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Clistene



Si racconta che il re spartano Cleomene fu sollecitato dall'oracolo di Apollo ad aiutare la potente ed antica famiglia ateniese degli Alcmeonidi. Si sarà trattato forse di un'interpretazione personale, forse i sacerdoti del santuario oracolare pensarono bene di fornire un responso un po' 'orientato', ma fatto sta che Cleomene attaccò Atene, era il 510 a.C., e la liberò dalla dominazione del tiranno Ippia.
Quando però si trattò di organizzare un nuovo governo Cleomene non volle lasciare la città in mano agli Alcmeonidi, quindi la affidò al suo amico e cliente Isagora, un aristocratico filospartano che certamente avrebbe condotto le cose nel modo più favorevole ai Lacedemoni. Tuttavia Clistene, un Alcmenoide che era stato esiliato da Pisitrato, tornò ad Atene, si oppose ad Isagora e, con un efficace e promettente programma politico, ottenne l'appoggio della cittadinanza; Isagora fu allontanato e Clistene ebbe la meglio.
Preso il potere, Clistene si fece artefice di tre fondamentali concessioni alla popolazione: il diritto di cittadinanza a tutti gli individui liberi residenti in Attica, il completamento della costituzione soloniana, una nuova organizzazione del territorio che superasse la potenza locale delle famiglie aristocratiche.
Queste riforme comportarono un profondo mutamento della società ateniese, riducendo drasticamente potere, funzioni e prestigio dell'aristocrazia da un lato e rendendo estremamente più partecipi alla vita politica coloro che aristocratici non erano e che, da allora, ebbero il diritto di partecipare all'assemblea ed al tribunale popolare.
La popolazione fu divisa in dieci 'file', che non corrispondevano a criteri geografici: ciascuna file riuniva cittadini di demos diversi, proprio per ottenere una maggior coesione del popolo a livello statale.
Il consiglio (boulè), già istituito dalla legislazione di Solone, venne portato da quattrocento a cinquecento membri; eletto annualmente era composto da gruppi di dieci uomini per ogni file, ad ogni gruppo spettava la presidenza per la decima parte dell'anno.
In campo militare ciascuna delle file contribuiva con un contingente di mille uomini comandati da uno stratego. L'ordinamento di Clistene si chiamò isonomia, cioè 'ordinamento fondato sull'uguaglianza' e può essere considerato un antenato di quello che più tardi gli ateniesi chiameranno democrazia.
Non si deve ritenere, però, che le riforme di Clistene demolissero totalmente il potere dell'aristocrazia: più corretto è dire che stabilirono degli schemi politici innovativi in cui l'autorità aristocratica veniva ridimensionata, mentre le antiche famiglie mantenevano, pressoché intatto, il loro prestigio sociale.
Rivale accanito di Clistene rimase Isagora il quale, ancorché battuto, continuò a 'fare opposizione', come diremmo oggi, e a fungere da referente di Cleomene di Sparta. Infatti fu proprio al re spartano che Isagora si rivolse per contrastare il suo avversario e Cleomene accorse di nuovo con esercito abbastanza preoccupante da convincere Clistene ad allontanarsi da Atene con una parte della sua cerchia politica, ma un'insurrezione popolare contro la minacciata restaurazione oligarchica, costrinse alla resa Cleomene ed Isagora e permise il rientro di Clistene in città.
Ovviamente Cleomene non accettò di essere stato sconfitto ed organizzò la propria rivincita appoggiandosi al collega di regno Demarato (si deve ricordare che Sparta era governata da due re) e agli alleati beoti e calcidiesi.
Tuttavia nel Peloponneso regnava la discordia e la spedizione punitiva contro Atene organizzata da Cleomene si disperse prima di attaccare. Clistene che, nel timore di essere accerchiato da forze sovrastanti, aveva anche chiesto aiuto ad Artaferne satrapo di Sardi (dunque ai Persiani) si trovò a fare i conti solo con i Beoti, che facilmente sconfisse, e con i Calcidiesi ai quali riuscì anche a sottrarre qualche territorio.
Questi eventi segnarono il consolidarsi del successo di Clistene e del suo nuovo ordinamento ed anche se Sparta e Sardi progettarono azioni per far tornare in Atene il deposto tiranno Ippia, non conclusero più niente di significativo.
Quando Clistene si ritirò a vita privata lo fece con la consapevolezza di aver apportato grandi mutamenti nella sua città, mutamenti che si sarebbero profondamente radicati nella mentalità ateniese dei decenni successivi, tuttavia le antiche famiglie conservavano la conduzione del potere; lo stesso Clistene, del resto, era un nobile di antica stirpe.

* * *


Negli anni di Clistene, ad Oriente, si preparava la grande minaccia persiana. Era re dei Persiani Dario I il quale, dopo aver organizzato solidamente il suo immenso impero, si preparava ad estenderlo verso occidente. I Persiani dell'epoca non erano affatto dei barbari, erano detentori di una grande cultura e vivevano sotto un ordinamento complesso che faceva capo alla persona del re. Diversamente da quanto succedeva, ad esempio, in Egitto, il re non era considerato un dio, tuttavia era dal dio della luce Ormudz che egli riceveva direttamente la sua autorità e ciò lo rendeva signore assoluto degli uomini, tanto che chiunque comparisse alla sua presenza doveva prostrarsi al suolo. E' chiaro che questa mentalità non avrebbe potuto essere più lontana da quella greca che si basava fondamentalmente sul concetto di uguaglianza dei cittadini e sulla loro autonomia. Inoltre i Greci, abitatori delle loro città-stato, guardavano con avversione e timore lo sterminato impero persiano, impossibilitati a comprendere la convivenza in una stessa nazione di tanti popoli, culture e religioni differenti. Questo atteggiamento però era tipico soltanto di quelle città che più avevano contribuito alla formazione del pensiero politico ellenico, prime fra tutte Sparta ed Atene.
Le colonie greche dell'Asia Minore, invece, avevano accolto da tempo l'influenza persiana. In alcuni casi si trovavano in condizione di dipendenza economica nei confronti del grande impero orientale, ed in generale erano inclini ad accettare una blanda soggezione alla Persia ricevendo in cambio protezione da altri potenziali invasori. Versavano quindi moderati tributi ai Persiani e si impegnavano anche ad inviare truppe e navi in caso di guerra.
Quando nel 514 a.C. Dario decise un grande reclutamento per muovere verso Occidente, con la principale intenzione di attaccare le tribù sciitiche oltre il Danubio, anche le colonie greche dell'Asia minore dovettero contribuire. L'esercito persiano doveva oltrepassare il Bosforo su un ponte di navi e fu ad un architetto ionico, Mandrocle di Samo, che venne affidata la direzione della costruzione del ponte.
La spedizione non ottenne importanti risultati e dopo due mesi Dario ed il suo esercito tornarono in Persia lasciando il generale Megabazo in Tracia, unica regione di cui la spedizione era riuscita ad assicurare il controllo. Nei due anni successivi Megabazo consolidò la conquista della Tracia e delle città greche che vi erano situate. Questi eventi ed il controllo del Bosforo da parte dei Persiani, finirono con il danneggiare fortemente gli interessi economici delle città ioniche della Grecia orientale, ne nacque un malcontento nei confronti dei Persiani che sfociò nell'insurrezione di Mileto dell'anno 500.
I Milesi insorti cercarono aiuto presso la madre patria ma i Greci non avevano ancora sviluppato il minimo senso di coesione nazionale e quindi non si resero conto di essere tutti in pericolo davanti alla minaccia persiana. Solo Eretria ed Atene accettarono di aiutare Mileto ed inviarono rispettivamente cinque e venti navi. I ribelli ed i loro alleati attaccarono nel 499 la città di Sardi e se ne impadronirono, ma poiché la rocca era rimasta nelle mani del satrapo Artaferne ed un esercito persiano già arrivava in suo soccorso i Greci furono costretti a ritirarsi ad Efeso.
La reazione persiana non tardò: le forze di Dario presto invasero la Ionia e sottomisero molte città, soggiogarono definitivamente anche l'isola di Cipro che, nel frattempo, si era unita all'insurrezione.
Le colonie greche resistettero con grande tenacia (ma non scarsa organizzazione) per cinque anni, alla fine la flotta di Dario ebbe la meglio sulle duecento navi greche comandate da Dionisio di Focea. Mileto venne attaccata contemporaneamente dal mare e dall'entroterra e fu rapidamente conquistata e distrutta ( 494). Le case ed i templi furono incendiati, la popolazione deportata.
La notizia della caduta di Mileto sconvolse l'Ellade diffondendo il panico: basti pensare che quando nel 493 il poeta Frinico presentò ad Atene la tragedia La presa di Mileto fu processato e multato per aver affrontato pubblicamente l'argomento che più addolorava i suoi concittadini.
Era però soltanto l'inizio, la vera guerra greco-persiana sarebbe scoppiata nel 490, con lo sbarco di Dario nell'Attica e con la famosa battaglia di Maratona.



Riferimenti letteratura:
  • Erodoto - Storie



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