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Attio Nevio



Augure romano di grande fama, in Dionisio di Alicarnasso viene consultato da Tarquinio Prisco a proposito del tempio di Zeus, Hera ed Atena sul Campidoglio.
Secondo la tradizione riportata da Dionisio, Attio Nevio era di umile origine: mentre custodiva le bestie del suo padrone ne smarrì alcune e chiese aiuto agli dei che gli fecero trovare, oltre alle bestie smarrite, il 'grappolo più grande della vigna' che il giovane aveva promesso in sacrificio. Da questi fatti il padre di Attio intuì le capacità divinatorie del ragazzo e lo avviò agli studi prima a Roma, poi presso gli Etruschi.
Attio divenne il più famoso augure della Roma dei suoi tempi.
Dionisio di Alicarnasso racconta anche un'altra leggenda sul suo conto: avrebbe irritato Tarquinio Prisco opponendosi ad alcune riforme alle istituzioni di Romolo, il re intendeva infatti fondare tre nuove tribu. Tarquinio lo sfidò a dimostrare le sue capacità divinatorie chiedendo agli auspici se un suo segreto progetto fosse realizzabile. Alla risposta affermativa dell'augure Tarquinio lo derise svelando il progetto: si trattava di tagliare in due la pietra cote con un colpo di rasoio. Nevio, senza scomporsi, invitò il re a tentare e, nello stupore generale, il rasoio tagliò facilmente la pietra.
Da allora il re trattò Nevio con grande rispetto e gli fece erigere una statua nel Foro.
Attio Nevio scomparve misteriosamente quando era all'apice della sua fama. I figli di Anco Marzio tentarono di accusare Tarquinio ma questi seppe scagionarsi.


Rirerimenti letteratura:
  • Dionisio di Alicarnasso - Storia di Roma Antica



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