cui vi giungeva il
console
Quinto Fulvio per indire i comizi.
21
Marcello
confutò le accuse che gli venivano mosse in modo così convincente che non solo gli fu confermato il comando ma il giorno dopo venne eletto
console
con
Tito Quinzio Crispino
(
208 a.C.
).
Furono eletti
pretori
:
Publio Licinio Crasso Divite
, Publio Licinio Varo,
Sesto Giulio Cesare
.
Edili curuli
Lucio Cornelio Caudino e Servio Sulpicio Galba.
Edili plebei
Caio Servilio e Quinto Cecilio Metello.
22
Ripartizione delle province fra
consoli
,
pretori
e propretori: la pretura urbana a Publio Licinio Varo, la straniera (a disposizione del senato) a
Publio Licinio Crasso
, la
Sicilia
a
Sesto Giulio Cesare
, Taranto a Quinto Claudio Flamine, la
Campania
a
Quinto Fulvio Flacco
(comando prorogato dopo il precedente consolato), la
Toscana
a
Gaio Ostilio Tubulo
, la Gallia a Lucio Veturio Filone, la
Sardegna
a Caio Arunculeio, a
Publio Scipione
e
Marco Silano
le due province spagnole, a Publio Sulpicio la
Macedonia
e la
Grecia
.
23
I
consoli
ritardarono la partenza per seguire a
Roma
i riti espiatori per alcuni prodigi. Si celebrarono i Ludi Apollinari stabilendo il 13 luglio come loro ricorrenza annuale, per scongiurare una pestilenza che tormentava la città di
Roma
.
24
Poiché si temeva una sollevazione in
Etruria
,
Gaio Ostilio
e
Caio Terenzio Varrone
furono incaricati di prelevare ostaggi ad
Arezzo
. Il senato aretino non acconsentì facilmente ed alla fine i
Romani
ordinarono di consegnare centoventi ostaggi, tutti figli degli stessi senatori. A
Ostilio
e
Varrone
furono assegnate truppe perché controllassero
Arezzo
e pattugliassero l'
Etruria
per bloccare eventuali focolai di sommossa.
25
Si discusse a lungo della questione di
Taranto
e delle punizioni da infliggere ai
Tarentini
che avevano defezionato. Si discusse anche delle responsabilità del comandante del presidio di
Taranto
, Marco Licinio Macato, in carica quando i
Romani
avevano preso la città, ma si concluse di rimandare ogni decisione ad un momento di maggiore stabilità.
Il
console
Crispino
partì per la
Lucania
mentre
Marcello
ritardò la partenza per la consacrazione di un tempio, quindi raggiunse l'esercito a
Venosa
. I due
consoli
si ricongiunsero presso
Venosa
ed anche
Annibale
si portò nella stessa regione.
26
Annibale
non accettava la battaglia ritenendo di non poter affrontare due eserciti contemporaneamente, così i
consoli
decisero di prendere
Locri
e fecero spostare in quella direzione la flotta ed i soldati di guarnigione a
Taranto
ma questi ultimi caddero in un'imboscata di
Annibale
subendo gravi perdite.
Marcello
e
Tito Quinzio Crispino
decisero di compiere con pochi cavalieri una ricognizione intorno ad un colle che si trovava fra il loro campo e quello del nemico per decidere se occupare quell'altura.
27
Annibale
aveva occupato il lato dell'altura opposto al campo romano con molti uomini che assalirono i
consoli
con il loro piccolo seguito di cavalieri. Nella lotta impari
Marcello
fu ucciso e
Tito Quinzio Crispino
ferito, molti cavalieri persero la vita o furono fatti prigionieri.
28
Il giorno seguente
Annibale
trovò il corpo di
Marcello
e lo fece seppellire ma si impadronì del suo anello con il sigillo consolare.
Tito Quinzio Crispino
, prevedendo questo fatto, aveva fatto avvertire tutte le città vicine che
Marcello
era morto e che non si doveva dar credito ad eventuali lettere recanti il suo sigillo.
Annibale
, infatti, inviò a Salapia un finto messaggio di
Marcello
che annunciava l'arrivo del
console
con il suo esercito e all'alba del giorno successivo inviò una schiera di disertori
Romani
che finse di essere l'avanguardia di
Marcello
. Ma il presidio romano di Salapia aveva compreso la frode ed i disertori furono tutti uccisi o catturati.
Rinunciando a Salapia,
Annibale
si diresse a
Locri
, che era assediata dai
Romani
, e mise in fuga gli assedianti.
29
Tito Quinzio Crispino
scrisse a
Roma
che
Marcello
era morto e lui stesso era gravemente ferito ed impossibilitato a venire a
Roma
per i comizi, quindi rimandò a
Venosa
l'esercito di
Marcello
. Il
Senato
mandò
Quinto Fabio
, figlio del
Temporaggiatore
, a
Venosa
ed inviò tre ambasciatori,
Sesto Giulio Cesare
, Lucio Licinio Pollione e
Lucio Cincio Alimento
, a
Crispino
perché nominasse un
dittatore
per i comizi.
Intanto Marco Valerio, con cento navi, partendo dalla
Sicilia
attaccò e saccheggiò le coste africane e riportò una vittoria sulla flotta cartaginese.
30
In quella stessa estate
Filippo di Macedonia
attaccò gli
Etoli
riportando alcune vittorie. Si tennero trattative di pace alle quali parteciparono molte città greche ed anche delegati egiziani, stabilendo una tregua di trenta giorni. Gli
Etoli
tuttavia non accettarono di concludere la pace e
Filippo
progettò di attaccare, unendo la sua flotta a quella cartaginese ed alle navi del re
Prusia
di
Bitinia
, gli
Etoli
stessi ed i loro alleati
Romani
. Per il momento si portò ad
Argo
dove era stato invitato a presiedere i Ludi Nemei.
31
Durante i Ludi Nemei
Filippo
dovette accorrere a fronteggiare i marinai
Romani
che saccheggiavano i territori fra
Sicione
e
Corinto
.
Per il resto del tempo, durante i giochi, si dedicò alla sua sfrenata libidine che usava soddisfare con la seduzione, con la corruzione e, se necessario, con la violenza.
Finiti i giochi
Filippo
si trasferì a Dime dove incontrò
Cicliada
, capo degli
Achei
, ostili agli
Etoli
che accusavano di aver provocato la guerra con i
Romani
ed agli Elei che non concordavano con gli altri
Achei
.
32
Filippo
e
Cicliada
attaccarono la città di Elide non sapendo che vi si trovava un presidio di quattromila soldati
Romani
. La battaglia fu comunque inevitabile e lo stesso
Filippo
, disarcionato, salvò a stento la vita.
Il giorno successivo i
Macedoni
si dedicarono al saccheggio della regione circostante ma la notizia di una rivolta in
Macedonia
spinse
Filippo
a ripartire immediatamente.
33
Durante il viaggio
Filippo
ricevette notizie più gravi sulla rivolta e venne a sapere che in
Macedonia
era creduto morto. Intanto
Publio Sulpicio
si congiunse con il re
Attalo
per passare l'inverno ad
Egina
.
Tito Quinzio Crispino
nominò
dittatore
Tito Manlio Torquato
e morì per le ferite riportate nell'imboscata.
Manlio
nominò maestro di cavalleria Caio Servilio, quindi organizzò i Grandi Ludi che erano stati promessi in voto per cinque anni sotto Caio Flaminio e
Cneo Servilio
.
34
Il
Senato
propose per il
consolato
Gaio Claudio Nerone
e
Marco Livio Salinatore
(
207 a.C.
). Quest'ultimo era stato condannato nel
218 a.C.
per peculato, si era ritirato volontariamente in campagna per anni e tornato a
Roma
aveva sempre palesato la sua indignazione ed al momento della nomina non mancò di polemizzare con i
senatori
.
35
Furono eletti
pretori
Lucio Porcio Licino, Caio Manilio, Caio Ostilio Catone, Aulo Ostilio Catone.
Furono assegnati incarichi e province e a Lucio Manlio fu ordinato di recarsi in
Grecia
per recuperare Sicelioti e
Tarentini
che vi fossero stati relegati da
Annibale
.
Al
console
Claudio
furono affidati il
Bruzi
o e la
Lucania
contro
Annibale
mentre
Livio Salinatore
fu inviato in
Gallia
per intercettare
Asdrubale
che si diceva essere in marcia verso l'
Italia
.
36
Opportune indagini permisero di avere conferma che
Asdrubale
stava avanzando in
Gallia
con un forte esercito e che nella prossima primavera avrebbe passato le
Alpi
.
37
Nuovi prodigi e nuovi sacrifici. Tra l'altro si offrono sacrifici per nove giorni perché sono piovute pietre durante l'
Armilustrium
.
38
Si fecero nuovi arruolamenti con difficoltà a causa della carenza di giovani disponibili, furono richiamati i volontari, ai
consoli
fu data facoltà di integrare ed interscambiare le
legioni
come preferivano ed anche
Scipione
, dalla
Spagna
, mandò contingenti di rinforzo a Livio per affrontare
Asdrubale
.
39
Annibale
, ricordando le difficoltà incontrate nell'attraversare le
Alpi
, stimò che il fratello avrebbe impiegato molto tempo per entrare in
Italia
e si mosse in ritardo per andargli incontro.
Invece
Asdrubale
fu facilitato dal fatto che molti passi erano divenuti più praticabili dal precedente passaggio di
Annibale
e che le popolazioni locali non opponevano più ostacoli avendo compreso che per i
Cartaginesi
le
Alpi
erano solo un transito.
In compenso
Asdrubale
perse tempo per assediare
Piacenza
sottovalutando le difficoltà dell'impresa.
40
A
Roma
la situazione destava grande preoccupazione, si temeva che se i due generali
Cartaginesi
fossero riusciti ad unire le proprie forze sarebbe diventato impossibile sconfiggerli.
Nel Meridione
Annibale
continuava a spostarsi fra
Bruzi
o e Salento e subì una sconfitta da parte di
Caio Ostilio Tubulo
prima dell'arrivo del
console
Claudio
.
41
A
Grumento
, in
Lucania
,
Annibale
e
Claudio Nerone
posero i loro accampamenti l'uno di fronte all'altro ai due lati di una pianura. Quando i due eserciti uscirono per scontrarsi,
Claudio
lanciò la cavalleria creando scompiglio fra le file nemiche.
42
Claudio
aveva nascosto alcune truppe oltre le colline che chiudevano la pianura, quando queste truppe scesero in campo attaccando lateralmente il nemico, i
Cartaginesi
furono definitivamente presi dal panico e fuggirono presso il proprio campo lasciando comunque sul terreno alcune migliaia di caduti. Per alcuni giorni
Annibale
rifiutò di combattere poi lasciò il luogo durante la notte. Il giorno dopo il
console
lo raggiunse presso
Venosa
ed intraprese una battaglia nella quale caddero altri duemila
Cartaginesi
.
43
I soldati di
Claudio Nerone
catturarono alcuni messi di
Asdrubale
che portavano una lettera ad
Annibale
.
Si venne così a sapere che
Asdrubale
intendeva incontrare il fratello in
Umbria
.
Claudio
scrisse al
Senato
consigliando di mandare un esercito a
Narnia
, quindi si mise in cammino per attraversare il
Piceno
.
44
L'iniziativa di
Claudio Nerone
, che aveva lasciato incustodito il campo presso
Annibale
portando via con se il resto dell'esercito, preoccupava gravemente i
Romani
. Si temeva inoltre che
Asdrubale
, con la sua esperienza maturata in
Spagna
, fosse temibile almeno quanto il fratello.
45
Quando ritenne di essere abbastanza lontano dal campo,
Claudio Nerone
parlò ai soldati spiegando il suo piano: intendeva raggiungere il collega per portare un contributo decisivo nella battaglia contro
Asdrubale
.
Incoraggiati da questo ruolo i soldati marciarono rapidamente attraversando località dove la gente li accoglieva con entusiasmo e generosità.
Claudio
inviò messaggeri a
Livio
per avvertirlo del suo arrivo e per concordare le modalità dell'incontro e
Livio
preferì che il collega arrivasse segretamente di notte.
46
Il
console
Livio
ordinò che i suoi soldati ospitassero nelle proprie tende quelli di
Claudio
: non intendeva ampliare il campo per tenere nascosto al nemico l'arrivo del collega. Intanto
Claudio
marciava raccogliendo numerosi volontari. Quando arrivò i soldati presero posto con i colleghi con grande entusiasmo di tutti. Si tenne il consiglio di guerra:
Livio
avrebbe voluto aspettare qualche giorno per lasciare riposare i soldati di
Claudio
ma questi insistette che l'elemento sorpresa era troppo importante ed infine si decise di schierare subito l'esercito.
47
Da una serie di piccoli indizi
Asdrubale
, che aveva già schierato il suo esercito, si rese conto della verità: la sua lettera era stata intercettata ed il
console
Livio
era arrivato ad aiutare il collega. Chiamò quindi i suoi soldati a raccolta ed abbandonò il campo di battaglia, tuttavia durante la notte le sue guide disertarono ed
Asdrubale
si trovò a vagare lungo il fiume
Metauro
sbagliando più volte direzione e dando modo al nemico di inseguirlo.
48
I
Romani
raggiunsero i
Cartaginesi
che stavano tentando di accamparsi e subito attaccarono battaglia. In un primo momento il vivo del combattimento coinvolse solo
Livio
ed
Asdrubale
perché la presenza di un colle ostacolava le truppe di
Claudio Nerone
ma questi, con una rapida manovra di aggiramento, si portò sul fianco del nemico facendo strage delle schiere spagnole di
Asdrubale
.
49
Quando
Asdrubale
si rese conto che non aveva più possibilità di vincere spronò il proprio cavallo contro le schiere nemiche e cadde combattendo.
In nessuna battaglia di quella guerra furono uccisi tanti nemici,
Livio
parla di cinquantaseimila morti e cinquemilaquattrocento prigionieri. Furono inoltre liberati quattromila prigionieri
Romani
.
I
Romani
ed i loro alleati persero invece circa ottomila uomini.
50
A
Roma
si attendeva con grande apprensione di conoscere l'esito della battaglia tanto che, quando giunsero le prime notizie, molti rifiutarono di crederle.
51
Quando finalmente la vittoria fu ufficialmente annunciata dai
consoli
la gioia divenne incontenibile. Furono decretati tre giorni di ringraziamento agli dei che videro i templi sempre affollati.
Il
console
Caio Claudio
tornò rapidamente al suo campo e fece gettare davanti al campo cartaginese la testa di
Asdrubale
, quindi liberò due prigionieri perché andassero a riferire ad
Annibale
quanto era accaduto. Si dice che
Annibale
abbia confessato di vedere prossima la rovina di
Cartagine
. Tolse il campo e concentrò nel
Bruzi
o tutte le forze
cartaginesi
e alleate che ancora gli rimanevano.
LIBRO XXVIII
1
I
Cartaginesi
inviarono in
Spagna
un generale di nome
Annone
con un esercito per sostituire quello di
Asdrubale Barca
.
Asdrubale di Gisgone
si era ritirato a Gades e i
Romani
erano padroni di quasi tutta la
Penisola Iberica
.
Scipione
mandò
Marco Silano
con diecimila uomini e cinquecento cavalieri. Le guide informarono
Silano
che i nemici erano divisi in due campi, uno di
Cartaginesi
ed uno di
Celtiberi
e
Silano
decise di cominciare l'assalto da questi ultimi.
2
La superiorità tecnica dei soldati
Romani
prevalse subito sui
Celtiberi
che furono quasi tutti uccisi, caddero anche molti
Cartaginesi
accorsi in aiuto dell'altro campo, fra questi il generale
Annone
venne fatto prigioniero. Magone, che comandava i
Celtiberi
, fuggì con la cavalleria e quanto rimaneva dell'esercito cartaginese per raggiungere a Gades
Asdrubale di Gisgone
.
Scipione
decise di tentare subito di concludere la guerra attaccando Asdrubale a Gades, questi distribuì le sue forze fra le varie città preparando la difesa.
3
Scipione
si rese conto che combattere città per città sarebbe stato troppo dispersivo e tornò indietro ma per non lasciare la regione completamente in mano al nemico incaricò il fratello
Lucio Scipione
di prendere la città di Orongi.
Falliti i tentativi di far arrendere pacificamente la città
Lucio Scipione
iniziò l'assedio. Una parte dei cittadini, spaventati dai
Romani
, aprirono le porte ed uscirono senza armi in segno di resa ma i
Romani
, forse sospettando un'insidia, li trucidarono tutti.
L'esercito di
Lucio Scipione
entrò in breve dalle porte aperte ed espugnò la città.
4
Scipione
coprì di lodi il fratello e lo mandò a
Roma
con i suoi prigionieri
Cartaginesi
.
Il
proconsole
Manio Valerio Levino passò con la flotta della
Sicilia
in
Africa
, saccheggiando
Utica
, tornando si scontrò con le navi nemiche riportando una vittoria e rendendo sicuri i rifornimenti di grano dalla
Sicilia
verso
Roma
.
5
Il
proconsole
Publio Sulpicio
inviò la propria flotta e quella del re
Attalo
a Eraclea.
Filippo
si portò a Demetriade e concentrò il suo esercito a
Larissa
. A
Filippo
giunsero ambasciatori dall'
Acarnania
, dalla
Beozia
e dall'
Eubea
chiedendo aiuto contro gli
Etoli
.
Filippo
distribuì guarnigioni di soldati fra le città che gli chiedevano aiuto e tentò invano di fare irruzione in un'assemblea di
Etoli
ad Eraclea.
Sulpicio
ed
Attalo
decisero di attaccare la città di Oreo, nell'
Eubea
.
6
La presa di Oreo fu rapida e facile, anche a causa del tradimento di un luogotenente di
Filippo
. Orgoglioso del successo
Sulpicio
tentò la presa di
Calcide
ma subito si rese conto delle difficoltà dovute alle insidie del mare in quella zona ed alla resistenza dei cittadini, rinunciò e puntò su Cino, nei pressi di Opunte.
7
Dal canto suo
Filippo
mise in fuga gli
Etoli
che avevano bloccato il passo alle
Termopili
e procedette fino ad
Elatea
nella
Focide
.
Attalo
conquistò Opunte ma poco dopo dovette fuggire per l'improvviso arrivo di
Filippo
e del suo esercito.
Attalo
tornò nel suo regno che era stato attaccato dal re di
Bitinia
Prusia I
.
Filippo
ricevette ambasciatori e trattò la pace, ma seppe che Macanida di
Sparta
aveva attaccato l'Elide e si mosse in quella direzione.
8
Filippo
si lamentava di essere sempre arrivato in ritardo mentre i nemici fuggivano:
Attalo
da Opunte,
Sulpicio
da
Calcide
, Macanida dall'Elide. Il re ne parlò ai suoi alleati
Achei
aggiungendo, tuttavia, che queste fughe dimostravano che le sue forze erano superiori a quelle dei nemici.
Dopo aver ripreso Oreo e messa in cantiere la costruzione di una nuova flotta,
Filippo
tornò nel suo regno.
9
I
consoli
Marco Livio
e
Nerone
tornarono a
Roma
e convocarono il
Senato
in seduta plenaria. Il
Senato
decretò riti di ringraziamento agli dei e concesse ai
consoli
il
trionfo
.
10
Avvicinandosi il tempo dei comizi fu nominato
dittatore
Marco Livio Salinatore
che scelse come maestro di cavalleria
Quinto Cecilio
(
206 a.C.
) .
Furono eletti
Quinto Cecilio Metello
e
Lucio Veturio Filone
, divennero
pretori
Caio Servilio, Lucio Cecilio Metello,
Tiberio Claudio Asello
, Quinto Mamilio Turrino.
Gli
edili curuli
Cneo Servilio Cepione
e Servio Cornelio Lentulo celebrarono i ludi
Romani
, gli
edili della plebe
Marco Pomponio Matone e Quinto Mamilio Turrino celebrarono i ludi
plebei
. Ad entrambi i
consoli
fu assegnato il
Bruzio
per combattere contro
Annibale
.
11
Templi colpiti dal fulmine, animali nati deformi ed altri prodigi comportarono la celebrazione di un giorno intero di preghiere pubbliche. Fu espiato con sacrifici e preghiere anche l'evento, considerato estremamente negativo, dello spegnimento del fuoco nel
tempio di Vesta
.
Essendo ormai lontana la guerra dal
Lazio
i
plebei
tornarono a coltivare i campi, pur con molte difficoltà perché molti agricoltori erano caduti in guerra ed anche gli schiavi scarseggiavano.
All'inizio della primavera i nuovi
consoli
presero in consegna gli eserciti e partirono per la
Lucania
.
12
Quell'anno
Annibale
evitò di combattere. Considerazioni di
Livio
sulle capacità del generale cartaginese che aveva tenuto coeso per tredici anni in territorio nemico un esercito composto da gente di ogni razza, lingua e religione.
Annibale
si era ritirato nell'estremo angolo del
Bruzio
cedendo il resto dell'
Italia
. Gli mancavano viveri e denaro, nulla arrivava più da
Cartagine
dove si concentravano gli sforzi sulla
Spagna
. Qui, nonostante le sconfitte subite dai
Cartaginesi
,
Asdrubale di Gisgone
aveva riunito un nuovo esercito e si preparava a combattere ancora.
13
Scipione
aggiunse al suo esercito tutte le milizie alleate che riuscì a radunare. Mentre preparava l'accampamento sulla strada per
Becula
fu assalito dalla cavalleria nemica comandata da Magone e
Massinissa
. La battaglia fu a lungo incerta ma alla fine
Cartaginesi
e
Numidi
fuggirono.
14
Questo e i successivi furono scontri di scarsa importanza, poi
Asdrubale
schierò il suo intero esercito ed i
Romani
fecero altrettanto. Per più giorni si ripetè la stessa scena: gli eserciti si schieravano, si fronteggiavano fino al tramonto e poi rientravano negli accampamenti senza aver combattuto.
Infine
Scipione
colse il nemico di sorpresa cambiando completamente l'ordine di schieramento ed attaccando all'improvviso prima dell'alba.
Anche
Asdrubale
uscì con la cavalleria e la fanteria.
Scipione
, che aveva collocato gli alleati al centro, diede ordine di prolungare le ali verso destra e sinistra, attaccando con la cavalleria e con i soldati privi di armi pesanti prima dello scontro fra gli schieramenti centrali. Le ali romane cercavano di isolare le ali nemiche dal resto dello schieramento.
15
L'attacco a sorpresa all'alba dava a
Scipione
il vantaggio che i soldati nemici, colti impreparati, risentivano della stanchezza più dei
Romani
ed egli volutamente protrasse la battaglia in modo che lo scontro fra gli schieramenti centrali si svolgesse nelle ore più calde.
I
Cartaginesi
cominciarono a retrocedere e i
Romani
attaccarono con grande impeto finché non videro i nemici volgere le spalle e darsi alla fuga. I
Cartaginesi
si stavano rifugiando nel loro accampamento ed i
Romani
avrebbero forse travolto le trincee nemiche se non fossero stati interrotti da un improvviso e violento acquazzone. Durante la notte molti alleati dei
Cartaginesi
disertarono,
Asdrubale
comprese che lo spirito della defezione avrebbe potuto facilmente dilagare e la notte successiva, in silenzio, tolse il campo.
16
Scipione
inseguì i
Cartaginesi
e, malgrado gli errori di alcune guide, li raggiunse e ne fece strage.
Asdrubale
si rifugiò su un'altura con seimila uomini improvvisando un accampamento, ma i pericoli della situazione spinsero molti alla defezione. Infine
Asdrubale
fuggì via mare a Gades e
Scipione
, lasciando diecimila fanti e mille cavalieri ad assediare il campo, tornò a
Tarragona
.
Poco dopo, inaspettatamente,
Massinissa
disertò dai
Cartaginesi
e passò ai
Romani
ai quali sarebbe rimasto fedele fino all'estrema vecchiaia.
I resti dell'esercito di
Asdrubale
, assediati, passarono ai
Romani
o si dispersero, così dopo tredici anni (quattro da quando
Scipione
aveva assunto il comando) la guerra in
Spagna
era terminata.
17
Ma
Scipione
pensava a
Cartagine
. Mandò come ambasciatore Caio Lelio a
Siface
, re dei Masesili, per convincerlo a lasciare i
Cartaginesi
e passare dalla parte dei
Romani
.
Siface
promise di accettare la proposta solo se fosse venuto a lui personalmente
Scipione
, del quale garantiva per altro l'incolumità.
Scipione
decise di correre il rischio e passò in
Africa
.
Capitò che nello stesso giorno anche
Asdrubale
si presentasse a chiedere udienza a
Siface
.
18
Siface
insistette per far sedere
Scipione
ed
Asdrubale
allo stesso banchetto. Pare che al fascino di
Scipione
fu sensibile non solo
Siface
ma anche lo stesso
Asdrubale
che previde ciò che poco dopo sarebbe accaduto. Infatti
Scipione
concluse l'alleanza con
Siface
e tornò a
Cartagine
.
19
Nella
Spagna
ormai pacificata
Scipione
decise che fosse giunto il momento di punire le città che avevano tradito, fra queste le più colpevoli erano Iliturgi e
Castulone
. Inviò Lucio Marcio contro
Castulone
con un terzo dell'esercito e si diresse personalmente contro Iliturgi.
Gli abitanti di Iliturgi combatterono strenuamente consapevoli della durezza delle punizioni che li aspettavano ed in un primo momento riuscirono a respingere gli assedianti ma quando
Scipione
, per essere di esempio, salì personalmente su una scala con grande pericolo, moltiplicò l'impeto dei
Romani
e Iliturgi venne conquistata.
20
A Iliturgi i cittadini erano colpevoli di aver ucciso quanti si erano rifugiati presso di loro, memori di questo fatto i
Romani
ne fecero strage, incendiarono le case e distrussero completamente la città. Quindi
Scipione
si diresse a
Castulone
.
21
Anche
Castulone
venne sottomessa e
Scipione
tornò a
Cartagena
dove celebrò i giochi in memoria del padre e dello zio. I gladiatori che parteciparono a questi giochi non erano schiavi, ma liberi cittadini che lottavano volontariamente, in alcuni casi per risolvere con le armi qualche vecchia contesa.
22
Alcune città si sottomisero volontariamente, non così Astapa (oggi Estepa) i cui abitanti, tradizionalmente alleati dei
Cartaginesi
, continuavano a compiere scorrerie nei territori circostanti ed atti di brigantaggio.
Quando Lucio Marcio assediò Astapa gli abitanti fecero un grande cumulo delle loro cose più preziose, vi collocarono sopra donne e bambini e circondarono il tutto con cataste di legna. Consapevoli di non poter vincere giurarono di non lasciare nulla al nemico, quindi tutti gli uomini validi spalancarono le porte ed irruppero contro i
Romani
cogliendoli in un primo momento di sorpresa, ma poco dopo i
Romani
schierarono l'esercito ed iniziarono il massacro.
23
Mentre si combatteva fuori dalla città, quanti erano rimasti all'interno fecero un'orrenda carneficina di donne e bambini, quindi si gettarono essi stessi nel fuoco. Dopo la distruzione di Astaba, Lucio Marcio riportò l'esercito presso
Scipione
a
Cartagena
.
Giunsero da Gades ambasciatori che proponevano pace con la promessa di consegnare ai
Romani
il presidio cartaginese e quanto restava della flotta nemica. Furono inviati a Gades Marcio e Lelio.
24
Quando si diffuse la notizia di una grave malattia di
Scipione
si verificarono disordini fra le genti di
Spagna
e numerosi episodi di insubordinazione fra le file dell'esercito romano. In un presidio di ottomila uomini che sorvegliavano le popolazioni al di qua dell'
Ebro
, si giunse ad una vera e propria rivolta capeggiata da due soldati semplici: Caio Albio Caleno e Caio Atrio Umbro. Questi, animati dalla falsa notizia della morte di
Scipione
, osarono bandire i segni del comando supremo e cominciarono a saccheggiare e a farsi pagare somme di denaro dagli alleati.
25
La ribellione ristagnò quando si vide che la notizia della morte di
Scipione
non veniva confermata e cessò del tutto al sopraggiungere di sette tribuni inviati dallo stesso
Scipione
che nel frattempo era guarito.
Incerto sulla misura delle punizioni da infliggere (in effetti non c'era stato spargimento di sangue),
Scipione
fece raccogliere tributi dalle città che ne dovevano e convocò tutti i soldati per riscuotere la paga.
26
A
Cartagena
si tenne un consiglio che decise di limitare la pena ai soli responsabili dell'insurrezione. Quando l'esercito ribelle fu riunito in città i capi della rivolta furono segretamente arrestati.
27 - 29
Scipione
pronunciò davanti ai soldati una durissima rampogna concludendo che il tradimento avvenuto poteva essere espiato soltanto con il sangue dei responsabili. Al termine del discorso i responsabili dell'insurrezione vennero colpiti con le verghe e decapitati pubblicamente. Quindi i soldati vennero chiamati ad uno ad uno per rinnovare il proprio giuramento ed incassare lo stipendio.
30
Mentre si recava a Gades via mare, Lelio incontrò alcune navi
Cartaginesi
comandate da Aderbale che portavano a
Cartagine
i responsabili del tradimento di Gades che erano stati smascherati. Si svolse nello stretto una battaglia molto incerta perché le forti correnti rendevano ingovernabili le navi. Aderbale, perse alcune imbarcazioni, fuggì verso l'
Africa
.
31
Poiché la congiura a Gades era stata scoperta, Lelio e Marcio ritennero inutile procedere e tornarono a
Cartagena
. Sollevato, il generale Magone sperò di poter riconquistare la
Spagna
approfittando della rivolta dei soldati
Romani
e di quella degli
Ilergeti
e mandò a chiedere aiuti a
Cartagine
.
Mandonio
e
Indibile
, capi dei rivoltosi spagnoli, avevano sperato nel perdono di
Scipione
ma venuti a conoscenza dell'esecuzione dei ribelli si rifugiarono nel proprio accampamento.
32
Riconciliatosi con i soldati
Scipione
annunciò di voler far guerra agli
Ilergeti
per punire la loro defezione: non si sarebbe trattato di una vera guerra ma della repressione di un gruppo di banditi inabili al combattimento campale.
33
In dieci giorni di marcia
Scipione
raggiunse l'
Ebro
, lo superò e si accampò presso il territorio degli
Ilergeti
. Tese loro un'imboscata con un'esca di bestiame e quando gli
Ilergeti
uscirono per predare ebbe inizio la battaglia. Il primo giorno di combattimento si concluse senza risultati importanti. Il mattino seguente gli Spagnoli uscirono con tutte le loro forze, fanteria e cavalleria, ma si posizionarono in uno stretto avvallamento.
Scipione
operò in modo da separare lo scontro fra le cavalleria da quello dei fanti e la fanteria spagnola, priva dell'aiuto dei cavalieri, venne massacrata.
Fu poi la volta della cavalleria degli
Ilergeti
che si trovò presa fra la fanteria e la cavalleria romane. Tutti gli Spagnoli che erano scesi nell'avvallamento furono uccisi, si salvarono solo quanti erano rimasti sui colli, fra questi
Mandonio
e
Indibile
.
34
Mandonio
si presentò a
Scipione
implorando il perdono per se e per suo fratello
Indibile
.
Scipione
, dopo aver affermato che meritavano la morte, concesse loro il perdono ma promettendo uno sterminio in caso di nuovo tradimento, quindi congedò
Mandonio
imponendogli soltanto il pagamento di una forte multa.
35
Scipione
incontrò
Massinissa
presso Gades.
Massinissa
, che già nutriva grande ammirazione per il generale romano, fu molto colpito nell'incontrarlo personalmente e gli promise ogni aiuto da parte sua e della sua gente se
Scipione
fosse passato in
Africa
per attaccare direttamente
Cartagine
.
36
Magone ricevette l'ordine di portare la flotta in
Italia
per aiutare
Annibale
. Durante la navigazione volle tentare, nottetempo, un assalto a
Cartagena
ma il forte presidio romano che sorvegliava la città reagì prontamente ed i
Cartaginesi
dovettero fuggire alle navi, lasciando sul terreno molti caduti e feriti.
37
Magone andò a Gades ma trovò chiuse le porte della città a causa dei saccheggi che i suoi soldati avevano fatto in precedenza. Magone fece crocifiggere i messi di Gades e ripartì, fece tappa all'isola di Pitiusa e poi alla maggiore delle
Baleari
dove fu accolto ostilmente e rinunciò ad entrare in porto.
Si accampò infine nella minore delle
Baleari
, dove avrebbe passato l'inverno. Partito Magone gli abitanti di Gades si arresero ai
Romani
.
38
Scipione
si recò a
Roma
dove fece rapporto al
Senato
sulle sue imprese. Si tennero i comizi e
Scipione
fu eletto
console
con
Publio Licinio Crasso
(
205 a.C.
).
Furono eletti
pretori
Spurio Lucrezio,
Gneo Ottavio
,
Cneo Servilio Cepione
e Lucio Emilio Papo.
A
Scipione
fu affidata la
Sicilia
, a
Crasso
il
Bruzio
.
Si sorteggiarono quindi le province da assegnare ai pretori: l'urbana toccò a Gneo Servilio, la Gallia Cisalpina a Spurio Lucrezio, la
Sicilia
a Lucio Emilio, la
Sardegna
a
Gneo Ottavio
.
39
Scipione
introdusse in
Senato
una delegazione di
Saguntini
che recava una corona d'oro da esporre sul
Campidoglio
come ringraziamento per l'aiuto ricevuto dai
Romani
durante i quattordici anni di guerra.
40 - 42
Il popolo voleva che
Scipione
passasse in
Africa
e concludesse la guerra. Di ciò si discusse in
Senato
. Pronunciò opinione sfavorevole
Fabio Massimo il Temporeggiatore
. In sostanza
Fabio Massimo
sosteneva che scacciare
Annibale
dall'
Italia
fosse il primo e più importante passo da compiere.
43
Scipione
risponde di non condividere le preoccupazioni di
Fabio Massimo
e di essere certo di poter riportare da una campagna in
Africa
gloria maggiore di quella ottenuta con le sue imprese spagnole. Si porti la guerra in
Africa
, sostenne
Scipione
, ed
Annibale
sarà costretto a lasciare l'
Italia
.
44 - 45
Sorse una questione procedurale perché era noto che se il
Senato
non avesse approvato il progetto di
Scipione
questi si sarebbe rivolto al popolo. Furono consultati i
tribuni
che decisero che se il
console
avesse concesso al
Senato
di esprimere il proprio parere lo avrebbe poi dovuto rispettare senza ricorrere al popolo, in caso contrario i
senatori
sarebbero stati liberi di non votare.
Scipione
chiese un giorno per consultare il collega e decise di accordare al
Senato
l'espressione del voto.
Il
Senato
decise di affidare a
Scipione
la
Sicilia
, con il permesso di passare in
Africa
se lo avesse ritenuto opportuno. All'altro
console
fu affidato il
Bruzio
e la guerra contro
Annibale
.
Scipione
approntò la flotta con i contributi volontari di molte città dell'
Etruria
, dell'
Umbria
e della
Sabina
.
46
Scipione
partì per la
Sicilia
con trenta navi e settemila volontari. Nella stessa estate Magone lasciò le
Baleari
e portò le sue forze in
Italia
dove si impadronì di
Genova
. In
Liguria
Magone si alleò con gli
Ingauni
mentre accoglieva nel suo esercito molti volontari
Galli
. Da
Roma
giunse l'ordine di muovere contro Magone due
legioni
dall'
Etruria
e due
legioni
urbane.
Gneo Ottavio
nel mare di
Sardegna
intercettò ottanta grosse navi da carico cartaginesi che portavano rifornimenti ad
Annibale
oppure (le fonti di
Livio
sono discordi) portavano bottino a
Cartagine
dall'
Etruria
e prigionieri dalla
Liguria
.
Annibale
trascorse l'estate nel
Bruzio
dove una pestilenza affliggeva
Romani
e
Cartaginesi
.
LIBRO XXIX
1
Giunto in
Sicilia
Scipione
organizzò le proprie forze in centurie tenendo da parte trecento giovani ancora privi di armi.
Arruolò quindi trecento cavalieri siciliani scegliendoli fra le famiglie più abbienti ed ordinando loro di provvedere a proprie spese al cavallo ed alle armi. Quando questi cavalieri si dimostrarono preoccupati dai pericoli dell'impresa,
Scipione
propose loro di farsi sostituire dai trecento giovani che aveva tenuto in riserva, a patto che li provvedessero del cavallo, delle armi e del necessario addestramento. La proposta fu ben accolta e
Scipione
si procurò così un ottimo squadrone di cavalleria senza alcuna spesa per lo stato.
Intanto in
Spagna
Indibile
, notando che
Scipione
era partito per l'
Italia
con tutti i suoi veterani, provocò una nuova sollevazione assicurando alla sua gente che si trattava dell'occasione buona per liberarsi di ogni dominio straniero.
2
I generali
Romani
Lucio Lentulo
e
Lucio Manlio Acidino
disposero il campo a tre miglia da quello degli insorti. Un primo scontro equestre non ebbe risultati degni di nota. Il giorno seguente gli eserciti si schierarono e la cavalleria romana, per una manovra di
Lentulo
, bloccò quella avversaria. Il combattimento successivo fu violentissimo e quando
Indibile
venne colpito a morte gli Spagnoli cominciarono a fuggire, ma vennero inseguiti e in gran parte uccisi.
3
Per ottenere la pace gli Spagnoli dovettero consegnare
Mandonio
ed altri capi della rivolta e furono soggetti a tributi e consegna di ostaggi.
Lelio passò in
Africa
e saccheggiò il territorio di
Ippona
: a
Cartagine
si sparse il terrore anche per le aperte defezioni di
Siface
e
Massinissa
.
4
I
Cartaginesi
fecero grandi preparativi per affrontare un assedio ma quando compresero che era sbarcato in
Africa
Lelio e non
Scipione
si dedicarono a cercare nuove alleanze ed inviarono molti rinforzi a Magone perché si ricongiungesse ad
Annibale
ed impedisse a
Scipione
di partire per l'
Africa
. Intanto
Massinissa
, incontrando Lelio, mandava a dire a
Scipione
di non indugiare e garantiva di fornirgli discreti rinforzi.
5
I rinforzi inviati a Magone arrivarono a
Genova
ed egli iniziò un nuovo reclutamento fra
Galli
e
Liguri
. Il
proconsole
Marco Livio posizionò il suo esercito presso
Rimini
e rimase in attesa delle mosse di Magone.
6
Prima di passare in
Africa
Scipione
decise di prendere
Locri
, città al momento in mano ai
Cartaginesi
. Ne fu occasione la proposta di un gruppo di esuli locresi che si trovavano a
Siracusa
e che si accordarono con degli operai "pendolari" che spesso lavoravano a
Locri
per i
Cartaginesi
. Un contingente romano inviato da
Scipione
penetrò in città e cominciò a combattere con i
Cartaginesi
asserragliati sulla rocca in aiuto dei quali accorse lo stesso
Annibale
, tuttavia i Locresi, passando dalla parte dei
Romani
, bilanciarono le forze.
7
Scipione
, avvertito dell'arrivo di
Annibale
, inviò la flotta a
Locri
ed i
Romani
entrarono in città durante la notte. Il mattino seguente
Annibale
, che credeva di dover affrontare una piccola guarnigione, fu assalito di sorpresa e perse duecento uomini, rinunciò a difendere
Locri
e si allontanò.
8
Presa
Locri
,
Scipione
fece giustiziare i capi della fazione filocartaginese e per il resto rimise la decisione in merito al destino della città al
Senato
, quindi passò a
Messina
.
Tuttavia il presidio romano ed il luogotenente
Quinto Pleminio
si lasciarono andare al saccheggio e ad ogni sorta di abusi ai danni della popolazione locrese.
9
Nell'eccitazione del saccheggio scoppiò una rissa fra gli stessi soldati
Romani
.
Pleminio
fece frustare alcuni tribuni ma i soldati di questi lo aggredirono e lo mutilarono. Informato della situazione
Scipione
accorse rapidamente a
Locri
, ristabilì l'ordine e confermò
Pleminio
al comando ordinando che i tribuni fossero mandati a
Roma
, quindi tornò a
Messina
. Non soddisfatto
Pleminio
fece torturare e poi uccidere i tribuni, la stessa sorte toccò ad alcuni capi dei Locresi.
10
Il
console
Publio Licinio
comunicò di non poter venire a
Roma
a causa di una pestilenza che aveva colpito lui e gran parte del suo esercito e propose di nominare
dittatore
Quinto Cecilio Metello
. In quel periodo i decemviri trovarono nei
Libri Sibillini
un brano che indicava, per ottenere la vittoria, la necessità di portare a
Roma
la statua di
Cibele
che si trovava a
Pessinunte
(
Asia Minore
).
11
La statua si trovava nel regno di
Attalo
al quale furono inviati come ambasciatori l'ex
console
Marco Valerio Levino
, Servio Sulpicio Galba, Cneo Tremellino Flacco e Marco Valerio Faltone. Durante il viaggio i legati consultarono l'oracolo di
Delfi
che ordinò di ospitare la statua presso il cittadino più retto e dignitoso di
Roma
.
Attalo
accolse benevolmente gli ambasciatori e consegnò loro la statua.
Nominato
dittatore
, Quinto Cecilio Metello scelse Lucio Veturio Filone come maestro di cavalleria ed indisse i comizi. Vennero eletti
Marco Cornelio Cetego
e
Publio Sempronio Tuditano
, che si trovava in
Grecia
. (
204 a.C.
)
Furono eletti
pretori
Tiberio Claudio Nerone
, Marco Marcio Ralla, Lucio Scribonio Libone e
Marco Pomponio Matone
.
Edili curuli
Cneo Cornelio Lentulo e
Lucio Cornelio Lentulo
,
edili plebei
Tiberio Claudio Asello
e Marco Giunio Penno.
12
Approfittando del fatto che i
Romani
avevano trascurato la
Grecia
,
Filippo
aveva concluso la pace con gli
Etoli
imponendo le sue condizioni.
Il
console
Publio Sempronio Tuditano
giunse a
Dirrachio (Durazzo)
ed alcuni popoli della regione si sollevarono nella speranza di cambiare lo stato delle cose.
Filippo
mosse su
Apollonia
e ne saccheggiò il territorio provocando
Sempronio
che si era stabilito in quella città. Non reagendo il
console
,
Filippo
si allontanò. Gli
Epiroti
inviarono messi a
Filippo
offrendosi come mediatori di pace con
Sempronio
.
Filippo
e
Sempronio
si incontrarono e trattarono le condizioni di pace, siglato il trattato fu stabilita una tregua di due mesi per dare modo al
Senato
romano di ratificarlo, quindi
Sempronio
tornò a
Roma
per assumere la carica di
console
.
13
Al
console
Cornelio
fu assegnato il comando dell'
Etruria
, a
Sempronio
toccò il
Bruzio
.
A
Scipione
e
Publio Licinio
fu prorogato il comando per un anno. Si distribuirono o confermarono gli incarichi ai magistrati e si procedette a nuovi arruolamenti.
14
Si verificarono prodigi che vennero espiati. Intanto la statua di
Cibele
era arrivata a
Terracina
.
Fu giudicato il cittadino più adatto ad ospitare la statua
Publio Scipione Nasica
, figlio di
Gneo Scipione
caduto in
Spagna
.
Scipione
andò ad
Ostia
con tutte le matrone e ricevette in consegna la statua. Nel corteo di matrone che accompagnò il simulacro a
Roma
si ricorda solo il nome di Claudia Quinta, la cui reputazione un po' dubbia fu resa ineccepibile da un così pio servizio.
15
Ci si rese conto che dodici colonie ormai da anni non fornivano aiuti militari e finanziari. Ambasciatori e magistrati di quelle città furono convocati a
Roma
e fu loro imposto di pagare un tributo e di fornire un numero di reclute doppio del consueto.
16 - 18
Si stabilì il rimborso rateale dei prestiti fatti da privati allo Stato durante il
consolato
di
Marco Levino
e di
Marco Claudio
.
Si presentò al
Senato
una delegazione di Locresi a lamentarsi delle violenze subite ad opera di
Pleminio
e dei suoi soldati. I legati sottolinearono che nessuna casa di
Locri
era indenne da atti di violenza, ruberie e stupri, inoltre
Pleminio
ed i suoi avevano osato profanare il tempio di
Proserpina
portandone via il tesoro. Lo stesso sacrilegio era stato a suo tempo compiuto dagli uomini di
Pirro
che lo avevano pagato con un'improvvisa demenza e con la perdita della flotta a causa di una tempesta.
19
Quinto Fabio chiese agli ambasciatori se
Scipione
fosse a conoscenza di quanto avevano narrato e quelli risposero che, informato,
Scipione
si era dimostrato favorevole a
Pleminio
e comunque scarsamente interessato.
Usciti gli ambasciatori, Quinto Fabio propose di arrestare e processare
Pleminio
per condannarlo a morte. Fabio propose inoltre di trattare con i
tribuni della plebe
per far votare al popolo la revoca del comando a
Scipione
e di indennizzare i Locresi per quanto avevano subito.
20
Le proposte di
Fabio Massimo
furono approvate solo parzialmente, si decise infatti di inviare una commissione di inchiesta per appurare le reali responsabilità di
Scipione
prima di procedere contro il generale.
21
La commissione si occupò prima di ogni altra cosa di recuperare e restituire il tesoro del tempio di
Proserpina
e di compiere gli opportuni sacrifici espiatori.
Pleminio
ed una trentina dei suoi accoliti vennero arrestati e mandati a
Roma
mentre fu ordinato a tutti i soldati di liberare le persone che avevano catturato e di restituire il maltolto.
Quanto a
Scipione
la città di
Locri
rifiutò di sporgere querela.
La commissione si recò quindi a
Messina
per indagare sui costumi di
Scipione
che, si diceva, si erano fatti da qualche tempo molli e raffinati.
22
Scipione
offrì alla commissione lo spettacolo delle manovre di esercitazione perfettamente compiute dal suo esercito e dalla flotta, la visita dell'accampamento e dell'arsenale ineccepibilmente organizzati ed i delegati tornarono a
Roma
pieni di ammirazione per il generale.
Sentita la relazione della commissione d'inchiesta il
Senato
decretò che
Scipione
partisse subito per l'
Africa
scegliendo le milizie che preferiva. Quanto a
Pleminio
fu incarcerato e morì in cella prima della conclusione del processo.
23
Per avere dalla sua parte il re
Siface
,
Asdrubale di Gisgone
gli fece sposare la propria figlia.
Siface
si lasciò convincere a rinnegare il patto di amicizia stipulato con
Scipione
ed a scrivergli invitandolo a tenere la guerra lontana dall'
Africa
.
24
Scipione
ricevette i messi di
Siface
e rispose invitando il re a tenere fede ai patti già conclusi. Temendo che la defezione dei
Numidi
scoraggiasse i suoi soldati,
Scipione
diffuse false notizie sul contenuto dell'ambasciata, e decise di passare subito all'azione concentrando flotta ed esercito al
Capo Lilibeo
.
25 - 27
Scipione
imbarcò l'esercito a
Capo Lilibeo
, le fonti di
Livio
sono discorsi sull'entità numerica delle forze imbarcate e così
Livio
stesso preferisce non pronunciarsi. Completati e controllati tutti i preparativi la flotta prese il largo. La traversata durò tre notti e tre giorni senza particolari inconvenienti ed alla fine la flotta approdò in un luogo detto Capo Pulcro.
28
L'arrivo dei
Romani
portò il panico a
Cartagine
ed in tutto il suo territorio. I
Cartaginesi
, consapevoli di non avere un generale all'altezza di
Scipione
ed un esercito paragonabile a quello romano, fecero armare tutti gli uomini validi, chiusero le porte della città e vegliarono tutta la notte.
Il mattino seguente fu inviato a valutare la situazione un gruppo di cinquecento cavalieri che si imbatterono negli avamposti
Romani
collocati nei punti strategici da
Scipione
, che aveva già organizzato gli accampamenti e rimandato la flotta a
Utica
.
29
I cavalieri
Cartaginesi
furono subito sconfitti e messi in fuga.
Scipione
saccheggiò i campi vicini e prese una città spedendo in
Sicilia
bottino e prigionieri. In quella prima fase delle operazioni in
Africa
sopraggiunse
Massinissa
.
Digressione di
Livio
sulle precedenti vicende della vita di
Massinissa
: mentre egli combatteva in
Spagna
per i
Cartaginesi
morì il padre che si chiamava Gala ed il regno passò al fratello maggiore Ezalce, poi al figlio maggiore di questi, di nome Capussa. A Capussa si oppose un certo Mazetullo, di una famiglia rivale. Capussa morì in battaglia e Mazetullo ebbe il potere ma rinunciò al titolo di re cedendolo a Lacumaze ancora bambino, della stirpe regale. Per procurarsi aiuto contro
Massinissa
sposò una nobile cartaginese e rinnovò l'amicizia con
Siface
.
30
Massinissa
ottenne modesti aiuti dal re di Mauretania Baga, giunto al confine della
Numidia
si unirono a lui circa cinquemila uomini ed altri passarono dalla sua parte fra quelli della scorta di Lacumaze, che egli intercettò mentre si recava da
Siface
e con queste forze limitate riuscì a prendere la città di
Tapso
. La fama dell'impresa si diffuse e molti veterani di Gala si unirono a
Massinissa
.
Mazetullo aveva un esercito molto più numeroso ma quando si scontrarono l'esperienza di
Massinissa
e dei veterani prevalse e Mazetullo e Lacumaze dovettero fuggire in territorio cartaginese.
Massinissa
trattò la pace con Mazetullo e Lacumaze ed offrì loro l'impunità ed una sistemazione decorosa.
31
Asdrubale, che si trovava per caso presso
Siface
, convinse il re che
Massinissa
poteva essere molto pericoloso e che era opportuno attaccarlo finché le sue forze erano scarse ed il suo regno ancora instabile. Con il pretesto di una vecchia contesa per certi territori,
Siface
dichiarò guerra a
Massinissa
e subito vinse i Massili e li mise in fuga.
Massinissa
si mise in salvo con pochi seguaci mentre il resto dei Massili si arrendeva a
Siface
. Dal suo rifugio sui monti
Massinissa
si dedicò alla guerriglia ed al saccheggio, soprattutto ai danni dei
Cartaginesi
.
32
Contro
Massinissa
fu mandato un ufficiale di
Siface
di nome Bucare che rapidamente uccise tutti gli avversari, si salvarono solo con una fuga avventurosa
Massinissa
e due cavalieri attraversando un fiume turbolento.
Bucare, convinto che
Massinissa
fosse morto, ne diffuse la notizia, ma
Massinissa
dopo essersi nascosto alcuni giorni per curarsi le ferite si ripresentò ai Massili e, grazie al favore popolare di cui godeva, raccolse in breve un esercito di seimila fanti e quattromila cavalieri. Tornò così in possesso del regno e prese a provocare
Siface
alla guerra.
33
Questa volta
Siface
assunse personalmente il comando insieme al figlio Vermina. La battaglia fu lunga ma la supremazia numerica dell'esercito di
Siface
ebbe infine la meglio.
Massinissa
si salvò con un modesto squadrone di cavalieri con il quale più tardi venne incontro a
Scipione
sulla costa africana.
34
I
Cartaginesi
richiamarono Asdrubale in
Africa
e pregarono
Siface
di aiutarli. Annone raccolse un reparto di cavalleria ed occupò la città di Saleca.
Scipione
mandò
Massinissa
ed i suoi cavalieri a provocare questo reparto. Quando tutta la cavalleria cartaginese fu schierata,
Massinissa
cominciò ad indietreggiare lentamente attirandola presso un'altura che nascondeva la cavalleria romana. Allora i cavalieri
Romani
uscirono allo scoperto e massacrarono tremila nemici, fra i quali lo stesso comandante Annone.
35
Dopo aver premiato
Massinissa
ed altri ufficiali e cavalieri,
Scipione
lasciò un presidio a Saleca e si mise in movimento saccheggiando campi ed espugnando città. Dopo sette giorni tornò con un grande bottino, che spedì a
Roma
, e di dedicò all'assedio di
Utica
.
Giunsero presso
Utica
Asdrubale e
Siface
che aveva portato con se un grande esercito, allora
Scipione
dopo quaranta giorni di assedio rinunciò a
Utica
e tirate in secco le navi, organizzò gli accampamenti invernali.
36
In quell'estate il
console
Publio Sempronio
ebbe uno scontro con
Annibale
nel
Bruzio
e fu sconfitto.
Sempronio
riunì le proprie forze con quelle del
proconsole
Licinio e subito tornò ad attaccare
Annibale
e questa volta vinse clamorosamente uccidendo quattromila
Cartaginesi
.
Annibale
ricondusse l'esercito a
Crotone
.
In
Etruria
il
console
Marco Cornelio
reprimeva chi favoriva Magone con inchieste e processi e molti nobili
etruschi
furono processati e fuggirono in esilio volontario.
37
A
Roma
i
censori
Marco Livio Salinatore
e
Gaio Claudio Nerone
procedettero alla revisione delle liste del
Senato
, intrapresero riparazioni di edifici e bandirono gli appalti per costruire una via dal
Foro Boario
al Tempio di
Venere
ed un tempio alla Grande Madre sul
Palatino
.
Il
censore
Marco Livio
fece aumentare le tasse sul commercio del sale (sembra per rancori personali verso alcune
tribù
) e gliene venne il soprannome di Salinatore.
Verso la fine della loro carica i due
consoli
dettero scandalo con dispute fra di loro per motivi personali.
38
Il
console
Cornelio
fu richiamato dall'
Etruria
per bandire i comizi. Vennero eletti
Servilio Cepione
e
Caio Servilio Gemino
(
203 a.C.
).
Pretori
: Publio Cornelio Lentulo, Publio Quintilio Varo, Publio Elio Peto, Publio Villio Tappulo.
LIBRO XXX
1
Per sorteggio il
console
Cepione
ebbe il comando nel
Bruzio
e Servilio Gemino lo ebbe in
Etruria
.
A
Scipione
fu prorogato il comando fino al completamento dell'impresa africana.
2
Come di consueto si ridistribuirono incarichi e province fra
pretori
e proconsoli. Si svolsero i sacrifici per espiare i soliti prodigi.
3
Durante l'inverno
Scipione
non aveva rinunciato ai suoi tentativi diplomatici con
Siface
ma questi continuava a porre come condizione di pace che i
Romani
lasciassero l'
Africa
e i
Cartaginesi
l'
Italia
.
Scipione
venne a sapere che l'accampamento dei
Numidi
era costruito con materiali di fortuna, legno e paglia, e concepì la speranza di incendiarlo.
4
Durante i frequenti colloqui con
Siface
,
Scipione
fece accompagnare i messi da centurioni travestiti da servi. Questi avevano il compito di studiare la forma ed i punti deboli degli accampamenti di
Siface
e di Asdrubale.
All'inizio della primavera
Scipione
ruppe le trattative informando
Siface
che avrebbe potuto ottenere la pace solo abbandonando l'alleanza con i
Cartaginesi
. Quindi inviò un contingente ad assediare di nuovo
Utica
per distogliere l'attenzione dei nemici dal suo vero obiettivo.
5
Scipione
portò le
legioni
durante la notte fino al campo di
Siface
e qui fu appiccato il fuoco alle capanne dei soldati. Quanti fuggivano dall'incendio venivano uccisi dai
Romani
appostati alle uscite del campo.
6
Poco dopo
Scipione
incendiò anche il vicino accampamento di Asdrubale ed anche qui i fuggitivi vennero uccisi dai
Romani
. Nel disastro perirono quarantamila uomini,
Siface
ed Asdrubale riuscirono a fuggire con pochi superstiti, in gran parte ustionati.
7
Siface
si insediò in un luogo fortificato mentre Asdrubale si diresse a
Cartagine
nel timore che
Scipione
, dopo il massacro appena compiuto, intendesse attaccare direttamente la città.
Si discusse il da farsi nel
Senato
cartaginese e prevalse la proposta di armare un nuovo esercito e prepararsi a combattere. Si procedette a nuovi capillari arruolamenti anche da parte dei
Numidi
e pochi giorni dopo
Siface
ed Asdrubale disponevano di un esercito di trentaseimila soldati.
8
Scipione
, che aveva ripreso l'assedio di
Utica
, lo dovette nuovamente interrompere per fronteggiare il nuovo esercito nemico. Pochi giorni dopo si arrivò alla battaglia campale. Fin dal primo scontro i
Romani
, grazie alla loro superiore esperienza militare ebbero il sopravvento ed al calar della notte avevano compiuto una nuova strage.
9
Dal giorno seguente
Scipione
si dedicò, con la forza o con la diplomazia, a sottomettere le città della regione. Ciò accrebbe la paura a
Cartagine
dove si deliberò, fra l'altro, di richiamare
Annibale
in
Africa
.
Scipione
occupò
Tunisi
, la cui posizione gli permetteva di controllare
Cartagine
ed il mare antistante.
10
Mentre i
Romani
scavavano trincee intorno ad
Utica
avvistarono la flotta cartaginese. Le navi da guerra romane non erano in condizioni di combattere perché cariche di macchinari bellici e con la prua addossata alle mura, ai fini dell'assedio.
Scipione
dispose allora altre navi da carico oltre quelle da guerra a formare un muro, collegandole fra loro con travi e ponteggi e dotandole di armatissimi frombolieri. Questo espediente risultò efficace finché i
Cartaginesi
non riuscirono ad arpionare molte navi da trasporto romane e a trascinarle via.
11
Accompagnato da Lelio,
Massinissa
tornò al suo paese dove i Massili furono lieti di riconsegnargli il regno. Ma
Siface
non si rassegnava ed organizzò un nuovo esercito di gente inesperta per attaccare
Massinissa
. La battaglia fu incerta e forse
Siface
avrebbe vinto se non fosse intervenuta la fanteria leggera romana a bloccare l'assalto, mentre le insegne delle
legioni
in avvicinamento suscitavano il terrore.
12
Siface
venne catturato vivo e
Massinissa
, con il consenso di Lelio, lo portò in catene nella sua capitale
Cirta
. Davanti a questo spettacolo gli abitanti di
Cirta
furono colti dalla disperazione ed aprirono le porte della città.
Sofonisba
, moglie di
Siface
e figlia di
Asdrubale di Gisgone
, si gettò ai piedi di
Massinissa
supplicandolo di ucciderla piuttosto che darla in mano ai
Romani
. La bellezza della donna fece ardere di passione
Massinissa
che, senza riflettere, la sposò il giorno stesso. Al suo arrivo Lelio disapprovò l'avventata decisione ed ordinò che
Sofonisba
fosse consegnata a
Scipione
ma infine si lasciò convincere dalle preghiere di
Massinissa
.
13
Siface
fu portato al cospetto di
Scipione
che gli chiese ragione del tradimento del loro patto. Il re attribuì ogni responsabilità a
Sofonisba
che lo aveva sedotto e convinto a prendere le armi contro chi era stato suo ospite. Consolava
Siface
il pensiero che ora le armi della seduttrice sarebbero state usate contro il suo nemico
Massinissa
.
14
Scipione
parlò amichevolmente a
Massinissa
, esortandolo a contenere le sue passioni e a considerare che
Sofonisba
avrebbe dovuto essere sottoposta al giudizio del
Senato
romano per aver spinto alla defezione un re che già aveva accettato l'alleanza con
Roma
.
15
Turbato dalle parole di
Scipione
,
Massinissa
si ritirò disperato nella sua tenda e dopo aver lungamente meditato mandò tramite un servo una coppa di veleno a
Sofonisba
, spiegandole che non potendo mantenere la sua prima promessa, altro non gli rimaneva che mantenere la seconda: quella di farla morire prima di cadere in potere di alcuno. La donna bevve serenamente il veleno.
Scipione
, per distrarre
Massinissa
, indisse una pubblica cerimonia durante la quale lo colmò di lodi e di regali.
16
La cattura di
Siface
gettò nella disperazione i
Cartaginesi
che inviarono a
Scipione
una delegazione di
senatori
per chiedere la pace.
Scipione
dettò le sue condizioni, fra cui il ritiro degli eserciti dall'
Italia
e dalla
Gallia
, la consegna dei prigionieri, l'abbandono della
Spagna
e di tutte le isole del
Mediterraneo
ed il pagamento di vari tributi. Concesse agli ambasciatori tre giorni di tempo. I
Cartaginesi
presero tempo inviando nuovi messi anche al
Senato
romano, nell'attesa che
Annibale
tornasse in
Africa
.
17
Il
Senato
ricevette gli ambasciatori di
Massinissa
che, dopo aver ringraziato i
Romani
per la benevolenza verso il loro re, chiesero conferma del titolo regale conferito da
Scipione
a
Massinissa
e chiesero la liberazione dei
Numidi
prigionieri a
Roma
. Il
Senato
confermò ed accordò la liberazione dei prigionieri e fece ricchi doni a
Massinissa
ed ai suoi ambasciatori.
18
Durante quella stessa estate, in
Gallia
, il
pretore
Publio Quintilio Varo ed il
proconsole
Marco Cornelio combatterono contro Magone. Poichè la battaglia languiva, Quintilio lasciò un attacco della cavalleria al quale Magone reagì spingendo in avanti gli elefanti. Le belve misero in fuga i cavalieri ma furono respinte dai giavellotti degli "astati"
Romani
. Allora lo schieramento nemico cedette, tuttavia i
Cartaginesi
retrocessero ordinatamente finché Magone non venne ferito, allora fuggirono presi dal panico.
Questo evento decise la sorte della battaglia che fu molto cruenta per i vinti e per i vincitori.
19
Magone, come
Annibale
, ricevette l'ordine di tornare in
Africa
ma morì durante il viaggio a causa delle ferite.
Passarono a Cneo Servilio molte popolazioni del
Bruzio
, lo stesso
console
si scontrò con
Annibale
presso
Crotone
ma non si hanno notizie di questo combattimento che fu l'ultima impresa di
Annibale
in
Italia
.
20
Annibale
accolse l'ordine di rientrare con grande tristezza e con grande rancore verso i suoi avversari politici. Massacrò molti soldati italici che si erano rifiutati di seguirlo in
Africa
ed abbandonò in
Italia
quanti ormai considerava inutili.
Partì pieno di rimpianto per non aver attaccato
Roma
subito dopo la battaglia di
Canne
.
21
A
Roma
ci si rallegrò per la partenza dall'
Italia
di
Annibale
e Magone non senza tuttavia preoccupazione per la concentrazione degli eserciti
Cartaginesi
contro quello di
Scipione
. Furono comunque indetti pubblici ringraziamenti agli dei.
Vennero poi ricevuti, nel tempio della dea Bellona, gli ambasciatori
Cartaginesi
che volevano trattare la pace con il
Senato
.
22
Anche davanti al
Senato
Gli ambasciatori
Cartaginesi
addossarono ogni responsabilità ad
Annibale
e sostennero che secondo
Cartagine
il vecchio trattato (concluso al termine della
prima guerra punica
) era da considerarsi ancora valido, ma quando i
senatori
più anziani presero a discutere del precedente trattato gli ambasciatori si scusarono dicendo di essere troppo giovani per ricordarlo, fu perciò considerato un comportamento fraudolento, da parte dei
Cartaginesi
, l'aver mandato a
Roma
ambasciatori così disinformati.
23
In
Senato
si discusse sulle parole degli ambasciatori
Cartaginesi
e prevalse l'opinione che il nemico non intendesse veramente concludere la pace ma prendere tempo per riunire i suoi eserciti in
Africa
. Gli ambasciatori quindi furono congedati senza aver ottenuto risposta.
24
Il
console
Cneo Servilio passò in
Sicilia
con l'intenzione di inseguire
Annibale
in
Africa
, ma venne eletto
dittatore
Publio Servilio che glielo proibì.
Una flotta romana che trasportava rifornimenti per l'esercito in
Africa
naufragò davanti a
Cartagine
e nonostante la tregua indetta in occasione dell'ambasceria alcune navi da carico vennero catturate.
25
Scipione
, indignato per la violazione della tregua, inviò a
Cartagine
alcuni messaggeri per protestare. La nave dei messaggeri fu aggredita da navi
Cartaginesi
e si salvò a stento,
Scipione
considerò definitivamente infranta la tregua.
Annibale
intanto sbarcava sulla costa africana.
26
Si seppe che
Filippo Macedonia
aveva inviato aiuti a
Cartagine
e i
Romani
inviarono messi a protestare che ciò violava il trattato di pace.
Furono eletti
consoli
Marco Servilio Gemino
e
Tiberio Claudio Nerone
(
202 a.C.
). In quell'anno si ricordò un grande incendio a
Roma
ed un'inondazione del
Tevere
.
Morì
Fabio Massimo
per il quale
Livio
ricorda il detto di Ennio: un solo uomo temporeggiando salvò i destini della Repubblica.
27
Consultate in merito le
tribù
risposero all'unanimità di voler affidare a
Scipione
il comando in
Africa
. Non di meno per sorteggio fu affidato al
console
Tiberio Claudio
il compito di portare una flotta in
Africa
con autorità pari a quella di
Scipione
, mentre
Marco Servilio
ebbe in sorte l'
Etruria
.
28
A
Roma
vigeva un clima di grande agitazione: molti erano preoccupati per la potenza di
Annibale
e del suo esercito con il quale ora
Scipione
si sarebbe dovuto scontrare. Analoga situazione si verificava a
Cartagine
dove si temevano la fama ed i successi di
Scipione
.
29
Annibale
si mise in marcia verso
Zama
, a cinque giorni da
Cartagine
. Qui giunto inviò esploratori a spiare i campi dei
Romani
ma gli esploratori furono intercettati e condotti a
Scipione
che fece loro visitare liberamente quanto volevano vedere e li rimandò sotto scorta ad
Annibale
. Preoccupato da tanta sicurezza,
Annibale
mandò un messo a chiedere un colloquio a
Scipione
. Non è certo se si trattò di un'iniziativa di
Annibale
o di un ordine da
Cartagine
, comunque
Scipione
accettò l'incontro. I due generali si accordarono per avanzare gli accampamenti avvicinandoli e li stabilirono nei pressi di Naraggara (località a cento chilometri da
Zama
dove pare si sia svolta la famosa battaglia che la tradizione colloca a
Zama
).
30
Il primo a parlare fu
Annibale
, un lungo discorso dal tono fatalista sulla mutata fortuna precedette una diretta richiesta di pace.
Annibale
non ignorava che i
Romani
avevano percepito come non sincero il precedente tentativo degli ambasciatori, perciò questa volta voleva essere lui, con tutto il peso del suo comando supremo, a farsi garante della pace se i
Romani
avessero voluto concederla.
31
Scipione
rispose con un breve e sostanziale rifiuto: le condizioni trattate prima della violazione della tregua non possono più essere valide e dovrebbero essere rincarate con ammende per le navi catturate e per l'aggressione degli ambasciatori, ma se di questo si dovesse discutere
Scipione
dovrebbe rimettere la decisione al consiglio di guerra.
In breve il colloquio si concluse con un nulla di fatto ed i due generali si lasciarono convinti che ormai solo le armi avrebbero deciso il futuro.
32
In ciascuno degli accampamenti i generali parlarono agli eserciti sottolineando quanto decisiva sarebbe stata la prossima battaglia. Rammentavano le precedenti vittorie, commentavano i rapporti di forza.
33 - 35
Scipione
schierò le coorti lasciando spazi vuoti dove gli elefanti dei nemici sarebbero potuti passare senza far danno. Affidò l'ala sinistra a Lelio e pose all'ala destra
Massinissa
e i
Numidi
.
Annibale
pose in prima fila ottanta elefanti seguiti dalle schiere alleate (
Liguri
,
Galli
, Mauri), quindi i
Cartaginesi
, gli Africani, i
Macedoni
ed infine gli
Italici
che aveva portato con se più con la forza che per libera scelta.
All'ala destra pose la cavalleria cartaginese, alla sinistra quella numida.
Ebbe inizio la battaglia:
Massinissa
sconvolse la cavalleria nemica mentre gli elefanti si mostrarono pericolosi per i loro padroni perché, colpiti da molti dardi, tornavano indietro fra le schiere
Cartaginesi
. Anche Lelio sopraffece l'altra ala della cavalleria nemica, cosicchè quando entrarono in campo le fanterie i
Cartaginesi
si trovarono privi di cavalleria.
La fanteria romana avanzo rapidamente respingendo quella nemica. Le truppe ausiliarie che si trovavano in prima fila cominciarono a cedere e volgersi indietro e presto si arrivò a combattimenti fra
Cartaginesi
e loro alleati. Infine gli alleati cercarono di sfuggire verso i lati e si arrivò allo scontro fra
Romani
e
Cartaginesi
.
I
Romani
superavano i nemici per numero e coraggio, inoltre Lelio e
Massinissa
, disperse le cavallerie avversarie, tornarono indietro per prendere il nemico alle spalle. Fu questo assalto della cavalleria a far crollare l'esercito di
Annibale
che lasciò sul campo oltre ventimila uomini mentre altrettanti venivano fatti prigionieri.
Annibale
riuscì a mettersi in salvo, rifugiò ad
Adrumeto
e di qui andò a
Cartagine
dove dichiarò che non si era persa solo una battaglia ma l'intera guerra.
36
Scipione
saccheggiò gli accampamenti nemici, mandò Lelio a
Roma
a portare la notizia della vittoria e comandò alle
legioni
di avvicinarsi a
Cartagine
. Unita la sua flotta con un'altra appena arrivata sotto la guida di Publio Lentulo salpò da
Utica
per il porto di
Cartagine
. Gli andò incontro una nave con notabili
Cartaginesi
che lo supplicavano per la pace ma non ebbero risposta.
Il figlio di
Siface
, Vermina, tentò di portare aiuto ai
Cartaginesi
con un reparto di cavalleria ma venne rapidamente sbaragliato.
I
Romani
si accamparono a
Tunisi
e qui ricevettero altri ambasciatori, l'idea di distruggere
Cartagine
venne infine accantonata prevedendo le difficoltà dell'assedio ed infine il consiglio di guerra si disse favorevole a concludere la pace.
37
L'indomani
Scipione
dettò le condizioni: i
Cartaginesi
avrebbero conservato la città, le leggi ed i loro possedimenti precedenti alla guerra, ma dovevano consegnare i prigionieri, le navi da combattimento e gli elefanti addestrati. Si impegnavano a non intraprendere guerre senza il consenso dei
Romani
.
Massinissa
veniva reintegrato di tutte le sue proprietà ed inoltre erano multati per diecimila talenti d'argento e condannati alla consegna di cento ostaggi.
Tornati gli ambasciatori a
Cartagine
, Gisgone si oppose alla pace e fu fisicamente aggredito da
Annibale
. Ripresosi dallo scatto d'ira,
Annibale
si scusò e spiegò quanto la resa fosse ormai necessaria ed inevitabile.
Pare che
Annibale
partì immediatamente per rifugiarsi presso
Antioco
in modo che a
Scipione
che chiedeva la sua consegna fu risposto che
Annibale
non era più in
Africa
.
38
Dopo che i
Cartaginesi
ebbero rifuso in denaro il valore delle navi sottratte durante la tregua fu loro concesso un armistizio di tre mesi.
A
Roma
corse voce che i
Cartaginesi
avevano rotto la tregua e questa notizia, insieme ad una serie di prodigi che si verificarono in quei giorni, sparse il panico fra la popolazione.
39
Il
console
Tiberio Claudio
fece naufragio mentre tornava a
Roma
e dopo una lunga sosta in
Sardegna
per riparare le navi superstiti riportò la flotta come privato cittadino essendo nel frattempo scaduto il suo
consolato
.
L'altro
console
Marco Servilio
elesse
dittatore
Caio Servilio Gemino che scelse come maestro di cavalleria Publio Elio Peto.
Una serie di temporali impedì la convocazione dei comizi ed alle Idi di Marzo, scaduti tutti i mandati, la Repubblica fu priva di magistrati.
40
Arrivarono a
Roma
gli ambasciatori
Romani
e
Cartaginesi
, fra i primi era Lucio Veturio Filone che raccontò al
Senato
la sconfitta di
Annibale
, quella di Vermina figlio di
Siface
e la fine della guerra. Si tennero poi tre giorni di preghiera per ringraziare gli dei.
Si tennero infine i comizi.
Consoli
Cneo Cornelio Lentulo e Publio Elio Peto,
pretori
Marco Giunio Penno, Marco Valerio Faltone,
Marco Fabio Buteone
, Publio Elio Tuberone (
201 a.C.
). Prima di assegnare le province ai
consoli
i
senatori
consultarono il popolo per scegliere a chi assegnare il comando in
Africa
e tutte le
tribù
scelsero di nuovo
Scipione
.
41
Così il comando in
Africa
fu prorogato a
Scipione
e ai magistrati neo-eletti furono assegnate le altre province con opportuna ripartizione delle
legioni
e delle navi da guerra.
42
Il
Senato
ricevette gli ambasciatori di
Filippo
. Questi protestarono che i
Romani
avevano violato il trattato di pace di Fenice e chiesero la restituzione dei
Macedoni
che avevano militato per
Annibale
ed erano attualmente prigionieri dei
Romani
. Rispose Marco Furio, appositamente venuto dal fronte macedone, sostenendo che i
Romani
erano sempre rimasti nei territori dei loro alleati per difenderli dai saccheggi dei
Macedoni
. Il
Senato
ratificò l'operato degli ufficiali
Romani
e confermò il diritto di
Scipione
di tenere prigionieri quei
Macedoni
che in chiara violazione del trattato erano andati in aiuto ad
Annibale
nemico di
Roma
.
Vennero quindi ricevuti gli ambasciatori
Cartaginesi
che questa volta erano stati scelti fra i personaggi più ragguardevoli della città. Era fra loro Asdrubale detto "il Capro", antico avversario politico dei Barca, che parlò ai
senatori
Romani
esortandoli ad usare saggezza e moderazione nel definire le condizioni di pace.
43
I
senatori
erano inclini alla pace ma il
console
Lentulo era contrario, perciò i
tribuni della plebe
consultarono il popolo. Il popolo decise che si facesse la pace affidando le trattative a
Scipione
.
Gli ambasciatori chiesero di visitare i loro connazionali prigionieri a
Roma
e di poterne riscattare duecento, il
Senato
decise che quei duecento prigionieri sarebbero stati liberati senza riscatto una volta conclusa la pace.
Gli ambasciatori tornarono in
Africa
e la pace fu conclusa, i
Cartaginesi
consegnarono le navi da guerra (che
Scipione
fece bruciare), gli elefanti, gli schiavi fuggitivi ed i disertori.
I disertori
Romani
o di stirpe latina vennero giustiziati.
44
Si concluse così la
seconda guerra punica
che era durata diciassette anni.
Si racconta che al momento del versamento della prima quota del debito di guerra, nella
curia
cartaginese tutti piangevano e che
Annibale
derise quei
senatori
che - a suo dire - avrebbero dovuto piangere in precedenza, mentre i
Romani
distruggevano la potenza di
Cartagine
e non ora che si trattava solo di denaro.
Scipione
consegnò a
Massinissa
il regno paterno ed i territori presi a
Siface
, mandò la flotta in
Sicilia
al
console
Cneo Cornelio e gli ambasciatori
Cartaginesi
a
Roma
perché il
Senato
ratificasse il trattato.
45
Scipione
tornò in
Italia
e, mandano avanti in nave gran parte dell'esercito, marciò dalla
Sicilia
fra popolazioni in festa che gli rendevano onore fino a giungere a
Roma
dove entrò con uno splendido
trionfo
.
LIBRO XXXI
1
Livio
di dichiara soddisfatto di aver terminato la narrazione della
guerra punica
e si rende conto di aver occupato per i sessantatre anni del periodo delle due guerre puniche tanti libri quanti ne ha scritti raccontando la storia di
Roma
dall'inizio a quel periodo.
Alla pace con i
Cartaginesi
seguì la
guerra macedonica
, ragguardevole per la grandezza dell'impero che il nemico aveva un tempo dominato.
Questa guerra era iniziata dieci anni prima ed era durata sette anni senza particolari fatti di rilievo, i
Romani
essendo troppo impegnati contro
Cartagine
. Causa ne erano stati gli
Etoli
e l'ambigua condotta nei loro confronti di
Filippo re di Macedonia
.
Dopo la pace con
Cartagine
Filippo
che aveva a suo tempo inviato aiuti ad
Annibale
, assediò
Atene
e ne devastò il territorio. I
Romani
riaprirono le ostilità
2
Nello stesso periodo il re di
Pergamo
Attalo I
e gli abitanti di
Rodi
inviarono a
Roma
ambasciatori con preoccupanti messaggi sulla propria situazione rispetto alle attività militari di
Filippo di Macedonia
. Ai
consoli
Gneo Cornelio Lentulo e
Publio Elio Peto
fu demandata dal
Senato
ogni decisione in merito alla guerra in
Macedonia
.
Tre ambasciatori (
Gaio Claudio Nerone
, Marco Emilio Lepido,
Publio Sempronio Tuditano
) furono inviati al re d'
Egitto
Tolomeo V Epifane
per annunciare la vittoria romana su
Cartagine
e per chiedergli di comportarsi da alleato anche in caso di guerra contro
Filippo
.
Il
console
Publio Elio Peto
intervenne contro i
Galli Boi
che avevano compiuto scorrerie nel territorio degli alleati. Il suo legato Gaio Ampio, comandante delle truppe alleate, fu incaricato di invadere il territorio dei
Galli Boi
, cosa che fece con successo, ma mentre i suoi uomini erano intenti alla mietitura per gli approvvigionamenti furono improvvisamente circondati dai
Boi
. Furono uccisi circa settemila uomini, fra i quali Gaio Ampio, gli altri fuggirono e raggiunsero il campo del
console
.
3
Si decise che il
console
Publio Elio
inviasse qualcuno in
Macedonia
con la flotta che
Gneo Ottavio
avrebbe riportato dalla
Sicilia
, il
console
scelse il
propretore
Marco Valerio Levino
. Il legato Marco Aurelio Cotta riferì sulla consistenza delle forze macedoni e sulla ricerca di alleati che
Filippo
stava svolgendo.
4
Fu eletta una commissione per distribuire terreni ai soldati che avevano combattuto in
Africa
con
Scipione
.
Si tennero le elezioni ed il
consolato
andò a
Publio Sulpicio Galba
e
Gaio Aurelio Cotta
(
200 a.C.
).
Furono eletti
pretori
Quinto Minucio Rufo
,
Lucio Furio Purpurione
, Quinto Fulvio Gillone, Gaio Sergio Plauto.
Edili curuli
Lucio Valerio Flacco e Lucio Quinto Flaminino.
Edili plebei
Lucio Apustio Fullone e Quinto Minucio Rufo.
5
Gli auspici tratti per la guerra che stava per iniziare ebbero esito positivo. Gli
Ateniesi
rinnovarono la loro richiesta di aiuto. Si estrassero a sorte le province dei
consoli
.
6
Il
console
Publio Sulpicio Galba
, cui toccò in sorte la provincia di
Macedonia
, convocò i comizi per votare la guerra ed alla prima riunione la proposta venne bocciata. Si polemizzò fra
tribuni della plebe
e
senatori
e molti chiesero al
console
di ripetere la votazione.
7
Convocata l'assemblea in
Campo Marzio
, il
console
tenne un discorso spiegando che non si trattava di decidere se combattere o meno, ma se attaccare il nemico nel suo paese o attendere che
Filippo
invadesse il territorio degli alleati e poi la stessa
Italia
. Per quali siano i pericoli e le conseguenze di un'invasione dell'
Italia
valevano come esempi l'episodio di
Pirro
e quello più recente di
Annibale
.
Il
console
concluse il suo discorso invitando l'assemblea a ratificare la decisione del
Senato
.
8
Il popolo votò di nuovo e questa volta la proposta venne approvata. Si procedette quindi a distribuire gli incarichi fra
consoli
e
pretori
ed il
Senato
deliberò di preparare anche due
legioni
urbane per controllare eventuali problemi da parte delle popolazioni italiche che avevano aiutato
Annibale
.
9
Il re
Tolomeo
fece sapere che gli
Ateniesi
gli avevano chiesto aiuto contro i
Macedoni
ma egli non si sarebbe mosso se non in accordo con i
Romani
. Il
Senato
ringraziò
Tolomeo
e lo informò che i
Romani
stavano per intervenire in
Grecia
ma avrebbero tenuto presente la disponibilità di aiuti egiziani in caso di necessità. Si votarono i ludi magni ed un dono a
Giove
in caso di vittoria.
10
Un nuovo pericolo giunse inaspettato: numerose
tribù
di
Galli
si erano ribellate ed avevano organizzato un esercito di quarantamila uomini comandato da Amilcare, un ufficiale di
Asdrubale
che era rimasto a vivere fra i
Galli
.
Gli insorti avevano improvvisamente attaccato
Piacenza
devastandola, si erano quindi rivolti contro
Cremona
. I coloni di quelle città avevano chiesto aiuto al
pretore
Lucio Furio Purpurione
il quale disponendo solo di cinquemila uomini scrisse al
Senato
per chiedere rinforzi.
11
I
senatori
decretarono che il
console
Gaio Aurelio Cotta
andasse in soccorso di
Cremona
. Furono inviati ambasciatori a
Cartagine
per protestare contro il comportamento di Amilcare che costituiva una violazione del trattato di pace. I
Cartaginesi
dovevano richiamare Amilcare e consegnarlo ai
Romani
. Ambasciatori furono inviati anche a
Massinissa
con le congratulazioni per aver restaurato ed ampliato il proprio regno e con la richiesta di un contingente di cavalieri
numidi
da impiegare contro
Filippo
.
Chiesero udienza ambasciatori di Vermina, figlio di
Siface
, che scusando i propri errori con la giovane età e con la slealtà dei
Cartaginesi
, chiedeva di essere considerato re, amico ed alleato.
Il
Senato
ripose che i trascorsi suoi e del padre erano troppo ostili per poter accondiscendere alla richiesta, ma presto i
Romani
avrebbero inviato ambasciatori in
Africa
per proporre a Vermina le loro condizioni di pace ed alleanza.
Questi compiti in
Africa
furono affidati a
Gaio Terenzio Varrone
, Spurio Lucrezio e
Gneo Ottavio
(quest'ultimo aveva avuto il comando della flotta di guardia alla
Sardegna
prorogato per un altro anno).
12
Il
pretore
Quinto Minucio
che governava il
Bruzio
informò il
Senato
del furto di una somma di denaro dal tesoro del tempio di
Proserpina
di
Locri
. Il
Senato
ordinò un'inchiesta, il reintegro della somma e sacrifici espiatorii.
Avvennero alcuni prodigi fra i quali preoccupò di più la nascita di ermafroditi. Furono come sempre decretati gli opportuni rituali e sacrifici.
13
Venne a scadenza la terza rata del prestito che lo stato aveva contratto con i privati per finanziare la guerra contro
Cartagine
, ma l'impegno per la nuova guerra non permetteva all'erario di pagarla. Si decise così di distribuire ai creditori terreni di proprietà pubblica per un valore equivalente con il patto che in tempi migliori avrebbero potuto rivenderli allo stato per realizzare il contante.
14
Il
console
Publio Sulpicio
giunse a
Brindisi
dove riunì le
legioni
e sbarcò in
Macedonia
dopo due giorni di navigazione. Una parte dell'esercito fu immediatamente inviata a liberare
Atene
.
La causa prima dell'assedio di
Atene
era stato un incidente: due giovani
Acarnani
erano entrati per errore nel tempio di
Cerere
durante la celebrazione dei misteri senza essere iniziati, individuati e giudicati colpevoli di sacrilegio erano stati uccisi.
Gli
Acarnani
per aver soddisfazione di tanta ferocia chiesero aiuto a
Filippo
che inviò loro le truppe macedoni che devastarono l'
Attica
tornando in
Acarnania
cariche di bottino.
Successivamente erano stati gli
Ateniesi
a muovere guerra a
Filippo
su esortazione di
Attalo
re di
Pergamo
che aveva visitato la loro città .
15
Attalo
infatti aveva invitato gli
Ateniesi
al fianco suo e dei
Rodiesi
, approfittando del momento reso propizio dall'imminente intervento dei
Romani
.
I
Rodiesi
avevano dimostrato buone intenzioni verso gli
Ateniesi
restituendo loro alcune navi sottratte da
Filippo
e da loro recuperate. Tutto ciò convinse gli
Ateniesi
che dichiararono guerra alla
Macedonia
.
Tuttavia
Attalo
ed i suoi alleati
greci
non riuscirono a portare a termine la guerra contro
Filippo
lasciando a questi la possibilità di raccogliere altre forze ed ai
Romani
la gloria di averlo sconfitto.
16
Filippo
espugnò Maronea e avanzando verso il
Chersoneso
numerose altre città. Solo
Abido
tenne impegnati a lungo gli assedianti macedoni nonostante gli scarsi aiuti ricevuti da
Attalo
e dai
Rodiesi
.
17
Gli
Abideni
, disponendo catapulte lungo le mura, avevano resistito già a lungo quando inviarono a
Filippo
ambasciatori per proporre la resa in cambio dell'incolumità loro e degli alleati ma
Filippo
rispose che non ci sarebbe stata pace se non incondizionata.
Gli
Abideni
, imitando i
Saguntini
, si disposero a combattere all'ultimo sangue affidando ai maggiorenti della città il compito di uccidere tutte le donne e i bambini e di gettare in mare tutti i loro averi una volta che avessero visto la città perduta.
Dopo aver combattuto per l'intero giorno erano rimasti vivi pochi
Abideni
in grado di combattere. Al calare dell'oscurità i sacerdoti, il capo avvolto nelle bende sacre, si presentarono a
Filippo
per consegnargli la città .
18
Filippo
prese possesso delle ricchezze di
Abido
ma non dei suo abitanti perché questi constatando che i maggiorenti avevano consegnato la città senza uccidere le donne e i bambini furono colti dal furore del suicidio collettivo, tanto che
Filippo
concesse loro tre giorni per morire.
Lasciato un presidio ad
Abido
,
Filippo
tornò nel proprio regno. Si sentiva ormai pronto ad affrontare i
Romani
.
19
Intanto gli ambasciatori in
Africa
svolgevano le loro missioni: a
Cartagine
fu risposto loro che non si poteva far nulla contro Amilcare se non esiliarlo e confiscare i suoi beni. Comunque i
Cartaginesi
inviarono a
Roma
e all'esercito in
Macedonia
rifornimenti di grano a titolo di risarcimento.
Massinissa
avrebbe voluto inviare duemila cavalieri ma gli ambasciatori ne accettarono solo mille che furono subito imbarcati con ampie scorte di grano ed orzo. Quanto a Vermina accettò incondizionatamente tutte le condizioni di pace e di alleanza dettate dai
Romani
.
20
A
Roma
il
proconsole
Lucio Cornelio Lentulo
che aveva sostituito
Scipione
in
Spagna
(dal
206 a.C.
) raccontò le proprie imprese ed i propri successi e chiese il
trionfo
ma non sussistevano precedenti di
trionfo
per chi avesse comandato con la sola carica di
proconsole
così, nonostante l'opposizione del
tribuno della plebe
Tiberio Sempronio Longo, gli fu concessa l'ovazione.
Lentulo
aveva portato dalla
Spagna
notevoli quantità d'oro e d'argento e, attingendo a questo bottino, distribuì una gratifica ai suoi soldati.
21
Lucio Furio
si diresse a tappe forzate verso
Cremona
ed il giorno successivo all'arrivo affrontò in battaglia i
Galli
.
I
Galli
cercarono di sopraffare i
Romani
concentrandosi in un unico luogo ma, poiché il tentativo fallì tentarono di accerchiarli diminuendo la densità del centro dello schieramento e proprio qui attaccò
Lucio Furio
mentre la cavalleria romana faceva strage dell'esercito nemico. Quando i
Galli
ruppero lo schieramento e fuggirono i
Romani
li inseguirono fino a prendere d'assalto il loro accampamento. Trentacinquemila uomini furono uccisi o fatti prigionieri, duemila Cremonesi catturati dai
Galli
vennero liberati. Il cartaginese Amilcare perì nella battaglia.
22
A
Roma
questa vittoria fu festeggiata con ringraziamenti agli dei. L'altro
console
svernava nei pressi di
Apollonia
, aveva mandato
Gaio Claudio (Centone)
con delle triremi al
Pireo
e presidiava la costa contro le incursioni dei nemici e dei predoni, con grande sollievo degli
Ateniesi
.
23
Gaio Claudio
venne a sapere da esuli calcidiesi che era possibile prendere senza combattere
Calcide
, scarsamente sorvegliata dai
Macedoni
. Partì di notte, raggiunse la città e superò indisturbato le mura, aperta una porta per far entrare il grosso delle forze romane cominciò il combattimento. I
Macedoni
che si trovavano in città vennero uccisi, i granai e l'arsenale del re dati alle fiamme, i prigionieri liberati.
Romani
ed alleati tornarono al
Pireo
con un ricco bottino, purtroppo non era possibile occupare
Calcide
senza abbandonare la difesa di
Atene
.
24
Quando
Filippo
fu informato della disfatta di
Calcide
partì immediatamente con cinquemila fanti e trecento cavalieri per attaccare i
Romani
ma non trovò altro che il triste spettacolo della città devastata.
Con altrettanta rapidità si spostò ad
Atene
per cogliere di sorpresa il nemico durante la notte ma una sentinella che lo vide riuscì a precederlo per avvisare dell'arrivo del nemico.
Avendo perso l'effetto della sorpresa (lo comprese vedendo la città illuminata)
Filippo
rimandò l'attacco al giorno successivo.
Quando attaccò una parte degli
Ateniesi
uscì dalla città insieme alla guarnigione di
Attalo
e una coorte di mercenari, disponendo l'esercito in assetto di guerra all'interno delle porte.
Filippo
si pose personalmente alla testa dei propri uomini e colpì molti avversari. Quando decise di eseguire la ritirata lo fece in piena sicurezza perché quanti erano sulle mura non potevano tirare per il rischio di colpire i propri compagni.
Filippo
si accampò nei pressi della città e distrusse edifici, tombe e luoghi sacri che si trovavano in quell'amena località.
25
L'indomani nuovi contingenti di
Attalo
provenienti da
Egina
e di
Romani
provenienti dal
Pireo
entrarono in città e
Filippo
decise di allontanarsi da
Atene
.
Avendo saputo che ad
Argo
si teneva un'assemblea degli
Achei
si presentò senza essere atteso. Si discuteva delle azioni da intraprendere contro
Nabide
di
Sparta
che devastava i territori di confine e minacciava le città degli
Achei
.
Filippo
promise che avrebbe provveduto a
Nabide
se gli
Achei
avessero mandato della guarnigioni per proteggere i suoi possedimenti a Oreo,
Calcide
e
Corinto
. Tutti compresero che l'obiettivo di
Filippo
era condurre fuori dal
Peloponneso
giovani
Achei
da prendere come ostaggi per costringere le loro genti a combattere contro
Roma
.
Cicliada
, stratego degli
Achei
, trovò un pretesto per sciogliere l'assemblea e
Filippo
tornò deluso in
Attica
.
26
Intanto Filocle, prefetto di
Filippo
, saccheggiava il territorio ateniese nei pressi di Eleusi. Quando tentò di espugnare la roccaforte di Eleusi subì molte perdite ed andò a ricongiungersi a
Filippo
che stava tornando dall'
Acaia
.
Anche
Filippo
tentò di prendere Eleusi ma un presidio romano che era entrato nella fortezza lo convinse a desistere.
Pensò allora di attaccare il
Pireo
e mandò Filocle presso
Atene
per trattenere gli
Ateniesi
in città minacciando un attacco.
Il tentativo di prendere il
Pireo
fallì,
Filippo
mosse verso
Atene
ma fu respinto da un'improvvisa sortita dei difensori e tornò a devastare le campagne. Continuò a distruggere templi ed opere d'arte finché non se ne andò in
Beozia
senza aver compiuto in
Grecia
null'altro di memorabile.
27
Il
console
Sulpicio
accampato nei pressi di
Apollonia
incaricò il legato Lucio Apustio di devastare il territorio nemico. Apustio saccheggiò le zone di frontiera, prese alcune piazzeforti ed arrivò a Antipatrea (oggi Berat) e tentò di farla passare sotto la protezione romana, fallite le trattative espugnò la città, uccise tutti gli uomini adulti ed incendiò gli edifici. Per il timore di fare la stessa fine la città di Codrione (sconosciuta) si consegnò senza combattere. Apustio prese anche una città di nome
Cnido
e tornando dal
console
fu aggredito da Atenagora, prefetto di
Filippo
. Ne seguì uno scontro vittorioso per i
Romani
e l'esercito tornò incolume da
Sulpicio
.
28
Per offrire alleanza si recarono presso il campo romano i re di alcuni paesi vicini alla
Macedonia
: Pleurato re degli
Illiri
, Aminandro re degli Atamani, Bato re dei Dardani. A Pleurato e Bato il
console
rispose che si sarebbe servito del loro aiuto una volta entrato in
Macedonia
, Aminandro fu incaricato di coinvolgere gli
Etoli
.
Si organizzò anche la cooperazione con
Attalo
e con i
Rodiesi
.
Dal canto suo
Filippo
inviò
Perseo
, ancora giovanissimo, a bloccare i passi di accesso alla
Macedonia
e mandò ambasciatori agli
Etoli
per portarli dalla sua parte.
29
Ebbe luogo a
Naupatto
l'assemblea degli
Etoli
, detta panetolica, alla quale intervennero ambasciatori macedoni, ateniesi e
Romani
. I legati macedoni dissero che non era accaduto nulla di nuovo che giustificasse la rottura della pace stipulata tre anni prima fra gli
Etoli
e
Filippo
e misero in guardia gli
Etoli
contro le insidie di un'alleanza con i
Romani
e la durezza della loro dominazione.
30
Dopo i
Macedoni
parlarono gli
Ateniesi
che attaccarono duramente
Filippo
per le profanazioni compiute nel loro territorio ai danni di templi e sepolture. Lui che definiva barbari i
Romani
si era comportato in modo crudele e senza alcun rispetto per le leggi umane e divine ed altrettanto avrebbe fatto, potendo, in
Etolia
ed in tutta la
Grecia
. Per questi motivi gli
Ateniesi
invitavano gli
Etoli
a combattere
Filippo
alleandosi con i
Romani
.
31
L'ambasciatore romano
Lucio Furio Purpurione
iniziò il proprio discorso ribattendo alle accuse dei
Macedoni
a proposito di
Reggio
,
Capua
e
Siracusa
.
Ammise che durante la guerra con
Pirro
la
legione
inviata ad aiutare i Reggini si impadronì della città, ma fece presente che i responsabili di questo misfatto furono puniti con la morte e che ai Reggini fu restituita ogni cosa.
Quanto a
Siracusa
i
Romani
la liberarono dai suoi tiranni con un assedio durato tre anni e le restituirono la libertà. E' vero che la
Sicilia
è diventata una provincia romana e che le città che aiutarono
Annibale
sono ora sottoposte a tributi.
Quanto ai
Capuani
per i quali i
Romani
combatterono per decenni contro i
Sanniti
ed ai quali concessero anche la cittadinanza, come non punire la loro defezione?
Infine rivolgendosi agli
Etoli
l'ambasciatore ricorda che i
Romani
erano in guerra con
Filippo
quando gli
Etoli
avevano concluso con lui una pace separata. Tengano presenti le accuse degli
Ateniesi
(ed accuse simili potrebbero muoverle altre città) e colgano l'occasione per recuperare l'amicizia dei
Romani
.
32
Il discorso del Romano fece propendere l'assemblea a suo favore ma il
pretore
degli
Etoli
Democrito, forse corrotto da
Filippo
, propose di rimandare la decisione alla prossima assemblea.
33
Sia i
Romani
, sia i
Macedoni
lasciarono l'accampamento invernale ed ignorando ciascuno la direzione dell'altro mandarono due corpi scelti in ricognizione. Gli esploratori, dopo aver a lungo vagato, finirono per incontrarsi ed impegnarsi in un lungo combattimento dall'esito incerto senza che nessuno venisse a conoscenza delle informazioni desiderate.
34
Filippo
volle seppellire i caduti di quel combattimento, li fece recuperare e trasportare al campo, ma quando i
Macedoni
che erano abituati a combattere contro i
Greci
con aste e frecce videro le orrende ferite prodotte dalle armi da taglio romane si spaventarono e scoraggiarono molto. Tramite disertori
Filippo
trovò l'esercito romano e si accampò non distante, rimanendo colpito dall'ordine e dall'organizzazione del campo nemico. Dopo tre giorni il
console
uscì dal campo schierando l'esercito.
35
Filippo
fece uscire un contingente di cavalieri e fanti
illirici
e cretesi, ma la tecnica di combattimento e l'armamento dei
Romani
si dimostrarono subito tanto superiori da costringere il nemico ad una rapida ritirata.
36
Il giorno successivo i
Macedoni
furono di nuovo sconfitti. Trascorso un altro giorno
Filippo
rifiutò il combattimento e il
console
decise di spostare il campo per poter mandare i soldati a raccogliere frumento senza pericolo di essere aggrediti.
Filippo
, tuttavia, seguì i
Romani
e uccise molti di quelli che erano usciti per l'approvvigionamento.
37
Quel giorno i
Macedoni
avrebbero potuto riportare una grande vittoria ma si dispersero troppo inseguendo i soldati
Romani
sparsi nei campi e quando il
console
fece uscire l'intero esercito e la cavalleria questi si trovarono compatti a fronteggiare uomini che arrivavano in modo disordinato. Ciò capovolse la situazione e la vittoria toccò di nuovo ai
Romani
.
38
Ci fu chi giudicò avventata l'azione di
Filippo
e chi accusò il
console
di scarsa iniziativa per non aver dato l'assalto al campo nemico. Comunque
Filippo
, che nella battaglia aveva seriamente rischiato la vita, decise di allontanarsi, chiese un tregua per seppellire i morti e durante la notte portò via l'esercito.
39
Non sapendo dove si era diretto il nemico i
Romani
si dedicarono per alcuni giorni all'approvvigionamento, poi ripresero la marcia.
Filippo
, che intendeva sbarrare la loro strada, sbagliò la scelta del luogo in quanto pose un campo fortificato in un sito circondato da foreste che impedivano le consuete manovre delle sue falangi, bisognose di spazi aperti.
I
Romani
, formando la testuggine, passarono praticamente incolumi attraverso le inefficaci file nemiche.
40
I
Romani
proseguirono la loro marcia saccheggiando le campagne ed espugnando alcune città, compiendo un giro che li riportò nella zona pacificata di
Apollonia
da cui erano partiti.
I
Macedoni
erano stati distolti da Dardani e Atamani che avevano portato loro varie offensive.
Intanto la nuova assemblea degli
Etoli
, considerando le sconfitte subite da
Filippo
, deliberò di prendere le armi allenadosi ai
Romani
.
41 - 42
Etoli
ed Atamani cominciarono col dare l'assalto ad alcuni centri lungo la frontiera fra
Etolia
e
Tessaglia
e col razziare la campagne circostanti. Penetrarono quindi nella pianura delle
Tessaglia
ma, indisciplinati e imprudenti si accampavano in luoghi scelti a caso e si davano al cibo e al vino. L'esercito di
Filippo
li sorprese in questo stato e li mise rapidamente in fuga. Il giorno successivo gli Atamani che conoscevano bene i luoghi trovarono sentieri ignoti ai
Macedoni
per tornare in
Etolia
attraverso le montagne.
43
Atenagora generale di
Filippo
combattè contro i Dardani che tornarono nel loro territorio. Con queste modeste vittorie
Filippo
compensò in qualche modo le sconfitte subite contro i
Romani
, inoltre gli
Etoli
diminuirono di numero in quanto accettarono di inviare in
Egitto
seimila fanti e cinquecento cavalieri assoldati dal notabile Scopa.
44
All'inizio dell'estate la flotta romana comandata dal legato Lucio Apustio si congiunse con quella di
Attalo
. La speranza di ottenere aiuto in breve tempo incoraggiò gli
Ateniesi
che manifestarono il loro odio per
Filippo
emanando decreti per la distruzione delle sue statue, fu stabilito che i sacerdoti lo dovessero maledire in ogni occasione e che chi ne avesse preso le difese fosse passibile di morte.
45
Attalo
e i
Romani
si fermarono alcuni giorni al
Pireo
fra l'entusiasmo degli
Ateniesi
poi si spostarono ad
Andro
dove la città era occupata da una guarnigione macedone. Alla vista dei
Romani
quanti si trovavano in città rifugiarono nella rocca e dopo poco giorni si arresero, ottenendo di potersi trasferire incolumi a Delio in
Beozia
. I
Romani
presero il bottino lasciando l'isola ad
Attalo
. Questi, per non possedere un'isola deserta, convinse i
Macedoni
e parte dei nativi a rimanervi. La flotta continuò a navigare fra le isole fermandosi di tanto in tanto per gli approvvigionamenti. Approdata a Cassandrea la flotta venne danneggiata da una tempesta e quando gli uomini sbarcarono per aggredire la città furono sconfitti dalla guarnigione macedone che vi si trovava. Dopo questi eventi la flotta tornò in
Eubea
.
46
Apustio ed
Attalo
ebbero un incontro con gli
Etoli
i quali chiesero mille uomini ad
Attalo
che rifiutò perché quando
Filippo
aveva attaccato il suo regno gli
Etoli
non avevano voluto soccorrerlo.
Si passò quindi all'assedio della città di Oreo validamente fortificata e ben difesa dai
Macedoni
. Furono necessari lunghi lavori per attrezzare le macchine da guerra, durante i quali Apustio ed
Attalo
conquistarono due centri minori. Infine Oreo venne espugnata: la città andò ad
Attalo
, i prigionieri ai
Romani
.
47
Alla fine dell'estate la flotta tornò al
Pireo
. Apustio con parte delle navi si trasferì a
Corcira
mentre
Attalo
, dopo aver partecipato ai misteri di
Cerere
, tornò in
Asia
.
L'altro
console
,
Gaio Aurelio Cotta
, arrivò in
Gallia
a guerra finita, si adirò con il
pretore
Lucio Furio
che aveva combattuto senza attenderlo e lo mandò in
Etruria
, prese quindi a devastare il territorio nemico per poter continuare la guerra.
Lucio Furio
, approfittando dell'assenza del
console
, andò a
Roma
e chiese il
trionfo
.
48
La richiesta fu molto discussa in
senato
: contrari quanti obiettavano che il
pretore
aveva combattuto con un esercito non suo e quanti sostenevano che non fosse regolare decidere in assenza del
console
, favorevoli quanti sostenevano che Furio aveva combattuto senza aspettare il
console
perché lo scontro era inevitabile, aveva vinto la guerra con una sola battaglia salvando la colonia e liberando i prigionieri.
49
Infine il
Senato
decretò il
trionfo
per
Lucio Furio
che dovette celebrarlo senza seguito in quanto l'esercito era ancora in
Gallia
con il
console
e proprio su questo partricolare protestò
Gaio Aurelio
al suo rientro a
Roma
perché
Lucio Furio
era stato creduto senza che i soldati potessero confermare le sue imprese.
Furono celebrati i giochi offerti in voto da
Scipione
quando era in
Spagna
e furono distribuite le terre ai suoi veterani. Caio Cornelio Cetego,
proconsole
in
Spagna
, sbaragliò gli Ispani con un'importante vittoria.
Si tennero i comizi e furono eletti
consoli
Lucio Cornelio Lentulo
e
Publio Villio Tappulo
.
pretori
Lucio Quinzio Flaminino, Lucio Valerio Flacco, Lucio Villio Tappulo, Gneo Bebio Tamfilo.
50
Gli
edili curuli
distribuirono al popolo grandi quantità di grano africano a prezzo molto basso. Si tennero le esequie di
Marco Valerio Levino
con ludi funebri ed uno spettacolo di gladiatori.
Vennero eletti nuovi
edili curuli
Gaio Cornelio Cetego e Gaio Valerio Flacco e fu approvata una procedura speciale perché gli eletti non potevano prestare giuramento in quanto il primo si trovava in
Spagna
ed il secondo era
Flamine di Giove
.
LIBRO XXXII
1
Furono distributi incarichi e province ai nuovi magistrati. A
Quinto Minucio
furono prorogati i poteri per portare a termine l'inchiesta sulla profanazione del tempio di
Proserpina
a
Locri
.
Alcuni prodigi furono espiati con altrettanti rituali e sacrifici.
2
I
Cartaginesi
versarono l'argento che dovevano a
Roma
come tributi. Poichè l'argento risultò alla fusione di cattiva qualità i
Cartaginesi
risarcirono il danno in denaro. Cento ostaggi vennero rimandati a
Cartagine
. A
Narni
fu concesso di aumentare il numero dei coloni.
3
I
consoli
partirono per le province.
Publio Villio
trovò in
Macedonia
la rivolta in corso dei duemila soldati che erano stati trasferiti dall'
Africa
in
Sicilia
e da qui in
Macedonia
e che dopo tanti anni di guerra reclamavano il congedo. Il
console
trovò giusta la richiesta ma non il modo in cui veniva avanzata, esortò quindi i soldati alla disciplina promettendo che avrebbe scritto in merito al
Senato
.
4
Filippo
stava assediando la città di Taumaco nell'
Acaia
Ftiotide ma giunsero gli
Etoli
, penetrarono in città e cominciarono a fare continue sortite contro gli assedianti ed i loro trinceramenti. In considerazione di ciò e delle difese naturali della città costruita su un'altura scoscesa,
Filippo
abbandonò l'assedio e portò le truppe a svernare in
Macedonia
.
5
Filippo
era preoccupato per l'esito finale della guerra e diffidava degli alleati e dei connazionali. Inviò ambasciatori agli
Achei
perché rinnovassero l'annuale giuramento di fedeltà e restituì loro alcune città dalle quali aveva cacciato gli Elei che le avevano occupate. Per migliorare l'opinione che i suoi sudditi avevano di lui fece imprigionare Eraclide che era inviso alla popolazione.
Si dedicò alla preparazione militare delle truppe ed alla fortificazione di un passo dell'
Epiro
presso il quale mise il campo.
6
Il
console
Villio
che aveva svernato a
Corcira
si portò in
Epiro
e mosse verso il campo macedone. Arrivato al passo che
Filippo
aveva fortificato meditò a lungo se tentare di forzare il passo o di aggirarlo, intanto arrivò la notizia che Tito Quinzio eletto
console
ed assegnato alla
Macedonia
era già in viaggio verso il fronte.
Il solo
Valerio Anziate
raccontava che Villio forzò il passo e sconfisse
Filippo
mentre tutte le altre fonti di
Livio
dicevano che Quinzio prese in mano la guerra senza che fosse accaduto nulla di significativo.
7
A
Roma
vennero eletti
censori
Publio Cornelio Scipione Africano
e Publio Elio Peto.
Lucio Manlio Acidino
tornò dalla
Spagna
ma non gli fu concessa l'ovazione.
Gneo Bebio Tamfilo che aveva ricevuto la
Gallia
da
Gaio Aurelio Cotta
entrò avventatamente in territorio nemico, venne circondato dai
Galli
e perse oltre seimila soldati. Il
console
Lucio Lentulo
giunse in
Gallia
, assunse il comando dell'esercito e rimosse il
pretore
ma fu richiamato dai
tribuni della plebe
Marco Fulvio e Manio Curio i quali erano contrari alla candidatura di
Tito Quinzio Flaminino
che dopo la
questura
si presentava al
consolato
saltando l'edilità e la
pretura
. Il
Senato
stabilì che ciò era lecito ed i
tribuni
accettarono la decisione.
Furono eletti
consoli
Sesto Elio Peto
e
Tito Quinzio Flaminino
(
198 a.C.
),
pretori
Cornelio Merula,
Marco Claudio Marcello
, Marco Porcio Catone e
Gaio Elvio
.
8
Estraendo a sorte la provincia di
Macedonia
toccò a
Tito Quinzio Flaminino
e l'
Italia
a
Sesto Elio Peto
. Le altre province furono distribuite fra i
pretori
e si procedette agli arruolamenti.
Ambasciatori del re
Attalo
riferirono che poiché
Antioco
aveva attaccato il regno di
Pergamo
Attalo
non avrebbe più potuto aiutare i
Romani
a meno che questi non gli inviassero un presidio contro
Antioco
. Il
Senato
rispose che non poteva agire contro
Antioco
che, al pari di
Attalo
, era amico ed alleato dei
Romani
, quindi
Attalo
se voleva poteva interrompere il proprio aiuto contro
Filippo
. Comunque ambasciatori
Romani
avrebbero chiesto ad
Antioco
di cessare le ostilità contro
Attalo
.
9
Il
console
Tito Quinzio
con il suo esercito arrivò in
Epiro
, congedò Villio e tenne consiglio di guerra. Si decise di attaccare
Filippo
in quei luoghi piuttosto che penetrare in
Macedonia
per timore che
Filippo
si allontanasse e che l'estate trascorresse senza risultati.
10
Poiché trascorsero quaranta giorni senza combattere,
Filippo
volle tentare di trattare la pace tramite la mediazione degli
Epiroti
ma le trattative fallirono e si cominciò a combattere.
11
Un pastore offrì ai
Romani
di far loro da guida per aggirare il campo di
Filippo
ed attaccarlo alle spalle. Dopo molte incertezze
Tito Quinzio
accettò ed inviò parte dell'esercito con il pastore.
12
La manovra riuscì e quando i
Macedoni
dopo un combattimento già sfavorevole si videro accerchiati furono presi dal terrore e fuggirono. Limitò le loro perdite solo il fatto che i
Romani
non poterono inseguirli a lungo a causa della natura impervia del terreno. I
Romani
saccheggiarono il campo del re e tornarono al loro accampamento.
13
Filippo
continuò a marciare a lungo nel timore di essere raggiunto dai
Romani
. Passò in Tesagli, paese suo alleato, e distrusse diverse città portandone via gli abitanti per non lasciarli ai
Romani
. Anche gli
Etoli
, venuti a conoscenza della vittoria romana, si mossero ed espugnarono alcune città in
Tessaglia
. Intanto
Filippo
rientrava in
Macedonia
.
14
Anche gli Atamani di Aminandro fecero la loro parte conquistando la città di Gonfi sul confine fra il loro paese e la
Tessaglia
, quindi entrarono in
Tessaglia
e conquistarono altre città. Il
console
passò in
Epiro
dove si fece dare degli Atamani per avere guide esperte che lo accompagnassero in
Tessaglia
e dove arruolò molti
Epiroti
come ausiliari.
15
Giunto in
Tessaglia
il
console
espugnò la città di Faloria benché difesa da una guarnigione di duemila mercenari e gli ambasciatori di altre città gli si presentarono per consegnare la resa.
Penetrato nelle pianure tessali l'esercito romano ricevette rifornimenti dalla flotta che era approdata nel
Golfo di Ambracia
.
Filippo
non osava entrare in
Tessaglia
e si limitava a mandare aiuti nei luoghi più minacciati dal nemico.
16
Lucio Quinzio
, fratello del
console
, aveva avuto il comando della flotta ed aveva preso in consegna le navi che si trovavano a
Corcira
e quelle al
Pireo
.
Intanto la flotta di
Attalo
e quella rodiese si erano riunite all'isola di
Andro
e di qui erano passate in
Eubea
.
La città di
Eretria
resistette a lungo all'assedio di
Attalo
e dei
Rodiesi
, anche per timore della guarnigione macedone, ma quando giunse
Lucio Quinzio
dovette arrendersi.
17
Dall'
Eretria
la flotta passò a
Caristo
dove la popolazione si arrese senza combattere. I
Macedoni
che vi si trovavano furono rilasciati senza armi dietro riscatto.
Intanto il
console
assediava la città di Atrage, assedio che si rilevò inaspettatamente difficile perché una volta aperto un varco nelle mura i
Romani
trovarono in città un'agguerrita falange macedone le cui lance risultarono molto efficaci in quella circostanza.
Anche spingendo nel varco un'altra torre di legno con molti ripiani pieni di soldati il
console
non riusciva a sopraffare i
Macedoni
.
18
Alla fine, avvicinandosi l'inverno, il
console
abbandonò l'assedio e passò in
Focide
dove aveva intenzione di svernare ad Antinea di fronte al Golfo di
Corinto
. In
Focide
i
Romani
conquistarono, a volte senza combattere, alcuni centri di minore importanza mentre l'assedio di Anticira non richiese molto tempo. Gli abitanti di
Elatea
invece opposero molta resistenza e fu subito chiaro che la città doveva essere presa con la forza.
19
Nella speranza di portare gli
Achei
dalla parte dei
Romani
, il
console
inviò ambasciatori a
Sicione
e sollecitò
Attalo
, i
Rodiesi
e gli
Ateniesi
perché facessero altrettanto. Gli
Achei
erano incerti: avevano paura dei
Romani
ed erano legati da antichi vincoli ai
Macedoni
ma capivano che una volta vinta la guerra
Filippo
sarebbe stato un padrone molto duro. La seduta durò tutto il giorno con molti interventi. Per ultimi parlarono gli
Ateniesi
, che più di tutti avevano subito danni dai
Macedoni
, e si scagliarono contro gli ambasciatori di
Filippo
.
20 - 21
Il giorno successivo, riunita l'assemblea, nessuno degli
Achei
osava prendere la parola per assumere una posizione. Parlò allora il
pretore
degli
Achei
Aristeno che con un lungo discorso sollecitò i presenti ad accettare l'alleanza dei
Romani
, comunque a prendere una decisione.
22
La maggioranza dei magistrati
Achei
mise ai voti la proposta di accettare l'alleanza con i
Romani
. I Dimei e i Megapolitani che erano stati recentemente assediati dai
Romani
, insieme agli
Argivi
che erano legati da molti vincoli di amicizia o parentela con i
Macedoni
, abbandonarono l'assemblea.
23
Le altre genti achee ratificarono con il loro voto l'alleanza con
Attalo
e con i
Rodiesi
mentre per i
Romani
occorreva mandare ambasciatori al
Senato
. Per il momento si decise di inviarne al
console
Quinzio
che nel frattempo aveva iniziato l'assedio di
Corinto
.
A
Corinto
il capo della guarnigione macedone aveva assunto il governo della città. Quando i
Romani
aprirono un varco nelle mura i
Macedoni
accorsero e scoppiò un violento combattimento. Con i
Romani
militavano truppe inviate dagli
Achei
e quelle di
Attalo
mentre con i
Macedoni
c'era una massa di disertori italici fuggiti al tempo della
guerra punica
.
Attalo
e il
console
, considerata la consistenza dei presidi che si trovavano ad ogni porta della città, decisero di abbandonare l'impresa.
24
Il
console
riuscì a concludere l'assedio di
Elatea
: i
Romani
aprirono un varco fra le mura e mentre tutti i difensori si concentravano in quel punto altri soldati, superando le mura con le scale, penetravano in città. Abitanti e
Macedoni
rifugiarono sulla rocca ed il
console
promise la libertà ai primi e l'incolumità ai secondi e pochi giorni dopo occupò la rocca.
25
Alcuni maggiorenti di
Argo
consegnarono la città a Filocle, prefetto di
Filippo
.
Si oppose una guarnigione scelta di cinquecento
Achei
comandata da Enedesimo di Dime. Un messo del prefetto ordinò loro di lasciare la città senza ottenere risultati, ma quando Enedesimo vide che una grande schiera di
Argivi
veniva contro di loro insieme ai
Macedoni
, concordò con Filocle di lasciar andare i giovani
Achei
e rimase a presidiare la rocca con pochi uomini. Enedesimo e i suoi compagni vennero subito uccisi.
26
L'altro
console
Sesto Elio
non compì in
Gallia
nulla di rilevante, si dedicò a far tornare a casa i coloni che erano fuggiti da
Cremona
e da
Piacenza
.
A Sezze, non lontano da
Roma
, gli schiavi organizzarono una ribellione ma furono denunciati a
Roma
da due delatori al
pretore
urbano Cornelio Lentulo Merula. Questi partì per Sezze reclutando duemila uomini nelle campagne, arrestò i capi della congiura ed eseguì duemila condanne a morte. I superstiti portarono la rivolta a
Preneste
ma Cornelio Lentulo vi si recò e fece giustiziare altre cinquecento persone.
A
Roma
si temeva che queste rivolte fossero sobillate dagli ostaggi
Cartaginesi
e fu deciso di sottoporre gli ostaggi che si trovavano in città a particolare sorveglianza.
27
Il re
Attalo
mandò ambasciatori al
Senato
per ringraziarlo di aver convinto
Antioco
ad allontanarsi dal suo regno.
L'esercito in
Grecia
ricevette aiuti e rifornimenti da
Massinissa
, dalla
Sicilia
e dalla
Sardegna
.
Si tennero i comizi e vennero eletti
consoli
Gaio Cornelio Cetego
e
Quinto Minucio Rufo
(
197 a.C.
). Per la prima volta furono nominati sei
pretori
: Lucio Manlio Vulsone, Gaio Sempronio Tuditano, Marco Sergio Silo,
Marco Elvio
, Marco Minucio Rufo, Lucio Atilio.
28
Le province dei
pretori
furono assegnate per sorteggio, ma quando si trattò di assegnare l'
Italia
e la
Macedonia
ai
consoli
i
tribuni della plebe
Lucio Oppio e Quinto Flacco i opposero sostenendo che era opportuno che
Quinzio
, che aveva già organizzato le cose per l'anno successivo, portasse a termine la guerra. Il
Senato
accolse questa proposta ed entrambi i nuovi
consoli
ebbero l'
Italia
e l'incarico di occuparsi dei
Galli Cisalpini
che avevano defezionato. A
Tito Quinzio
fu prorogato il comando fino a nuovo ordine e a
Lucio Quinzio
venne confermato il comando della flotta.
29
Furono espiati alcuni prodigi e dedotte nuove colonie.
Il
console
Cornelio
partì per attaccare gli
Insubri
.
Quinto Minucio
, condotto l'esercito a
Genova
, cominciò la guerra dalla
Liguria
. Le città di
Casteggio
e Litubio si arresero e quasi tutta la zona al di qua del
Po
fu presto sotto il dominio romano.
30
Rimanevano da battere gli
Insubri
, i
Boi
e i
Cenomani
. In un primo momento queste tre
tribù
riunirono i loro eserciti ma quando seppero che uno dei
consoli
stava bruciando i loro campi i
Boi
si allontanarono per difendere i propri territori.
I
Romani
cercarono di far passare i
Cenomani
dalla loro parte avendo saputo che i giovani si erano armati contro il parere degli anziani e riuscirono ad ottenere la promessa che i
Cenomani
non sarebbero stati molto attivi durante la battaglia.
Gli
Insubri
non resistettero alla prima carica romana e secondo alcune fonti di
Livio
sarebbero stati aggrediti alle spalle dai
Cenomani
. Furono uccisi trentacinquemila uomini e cinquemiladuecento fatti prigionieri, fra questi il cartaginese Amilcare, promotore della guerra.
31
Il
console
Minucio
era pronto a combattere contro i
Boi
, ma quando giunse la notizia della disfatta degli
Insubri
i
Boi
si persero d'animo e si dispersero nel territorio, così il
console
riprese a devastare le campagne e a bruciare le abitazioni. Anche
Casteggio
fu data alle fiamme. Anche i
Liguri Ilvati
evitarono di combattere e si sottomisero spontaneamente ai
Romani
.
32
Scoppiò una sedizione a Opunte, una fazione chiamò in aiuto gli
Etoli
, l'altra i
Romani
. La città era controllata da una guarnigione macedone.
Filippo
chiese un colloquio a
Quinzio
e i due si incontrarono sul litorale nei pressi di Nicea. Vedendo che il
console
aveva con se rappresentanti dei suoi alleati
Filippo
rifiutò di scendere dalla nave con cui era giunto.
33
Quinzio
espose le condizioni di pace sue e del popolo romano:
Filippo
doveva richiamare tutte le guarnigioni poste nelle città greche, rendere le località occupate nell'
Illirico
e restituire al re d'
Egitto
Tolomeo
quanto gli aveva sottratto.
Gli alleati dei
Romani
avanzarono analoghe richieste per quanto riguardava le loro città e territori occupati da
Filippo
ed un rappresentante degli
Etoli
accusò
Filippo
di essere infido e sleale e di aver recato più danni ai suoi alleati che ai suoi nemici.
34 - 35
Filippo
respinse gran parte delle accuse che gli venivano mosse e da parte sua rinfacciò agli
Achei
di averlo abbandonato dopo essere stati per generazioni amici dei
Macedoni
. Il tramonto interruppe l'incontro ed il giorno successivo il re si presentò molto tardi, disse, per aver a lungo meditata o forse per togliere agli avversari l'occasione per ribattere. Chiese di parlare da solo con il
console
allontanando gli alleati. La richiesta fu rifiutata ma dopo molte discussioni venne accettata. Del lungo colloquio con
Filippo
Quinzio
riferì che il re accettava in parte le condizioni proposte ma rifiutava di lasciare alcune città fra le quali
Corinto
.
36
Agli alleati dei
Romani
le proposte di
Filippo
non piacquero e il re chiese una tregua per mandare ambasciatori a
Roma
presso il
Senato
: o la pace sarebbe stata conclusa alla sue condizioni o egli avrebbe accettato tutte le condizioni dei
senatori
. Venne stabilita una tregua di due mesi ed anche il
console
ed i suoi alleati mandarono un'ambasceria a
Roma
.
37
A
Roma
fu ascoltata per prima l'ambasceria degli alleati che chiarì come finché
Filippo
avesse controllato anche poche città in
Grecia
non si sarebbe potuto parlare di pace.
Gli ambasciatori di
Filippo
non seppero rispondere alla domanda se il re intendesse o meno cedere quelle città e furono congedati senza aver concluso nulla. Il
Senato
lasciò a
Quinzio
la decisione fra la guerra e la pace ed il
console
scelse di continuare a combattere comunicando a
Filippo
che non avrebbe più ricevuto i suoi legati se non portatori della resa incondizionata.
38
Vista la situazione,
Filippo
cominciò a raccogliere tutte le sue forze e temendo di non poter controllare la città di
Argo
, troppo lontana dal suo regno, mandò Filocle da
Nabide
tiranno di
Sparta
con la proposta di affidargli
Argo
che
Nabide
avrebbe dovuto rendergli alla fine della guerra o tenere per se in caso di sventura.
Nabide
accettò la proposta e come sua prima azione depredò gli
Argivi
con la forza, li sottopose ad un'esosa tassazione e li rese succubi della sua tirannia.
39
Immemore degli accordi con
Filippo
,
Nabide
contattò
Quinzio
per proporgli l'alleanza.
Quinzio
lo incontrò insieme ad
Attalo
e gli chiese di fare pace con gli
Achei
e di dargli aiuti militari contro i
Macedoni
.
Nabide
promise gli aiuti ed in luogo della pace fu concordata una tregua con gli
Achei
fino alla fine della
guerra macedonica
.
40
Nabide
non accettò di ritirare il suo presidio da
Argo
come veniva richiesto da
Attalo
, ma consegnò seicento
Cretesi
al
console
e stipulò la tregua con gli
Achei
.
Quinzio
si recò a
Corinto
con i
Cretesi
per dimostrare a Filocle che
Nabide
aveva defezionato da
Filippo
, ebbe un colloquio con Filocle proponendogli di passare dalla sua parte, proposta alla quale il prefetto non si mostrò del tutto negativo.
Nabide
mandò la moglie ad
Argo
a depredare le donne.
LIBRO XXXIII
1
All'inizio della primavera
Quinzio
ed
Attalo
si accamparono presso
Tebe
con l'intenzione di sottomettere il popolo dei
Beoti
.
Il
console
ed il re con una modesta scorta si avvicinarono alla città come per visitarla, andò loro incontro il
pretore
, ma
Quinzio
aveva dato ordine a duemila astati di seguirlo a distanza. Quando entrarono in città la folla non si accorse subito della colonna di armati che seguiva, così i Tebani si trovarono sotto occupazione romana quasi senza rendersene conto.
2
Il giorno successivo si tenne un'assemblea e
Attalo
prese la parola ma svenne colpito da un malore. Fu ascoltato Aristeo
pretore
degli
Achei
poi parlò
Quinzio
elogiando la lealtà di
Roma
.
Fu stipulata un'allenza con il suffragio di tutte le città della
Beozia
.
Quinzio
si fermò per qualche tempo a
Tebe
per dar modo ad
Attalo
di rimettersi, poi tornò ad
Elatea
.
3
Filippo
procedeva ad arruolamenti capillari reclutando anche i sedicenni e i soldati già congedati.
Quinzio
passò da Eraclea dove assistette all'assemblea degli
Etoli
che discutevano sulla consistenza delle truppe da mandare in aiuto ai
Romani
. Quindi procedette in
Tessaglia
dove pose l'accampamento finché non arrivarono i contingenti degli
Etoli
e di altri alleati, ricevuti i rinforzi si mise subito in marcia verso il nemico.
4
Filippo
parlò ai suoi soldati per incoraggiarli e contò le sue forze che erano numericamente vicine a quelle dei
Romani
, inferiori solo nella cavalleria.
5
Quinzio
sperò di prendere senza combattere la città di
Tebe
nella Ftiotide ma la sua speranza fu delusa ed egli corse gravi pericoli, abbandonò quindi il progetto e nell'attesa di sapere dove si trovasse esattamente
Filippo
fortificò il suo campo con una palizzata. Anche
Macedoni
e
Greci
usavano la palizzata ma la tecnica di costruzione dei
Romani
era nettamente superiore.
6
Quinzio
, accampato presso
Fere
, mandò esploratori a cercare il campo di
Filippo
. Questi, che si trovava vicino a
Larissa
, prese ad avanzare verso i
Romani
desideroso di concludere la guerra.
Le avanguardie dei due eserciti si scorsero ma non si attaccarono, vi fu un combattimento fra le cavallerie per la conquista di certe alture, combattimento reso difficile dal terreno alberato e da altri ostacoli. I due comandanti, come se si fossero accordati, decisero di spostarsi su terreno più aperto e per alcuni giorni i due eserciti marciarono paralleli ma senza scorgersi a causa di una fila di colline che li divideva. Infine si fermarono nella zona di
Farsalo
ma senza essersi localizzati l'un l'altro.
7
Filippo
si accampò nei pressi delle alture dette
Cinoscefale
.
Quinzio
inviò alcuni squadroni a cercare il nemico ammonendoli di fare attenzione per la fitta nebbia che si era levata quel giorno. I soldati in ricognizione si scontrarono con un contingente nemico. Trovandosi in difficoltà i
Romani
mandarono messaggeri al campo a chiedere rinforzi e quando questi giunsero si trovarono in vantaggio, ma da parte sua
Filippo
inviò Atenagora con tutte le truppe ausiliarie costringendo i
Romani
alla ritirata.
8
Notizie esagerate sul successo del combattimento spinsero
Filippo
, sia pur con perplessità, a schierare l'esercito per una battaglia decisiva. Da parte sua
Quinzio
non potè far altro che schierare le sue truppe.
Filippo
dispose al centro la falange e restrinse il fronte raddoppiando la profondità dello schieramento.
9
Quinzio
suonò il segnale di battaglia e si alzò altissimo il grido di guerra. L'ala destra di
Filippo
trovandosi su un'altura era avvantaggiata ma la sinistra era in disordine. La falange al centro presentava uno schieramento troppo stretto.,
Quinzio
lanciò l'attacco mandando avanti gli elefanti che terrorizzarono il nemico, un tribuno militare riuscì ad aggirare l'ala destra macedone privandola della posizione di vantaggio. I
Macedoni
poco dopo iniziarono a fuggire.
10
Filippo
fuggì dopo aver per qualche tempo osservato la battaglia da un'altura. I
Macedoni
si dispersero inseguiti dai
Romani
. I superstiti si riunirono a
Filippo
presso
Tempe
.
Stando a
Polibio
morirono ottomila nemici e settecento
Romani
. Furono catturati cinquemila prigionieri.
11
Filippo
mandò ai
Romani
un messo per chiedere una tregua per seppellire i caduti ed il permesso di inviare ambasciatori. Le due cose furono concesse. C'erano dissapori fra il
console
e gli
Etoli
che lo accusavano di prendere decisioni senza consultarli. Del resto
Quinzio
agiva così proprio per mortificare l'arroganza degli
Etoli
.
12
Concessa al nemico una tregua di quindici giorni,
Quinzio
riunì gli alleati per discutere le condizioni di pace da imporre a
Filippo
. Gli
Etoli
sostennero che l'unica garanzia di pace possibile consisteva nell'uccidere
Filippo
o nel privarlo del regno, ma il
console
rispose che questo era contrario alla tradizionale clemenza romana ed inoltre distruggere il regno di
Macedonia
voleva dire lasciare la
Grecia
esposta al pericolo di essere attaccata da altri nemici.
13
Il giorno successivo
Filippo
si presentò all'assemblea dei
Romani
e dei loro alleati e dichiarò di accettare tutte le condizioni propostegli in precedenza lasciando, quanto al resto, oni decisione al
Senato
. Sorse una contesa fra
Etoli
e
Romani
a proposito di
Tebe
. Gli
Etoli
sostenevano che la città andava a loro perché il vecchio trattato stabiliva che ai
Romani
toccassero i beni mobili, il bottino ed i prigionieri mentre città e territori spettavano agli
Etoli
.
Quinzio
rispose che questo trattato era stato infranto dagli
Etoli
e che, comunque, riguardava le città conquistate, non quelle consegnatesi spontaneamente ai
Romani
. Questo contrasto, annota
Livio
, porterà un giorno a grandi sventure (cioè spingere gli
Etoli
a chiedere ad
Antioco
di invadere la
Grecia
).
Filippo
consegnò in ostaggio il figlio Demetrio ed alcuni suoi amici e pagò duecento talenti. Si stabilì una tregua di quattro mesi per conserntire al re di mandare ambasciatori al
Senato
romano per concludere la pace.
Quinzio
si impegnò a restituire a
Filippo
denaro e ostaggi se la pace non fosse stata raggiunta.
14
In quei giorni gli
Achei
sbaragliarono presso
Corinto
Androstene, generale di
Filippo
.
Filippo
aveva inviato a
Corinto
vari contingenti per un totale di seimila uomini con i quali Androstene decise di provocare il
pretore
degli
Achei
Nicostrato che si trovava in
Sicione
e che, consapevole dell'inferiorità delle proprie forze rimaneva in città. Androstene prese a devastare i territori circostanti ed il litorale dell'
Acaia
; Nicostrato, inviando in segreto messaggi alle altre città, raccolse cinquemila fanti e trecento cavalieri che radunò in una località detta Cleone.
15
Ignaro di tutto ciò Androstene lasciò che gran parte dei suoi uomini uscissero dall'accampamento per razziare la campagna di Pellene,
Sicione
e
Fliunte
. Venutolo a sapere Nicostrato partì immediatamente da Cleone per assalire il campo di Androstene. Questi schierò i pochi uomini disponibili, che furono presto sopraffatti, e richiamò con la tromba quanti si erano allontanati.
Nicostrato inviò la cavalleria contro quelli che saccheggiavano il territorio di
Sicione
mentre quelli che provenivano disordinatamente da Pellene e
Fliunte
vennero a trovarsi fra i nemici e furono massacrati.
Vi furono millecinquecento caduti e trecento prigionieri e in un solo giorno l'
Acaia
venne liberata.
16
Prima della battaglia di
Cinoscefale
Quinzio
aveva invitato a
Corcira
i capi degli
Acarnani
, l'unica popolazione greca rimasta fedele a
Filippo
. Nell'incontro fu approvato un decreto di alleanza con
Roma
ma non tutte le genti dell'
Acarnania
erano rappresentate e più tardi la maggioranza esautorò e punì i magistrati che avevano siglato l'accordo. Questi si difesero fieramente davanti all'assemblea ed i provvedimenti contro di loro vennero revocati, l'alleanza venne comunque annullata.
17
Quando si seppe che l'alleanza era stata annullata i
Romani
assediarono
Leucade
, capitale dell'
Acarnania
. L'assedio fu reso difficile dall'accanita resistenza degli abitanti ma infine, con l'aiuto di esuli italici residenti a
Leucade
, i
Romani
penetrarono in città e, combattuta una battaglia regolare nel foro, la conquistarono.
18
I
Rodiesi
agirono per liberare da
Filippo
la regione della Perea che era appartenuta ai loro antenati. Si scontrarono con i
Macedoni
presso la roccaforte di Astrago, nel territorio di Stratonicea e li sconfissero ma non colsero l'occasione favorevole per impadronirsi di Stratonicea, capoluogo della regione.
19
I Dardani entrarono in
Macedonia
e presero a devastare la regione settentrionale,
Filippo
, nonostante le sconfitte recentemente subite, non lo tollerò e dopo un rapido arruolamento attaccò e sconfisse gli invasori mettendoli in fuga.
Intanto
Antioco
, dopo aver sottratto a
Tolomeo
alcune città della
Celesiria
, si ritirò ad
Antiochia
e si dedicò a preparare una grande armata terrestre e navale per la successiva estate, con l'intenzione di attaccare le città di
Tolomeo
in
Cilicia
,
Licia
e Caria e di portare aiuto a
Filippo
.
20
I
Rodiesi
mandarono ambasciatori da
Antioco
avvertendolo che sarebbero intervenuti se avesse superato con le sue navi il promontorio di Chelidonia in
Cilicia
in quanto non intendevano consentirgli di aiutare
Filippo
.
Antioco
assicurò che non avrebbe arrecato alcun danno ai
Rodiesi
e non avrebbe infranto l'amicizia con i
Romani
recentemente confermata con un'ambasceria presso il
Senato
. I
Rodiesi
sospesero ogni ostilità contro
Antioco
quando
Filippo
fu sconfitto a
Cinoscefale
ma continuarono ad aiutare le città alleate con
Tolomeo
ed insidiate da
Antioco
.
21
In quel periodo morì all'età di settantuno anni il re
Attalo
.
Livio
ne loda le qualità di uomo e di governante.
Nella
Spagna Ulteriore
scoppiò una guerra,
Marco Elvio
che governava la provincia comunicò a
Roma
che le popolazioni locali si erano ribellate.
22
Tornati dalla
Gallia Cisalpina
i
consoli
Gaio Cornelio e
Quinto Minucio
chiesero contemporaneamente il
trionfo
ma i
tribuni della plebe
pretesero che presentassero due distinte mozioni benché Cornelio affermasse che la sua vittoria era stata resa possibile dalle azioni di disturbo del collega.
23
A Gaio Cornelio fu concesso il
trionfo
all'unanimità ed egli lo celebrò solennemente. Fra i prigionieri che facevano parte del corteo, secondo alcuni, era il cartaginese Amilcare.
Quinto Minucio
invece di discutere la sua proposta preferì celebrare il
trionfo
sul
monte Albano
a proprie spese, come previsto da una vecchia tradizione.
24
Si tennero le elezioni e furono eletti
consoli
Lucio Furio Purpurione
e
Marco Claudio Marcello
(
196 a.C.
).
pretori
Quinto Fabio Buteone, Tiberio Sempronio Longo,
Quinto Minucio Termo
,
Manio Acilio Glabrione
, Lucio Apustio Fullone e
Gaio Lelio
.
Tito Quinzio
annunciò con una lettera la sua vittoria e poco dopo arrivarono gli ambasciatori di
Filippo
per riferire che il re avrebbe fatto qualunque cosa il
Senato
avesse ritenuto opportuno. Fu stabilito di inviare dieci legati perché consigliassero
Quinzio
nel dettare a
Filippo
le condizioni di resa, fra i legati dovevano essere Publio Sulpicio e Publio Villio che da
consoli
avevano già governato la
Macedonia
.
25
Si ripeterono più volte i ludi
Romani
ed i ludi
plebei
in un clima di grande letizia per la conclusione della
guerra macedonica
.
Il
console
Marcello desiderava la provincia di
Macedonia
e sosteneva che la pace con
Filippo
non sarebbe stata duratura ma il
Senato
assegnò l'
Italia
ad entrambi i
consoli
e rinnovò il mandato a
Tito Quinzio
.
Gaio Sempronio Tuditano,
proconsole
della
Spagna
Citeriore, venne sconfitto e perì in battaglia.
26
Si assegnarono per sorteggio le province ai
pretori
e, come era consuetudine, si tennero riti di espiazione per i prodigi che erano stati riferiti.
27 - 28
I
Beoti
chiesero a
Tito Quinzio
la restituzione dei loro connazionali che avevano militato con
Filippo
e la ottennero ma stranamente mandarono a ringraziare
Filippo
invece di
Tito Quinzio
. Anche l'elezione di un certo Brachille, capo del contingente beota che aveva combattuto con i
Macedoni
, fu un segnale poco gradito ai
Romani
ed ai capi del partito filoromano in
Beozia
. Questi ultimi congiurarono ed uccisero Brachille mentre tornava da un banchetto in compagnia di alcuni personaggi effeminati. In un primo momento furono sospettati ed arrestati gli accompagnatori di Brachille ma in seguito, su denuncia di uno schiavo, i veri responsabili vennero identificati e giustiziati.
29
Convinti che dietro questo episodio ci fosse l'istigazione dei
Romani
, i
Beoti
avrebbero voluto combattere ma non avendone i mezzi passarono al brigantaggio e nelle loro imboscate uccisero e derubarono cinquecento soldati
Romani
.
Quinzio
aprì un'inchiesta e chiese la consegna dei colpevoli ed il pagamento di una multa di cinquecento talenti, non ricevendo soddisfazione assediò le due città dove erano stati commessi più omicidi. I
Beoti
inviarono ambasciatori che non furono ricevuti, poi per intercessione degli
Achei
Quinzio
tolse l'assedio limitandosi a comminare ai
Beoti
una multa di trenta talenti.
30
Giunsero da
Roma
i dieci legati e furono definite le condizioni di pace con
Filippo
che prevedevano, oltre al pagamento di ingenti somme di denaro, la liberazione di tutte le città occupate, la limitazione della flotta e dell'esercito, il divieto di combattere senza il consenso del
Senato
romano.
31
Tutti approvarono questa pace tranne gli
Etoli
che criticarono il fatto che alcune città della
Grecia
occupate dai
Macedoni
non fossero espressamente citate come se i
Romani
avessero voluto tenerle per loro. In effetti i
senatori
nel preparare le condizioni avevano volutamente omesso
Corinto
,
Calcide
, Oreo,
Eretria
e Demetriade delegando i dieci legati e
Tito Quinzio
a decidere in merito. Il motivo era la minaccia rappresentata da
Antioco
che - era noto - stava preparando l'invasione della
Grecia
ed avrebbe certamente tentato di impadronirsi di queste città.
Quinzio
sostenne che tutta la
Grecia
doveva essere liberata, senza eccezioni, mentre alcuni dei legati condividevano le preoccupazioni espresse dal
Senato
. Alla fine si decise di rendere
Corinto
agli
Achei
ma lasciandovi una guarnigione romana che la difendesse, quanto a
Calcide
e Demetriade sarebbero per il momento rimaste ai
Romani
.
32
Si tennero i giochi istmici, erano affollati più del solito perché questa volta erano anche occasione per discutere dell'attuale situazione della
Grecia
. Prima dell'inizio dei giochi un araldo lesse il proclama con il quale si rendeva di pubblico dominio la decisione di rendere la libertà a tutte le città e a tutte le genti che erano state dominate da
Filippo
. La folla incredula volle che il proclama fosse letto una seconda volta quindi diede libero sfogo alle manifestazioni di gioia.
33
Alla fine dei giochi una grande folla accorse verso
Tito Quinzio
lanciandogli corone e nastri. Tutti volevano vedere il vincitore e toccargli la destra. Per giorni non si parlò d'altro che del popolo che affrontava la guerra a suo rischio e a sue spese per la libertà ed i diritti altrui.
34
Quinzio
e i legati ricevettero gli ambasciatori di
Antioco
ai quali dichiararono apertamente che il loro re doveva rispettare la libertà delle città greche, ovunque si trovassero, ed astenersi dall'entrare in
Europa
.
Si tenne poi una grande assemblea con i
Greci
nella quale furono esposti i dettagli del trattato con la
Macedonia
.
35
I legati
Romani
si divisero per recarsi nelle varie città da liberare. Uno di loro, Gneo Cornelio Lentulo, andò a
Tempe
in
Tessaglia
per incontrare
Filippo
e gli consigliò di mandare ambasciatori a
Roma
a chiedere alleanza e amicizia per dimostrare che non stava aspettando l'occasione per ribellarsi.
Filippo
accettò il consiglio e si affrettò a metterlo in pratica.
36
In
Etruria
si verificò una rivolta degli schiavi che fu repressa dal
pretore
Manio Acilio Glabrione
.
Il
console
Marcello
penetrò nel territorio dei
Boi
. Mentre i suoi uomini stanchi per la lunga marcia piantavano il campo furono aggrediti dai
Boi
che ne uccisero tremila. Il
console
marciò verso
Como
dove vendicò questa sconfitta con una grande vittoria e con la conquista della città.
37
Il
console
Purpurione
raggiunse il collega per riunire i due eserciti e marciarono insieme verso
Felsina (Bologna)
dove i
Boi
si arresero subito come quelli che si trovavano nelle roccaforti circostanti. Si mossero verso la
Liguria
e durante la marcia si scontrarono di nuovo con i
Boi
facendone strage. Tornato a
Roma
il
console
Marcello
celebrò il
trionfo
sugli
Insubri
e sui Comensi lasciando al collega la speranza di poterlo celebrare sui
Boi
.
38
Dopo aver svernato ad
Efeso
,
Antioco
tentò di sottomettere le città dell'
Asia
. Molte di queste si dimostravano remissive ma
Smirne
e
Lampsaco
intendevano resistergli.
Antioco
le assediò contemporaneamente. Recatosi con la flotta da
Efeso
al
Chersoneso
vi ricevette la resa spontanea di alcune città. Quando arrivò alla città di Lisimachia la trovò deserta e semidistrutta da un precedente assedio dei Traci ed ebbe l'idea di ricostruirla e ripopolarla, così iniziò i lavori, mandò a cercare gli abitanti fuggiti dall'
Ellesponto
e nel
Chersoneso
e trovò nuovi coloni, quindi guidò personalmente una spedizione in Tracia.
39
A Lisimachi
Antioco
incontrò alcuni legati
Romani
che riferirono che il
Senato
non gradiva che egli tenesse per se le città strappate a
Filippo
mentre questi era impegnato nella guerra contro i
Romani
, inoltre il suo essere entrato con la flotta e con l'esercito in
Europa
era considerato a
Roma
una vera e propria dichiarazione di guerra.
40
Antioco
replicò che stava operando in
Asia
, fuori dalla zona degli interessi
Romani
. Quanto al
Chersoneso
si trattava di territori e città appartenenti a Lisimaco e conquistati da Seleuco che per diritto di guerra appartenevano alla sua dinastia, per questo motivo egli intendeva ora riappropriarsene.
41
Mentre si tenevano questi colloqui si sparse la voce che il re d'
Egitto
era morto.
Antioco
volle approfittarne per occupare l'
Egitto
e mosse con tutta la flotta verso quel paese ma durante il viaggio venne a sapere che
Tolomeo
era ancora vivo ed abbandonò l'impresa decidendo di rivolgersi contro
Cipro
. Tuttavia una grande tempesta distrusse molte navi ed uccise un gran numero di uomini.
Antioco
tornò ad
Antiochia
essendo ormai prossimo l'inverno.
42
Vennero eletti per la prima volta i triumviri epuloni incaricati di organizzare i banchetti in onore di
Giove
durante i ludi. Si tennero le elezioni e furono eletti
consoli
Marco Porcio Catone
e
Lucio Valerio Flacco
.
pretori
: Gneo Manlio Vulsone,
Appio Claudio Nerone
, Publio Porcio Leca, Gaio Fabrizio Luscino, Gaio Atilio Labeone e
Publio Manlio Vulsone
(
195 a.C.
).
Gli
edili curuli
Marco Fulvio Nobiliore
e Gaio Flaminio distribuirono a prezzo bassissimo il grano proveniente dalla
Sicilia
.
Gli
edili plebei
Gneo Domizio Enobarbo e Gaio Scribonio Curione citarono in giudizio molti appaltatori corrotti.
43
Al
console
Catone
toccò in sorte la
Spagna
, a
Valerio
l'
Italia
.
Furono assegnate le province ai
pretori
e a
Tito Quinzio
fu prorogato il comando per un altro anno per fronteggiare
Antioco
, gli
Etoli
e
Nabide di Sparta
. Si fecero nuovi arruolamenti.
44
Dalla
Spagna
Quinto Minucio comunicò di aver ottenuto una grande vittoria sugli Ispani uccidendone dodicimila e catturandone i capi.
A
Roma
si considerava ormai imminente la guerra contro
Antioco
e ci si preoccupava molto anche di
Nabide
che, se fosse riuscito a conquistare
Argo
, avrebbe tentato di sottomettere l'intera
Grecia
.
45
Il
Senato
delegò a
Tito Quinzio
ogni decisione riguardo a
Nabide
. Intanto da
Cartagine
gli avversari di
Annibale
scrivevano a
Roma
avvertendo che il generale stava prendendo accordi con
Antioco
per aiutarlo nella guerra e che stava operando politicamente per riprendere le ostilità verso i
Romani
.
46
Annibale
in quel periodo si contrappose all'ordine dei giudici i quali, eletti a vita, governavano dispoticamente lo Stato. Riuscì a varare una legge che rendeva annuale la carica di giudice procurandosi il favore della
plebe
ed il rancore di molti influenti personaggi.
47
Annibale
accusò molti uomini politici di peculato e dimostrò pubblicamente che senza le sottrazioni dovute a negligenza o disonestà l'erario avrebbe potuto pagare i tributi ai
Romani
senza contrarre nuovi debiti. Gli accusati reagirono moltiplicando le delazioni a
Roma
ai danni di
Annibale
finché il
Senato
, contro il parere di
Scipione
, non decise di inviare tre ambasciatori ad indagare sul conto del generale cartaginese. Gli ambasciatori dichiararono che la loro missione riguardava altre questioni ma
Annibale
intuì la verità e decise di mettere in atto la fuga che già da tempo aveva progettato.
48
Annibale
partì in incognita e durante il viaggio fece tappa nell'isola di Cercina. A
Cartagine
la sua scomparsa fece scalpore ed alcuni supposero che fosse stato eliminato dai
Romani
finché non giunse la notizia che era stato visto a Cercina.
49
Gli ambasciatori
Romani
accusarono
Annibale
davanti al
Senato
cartaginese di sobillare
Antioco
per provocare una nuova guerra ed affermarono che se i
Cartaginesi
volevano dimostrare la propria estraneità ai fatti dovevano punire il generale che era sicuramente fuggito presso
Antioco
. Dopo una sosta a
Tiro
,
Annibale
arrivò ad
Antiochia
e non trovandovi il re lo raggiunse ad
Efeso
.
Antioco
era ancora incerto a proposito della guerra ma il consiglio di
Annibale
lo convinse a procedere. Contemporaneamente anche gli
Etoli
annullarono l'alleanza con
Roma
.
LIBRO XXXIV
1
I
tribuni della plebe
Marco Fundanio e Lucio Valerio proposero l'abrogazione della legge Oppia che era stata varata nel
215 a.C.
dal
tribuno della plebe
Gaio Oppio. Questa legge, nel clima della
guerra punica
, proibiva alle matrone di esibire vesti colorate e di andare in carrozza in città se non nelle festività religiose.
I
tribuni della plebe
Marco e Publio Giunio Bruto difendevano la legge Oppia e la contesa era ravvivata dalle matrone che affollavano il
Campidoglio
e si appellavano ai magistrati per far abrogare la legge.
2 - 4
Il
console
Marco Porcio Catone
pronunciò un lungo discorso "antifemminista" in difesa della legge Oppia deprecando il lusso che le matrone volevano ostentare e la loro libertà di costumi nell'avvicinare i magistrati e tentare di influenzarne le decisioni.
5 - 7
Rispose a
Catone
il
tribuno
Valerio che obiettò che non si trattava si un fatto inaudito se le donne si riunivano in pubblico per far sentire la loro voce e citò gli esempi delle
Sabine
, della moglie e della figlia di
Gneo Marcio Coriolano
e, ai suoi giorni, del corteo che aveva accolto l'arrivo a
Roma
del simulacro di
Cibele
.
Quanto alla legge, Valerio sostenne che andava abrogata perché era stata istituita in tempi di grande austerità e non era giusto che, ora che si vivevano tempi migliori, non potessero goderne anche le donne.
8
Il giorno successivo una gran folla di donne presidiò le porte di Marco e Publio Bruto che difendevano la legge Oppia minacciando di non muoversi finché non avessero ritirato il loro veto. La legge venne abrogata. Subito dopo il
console
Catone
partì con il suo esercito e seguendo le coste della
Liguria
e della
Francia
arrivò in
Spagna
dove sbarcò le truppe.
9
Catone
sostò a Emporia (Ampurias). Questa città era divisa in due parti, una abitata da Ispani e l'altra da
Greci
provenienti da
Marsiglia
. I
Greci
commerciavano con gli Ispani ma avevano paura di loro e sorvegliavano continuamente il muro divisorio e la sua unica porta. Qui
Catone
soggiornò alcuni giorni facendo addestrare i soldati nell'attesa di scoprire la posizione dei nemici.
10
Mentre Marco Fulvio lasciava la
Spagna Ulteriore
si scontrò con i
Celtiberi
e li sconfisse. Raggiunse l'accampamento di
Catone
e di lì partì per
Roma
dove fu accolto con l'ovazione. Era rimasto in
Spagna
quasi due anni perché all'arrivo del successore Quinto Minucio era stato trattenuto da una grave malattia. Due mesi dopo rientrò anche Minucio e celebrò il
trionfo
versando all'erario cospicui bottini.
11
Catone
, ancora accampato presso Emporia, ricevette ambasciate degli
Ilergeti
(alleati dei
Romani
) venuti a chiedere aiuto contro gli Ispani che li stavano attaccando. Il
console
rispose che, minacciato a sua volta dalla vicinanza del nemico non avrebbe potuto aiutarli e quelli si gettarono ai suoi piedi supplicando ed avvisando che, senza soccorsi, sarebbero stati costretti alla defezione.
12
Dopo una notte tormentata dai dubbi
Catone
prese la sua decisione: non poteva separare le sue truppe ma avrebbe fatto credere agli
Ilergeti
in un soccorso imminente che in realtà non intendeva inviare. Non sarebbe stata la prima volta che la speranza di aiuto infondesse coraggio per resistere. Così mostrò agli ambasciatori, prima di congedarli, che un terzo dei suoi uomini si stavano preparando per andarli ad aiutare.
13
In attesa della buona stagione,
Catone
fece esercitare le reclute con frequenti razzie nelle campagne del nemico durante le quali catturò numerosi prigionieri. Giunto il momento parlò al suo esercito annunciando che era ormai prossima la battaglia campale contro quei popoli che avevano violato il trattato dell'
Ebro
.
14
Catone
uscì dal campo a mezzanotte e condusse con una manovra ad arco le sue truppe oltre l'accampamento nemico. All'alba inviò tre coorti davanti alla palizzata le quali, fingendo di fuggire, attirarono il nemico fuori dall'accampamento.
I
Romani
attaccarono mentre i nemici si stavano ancora schierando ma la cavalleria dell'ala destra fu respinta e ciò produsse momenti di timore, ma il
console
in campo tenne la situazione sotto controllo.
finché si combattè con armi da lancio l'esito fu incerto, ma quando si passò al corpo a corpo i
Romani
puntarono tutto sul loro valore.
15
Facendo entrare in battaglia coorti ausiliarie e la seconda
legione
che aveva tenuto di riserva
Catone
risolse la battaglia a suo favore, inseguì il nemico fino al suo accampamento e penetrato oltre la palizzata fece strage, dicono le fonti di
Livio
, di quarantamila uomini.
16
Il giorno successivo, dopo poche ore di riposo,
Catone
mandò i soldati a saccheggiare le campagne. Questo fatto e la sconfitta subita spinsero gli Ispani alla resa.
I
Romani
si misero in marcia raccogliendo la resa spontanea delle città che incontravano e quando giunsero a
Tarragona
tutta la
Spagna
al di qua dell'
Ebro
era sottomessa. I Bergistani che abitavano la Turdetania, una regione della
Spagna Citeriore
, si ribellarono e dopo un primo tentativo di sedarli
Catone
li catturò tutti e furono venduti come schiavi.
17
Il
pretore
Quinto Manlio prese in consegna l'esercito del suo predecessore Quinto Minucio e quello di
Appio Claudio Nerone
proveniente dalla
Spagna Ulteriore
e partì per la Turdetania. I Turdetani erano notoriamente imbelli ma fidando sul loro numero affrontarono i
Romani
e vennero rapidamente sconfitti. A quel punto assoldarono diecimila
Celtiberi
per continuare la guerra con un esercito di mercenari. Intanto il
console
fece disarmare tutti gli Ispani al di qua dell'
Ebro
, ciò costernò gli Ispani tanto che molti di loro si uccisero per l'umiliazione. Il
console
convocò i
senatori
di tutte le città per trovare un accordo affermando di cercare il modo più indolore per evitare ribellioni. Chiese loro consiglio ed accordò qualche giorno per riflettere ma poiché quelli, riconvocati, non rispondevano fece distruggere le mura di tutte le città.
18
Le difficoltà di
Catone
nel sottomettere gli Ispani erano maggiori di quelle incontrate nelle precedenti missioni in
Spagna
perché allora si era trattato di liberare gli Ispani dai
Cartaginesi
, ora si doveva togliere loro la libertà.
Il
console
era instancabile, seguiva personalmente ogni questione, non godeva di alcun privilegio e viveva come il più umile dei suoi soldati.
19
In difficoltà a causa dei
Celtiberi
,
Publio Manlio
scrisse al
console
e questi accorse in suo aiuto con le
legioni
. Dopo qualche modesto scontro con i Turdetani, il
console
mandò ambasciatori ai
Celtiberi
offrendo tre proposte: passare ai
Romani
per un compenso doppio, tornare alle loro case senza combattere, scegliere il giorno ed il luogo della battaglia.
I Turdetani disturbarono la riunione e non si giunse ad una conclusione. Visto che non riusciva ad indurre i
Celtiberi
a combattere il
console
decise di attaccare Seguntia dove i
Celtiberi
avevano lasciato salmerie e bagagli.
20
Con sole sette coorti il
console
si impadronì di alcune città mentre altre passarono spontaneamente dalla sua parte. I
Lacetani
che abitavano luoghi boscosi erano in armi perché sapevano di aver saccheggiato le campagne degli alleati. Il
console
attaccò la loro città con le sette coorti e con un contingente di alleati, intanto fece penetrare le sue coorti in città dalla parte opposta. A questo punto i
Lacetani
si arresero.
21
Il capo dei Bergistani disertò passando al
console
, questi lo mandò ad occupare la rocca e con le sue truppe prese facilmente la città di Gerio.. Quanti erano passati ai
Romani
furono lasciati liberi e conservarono i loro beni mentre gli altri Bergistani furono venduti e i numerosi briganti che si trovavano in città furono messi a morte.
22
L'altro
console
Lucio Valerio Flacco
si scontrò in
Gallia
con i
Boi
e li sconfisse.
In
Grecia
Tito Quinzio
ricevette dal
Senato
la dichiarazione di guerra contro
Nabide
di
Sparta
. Egli indisse a
Corinto
l'assemblea degli alleati e rimise loro ogni decisione in merito alla partecipazione a quella guerra.
23
Gli
Ateniesi
, sempre molto grati ai
Romani
, aderirono senza esitazioni, mentre gli
Etoli
accusarono i
Romani
di slealtà e di cercare nella guerra contro
Nabide
un pretesto per lasciare il loro esercito in
Grecia
. Se i
Romani
avessero riportato le
legioni
in
Italia
si impegnavano gli
Etoli
stessi a fare in modo che
Nabide
liberasse
Argo
.
24
Gli
Achei
presero posizione contro gli
Etoli
accusando di voler occupare
Argo
per avere nel
Peloponneso
una base per le loro scorrerie.
Tito Quinzio
invitò tutte le città che aderivano a preparare contingenti militari ed inviò ambasciatori ali
Etoli
per chiarirne le intenzioni.
25
Tito Quinzio
rinviò al
Senato
una delegazione di
Antioco
che proponeva alleanza, quindi marciò verso
Argo
unendo il proprio esercito a quelli degli alleati. In
Argo
si verificò un tentativo di rivolta contro gli
Spartani
ma i ribelli furono uccisi o fuggirono presso i
Romani
.
26
Quinzio
tenne un consiglio di guerra alla fine del quale decise di non assediare
Argo
ma di attaccare direttamente
Sparta
. Intanto riceveva altri aiuti dagli alleati e formava una flotta con le navi romane, arrivate con
Lucio Quinzio
, quelle rodiesi e quelle del re
Eumene
.
Ai
Romani
si unirono anche molti esuli
spartani
cacciati dal tiranno con a capo Agesipoli al quale apparteneva il trono per diritto di nascita che da bambino era stato espulso da
Licurgo
dopo la morte di Cleomene.
27
Nabide
era consapevole che le sue forze erano inferiori a quelle nemiche pur avendo chiamato mille
Cretesi
ed assoldato mercenari. Inoltre, temendo insurrezioni all'interno, fece uccidere ottanta cittadini sospetti e molti iloti per suscitare un terrore che tenesse lontana ogni ribellione.
28
Gli ausiliari di
Nabide
attaccarono i soldati che
Quinzio
aveva incaricato di piantare il campo nei pressi di
Sparta
, cogliendoli di sorpresa e spargendo il panico ma al sopraggiungere delle
legioni
furono rapidamente messi in fuga.
Il giorno dopo
Quinzio
marciò con l'intero esercito intorno alla città e quando i
Macedoni
di
Nabide
attaccarono la retroguardia ci fu battaglia ed alla fine i mercenari fuggirono inseguiti dai soldati
Achei
.
I
Romani
devastarono le campagne circostanti senza che gli
Spartani
osassero più uscire dalle mura.
29
Lucio Domizio si impadronì di alcune città della costa quindi cinse d'assedio la città di
Giteo
che era il deposito dei rifornimenti marittimi degli
Spartani
. La città era molto ben difesa e l'assedio fu difficile ma quando arrivò
Tito Quinzio
e schierò quattromila soldati scelti gli abitanti si arresero.
30
Vedendosi così tagliato fuori anche dalla costa (tutto l'entroterra era in mano ai nemici)
Nabide
chiese ed ottenne un colloquio con
Tito Quinzio
.
31
Nabide
, davanti ai
Romani
, sostenne di non aver occupato
Argo
ma di averla ricevuta quando era dalla parte di
Filippo
. Affermò di non aver violato in alcun modo l'alleanza con
Roma
e di non comprendere il motivo della presente ostilità.
32
Tito Quinzio
ribattè che l'alleanza era stata stipulata fra
Roma
ed i legittimi re di
Sparta
e non con un tiranno usurpatore. Accusò con veemenza
Nabide
di violenza, stragi ed altri misfatti e di aver violato gli accordi sia conquistando Messene, città amica dei
Romani
, sia intrecciando rapporti con
Filippo
loro nemico.
33
Nabide
affermò che avrebbe liberato
Argo
e restituito prigionieri e disertori ma l'assemblea degli alleati era dell'opinione di continuare la guerra per liberare
Sparta
dalla tirannide e non dare l'impressione che i
Romani
, liberatori della
Grecia
, tollerassero simili despoti e ne ratificassero l'operato. Dal canto suo
Tito Quinzio
era incline alla pace perché temeva che l'assedio di
Sparta
durasse troppo a lungo, del resto egli avrebbe avuto bisogno di tutte le risorse disponibili per fronteggiare
Antioco
che stava proseguendo le sue operazioni. Temeva anche - ma non lo disse - che un nuovo
console
lo sostituisse togliendogli la gloria della guerra da lui iniziata.
34
Abilmente
Quinzio
finse di accettare la decisione degli alleati ma li esortò a chiedere finanziamenti e rifornimenti alle loro città per coprire le esigenze di un lungo assedio invernale. Le difficoltà che prevedevano nell'ottenere i finanziamenti spinsero i delegati degli alleati a cambiare idea ed autorizzarono
Quinzio
ad agire come preferiva.
35
Quinzio
preparò le condizioni di resa per
Nabide
: sgombero di
Argo
e di qualsiasi città da lui occupata, restituzione di schiavi e beni razziati a Messene, divieto di combattere, possedere una flotta e cercare alleanze, pagamento di tributi. La pace doveva essere ratificata dal
Senato
romano e ciò rendeva necessaria una tregua di sei mesi.
36
Nabide
non gradì queste condizioni e ne parlò in segreto con i suoi cortigiani ma questi non furono riservati e la notizia si diffuse in città. Molti furono scontenti, fra questi i mercenari che con la pace non avrebbero più ricevuto il soldo.
37
Visto il malcontento diffuso a
Sparta
,
Nabide
convocò in assemblea i cittadini e dopo aver descritto loro le condizioni poste dai
Romani
esagerandone l'onerosità, chiese loro cosa intendessero fare. La maggioranza decise per la guerra e poco dopo iniziarono le sortite dalle mura, sortite che i
Romani
respinsero con facilità.
38
Quinzio
cinse d'assedio
Sparta
, disponeva di oltre cinquantamila uomini che circondarono completamente la città. Gli
Spartani
erano in preda al terrore e lo stesso
Nabide
perse il controllo di se stesso.
39
Al primo assalto gli
Spartani
stavano per cedere e sarebbero stati sopraffatti se non avessero incendiato gli edifici più vicini alle mura. L'incendio costrinse i
Romani
già entrati in città ad uscirne rapidamente per non rimanere isolati e quelli che erano ancora fuori ad indietreggiare.
Quinzio
dovette suonare la ritirata.
40
Nonostante ciò l'indomani
Nabide
si arrese alle condizioni già dettate dai
Romani
e consegnò denaro ed ostaggi. Gli
Argivi
, alla notizia della resa di
Sparta
, cacciarono la guarnigione di
Nabide
e quando
Quinzio
li raggiunse lo accolsero con entusiasmo.
41
Per festeggiare gli
Argivi
indissero i Giochi Nemei e ne affidarono la presidenza a
Quinzio
.
Achei
ed
Etoli
criticavano il fatto che a
Nabide
fosse rimasto il governo di
Sparta
.
Quinzio
ricondusse le truppe ad
Elatea
.
42
Le buone notizie dalla
Grecia
e dalla
Spagna
giunsero contemporaneamente a
Roma
e il
Senato
decretò pubbliche preghiere di ringraziamento agli dei.
Si tennero le elezioni:
consoli
Publio Cornelio Scipione Africano
per la seconda volta e
Tiberio Sempronio Longo
(
194 a.C.
).
pretori
:
Publio Cornelio Scipione Nasica
(
Spagna Ulteriore
),
Gneo Cornelio Merula
(
Sardegna
),
Gneo Cornelio Blasione
(
Sicilia
),
Gneo Domizio Enobarbo
(giurisdizione urbana),
Sesto Digizio
(
Spagna Citeriore
),
Tito Iuvenzio Talna
(giurisdizione forestiera).
43
Furono assegnati gli incarichi ai
pretori
, entrambi i
consoli
ebbero per provincia l'
Italia
. A
Tito Quinzio
e a
Marco Porcio Catone
fu ordinato di riportare gli eserciti in
Italia
e congedarli.
44
Furono eletti
censori
Sesto Elio Peto e
Gaio Cornelio Cetego
che nominarono il
console
Publio Scipione
principe del
Senato
e radiarono tre
senatori
.
Furono celebrati ludi votivi durante i quali
Pleminio
, che si trovava in carcere per i crimini commessi a
Locri
, tentò di far appiccare un incendio a
Roma
da alcuni complici per poter evadere nella confusione. Denunciato dai suoi complici venne giustiziato.
45
Commissioni appositamente nominate furono incaricate di dedurre nuove colonie in
Campania
e nel
Bruzio
. Tito Sempronio Longo, Marco Servilio e Quinto Minucio Termo si occuparono di
Pozzuoli
,
Volturno
,
Literno
,
Salerno
, Buxento.
Decio Giunio Bruto, Marco Bebio Tanfilo, Marco Elvio si recarono a Siponto.
Lucio Cornelio Merula e Caio Salonio dedussero una colonia a Tempsa.
Gneo Ottavio
, Lucio Emilio Paolo e Caio Pletorio a
Crotone
.
Furono espiati i prodigi segnalati nel corso dell'anno.
46
In
Gallia
il
console
Lucio Valerio Flacco
sconfisse i
Boi
e gli
Insubri
nei pressi di
Milano
.
Marco Porcio Catone celebrò il
trionfo
sugli Ispani. Il
console
Tiberio Sempronio
fronteggiò una rivolta dei
Boi
comandata da
Boiorige
e chiamò il collega in suo aiuto ma mentre temporeggiava nell'attesa fu attaccato dal nemico e lo affrontò in un serrato combattimento.
47
La battaglia fu lunga ed incerta ed i
Boi
riuscirono a penetrare nell'accampamento romano ma furono respinti da una coorte scelta. Infine i
Galli
vinti dalla stanchezza e dalla sete si ritirarono nel loro accampamento ed anche il
console
suonò la ritirata ma alcuni
Romani
rimasero presso la palizzata dei
Boi
e furono sbaragliati.
I
Boi
persero undicimila uomini, i
Romani
cinquemila.
48
Le fonti non concordano su quanto fece il
console
Scipione
: secondo alcuni si unì al collega e saccheggiò il territorio nemico, secondo altri non compì imprese da menzionare.
Tito Quinzio
trascorse l'inverno a
Elatea
amministrando la giustizia, quindi convocò un'assemblea a
Corinto
dove parlò delle imprese sue e di quanti l'avevano preceduto in
Grecia
. Il consenso era unanime tranne che per aver lasciato a
Nabide
il governo di
Sparta
.
49
Quinzio
spiegò che rimuovere
Nabide
avrebbe significato la distruzione di
Sparta
e che egli aveva preferito salvare la città il cui tiranno ormai non era più in condizioni di nuocere. Annunciò la partenza sua e dell'esercito e raccomandò ai
Greci
di amministrare bene la propria libertà mantenendo la pace e la concordia.
50
Quinzio
richiese il riscatto e la liberazione di tutti i
Romani
che si trovavano in
Grecia
in condizioni di schiavitù (per lo più prigionieri venduti da
Annibale
) e lasciò
Corinto
fra le acclamazioni della folla. Ordinò ai suoi legati di riunire esercito e flotta a
Orico
in
Epiro
da dove intendeva partire per
Roma
.
51
Egli marciò attraverso la
Tessaglia
, ritirò le guarnigioni di
Calcide
e Demetriade e ripristinò un certo ordine politico in quelle città.
52
Dopo aver navigato da
Orico
a
Brindisi
, l'esercito risalì l'
Italia
. A
Roma
i
senatori
ascoltarono il resoconto dettagliato delle imprese di
Quinzio
e gli concessero il meritato
trionfo
che durò tre giorni con grande mostra di prigionieri e di bottino.
53
Furono dedotte due nuove colonie e dedicati i templi di Giunone Matuta nel Foro Olitorio, quello di Fauno e quello di
Giove
sull'
Isola Tiberina
.
54
Si elessero i nuovi
consoli
,
Lucio Cornelio Merula
e
Quinto Minucio Termo
(
193 a.C.
). I
pretori
:
Lucio Cornelio Scipione
(fratello dell'
Africano
),
Marco Fulvio Nobiliore
, Gaio Scribonio, Marco Valerio Messalla, Lucio Porcio Licino e Gaio Flaminio.
Edili curuli
Aulo Serrano e Lucio Scribonio Libone che inserirono per la prima volta spettacoli teatrali durante le feste
megalesi
.
55
Si verificarono numerosi terremoti a seguito dei quali si tennero cerimonie e pubbliche preghiere. Furono assegnati gli incarichi ai nuovi
pretori
.
56
Mentre non ci si aspettava alcuna guerra i
Liguri
invasero il Pisano ed i
Galli
attaccarono
Piacenza
. Furono sospesi i congedi ed operati nuovi arruolamenti, ebbe il comando in quella guerra il
console
Lucio Cornelio Merula
.
57
Quinzio
chiese al
Senato
di ratificare le decisioni che aveva preso in
Grecia
con i dieci legati dopo aver ascoltato le varie ambascerie greche. A
Quinzio
stesso fu dato incarico di ascoltare gli ambasciatori di
Antioco
i quali richiedevano un trattato d'alleanza senza condizioni non essendo il loro un accordo fra nemici o fra vincitori e vinti.
58
Quinzio
ribadì che l'alleanza poteva essere conclusa solo se
Antioco
avesse liberato le città greche da lui occupate in
Asia
e se si fosse tenuto lontano dall'
Europa
.
Gli ambasciatori sostennero che
Antioco
aveva dei diritti su quelle città che erano state conquistate dal suo antenato Seleuco sconfiggendo Lisimaco ma
Quinzio
rispose che i
Romani
intendevano garantire a tutti i
Greci
libertà da qualsiasi dominazione straniera.
59
Il colloquio fu riferito a tutti gli ambasciatori
greci
e
Quinzio
garantì che i
Romani
avrebbero fermato
Antioco
come avevano fatto con
Filippo
. Si decise di rimandare la questione per dare il tempo per riflettere ad
Antioco
e di inviare a questi degli ambasciatori.
60
Da
Cartagine
giusero conferme che
Annibale
si era unito ad
Antioco
e che cercava di convincerlo a muovere guerra contro l'
Italia
e contro la stessa
Cartagine
.
61
Annibale
mandò a
Cartagine
un certo Aristone di Tiro per dare istruzioni ai suoi amici senza correre il pericolo di scrivere lettere che potevano essere intercettate. Aristone svolse la sua missione ma destò sospetti ed i
Cartaginesi
intendevano arrestarlo ed inviarlo a
Roma
. Aristone riuscì a fuggire ed i
Cartaginesi
mandarono a
Roma
ambasciatori per riferire questo evento e per lamentarsi delle offese loro recate da
Massinissa
.
62
Il
Senato
ascoltò con preoccupazione quanto riferito dagli ambasciatori a proposito di Aristone temendo di dover combattere contemporaneamente contro
Antioco
e
Cartagine
.
In merito alla disputa con
Massinissa
per il possesso di certi territori si decise di inviare
Scipione Africano
,
Gaio Cornelio Cetego
e
Marco Minucio Rufo
come arbitri per dirimere la questione sul posto ma questi lasciarono, forse volutamente, la contesa irrisolta.
LIBRO XXXV
1
Nella
Spagna Citeriore
il
pretore
Sesto Digizio
subì numerose sconfitte ad opera della popolazione ribellatasi dopo la partenza di
Catone
. Invece
Publio Cornelio Scipione
al di la dell'
Ebro
riportò una grande vittoria sui
Lusitani
che devastavano la
Spagna Ulteriore
.
2
Il
pretore
Gaio Flaminio, che doveva partire per sostituire
Sesto Digizio
, chiese delle
legioni
urbane per rinsaldare l'esercito in
Spagna
ma il
Senato
decise che arruolasse rinforzi fuori dall'
Italia
, perciò Flaminio durante il viaggio reclutò milizie in
Sicilia
,
Africa
e
Spagna
.
3
I
Liguri
stavano assediando
Pisa
quando il
console
Minucio vi arrivò con le sue truppe e, visto che i nemici si erano allontanati, entrò in città. Pose il suo accampamento non distante da quello dei
Liguri
e cercò di evitare saccheggi nel territorio dei
Pisani
ma non osava attaccare battaglia perché disponeva di soldati inesperti e non affidabili.
4
L'altro
console
Lucio Cornelio Merula
penetrò nel territorio dei
Boi
e visto che il nemico evitava di combattere si dedicò impunemente al saccheggio. Quando infine mosse verso
Modena
i
Boi
gli tesero un'imboscata notturna ma il
console
se ne accorse e dispose le proprie truppe. Anche i
Boi
compresero che ormai non avrebbero potuto evitare un combattimento regolare.
5
La battaglia cominciò nel primo mattino e durò a lungo con esito incerto. I
Boi
erano in difficoltà per il calore del sole, il
console
se ne rese conto e comandò un assalto della cavalleria che disperse molti nemici. Tuttavia i
Boi
erano molto numerosi e resistettero a lungo prima di cedere e fuggire. Quel giorno perirono quattordicimila
Boi
ma anche i
Romani
persero cinquemila soldati e diversi ufficiali.
6
Quinto Minucio, cui toccava per sorteggio di tenere i comizi, fece chiedere al collega di sostituirlo per non lasciare
Pisa
in una situazione incerta. Anche
Lucio Cornelio
scrisse a
Roma
riferendo la sua vittoria sui
Boi
, ma un suo luogotenente scrisse privatamente a molti
senatori
screditando il
console
ed attribuendo ai suoi errori le pesanti perdite subite.
7
La questione fu rimandata perché ci si stava occupando del grave problema dell'usura. Gli usurai, per eludere le leggi romane, intestavano i propri crediti agli alleati che a tali leggi non erano soggetti. Dopo un'inchiesta che portò alla luce molti casi di strozzinaggio si decise che anche gli alleati fossero sottoposti alle normative romane in materia di debiti ed interessi.
In quel periodo in
Spagna
non accadde nulla di notevole fatta eccezione per una vittoria di Marco Fulvio sui Vaccei e
Celtiberi
nei pressi di
Toledo
.
8 - 9
Il
console
Lucio Cornelio
si recò a
Roma
per i comizi e chiese il
trionfo
ma la sua proposta fu sospesa per l'assenza del legato che lo aveva criticato con le sue lettere.
Furono come di consueto espiati i prodigi e fu fondata la colonia latina di
Castro Ferentino
.
10
Dopo un'infuocata campagna elettorale furono eletti
consoli
Lucio Quinzio
e
Gneo Domizio Enobarbo
(
192 a.C.
), deludendo le aspettative dell'
Africano
che aveva sostenuto la candidatura di
Publio Cornelio Scipione
e di
Gaio Lelio
.
Vennero eletti
pretori
: Lucio Scribonio Libone, Marco Fulvio Centumalo, Aulo Atilio Serrano, Marco Bebio Tanfilo, Lucio Valerio Tappone, Quinto Selonio Sarra.
11
In
Liguria
l'esercito consolare, durante una marcia, venne intrappolato in una strettoia della quale i nemici avevano bloccato entrambe le uscite. I cavalieri
numidi
fingendo di non saper governare le proprie cavalcature inscenarono una ridicola esibizione avvicinandosi ed allontanandosi dai nemici. Quando questi si distrassero osservandoli e deridendoli, i
Numidi
si lanciarono forzando il blocco e si precipitarono fuori dalla gola ad incendiare i villaggi
Liguri
. I nemici accorsero in soccorso delle proprie case e l'esercito romano fu libero di uscire dalla strettoia.
12
Gli
Etoli
, sempre ostili ai
Romani
, inviarono ambasciatori a
Sparta
e a
Filippo
per indurli con vari argomenti a riaprire le ostilità contro
Roma
.
13
L'unico a reagire a queste sollecitazioni fu
Nabide
che assediò
Giteo
. Gli
Achei
che avevano accettato la responsabilità di proteggere le città della costa, inviarono una guarnigione a
Giteo
ed informarono i
Romani
.
Il re
Antioco
fece sposare sua figlia con
Tolomeo V
re d'
Egitto
, quindi attaccò la Pisidia, in
Asia Minore
. Ambasciatori
Romani
visitarono il re di
Pergamo
Eumene
il quale, preoccupato dalla potenza del vicino
Antioco
, sollecitò
Roma
ad entrare in guerra.
14
Uno degli ambasciatori, Villio, incontrò
Annibale
per saggiarne le intenzioni e per garantirgli che non aveva nulla da temere dai
Romani
. Si racconta di che quell'ambasceria facesse parte anche
Scipione l'Africano
che chiese ad
Annibale
quali fossero a suo parere i più grandi generali mai esistiti.
Annibale
citò
Alessandro Magno
e
Pirro
mettendo se stesso al terzo posto. Ridendo
Scipione
gli chiese cosa avrebbe detto se lo avesse sconfitto ed
Annibale
lo sorprese rispondendo che in quel caso si sarebbe considerato superiore anche ad
Alessandro
e
Pirro
.
15
L'ambasciatore Villio si recò ad
Efeso
dove incontrò il re
Antioco
ma durante i colloqui giunse la notizia della morte di
Antioco
figlio del re. Questo giovane, gradito alla popolazione per le sue virtù e del quale si pensava che sarebbe stato un ottimo regnante, era morto prematuramente e si vociferava che il lo avesse fatto eliminare dai suoi eunuchi perché temeva che, per l'impazienza di salire al trono, avrebbe minacciato la sua vita. Comunque i colloqui e le operazioni militari vennero interrotte in segno di lutto ed
Antioco
affidò il compito di parlare con i
Romani
al suo consigliere Minnione.
16
Minnione incontrò gli ambasciatori
Romani
e riprese il tema della conquista da parte di Seleuco che data ad
Antioco
il diritto di riprendere le città greche in
Asia Minore
, così come i
Romani
riscuotevano tributi dalle città greche in
Sicilia
ed in
Italia
meridionale. Sulpicio obiettò che quelle città erano state sotto i
Romani
con continuità mentre quelle attaccate da
Antioco
nelle ultime generazioni erano state libere o sotto i
Macedoni
.
17
Furono convocati gli ambasciatori delle città greche in questione ma la riunione finì in un alterco e i
Romani
se ne andarono senza aver potuto chiarire la situazione.
Antioco
tenne un'assemblea in cui tutti si sforzarono di parlare male di
Roma
per riscuotere più favore.
18
Prese la parola l
acarnano
Alessandro che propose di stabilire una base militare in
Grecia
dove
Antioco
avrebbe certamente avuto l'aiuto degli
Etoli
, di
Nabide
e di
Filippo
. Si doveva inoltre inviare
Annibale
in
Africa
per costringere i
Romani
a dividere le loro forze.
19
A causa dei suoi colloqui con gli ambasciatori
Romani
Annibale
aveva perso la fiducia e la considerazione di
Antioco
. Quando se ne rese conto gliene chiese apertamente le ragioni quindi gli tenne un convincente discorso assicurando che nulla era cambiato nel suo odio per i
Romani
e recuperò l'amicizia di
Antioco
.
20
A
Roma
furono distribuiti gli incarichi ai
pretori
, si fecero nuovi arruolamenti e si armarono nuove navi. Nessun preparativo specifico per la guerra contro
Antioco
fu fatto nell'attesa del ritorno degli ambasciatori.
21
Come di consueto si espiarono i prodigi.
Prima dell'arrivo del nuovo
console
Lucio Quinzio
, Quinto Minucio venne a battaglia con i
Liguri
nel territorio di
Pisa
e li sconfisse. Non diede loro tregua inseguendoli fino in
Liguria
dove saccheggiò piazzaforti e villaggi.
22
Al loro rientro gli ambasciatori non portavano notizie che giustificassero la guerra, tranne contro
Nabide
che aveva ripreso ad attaccare gli alleati, per questo motivo il
pretore
Atilio fu inviato in
Grecia
con la flotta. I due
consoli
portarono l'esercito nel territorio dei
Boi
. In
Spagna
Gaio Flaminio e Marco Fulvio riportarono alcune vittorie e conquistarono
Toledo
.
23
Il
Senato
decise di mandare in
Grecia
un'ambasceria prestigiosa composta da
Tito Quinzio
,
Gneo Ottavio
, Gneo Servilio e Publio Villio. Ordinò a Marco Bebio di portare le sue
legioni
a
Brindisi
, pronte per passare in
Macedonia
e a Marco Fulvio di mandare venti navi a proteggere le coste siciliane da eventuali attacchi di
Antioco
.
Si tenne una leva in
Sicilia
e nelle isole circostanti.
Arrivò
Attalo
, fratello di
Eumene
, che recava la notizia che
Antioco
aveva superato l'
Ellesponto
e che gli
Etoli
erano in armi.
24
Vista l'imminenza della guerra si ritenne opportuno eleggere subito i nuovi
consoli
, furono scelti
Publio Cornelio Scipione Nasica
e
Manio Acilio Glabrione
.
pretori
Lucio Emilio Paolo, Marco Emilio Lepido, Marco Giunio Bruto, Aulo Cornelio Mammula, Gaio Livio Salinatore, Lucio Oppio Salinatore.
A Marco Bebio fu ordinato di passare in
Epiro
.
25
Nabide
assediava
Giteo
ed era ostile agli
Achei
che avevano inviato aiuti agli assediati. Gli
Achei
mandarono a chiedere consiglio e
Tito Quinzio
.
Quinzio
suggerì di attendere i
Romani
e gli
Achei
, nel frattempo, misero in mare le loro navi.
26
Nabide
allestì una nuova piccola flotta (la precedente era stata sequestrata dai
Romani
) per impedire l'approdo di truppe nemiche provenienti dal mare. Il primo a scontrarsi con queste navi fu Filopemene,
pretore
degli
Achei
, il quale era molto esperto di battaglie terrestri ma non aveva esperienza di cose di mare. Filopemene fu subito battuto ma non per questo si perse d'animo.
27
Nabide
distrasse un terzo delle truppe di
Giteo
per occupare i luoghi dove pensava che il nemico sarebbe passato, ma Filopemene, incendiando la campagna, distrusse il campo posto da questi
Spartani
uccidendoli quasi tutti. Dopo questa vittoria decise di attaccare
Sparta
ma proprio quel giorno
Giteo
venne espugnata.
Nabide
portò i suoi uomini oltre
Sparta
, dove riteneva che i nemici si sarebbero accampati, occupò quella località e bloccò il passo attraverso il quale gli
Achei
stavano marciando in fila a causa della strettezza del sentiero.
28
Filopemene ricorse alla sua grande esperienza: portò avanti le truppe ausiliarie e la cavalleria e dedicò gli altri a preparare un campo fortificato su un'altura che sovrastava il torrente. Di notte nascose molti soldati in una valle fuori dalla vista del nemico.
29
All'alba l'avanguardia anche ingaggiò battaglia con gli
Spartani
e dopo un breve combattimento, fingendo di fuggire, li attirò nell'imboscata. Gli
Spartani
furono sbaragliati e fuggirono nel loro campo ma Filopemene, temendo il terreno accidentato, suonò la ritirata.
Più tardi Filopemene inviò un suo uomo a
Nabide
. Fingendosi un disertore il soldato comunicò al tiranno che gli
Achei
intendevano raggiungere il fiume Eurota che scorreva sotto le mura di
Sparta
per impedire le comunicazioni fra il campo di
Nabide
e la città. A queste parole
Nabide
, sgomento, si ritirò in città lasciando pochi uomini a guardia del campo.
29
Subito Filopemene attaccò l'avamposto di guardia al campo nemico che si dette alla fuga. Inseguì la colonna degli
Spartani
diretta in città lungo un sentiero malagevole e la disperse, quindi raggiunse l'Eurota e si accampò. Al tramonto arrivò la notizia che
Nabide
era entrato in
Sparta
con pochi uomini mentre gli altri avevano gettato le armi e vagavano nei boschi circostanti. Allora Filopemene istituì dei posti di guardia che durante la notte uccisero gli
Spartani
che tentavano di rientrare in città col favore delle tenebre. Spese quindi i successivi trenta giorni a devastare il territorio spartano, poi tornò in patria pieno di gloria.
31
Gli ambasciatori
Romani
intanto visitavano le città alleate per sondarne le intenzioni rispetto ad
Antioco
. A Demetriade incontrarono problemi perché si era sparsa la falsa diceria che i
Romani
volessero restituire la città a
Filippo
. Durante l'incontro il supremo magistrato della città affermò che si sarebbe fatto di tutto per impedire che
Filippo
tornasse ed arrivò ad affermare che la libertà concessa dai
Romani
era solo apparente, affermazione che scandalizzò anche molti suoi concittadini i quali si scusarono con
Tito Quinzio
che intanto imprecava contro la loro ingratitudine.
32
Intanto gli
Etoli
facevano propaganda antiromana in tutta la
Grecia
.
Quinzio
chiese agli
Ateniesi
di mandare ambasciatori all'assemblea panetolica per ricordare agli
Etoli
l'alleanza con
Roma
ed i pericoli di una nuova guerra.
33
L'iniziativa risultò inutile e
Quinzio
si recò personalmente a discutere con gli
Etoli
ma non ebbe miglior successo e gli
Etoli
approvarono un decreto per chiamare
Antioco
a liberare la
Grecia
e a fare da arbitro fra loro e i
Romani
.
34
Gli
Etoli
decisero di occupare Demetriade,
Calcide
e
Sparta
.
Euriloco era il magistrato di Demetriade che aveva litigato con
Quinzio
e che dopo quella turbolenta assemblea era volotariamente fuggito in
Etolia
. Diocle, comandante della cavalleria degli
Etoli
, si recò a Demetriade per verificare se il ritorno di Euriloco sarebbe stato permesso. Visto che non si incontravano ostacoli Diocle tornò con Euriloco facendosi seguire dalla cavalleria in ordine sparso e mentre distraeva la cittadinanza mostrando l'esule rientrato, i cavalieri penetrarono in città e rapidamente ne presero possesso.
35
A
Sparta
si recò un ufficiale di nome Alessameno fingendo di portare a
Nabide
rinforzi militari. Nell'attesa che arrivasse
Antioco
,
Nabide
e Alessameno presero l'abitudine di far fare esercitazioni alle truppe e quindi di passarle insieme in rassegna. Durante una di queste esercitazioni improvvisamente Alessameno ed i suoi uomini attaccarono
Nabide
e lo uccisero prima che i suoi potessero soccorrerlo.
36
Gli
Etoli
occuparono il palazzo reale e gli
Spartani
non reagirono ed ascoltarono il discorso di Alessameno. Ma quando gli
Etoli
cominciarono a saccheggiare la città come se l'avessero conquistata, gli
Spartani
si armarono e trucidarono Alessameno e i suoi soldati.
37 - 38
Per quanto riguarda
Calcide
gli
Etoli
inviarono Toante per attaccarla direttamente. Quando Toante vide la città si rese conto di non aver forze adeguate per assediarla e, dopo un fallito tentativo di parlamentare per convincere gli abitanti a passare agli
Etoli
, abbandonò l'impresa.
Quinzio
incontrò
Eumene
nei pressi di
Calcide
dove il re lasciò un presidio, quindi raggiunse Demetriade e mandò Villio a parlamentare, ma dopo una nuova accesa discussione con Euriloco, Villio tornò indietro con un nulla di fatto.
40
Dopo l'elezione il
console
Lucio Quinzio
partì per la
Liguria
dove devastò ampi territori e liberò molti prigionieri, Gneo Domizio mosse contro i
Boi
che gli arresero senza combattere. Venne dedotta la colonia di
Vibo
.
Roma
fu colpita da un terremoto e da un grande incendio.
41
La fine dell'anno era prossima e
Lucio Quinzio
fu incaricato di tenere la leva per permettere ai nuovi
consoli
di essere pronti ad intervenire contro
Antioco
. Molti usurai furono processati e condannati a pagare pesanti multe. Con il ricavato fu collocata una quadriga dorata sul
Campidoglio
e dodici scudi dorati nel tempio di
Giove
.
42
Anche
Antioco
preparava la guerra ma lo trattenevano le città di
Smirne
,
Alessandria nella Troade
e
Lampsaco
che non era riuscito a conquistare e che non intendeva lasciare indietro in quella situazione al momento di entrare in
Europa
.
L'Etolo Toante dissuase
Antioco
dall'affidare la missione in
Africa
ad
Annibale
convincendolo a diffidare del generale cartaginese che dopo una vittoria non avrebbe accettato di essere sottomesso ad un re straniero e gli consigliò di tenere
Annibale
accanto a se come consigliere senza affidargli ruoli di comando.
43
Antioco
annullò la missione di
Annibale
e partì con la flotta per la
Grecia
. Dopo alcune tappe giuse a Demetriade e poi si recò in
Etolia
dove fu accolto con grande entusiasmo.
44
Antioco
parlò all'assemblea degli
Etoli
scusandosi per la modestia delle forze che lo seguivano. Non aveva voluto far attendere quanti lo avevano chiamato ma la stagione rendeva difficoltosa la navigazione. Promise che in primavera avrebbe riempito la
Grecia
di uomini e armi, l'avrebbe liberata dal dominio romano e ne avrebbe resi egemoni gli
Etoli
.
45
Gli
Etoli
erano discordi a proposito di
Antioco
, alcuni volevano che fungesse pacificamente da arbitro fra loro e i
Romani
, altri volevano la guerra subito. Prevalse quest'ultima opinione e gli
Etoli
nominarono il re comandante in capo.
46
Antioco
e gli
Etoli
decisero di iniziare la guerra prendendo
Calcide
. Giunti a quella città il re ed i capi degli
Etoli
chiesero un colloquio e proposero ai Calcidiesi di allearsi con
Antioco
senza per questo infrangere l'amicizia con i
Romani
.
I Calcidiesi risposero di essere liberi e di non aver bisogno di aiuto e protezione e che non avrebbero concluso alcuna alleanza senza l'autorizzazione dei
Romani
.
47
Ricevuta questa risposta,
Antioco
e gli
Etoli
tornarono a Demetriade. Speravano di trovare un accordo con i
Beoti
, gli
Achei
e gli Atamani. Un cognato del re degli Atamani Animandro che si chiamava
Filippo
era convinto di discendere da
Alessandro Magno
e gli fu fatta balenare l'idea di salire sul trono di
Macedonia
se fosse riuscito a procurare ad
Antioco
l'alleanza di Animandro.
48
Etoli
ed ambasciatori di
Antioco
parlarono nell'assemblea degli
Achei
di fronte a
Tito Quinzio
. Un ambasciatore parlò con grande esagerazione della potenza di
Antioco
, del suo esercito e della sua flotta e chiese agli
Achei
non l'alleanza contro i
Romani
ma l'assoluta neutralità. Parlò anche un rappresentante degli
Etoli
ma si lasciò andare ad invettive contro i
Romani
in generale e contro
Tito Quinzio
in particolare.
49
A questi discorsi rispose
Tito Quinzio
sostenendo che si trattava di menzogne: i Siriaci e gli
Etoli
si ingannavano a vicenda vantando valore e potenza che in realtà non avevano.
Quinzio
esortò quindi gli
Achei
a non dar peso alle parole di questi millantatori e a rimanere fedeli all'amicizia con
Roma
.
50
Gli
Achei
deliberarono di dichiarare guerra ad
Antioco
ed agli
Etoli
e, su richiesta di
Quinzio
, inviarono truppe ausiliarie a
Calcide
e al
Pireo
per controllare certi focolai di ribellione di cui si aveva notizia.
Antioco
mandò soldati suoi e degli alleati ad attaccare
Calcide
che era difesa dagli
Achei
, da un contingente inviato da
Eumene
e da uno dei
Romani
.
51
Gli
Etoli
presero alla sprovvista i soldati
Romani
che si trovavano a
Delo
uccidendone e catturandone molti.
Antioco
mosse le sue truppe verso
Aulide
, intanto i suoi inviati ottenevano l'apertura delle porte di
Calcide
e presto le altre città dell'
Eubea
gli si sottomisero. Anche da un bastione fortificato presso Salganea i
Romani
ed i loro alleati furono cacciati.
Antioco
era soddisfatto di quell'inizio della guerra a lui favorevole.
LIBRO XXXVI
1
I nuovi consoli
Publio Cornelio Scipione Nasica
e
Manio Acilio Glabrione
(anno
191 a.C.
) nell'entrare in carica celebrarono solenni sacrifici dai quali gli
aruspici
trassero buoni auspici per la guerra contro
Antioco III
.
Questa guerra, approvata dall'assemblea popolare, e quella in
Italia
contro i
Boi
furono sorteggiate fra i consoli, furono ripartiti gli eserciti e anche Lucio Quinzio, console uscente, fu destinato a combattere
Antioco
.
2
La
Grecia
toccò a
Acilio Glabrione
, l'
Italia
a
Cornelio Scipione
.
Furono sorteggiati anche i compiti dei pretori: a Marco Giunio Bruto toccarono le due giurisdizioni (urbana e peregrina), Aulo Cornelio Mammula ebbe il
Bruzio
, Marco Emilio Lepido la
Sicilia
, Lucio Oppio Salinatore la
Sardegna
, Caio Livio Salinatore la flotta, Lucio Emilio Paolo la
Spagna Ulteriore
.
3
Si fecero molti preparativi per la guerra in
Grecia
, approvvigionamenti di grano, decreti speciali per garantire la reperibilità dei senatori e magistrati, riunioni e consultazioni.
Ostia
, Fregene,
Anzio
e altre colonie costiere chiesero di essere esentate dall'allestimento della flotta creando difficoltà al pretore Caio Livio ma il senato respinse la richiesta.
Il console
Manio Acilio
ordinò che l'esercito si radunasse a Brindisi alle Idi di Maggio.
4
Filippo di Macedonia
, Tolomeo d'Egitto, i Cartaginesi e Massinissa inviarono ambasciatori a Roma per offrire aiuti, rifornimenti e denaro per la guerra contro
Antioco
, i Senatori ringraziarono tutti ma non accettarono quanto offerto, al solo Filippo, il più vicino alle operazioni, fu chiesto di dare supporto al console
Acilio Glabrione
se fosse stato necessario.
5
Intanto
Antioco
in
Grecia
trattava alleanze. Gli Elei gli chiesero aiuto contro gli
Achei
ed ottennero un corpo di mille soldati mentre gli
Epiroti
assunsero un atteggiamento ambiguo cercando di simpatizzare con
Antioco
senza contrastare con i Romani.
6
Recatosi a Tebe,
Antioco
strinse alleanza con i
Beoti
, quindi convocò una riunione a Demetriade con i rappresentanti dell'
Etolia
per decidere la mossa successiva. A questo incontro prese parte anche Annibale.
7
Si cercava il modo di coinvolgere i Tessali nella guerra ma Annibale intervenne per affermare che l'alleanza più importante da ricercare era quella con
Filippo di Macedonia
perché unendo le sue forze, che già avevano sostenuto una guerra contro Roma, a quelle di
Antioco
, degli
Etoli
e dei loro alleati, i Romani non avrebbero più avuto possibilità di vittoria.
Del resto era noto che Filippo covava grande rancore contro i Romani per le condizioni che aveva subito, quindi sarebbe stato facile convincerlo, ma se non si fosse riusciti ad averlo alleato si dovevano compiere azioni di disturbo in
Macedonia
per distoglierlo dall'aiutare i Romani.
Concludendo Annibale consigliò di dividere le forze fra Corcira, le coste italiane e la
Grecia
in modo da impegnare il nemico su più fronti.
8
I consigli di Annibale furono lodati ma non messi in pratica.
Antioco
mandò ambasciatori ai Tessali e ordinò di raccogliere in un cumulo le ossa dei Macedoni caduti a Cinoscefale pensando forse di ingraziarsi Filippo ma ottenne l'effetto opposto e Filippo avvertì subito il propretore Marco Bebio che
Antioco
aveva invaso la
Tessaglia
e lo invitò ad un incontro.
9
Antioco
si accampò presso
Fere
con gli
Etoli
e con Aminandro re degli Atamani (popolazione dell'Epiro). Tentò di convincere gli abitanti di
Fere
e quelli di Larissa di essere venuto in pace per cercare la loro alleanza ma i Ferei si barricarono nella città e
Antioco
, convinto che da quella prima fase sarebbero dipesi i suoi futuri rapporti con la
Tessaglia
assediò ed espugnò rapidamente
Fere
.
10
Dopo
Fere
Antioco
prese Cranone, Cipera e Metropoli mentre
Farsalo
gli si consegnò spontaneamente.
Mentre
Antioco
era incerto sull'opportunità di assediare Larissa, Marco Bebio inviò Appio Claudio in soccorso della città. Appio Claudio raggiunse rapidamente il castello di Gonni a venti miglia da Larissa e qui piantò un campo con molti fuochi per impressionare il nemico. Infatti
Antioco
rinunciò a Larissa e si portò a Demetriade.
11
A Demetriade
Antioco
si invaghì di una giovane e volle sposarla quindi, tralasciata ogni altra cura, si abbandonò ai banchetti e al vino, presto imitato dai suoi prefetti poi dai soldati, di conseguenza all'inizio della primavera l'esercito non era in condizioni ottimali.
Antioco
si portò a
Leucade
, capitale dell'
Acarnania
fedele ai Romani dove aveva un suo uomo di nome Mnesiloco che convinse i concittadine che per difendere
Leucade
da
Antioco
sarebbero bastati due manipoli di giovani (che sperava venissero catturati per essere usati come ostaggi).
12
Antioco
prese quindi a tradimento la città di Medione entrandovi con l'aiuto dei suoi emissari mentre i cittadini stavano ancora discutendo sulla situazione e mettendo a punto le loro decisioni.
Si spostò quindi su Tirio ma qui si era saputo dell'inganno di Medione e i cittadini chiusero le porte.
A
Leucade
arrivò Gneo Ottavio per esortare i cittadini a resistere assicurando loro che le legioni del console
Manio Acilio
erano già in mare e stavano per arrivare. Informato di ciò
Antioco
si ritirò dall'
Acarnania
e tornò a Calcide.
13
Marco Bebio e Filippo, passato l'inverno, si concentrarono sulla liberazione di Larissa. Filippo assediò la città di Malea mentre Bebio lo raggiunse espugnando rapidamente alcuni castelli lungo la strada. Quindi convennero che Filippo andasse a Limnea e Bebio a Pelineo.
14
Manio Acilio
, sbarcato con diecimila fanti, duemila cavalieri e quindici elefanti, inviò la fanteria a Larissa e si incontrò a Limnea con Filippo.
Limnea si arrese subito insieme agli Atamani. Filippo Megapolitano fu catturato e spedito a Roma mentre gli altri uomini di
Antioco
che si trovavano in questi territori furono consegnati al re Filippo.
Aminandro re degli Atamani fuggì dal suo regno con la famiglia, Filippo liberò i prigionieri e tutta l'Atamania gli si consegnò. Il console dopo una sosta a Larissa si diresse ai presidi di Cranone,
Farsalo
, Scotussa e
Fere
che senza combattere si arresero. Trovò invece resistenza a Taumaco presso il
golfo Maliaco
, città che conquistò con minimo sforzo.
15
Antioco
, che si trovava ancora in Calcide, tentò di organizzare un contrattacco ma non riuscì a reclutare forze adeguate fra gli alleati e si ritirò alle
Termopili
, giogaia di monti che attraversa la
Grecia
con un passo famoso per la battaglia contro i
Persiani
.
16
Antioco
si accampò nel passo cercando di bloccarlo con steccati, fossati e muri di pietra mentre il console
Acilio
dopo aver devastato il contado di Ipata e di Eraclea poneva il suo campo di fronte a quello del re.
I quattromila
Etoli
che erano con
Antioco
si erano rinchiusi in Eraclea ma solo metà di loro accettò di aiutarlo a presidiare i passi montani.
17
Deciso a liberare i passaggi occupati dagli
Etoli
il console
Acilio
esortò i suoi soldati a combattere con valore promettendo ricchi bottini. I legati consolari Marco Pocio Catone e Valerio Flacco furono incaricati di attaccare i castelli che gli
Etoli
avevano occupato sui passaggi più alti dei monti.
18
I soldati macedoni riuscirono ad opporre resistenza ai Romani finché, sopraffatti dalla forza del nemico, si ritirarono dietro gli steccati.
A quel punto il legato Marco Porcio dopo aver eliminato il presidio degli
Etoli
a lui assegnato si mostrò dalla collina che sovrastava il campo.
19
Più complicata fu l'azione di Flacco a causa dello spazio angusto dei passaggi che frenò l'impatto dei suoi soldati, non di meno gli
Etoli
furono messi in fuga, inseguiti e in molti casi uccisi o catturati.
Antioco
fuggì a Calcide con uno sparuto gruppo di superstiti, aveva perso migliaia di soldati contro i centocinquanta caduti romani.
20
Il console proseguì la marciua senza danneggiare i territori attraversati. Intanto la flotta romana guidata da Aulo Atilio catturava e affondava molte navi di
Antioco
. Con il grano delle navi da carico catturate Atilio fece una grande distribuzione in Atene.
21
Le città dell'Eubea si arresero al console che tornò alle
Termopili
e inviò Marco Porcio Catone e Lucio Cornelio Scipione a Roma per fare rapporto al senato. Si dedicarono preghiere e sacrifici per la vittoria in
Etolia
.
Anche Marco Fulvio Nobiliore rientrò dalla
Spagna
con buone notizie e ricco bottino.
22
Il console
Acilio
fece proposte di pace agli
Etoli
ma non ottenendo risposta assediò Eraclea affidando l'assedio a quattro legati: Lucio Valerio, Tito Sempronio Longo, Marco Bebio, Appio Claudio.
23
Per ventiquattro giorni i Romani condussero l'assedio portano i difensori (molto meno numerosi di loro) al limite della resistenza. Poi il console ordinò che ogni notte i combattimenti fossero sospesi per tre ore.
24
Dopo alcune notti l'attacco romano si concentrò sul punto più sguarnito mentre i difensori non erano ancora del tutto svegli. Gli
Etoli
corsero a chiudersi nella rocca della città ma al primo attacco si arresero.
25
Contemporaneamente Filippo attaccava Lamia ma quando i Romani presero Eraclea mandarono subito un mezzo ad avvisarlo e Filippo partì da Lamia che si sarebbe comunque arresa ai Romani.
26
Poco prima della caduta di Eraclea gli
Etoli
avevano inviato ambasciatori a
Antioco
per chiedere denaro e per sollecitare il suo intervento militare.
Antioco
aveva pagato e promesso di inviare aiuti.
27
Caduta Eraclea gli
Etoli
abbandonarono i loro progetti di guerra e chiesero la pace al console.
Acilio
delegò la trattativa a Lucio Valerio Flacco che chiarì subito con gli
Etoli
che la loro unica speranza era la clemenza dei Romani.
28
Fenea, capo dell'ambasceria degli
Etoli
, si rimise alla clemenza del console il quale richiese la consegna dei capi e dei sobillatori della ribellione. Fenea si oppose alla richiesta ma quando
Acilio
minacciò di metterlo in catene cambiò atteggiamento e chiese una tregua di dieci giorni per consultare l'assemblea del suo popolo, tregua che gli fu accordata per intercessione di Flacco.
29
Mentre a Ipata gli
Etoli
si consultavano sulle richieste del console, rientrò dall'Asia l'ambasciatore Nicandro con il denaro che aveva avuto da
Antioco
ma fu catturato dai Macedoni e portato al cospetto di Filippo che lo accolse come ospite alla sua tavola e dopo cena lo fece scortare illeso a Ipata.
30
Poiché gli
Etoli
, indignati per la richiesta del console, non cercavano più la pace e stavano concentrandosi a
Naupatto
,
Manio Acilio
raggiunse quella città e la cinse d'assedio.
31 - 32
Intanto gli
Achei
assediavano le città di Messene e di Elide che non volevano aderire alla
Lega Achea
e parteggiavano per gli
Etoli
. Visto il pericolo i Messeni comunicarono a Tito Quinzio che preferivano arrendersi ai Romani più che agli
Achei
.
Tito Quinzio ordinò a Diofane, pretore degli
Achei
, di togliere l'assedio e ai Messeni di aderire alla
Lega Achea
. Ordinò inoltre a Diofane di convocare la dieta degli
Achei
per discutere dell'isola di Zacinto. Quest'isola era stata di Filippo che l'aveva ceduta ad Aminandro e dopo una serie di passaggi era stata consegnata agli
Achei
.
Quinzio richiedeva Zacinto come premio per i Romani che avevano combattuto anche a vantaggio degli
Achei
. Diofane si oppose ma il romano prevalse e l'isola gli fu consegnata.
33
Mentre il console operava a
Naupatto
, Filippo si dedicava a recuperare altre città ribelli e si avvicinò a Demetriade dove era grande la paura del suo arrivo o di quello dei Romani. Quando Filippo mandò messi per trattare gli abitanti di Demetriade si arresero senza alcuna resistenza.
34
Manio Acilio
continuava l'assedio di
Naupatto
ma Quinzio gli fece notare che Filippo con il minimo sforzo stava traendo il massimo utile dalla guerra.
35
Quinzio risolse la situazione convincendo gli
Etoli
a inviare a Roma un'ambasciata per trattare la resa e
Acilio
a concedere una tregua per il tempo necessario agli ambasciatori. Analoga decisione fu presa per gli
Epiroti
.
I legati di Filippo a Roma offrirono donativi al tempio di
Giove Ottimo Massimo sul Campidoglio
ed ottennero la restituzione di Demetrio figlio di Filippo che era a Roma come ostaggio.
36
L'altro console
Publio Cornelio Scipione Nasica
offrì a proprie spese i giochi che aveva votato in
Spagna
. Fu consacrato il tempio della grande madre Idea per il simulacro che lo stesso
Scipione
aveva portato dall'Asia e furono per la prima volta celebrati i giochi scenici detti
Megalesi
.
Il duumviro Caio Licinio Lucullo consacrò il tempio della gioventù nel
Circo Massimo
votata da Marco Livio per la vittoria su Asdrubale.
37
Prodigi e relativi espiazioni. Il console
Cornelio Scipione
condusse le legioni nel territorio dei
Boi
.
38
Il
proconsole
Quinto Minucio respinse un assalto dei
Liguri
al suo campo facendo strage dei nemici.
Il console
Cornelio Scipione
riportò una grande vittoria sui
Boi
che si arresero definitivamente.
39
Mentre Fulvio Nobiliore rientrava dalla
Spagna
carico di bottino,
Publio Cornelio Scipione
confiscava metà del territorio dei
Boi
per la deduzione di eventuali colonie tornava a Roma per chiedere il
trionfo
. Si oppose Publio Sempronio Bleso tribuno della plebe obiettando che per concludere veramente la guerra
Cornelio
avrebbe dovuto mandare aiuti a Minucio contro i
Liguri
alleati dei
Boi
.
40
Scipione
ribattè che non era nei suoi compiti occuparsi dei
Liguri
ma soprattutto invitò i senatori a non deludere i suoi soldati e a non mandarli insoddisfatti a compiere nuove imprese. Il senato gli riconobbe il
trionfo
e il tribuno ritirò l'opposizione.
Scipione
celebrò il
trionfo
e il giorno seguente congedò il suo esercito.
41
Antioco
era in
Efeso
tranquillo come se nessun pericolo lo minacciasse, solo Annibale lo avvertiva continuamente che i Romani stavano per portare la guerra dalla
Grecia
all'Asia, poiché Annibale aveva molto ascendente su di lui
Antioco
volle provvedere a organizzare presidi e difese contro un eventuale attacco dei Romani.
42
Caio Livio prefetto della flotta con navi fornite dagli alleati raggiunse Corcira, saccheggiò
Samo
e Zacinto e si portò al Pireo dove si trovava la flotta romana. Il predecessore Aulo Atilio gli consegnò venticinque navi coperte e Livio con ottantuno navi rostrate e molte altre più piccole passò a Delo.
43
Trattenuto a Delo dal vento contrario, Livio fu notato dagli uomini di
Antioco
. Questi tenne un consiglio di guerra e decise con i suoi ufficiali di attacccare la flotta romana prima che ricevesse rinforzi. Le navi di Antioco, comandate da
Polissenida
, incontrarono quelle romane nei pressi di Cissunte.
44
Polissenida
schierò le sue navi di fronte alla flotta romana e in breve riuscì a catturare una nave ma Licio, adottando la tattica di arpionare il natante nemico per poi combattere corpo a corpo, ne prese due con la sola ammiraglia.
Intervenne anche Eumene, sopraggiunto a battaglia iniziata a portare aiuto ai Romani.
45
Polissenida
ordinò la ritirata e i Romani inseguirono i fuggitivi ma poiché le loro navi erano più lente perché appesantite dalle vettovaglie si fermarono avendo catturato tredici legni ed affondati dieci.
Dopo alcune tappe le navi romane furono tirate in secco a Focea per l'inverno.
A Roma si tennero i comizi e furono eletti consoli per l'anno successivo Lucio Cornelio Scipione e Caio Lelio, pretori Marco Tuccio, Lucio Aurunculeio, Gneo Fulvio, Lucio Emilio, Publio Giunio, Gaio Atinio Labeone.
EPITOME DEL LIBRO XXXVII
1
Anno
190 a.C.
- Consoli
Lucio Scipione
e
Caio Lelio
. I senatori non si accordarono sul destino degli
Etoli
e gli ambasciatori furono rimandati in patria senza aver concluso la pace. Le opzioni accettabili per il senato erano la resa incondizionata o il pagamento di mille talenti.
I consoli disputarono sull'assegnazione delle province in quanto entrambi desideravano la
Grecia
e si rimisero alla decisione del Senato. Publio Cornelio Scipione Africano affermò che se la
Grecia
fosse stata assegnata a suo fratello
Lucio
lui lo avrebbe seguito come legato, a questo punto il senato non esitò ad affidare a
Lucio Scipione
la guerra contro Antioco che aveva Annibale fra i suoi consiglieri. A Lelio fu assegnata l'Italia.
2
Furono assegnate le province anche ai pretori: Lucio Aurunculeio ebbe la pretura urbana, Gneo Fulvio la peregrina, Lucio Emilio Regillo la flotta, Giunio Bruto l'
Etruria
, Marco Tuccio la
Puglia
e il
Bruzio
, Caio Atinio la
Sicilia
.
Ai consoli e ai pretori furono assegnate le legioni romane e altre truppe alleate. Le legioni che Quinto Minucio aveva impiegato in
Liguria
, essendo quella guerra terminata, furono date al console
Lucio Scipione
.
3
Furono offerti sacrifici e espiati i prodigi.
Scipione Africano
prima di partire eresse un arco sulla strada che sale al
Campidoglio
.
Quaranta ufficiali
etoli
tradotti a
Roma
da
Manio Acilio
furono imprigionati.
Tolomeo e Cleopatra d'Egitto inviarono ambasciatori a
Roma
per dichiarare la loro disponibilità a fornire aiuti per la guerra contro
Antioco
.
4
Mentre i Romani reclutavano volontari e costruivano nuove navi per combattere
Antioco
, gli
Etoli
occupavano il monte Corace certi che il nemico avrebbe attaccato
Naupatto
ma
Acilio
, che aveva intuito il pensiero degli
Etoli
attacco inaspettatamente
Lamia
.
5
Lamia
resistette più del previsto ma alla fine si arrese.
Acilio
passò quindi ad attaccare
Anfissa
.
6
Mentre i soldati di
Acilio
montavano le macchine per l'assedio, sopraggiunse
Scipione Africano
in avanguardia per l'esercito consolare. Con
Scipione
degli ambasciatori
etoli
inviati da Sparta avviarono nuove trattative ma nonostante
Scipione
anelasse a chiudere la guerra etolica per passare in Asia contro
Antioco
, diede agli ambasciatori la stessa risposta che avevano avuto a
Roma
in senato: la resa incondizionata era l'unica via per avere la pace.
7
Gli
Etoli
chiesero una tregua di sei mesi per tentare nuove trattative con il senato, fu concessa e
Acilio
tolse l'assedio ad
Anfissa
.
Lucio Scipione
si preparava a passare in Asia dalla
Tracia
ma il fratello Publio suggerì che prima di partire si sondassero le intenzioni di Filippo per essere certi che avrebbe fornito il necessario supporto ai Romani durante la marcia. Tito Sempronio Gracco incontrò Filippo a Cella e constatò che il re era ben disposto e faceva utili preparativi per il transito dei Romani, infatti il viaggio si svolse senza problemi e Filippo accompagnò i Romani con comportamento amichevole e corretto.
8
Memore delle sconfitte subite,
Antioco
aveva incaricato
Polissenida
di riparare le navi e di allestirne di nuove ed aveva mandato Annibale in
Fenicia
a ordinare nuove imbarcazioni.
9
Si verificò una ribellione a Focea dove il partito popolare voleva rompere l'alleanza con i Romani ma all'avvicinarsi della flotta i ribelli si arresero.
La flotta passò allora ad
Abido
e incontrando resistenza i Romani si disposero all'assedio.
10
Polissenida
, che era stato bandito da
Rodi
, voleva vendicarsi di Pausistrato comandante della flotta rodiana che lo aveva vituperato. Organizzò quindi una trappola per attirare Pausistrato proponendogli di fargli avere le navi di
Antioco
in cambio del permesso di tornare a
Rodi
.
11
Nonostante avesse ricevuto avvertimenti, Pausistrato cadde nel tranello recandosi nel luogo convenuto ma le sue navi furono circondate da quelle di
Polissenida
e lo stesso Pausistrato rimase ucciso.
12
Mentre Livio trattava la resa di
Abido
, giunse la notizia della rotta della flotta di
Rodi
e temendo che
Polissenida
incoraggiato dal successo tentasse azioni contro la flotta romana che era ancora ormeggiata si mise subito in mare e si incontrò a
Eritre
con Eumene e con venti navi di
Rodi
comandate da Eudamo.
13
Polissenida
e i Romani spesero diversi giorni spostandosi fra le isole senza compiere nulla di significativo anche a causa delle condizioni del mare.
14
Le navi di
Rodi
e quelle dei Romani si riunirono a
Samo
dove il pretore Lucio Emilio Regillo convocò il consiglio. Caio Livio, che aveva consegnato la flotta a Emilio, propose di bloccare il porto di
Efeso
affondando al suo ingresso navi cariche di zavorra.
15
Prevalse l'opinione di Epicrate di Rodi che propose di allearsi con la
Licia
prima che lo facesse
Polissenida
. Nel frattempo Regillo rimase comunque davanti al porto di
Efeso
per bloccare i nemici.
16
Caio Livio tentò la missione in
Licia
ma giunto nei pressi della capitale Patara fu attaccato dalla gente del luogo e dopo aver vinto lo scontro con molta difficoltà lasciò la costa della
Licia
e si diresse verso la
Grecia
quindi, essendo scaduto il suo mandato, tornò in Italia.
17
Emilio non accettò la rinuncia di Livio e decise di recarsi a Patara con tutta la flotta per prendere la città con la forza, ma durante il viaggio si rese conto che si stava allontanando troppo da
Efeso
e rischiava di lasciar libero il nemico di nuocere alle sue spalle, quindi invertì la rotta e tornò a
Samo
.
18
Intanto Seleuco figlio di
Antioco
stava penetrando nel regno di Eumene. Attaccò Elea ma si limitò a saccheggiare il contado, passò quindi a assediare Pergamo presto raggiunto dal padre con un grosso esercito. Eumene accorse a Pergamo ma non rischiò la battaglia campale perché si seppe che la flotta romana era approdata a Elea. Lo seppe anche
Antioco
e subito mandò messi a Emilio per trattare la pace.
19
Ai messi di
Antioco
fu risposto che non sarebbe stato possibile trattare la pace fino all'arrivo del console. Sfumato il suo tentativo
Antioco
e suo figlio Seleuco presero a saccheggiare le terre di Elea, Pergamo e altre città.
20
Per caso giunse a Pergamo in quei giorni un corpo di mille fanti e cento cavalieri achei comandati da Diofane che affrontò i soldati di Seleuco approfittando della loro indisciplina e negligenza e li mise in fuga benché fossero quattro volte più numerosi.
21
Dopo questi fatti Seleuco si ritirò da Pergamo mentre
Antioco
, dopo aver compiuto ancora qualche razzia, rientrò a
Sardi
. La flotta romana giunse alla città dei Focesi e iniziò l'assedio ma lo abbandonò all'arrivo di
Antioco
.
22
Morì Marco Emilio fratello del pretore, celebrate le esequie le navi romane si posizionano a
Coo
,
Cnido
,
Rodi
e in altri luoghi vigilando sull'eventuale arrivo di una flotta siriaca.
23
Fu collocato un osservatorio a Faselide, ottimo punto per scrutare il mare a distanza ma il luogo era malsano e molti soldati si ammalarono.
Arrivò la flotta siriaca comandata da Annibale e da Apollonio e incontrò le navi di
Rodi
al comando dei generali Eudamo, Cariclido, Panfilida.
24
Fu decisiva la superiore abilità dei marinai di
Rodi
: la nave del re con sette file di remi fu affondata con un solo colpo da una molto più piccola e presto tutte le altre si diedero alla fuga. I Rodiani le inseguirono per un tratto poi rinunciarono perché molti rematori erano stremati dall'epidemia.
Posizionate venti navi per impedire ad Annibale di ricongiungersi con la flotta del re, i Rodiani mandarono Eudamo a
Samo
per convincere i Romani a espugnare Patara.
25
Antioco
e i Romani tentarono di procurarsi l'alleanza di
Prusia re di Bitinia
, vi riuscirono i secondi tramite Caio Livio che convinse Prusia dei vantaggi dell'amicizia romana.
26
Annibale assediò Colofone, alleata dei Romani, per attirare il nemico e dare l'occasione al suo ufficiale
Polissenida
di attaccare battaglia. Infatti i Colofoni inviarono legati a
Samo
a chiedere aiuto alla flotta romana.
27
Lasciata
Samo
con la flotta, Emilio andò alla ricerca di approvvigionamenti che ebbe difficoltà a reperire ma venendo a sapere che l'isola di Teio forniva viveri a
Polissenida
decise di saccheggiarla. Avvicinandosi all'isola incontrò un gruppo di pirati con navi piccole e leggere e perse la giornata nel vano tentativo di catturarli.
28
L'indomani a Teio i soldati iniziarono il saccheggio mentre Emilio intimava alla cittadinanza di consegnare provviste. Intanto
Polissenida
aveva fatto ancorare la propria flotta presso l'isola di Macri di fronte al porto di Teio nel quale sperava di bloccare i Romani.
29
Mentre si caricavano le scorte che i Teii avevano consegnato ai Romani, Emilio fu informato dell'avvistamento di alcune navi all'isola di Macri e, intuito il pericolo, ordinò l'imbarco immediato.
Le navi romane e quelle rodiane comandate da Eudamo uscendo dal porto incontrarono la flotta di
Polissenida
già schierata per il combattimento.
30
Romani e Rodiani avevano in tutto ottanta navi, i nemici ottantanove. I Romani disponevano anche di navi capaci di scagliare proiettili incendiari oltre che di equipaggi più esperti. L'ala sinistra della flotta di
Antioco
fu sgominata, le altre navi fuggirono, i Romani ne catturarono tredici e ne affondarono ventinove.
31
Atterrito
Antioco
tolse il presidio da Lisimachia, l'assedio a Colofone e si ritirò a
Sardi
da dove ordinò a Ariarate in
Cappadocia
di arruolare più gente possibile. La flotta romana sostò a Chio per riparare i danni della battaglia, quindi passò a Focea, città dotata di due sicurissimi porti naturali.
32
Emilio propose la resa agli abitanti di Focea che rifiutarono, il pretore passò quindi ad abbattere le mura e dopo una giornata di combattimenti rinnovò la proposta. Questa volta i Focesi, dopo una pausa di riflessione, si arresero a condizione di non subire danni ma i soldati romani non ascoltarono gli ordini e saccheggiarono la città. Emilio fece il possibile per contenere i danni, quindi restituì la città e il contado agli abitanti e si dispose a svernare nei porti di Focea.
33
Intanto il console giunse a Lisimachia e si rallegrò di sapere che
Antioco
se ne era allontanato. I Romani sostarono alcuni giorni a Lisimachia quindi raggiunsero l'Ellesponto dove Eumene aveva già organizzato il loro passaggio in Asia. Qui sostarono alcuni giorni per celebrare le feste degli Ancili.
34
Antioco
inviò ai Romani un certo Eraclide Bizantino per trattare la pace. L'ambasciatore aveva ordine di rivolgersi a Scipione Africano che aveva fama di essere magnanimo e inoltre aveva un figlio prigioniero del re.
35
Eraclide propose le condizioni di pace dettate da
Antioco
che prevedevano la rinuncia da parte sua ad alcune città e il pagamento di metà delle spese di guerra, ma i Romani risposero che volevano il risarcimento totale delle spese e la liberazione di tutte le città greche in Asia.
36
L'ambasciatore offrì in privato a Scipione la restituzione del figlio, una grossa somma di denaro e la possibilità di condividere il potere del re, ma Scipione rispose che avrebbe accettato soltanto il figlio e rifiutò qualsiasi altro dono. Mandò al re il consiglio di cessare la guerra ma
Antioco
non accettò e, accantonato ogni progetto di pace, si preparò a combattere ancora.
37
Il console si inoltrò fino a Ilio per offrire sacrifici a
Minerva
in memoria della discendenza dei Romani dai Troiani, quindi proseguì fino alla sorgente del fiume Caico dove incontrò il re Eumene che rifornì i soldati di frumento e altre vettovaglie.
Antioco
mandò il figlio a Scipione che sostava malato a Elea. Scipione inviò al re il suo ringraziamento e il consiglio di non attaccare battaglia prima che lui tornasse al campo. Considerando il prestigio di chi lo mandava,
Antioco
accettò il consiglio e si accampò nei pressi di
Magnesia
.
38
I Romani si accamparono a due miglia dal nemico ma ad eccezione di un'azione di disturbo non riuscita per impedire la fortificazione dell'accampamento,
Antioco
non prese altre iniziative e i due eserciti rimasero inattivi per qualche giorno schierati davanti ai rispettivi steccati.
39
Lucio Scipione
consultò i suoi ufficiali e si decise di attaccare comunque battaglia. Dal canto suo
Antioco
non ritenne opportuno temporeggiare ancora e si preparò a combattere.
Il console disponeva di due legioni romane e di due di alleati latini, degli aiuti di Eumene e di duemila volontari macedoni e traci, il tutto formava un esercito compatto coadiuvato da tremila cavalieri.
40
Antioco
schierò al centro sedicimila fanti e molti elefanti, a destra oltre cinquemila cavalieri e la coorte degli
Argiraspidi
, così detti per le armi d'argento; a sinistra ancora migliaia di cavalieri, arcieri e fanti di diversa nazionalità. E ancora carri falcati, arcieri arabi che cavalcavano cammelli, cavalieri gallogreci, cari, cilici, tralli, cirtei, elimei ed altri.
41
Antioco
comandava l'ala destra e affidò la sinistra a suo figlio Seleuco e a Antipatro figlio di suo fratello. Minione, Senside e Filippo comandavano il centro.
La pioggia limitava la visibilità del vastissimo schieramento di
Antioco
mentre non disturbava i Romani il cui esercito era molto più compatto. Eumene ordinò a un gruppo di arcieri di disperdersi e di spaventare i cavalli che trainavano i carri falcati e prima dell'inizio della battaglia questi carri, su cui il nemico aveva fatto molto affidamento, erano ormai fuori controllo.
42
La cavalleria corazzata di
Antioco
, messa in fuga dagli arcieri di Eumene, travolse le truppe alleate subito incalzate dai cavalieri romani. L'ala sinistra siriana ripiegò e lo spavento si propagò fino al centro dello schieramento. La confusione creata dai fuggitivi e dagli elefanti imbizzarriti impediva ai Siriani di usare le loro lance e di combattere efficacemente mentre i legionari avanzavano inarrestabilmente.
Sull'altro lato del campo di battaglia, però,
Antioco
trovando le forze nemiche meno consistenti, portava un attacco deciso costringendo i Romani a fuggire e rincorrendoli fino al loro campo.
43
Marco Emilio, figlio di Marco Emilio Lepido, che presiedeva il campo romano, non permise ai fuggitivi di entrarvi, anzi ordinò ai suoi di colpirli se avessero tentato. In questo modo quanti erano fuggiti per paura di
Antioco
furono indotto a arrestarsi e rivolgersi di nuovo verso il nemico, quindi insieme agli uomini di Marco Emilio e a un contingente di cavalieri comandato da Attalo fratello di Eumene respinsero vigorosamente gli inseguitori siriani e li sconfissero.
Battute entrambe le ali dell'esercito di
Antioco
i Romani attaccarono il suo accampamento e fecero strage di quanti vi si trovavano mentre altri, fuggiti dal campo di battaglia, venivano inseguiti e fatti a pezzi.
44
I Romani contarono poche centinaia di caduti, i nemici oltre ottomila. Dopo la battaglia i vincitori tornarono al loro campo carichi di bottino mentre
Antioco
e Seleuco fuggivano a Apamea.
45
Le città di Tralle,
Magnesia sul Meandro
e
Efeso
si consegnarono ai
Romani
tramite ambasciatori.
Lucio
e Publio Scipione si incontrarono a
Sardi
dove furono raggiunti da Seusi e Antipatro, delegati di
Antioco
, che avevano già visitato Eumene trovandolo propenso alla pace. Alle richieste di
Antioco
Publio Scipione rispose ponendo come condizione per i Siriani l'allontanarsi dall'Europa e dalla regione del Tauro, il pagare un tributo per le spese di guerra e soprattutto la consegna di Annibale e di altri avversari dei Romani rifugiatisi presso
Antioco
. Le condizioni furono accettate e i delegati furono inviati a Roma per sottoporle al senato.
46
Quinto Minucio
proconsole
chiese il
trionfo
sui
Liguri
ma gli fu negato, fu riconosciuto invece a
Manio Acilio
vincitore sugli
Etoli
e su
Antioco
.
Giunse la notizia della sconfitta subita in
Spagna
dal
proconsole
Lucio Emilio che aveva perduto seimila uomini combattendo contro i
Lusitani
.
Il senato decretò di inviare seimila famiglie di coloni nelle Gallie che erano poco popolate e incaricò il console Caio Lelio di occuparsene.
47
Eseguito il mandato, Caio Lelio tornò a
Roma
per i comizi. Onorati gli dei per la vittoria navale di Lucio Emilio a Mionneso e per l'impresa di
Lucio Scipione
che per la prima volta aveva condotto l'esercito in Asia, si tennero i comizi consolari. Furono nominati consoli
Marco Fulvio Nobiliore
e
Gneo Manlio Vulsone
, pretori Quinto Fabio Labeone, Quinto Fabio Pittore, Marco Sempronio Tuditano,
Spurio Postumio Albino
, Lucio Plauzio Ipseo e Lucio Bebio Divite.
48
(
189 a.C.
)
Valerio Anziate
narrava che i consoli furono catturati da
Antioco
e l'esercito romano distrutto, ma
Livio
, non trovandone conferma in altre fonti, ritiene la notizia poco credibile.
49
Ambasciatori degli
Etoli
si presentarono al senato ma si comportarono in modo arrogante e i presenti compresero che le loro richieste di pace non erano sincere, furono quindi cacciati dal senato e espulsi dall'
Italia
.
50
La guerra in Asia contro
Antioco
fu affidata a sorte a Gneo Manlio, quella in
Etolia
a Marco Fulvio, a ciascuno fu assegnato. Quanto ai pretori
Spurio Postumio Albino
ebbe la giurisdizione urbana e la frontiera, Marco Sempronio Tuditano la
Sicilia
, Quinto Fabio Pittore la
Sardegna
, Quinto Fabio Labeone la flotta, Lucio Plauzio Ipseo la
Spagna Citeriore
, Lucio Bebio Divite la
Spagna Ulteriore
. Anche ai pretori furono assegnate risorse militari e Sempronio Tuditano ebbe il compito di prelevare in
Sicilia
rifornimenti di frumento per le legioni in Asia e in
Etolia
.
51
Poiché il pretore Quinto Fabio Pittore era sacerdote quirinale, il pontefice massimo Publio Licinio si oppose alla sua partenza per la
Sardegna
. Ne nacque un acceso dibattito e molte polemiche ma alla fine vinse la religione e Quinto Fabio fu costretto a rinunciare alla provincia.
Mentre i nuovi magistrati partivano giunse a Roma una certa smentita delle voci su una disfatta romana in Asia di cui si è detto al capitolo 48.
52-53
Marco Aurelio Cotta, legato di Scipione, venne a Roma con Eumene, i legati di
Antioco
e di
Rodi
per esporre al senato le vicende dell'Asia. Dopo il discorso di Cotta, Eumene ringraziò il sento per l'aiuto ricevuto e si congratulò per la vittoria ma esitò a lungo prima di avanzare una richiesta: desiderava i territori asiatici che i Romani avevano liberato da
Antioco
ma era certo che gli ambasciatori di
Rodi
si sarebbero opposti.
54
Come Eumene aveva previsto i Rodiesi chiesero al senato di non accontentarlo per non sottomettere al suo dominio le città liberate che erano da considerarsi città greche anche trovandosi in Asia. Consigliavano piuttosto di ricompensare Eumene con altri territori asiatici soggetti ai Romani.
55-57
I legati di
Antioco
implorarono clemenza che chiesero che fosse confermata la pace stipulata con
Lucio Scipione
. I senatori approvarono e la pace fu firmata con Antipatro, figlio del fratello di
Antioco
. Fu quindi stabilito che tutto il paese al di qua del Tauro andasse a Eumene tranne la
Licia
e la Caria e che le città che erano state tributarie di
Antioco
fossero libere e immuni. Ai Rodiesi furono date parti della
Licia
e della Caria. I Rodiesi chiesero anche la città di Soli in Cilicia che consideravano una loro colonia ma Antipatro si oppose con tanta fermezza che i Rodiesi rinunciarono per evitare nuove ostilità.
58-59
Infine
Acilio Glabrione
ritirò la candidatura e furono eletti Tito Quinzio Flaminino e Marco Claudio Marcello.
Fu decretato il
trionfo
per Lucio Emilio Regillo vincitore di una battaglia navale contro
Antioco
.
Venne a Roma
Lucio Scipione
ora detto Asiatico e ottenne a sua volta il
trionfo
.
60
Il console Gneo Manlio giunse in Asia dove rimanevano aperte le ostilità con i Galli.
Quinto Fabio Labeone pretore della flotta essendo il mare libero dai nemici decise di recarsi a
Creta
dove era in corso una guerra interna e di diceva che molti Romani e Italiani fossero prigionieri nell'isola.
Secondo Valerio Anziate bastarono le minacce del pretore per indurre i
Cretesi
a liberare circa quattromila schiavi.
LIBRO XXXVIII
1
(
189 a.C.
) Il re dell'Atamania Aminandro, cacciato dal suo paese dai Macedoni ed esule in
Etolia
, organizzò con un gruppo di seguaci e con l'aiuto degli esuli un'insurrezione che gli permettesse di riprendere il potere.
2
Informato della rivolta Filippo V accorse in Atamania con duemila soldati ma entrato nel paese si trovò circondato da Atamani ed
Etoli
che non gli rimase che tornare precipitosamente indietro fino a Gonfi e da Gonfi in
Macedonia
. Poco dopo anche gli altri presidi macedoni in Atamania vennero espulsi.
3
Recuperato il regno, Aminandro propose la pace ai Romani scusandosi per i suoi precedenti rapporti con Filippo. Gli
Etoli
occuparono Anfilochia e Aperenzia che erano stati loro territori in precedenza, e anche i Dopoli si unirono a loro defezionando dalla
Macedonia
. Ma giunse agli
Etoli
la notizia che i Romani avevano sconfitto
Antioco
e che il console Marco Fulvio già muoveva conto di loro. Consultati gli alleati epiroti,
Nobiliore
decise di iniziare le operazioni attaccando
Ambracia
, città recentemente passata agli
Etoli
.
4
La città di
Ambracia
era difesa dai colli e da un fiume oltre che da un muro lungo due miglia. Il console Fulvio piantò due campi e un fortino e ordinò di unire tutto con fossa e steccato per isolare chi si trovava in città. Gli
Etoli
volevano dividere i Romani dagli
Epiroti
. Eupolemo riuscì a entrare in
Ambracia
con mille armati prima che il fossato fosse completato. Nicandro avrebbe dovuto aggredire gli
Epiroti
ma stimandolo troppo pericoloso preferì saccheggiare l'
Acarnania
.
5
I Romani iniziarono l'assalto alle mura di
Ambracia
con le loro macchine d'assedio ma le mura resistevano bene e i cittadini le difendevano con molto coraggio. Intanto gli
Etoli
erano tornati dai saccheggi e Nicandro decise di inviare cinquecento uomini comandati da un certo Nicodamo a attaccare il campo degli assedianti sincronizzando l'azione con un tentativo di sortita degli
Ambracioti
.
L'impresa fu tentata ma con scarsi risultati perché gli
Etoli
non contribuirono molto, forse distratti dalle azioni di Perseo contro Anfilochia e Dolopia.
6
Gli
Etoli
tentarono un assalto alle postazioni romane ma non sopraggiungendo Nicandro a portare loro aiuto come avevano sperato furono costretti a ritirarsi.
7
Poiché gli
Ambracioti
resistevano validamente all'assedio, il console ordinò di scavare una galleria sotto le mura ma quando gli assediati se ne avvidero scavarono a loro volta un fosso in modo da incontrare i Romani al termine della loro galleria. Si svolse quindi una battaglia sotterranea, inoltre gli
Ambracioti
riempirono di fumo la galleria incendiando una botte piena di piume.
Nel frattempo Perseo abbandonava l'assedio di Anfilochia per tornare in
Macedonia
e il re degli Illiri Pleurato devastava le coste dell'
Etolia
.
8
Considerando la situazione e la sconfitta di
Antioco
, gli
Etoli
decisero di chiedere la pace e inviarono due ambasciatori dal console romano. Questi pose come condizione per trattare il disarmo degli
Etoli
e il pagamento di un pesante tributo.
9
Con la mediazione di Aminandro re degli Atamani e di Caio Valerio figlio di Levino fratellastro del console, fu trovato un accorto e fu conclusa la pace con gli
Ambracioti
e con gli
Etoli
.
10-11
I delegati degli
Etoli
furono mandati a Roma per far ratificare la pace dal senato e con loro andarono anche i Rodiesi e gli Ateniesi. Il senato confermò la condizione concordata dagli
Etoli
con il console aggiungendo la richiesta di ostaggi e il divieto di lasciar passare nel loro territorio forze militari ostili ai Romani.
12
La narrazione passa alle azioni dell'altro console Geo Magno nella guerra contro i
Galli
.
Gneo Manlio aveva preso in consegna l'esercito e aveva annunciato ai soldati la nuovo impresa spiegando che i
Galli
, come alleati di
Antioco
, costituivano comunque un pericolo, quindi - essendo assente Eumene, aveva convocato il fratello Attalo che gli promise di combattere al suo fianco. Infatti pochi giorni dopo la forze di Pergamo si unirono all'esercito romano oltre il Meandro in un luogo detto Sacro-Villaggio.
13
Qui il console incontrò altri alleati fra i quali Ateneo fratello di Eumene e di Attalo, quindi proseguì accampandosi presso Antiochia sul fiume Meandro.
Digressione su questo fiume: nasce a Celene ex capitale della Frigia dove secondo il mito Marsia gareggiò con Apollo, da qui il nome del fiume Marsia affluente del Meandro. Da Celene il Meandro attraversa la Caria, poi la Ionia e sfocia fra Priene e Mileto.
Proseguendo la marcia l'esercito raggiunse Gordiutico, quindi Taba dove fu attaccato da un manipolo di cavalieri pisiti che vennero rapidamente sconfitti.
14
Giunto a Cibira il console inviò una squadra a saggiare le intenzioni del locale tiranno Moagete che aveva fama di essere infido e inospitale. Moagete, ricevuto dal console, si finse praticamente in miseria offrendo un modesto tributo, seguì una trattativa e infine Moagete pagò cento talenti e diecimila medimni di grano.
15
L'esercito continuò la marcia attraverso la Panfilia e la Pisidia, talvolta saccheggiando il territorio, talvolta ottenendo pacificamente rifornimenti. Il console incontrò Seleuco che gli fornì delle guide per inoltrarsi in Frigia e dopo alcuni giorni raggiunse il confine dei
Galli Tolistoboi
.
16
I
Galli
avevano raggiunto con la loro invasione il paese dei Dardani e qui, in seguito a una sedizione, ventimila si erano separati ed avevano conquistato parte della Tracia e della Propontide fino a Bisanzio. Progettando di fare conquiste anche in Asia discesero l'Ellesponto ma al momento di traversare si divisero nuovamente e solo una parte di loro superò lo stretto.
In Asia aiutarono il re di
Bitinia
Nicomede a sconfiggere Zibeta che aveva occupato parte del paese. Le conquiste che i
Galli
fecero in Asia le ripartirono fra tre tribù: la spiaggia dell'Ellesponto ai Trocmi, Eolide e Ionia ai Tolistoboi e i Tectosagi ebbero l'entroterra fino al Tauro. Riscuotevano tributi e dominavano con il terrore. Il solo a sconfiggerli fu Attalo di Pergamo ma non bastò a debellarli e continuò a dominare anche dopo la vittoria dei Romani su
Antioco
.
17
Discorso del console all'esercito per incoraggiamento contro i
Galli
che, ricorda, dopo una prima vittoria all'
Allia
furono sempre sconfitti dai Romani.
18
Giunti in Gallogrecia i Romani furono improvvisamente attaccati dal nemico. All'inizio subirono delle perdite, poi la cavalleria riprese il controllo della situazione e sbaragliò i Gallogreci.
Costruendo un ponte sul fiume Sangario, i Romani raggiunsero l'importante emporio di Gordio e trovandolo deserto per la fuga degli abitanti vi si rifornirono di molte provviste. Furono raggiunti da Espognato, alleato di Eumene, che li informò che i
Galli
si stavano concentrando sul fiume Olimpo per organizzarvi la resistenza.
19
Altre notizie confermarono che varie tribù di
Galli
si erano attestate in montagna contando che le difficoltà del terreno e del clima le proteggessero dai Romani.
20
Il console dotò l'esercito di una grande quantità di giavellotti e di armi da lancio e dopo aver esplorato il terreno divise l'esercito e gli alleati in tre parti affidandone due a Gaio Elvio e a suo fratello Lucio Manlio.
21
I
Galli
disposero un presidio di 4000 uomini su un poggio considerandolo adatto alla loro difesa, ma quando i Romani e il loro alleati attaccarono con le frecce e le altre armi da lancio li costrinsero rapidamente a fuggire. I
Galli
, infatti, non erano abituati nè attrezzati per quel tipo di combattimento e le loro spade non servivano a fermare l'avanzata di un nemico preceduto da una pioggia di frecce e lance. Sconvolti dal terrore e dalla rabbia, molti di loro perirono lanciandosi contro i nemici, gli altri si rifugiarono nell'accampamento mentre i Romani occupavano il poggio.
22
I Romani avanzarono fino all'accampamento dei
Galli
e di nuovo bersagliandoli con frecce e giavellotti li sconfissero rapidamente.
23
Il campo fu invaso e i fuggitivi inseguiti, molti perirono precipitando nei burroni del monte o morirono di sfinimento durante la fuga, degli altri fecero strage i Romani. A cose fatte il console ordinò la spartizione del bottino e premiò pubblicamente quanti si erano distinti.
24
Il console Gneo Manlio marciò verso il territorio dei Tectosagi e sostò ad
Ancira
non lontana dal loro confine. Qui un centurione violentò una prigioniera moglie di uno dei capi dei
Galli
, poi le ordinò di mandare un altro prigioniero a trattare un riscatto per liberarla. Quando il centurione giunse all'appuntamento per lo scambio della prigioniera con il denaro la donna ordinò nella sua lingua ai parenti di uccidere il soldato e lavò l'offesa patita portando al marito la testa dello stupratore.
25
I Tectosagi mandarono ambasciatori al campo romano per invitare il console a trattare per evitare la guerra, ma in realtà si trattava di un inganno. I
Galli
presero tempo con vari pretesti per allontanare donne, bambini e beni e preparare un'imboscata. Infatti quando il console con una modesta scorta superò il confine per recarsi all'incontro con i capi dei Tectosagi trovò a riceverlo la cavalleria nemica in armi. Fortuna volle che i tribuni avevano incaricato seicento cavalieri di proteggere i soldati usciti in cerca di foraggio e che questi si trovassero vicini al luogo dell'agguato. Il loro intervento capovolse l'esito dello scontro e i Romani fecero strage dei
Galli
che avevano aggredito il console.
26-27
Come nella battaglia precedente, i Romani bersagliarono i
Galli
con una pioggia di frecce prima di far uscire in campo l'intero esercito. Alla vista delle legioni i
Galli
fuggirono e i Romani saccheggiarono il loro campo. Il giorno successivo gli sconfitti chiesero la pace, quindi il console condusse l'esercito a svernare lungo la costa.
28
Intanto a Roma i censori Tito Quinzio Flaminino e Marco Claudio Marcello curavano le elezioni del senato. Publio Scipione Africano fu nominato principe del senato per la terza volta.
Il
Tevere
allagò dodici volte
Campo Marzio
.
Il console Marco Fulvio passò a Cefallenia e propose alle città dell'isola di sottomettersi ai Romani senza combattere. Tutte accettarono e consegnarono ostaggi ma improvvisamente gli abitanti di Same si ribellarono e rifiutarono di aprire le porte.
29
I Samei resistevano efficacemente col ricostruire subito le parti di muro che venivano abbattute e con rapide sortite per disturbare i lavori dei Romani. Per contrastarli in console fece venire da Egio, Patre e Dime cento frombolieri famosi per la loro abilità. L'assedio durò quattro mesi poi una notte i Romani entrarono nella città e i Samei esausti si arresero e furono tutti venduti come schiavi.
30
Il console si spostò nel Peloponneso chiamatovi dagli abitanti di Egio e di Sparta. Egio era la sede delle riunioni della
Lega Achea
dalla costituzione della lega stessa, in quest'anno Filopemene propose di cambiare questa consuetudine e di convocare una riunione ogni anno in una diversa città. Il console avrebbe favorito Egio ma vedendo che Filopemene riscuoteva molto successo si astenne dall'intervenire.
Quanto a Sparta era in contrasto con i fuoriusciti che avevano occupato le località costiere e si erano rivolti a Filopemene.
31
Filopemene, che simpatizzava per i fuoriusciti, accolse le loro richieste e mandò ambasciatori a Sparta per richiedere la consegna di quanti avevano portato un attacco a un villaggio del fuoriusciti. Offesi da questa richiesta ma consapevoli di non essere in grado di affrontare una guerra, gli Spartani inviarono ambasciatori a Cefellenia per consegnare la loro città al console Marco Fulvio.
32
Gli
Achei
reagirono dichiarando guerra a Sparta ma in attesa della bella stagione si limitarono a piccole offensive lungo i confini. Per i motivi suddetti il console intervenne nel Peloponneso e intimò ai contendenti di spedire ambasciatori al senato romano sospendendo nel frattempo le ostilità. Diofane e Licorta guidavano l'ambasciata degli
Achei
ma il senato, non volendo favorire nessuno dei rivali, si pronunciò in modo ambiguo e gli
Achei
ne approfittarono ampiamente.
33
Filopemene all'inizio della primavera si portò con l'esercito al confine spartano e chiese la consegna di un gruppo di avversari. Quelli richiesti accettarono di andare ma all'uscita dal campo i fuoriusciti provocarono una rissa in cui diciassette spartani furono uccisi, altri catturati e giustiziati il giorno seguente.
34
Agli Spartani fu imposto di abbattere le mura, di adottare le leggi degli
Achei
e di riammettere gli esuli. Gli schiavi liberati per farli combattere furono catturati e venduti, con il ricavato si ricostruì il portico di
Megalopoli
che era stato danneggiato dagli Spartani. Da allora Sparta fu soggetta per lungo tempo.
35
Marco Fulvio
tornò a
Roma
per i comizi e furono eletti
Marco Valerio Messalla
e
Gaio Livio Salinatore
(
188 a.C.
). Pretori:
Quinto Marcio Filippo
(
Sicilia
),
Marco Claudio Marcello
(pretura urbana),
Gaio Stertinio
(
Sardegna
),
Gaio Atinio
(
Spagna Ulteriore
),
Publio Claudio Pulcro
(pretura forestiera),
Lucio Manlio Acidino
(
Spagna Citeriore
).
A
Marco Fulvio
e a
Gneo Manlio
fu prorogato per un anno il comando dell'esercito. A Valerio Messalla toccò in sorte la
Liguria
, a Salinatore la
Gallia
; ebbero l'ordine di arruolare nuove legioni.
36
In quell'anno i
Campani
ottennero il diritto di sposare cittadine romane e legittimare i figli nati da queste unioni.
Formia
,
Fondi
e
Arpino
ottennero il diritto di suffragio. Concluso il censimento si contarono 258.318 cittadini.
37
Nel frattempo il
proconsole
Gneo Magno in oriente riceveva l'omaggio delle città grate di essere state liberate dai
Galli
e riscuoteva i tributi imposti a
Antioco
e Ariarate.
38
Fu stipulato un trattato con
Antioco
che stabiliva i nuovi confini e i reciproci obblighi. Il trattato prevedeva inoltre la consegna ai Romani di Annibale e di altri personaggi.
39
La flotta di
Antioco
venne distrutta, i suoi elefanti confiscati dal
proconsole
che ne fece dono a Eumede. I territori conquistati da
Antioco
furono restituiti ai precedenti titolari.
40
Durante la marcia di ritorno verso l'Italia l'esercito romano dovette necessariamente passare in Tracia e qui, in un luogo particolarmente impervio, subì un'imboscata organizzata dai Traci, forse con la complicità di
Filippo di Macedonia
, con lo scopo di impadronirsi del grande bottino che i Romani trasportavano.
41
Nell'imboscata i Romani persero parte dei soldati e dei bagagli. Cadde in combattimento anche Quinto Minucio Termo. Il giorno seguente subirono un altro attacco ma questa volta, trovandosi in luoghi spogli di vegetazione, videro in tempo i nemici e ne fecero strage. Nei giorni seguenti, attraversando la
Macedonia
, la
Tessaglia
e l'Epiro, l'esercito giunse in Apollonia dove svernò.
42
Si elessero i consoli per il nuovo anno (
187 a.C.
):
Marco Emilio Lepido
e
Caio Flaminio
. Furono nominati pretori Appio Claudio Pulcro, Sergio Sulpicio Galba, Quinto Terenzio Colleone, Lucio Terenzio Massiliota,
Quinto Fulvio Flacco
e Marco Furio Crassipede. Ad entrambi i consoli fu affidata la
Liguria
dove si temeva una grave rivolta,
Marco Emilio Lepido
protestò per questa decisione ma non ottenne soddisfazione.
Marco Fulvio e Gneo Manlio furono richiamati dall'oriente con i rispettivi eserciti.
43
Ambasciatori di
Ambracia
accusarono
Marco Fulvio
davanti al senato di aver abusato del suo potere, di averli trattati da nemici e di aver derubato le loro famiglie e i loro templi. Dietro queste accuse c'erano manovre di
Marco Emilio Lepido
che odiava
Marco Fulvio
per motivi personali.
L'altro console
Caio Flaminio
difese
Marco Fulvio
affermando che gli
Ambracioti
erano stati nemici di Roma e alleati degli
Etoli
e come tali erano stati trattati e si oppose a qualsiasi decisione in assenza di
Fulvio
.
44
La disputa fra i due consoli durò due giorni, poi approfittando di un'assenza per malattia di
Flaminio
,
Emilio
riuscì a far decretare la restituzione dei beni e dei diritti agli abitanti di
Ambracia
invalidando l'operato di
Marco Fulvio
.
Gneo Manlio rientrò a Roma e chiese di poter celebrare il
trionfo
ma i suoi dieci legati si opposero.
45
I legati accusarono Gneo Manlio di aver cercato soltanto la sua gloria e il suo tornaconto personali commettendo ingiusti saccheggi e a volte attaccando popolazioni innocenti, a volte agendo senza attendere gli ordini del senato, spesso mettendo in pericolo l'esercito.
46
Anche la guerra contro i
Galli
viene sminuita nell'orazione dei legati contro Manlio: si trattava di gente quasi imbelle terrorizzata dalle recenti vittorie romane e non dei famosi guerrieri galli che un tempo si erano battuti valorosamente in Italia. Infine l'episodio dell'agguato in Tracia, delle perdite subite e dei pericoli a cui è stato esposto l'esercito priva Gneo Manlio di ogni merito e di ogni diritto al
trionfo
.
47-49
Nella sua lunga replica Gneo Manlio ribatte punto per punto alle accuse dei legati sostenendo di aver agito accortamente per consolidare le vittorie conseguite e liberare le popolazioni locali dalla barbarie dei
Galli
. Accusa di invidia i suoi detrattori e chiama a testimone l'intero esercito sulla correttezza del suo comportamento.
50-51
Infine il senato concesse il
trionfo
a Manlio. In seguito si tenne un altra causa che vide coinvolto un personaggio molto più illustre,
Publio Scipione Africano
che fu accusato dai due Quintii Petilii di aver accettato denaro da
Antioco
e di essersi comportato da
dittatore
in molte circostanza come se avesse avuto l'autorità di decidere per l'intero impero romano.
La discussione durò un giorno interno, in mattino seguente
Scipione
, salito sui rostri, rifiutò di trattare la causa quel giorno perché era l'anniversario della sua vittoria su Annibale e si diresse al
Campidoglio
seguito da tutti i presenti mentre gli accusatori rimanevano soli con i loro schiavi e con il banditore.
52-53
Dopo questa gloriosa giornata
Scipione
si ritirò nella sua villa di Literno e rifiutò di presentarsi ancora in giudizio. Lucio Scipione cercava di scusarlo dicendolo malato, i tribuni non credevano a questa giustificazione ma l'accettarono rimandando il processo. Agli altri tribuni si oppose Tito Sempronio Gracco che pur essendo personalmente avversario di
Scipione
era indignato del fatto che si intentasse un processo a un uomo che vantava tanti e tali meriti di fronte allo stato. Le parole di Tito Sempronio Gracco furono molto lodate e convinsero tutti mentre i Petilii furono vituperati per la loro arroganza, da allora
Scipione
non venne più convocato e fu lasciato vivere in pace a Literno. Non volle essere riportato a Roma neanche dopo la morte perché rifiutava che il suo funerale si svolgesse in una patria ingrata.
54
Dopo la morte di
Scipione
i suoi avversari ripresero ad accusarlo. Marco Porcio Catone chiese che si indagasse ancora su eventuali estorsioni ai danni di
Antioco
e occultamenti di denaro da parte dell'Africano e, avendo grande autorità, riuscì a far approvare le sue proposte nonostante l'opposizione di diversi tribuni.
55-57
Quinto Terenzio Colleone fu incaricato di condurre l'inchiesta. Lucio Scipione, Aulo Ostilio e Gaio Furio Aculeone
questori
furono multati per aver accettato denaro da
Antioco
ma Livio sottolinea come le sue fonti in merito a questa vicenda siano poco precise. In generale tutte le notizie sull'ultimo periodo della vita di
Scipione Africano
, sulla sua morte e sulla sua sepoltura risultavano incomplete o contraddittorie.
Quanto al Tito Gracco che difese
Scipione
è opinione comune che ne sposasse la figlia minore mentre la maggiore fu certamente la moglie di Publio Scipione Nasica.
58-59
Lucio Scipione rifiutò di pagare l'ammenda ribadendo di aver versato all'erario tutto il denaro preso in oriente e, come da procedura, fu destinato alla prigione. Intervenne in suo favore Cornelio Nasica tentando ancora di difenderlo con una lunga orazione.
60
Per volontà di Tito Gracco infine Scipione fu rilasciato e la sua pena fu commutata con la confisca dei beni.
LIBRO XXXIX
1
(
187 a.C.
) Entrambi i consoli combatterono in
Liguria
, si trattava di una campagna militare molto dura a causa dell'asprezza del territorio e dell'audacia dei nemici.
2
Gaio Flaminio
sconfisse e disarmò i
Liguri Friniati
, quindi passò a sottomettere i
Liguri Apuani
che devastavano le terre di
Pisa
e
Bologna
. Intanto il console
Marco Emilio
domava le altre tribù dei
Liguri
che abitavano al di qua dell'
Appennino
fino a soggiogare completamente la provincia.
3
In
Gallia
il pretore Marco Furio disarmò senza motivo i
Cenomani
che protestarono in senato. Il console
Emilio
incaricato della questione restituì le armi e destituì il pretore. Il pretore Quinto Terenzio Colleone al termine di un'inchiesta espulse dodicimila latini che si erano illecitamente stabiliti a Roma.
4
Tornato dall'
Etolia
,
Marco Fulvio
chiese il
trionfo
, ma il tribuno della plebe
Marco Aburio
dichiarò di opporsi a qualsiasi decisione presa prima del ritorno di
Marco Emilio
.
Fulvio
protestò che
Emilio
gli era notoriamente ostile e che quindi l'obiezione di
Aburio
era capziosa.
5
Molti si opposero al tribuno ma fu decisivo il prestigio di Tiberio Gracco che accusò
Aburio
di dimenticare la propria carica per prestarsi alle inimicizie altrui.
Aburio
lasciò il senato e il
trionfo
di
Marco Fulvio
venne decretato.
Fulvio
anticipò la data della celebrazione per evitare eventuali contrasti al rientro di
Marco Emilio
.
6
(
186 a.C.
) Furono eletti consoli
Spurio Postumio Albino
e
Quinto Marcio Filippo
, pretori Tito Menio, Publio Cornelio Silla, Caio Calpurnio Pisone, Marco Licinio Lucullo, Caio Aurelio Scauro, Lucio Quinzio Crispino. Gneo Manlio Vulsone celebrò il
trionfo
sui
Galli
dell'Asia con molto ritardo per evitare di essere sottoposto al giudizio che era toccato a Lucio Scipione.
7
Aulo Gneo Manlio celebrò il suo
trionfo
e si svolsero festeggiamenti e cerimonie. Giunse notizia di ribellione in
Spagna
da parte di
Celtiberi
e
Lusitani
.
8
Furono assegnati a sorte gli incarichi ai pretori: Tito Menio ebbe la giurisdizione urbana, Marco Licinio Lucullo quella forestiera, Caio Aurelio Scauro la
Sardegna
, Publio Cornelio Silla la
Sicilia
, Lucio Quinzio Crispino la
Spagna Citeriore
, Caio Calpurnio Pisone l'Ulteriore.
I consoli furono incaricati di indagare su certe società segrete in
Etruria
i cui adepti commettevano ogni sorta di nefandezze e che avevano cominciato a prendere piede anche a
Roma
.
9 - 19
Grazie alle dimensioni della città i riti di queste sette passarono inosservati finché non ne venne informato il console
Postumio
. Il patrigno del giovane
Publio Ebuzio
intendeva impadronirsi dell'eredità del figliastro e con l'aiuto della moglie lo convinse a sottoporsi all'iniziazione bacchica sperando che perdesse la vita o, almeno, i diritti civili.
A salvare
Ebuzio
fu l'amante
Ispala Fecennia
, una liberta cortigiana che in gioventù, da schiava, aveva ricevuto l'iniziazione. Quando
Ebuzio
si rifiutò di accontentare i genitori fu cacciato e si rivolse all'anziana zia
Ebuzia
, donna di ottima reputazione, che decise di esporre la situazione al console e di fargli ascoltare la testimonianza di
Ispala Fecennia
. Questa raccontò al console e a
Sulpicia
, suocera di lui, che il culto di
Bacco
in passato era riservato alle sole donne e non comportava pratiche illecita, ma una sacerdotessa campana di nome
Paculla Annia
aveva apportato molti cambiamenti, aveva aperto le adesioni anche agli uomini e istituito cerimonie che prevedevano grande consumo di vino e atti di libidine e violenza sessuale.
Il console a sua volta denunciò le oscenità dei baccanali al senato e al popolo e fu avviata un'inchiesta. Furono offerti premi a chi denunciava gli appartenenti alla setta, furono compiuti molti arresti, celebrati processi, comminate condanne in presenza e in contumacia.
Quanti avevano ricevuto l'iniziazione e giurato di seguire i dettami della segreta dottrina ma non avevano ancora compiuto materialmente alcun crimine furono puniti con la prigione, quelli che invece avevano commesso stupri, spergiuro, omicidi (ed erano la maggioranza) vennero giustiziati.
Il senato decretò la distruzione di tutti i luoghi in cui si tenevano i baccanali e vietò per il futuro di celebrare ancora questi riti.
Ebuzio e Ispala
ricevettero un premio in denaro, inoltre Ebuzio fu esentato dagli obblighi di leva e a Ispala furono riconosciuti tutti i diritti delle donne di libera condizione.
20
Preso il comando dell'esercito al quale aggiunsero nuove leve i consoli continuarono la campagna contro i
Liguri
. Mentre affrontava i
Liguri Apuani
il console Quinto Marcio si trovò ad attraversare un luogo angusto e pericoloso dove subì un'imboscata perdendo oltre quattromila uomini.
21
Dalla
Spagna
giunse la notizia della vittoria del propretore Caio Atinio sui
Lusitani
e della sua morte a causa delle ferite. Il senato ordinò al pretore Caio Calpurnio di raggiungere la provincia per assumere il comando.
Nella
Spagna Citeriore
il propretore
Lucio Manlio Acidino
si scontrò con i
Celtiberi
e li sconfisse uccidendone dodicimila.
22
Si tennero vari giochi fra cui quelli votati da Marco Fulvio per la guerra italica e si offrirono sacrifici e preghiere per espiare fulmini e altri prodigi. Un ermafrodito dodicenne scoperto in
Umbria
fu portato fuori dal territorio romano e ammazzato.
23
Spurio Postumio
tenne i comizi per le elezioni consolari (
185 a.C.
) e furono eletti Appio Claudio Pulcro e Marco Sempronio Tuditano. Furono nominati pretori Publio Cornelio Cetego,
Aulo Postumio Albino
, Caio Afranio Stellione, Caio Atilio Serrano, Lucio Postumio Tempsano, Marco Claudio Marcellino.
Filippo di Macedonia
, scontento per le condizioni imposte dai Romani era stato parzialmente ricompensato perché i consoli non gli avevano impedito di attaccare l'Atramania e di impadronirsi di alcune città che gli
Etoli
avevano tolte ai Tessali.
24
Seguì un periodo di pace durante il quale Filippo si occupò di porre riparo ai danni subiti per la guerra e di organizzare nuove forze per riprendere le ostilità quando fosse stato opportuno. Intanto dalla
Tessaglia
e dalla Tracia vennero a Roma ambasciatori a lamentare di aver subito abusi da parte di Filippo che aveva occupato il loro territorio e il senato affidò un'inchiesta a Quinto Cecilio Metello, Marco Bebio Tamfilo e Tito Sempronio.
25
Questa commissione convocò di fronte a Filippo i rappresentati delle popolazioni che avevano protestato contro di lui, Tessali,
Perrebi
e Atramani, che esposero le loro ragioni accusando il Macedone di privarli di ogni libertà.
26
Da parte sua Filippo protestò che anche i suoi accusatori si erano impadroniti di territori a lui appartenenti e respinse ogni altra accusa. Il suo tono minaccioso non piacque ai delegati romani che stabilirono di togliere a Filippo le città che aveva occupato riportando la
Macedonia
nei precedenti confini.
27) Passati a Tessalonica, i legati romani ascoltarono quelli di Eumene che reclamavano la consegna di Maronea e Eno (città già di
Antioco
) ed anche una rappresentanza di Maroniti che lamentavano la mancanza di libertà sotto i Macedoni.
28) Da parte sua Filippo protestò contro le pretese di Eumene e contro l'ingratitudine dei Romani verso i quali si era comportato correttamente aiutandoli in molti modi durante la guerra contro
Antioco
.
29) Ascoltate le parti, i legati rimisero la decisione al senato. Questi eventi, osserva Livio, furono la causa dell'ostilità di Filippo che in seguito portò alla guerra dei Romani contro suo figlio Perseo.
Il
proconsole
Lucio Manlio al rientro dalla
Spagna
chiese il trionfo ma ottenne soltanto l'ovazione perché non era usanza concedere il trionfo se la provincia non era completamente pacificata. Il pretore Lucio Postumio che aveva il governo di Taranto represse una rivolta in
Puglia
.
30) In
Spagna
i pretori Gaio Calpurnio e Lucio Quinzio furono sconfitti nei pressi di
Toledo
e durante la notte sgomberarono il campo che fu poi saccheggiato dagli Spagnoli. Nei giorni seguenti reclutarono soldati presso le città alleate e si portarono sul Tago dove si erano accampati i nemici.
31) La battaglia sul Tago fu durissima e i Romani, soprattutto grazie alla cavalleria, fecero una carneficina uccidendo migliaia di nemici e mettendo in fuga gli altri. Le perdite romane furono modeste e i pretori premiarono tutti i cavalieri e molti centurioni.
32) I consoli portarono l'esercito in
Liguria
dove Sempronio sbaragliò i Liguri Apuani e Appio Claudio i Liguri Ingauni, furono conquistati diversi castelli e gli autori della rivolta furono giustiziati. Appio Claudio si affrettò a tornare a Roma per i Comizi per sostenere la candidatura al consolato del fratello Publio Claudio. Gli altri candidati erano Lucio Emilio, Quinto Fabio, Servio Sulpicio Galba fra i patrizi, Lucio Porcio, Quinto Terenzio Culleone, Gneo Bebio Tanfilo fra i Plebei.
I comizi furono molto movimentati, alla fine vinsero
Publio Clodio Pulcro
e
Lucio Porcio Licino
. Pretori: Cario Decimio Flavio, Publio Sempronio Longo, Publio Cornelio Cetego, Quinto Nevio Matone, Caio Sempronio Bleso, Aulo Terenzio Varrone.
33) (
184 a.C.
) Dopo aver ascoltato gli ambasciatori di Filippo, Eumene e delle città della
Tessaglia
, i senatori decisero di inviare una nuova delegazione guidata da Appio Claudio in
Grecia
e in Macedonia per controllare la restituzione delle città dei Tessali e dei
Perrebi
e lo sgombero delle coste della Tracia da parte dei Macedoni. Gli ambasciatori furono incaricati anche di approfondire l'inchiesta condotta l'anno precedente da Quinto Cecilio Metello che non aveva prodotto risultati chiari.
34) Furioso per dover sgomberare le città della Tracia, Filippo incaricò i suoi consiglieri Onomasto e Cassandro di attuare una feroce rappresaglia, furono infatti trucidati tutti i cittadini di Maronea appartenenti al partito antimacedone.
Davanti agli ambasciatori romani Filippo negò ogni responsabilità attribuendo la strage a conflitti interni dei Maroniti, rifiutò di mandare a Roma Onomasto che, a suo dire, non era mai stato a Maronea e intanto fece uccidere Cassandro.
35) Volendo guadagnare tempo per i preparativi bellici, Filippo mandò il figlio minore Demetrio a Roma a discutere con il senato.
Intanto in
Acaia
il pretore Licorta convocò l'assemblea per discutere dei rapporti con gli Spartani. Areo e
Alcibiade
, che erano stati banditi e con l'aiuto degli
Achei
riammessi in patria, furono condannati a morte per aver mosso accuse agli
Achei
davanti al senato romano.
36) Gli ambasciatori romani, ricevuti in Clitore nell'
Arcadia
, erano accompagnati proprio da Areo e
Alcibiade
. Appio Claudio riprese le accuse contro gli
Achei
per aver attaccato Sparta, ucciso molti cittadini, abbattute le mura e abrogate le antiche leggi di Lucullo. Rispose Licorta giustificando l'attacco con la violazione del trattato di pace da parte avversaria. Quanto alla strage sostenne che gran parte delle vittime erano state uccise dagli stessi Lacedemoni a causa di questioni interne e non dagli
Achei
.
37) Quanto alle mura, sostenne Licorta, i Lacedemoni avrebbero dovuto abbatterle con le loro stesse mani per tornare all'antica libertà della quale, senza mura, avevano goduto per secoli. Le leggi di Licurgo erano già in disuso quando gli
Achei
attaccarono Sparta e dopo aver vinto instaurarono le stesse leggi che governavano il loro stato. In generale Licorta sostenne che gli
Achei
si erano comportati come i Romani con Capua e pregò Appio Claudio di tenere sempre presente di parlare con degli alleati e non con dei nemici anche se si disse consapevole che al di là dei trattati la
Grecia
era di fatto soggetta a Roma.
L'assemblea apparve positivamente impressionata dal discorso di Licorta ma Appio Claudio rispose con una frase minacciosa che preoccupò non poco i presenti. Licorta, cedendo parzialmente, chiese a Claudio di trattare i Lacedemoni come preferiva ma senza costringere gli
Achei
a cambiare delle decisioni sulle quali avevano giurato. Alla fine il risultato concreto dell'assemblea fu l'annullamento della condanna di Areo e
Alcibiade
.
38) In quell'anno l'unica guerra in corso era in
Liguria
e fu assegnata a entrambi i consoli. Fra i pretori, a sorte, Caio Decimio Flavo fu nominato pretore urbano, Pubio Cornelio Cetego pretore peregrino, Caio Sempronio Bleso ebbe la Sicilia, Quinto Nevio Matone la
Sardegna
, Aulo Terenzio Varrone la
Spagna Citeriore
, Publio Sempronio Longo la
Spagna Ulteriore
.
Si discusse a lungo in senato se richiamare le legioni dalla
Spagna
dove la guerra era finita, infine si decise di congedare soltanto quanti avevano compiuto gli anni di milizia o si erano particolarmente distinti.
39) Morì il pretore Caio Decimio mentre era ancora in carica e fra gli altri presentò la propria candidatura
Quinto Fulvio Flacco
che aveva già la carica di edile curule. La situazione era irregolare perché la legge non permetteva di essere contemporaneamente edile e pretore ma non era chiaro se
Flacco
intendesse deporre l'edilità qualora fosse stato eletto, tuttavia l'edile godeva di forte favore popolare e stava crescendo una pericolosa tensione. Per evitare problemi il console Lucio Porcio decise di non procedere alle votazioni stabilendo che si poteva fare a meno di sostituire il pretore deceduto.
40) Ancora più burrascose furono le elezioni per la censura alle quali si candidarono Lucio Valerio Flacco, Publio e Lucio Scipione, Gneo Manlio Vulsone, Lucio Furio Purpurione patrizi; Marco Porcio Catone, Marco Fulvio Nobiliore, Tito e Marco Sempronio, Longo e Tuditano, plebei. Livio tratteggia un ritratto di Catone lodandone l'eloquenza, la fermezza nei suoi principi, la costanza nell'accusare e nel difendere in senato, l'energia che non gli venne meno neanche nell'estrema vecchiaia.
41) Gli altri candidati si accordarono per ostacolare con ogni mezzo Catone perché sapevano che molti lo avevano offeso e che certo nelle vesti di censore avrebbe ricambiato gli oltraggi patiti. Da parte sua Catone sosteneva Lucio Valerio Flacco augurandosi di averlo come collega nella censura e Valerio era il solo concorrente ad essergli favorevole. A dispetto della nobiltà, il popolo nominò censori proprio Catone e Valerio Glacco.
I pretori partirono per le loro province tranne Quinto Nevio che impegnò quattro mesi per un'inchiesta sui venefici. Anche Lucio Postumio prima di recarsi a Taranto completò un'indagine sui baccanali che comportò molti arresti.
42) I pretori uscenti Caio Calpurnio Pisone e Lucio Quinzio tornarono a Roma dove celebrarono il trionfo per aver pacificato la
Spagna Ulteriore
sconfiggendo
Lusitani
e
Celtiberi
. I nuovi censori Marco Porcio e Lucio Valerio rimossero dalla carica sette senatori fra i quali Lucio Quinzio Flaminino, consolare e uomo molto noto. Contro di lui Catone mosse accuse durissime fra cui quella di aver ucciso in pubblico e con le proprie mani un gladiatore per lo sfizio di un suo amasio.
43) L'episodio era raccontato anche da Valerio Anziate con differenze nei particolari. Flaminino non ebbe modo di controbbattere e fu espulso.
44) Lucio Scipione Asiatico fu cancellato dall'ordine equestre dai censori. Questi si occuparono anche di rivedere le dichiarazioni patrimoniali, colpirono l'edilizia abusiva e i prelievi illeciti di acque pubbliche a uso dei privati. Curarono opere pubbliche e punirono ogni forma di corruzione. Dopo quella memorabile censura Catone fu tormentato per il resto della vita dai nemici che si era procurato.
Furono dedotte due colonie a Potenza nel Piceno e a Pisauro in Gallia.
45)
183 a.C.
Eletti consoli
Marco Claudio Marcello
e
Quinto Fabio Labeone
. Pretori Caio Valerio, Spurio Postumio Albino, Publio Cornelio Sisenna, Lucio Papio, Lucio Giunio e Gneo Sicinio.
I consoli furono incaricati di continuare le operazioni in
Liguria
con lo stesso esercito dell'anno precedente. Furono estratte a sorte le province per i pretori: Caio Valerio ebbe la pretura peregrina, Cornelio Sisenna quella urbana, Spirio Postumio la Sicilia, Lucio Pupio la
Puglia
, Lucio Giulio la Gallia, Gneo Sicinio la
Sardegna
.
Lucio Giulio fu incaricato di tentare di formare un'infiltrazione dei
Galli
in territorio italico senza combattere, qualora ciò non fosse stato possibile avrebbe dovuto informare i consoli uno dei quali avrebbe guidato l'esercito dove opportuno per respingere gli invasori.
46) Morì il pontefice massimo Publio Licinio Crasso e fu provvisoriamente sostituito da Marco Sempronio Tuditano, poi da Caio Servilio Gemino.
Intanto il senato riceveva numerose ambascerie dai paesi confinanti con la Macedonia che venivano a lamentarsi per i soprusi di Filippo. Venne anche Ateneo fratello di Eumene e dichiarò che Filippo non aveva ancora rimosso i presidi dalla Tracia e sosteneva il re di Prusia nemico di Eumene.
47) A tutte quelle accuse doveva rispondere Demetrio figlio di Filippo il quale tuttavia, giovane e inesperto si trovava in difficoltà per la quantità e varietà di richieste e lamentele. A richiesta dei senatori Demetrio mostrò una lettera del padre che respingeva le accuse in parte come infondate e in parte come ingiuste e protestava per il trattamento subito davanti al legato Cecilio. Il senato rispose che avrebbe appianato i problemi con la collaborazione di Demetrio e che avrebbe inviato altri legati in Macedonia per risolvere tutti i contenziosi.
48) Il senato ricevette gli ambasciatori spartani per discutere numerose questioni. Fu deciso di richiamare quanti erano stati esiliati dagli
Achei
e che Sparta rimanesse nella
Lega Acaica
.
49) Filopemene stratego degli
Achei
fu catturato dai Messeni mentre con pochi cavalieri penetrava nel loro paese. Evento importante, la cattura suscitò grande interesse e stupore, a Messene tutti tentarono di vedere l'illustre prigioniero.
50) Filopemene trascorse la notte in un antro sotterraneo chiuso da un macigno e al mattino i Messeni, dopo averne lungamente discusso, decisero di farlo morire. Gli fu portata una coppa di veleno che bevve coraggiosamente dopo essersi informato sulla sorte dei cavalieri che lo accompagnavano e aver saputo che erano in salvo. In seguito Messene fu sconfitta e gli
Achei
vincitori si fecero consegnare le ossa di Filopemene per celebrarne le esequie con i dovuti onori mentre gli autori della condanna furono puniti.
51) Tito Quinzio Flaminino si recò come ambasciatore presso il re Prusia che aveva dato rifugio a Annibale e gliene richiese la consegna. Mentre i soldati di Flaminino circondavano la sua casa, Annibale si rese conto di non avere alcuna possibilità di fuga e bevve il veleno che aveva già preparato per non lasciarsi prendere vivo.
52) Nello stesso anno, secondo Polibio e altri autori, morì Scipione Africano. La data presenta qualche incertezza, comunque Livio nota l'affinità dei destini di tre grandi personaggi morti quasi contemporaneamente: Filopemene morto in carcere, Annibale cacciato dai concittadini e tradito dall'ospite, Scipione in esilio volontario. Nessuno dei tre morì in patria.
53) Il successo che Demetrio aveva ottenuto a Roma e il favore di cui godeva presso i Macedoni stimolavano la gelosia, non solo del fratello Perseo, ma anche del padre Filippo. Perseo era maggiore di età ma diversamente da Demetrio era nato da una concubina, temeva quindi che alla morte di sui padre la sua primogenitura non sarebbe bastata a ottenere il potere. Filippo era indignato nel vedere che Demetrio, amato dal popolo e trattato con ogni riguardo dai legati romani, lo stava superando in importanza e popolarità. Malvolentieri Filippo si sottomise alle disposizioni del senato romano ritirando i presidi dalla Tracia. Si portò quindi con l'esercito alla conquista di Filippopoli dove lasciò un presidio che fu presto scacciato, quindi si dedicò a fondare una città in Peonia che chiamò Perseide.
54) Il console Marcello si recò resso i
Galli
che avevano superato le
Alpi
i quali al suo arrivo si arresero spontaneamente e furono privati delle armi e di ogni altra cosa che avevano con se. Mandarono ambasciatori a protestare in senato ma la risposta fu che non avrebbero dovuto entrare in territorio italiano e tanto meno costruirvi una città senza il permesso di un magistrato romano. Furono inviati sul posto dei legati che restituirono ai
Galli
le loro cose e li rimandarono nel loro paese.
55) Cacciati i
Galli
, il console Marco Claudio ottenne dal senato il permesso di condurre le legioni in Istria. Publio Scipione Nasica, Caio Flaminio e
Lucio Manlio Acidino
furono nominati triumviri con l'incarico di stabilire una colonia di Latini a
Aquileia
. Nello stesso anno i triumviri Marco Emilio Lepido, Tito Ebuzio Caro e Lucio Quinzio Crispino dedussero colonie di Romani a
Modena
e a
Parma
.
56) Il console Aulo Terenzio combattè contro i
Celtiberi
occupando alcuni castelli fortificati. Nulla accadde nella
Spagna Ulteriore
dove i
Lusitani
rimasero tranquilli mentre il pretore Publio Sempronio era alle prese con una lunga malattia. Si tennero i comizi e furono eletti consoli Gneo Bebio Tanfilo e Lucio Emilio Paolo. Furono eletti pretori
Quinto Fulvio Flacco
,
Marco Valerio Levino
,
Publio Manlio
,
Marco Ogulnio Gallo
,
Lucio Cecilio Dentre
,
Caio Terenzio Istra
.
LIBRO XL
1
1)
182 a.C.
All'inizio dell'anno si assegnarono i compiti ai pretori:
Marco Ogulnio Gallo
pretura urbana,
Marco Valerio
pretura dei forestieri,
Quinto Fulvio Flacco
Spagna Citeriore
,
Publio Manlio
Spagna Ulteriore
,
Lucio Cecilio Denter
Sicilia
,
Caio Terenzio Istra
Sardegna
. Ai consoli fu ordinato di procedere agli arruolamenti per preparare legioni per la
Liguria
e la
Spagna
, dove si prevedevano problemi, e per la Gallia dove Marco Marcello aveva avuto la proroga del comando. Anche a Quinto Fabio Labeone fu prorogato il comando in
Liguria
.
2) Una burrasca di vento danneggiò diversi templi a
Roma
e in altre città. In
Spagna
morì Publio Sempronio da tempo infermo.
3) Filippo si comportava in modo sospetto e si capiva che stava preparando nuove insidie, spostava intere popolazioni dal suo regno per concentrare quelle che riteneva più ostili ai Romani e con ciò si procurava l'odio dei sudditi.
4) Filippo perseguitava la famiglia di un avversario, Erodico di
Tessaglia
, che aveva mandato a morte anni prima. Teoxena figlia di Erodico, per scampare alla persecuzione avvelenò i propri figli quindi si gettò a mare con il marito.
5) Spinto dalla gelosia e dall'ambizione, Perseo prese a congiurare contro il fratello coinvolgendo diversi personaggi politici, contemporaneamente si sforzava di mettere in cattiva luce presso Filippo i successi di Demetrio e le sue buone relazioni con Roma.
6) In giorno si svolse una rassegna delle milizie macedoni alla quale seguì un'esercitazione di combattimento fra due squadre comandate dai due fratelli. Lo scontro fu molto duro e non si volse in tragedia solo perché le armi erano fine. A sera i due offrirono banchetti, Perseo declinò la proposta del fratello di unirsi alla sua tavola ma più tardi Demetrio e i suoi amici, dopo aver abbondantemente bevuto, decisero di raggiungere Perseo. Intanto erano avvenuti incidenti fra le due fazioni e, benché Demetrio non se ne rendesse conto, la tensione era pericolosamente alta. Perseo si chiuse in casa e non fece entrare il fratello e i suoi convitati.
7) Al mattino Perseo parlò con il padre accusando Demetrio di aver tentato di ucciderlo. Inorridito, Filippo convocò Demetrio e alcuni consigliere sperando di riuscire a riconciliare i figli.
8-11) Il discorso di Perseo contro Demetrio: l'accusa di aver attentato alla sua vita, di tramare per la successione al regno, di avere rapporti sospetti con i Romani per il proprio tornaconto.
12-15) La risposta di Demetrio che espone la sua versione dei fatti della sera precedente spiegando che era andato da Perseo con le migliori intenzioni, indica le contraddizioni nelle parole di Perseo e si duole di tanto astio nei suoi confronti.
16) Al termine della riunione Filippo consultò i suoi consiglieri e decise di aprire un'inchiesta per approfondire ogni aspetto del comportamento dei due fratelli, tralasciando l'episodio della sera prima ma non trascurando i rapporti di Demetrio con i Romani.
Intanto i Liguri chiedevano a Marco Marcello di aprire trattative di pace, mentre in
Spagna
Fulvio Flacco sconfiggeva i
Celtiberi
.
17) Fu richiesto l'arbitrato dei Romani in una lite fra i Cartaginesi e Massinissa a proposito di un terreno a lungo conteso fra Siface e Gala padre di Massinissa e che quest'ultimo al momento possedeva. I legati intervenuti rimisero la causa al senato.
I Liguri avevano deposto le armi e i consoli pensavano di fare altrettanto. Il senato dispose che uno dei due congedasse le sue legioni e tornasse a Roma per i comizi e che l'altro svernasse a
Pisa
per tenere sotto controllo i Liguri e i
Galli
che, si diceva, stavano preparando un'offensiva. Gneo Bebio tornò a Roma e Lucio Emilio Paolo rimase a
Pisa
.
18)
181 a.C.
Furono eletti consoli
Publio Cornelio Cetego
e
Marco Bebio Tamfilo
, pretori Quinto Fabio Massimo, Quinto Fabio Buteone, Tito Claudio Nerone, Quinto Petilio Spurino, Marco Pinario Posca e Lucio Duronio. La
Liguria
fu affidata ai consoli, Quinto Petilio ebbe la giurisdizione urbana, Quinto Fabio Massimo la pellegrina. Quinto Fabio Buteone la Gallia, Tito Claudio Nerone la Sicilia, Marco Pinario la
Sardegna
, Lucio Duronio la
Puglia
. Per la
Spagna
furono prorogate le cariche dei precedenti pretori.
19) Scoppiò un'epidemia tanto grave da creare problemi per le leve, accompagnata da piogge di sangue e statue piangenti. Si decretarono sacrifici e preghiere. Lucio Duronio, pretore per la
Puglia
, fu incaricato di riprendere l'inchiesta sui baccanali.
20) Filippo inviò con dei pretesti ambasciatori a Roma il cui vero compito era di indagare sui rapporti fra Demetrio e i Romani, riteneva di aver scelto per la missione persone imparziali ma in realtà gli ambasciatori parteggiavano per Perseo. Dal canto suo Demetrio assisteva con dolore agli intrighi del fratello e si teneva lontano dai legati romani per non aggravare la propria posizione.
21) Per esercitare i soldati e per celare al meglio i suoi propositi di fare ancora guerra ai Romani, Filippo decise di guidare l'esercito verso la Media. Desiderava salire sulla cima del monte Emo da dove, dicevano, si vedevano il Ponto, l'
Adriatico
, il fiume
Istro
e le Alpi, visuale che gli sarebbe tornata utile per pianificare la prossima campagna in Italia. Disse a Demetrio di tornare in Macedonia perché era saggia norma non esporre l'intera famiglia reale ai pericoli dell'impresa. Lo fece accompagnare da un consigliere di nome Dida, anche questi partigiano di Perseo e di fatto una spia con l'incarico di scoprire i segreti di Demetrio.
22) La salita sul monte Emo fu difficile e faticosa, soprattutto per Filippo che era in età avanzata. Discesi dalla montagna i Macedoni si trovarono in una regione desolata e a corto di provviste, marciarono quindi fino al paese dei Denteleti che erano loro alleati ma per la sofferta pianura di viveri i soldati saccheggiarono campagne e borgate come se si fossero trovati in territorio nemico. Devastata la regione, i Macedoni tornarono indietro ed assediarono la città di Petra. Gli abitanti si arresero e consegnarono ostaggi ma subito dopo abbandonarono la città e si rifugiaro o in montagna. Filippo tornò in Macedonia senza aver conseguito risultati di rilievo.
23) Intanto Dida, fingendosi amico di Demetrio, era venuto a conoscenza del suo progetto di fuggire presso i Romani con l'aiuto del governatore della Peonia. Perseo, informato da Dida, accusò il fratello. Filippo inviò a Roma suoi legati ad indagare sul piano di Demetrio e nell'attesa fece sorvegliare il filio e arrestare il suo amico Erodoro. Gli inviati a Roma erano manovrati da Perseo e riportarono notizie false che indussero Filippo a far torturare Erodoro il quale morì fra i tormenti ma senza fare rivelazioni.
24) Perseo insistette nell'accusare il fratello finché Filippo decise di sopprimere Demetrio ma, evitando di condannarlo pubblicamente, lo fece uccidere con un inganno preparato da Dida e dai suoi accoliti.
25) Intanto fu prorogato il comando del console uscente Lucio Emilio Paolo che all'inizio della primavera condusse l'esercito nel paese dei Liguri Ingauni. I nemici inviarono ambasciatori a trattare con Lucio Emilio e fu stabilita una tregua di dieci giorni che i Liguri violarono attaccando improvvisamente il campo nemico. Colto di sorpresa, Lucio Emilio, assediato nel suo accampamento, mandò a Gneo Bebio,
proconsole
a
Pisa
, una richiesta di soccorso ma Bebio, il cui esercito era impegnato altrove, scrisse a Roma e a Marco Claudio Marcello, che si trovava in Gallia, chiedendo aiuti per gli assediati.