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Polifemo ciclope
Ciclope
, figlio di
Posidone
e della
ninfa
Toosa
, viveva sulla costa dei Ciclopi in
Sicilia
.
Nell'
Odissea
viene rappresentato come gigante dotato di un solo occhio.
Ulisse
sbarca in
Sicilia
e con dodici compagni visita l'antro del ciclope mentre questi è fuori per pascere il suo gregge, ma al ritorno Polifemo chiude la grotta con un enorme macigno e mostra subito le proprie intenzioni divorando due greci. Il mattino successivo, dopo aver mangiato altri due malcapitati, chiude di nuovo l'accesso alla grotta e si allontana lasciando
Ulisse
e i superstiti a meditare sul da farsi.
Quando a sera il
ciclope
rincasa lo scaltro
Ulisse
gli offre un otre di vino che aveva con se e lascia che il
ciclope
beva fino a ubriacarsi. Prima di addormentarsi Polifemo promette a
Ulisse
di mangiarlo per ultimo come ricompensa per il vino e gli chiede come si chiami ed egli risponde
Oudeis
(da cui Odisseo) che significa nessuno.
Mentre Polifemo dorme
Ulisse
e i suoi compagni accecano il loro mostruoso aguzzino con un palo arroventato e gli altri
ciclopi
accorsi alle grida di Polifemo non intervengono perché egli continua a rispondere che "Nessuno" gli ha fatto del male.
Al mattino i
Greci
si mettono in salvo approfittando della cecità di Polifemo e riescono a raggiungere la loro nave. Il
ciclope
si rivolge al padre
Posidone
chiedendo vendetta e pregandolo di perseguitare
Ulisse
durante il suo ritorno.
Fin qui il racconto certamente più famoso riguardante Polifemo, ma esiste anche un altro mito sul suo conto:
Teocrito
(II idillio) lo descrive innamorato della
ninfa
Galatea
;
Ovidio
lo fa uccisore del pastore
Aci
, suo rivale.
Breve approfondimento:
Polifemo era figlio di
Poseidone
(
Nettuno
per i
Romani
) e questo forse è noto, ma chi era sua madre? Era una ninfa marina di nome
Toosa
, figlia di
Forco
e
Ceto
, anche loro divinità marine, insomma... tutta gente di mare che in
Sicilia
non stupisce.
Un bel giorno,
Toosa
chiese a Polifemo di farle da guida sulla montagna prospiciente il mare per raccogliere dei fiori, in sua compagnia aveva un'altra ninfa marina, la bellissima
Galatea
e Polifemo se ne innamorò.
Il poeta greco
Teocrito
, che ci racconta questa vicenda, ritrae il ciclope che dall'alto di una rupe canta una serenata verso il mare, sperando che
Galatea
l'ascolti... il povero ciclope era un tipo semplice e con le donne proprio non ci sapeva fare, pensate che paragonava il candore della pelle di lei a quello "del latte cagliato" e il fascino delle sue forme alla morbidezza di un agnello.
Non contento di queste gaffes insisteva ammettendo di essere brutto, si, ma benestante: aveva mille pecore, tanto latte e i graticci del formaggio sempre pieni, quindi non capiva proprio perché
Galatea
non uscisse una buona volta dal mare (luogo noioso e soprattutto umido) e non andasse a vivere con lui nella sua caverna per essere sua sposa ed aiutarlo a fare il cacio.
Ma
Galatea
aveva ben altro nel cuore, era infatti innamorata di
Aci
che era anche lui pastore ma a differenza di Polifemo era bellissimo.
Quando Polifemo venne a sapere di avere un rivale in amore divenne pazzo per la gelosia e alla prima occasione perse le staffe e schiacciò il povero
Aci
sotto una pietra gigantesca che nessun uomo avrebbe mai potuto sollevare.
Ora nei miti greci accade spesso che chi muore venga trasformato in qualcosa di diverso: una pianta, un animale, una stella ... si potrebbero citare centinaia di queste metamorfosi come fece il poeta latino
Ovidio
in una sua opera immortale.
Il nostro
Aci
fu trasformato in un fiume in modo che gettandosi nel mare potesse ricongiungersi alla sua
Galatea
.
Dalle parti del suo corpo smembrato dal masso nacquero altrettanti paesi (Aci Reale, Aci Castello, Aci Trezza, ecc.)
Riferimenti letterari:
Odissea
Euripide - Ciclope
Virgilio - Eneide
Igino - Fabulae
Ovidio - Metamorfosi
Pseudo-Apollodoro - Biblioteca
Luciano di Samosata - Dialoghi marini, degli dei e delle cortigiane
Nonno di Panopoli - Dionisiache
Metastasio - Galatea
Riferimenti Genealogici
Padre:
Poseidone
Madre:
Toosa
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