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Marco Tullio Cicerone
Pro
Sestio
Quello di
Cicerone
nel processo contro
Publio Sestio
che si concluse l'11 marzo del
56 a.C.
fu l'ultimo intervento del collegio di difesa. Avevano già parlato
Quinto Ortensio Ortalo
,
Marco Licinio Crasso
e
Gaio Licinio Calvo Macro
.
Cicerone
, che inizia dichiarando la propria riconoscenza per
Sestio
che si era battuto per farlo rientrare dall'esilio, avverte che - avendo i suoi colleghi già risposto alle singole accuse - il suo discorso riguarderà la vita di
Sestio
in generale, le sue virtù e le sue imprese.
Figlio di
Lucio Sestio
che fu
tribuno della plebe
da tutti apprezzato per la sua onestà,
Publio Sestio
aveva sposato la figlia del senatore
Gaio Albino
dalla quale aveva avuto due figli. La moglie era morta ma
Gaio Albino
aveva continuato a nutrire affetto per il genero tanto che aveva presenziato con ansia a tutte le fasi del processo. Risposatosi con la figlia di
Lucio Cornelio Scipione Asiatico
, prestò filiale assistenza al nuovo suocero esule a
Marsiglia
perché proscritto da
Silla
.
Publio Sestio
era stato questore di
Gaio Antonio
(collega di
Cicerone
nel consolato del
63 a.C.
) ed in questa occasione aveva validamente difeso
Capua
minacciata dai seguaci di
Catilina
.
Cicerone
fa leggere in aula un decreto di ringraziamento dedicato a
Sestio
dai magistrati di
Capua
. Subito dopo le imprese di
Capua
,
Sestio
era accorso a
Roma
su invito di
Cicerone
per combattere gli ultimi catilinari che si trovavano ancora in città.
Dopo aver seguito
Gaio Antonio
in
Macedonia
per un periodo,
Sestio
divenne
tribuno della plebe
. Ma prima di parlare di questo tribunato (durante il quale
Sestio
si battè per far revocare l'esilio di
Cicerone
) l'oratore intende ricordare ai giudici la situazione, dolorosa e pericolosa, che si verificava in quel periodo.
Publio Clodio Pulcro
, il
patrizio
che si era fatto adottare da un
plebeo
per poter rivestire il tribunato, era stato
tribuno della plebe
l'anno precedente ed aveva stretto un infame accordo con i
consoli
Aulo Gabinio
e
Calpurnio Pisone
. Scopo di
Publio Clodio Pulcro
era la condanna all'esilio di
Cicerone
e l'appoggio dei due
consoli
fu ricompensato dal tribuno con proposte di legge che li favorirono nell'ottenere il governo di province consolari (
Lex Claudia de provinciis consolaribus
).
I metodi di
Publio Clodio
(che organizzava squadracce per terrorizzare la cittadinanza) e la connivenza dei due
consoli
corrotti avevano in breve creato una situazione talmente pericolosa che
Cicerone
aveva accettato di andare in esilio senza opporre resistenza per scongiurare il rischio di tumulti. Nello stesso periodo il tribuno ed i
consoli
avevano allontanato da
Roma
Catone
con il pretesto di un incarico nell'isola di
Cipro
.
Durante l'esilio di
Cicerone
Publio Sestio
si prodigò per far richiamare l'oratore e cercò in questo senso l'appoggio di
Giulio Cesare
. Quando con il nuovo anno venne a scadenza la carica dei due
consoli
e questi partirono per le province che avevano ottenuto, fu da più fonti riproposta la riammissione di
Cicerone
ma quando si doveva tenere l'assemblea popolare che doveva ratificare il provvedimento, i clodiani provocarono nuovi e violentissimi tumulti nel
Foro
. Vennero uccise e ferite molte persone ed anche
Publio Sestio
venne aggredito. Si salvò soltanto perché perse i sensi e fu creduto morto. Una delle accuse del processo, quella per violenza, si riferiva al fatto che in quel periodo
Sestio
si era munito di una scorta armata.
Cicerone
sottolinea come quella precauzione - in un momento simile - fosse lecita ed opportuna e come, tuttavia, risultò inutile dal momento che il tribuno rischiò comunque di perdere la vita nei disordini del
Foro
.
Fra i promotori del ritorno di
Cicerone
era stato anche un altro
tribuno della plebe
,
Tito Annio Milone
, presente al processo in corso, del quale
Cicerone
loda l'assoluta integrità.
Milone
aveva contrastato con tutti i mezzi del diritto gli abusi di
Clodio
, ma anche lui, come
Sestio
, aveva dovuto procurarsi una guardia del corpo quando era divenuto a sua volta bersaglio di aggressioni.
Infine
Cicerone
era stato riammesso a
Roma
. Egli descrive con commozione il suo viaggio di ritorno, l'accoglienza ricevuta fin dallo sbarco a
Brindisi
, la folla in festa che dalla
Porta Capena
lo accompagnò fino al
Foro
ed alla casa paterna.
L'oratore ha più volte dichiarato che le accuse contro
Sestio
lo colpiscono direttamente perché la vera colpa di
Sestio
agli occhi dei suoi nemici consiste nell'aver aiutato
Cicerone
ed essere stato fra i promotori del suo ritorno. In effetti nel corso dell'intera orazione del personaggio
Sestio
si è parlato poco:
Cicerone
ha sviluppato una narrazione avvincente degli eventi degli ultimi anni, eventi dei quali è stato spesso protagonista, e conclude drammaticamente di non poter sopportare di veder punito chi si è dimostrato suo amico, di veder condannato per causa sua chi lo ha voluto aiutare.
Se
Sestio
sarà condannato, dunque,
Cicerone
lascerà volontariamente
Roma
per condividere la responsabilità e la pena del suo cliente ed amico.
Sappiamo che
Sestio
fu assolto all'unanimità dai giudici e che l'esito dei processi costituì un grande successo per
Cicerone
e per la sua linea politica.