Figlio di
Posidone e di
Europa (figlia di
Tizio, da non confondersi con la
ninfa amata da
Zeus) , capostipite della famiglia regnante di
Cirene. Argonauta.
Aveva il dono di camminare sulle acque, grazie alla sua velocità nella corsa. Durante il viaggio di ritorno gli argonauti, su consiglio di
Medea, compirono un tratto via terra, trasportando a spalla la nave; ripresero il mare dalle coste della
Libia, nei pressi della Palude Tritonide. Quando stavano per salpare il dio
Tritone comparve loro in sembianze umane, offrendo una zolla di terra, dono che venne accolto da Eufemo, che fu il primo a scendere dalla nave e ad andare incontro al visitatore. La zolla rappresentava l'investitura del regno di
Libia per i discendenti di Eufemo, a condizione che questi, tornato alla nativa Tenaro, la gettasse nella caverna detta Bocca d'Averno dalla quale - dicevano - si aveva accesso nel regno dei morti.
I servi di Eufemo però non custodirono la zolla con la dovuta attenzione e questa cadde in mare presso l'isola di Tera:
Medea predisse allora che i discendenti di Eufemo avrebbero abitato a Tera per diciassette generazioni finchè
Batto, recatosi a
Delfi per consultare l'oracolo, non si sarebbe sentito chiamare re di
Cirene.
Quando gli
Argonauti si fermarono presso le donne di
Lemno, Eufemo si unì ad una di esse, di nome Malache, e ne nacque Aristotele, progenitore dei Battiadi. In seguito Eufemo visse a
Sparta ed i suoi discendenti, come aveva predetto
Medea, si trasferirono a Tera dopo quattro generazioni.
La storia di Eufemo è ripresa da
Pindaro nella IV Pitica, dedicata a
Arcesilao IV di
Cirene che di Eufemo si considerava discendente.
Riferimenti letterari:
Iliade
Pindaro - Pitiche
Igino - Fabulae
Pseudo-Apollodoro - Biblioteca