4/vgF0McT6WBi1RPOKg40mK96lk1bJq1dTncfbVzjMYsVgdkLfU3L2ZoQ
Sunelweb
Guida rapida
A
B
C
D
E
F
G
H
I
J
K
L
M
N
O
P
Q
R
S
T
U
V
W
Y
Z
Home
Storia
Storia antica
Storia greca
Biografie
Approfondimenti
Cronologia
Governanti
Atene
Sparta
Tebe
Argo
Corinto
Magna Grecia
Macedonia
Tirannidi
Glossario
Storia romana
Biografie
Approfondimenti
Cronologia
Governanti
Re di Roma
Consoli
Imperatori
Glossario
Storia ebraica
Biografie
Cronologia
Governanti
Giudici di Israele
Re di Israele fino a Salomone
Regno di Israele o di Samaria
Regno di IGiuda
Glossario
Storia della Mesopotamia
Biografie
Cronologia
Glossario
Storia persiana
Biografie
Cronologia
Achemenidi
Glossario
Storia bizantina
Biografie
Cronologia
Imperatori di Bisanzio
Glossario
Storia egiziana
Biografie
Cronologia
Glossario
Storia siriana
Biografie
Cronologia
Dinastia dei Seleucidi
Governatori romani
Glossario
Storia italiana
Biografie
Cronologia
Governanti
Glossario
Storia europea
Storia francese
Biografie
Cronologia
Governanti
Glossario
Storia spagnola
Biografie
Cronologia
Governanti
Glossario
Storia inglese
Biografie
Cronologia
Governanti
Glossario
Storia tedesca e austriaca
Biografie
Cronologia
Sacro Romano Impero
Glossario
Storia altri Paesi Europei
Belgio
Danimarca
Polonia
Portogallo
Ungheria
Storia della Chiesa
Biografie
Cronologia
Papi e Antipapi
Glossario
Pagine tematiche
Cronologia generale
Governanti
Famiglie
Città
Guerre
Popolazioni
Letteratura
Letteratura greca
Letteratura latina
Letteratura italiana
Letteratura spagnola
Letteratura francese
Letteratura inglese
Letteratura tedesca
Premi letterari
Mitologia
Dei, eroi ed altri personaggi
Le leggende di Tebe
Letteratura e mitologia
Teatro
Indice per autore
Indice per titolo
Cinema
Ricerca
Cronologia
Ricerca
Glossario
Cicerone
- REPUBLICA
Dello Stato - De re publica
Libro I - I
Il palinsesto è mancante delle prime trentaquattro pagine.
Il testo disponibile inizia con... nè
Gaio Duilio
, nè
Aulo Atilio
, ecc. il senso è forse: se avessimo preposto il bene personale a quello comune questi eroici benemeriti non avrebbero liberato
Roma
dal terrore di
Cartagine
.
Lode di
Catone
che avrebbe potuto vivere una vita agiata e tranquilla e preferì dedicarla alle preoccupazioni e ai sacrifici della politica per il bene di tutti i
Romani
.
II - La virtù se non praticata non ha valore (concetto aristotelico caro agli stoici). Un'affermazione di principio tutta ciceroniana:
La virtù, la giustizia, l'onestà di cui tratta la filosofia hanno origine e conferma in coloro che stabilirono le leggi negli Stati.
Merita di più un politico che faccia rispettare le leggi di un filosofo che insegni a pochi allievi, e così via.
E' tipica apologia delle istituzioni che
Cicerone
trae dal presupposto che la legge sia giusta per definizione.
III - Confutazione delle tesi degli avversari: l'interesse comune deve comunque essere posto prima di quello personale, l'uomo giusto si sacrifica volentieri per la patria anche quando viene mal ricompensato (es.
Milziade
,
Temistocle
, ecc.).
Anche
Cicerone
si dice fra questi... ( lacuna del testo).
IV - L'autore si dice in definitiva soddisfatto delle vicende del proprio consolato nonostante le avversità e difficoltà incontrate.
V -
Cicerone
ricusa poi la tesi che il saggio debba tenersi fuori dalla vita pubblica per non doversi scontrare con avversari indegni di lui: anzi la vera missione del giusto e del sapiente è quella di impedire ai malvagi di sovvertire lo Stato.
VI - Il saggio
non deve trascurare la scienza politica perchè egli ha il dovere di apprendere quelle nozioni che un giorno potrebbero essergli necessarie
.
VII - Anche grandi filosofi come i
Sette Sapienti
greci si occuparono di politica:
nulla infatti quanto il creare nuove costituzioni.... avvicina maggiormente la virtù umana alla potenza divina
.
VIII - Si conclude il prologo e l'autore annuncia la sua intenzione di rammentare un dialogo di uomini illustri, si rivolge al fratello
Quinto
di quattro anni più giovane di lui che lo accompagnò nel suo giovanile viaggio di studi in
Grecia
.
IX - Il colloquio immaginato da
Cicerone
si svolge fra
Scipione Emiliano
ed un gruppo di amici nella residenza estiva dell'
Emiliano
, nel
129 a.C.
X -
Tuberone
, il primo visitatore di
Scipione
propone di discutere del fenomeno del
doppio sole
, un fenomeno di rifrazione legato ad un'eclissi avvenuto in quell'anno di cui si discute molto a
Roma
.
Scipione
risponde che, con
Socrate
ritiene i fenomeni naturali troppo difficili o estranei alla natura umana e all'obiezione di
Tuberone
opina che gli argomenti scientifici riferiti da
Platone
nel narrare di
Socrate
siano stati aggiunti da
Platone
a seguito dei suoi studi pitagorici.
XI - Sopraggiungono
Lucio Furio Filo
e
Publio Rutilio Rufo
, oratore il primo, giureconsulto il secondo e si uniscono alla conversazione.
XII - Giungono anche:
Gaio Lelio
(luogotenente ed amico dell'
Emiliano
), l'oratore
Spurio Mummio
, l'oratore
Gaio Fannio Strabone
, genero di
Lelio
,
Quinto Muzio Scevola l'Augure
(anche egli genero di
Lelio
) e
Manlio Manilio
(
console
del
149 a.C.
).
XIII - La compagnia così formata discute se cambiare argomento o continuare a discorrere del fenomeno del doppio sole.
XIV -
Filo
comincia a raccontare di una sfera astronomica costruita da
Archimede
che gli era stata mostrata dallo studioso
Gaio Sulpicio Gallo
... (lacuna del testo).
XV -
Scipione
ricorda che anni prima in
Macedonia
Gallo
aveva spiegato ai soldati un'eclissi di luna, liberandoli dalla paura superstiziosa e contribuendo così alla vittoria di
Pidna
.
XVI - Qualcosa di simile, continua
Scipione
, accadde quando
Pericle
spiegò agli
Ateniesi
l'eclissi del
431 a.C.
Probabilmente fu un'eclissi anche quella nel corso della quale il 7 luglio del
708 a.C.
Romolo
scomparve alla vista degli uomini.
XVII -
Scipione
loda gli studi e la cultura.
XVIII -
Lelio
conclude in qualche modo il discorso (il testo è lacunoso) e tenta di cambiare argomento spostando la conversazione sulla politica.
XIX -
Lelio
afferma infine che sia inutile discutere del "doppio sole" e molto più costruttivo occuparsi della divisione creata in
Senato
dalla recente vicenda di
Tiberio Gracco
.
XX -
Lelio
chiede a
Scipione
quale forma di governo ritenga migliore.
XXI -
Lelio
loda la preparazione politica di
Scipione
.
XXII -
Scipione
accetta di discutere premettendo che non condivide alcune teorie degli autori greci.
XXIII - Complimenti e convenevoli fra
Filo
e
Scipione
.
XXIV -
Scipione
premette che intende definire il concetto di Stato prima di iniziare la trattazione.
XXV - "Lo Stato è ciò che appartiene al popolo" intendendo per popolo una società organizzata fondata sulla giustizia e sulla comunanza dei beni. (lacuna nel testo).
XXVI - Lo Stato si forma per il desiderio innato degli uomini di vivere in una comunità sociale e di migliorare costantemente le condizioni di vita. Per essere stabile deve essere retto da un'autorità giudicante, quindi da un solo o da più uomini scelti, oppure da tutto il popolo. (Monarchia, Aristocrazia, Democrazia).
Nessuna forma è perfetta ma tutte possono essere stabili finchè non intervengono iniquità e cupidigia.
XXVII - La monarchia ha il difetto di accentrare il potere nelle mani di uno solo, l'oligarchia quello di privare il popolo della libertà e infine la democrazia disconosce il merito del singolo.
XXVIII - Inoltre la monarchia e l'aristocrazia facilmente degenerano in tirannide come la democrazia in demagogia. (lacuna nel testo).
XXIX - La forma ottima di governo è dunque quella che derivi da una fusione delle tre.
XXX -
Lelio
chiede a
Scipione
una maggiore analisi delle tre forme. (lacuna nel testo).
XXXI - In democrazia la libertà è apparente perchè il potere viene comunque delegato e detenuto dai prescelti. (lacuna nel testo).
XXXII -
Scipione
espone la tesi dei democratici che sostengono che solo la concordia di interessi e la parità di diritti rendano stabile lo Stato.
XXXIII - Ancora i democratici confutano i diritti ereditari di re e ottimati e sostengono che la monarchia sia per definizione tirannide.
XXXIV - Confutazione degli ottimati, anche se scelti dal popolo, finiscono per prevalere i più ricchi e non i migliori.
Invece i sostenitori dell'aristocrazia affermano che il governo degli ottimati sia il migliore perchè concentra il potere su quanti sono più capaci di gestirlo e non ignora il merito dei singoli.
XXXV -
Lelio
insiste a chiedere a
Scipione
quale delle tre forme preferisce e
Scipione
ribadisce i concetti precedenti.
XXXVI -
Scipione
riprende la tesi dei monarchici che si avvalgono dell'esempio della sovranità di
Giove
.
XXXVII - Anche i primi
Romani
, infondo solo sei secoli prima, avevano scelto la monarchia.
XXXVIII -
Scipione
paragona lo Stato con un uomo in cui prevale il senno (un re saggio).
XXXIX -
Scipione
continua a sostenere la monarchia definendola come una famiglia dove comandi uno solo, purché sia un uomo giusto.
XL - Dopo la fine della monarchia romana si verificò qualche eccesso ma successivamente, durante le guerre più pericolose si elessero i dittatori perchè si ritenne opportuno in questi casi tornare al comando di un solo. (lacuna nel testo).
XLI -
Scipione
cita dagli annali di
Ennio
un elogio funebre di
Romolo
nel quale il re veniva definito "genitore e padre di stirpe divina" e ribadisce che la monarchia finì per le colpe di un solo re.
XLII - Quando un re diventa ingiusto è un tiranno. In genere viene abbattuto dagli ottimati o dal popolo. Il popolo facilmente degenera.
XLIII - Citando
Platone
: quando il popolo ottiene troppa libertà si scaglia contro magistrati e governanti e se questi non concedono quanto esige li chiama despoti e tiranni. Perseguita anche coloro che obbediscono ai magistrati e li chiama schiavi dei tiranni. In queste condizioni la libertà diviene facilmente licenza ed il popolo, per non avere più padroni, non rispetta le leggi.
XLIV - In tali eccessi di libertà facilmente nasce di nuovo la tirannide spesso nelle persone degli stessi capi del popolo.
XLV -
Scipione
conclude che fra le tre forme sceglie la monarchia ma ritiene superiore il regime nato dalla fusione delle tre: uno Stato retto da un'autorità suprema dove gli ottimati occupano una posizione eminente ed al popolo siano riservate determinate decisioni.
Fra i pregi di questo regime
Scipione
indica l'equilibrio e la stabilità che ne consegue.
XLVI -
Scipione
annuncia di voler prendere a modello la costituzione romana per trattare la questione politica in generale.
XLVII - Lode di
Lelio
a
Scipione
.
Libro II.
I -
Scipione
ricorda che
Catone
affermava essere la costituzione romana la più completa ed evoluta perchè formatasi nel tempo e con il contributo di molte generazioni.
II -
Scipione
per dimostrare la sua tesi inizia a riepilogare la storia romana.
Romolo
e
Remo
, figli di
Marte
furono esposti sulle rive del
Tevere
per ordine di
Amulio
. Sopravvissuti furono allattati da una lupa ed allevati dai pastori. Presto
Romolo
, forte ed audace, divenne capo degli abitanti della regione, conquistò
Albalonga
ed uccise
Amulio
.
III - Con avvedutezza
Romolo
che aveva deciso di fondare una città scelse un luogo non troppo vicino al mare così da evitare i pericoli di attacchi improvvisi ai quali sono esposte le città marittime.
IV - Le città prossime al mare sono spesso instabili a causa dell'intenso movimento di gente straniera e alla tendenza dei loro abitanti a viaggiare. Fu così per
Cartagine
e forse per tutta la
Grecia
. l'unico vantaggio del sito sul mare è la facilità di approvvigionamento.
V -
Romolo
riuscì ad avere tutto il vantaggio delle città marittime, grazie al
Tevere
, senza avere svantaggi.
VI - Il luogo presentava anche la difesa naturale dei
colli
, era ricco d'acqua ed in posizione elevata, salubre e ventilata.
VII -
Romolo
, durante la festa del dio
Conso
, fece rapire le giovani
Sabine
e le unì in matrimonio ai
Romani
.
Ne nacque una guerra con i
Sabini
che per le preghiere delle stesse rapite si concluse con un'alleanza.
Romolo
concesse ai
Sabini
la cittadinanza romana ed associò al suo regno il re sabino
Tito Tazio
.
VIII - Dopo la morte di
Tazio
,
Romolo
istituì un consiglio formato dai principali cittadini, detti Padri e divise il popolo in tre tribù e trenta
curie
(le tre tribù erano:
Tizi
,
Ramni
e
Luceri
).
IX -
Romolo
quindi istituì il
Senato
, condusse guerre vittoriose con i popoli vicini. Divise la
plebe
in clientele di famiglie aristocratiche ed istituì nei processi le multe in pecore e buoi.
X - Dopo trentasette anni di regno
Romolo
sparì misteriosamente ci fu chi sostenne che era stato accolto fra gli dei. Forse furono i Padri che per allontanare da se i sospetti su l'uccisione di
Romolo
indussero il rozzo
Giulio Proculo
a testimoniare di aver avuto una visione di
Romolo
che, ormai divino, gli ordinava la costruzione di un tempio.
XI -
Lelio
commenta il metodo di esposizione di
Scipione
notando che ha affrontato l'argomento proposto in modo molto concreto.
XII - Riprende il racconto di
Scipione
. Dopo la morte di
Romolo
, dice, i nobili provarono ad assumere il potere ma il popolo voleva un nuovo re. Fu così che fu istituito l'interregno (esperienza del tutto nuova) per eleggere il nuovo re, si decise infatti che la carica fosse elettiva e non dinastica.
XIII - Viene eletto
Numa Pompilio
, proveniente dalla
Sabina
che notata la bellicosità dei
Romani
si adoperò per distoglierli dalla passione delle armi.
XIV - Per prima cosa divise le terre conquistate fra i cittadini. Promosse l'agricoltura.
Aggiunse due
auguri
, istituì cinque
pontefici
.
Istituì il collegio dei
Flamini
, dei
Salii
, delle
vestali
e disciplinò il culto.
Morì dopo trentanove anni di regno senza guerre avendo consolidato con la concordia lo stato romano.
XV -
Scipione
smentisce la possibile influenza di
Pitagora
sul regno di
Numa Pompilio
perchè il filosofo visse più tardi del re.
XVI -
Scipione
loda i perfezionamenti nel tempo della costituzione romana.
XVII - Morto
Numa Pompilio
su proposta dell'interrè fu eletto
Tullo Ostilio
che come il suo predecessore chiese che la propria elezione venisse ratificata dal popolo. Fu guerriero e conquistatore, fece costruire e recintare il comizio e la
curia
.
Stabilì il rito dei
Feziali
della dichiarazione di guerra.
XVIII - Dopo
Tullo Ostilio
fu re
Anco Marzio
, nipote di
Numa
.
Anch'egli fece confermare dal popolo la sua elezione. Vinse i
Latini
e poi concesse loro la cittadinanza romana.
Aggiunse alla città
Aventino
e
CelioOstia
. Morì dopo ventitre anni di regno.
XIX - Il ricco
Demarato
fuggì da
Corinto
e riparò a
Tarquinia
non tollerando la tirannide di
Cipselo
.
XX - (lacuna nel testo).
Lucio Tarquinio
ottenne la cittadinanza romana e divenne intimo amico di
Anco Marzio
.
Alla morte di
Anco
fu eletto re. Raddoppiò il numero dei
senatori
. Diede l'ordinamento alla cavalleria raddoppiandone le forze.
Istituì i Ludi Romani. Votò la costruzione di un tempio a
Giove Ottimo Massimo
sul
Campidoglio
.
Morì dopo trentotto anni di regno.
XXI -
Servio Tullio
figlio di una serva di
Tarquinio
e di un cliente del re, salì al trono dopo
Lucio Tarquinio
.
Primo re a non essere confermato dal popolo.
Prediletto da bambino da
Tarquinio
era considerato suo figlio e fu educato con raffinatezza. Fu eletto quando
Tarquinio
fu ucciso dai figli di
Anco Marzio
.
Mosse guerra agli
Etruschi
..... (lacuna nel testo).
XXII - Istituì la suddivisione per censo.
Patrizi
e Cavalieri con la classe dei Carpentieri (privilegiati per la loro utilità) sommavano ottantanove centurie contro le novantasei delle altre classi ; bastavano quindi otto voti in più alle classi privilegiate per ottenere la maggioranza assoluta contro la
plebe
. Anche se le centurie plebee erano molto più numerose il sistema di contare un voto per centurie le privava di fatto di ogni influenza sulle decisioni.
Prospetto delle centurie :
Cavalieri 18
Prima classe: Iuniores 40 - Seniores 40 = Totale 98.
Seconda classe 20
Terza classe 20
Quarta classe 20
Quinta classe: Iuniores 15 - Seniores 15 = Totale 90.
Cittadini senza armi
falegnami
fabbri
suonatori di tromba
suonatori di corno
" adcensi " (coloro che in guerra prestavano qualsiasi servizio a discrezione del comandante) = Totale 193.
XXIII -
Scipione
ribadisce che la monarchia di un sovrano giusto è buona forma di governo ma priva gli uomini della libertà.
XXIV -
Tarquinio il Superbo
ebbe all'inizio fortune nelle sue imprese: sconfisse i
Latini
e conquistò
Pomezia
. Completò il tempio sul
Campidoglio
e fondò colonie.
XXV - Inizia la rivoluzione repubblicana.
Tarquinio
che era salito al potere eliminando il suo predecessore fu un tiranno crudele e dissoluto. Quando suo figlio violentò la nobile
Lucrezia
, che si uccise per l'oltraggio subito
Lucio Bruto
si mise a capo della conseguente insurrezione. La città si sollevò e mandò in esilio
Tarquinio
e tutta la sua gente.
XXVI -
Tarquinio il Superbo
è un chiaro esempio di monarchia degenerata in tirannide.
XXVII - (Frammento): uomini che aspirano al regno:
Spurio Cassio Vecellino
,
Marco Manlio Capitolino
,
Spurio Melio
e... (
Tiberio Gracco
? ).
XXVIII - Ancora sui pericoli della democrazia e della monarchia.
XXIX - Nello Stato fondato da
Romolo
la tirannia fu introdotta da
Tarquinio il Superbo
non istaurando una nuova forma di governo ma abusando del potere che deteneva.
XXX - (Frammento) Dopo circa 240 anni di monarchia i
Romani
cacciarono il re e la figura del monarca divenne loro assolutamente odiosa.
XXXI -
Collatino
e tutti i
Tarquini
furono cacciati in esilio per i sospetti e l'avversione che la loro parentela destava.
Valerio Publicola
, che sostituì
Collatino
nel consolato fu autore di leggi liberali, il primo ad ordinare di abbassare i fasci davanti all'assemblea popolare. Si trasferì in un quartiere popolare per dare ulteriore prova di democrazia.
Presentò una legge che prevedeva per le condanne corporali o capitali il diritto di appello al popolo.
I
consoli
Lucio Valerio Potito
e
Marco Orazio Barbato
(
449 a.C.
) promulgarono una legge che prevedeva che il popolo potesse appellarsi contro le sentenze di qualsiasi magistrato.
XXXII - Nei primi tempi della Repubblica il popolo, pur godendo di una certa libertà non deteneva di fatto alcun potere poichè tutte la decisioni spettavano al
Senato
che era composto di soli aristocratici.
Nel primo decennio dall'istituzione del consolato fu eletto il primo
dittatore
(
501 a.C.
),
Tito Larcio
.
XXXIII - Nel sedicesimo anno della repubblica (
493 a.C.
),
consoli
Postumio Cominio
e
Spurio Cassio
, il popolo rivendicò maggiori diritti. La
plebe
occupò il
Monte Sacro
e poi l'
Aventino
.
XXXIV - In questa famosa secessione la
plebe
ottenne il diritto di nominare i suoi
tribuni
, il prestigio ed il potere del
Senato
rimasero comunque molto grandi.
XXXV -
Spurio Cassio
, accusato di aspirare al regno, fu condannato a morte.
I
consoli
Spurio Tarpeio
e
Aulo Eternio
(
454 a.C.
) presentarono la legge sulle cauzioni nelle cause civili.
XXXVI - Alcuni anni prima (seconda metà del V secolo) fu istituito il collegio dei
decemviri
che fu incaricato di redigere e riordinare le leggi dello Stato. Il primo collegio compose dieci tavole di leggi con molta equità e saggezza, ma l'anno seguente i successori non si dimostrarono all'altezza.
Contro i giudizi dei
decemviri
non esisteva diritto di appello.
XXXVII -
Tuberone
incita
Scipione
a parlare delle costituzioni politiche in generale e non solo di quelle romane.
XXXIX -
Scipione
inizia un discorso in astratto sul buon governo con un esempio "desunto dalla natura" ma il testo presenta una lacuna.
XL - Il buon governante è capace di domare con la ragione "la bestia enorme e feroce" sulla quale è seduto. (lacuna nel testo).
XLII - Con similitudine musicale "l'ordinato temperamento dello Stato nasce dall'armonia fra le classi sociali".
XLIV - (lacuna nel testo).
Scipione
afferma che per ben governare è necessaria la giustizia, quindi sospende, per quel giorno, la discussione.
Libro III.
Il libro terzo presenta all'inizio una lacuna di circa otto pagine. Nel proemio, di cui abbiamo frammenti,
Cicerone
parlava dell'uomo che, mediante la ragione supera le avversità.
I - Il capitolo I è totalmente mancante.
II - <...> con mezzi di trasporto ha provveduto alla sua lentezza, ha distinto la massa dei suoni confusi riunendo gli uomini " con l'amabile vincolo del linguaggio ".
Cito: " La stessa mente dell'uomo ha saputo contraddistinguere ed esprimere con pochi segni i suoni della voce che sembrano infiniti, così che noi possiamo parlare con gli assenti, rivelare i nostri desideri e conservare il ricordo del passato, (et monumenta rerum praeteritorum tenereutur).
La lingua, dunque, parlata e scritta, risalendo agli strumenti primitivi, originanti della voce e della scrittura, dell'alfabeto come conquista e come frutto naturale dell'intelligenza - conoscenza che è solo umana.
E non si dimentichino le scienze matematiche " necessarie alla vita " ecc. Anche
Cicerone
sentiva il mistero della duplice essenza umana ?
III - (I Filosofi) attraverso le scienze si levarono più in alto e con le loro teorie si mostrarono degni del dono divino della sapienza. La massima gloria è di coloro che sanno primeggiare nelle scienze politiche e pratiche e contemporaneamente approfondire lo studio della sapienza dei filosofi.
IV - Brano molto lacunoso in cui si parlava degli antichi statisti " poichè è certo prova di grande ingegno fondare ed ordinare uno stato che abbia vita durevole...".
V - Riprende il dialogo, dopo un'ampia lacuna si evince che gli interlocutori abbiano deciso di approfondire il tema della giustizia e che a
Filo
sia stato affidato il ruolo di difensore dell'ingiustizia.
VIII -
Filo
espone il pensiero di
Carneade
: il diritto è solo il risultato di una convenzione arbitraria; non esiste un diritto naturale.
IX - Per suffragare il concetto di diritto come prodotto umano e sociale
Filo
compie un excursus delle usanze di diverse civiltà mettendo fra loro a confronto usi e credenze radicalmente diverse: " la giustizia è cosa ben diversa dalla saggezza ".
X - Mutevolezza delle leggi: per esempio a
Roma
la
legge Voconia
(
169 a.C.
) ha cambiato il diritto ereditario per quanto riguarda lasciti alle donne, proibiti da tale legge.
XI - Se la natura avesse stabilito delle leggi, queste sarebbero uguali per tutti gli uomini. Il diritto non ha in se alcun fondamento naturale dunque non esistono uomini giusti per natura.
Alcuni sostengono che l'uomo giusto sia colui che indipendentemente dal variare delle leggi " Concedono a ciascuno quanto a ciascuno spetta ". Ed i diritti degli animali, continua
Filo
parafrasando
Pitagora
ed
Empedocle
?
XIII - La debolezza, non la natura o la volontà, è la madre della giustizia. Infatti solo quando per reciproco timore e noncuranza di sicurezza nasce un compromesso fra deboli e potenti si ottiene la forma di costituzione lodata da
Scipione
.
XV - Dal testo molto lacunoso si evince comunque il senso del discorso di
Filo
: se a governare dovesse essere la giustizia allora
Roma
dovrebbe rinunciare a tutte le terre conquistate e tornare alle misere condizioni di vita dei primordi.
XVI - L'uomo giusto non è tale per bontà ma perchè è libero dell'angoscia e dei timori che sempre perseguitano il malvagio.
XVII -
Filo
fa l'ipotesi di un uomo malvagio e di un giusto che vivano nella stessa città: per errore generale il giusto, ritenuto colpevole viene arrestato, torturato, multato ed espulso mentre al malvagio vengono tributati onori e lodi: " chi mai sarà così pazzo da non sapere quale dei due vorrebbe essere? ".
XVIII - Quello che avviene fra i singoli avviene fra i popoli: Qualsiasi nazione preferisce un ingiusto impero ad una giusta servitù.
Viene ricordato l'esempio del trattato che nel
141 a.C.
il
proconsole
Quinto Pompeo
aveva concluso con i
Numantini
e che fu abrogato dal
Senato
quando
Pompeo
negò di averlo firmato.
XXIX - Il testo si interrompe per un'ampia lacuna. Si sa da
Lattanzio
che al discorso di
Filo
ne seguiva uno di
Lelio
che, come
Socrate
nella Repubblica di
Platone
, prendeva le parti della giustizia.
XXX -
Scipione
loda l'eloquenza di
Lelio
.
Nella lacuna seguente, sappiamo da
Agostino
(De Civ Dei, II, 21).
Scipione
dichiarava che tirannidi ed aristocrazia non possono essere considerate Stati in quanto non si fondano sulla giustizia.
XXXI - La
Siracusa
di
Dionisio il Vecchio
è portata da
Scipione
come esempio di tirannide.
XXXII - Dunque non può chiamarsi una Repubblica quella in cui il potere sia in mano ad una fazione. Non fu repubblica l'
Atene
dei trenta tiranni e non lo fu la
Roma
dei
decemviri
.
XXXIII -
Scipione
inizia a parlare dell'oclocrazia, dopo aver parlato della tirannide e della oligarchia.
Scipione
e
Lelio
concordano che neanche il governo della folla può essere considerato repubblica in quanto è un "popolo" solo un consesso di uomini che concordino di rispettare le stesse leggi.
XXXIV -
Mummio
, rigido conservatore, considera la democrazia una forma di oclocrazia.
XXXV -
Scipione
discute ancora con
Mummio
sulle tre forme di governo (monarchia, oligarchia e governo popolare) mitigando l'estremismo conservatore di
Mummio
. Porta come esempio di buon governo popolare quello di
Rodi
; che i due visitarono insieme verso il
140 a.C.
Libro IV
II - Si riparla della repubblica romana e dell'ordinamento sociale.
III - Diversamente da quanto avveniva in
Grecia
, a
Roma
l'educazione dei giovani aveva carattere privato e familiare.
IV -
Scipione
biasima alcune usanze greche fra cui quella di permettere che i giovani si denudassero in pubblico.
Libro V
Nel proemio del quinto libro, in base ad un frammento conservato da
Agostino
,
Cicerone
parlava della grandezza del passato e lamentava l'imminente rovina minacciata dall'abbandono dei costumi antichi.
Alla ripresa del dialogo si parlava di come i re di
Roma
amministrassero la giustizia.
II - I re di
Roma
amministravano personalmente la giustizia fra privati, in particolare
Numa
che non fu distolto dalle guerre come gli altri re. Per questo motivo tante norme giuridiche e religiose furono emanate da
Numa Pompilio
.
III - La sapienza del governante deve essere sviluppata in funzione dei suoi compiti "come il marinaio ed il medico studiano il moto degli astri e le scienze naturali per esercitare la loro professione".
IV - L'opera del saggio reggitore si esplicherà soprattutto negli Stati in cui il rispetto delle leggi distolga i cittadini dalle cattive azioni. Contrariamente alla tesi sostenuta da
Filo
nel libro III.
V - Il discorso passa alle istituzioni private: la legittimità del matrimonio, il riconoscimento della prole, il culto dei
Penati
e dei
Lari
, ecc.
Termina a questo punto il Codice Vaticano.
Libro VI.
Il Sogno di
Scipione
.
Nel
149 a.C.
gli eserciti consolari della
Sicilia
erano sbarcati a
Utica
e la caduta di
Cartagine
pareva imminente ma, quando i
Cartagine
si sentirono ordinare di abbandonare la città per fondarne un'altra a dieci miglia dal mare organizzarono una resistenza così strenua da prolungare la guerra per altri tre anni.
Publio Cornelio Scipione
, figlio del vincitore di
Pidna
, all'età di trentacinque anni passò in
Africa
con il grado di tribuno militare.
I -
Scipione
racconta che quando giunse in
Africa
desiderò far visita a
Massinissa
, legato alla sua famiglia da profonda amicizia. Il vecchio re lo accolse con gioia. Dopo la cena offerta da
Massinissa
Scipione
, stanco per il viaggio e per il lungo conversare si addormentò subito e gli apparve in sogno l'
Africano
.
II - In sogno l'
Africano
gli mostra
Cartagine
da un'altura e gli predice le sue glorie militari e politiche, ma quando gli sarà tributato il trionfo in
Campidoglio
per aver preso
Numanzia
troverà la città sconvolta dalle mire politiche di un suo nipote (
Tiberio Gracco)
.
A questo punto la profezia si fa più confusa ed accenna ad un grave pericolo costituito dagli stessi parenti di
Scipione
.
III - Per incoraggiare il nipote l'
Africano
gli promette le beatitudini che dopo la morte spettano ai difensori dello Stato e gli mostra il padre
Paolo Emilio
.
Commosso
Scipione Emiliano
chiede al padre di poterlo raggiungere ma
Paolo Emilio
gli rammenta che per legge naturale egli dovrà rimanere sulla terra finchè non sarà compiuto il suo destino. Segue una visione delle sfere celesti fra le quali
Scipione
intravede la terra come un corpo minuscolo.
IV - Poichè l'
Emiliano
continua a guardare la terra con insistenza l'
Africano
lo distoglie indicandogli le altre sfere.
L'Universo, gli dice, è composto di nove sfere di cui la più vasta, il cielo delle stelle fisse, abbraccia tutte le altre e si identifica con la divinità stessa, al di sotto ruotano i sette cieli planetari: Saturno, Giove, Marte, il Sole, Venere, Mercurio e la Luna.
Al di sotto della Luna tutto è mortale tranne le anime, dono degli dei. La Terra, al nono posto, è immobile al centro dell'Universo e verso di essa sono attratti tutti i pesi per la forza di gravità. (Si tratta della concezione geocentrica di origine pitagorica, ripresa anche da
Plinio
che, attraverso
Aristotele
e
Tolomeo
passerà al
Medioevo
).
V - Nel sogno
Scipione
ascolta l'armonia celeste prodotta dal suono degli astri che ruotano (anche questa una concezione pitagorica).
VI - L'
Africano
indica la Terra che definisce divisa in zone di cui solo due abitabili e così distanti ed isolate l'una dall'altra che mai la gloria di un uomo potrà riecheggiare sull'intero pianeta. Dunque
Scipione
dovrà sempre volgere l'animo alle stelle poco curando le cose terrene.
VII - Oltre che limitata nello spazio la fama degli uomini sarà sempre effimera perchè se tramandata di generazione in generazione sarà prima o poi interrotta dalle periodiche conflagazioni cosmiche (
Eraclito
), e non potrà mai durare più di un anno cosmico (si riteneva compiuto un anno cosmico quando tutti gli astri tornavano alla posizione iniziale).
VIII - L'anima, parte immortale dell'uomo, è di natura divina in quanto partecipa del principio originale di tutte le cose.
IX - Dunque l'anima è eterna e dotata di "movimento proprio", perchè possa aspirare a tornare alla sua sede celeste è necessario che si astragga il più possibile dalle esigenze e dai piaceri del corpo, obiettivo questo raggiungibile da chi dedichi le proprie energie alla salvezza della Patria.