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ERODOTO
STORIE
Libro primo
[CLIO]
Proemio
Il proemio è brevissimo e dichiara l'intento generale dell'opera: "perché le imprese degli uomini col tempo non siano dimenticate, né le gesta grandi e meravigliose così dei
Greci
come dei Barbari non rimangano senza gloria."
La frase conclusiva "per mostrare il motivo per cui vennero a guerra fra loro" serve invece ad introdurre l'argomento del primo libro, cioè gli antefatti dell'inimicizia fra i
Greci
ed i
Persiani
.
Secondo fonti persiane, la causa prima della discordia nacque dai
Fenici
che spingendo i loro commerci in terra ellenica commisero ad
Argo
un ratto di donne fra le quali la figlia del re, di nome
Io
. Si tratta di un primo esempio di razionalizzazione del mito in quanto
Io
, figlia di
Inaco
, è la stessa della leggenda, amata da
Zeus
e trasformata in giovenca da
Era
. Il racconto di
Erodoto
costituirebbe quindi un'alternativa possibile alla fuga in
Asia
di
Io
, perseguitata dai tafani mandati da
Era
.
Io
fu deportata in
Egitto
, i
Greci
per rivalsa rapirono donne di
Tiro
, fra le quali
Europa
, e successivamente, con una missione in
Colchide
, sequestrarono la principessa
Medea
.
Incoraggiato dal fatto che i precedenti rapimenti erano rimasti senza soddisfazione, Alessandro figlio di
Priamo
(
Paride
) rapì la greca
Elena
.
Le ostilità più gravi furono provocate dai
Greci
che, per recuperare
Elena
, portarono in
Asia
una guerra così tremenda che da quel tempo gli Asiatici considerarono sempre "ciò che era greco come loro nemico"
Fin qui la versione persiana degli eventi. I
Fenici
negavano di aver rapito
Io
che si sarebbe imbarcata sulle loro navi volontariamente per nascondere al padre di essere incinta a causa di una relazione segreta. Qui
Erodoto
introduce il personaggio di
Creso
, re di
Lidia
, il primo asiatico ad attaccare la
Grecia
.
Creso
, figlio di
Aliatte
, assoggettò gli
Ioni
, gli
Eoli
ed i
Dori
d'
Asia
, stringendo invece amicizia con i
Lacedemoni
. Questi eventi segnarono il primo caso di sudditanza da parte dei
Greci
ad uno stato straniero.
Erodoto
risale alle origini del potere dei
Mermnadi
, la stirpe di
Creso
, potere che era appartenuto in precedenza agli
Eraclidi
: alla dinastia degli
Eraclidi
era appartenuto anche un
Lido
, eponimo della
Lidia
.
Ultimo regnante degli
Eraclidi
(dopo cinquecentocinque anni di potere) fu
Candaule
, figlio di
Mirso
.
Si raccontava che
Candaule
, estasiato dalla bellezza della moglie, volle mostrarla nuda ad un suo ufficiale di nome
Gige
al quale ordinò di nascondersi per spiare la donna che si spogliava. La regina si rese conto di essere osservata e decise di vendicarsi, fece credere a
Candaule
di non essersi accorta di nulla ma l'indomani convocò
Gige
e lo convinse ad attentare alla vita di
Candaule
, minacciandolo di morte.
Ucciso
Candaule
,
Gige
sposò la regina ed ottenne il regno, con l'espresso consenso dell'oracolo di
Delfi
. La
Pizia
, per altro, predisse che gli
Eraclidi
si sarebbero vendicati sul quarto discendente di
Gige
.
Gige
offrì ricchissimi doni al santuario di
Delfi
, invase i territori di
Mileto
,
Smirne
e
Colofone
e regnò per trentotto anni.
A
Gige
successe il figlio
Ardys
, durante il cui regno i
Cimmeri
occuparono
Sardi
.
Ardys
regnò quarantanove anni, gli successe il figlio
Sadiatte
(dodici anni) e a questi
Aliatte
.
Aliatte
scacciò i
Cimmeri
dall'
Asia
, conquistò
Smirne
ed invase il territorio di
Clazomene
, ove fu sconfitto.
Sadiatte
, poi
Aliatte
, tentarono di conquistare
Mileto
per undici anni consecutivi. Nel dodicesimo anno di guerra bruciò incidentalmente il tempio milese di
Atena
ed
Aliatte
si ammalò.
L'oracolo di
Delfi
attribuì la malattia all'incendio sacrilego, cosa che indusse
Aliatte
a firmare un trattato di pace con
Trasibulo
, tiranno di
Mileto
. Nella trattativa intervenne
Periandro
, figlio di
Cipselo
, tiranno di
Corinto
e amico di
Trasibulo
.
Periandro
, si narrava, era stato testimone nella sua vita di un grande prodigio: il salvataggio ad opera di un delfino di
Arione di Metimna
, famoso citareda. In viaggio da
Taranto
a
Corinto
,
Arione
era stato imprigionato dai marinai che volevano impadronirsi dei suoi averi. Prima di essere ucciso
Arione
aveva ottenuto di poter cantare per l'ultima volta ed il suo canto aveva richiamato un delfino. Gettatosi spontaneamente in mare,
Arione
era stato salvato dal delfino che lo aveva portato a
Corinto
illeso, arrivando prima dei marinai.
Periandro
, non credendo al prodigio, aveva trattenuto
Arione
, ma arrivati i marinai li aveva interrogati e smascherati.
Erodoto
definisce
Arione
il creatore del ditirambo.
Morto
Aliatte
, ereditò il regno il figlio
Creso
, che aveva trentacinque anni.
Creso
assalì la città di
Efeso
cingendola d'assedio, quindi prese ad insidiare ad una ad una tutte le città degli
Ioni
e degli
Eoli
.
Grazie alla mediazione del filosofo
Biante di Priene
o a quella di
Pittaco di Mitilene
,
Creso
concluse un accordo con gli
Ioni
delle isole.
Col passare del tempo,
Creso
assoggettò molte popolazioni. La città di
Sardi
, sempre più fiorente, divenne sede di molti sapienti. Fra questi
Solone di Atene
che aveva lasciato la sua città dopo aver fatto giurare solennemente ai propri concittadini di non abrogare o cambiare per dieci anni le leggi da lui istituite.
L'occasione serve ad
Erodoto
per esprimere il contrasto fra il pensiero greco ed il modo di vivere degli orientali.
Creso
, avendo sentito parlare dei viaggi di
Solone
e della sua proverbiale saggezza, lo convoca per chiedergli quale sia il più felice degli uomini.
Solone
cita casi di
Greci
che dopo una vita serena e dignitosa sono morti gloriosamente.
Creso
è indignato di non essere considerato - nonostante le sue immense ricchezze - il più felice degli uomini, ma
Solone
gli risponde che solo quando una vita è finita si può valutare se quell'uomo sia stato veramente felice, quindi si limiti
Creso
, per il momento, a considerarsi fortunato.
Dopo la partenza di
Solone
,
Creso
, che aveva due figli, sognò la morte di uno dei due,
Atys
. Era
Atys
un giovane valoroso che soleva comandare l'esercito del padre, ma poiché nel sogno
Creso
lo aveva visto morire per un colpo di lancia, lo fece sposare e lo allontanò da ogni attività pericolosa. Poco dopo giunse a
Sardi
Adrasto
, discendente dalla dinastia dei re frigi detronizzati dai
Lidi
, che per aver ucciso involontariamente un fratello era stato cacciato dalla sua famiglia.
Adrasto
chiese a
Creso
di sottoporlo ad un rito purificatorio.
Qualche tempo dopo gli abitanti della
Misia
, sudditi di
Creso
, chiesero al re di aiutarli a catturare un feroce cinghiale che devastava le loro campagne. All'impresa volle partecipare
Atys
nonostante i timori del padre. "Come può un cinghiale, chiese
Atys
, uccidermi con una punta di ferro?". Davanti a questa argomentazione
Creso
concesse ad
Atys
il permesso di andare ma chiese ad
Adrasto
di accompagnarlo e proteggerlo.
Durante la caccia al cinghiale,
Adrasto
sbagliò un colpo ed uccise
Atys
.
Creso
tuttavia lo perdonò riconoscendo negli eventi un intervento divino, ma
Adrasto
si uccise, sconvolto dal rimorso.
Il lutto di
Creso
durò due anni e terminò quando dovette preoccuparsi di fronteggiare la crescente potenza di
Ciro
re di
Persia
che aveva già abbattuto
Astiage
, re dei
Medi
e cognato di
Creso
.
Creso
decise di mettere alla prova vari oracoli per stabilire a quale affidare le sorti del suo regno. Ordinò che cento giorni dopo aver lasciato
Sardi
i suoi ambasciatori chiedessero cosa stesse facendo il re dei
Lidi
in quel momento.
La risposta esatta venne da
Delfi
: egli stava cuocendo carni di tartaruga e di agnello in un lebete di bronzo.
Creso
decise di agire seguendo l'oracolo di
Delfi
, anche l'oracolo di
Anfiarao
aveva comunque dato una risposta attendibile.
Creso
ordinò grandi sacrifici propiziatori e fece fondere in oro la statua di un leone, animale sacro a
Cibele
, con molti doni votivi che
Erodoto
dice di aver visto in vari musei dove furono trasportati dopo l'incendio del tempio di
Delfi
(
548 a.C.
).
Altri ricchi doni
Creso
inviò al santuario di
Anfiarao
. Entrambi gli oracoli decretarono che se
Creso
avesse marciato contro i
Persiani
ne avrebbe distrutto l'impero e consigliarono di cercare alleanze fra i
Greci
.
Felice del responso,
Creso
inviò doni in denaro a tutti i cittadini di
Delfi
, questi ricambiarono concedendo ai
Lidi
vari privilegi nell'accesso al santuario ed offrendo loro la cittadinanza onoraria.
Creso
consultò di nuovo l'oracolo di
Delfi
sulla durata del proprio regno. Il responso fu che sarebbe dovuto fuggire "quando un mulo diventerà re dei
Medi
". Erroneamente
Creso
ritenne felice il responso ignorando che il termine "mulo" si riferiva alle origini oscure di
Ciro
. Quindi
Creso
cercò di stringere alleanza con i
Lacedemoni
e con gli
Ateniesi
.
Erodoto
considera gli
Ateniesi
discendenti dai
Pelasgi
(che per lui sono la stirpe autoctona della
Grecia
) e i
Lacedemoni
discendenti dei
Dori
che erano parte del flusso migratorio che costituì la popolazione ellenica.
Elleni
e
Pelasgi
si fusero e la lingua degli
Elleni
, prevalendo, divenne quella di tutti i
Greci
.
Governava
Atene
il tiranno
Pisistrato
. Si raccontava che un prodigio (un lebete che aveva preso a bollire senza fuoco) avesse preannunciato ad
Ippocrate
, padre di
Pisistrato
, la tirannia del figlio.
Pisistrato
aveva preso il potere mettendosi a capo dei "montanari", cioè dei pastori e contadini dell'
Attica
che abitavano la zona montuosa e costituivano la parte più povera della popolazione. Gli altri due partiti (mercanti e possidenti) ostacolarono
Pisistrato
che subì un primo esilio ma riuscì a tornare ad
Atene
accordandosi con il capo dei mercanti,
Megacle
, del quale sposò la figlia. Venuto in contrasto con
Megacle
, fu di nuovo costretto ad allontanarsi dalla città.
Pisistrato
ed i suoi figli si organizzarono per riconquistare la tirannide, impiegarono dieci anni, al termine dei quali con le forze messe a loro disposizione da città amiche, prima tra tutte
Tebe
, marciarono su
Atene
e presero il potere, questa volta in modo definitivo.
Dal canto loro i
Lacedemoni
, o
Spartani
, erano appena usciti da una lunga guerra contro
Tegea
. Essi erano governati dalla famosa costituzione emanata da
Licurgo
, tutore del giovane re
Leobote
. Per un periodo avevano conosciuto pace e prosperità ma quando avevano tentato di riconquistare la città di
Tegea
erano stati sconfitti e sottomessi.
Fu ai tempi di
Creso
che gli
Spartani
si liberarono della schiavitù verso i
Tegeati
.
Erodoto
racconta che la
Pizia
di
Delfi
aveva predetto che
Sparta
avrebbe vinto
Tegea
solo quando gli
Spartani
avessero ritrovato la tomba di
Oreste
, figlio di
Agamennone
. La ritrovò un certo
Lica
in
Arcadia
grazie alle confidenze di un fabbro che gli aveva rivelato di aver scoperto la sepoltura di un guerriero di eccezionale statura.
Creso
scelse dunque come alleati gli
Spartani
che accettarono di buon grado la proposta.
Un saggio consigliere tenta di dissuadere (senza successo)
Creso
dall'attaccare i
Persiani
sostenendo che la vittoria porterebbe benefici da poco mentre la sconfitta gravissimi danni.
Creso
intendeva iniziare la sua campagna dalla
Cappadocia
, soggetta ai
Persiani
. Intendeva vendicare suo cognato
Astiage
, figlio di
Ciassare
, re dei
Medi
, rovesciato da
Ciro
.
Astiage
era divenuto cognato di
Creso
sposando la figlia di
Aliatte
, un matrimonio diplomatico nell'ambito delle trattative di pace dopo una guerra fra
Lidi
e
Medi
.
Creso
penetrò nel regno dei
Persiani
superando il
fiume Halys
, si raccontava che
Talete di Mileto
avesse deviato il corso del fiume per renderlo guadabile, facendo scavare dei canali.
Creso
occupò la
Cappadocia
conquistando la città di Pterii ma, scontrandosi con l'esercito di
Ciro
, si ritirò per raccogliere maggiori forze da parte degli alleati.
Ciro
intervenne tempestivamente attaccando
Sardi
senza dare a
Creso
il tempo per riorganizzarsi. Strinse d'assedio
Sardi
dopo aver sconfitto la cavalleria dei
Lidi
.
Creso
mandò messaggeri a chiamare rinforzi alleati, tuttavia
Sparta
era in difficoltà per una guerra scoppiata nel frattempo contro
Argo
per il possesso della città di
Tirea
.
Gli
Spartani
organizzarono comunque dei soccorsi ma, prima di partire, ricevettero notizie della caduta di
Sardi
e della cattura di
Creso
.
Un persiano, non avendo riconosciuto
Creso
, stava per ucciderlo (
Ciro
aveva dato ordine di prenderlo vivo). Il figlio muto di
Creso
, in quell'occasione, aveva riconquistato l'uso della parola, come era stato predetto dall'oracolo di
Delfi
.
Ciro
condanna
Creso
e i suoi familiari al rogo ma viene dissuaso dal racconto di
Creso
che ricorda il suo incontro con
Solone
e le parole del saggio.
Ciro
ordina di spegnere il rogo sul quale
Creso
sta già per morire ma le fiamme divampano ormai con eccessiva violenza. Le spegne un temporale inviato da
Apollo
per invocazione di
Creso
.
Ciro
chiede quindi a
Creso
le ragioni che lo hanno spinto all'aggressione ed il prigioniero accusa l'oracolo di
Delfi
di averlo tradito.
Liberato da
Ciro
,
Creso
gli consiglia di frenare la cupidigia dei
Persiani
che stanno saccheggiando
Sardi
: "Diventando ricchi - avverte - diventeranno superbi e si ribelleranno".
Ciro
apprezza il consiglio ed offre un premio a
Creso
, il quale chiede di poter consultare l'oracolo per chiedere ragione dell'inganno.
La
Pizia
spiega che
Apollo
non può cambiare quanto è già stato stabilito dal fato. Del resto è colpa di
Creso
aver male interpretato i responsi: il grande impero che sarebbe stato distrutto dalla guerra era il suo, non quello di
Ciro
. Il mulo della profezia era lo stesso
Ciro
, "figlio di popoli diversi". Udite queste spiegazioni,
Creso
ammette il proprio errore e riconosce di essere stato aiutato e non tradito dal dio.
Così finì il regno di
Creso
del quale, ai tempi di
Erodoto
, si trovavano ancora in
Grecia
molte offerte votive. Fra i principali monumenti della
Lidia
era la tomba di
Aliatte
, padre di
Creso
. Si diceva fosse stata costruita a spese delle cortigiane che avevano devoluto parte dei proventi della prostituzione da loro tradizionalmente praticata.
Per
Erodoto
, i
Lidi
furono i primi a coniare monete d'argento e ad esercitare il commercio al minuto. Furono anche inventori di molti giochi come i dadi e la palla. Ma l'evento più importante legato alla storia dei
Lidi
è la colonizzazione dell'
Etruria
. Sarebbe stato il principe lido
Tirreno
, secondo
Erodoto
, a raggiungere l'
Etruria
con una parte considerevole del suo popolo, spinti da una lunga carestia che faceva mancare in patria il sostentamento.
In effetti gli studiosi moderni concordano sul fatto che gli
Etruschi
siano venuti dall'
Asia
via mare.
Erodoto
passa a parlare dei
Medi
. Dopo un lungo periodo di soggezione agli
Assiri
, i
Medi
si ribellarono e divennero indipendenti. Ben presto, con un'accorta politica, il nobile
Deioce
riuscì a farsi eleggere re. Stabilì la sua sede nella città di
Ecbatana
che ampliò e fortificò, quindi governò per ben cinquantatre anni amministrando la giustizia con rigore e proverbiale saggezza.
A
Deioce
successe il figlio
Fraorte
che sottomise i
Persiani
ed attaccò gli
Assiri
. Morì cercando di prendere
Ninive
, dopo aver regnato per ventidue anni.
A
Fraorte
successe il figlio
Ciassare
, che organizzò l'esercito e dette grande potenza al suo regno. Combattè con i
Lidi
. Attaccò gli
Assiri
ed assediò
Ninive
ma fu cacciato dall'
Assiria
dall'invasione degli
Sciti
. Questi occuparono una vasta zona dell'
Asia
occidentale e la tennero per ventotto anni, infine
Ciassare
riuscì a respingerli.
Ciassare
combattè ancora contro gli
Assiri
e conquistò
Ninive
(
612 a.C.
) con l'aiuto dei Babilonesi, morì dopo quaranta anni di regno.
A
Ciassare
successe il figlio
Astiage
.
Astiage
sognò che la figlia
Mandane
orinava fino a sommergere l'
Asia
. In base all'interpretazione che gli indovini fecero del sogno,
Astiage
fece sposare
Mandane
non ad un nobile medo ma ad un persiano di nome
Cambise
.
Mandane
partorì
Ciro
.
Astiage
, in base ad un altro sogno premonitore, ordinò di uccidere il bambino ad un suo servitore di nome
Arpago
, questi a sua volta affidò l'infanticidio ad un pastore che, però, espose al posto di
Ciro
un bambino che sua moglie aveva appena partorito, nato morto.
Ciro
crebbe dunque allevato dal pastore e da sua moglie.
Dopo dieci anni
Ciro
era un ragazzo di grande carattere. Lo notavano i suoi compagni che gli attribuivano volentieri il ruolo di re nei giochi. Una volta il ragazzo punì duramente un compagno che aveva violato le regole del gioco. Il ragazzo punito era figlio di un nobile che si lamentò presso
Astiage
. Convocato il bovaro e suo figlio per interrogarli,
Astiage
finì per intuire la verità e ne estorse conferma al pastore minacciandolo di tortura.
Anche
Arpago
confessò di aver affidato, dodici anni prima, il neonato ad un pastore.
Astiage
finse di perdonarlo e lo invitò ad un banchetto ma, fatto sgozzare l'unico figlio di
Arpago
, ne imbandì le carni e gliele fece mangiare.
Con il parere favorevole dei suoi consiglieri,
Astiage
decise di risparmiare
Ciro
e lo rimandò in
Persia
dai suoi veri genitori,
Cambise
e
Mandane
.
Così la situazione fu capovolta ed i
Medi
da dominatori divennero sudditi dei
Persiani
. Si ribellarono, più tardi, sotto
Dario
, ma furono di nuovo sconfitti.
I costumi religiosi dei
Persiani
non consentivano di innalzare statue agli dei, che erano ritenuti non antropomorfi.
Erodoto
non parla del dualismo fondamentale della religiose persiana e confonde il dio persiano
Ahura Mazda
con
Zeus
. Confonde inoltre il dio solare
Mitra
con una divinità femminile affine ad
Afrodite
.
I sacrifici non erano offerti su altari ma all'aperto, in luoghi considerati puri e sempre alla presenza di un sacerdote detto Mago. Al persiano non era lecito chiedere benefici personali ma sacrificava sempre a nome di tutti i
Persiani
e del loro re.
I
Persiani
celebravano solamente il proprio compleanno con banchetti più o meno ricchi a seconda delle possibilità di ognuno. Erano raffinati a tavola e grandi bevitori, usavano prendere le decisioni importanti in stato di ebbrezza e ripensarle da sobri o viceversa.
Socialmente avevano classi rigide e la nobiltà aveva grande importanza. La loro civiltà risentiva influssi dei
Medi
, degli Egiziani e dei
Greci
. Poligami, praticavano spesso anche la pederastia.
I bambini venivano allevati dalle donne fino a cinque anni senza mai essere portati al cospetto paterno. Giuridicamente erano piuttosto tolleranti, raramente veniva applicata la pena capitale. Nel loro codice morale la più grave colpa era la menzogna. Anche i debiti erano considerati disonorevoli.
I
Persiani
praticavano l'inumazione dopo aver cosparso il cadavere di cera. In alcuni casi i morti venivano esposti ai cani ed agli avvoltoi con misteriosi rituali. Ai
Magi
era concesso uccidere qualsiasi animale ad eccezione dell'uomo e del cane, sacro ad
Ahura Mazda
.
Gli
Ioni
e gli
Eoli
, ex sudditi dei
Lidi
, inviarono ambasciatori a
Ciro
per sottomettersi pacificamente ma
Ciro
, che aveva in precedenza cercato la loro alleanza senza successo, rifiutò di trattare.
Contro la minaccia persiana, gli
Ioni
formarono una
lega di dodici città
(segue una breve descrizione del territorio e della popolazione della
Ionia
). Alla
lega ionica
si unirono alcune città doriche e tutte decisero di chiedere aiuto a
Sparta
.
I
Lacedemoni
rifiutarono di intervenire contro i
Persiani
e si limitarono ad inviare una delegazione a
Ciro
per intimargli di non molestare le città greche.
Ciro
non tenne conto della minaccia spartana e tornò a
Ecbatana
per occuparsi di questioni insorte con i Babilonesi.
Dopo la partenza di
Ciro
il lido
Pactyes
provocò una rivolta a
Sardi
.
Ciro
inviò a sedarla il suo luogotenente
Mazare
e
Pactyes
fuggì a
Cuma
.
Ricercato da
Mazare
,
Pactyes
si spostò a
Mitilene
poi a
Chio
dove venne catturato e consegnato ai
Persiani
.
Mazare
compì varie azioni punitive contro le città che avevano aiutato la rivolta, quindi morì di malattia.
Gli successe il medo
Arpago
, che aveva aiutato
Ciro
nella conquista del potere.
Arpago
assalì
Focea
, i cui abitanti fuggirono in massa via mare alla volta di
Chio
. Non trovando ospitalità a
Chio
ripartirono e raggiunsero la
Corsica
dove, vent'anni prima, avevano fondato una colonia di nome
Alalia
.
Alla fine della campagna condotta da
Arpago
tutte le città della
Ionia
erano sottomesse ai
Persiani
.
Biante di Priene
e
Talete di Mileto
avevano consigliato agli
Ioni
di unirsi in un unico stato,
Biante
inoltre suggeriva di emigrare in
Sardegna
per eludere il dominio persiano. Entrambi i sapienti rimasero tuttavia inascoltati.
I
Persiani
passarono quindi a sottomettere altri popoli: I Cari, i Cauni ed i Lici. I Cari, secondo le fonti di
Erodoto
, erano arrivati sulla terraferma proveniendo dalle isole dominate dai
Cretesi
. I Cari stessi - tuttavia - si dichiaravano autoctoni del loro Paese.
Viceversa i Cauni dichiaravano di provenire da
Creta
, abitavano a sud est della Caria, alla frontiera con la
Licia
.
Nel mito
Sarpedone
(antenato dell'omonimo eroe dell'
Iliade
) era stato vinto e cacciato da
Creta
dal fratello
Minosse
ed era sbarcato in
Licia
, regione che allora si chiamava Miliade ed era abitata dai popoli dei Solimi e dei Termili qui quali
Sarpedone
regnò lungamente. Eponimo dei Lici era però
Lico
, figlio di
Pandione
, mitico re di
Atene
. Egli, espulso dal fratello
Egeo
, riparò presso
Sarpedone
e rimase con il suo popolo.
Fra i popoli sottomessi da
Arpago
erano gli Cnidi che avevano tentato di difendersi scavando un canale per impedire l'accesso alla loro penisola. Glielo aveva proibito l'oracolo di
Delfi
, definendo l'opera contraria alla volontà di
Zeus
ed essi si erano arresi ai
Persiani
senza combattere.
I Pedasei avevano una sacerdotessa cui cresceva una gran barba nell'imminenza delle sciagure. Preavvertiti dal singolare prodigio si erano organizzati ed erano stati l'unica gente della Caria capace di resistere per qualche tempo ai
Persiani
.
Anche i Lici furono sottomessi e la loro capitale Xanto fu conquistata nonostante la strenua resistenza dei cittadini.
Mentre
Arpago
conquistava tutti i territori dell'
Asia
Meridionale,
Ciro
conduceva personalmente campagne per estendere i confini settentrionali.
Dopo aver assoggettato tutta l'
Asia Minore
,
Ciro
si volse agli
Assiri
. (
Erodoto
comprende, con il termine
Assiria
, anche la
Babilonia
). Sede del re degli
Assiri
era la città di
Babilonia
di cui
Erodoto
fornisce una descrizione che in molti punti è stata confermata dai ritrovamenti archeologici presso Hilla, in Iraq.
A pianta quadrangolare, la città era difesa da una doppia cinta di mura e da un ampio fossato. Le mura erano state costruite con mattoni realizzati con la terra dello scavo e legati insieme con asfalto caldo.
La città di
Babilonia
era divisa in due parti dal corso dell'
Eufrate
. Nella città si trovavano la reggia ed il tempio di Bel-Mardouk che
Erodoto
definisce "
Zeus
-Belo".
In mezzo al tempio di ergeva una torre composta da otto torri sovrapposte di larghezza decrescente. Si tratta di una Ziggurat, tipica dell'architettura assiro-babilonese: ne rimane memoria anche nella Bibbia con l'episodio della Torre di Babele.
Sulla sommità delle torri si trovava un tempio al quale potevano accedere solo i sacerdoti (che i
Greci
chiamavano
Caldei
), famosi come astronomi ed astrologi. I Babilonesi ritenevano che il dio visitasse realmente il tempio.
Un altro tempio di
Babilonia
, situato non sulla torre ma a livello del suolo, era accessibile ai fedeli e conteneva altari d'oro ed una colossale statua d'oro di cui si impadronì
Serse
.
Tra i sovrani di
Babilonia
si contarono due donne di cui la prima,
Semiramide
(
Schammuramat
, madre del re di
Assiria
Adad-Nirari III
, 810-
783
) fece costruire gli argini del fiume.
La seconda regina fu Nitocris (non identificata, probabilmente un errore di
Erodoto
). Questa regina avrebbe compiuto opere di deviazione del corso del fiume per rendere la navigazione più difficile, ostacolando eventuali invasioni per quella via da parte dei confinanti
Medi
.
Nitocris fece inoltre costruire un ponte sull'
Eufrate
in città e dispose varie opere di pubblica utilità.
Un aneddoto narrava che la regina aveva fatto incidere sulla sua tomba un'iscrizione che concedeva ai suoi successori di aprire la tomba stessa e prelevare il denaro in essa custodito in caso di necessità. Ne approfittò
Dario
ma trovò solo una scritta che biasimava l'avidità del profanatore.
Ciro
mosse contro il figlio di Nitocris,
Labineto
(identificato con
Nabonide
che regnò dal
556
al
538 a.C.
) ma durante il viaggio si fermò a lungo presso il fiume Ginde. Il motivo della pausa nel racconto di
Erodoto
è singolare: nel tentativo di guadare il fiume
Ciro
aveva perduto uno splendido cavallo, per punire il fiume aveva quindi ordinato di dividerlo in trecentosessanta canali rendendone la corrente debolissima.
Erodoto
parla qui di un lungo assedio di
Babilonia
ad opera di
Ciro
, ma documenti babilonesi parlano invece di resa spontanea della città. Comunque
Ciro
entrò in
Babilonia
prendendo il potere ed il re spodestato fu mandato in esilio.
La terra babilonese viene descritta ricchissima. La campagna, nonostante le scarse precipitazioni è fertilissima perché sapientemente irrigata con enormi opere di canalizzazione dei fiumi
Tigri
ed
Eufrate
, opere evidentemente simboleggiate negli aneddoti dei paragrafi precedenti.
Oltre al grano i Babilonesi coltivavano il sesamo per ricavarne olio e palme fruttifere.
Famose erano le imbarcazioni fluviali dei Babilonesi, fatte di pelli con un'intelaiatura di canne. Discendevano il fiume portando merci da commerciare ed un asino. Arrivati a valle smontavano la barca, ne caricavano i materiali sull'asino e risalivano il fiume a piedi perché la corrente era troppo forte per navigare in senso contrario.
I Babilonesi vestivano tuniche e mantelli di lana, usavano profumarsi il corpo ed i capelli.
Presso di loro si usava combinare i matrimoni con una singolare asta. Le ragazze più belle venivano vendute ai migliori compratori. Il denaro serviva a ricompensare coloro che invece prendevano in moglie le ragazze brutte o deformi.
Non avevano medici ma chi superava una malattia doveva divulgare i suoi rituali.
Cospargevano i morti di miele ed usavano essenze profumate nella camera nuziale.
Le donne praticavano almeno una volta nella vita un rito di prostituzione sacra, in amore della dea Belit che
Erodoto
chiama Militta ed identifica con
Afrodite
.
Fra gli usi alimentari dei Babilonesi,
Erodoto
ricorda quello di mangiare una farina di pesce essiccata.
Dopo i Babilonesi,
Ciro
attaccò i
Massageti
, popolo scitico che abitava ad est degli Urali. Digressione sul Mar Caspio che
Erodoto
intuisce essere chiuso.
Era regina dei
Massageti
la vedova
Tomiri
.
Ciro
le propose di sposarla ma, ottenuto un rifiuto, passò alle armi. Mentre i
Persiani
costruivano le opere per superare il fiume che delimitava il territorio dei
Massageti
,
Tomiri
inviò a
Ciro
ambasciatori proponendo uno scontro diretto e lasciando a lui la scelta del luogo.
Ciro
tendeva ad affrontare il nemico in territorio persiano ma
Creso
, nel frattempo divenuto suo consigliere, suggerì di fare altrimenti per esporre il paese a minori pericoli.
Un sogno avvertì
Ciro
che il giovane
Dario
, figlio di
Istaspe
, costituiva una minaccia per il suo regno.
Ciro
penetrò nel territorio dei
Massageti
e lo invase. Venne fatto prigioniero fra gli altri il figlio di
Tomiri
, che si suicidò.
La reazione dei
Massageti
fu molto violenta e
Ciro
morì in battaglia, dopo ventinove anni di regno (
529 a.C.
).
I
Massageti
non usavano il ferro e l'argento, ma armi di bronzo ed ornamenti d'oro.
Cenni sui costumi dei
Massageti
: popolo nomade, praticavano la poligamia ed i sacrifici umani.
Libro secondo
[EUTERPE]
A
Ciro
succede
Cambise
, figlio suo e di
Cassandane
, figlia di
Farnaspe
(della stessa famiglia di
Ciro
).
Cambise
si dedicò alla conquista dell'
Egitto
.
Gli Egiziani erano ritenuti il popolo più antico della terra fin quando il faraone
Psammetico I
(
664
-
610 a.C.
) non appurò che il primato spettava ai Frigi. C'era riuscito identificando la prima parola pronunciata da due bambini appositamente allevati in completo isolamento. La parola era stata
Bekos
, che in frigio significava pane. (La parola è effettivamente frigia, ma i
Frigi
sono oggi ritenuti popolo più recente degli Egiziani).
Dichiarando di aver personalmente visitato l'
Egitto
,
Erodoto
inizia la descrizione del Paese e dei suoi costumi.
Fra le più antiche invenzioni egiziane fu un calendario più preciso di quello greco, che divideva l'anno in dodici mesi con soli cinque giorni intercalari.
Primo re egiziano fu
Min
(
Menes
, vissuto all'inizio del III millennio, unificò l'Alto e il Basso
Egitto
, forse corrispondente al faraone
Aha
la cui tomba è stata rinvenuta ad
Abido
).
Ai tempi di
Min
una vasta regione dell'
Egitto
era occupata dalle paludi, trasformate successivamente dai depositi alluvionali del
Nilo
.
Erodoto
fornisce alcuni dati geografici sulle dimensioni del Paese, la lunghezza delle principali strade, ecc.
Descrizione del
Mar Rosso
.
Erodoto
suppone che tutto l'
Egitto
sia stato un golfo prima che i depositi del
Nilo
costituissero il territorio.
Annualmente, il
Nilo
straripa ed inonda il territorio circostante lasciandolo così fertile che gli Egiziani si limitavano a seminare e a far calpestare il seme dai maiali, senza bisogno di arare e di compiere altri lavori faticosi.
Ancora sulla geografia dell'
Egitto
:
Erodoto
divide il Paese in due parti, a Sud e al Nord del punto in cui il
Nilo
si divide in tre braccia ed inizia le diramazioni del suo delta.
Erodoto
indaga sulle cause delle piene periodiche del
Nilo
, dopo avere elencato e rifiutato le teorie correnti ai suoi tempi propone una sua opinione in merito basata sull'attrazione esercitarta dal sole quando in inverno "si allontana dal suo antico corso". Fra le tesi respinte la più vicina alla realtà era quella sostenuta da
Anassagora
che attribuiva la piena al disgelo primaverile.
Misteriosissime le sorgenti del
Nilo
delle quali
Erodoto
dice di aver trovato confusa traccia solo in antiche fonti egiziani. Si diceva fossero di insondabile profondità.
Erodoto
quindi affrontò personalmente l'impresa lunga ed avventurosa di risalire il fiume alla ricerca delle sorgenti. Entrò in territorio etiope, vide Meroe (oggi Merawi), capitale degli Etiopi stanziali.
Attraversò quindi il paese degli Automoli (disertori) discendenti da una colonia di dissidenti che ai tempi del faraone
Psammetico
aveva abbandonato l'
Egitto
per rifugiarsi in Etiopia.
Non raggiunse comunque le fonti perché dopo quaranta giorni di navigazione il corso del fiume si inoltrava in una regione desertica "dal calore bruciante". Durante il viaggio, tuttavia,
Erodoto
venne a sapere di un'antica spedizione di esploratori nasamoni (una popolazione libica) che dopo aver attraversato il deserto del Sahara erano stati catturati dai pigmei e trattenuti per qualche tempo in luoghi situati presso la primissima parte del corso del
Nilo
.
Passando a descrivere più ampiamente i costumi degli Egiziani,
Erodoto
ricorre ad un famoso paradosso che li vuole contrari a quelli di tutti gli altri popoli.
Le donne egiziane mercanteggiavano mentre la tessitura toccava agli uomini, le figlie avevano l'obbligo di mantenere i genitori ma i figli maschi ne erano esentati e così via.
I sacerdoti si radevano i capelli mentre lasciarsi crescere le chiome e la barba era segno di lutto.
Praticavano la circoncisione, si nutrivano di cereali tipici delle loro campagne, disponevano di due lingue: la sacra e la demotica.
Avevano abitudini igieniche molto evolute, in particolare i sacerdoti erano tenuti ad avere la massima cura degli indumenti (sempre di lino bianco) e della persona.
La loro religione comprendeva il culto del
bue Api
.
Un sacerdote esaminava minuziosamente i tori da sacrificare, il cui manto doveva essere immacolato, e contrassegnava quelli privi di difetti.
I tori sacrificali venivano sgozzati e decapitati. La testa costituiva un feticcio sul quale gli scongiuri dei sacerdoti intendevano deviare ogni maledizione. Il corpo, farcito di pane, miele ed uva passita, veniva arrostito per il banchetto sacrificale. Le vacche, sacre ad
Iside
, non potevano essere sacrificate. Nel nomo di
Tebe
si sacrificavano capre, in quello di Mendes, pecore.
Gli Egiziani adoravano un dio che
Erodoto
identifica con
Eracle
, anzi ritiene che il culto di
Eracle
sia giunto in
Grecia
dall'
Egitto
in tempi antichissimi.
Il maiale era considerato impuro e così quanti si occupavano di allevarlo. Non era lecito offrire maiali in sacrificio se non a
Selene
(
Iside
) e a
Dioniso
(
Osiride
).
Erodoto
non chiarisce le ragioni di questa eccezione.
Nelle feste di
Dioniso
si svolgeva una processione nella quale le donne recavano statuette falliche. Questo rito, come altri, era condiviso dai
Greci
che lo appresero, in età arcaica, dai
Pelasgi
. Molto, secondo
Erodoto
, avrebbero preso i
Pelasgi
dagli Egiziani in materia religiosa, fra l'altro i nomi di numerose divinità.
Erodoto
ritiene che la religione greca sia stata "ordinata" da
Omero
ed
Esiodo
, che considera contemporanei, e che siano stati loro ad indicare definitivamente nomi, aspetto e prerogative delle singole divinità. In effetti esagera la funzione delle opere omeriche ed esiodee in questo senso in quanto quei poeti produssero una sorta di canone letterario di un patrimonio mitologico già presente nella tradizione.
Una leggenda che
Erodoto
dice di aver appreso dai sacerdoti del tempio tebano di
Amon Ra
narrava che un tempo i
Fenici
avevano rapito due sacerdotesse e le avevano vendute l'una in
Grecia
e l'altra in
Libia
ove le due donne avevano istituito rispettivamente l'oracolo di
Zeus
a
Dodona
(
Epiro
) e quello di
Zeus
Libico. Nel tempio di
Dodona
lo storico aveva invece appreso un altro mito che parlava di miracolose colombe nere dotate della parola, anch'esse provenienti dall'
Egitto
.
Erodoto
tenta di razionalizzare la seconda versione e collegarla alla prima, conferma comunque l'affinità fra le pratiche oracolari dei templi di
Dodona
e della
Libia
con quella in uso in
Egitto
.
Gli Egiziani celebravano grandi feste religiose a carattere nazionale come quelle in onore della dea
Bastit
(corrispondente ad
Artemide
) che si teneva nella città di Bubasti (Basso
Egitto
, odierna Tell Bast) e quella a Busiride (oggi Baudir) dedicata ad
Iside
che i
Greci
identificavano con
Demetra
.
A Sais (oggi Saelhagar) si festeggiava la dea
Neith
, corrispondente ad
Atena
, ad
Eliopoli
si adorava
Helios
(il Sole = Ra), a Buto, oggi Ebtou, la dea-cobra
Outo (Uadjet)
, corrispondente a
Latona
, a Paprenis (forse
Pelusio
) un dio corrispondente ad
Ares
(forse
Seth
).
La festa di Bubasti consisteva in una grande processione fluviale a cui partecipavano, si diceva, oltre settecentomila persone che navigavano su grandi barche cantando e suonando.
A Busiris i fedeli piangevano per la morte di
Osiride
ucciso dal fratello
Seth
e risuscitato da
Iside
.
Nella festa di Sais si ricordava
Iside
in cerca delle membra di
Osiride
accendendo lucerne per tutta le notte.
Nella festa di Papernis i fedeli portavano in processione una statua e all'entrata del tempio venivano ostacolati da altri fedeli, ne nasceva una rissa rituale i cui partecipanti si ferivano gravemente. Questa cerimonia rappresentava una leggenda in cui il dio corrispondente ad
Ares
si recava in visita alla madre ed i servi di lei, che non lo conoscevano, tentavano di ucciderlo.
La religione egiziana considerava sacri numerosi animali e si svolgevano offerte rituali di cibo alle bestie considerate alla stregua di sacrifici per il dio corrispondente.
L'ibis e lo sparviero erano particolarmente venerati e chi li uccideva veniva condannato a morte. Anche cani e gatti erano sacri e la loro morte era presagio di disgrazia. Gli animali morti venivano sepolti, spesso imbalsamati.
I coccodrilli, molto numerosi nel
Nilo
, erano sacri in alcune regioni mentre in altre venivano trattati da nemici.
Erodoto
descrive rapidamente il coccodrillo ed il modo egiziano di dargli la caccia usando esche vive.
Anche l'ippopotamo era venerato solo in alcune regioni,
Erodoto
ne fornisce una descrizione del tutto fantastica.
Un animale leggendario era la
fenice
, uccello grande quanto un'aquila, dal piumaggio dorato. Si diceva vivesse in Arabia e che venisse in
Egitto
solo ogni cinquecento anni per seppellirvi il corpo del padre che trasportava in un grande uovo di mirra.
Una leggenda egiziana parlava di serpenti alati che ogni anno dall'Arabia tentavano di migrare in
Egitto
ma giunti al confine venivano affrontati ed uccisi dagli ibis. Con una breve descrizione degli ibis si chiude l'argomento degli animali sacri.
Gli Egiziani avevano precise abitudini igieniche e godevano, in generale, di ottima salute. Mangiavano pane di spolta, pesce, cacciagione, carne bollita ed arrostita. Non avendo viti bevevano "vino d'orzo".
Gli Egiziani avevano tradizioni antichissime, fra queste un inno religioso dedicato a
Lino
, un giovane innamorato di una dea, morto prematuramente che come
Persefone
aveva ottenuto di trascorrere parte dell'anno sulla terra. Questo canto era in usa anche in
Grecia
ed in
Fenicia
.
Come in
Grecia
, tributavano grande rispetto agli anziani. Vestivano tuniche di lino e mantelli di lana. Praticavano la divinazione e l'astrologia, ed avevano nel loro Paese famosi oracoli.
A questo punto vengono descritte le famose pratiche di imbalsamazione dei defunti. Erano di tre tipi a seconda della cifra che i parenti erano disposti a pagare. La prima, la più cara, prevedeva l'asportazione chirurgica delle viscere, un processo di imbalsamazione che durava settanta giorni, quindi la mummificazione con bende di lino imbevute di gomma. La seconda prevedeva la macerazione del cadavere con nitro e olio di cedro, la terza "che toccava ai poveri" prevedeva che il cadavere fosse tenuto sotto sale per settanta giorni dopo un lavacro dell'intestino.
Il racconto continua con diversi particolari sulle abitudini degli Egiziani e sulla loro vita, tutta basata sul fiume che ogni anno inonda la pianura e solo le città ne emergono, come isole nel mare.
In generale gli Egiziani rifugivano dall'adottare usi e culti stranieri, tuttavia esisteva un tempio dedicato a
Perseo
che si sarebbe recato in
Egitto
dopo aver ucciso la
Gorgone
in
Libia
. Il primo re egiziano fu
Min
(
Narmer-Menes
, vissuto nel III millennio, fondatore di
Menfi
ed iniziatore della prima dinastia) che costruì grandi argini e deviò il corso del
Nilo
per proteggere la sua città dalle inondazioni.
Dopo
Min
i sacerdoti egizi enumeravano trecentotrenta re, fra i quali una sola donna, la regina
Nitocris
(forse
Net-Aker-ti o Nitokerty
, della VI dinastia, intorno al 2200 a.C.). Fra questi re nessuno fu storicamente rilevante fino a
Sesostri
(Senosret III, della XII dinastia - 1878-1841 a.C.) che sottomise i popoli che abitavano lungo il Mare Eritreo. Secondo
Erodoto
, i
Colchi
sarebbero discesi da una parte dell'esercito che
Sesostri
distaccò per presidiare le terre conquistate, l'idea si basa su alcune abitudini dei
Colchi
affini a quello degli Egiziani, come la circoncisione e la coltivazione del lino. Oltre che per le sue imprese belliche,
Sesostri
era ricordato per grandi opere di canalizzazione e per aver riformato il sistema tributario.
A
Sesostri
seguì il figlio Ferone (non identificabile, probabilmente il nome deriva da "Pharaon") sul quale si raccontava un aneddoto satirico: divenuto cieco per un incidente seppe da un oracolo che avrebbe riacquistato la vista solo lavandosi gli occhi con l'orina di una moglie fedele. Né con sua moglie, né con altre donne riuscì nell'intento e quando finalmente riuscì fece giustiziare tutte le fedigrafe.
A Ferone seguì un re di nome
Proteo
(non identificabile) al quale
Erodoto
associa un'antica leggenda del ciclo troiano: dopo aver rapito
Elena
,
Paride
fu spinto dai venti sulla costa egiziana e qui alcuni suoi servi denunciarono al faraone il rapimento.
Proteo
, indignato per l'empietà di
Paride
, gli avrebbe sequestrato
Elena
e le ricchezze rubate per restituirle a
Menelao
.
Erodoto
sostiene che
Omero
, pur conoscendo questa versione, la trascurò perché poco coerente con la trama dell'
Iliade
e cita alcuni versi omerici nei quali si parla di una tappa di
Paride
in
Egitto
prima del rientro a
Troia
. Secondo la citata versione del mito, i
Greci
espugnarono
Troia
perché non vollero credere che
Elena
si trovasse in
Egitto
e solo dopo la caduta della città
Menelao
si decise a recuperare la moglie presso
Proteo
.
A
Proteo
seguì Rampsinito (forse
Ramses III
, XX dinastia, circa 1197-1165), sul quale
Erodoto
racconta una gustosa favola. Inoltre si diceva che questo re scese vivo nell'Ade e che lì giocò a dadi con
Demetra
(
Iside
). Ai tempi di
Erodoto
gli Egiziani celebravano ancora una festa sacra per ricordare questa visita negli inferi: un sacerdote veniva condotto bendato fino al tempio dai suoi colleghi, quindi tornava indietro, sempre bendato con l'aiuto di due lupi (forse sciacalli).
Agli Egiziani,
Erodoto
attribuisce la paternità della teoria della metempsicosi, che prevedeva varie vite animali ed umane lungo un ciclo di tremila anni. Tale teoria era stata accolta anche da molti pensatori greci.
Dopo Rampsinito lo storico colloca il regno di
Cheope
, con vistoso errore cronologico in quanto
Cheope
(Koufou, IV dinastia) visse intorno al 25mo secolo a.C., molti secoli prima di
Sesostri
e di
Ramses III
.
Cheope
costruì la famosa piramide ed una lunga strada in pietra che servì al trasporto dei materiali, queste opere furono così impegnative e dispersive da nuocere gravemente all'economia del Paese.
A
Cheope
successe
Chefren
(
Khafra
, IV dinastia figlio di
Cheope
, ma
Erodoto
dice fratello), il quale fece costruire un'altra piramide, più piccola della precedente.
La memoria di
Cheope
e
Chefren
era detestata dagli Egiziani a causa delle miserrime condizioni di vita che questi faraoni avevano imposto alla popolazione. Libertà e benessere tornarono con il successore di
Chefren
,
Micerino
(
Menkaure
, IV dinastia, forse figlio di
Chefren
).
Micerino
lasciò nella sua reggia statue colossali delle sue concubine ed il simulacro rivestito in oro di una grande vacca nella quale si diceva che avesse fatto deporre il corpo di sua figlia morta prematuramente. Si tratta di un fraintendimento di
Erodoto
, la vacca d'oro doveva essere un'immagine allegorica di
Iside
.
Anche
Micerino
ebbe una piramide, più piccola delle precedenti.
Dopo
Micerino
regnò Asici (sconosciuto) che ebbe a sua volta una piramide. Seguì Anisi (non identificato) e durante il suo regno gli Etiopi invasero l'
Egitto
, guidati dal re
Sabacone
(Shabaka,
716
-
701 a.C.
). Gli Etiopi, dopo aver regnato in
Egitto
per cinquanta anni si ritirarono (volontariamente, secondo
Erodoto
).
Divenne re un sacerdote di
Efesto
di nome Setone (non identificato) durante il cui regno l'
Egitto
fu attaccato dal re assiro
Sennacherib
. Gli
Assiri
dovettero ritirarsi a causa di un'invasione di topi nel loro campo inviata da un dio favorevole agli Egiziani. In realtà a costringere
Sennacherib
alla ritirata fu un'epidemia.
I regni fin qui descritti durarono in tutto undicimilatrecentoquaranta anni, cioè trecentoquarantuno generazioni. Precendentemente, secondo la leggenda, avevano governato il Paese gli dei, ultimo dei quali fu
Horo
, figlio di
Osiride
.
Dopo il sacerdote di
Efesto
,
Erodoto
parla di una divisione del regno in dodici stati, ma tale notizia non è confermata da alcuna fonte egiziana.
In questo periodo fu costruito il famoso labirinto della città di Arsinoe (oggi Medine-el-Fayum) considerato nell'antichità una meraviglia del mondo. In realtà il ciclopico edificio che
Erodoto
definisce superiore anche alle piramidi, fu costruito dal faraone
Amenemhet III
della XII dinastia, nel 18mo secolo a.C.
Nei pressi del labirinto si trovava il lago Meride che
Erodoto
ritiene artificiale. Si trattava probabilmente di un bacino naturale che
Amenemhet III
aveva fatto sistemare regolando il flusso del
Nilo
. Dopo il periodo dei "dodici re", il faraone
Psammetico
(
Psamtik
, fondatore della XXVI dinastia, riunificò l'
Egitto
. Le vicende di rivalità fra
Psammetico
ed i regnanti dei vari stati del Delta sono rappresentate da
Erodoto
con toni leggendari: ad esempio gli
Ioni
ed i Cari che effettivamente lo aiutarono nella sua impresa corrispondono agli "uomini di bronzo" (cioè con armature di bronzo) provenienti dal mare la cui venuta era stata predetta da un oracolo. Anche in conseguenza di queste alleanze,
Psammetico
mantenne per tutto il suo regno buoni rapporti con la
Grecia
, ampliando gli orizzonti del commercio e della cultura egiziani.
Psammetico
regnò per cinquantaquattro anni (
664
-
610 a.C.
), durante il suo regno assediò e conquistò la città di Azoto (Ashoud, città dei Filistei).
A
Psammetico
successe il figlio
Neco (Nekao)
, continuatore dello scavo del canale fra il Mar Eritreo ed il
Nilo
.
Neco
regnò per sedici anni durante i quali combattè contro Israele (battaglia di Megiddo, ricordata anche nella Bibbia) e contro Caditi, città della
Siria
.
Gli successe il figlio
Psammi
(
Psamtik II
, regnò per sei anni dal 594 al 588 a.C).
A
Psammi
successe
Aprie
, suo figlio, che regnò venticinque anni e combattè contro i
Fenici
. (Ouahbra, secondo
Erodoto
, regnò dal 588 al 563, secondo
Manetone
fino al
569 a.C.
, la differenza è dovuta al fatto che
Manetone
non considera gli ultimi sei anni durante i quali si svolse la rivolta di
Amasi
e
Psammi
regnò solo nominalmente).
Socialmente gli Egiziani distinguevano sette classi: sacerdoti, guerrieri, bovari, porcari, interpreti, mercanti e nocchieri.
Ai guerrieri era vietato esercitare altre professioni, come si usava anche a
Sparta
. Guerrieri e sacerdoti godevano in
Egitto
di privilegi terrieri ed esenzioni fiscali.
Amasi
spodestò
Aprie
e lo fece giustiziare.
Amasi
regnò dal
569
al
526 a.C.
, era nativo di Sinf, attuale Es-Saffeh.
Amasi
, che era di origine popolare, seppe acquistare grande prestigio. Legò la sua memoria ad imponenti opere architettoniche nella città di Sais ed in altre città. Fu inoltre ricordato per la fiorente economia del suo regno e per la giustizia delle sue leggi. In ottimi rapporti con la
Grecia
,
Amasi
stabilì che i
Greci
che volevano soggiornare in
Egitto
abitassero nella città di Naucrati che divenne importante porto commerciale. Inoltre
Amasi
contribuì generosamente per la costruzione del Santuario di Delphi.
Amasi
sposò una donna greca di nome Ladice. Non riuscendo ad unirsi a lei la minacciò di morte ma un voto fatto ad
Afrodite
dalla moglie servì a risolvere la situazione.
Amasi
inoltre conquistò
Cipro
, assoggettandola al pagamento di un tributo.
Libro terzo
[TALIA]
Contro
Amasi
dichiarò guerra
Cambise
, figlio di
Ciro
. Il motivo, secondo
Erodoto
, era il rifiuto di
Amasi
di concedere la propria figlia in moglie a
Cambise
. Secondo la tradizione
Amasi
avrebbe tentato di spacciare per sua figlia un'altra ragazza, figlia del suo predecessore
Aprie
, di nome
Niteti
, ma questa qualche tempo dopo avrebbe svelato l'inganno scatenando l'ira di
Cambise
.
La tradizione egiziana attribuiva invece l'episodio a
Ciro
e considerava
Cambise
figlio di
Niteti
, ma
Erodoto
la respinge considerandola motivata da spirito nazionalista.
Cambise
sarebbe stato aiutato nella sua impresa dal mercenario greco
Fanete
, già al servizio di
Amasi
che, quindi, conosceva vari e importanti segreti militari egiziani.
Per giungere indisturbato in
Egitto
,
Cambise
concluse con gli Arabi un patto di sangue: il fatto è per
Erodoto
occasione di descrivere il patto di sangue presso gli Arabi.
In virtù del patto gli Arabi aiutarono i
Persiani
ad attraversare il territorio desertico.
Nel frattempo
Amasi
morì dopo aver regnato per quarantaquattro anni (
569
-
525 a.C.
) e gli successe
Psammenito
(
Psamtik III
, regnò per pochi mesi nel
525 a.C.
)
L'esercito persiano ebbe rapidamente ragione di quello egiziano.
Erodoto
dice che ai suoi tempi le ossa dei caduti erano ancora visibili, accatastate in mucchi separati su campi di battaglia.
Poco dopo
Cambise
assediò ed espugnò
Menfi
, conquistando l'
Egitto
. I popoli limitrofi, Libici e Cirenei si arresero volontariamente.
Cambise
fece prigioniero
Psammenito
e lo trattò umanamente finché l'ex-faraone non fu scoperto a cospirare contro i
Persiani
e venne giustiziato.
A Sais
Cambise
profanò la tomba di
Amasi
e ne fece bruciare il cadavere dopo averlo oltraggiato.
Dopo aver conquistato l'
Egitto
Cambise
progettò azioni militari contro i paesi limitrofi.
Cambise
inviò ambasciatori presso gli Etiopi proponendo amicizia. In realtà gli ambasciatori avevano il compito di spiare la situazione militare, ma il re degli Etiopi lo comprese e li respinse. Comunque il re fece visitare il proprio paese agli ospiti e dal racconto di
Erodoto
traspare l'antica credenza che gli Etiopi fossero eccezionalmente longevi.
Al ritorno della legazione
Cambise
mosse guerra agli Etiopi, senza aver svolto alcun preparativo. La spedizione fallì miseramente per mancanza di viveri e
Cambise
fu costretto a richiamare le sue truppe devastate dalla fame.
Tornato a
Menfi
,
Cambise
ebbe occasione di assistere alle cerimonie connesse al culto del
bue Api
. Fraintendendo il significato del rito,
Cambise
lo vietò e commise il sacrilegio di ferire il vitello. Quando poco dopo
Cambise
perse la ragione la sua pazzia fu da tutti motivata con gli atti sacrileghi commessi contro le divinità egiziane. Temendo che tramasse contro di lui, fece uccidere il fratello
Bardiya
(per i
Greci
Smerdi), dando inizio ad una lunga serie di crimini ed omicidi. L'uccisione di
Smerdi
è storicamente attestata ma sembra sia stata precedente alla conquista dell'
Egitto
.
Fra le vittime di
Cambise
fu anche
Meroe
, una delle sue mogli-sorelle, aveva infatti sposato due delle sue tre sorelle (
Atossa
,
Meroe
e
Artistone
).
Pare che la pazzia di
Cambise
derivasse dall'epilessia di cui soffriva fin dalla gioventù.
Erodoto
descrive varie atrocità compiute dal re folle a danno dei suoi sudditi e della sua corte, nonché numerosi sacrilegi contro le tombe ed i templi egiziani.
Nel periodo in cui
Cambise
svolgeva la sua spedizione in
Egitto
, i
Lacedemoni
attaccarono
Policrate
, tiranno di
Samo
. Costui aveva conquistato il potere a
Samo
in seguito ad una rivolta ed aveva governato per un periodo insieme ai fratelli che aveva poi eliminato, rimanendo unico signore dell'isola.
Policrate
aveva stretto ottimi rapporti con il faraone
Amasi
il quale, nella sua corrispondenza, lo esortava a non abusare della buona fortuna.
Erodoto
narra che, su esortazione di
Amasi
,
Policrate
gettò in mare un suo prezioso anello, a scopo scaramantico, ma l'anello venne rinvenuto nel ventre di un pesce che un pescatore, qualche giorno dopo, offrì al tiranno.
Amasi
, interpretato il prodigio, decise di rompere il trattato di amicizia con
Policrate
. In effetti è storico che fra
Samo
e l'
Egitto
i rapporti, prima amichevoli, si deteriorarono, tanto che
Policrate
partecipò alla spedizione di
Cambise
.
Secondo
Erodoto
,
Policrate
inviò una flotta a
Cambise
per liberarsi dei cittadini sediziosi contro il suo governo.
Esuli e sediziosi chiesero aiuto a
Sparta
contro il tiranno, provocando così la spedizione lacedemone contro
Samo
.
Periandro
, tiranno di
Corinto
, aveva ucciso la moglie
Melissa
credendo ad ingiuste calunnie. Per questo motivo era odiato dal figlio
Licofrone
che egli aveva esiliato a
Corcira
. Qualche anno dopo
Periandro
aveva richiamato
Licofrone
ma, prima di tornare, il giovane venne ucciso dai Corciresi.
A seguito di questi eventi anche i
Corinzi
si allearono ai
Lacedemoni
contro i
Sami
, alleati dei Corciresi.
In ogni caso
Samo
riuscì a resistere ed i
Lacedemoni
abbandonarono l'impresa.
Per finanziare l'impresa,
Policrate
aveva saccheggiato l'isola di Sifno, nelle
Cicladi Occidentali
.
Durante queste loro imprese i
Sami
approdarono all'isola di
Creta
dove fondarono la città di
Cidonia
che sei anni dopo fu presa dagli
Egineti
che ne fecero schiavi gli abitanti.
Durante la permanenza di
Cambise
in
Egitto
, in
Persia
i suoi ministri congiuravano contro di lui per impadronirsi del potere. L'episodio narrato si riferisce ad una reale rivolta dei sudditi medi e
persiani
contro
Cambise
, rivolta che fu capitanata dai
Magi
, sacerdoti della religione zoroastrista.
Cambise
morì dopo sette anni e cinque mesi di regno a causa di una ferita accidentale, senza lasciare figli (
529
-
522 a.C.
).
Il potere rimase in mano ai
Magi
che lo avevano usurpato senza che
Cambise
facesse in tempo ad intervenire.
Cambise
morì sulla via del ritorno e prese il potere un mago di nome
Smerdi (Gaumata)
, spacciandosi per il suo omonimo, il fratello di
Cambise
che questi aveva fatto segretamente assassinare.
Il nobile
Otane
, scoperto con vari espedienti lo scambio di persone, organizzò una congiura alla quale prese parte anche il giovane
Dario
.
Erodoto
racconta in maniera piuttosto romanzata lo svolgersi degli eventi: i
Magi
tentano di corrompere
Pressaspe
, esecutore materiale dell'assassinio del vero
Smerdi
, ma questo svela la verità al popolo e, subito dopo, si suicida.
I sette congiurati - tutti nobili ed illustri - entrano improvvisamente a palazzo, qui prendono a combattere ed uccidono l'usurpatore. Seguì una sollevazione popolare nel corso della quale molti
Magi
vennero trucidati.
Erodoto
inserisce qui una discussione fra i congiurati vittoriosi a proposito della forma di governo migliore fra democrazia, oligarchia e monarchia, argomento tipico della filosofia politica del suo tempo.
Prevale la tesi monarchica ma
Otane
, sostenitore della democrazia, propone la sua rinuncia alla competizione per il potere pur di essere esentato dal subire il comando altrui. La proposta è accettata e da allora la sua casata, senza trasgredire le leggi, è libera di "lasciarsi governare solo tanto quanto essa vuole".
Concessi ad
Otane
, i privilegi richiesti, gli altri sei congiurati decidono di eleggere al trono quello fra loro "il cui cavallo al sorgere del sole avrebbe nitrito per primo".
Dario
in realtà ottenne il trono per diritto ereditario, ma a
Erodoto
piace qui riportare un racconto tradizionale secondo il quale
Dario
fu favorito dall'astuzia di un suo stalliere di nome
Ebare
.
Ebare
infatti durante la notte portò il cavallo di
Dario
in città e gli fece montare la sua cavalla preferita. Al mattino, mentre i congiurati cavalcavano insieme, il cavallo di
Dario
, riconosciuto il sito del suo incontro amoroso, lo raggiunse galoppando e nitrendo.
Ottenuto il regno,
Dario
prese quattro mogli:
Atossa
, vedova di
Cambise
e del Mago usurpatore,
Artistone
,
Parmis
(figlia di
Smerdi
) ed una figlia di
Otane
.
Dario
riordinò l'amministrazione dei distretti
persiani
(
satrapie
) e del fisco.
Erodoto
fornisce informazioni dettagliate sul gettito fiscale di ogni provincia.
Seguendo questa descrizione, l'autore giunge a parlare dell'India e dei suoi abitanti. Quelli che vivevano lungo il fiume si sostentavano con la pesca ed usavano imbarcazioni di giunco. Più a Est cominciava il deserto, abitato solo da alcuni gruppi di nomadi dai costumi barbari, dediti al cannibalismo.
Altri indiani erano invece completamente vegetariani e non costruivano case. Si cibavano di una pianta simile al miglio (potrebbe essere il riso) che nasceva spontaneamente.
Gli Indiani si accoppiavano pubblicamente, gli uomini emettevano sperma scuro come la loro pelle.
Più prossimo ai confini
persiani
, viveva un popolo di indiani belligeranti, abitatori di un deserto sabbioso popolato da strani animali (forse marmotte) che
Erodoto
definisce "formiche più piccole dei cani ma più grandi delle volpi".
Questo popolo estraeva oro dalla sabbia del deserto e si serviva di cammelli per il trasporto e per il traino.
Il clima, nella valle dell'
Indo
, è caldissimo. Diversamente da quanto accade in
Grecia
, le ore più calde sono le prime del mattino, quindi la temperatura scende finché al tramonto arriva a farsi fredda. Sotto questa terribile calura gli Indiani estraevano l'oro e quindi tornavano a galoppo di cammello inseguiti dalle "formiche".
Fra le molte ricchezze dell'India una pianta con cui si riproduce una "lana" della quale gli Indiani si vestivano (si tratta del cotone, sconosciuto in
Grecia
fino ad
Alessandro Magno
).
L'ultima terra abitata a Sud è l'Arabia, che produce incenso, mirra e molte spezie.
Erodoto
divaga sugli animali, reali o fantastici, che vi abitano.
Ad Occidente dell'Arabia si trova l'Etiopia i cui abitanti sono leggendariamente longevi.
Sull'
Europa
settentrionale
Erodoto
dichiara di avere scarse notizie: sa che da quelle remote regioni provengono l'ambra e lo stagno e che quelle terre sono ricche d'oro.
Tornando a parlare dell'
Asia
e del dominio dei
Persiani
, lo storico racconta di un fiume detto Akes (non identificabile) il cui corso è stato sbarrato con chiuse. In questo modo il re persiano controllava la distribuzione delle acque e pretendeva tributi sull'irrigazione dei campi.
Intafrene
, uno dei sette congiurati che avevano deposto il Mago, venne in urto con
Dario
e questi, sospettandolo di cospirazione, lo mise a morte con i suoi figli.
Il persiano
Orete
,
satrapo
di
Sardi
, decise di eliminare
Policrate
, tiranno di
Samo
, che era riuscito a prendere il potere in quell'isola che
Orete
aveva cercato senza successo di conquistare.
Orete
inviò un ambasciatore a proporre a
Policrate
un accordo:
Orete
diceva di essere minacciato di morte dal re persiano e proponeva a
Policrate
gran parte delle sue ricchezze in cambio del soccorso.
Caduto nel tranello,
Policrate
partì per raggiungere
Orete
ma i sicari di questi lo catturarono e lo trucidarono barbaramente.
Dopo questo misfatto,
Orete
continuò a compiere soprusi ed ad abusare del suo potere.
Dario
, divenuto re, decise di eliminarlo, per evitare la guerra mandò presso di lui un suo uomo che rapidamente convinse le guardie e
Orete
ad ucciderlo.
Cadendo da cavallo,
Dario
si ruppe un piede e trovò sollievo solo nelle cure di
Democede di Crotone
, illustre medico greco già al servizio di
Policrate
, che era divenuto schiavo di
Orete
.
Democede
ottenne grandi ricchezze e privilegi ma non il permesso di tornare in
Grecia
.
Entrato nella confidenza di
Atossa
, moglie di
Dario
,
Democede
la spinse a convincere il marito ad organizzare una spedizione contro la
Grecia
.
Dario
organizzò una missione esplorativa nella quale partecipò come guida lo stesso
Democede
. Ovviamente
Democede
sfuggì ai suoi compagni e tornò a
Crotone
. I
Persiani
lo richiesero ai suoi concittadini ma questi rifiutarono di consegnarlo.
I
Persiani
che avevano accompagnato
Democede
sulla via del ritorno furono fatti prigionieri dai Tarantini poi liberati. Quei
Persiani
furono i primi ad esplorare la
Grecia
(tutta la vicenda di
Democede
serve come introduzione alla narrazione delle guerre fra
Greci
e
Persiani
).
La prima azione di
Dario
in
Grecia
fu la conquista di
Samo
.
Dario
infatti accettò di vendicare
Policrate
eliminato da
Orete
. Dopo la morte di
Policrate
, a
Samo
, aveva preso il potere un certo
Meandrio
che aveva inteso dichiarare l'uguaglianza dei diritti politici di tutti i cittadini.
Davanti all'ostilità dei suoi avversari politici la linea di
Meandrio
, tuttavia si era fatta più dura ed egli aveva assunto la tirannide.
All'arrivo dell'esercito di
Dario
comandato da
Otane
,
Meandrio
accettò di trattare, ma suo fratello provocò incidenti nei confronti dei
Persiani
.
Otane
, contravvenendo agli ordini di
Dario
, attuò gravi rappresaglie contro i
Sami
e prese la città infliggendo forti perdite alla popolazione.
Meandrio
fuggì a
Sparta
presso
Cleomene
ma ne fu presto allontanato.
Nel frattempo i Babilonesi organizzarono una rivolta antipersiana (fonti persiane parlano di due rivolte babilonesi domate da
Dario
e non è chiaro a quale delle due
Erodoto
si riferisca).
Dario
assediò
Babilonia
ribelle per un anno e sette mesi. Qui l'autore introduce un altro racconto leggendario: un babilonese, sfidando i
Persiani
, aveva predetto che la città sarebbe caduta solo quando una mula avesse partorito ed al ventesimo mese di assedio questo prodigio si avverò.
Zopiro
, figlio di uno dei sette autori del colpo di stato che aveva portato
Dario
al potere, venuto a conoscenza del fatto straordinario, decise di farsi autore della vittoria. Dopo essersi orrendamente mutilato,
Zopiro
svelò a
Dario
il suo piano che consisteva nel presentarsi ai Babilonesi dicendo di essere stato storpiato da
Dario
e di cercare vendetta, per conquistare la loro fiducia, quindi congegnò con
Dario
una serie di azioni truccate volte a far sperare i Babilonesi nella vittoria. Il finto disertore si presentò quindi a
Babilonia
e qui conquistò la fiducia dei cittadini. Nelle settimane seguenti
Zopiro
riportò sui
Persiani
la vittoria "truccata" concordata con
Dario
e divenne capo dell'esercito babilonese. Quando però
Dario
sferrò l'attacco decisivo
Zopiro
aprì le porte della città consegnandola agli assedianti (
519
).
Libro quarto
[Melpomene]
Dopo la presa di
Babilonia
,
Dario
condusse una spedizione contro gli
Sciti
(probabilmente fra il
514 a.C.
ed il
511 a.C.
). Gli
Sciti
per primi avevano aperto le ostilità ed avevano dominato per ventotto anni sui territori che erano stati dei
Medi
.
Erodoto
apre una lunga digressione sugli
Sciti
e sul loro paese.
Nomadi e pastori non praticavano l'agricoltura ma l'allevamento equino. Lavoravano il latte di cavallo impiegando gli schiavi che avevano la barbara abitudine di accecare (ma probabilmente si tratta di un fraintendimento di
Erodoto
).
Gli schiavi, mentre il grosso degli uomini si dedicavano alla conquista militare dell'
Asia
, finirono per unirsi alle donne scite, ne nacque una generazione ribelle che tentò di impedire il rientro in patria dell'esercito.
Gli
Sciti
dicevano di discendere dall'eroe Targitao, figlio di
Zeus
e di una ninfa figlia del fiume Boristene (Dnepr).
Da fonte greca, invece,
Erodoto
trae il mito di un altro eroe progenitore di nome
Scite
.
Eracle
aveva traversato il paese recando con se le mandrie di
Gerione
. Mentre riposava gli animali gli furono trafugati da una divinità metà donna e metà serpente che volle unirsi a lui per restituirli. Dal connubio nacquero tre figli ed
Eracle
, prima di partire, dispose che quello dei tre che da adulto sarebbe riuscito a tendere il suo arco regnasse sul paese. I tre figli si chiamavano
Agatirso
,
Gelono
e
Scite
, quest'ultimo vinse la prova divenendo eponimo della Scizia e progenitore del suo popolo.
Gli
Sciti
invasero la costa meridionale del
Mar Nero
cacciando i
Cimmeri
che vi abitavano. Un antico autore di nome
Aristea di Proconneso
scrisse un poema epico sugli Issedoni (abitanti degli Urali Meridionali) e sugli
Arimaspi
, popolo della Siberia i cui membri, si diceva, avevano un solo occhio. Secondo
Aristea
erano stati gli Issedoni, incalzati dagli
Arimaspi
, ad invadere il paese dei
Cimmeri
.
Di
Aristea
- divaga
Erodoto
- si dicevano strane cose, come fosse in grado di cadere in una trance simile alla morte e di volare con l'aspetto di un corvo. Questi particolari fanno pensare che
Aristea
(vissuto vel VII o VI sec. a C.) fosse una sorta di sciamano.
Nel poema di
Aristea
non si diceva nuella delle terre al di là del paese degli Issedoni, tuttavia
Erodoto
procede raccontando le notizie apprese su quelle terre lontane, ed elencando i popoli della Scizia, della costa verso l'interno: i Callippidi, gli Alizoni, i Neuri. La Scizia arrivava fino al fiume Tanai (odierno Don). Oltre il Tanai vivevano i
Sauromati
, quindi i Budini. Questi ultimi confinavano con una regione desertica oltre la quale vivevano i Tissageti e gli Iirci, popoli selvaggi, dediti alla caccia. Ancora oltre viveva lo strano popolo degli Argippei, tutti calvi, si cibavano del succo e della polpa del frutto di un albero detto "pontico", probabilmente un ciliegio selvatico. Erano non belligeranti e venivano considerati sacri ed inviolabili dalla altre popolazioni (si trattava probabilmente di una tribu calmucca).
Fin qui le informazioni raccolte da
Erodoto
sulle vie commerciali degli
Sciti
, più oltre il territorio impervio impediva di procedere e si favoleggiava di tribu di uomini dai piedi caprini.
Tutto il territorio della Scizia è caratterizzato dal clima rigidissimo con otto mesi di inverno glaciale e quattro di estate piovosa. Sugli
Iperborei
, mitico popolo orientale confinante con la Scizia,
Erodoto
si dimostra scettico. Si diceva che le loro offerte, avvolte nella paglia, venissero fatte viaggiare di regione in regione fino a raggiungere
Delo
. Questa tradizione si collegava, secondo l'autore, ad alcuni riti del santuario di
Delo
ed ai versi del leggendario poeta
Olen
.
A questo punto
Erodoto
divaga sulla forma e sulla dimensione di quelle che chiama le "tre parti del mondo" (
Libia
,
Europa
,
Asia
), ed introduce la storia di
Sataspe
, figlio di
Teaspi (Teispe)
, achemenide che era stato condannato da
Serse
per violenza carnale, la madre aveva ottenuto che la pena fosse commutata in un viaggio obbligato per circumnavigare l'
Africa
.
Sataspe
non compì la missione e tornato da
Serse
raccontò di aver visto i pigmei che abitavano, allora, lungo le coste africane. Raccontò anche di essere tornato perché la sua nave si era prodigiosamente bloccata, impedendo gli dei di procedere, ma
Serse
non gli dette credito e lo fece impalare.
L'
Asia
fu esplorata, invece, per volere di
Dario
che inviò il suo ammiraglio
Sciliace di Carianda
in cerca della foce dell'
Indo
.
Tornando agli
Sciti
,
Erodoto
si sofferma sul loro diffuso nomadismo, favorito anche dalla ricchezza di fiumi della loro terra. La Scizia è infatti percorsa da molti fiumi, il maggiore è l'
Istro (Danubio)
che raccoglie le acque di molti affluenti.
Gli dei degli
Sciti
sono identificati da
Erodoto
con
Zeus
, con la Terra, con
Apollo
,
Afrodite Urania
,
Eracle
ed
Ares
. Si offrivano loro sacrifici animali cuocendo le carni con il fuoco prodotto dalle ossa della vittima. Ad
Ares
si offriva anche di sacrificare dei prigionieri di guerra.
Si descrivono alcuni costumi barbarici degli Scriti, come quello di ricavare trofei dalla cute e dal cranio dei nemici uccisi.
Alla morte di un re il cadavere veniva trasportato in processione per tutto il paese, quindi sepolto insieme a concubine, servitori e cavalli appositamente sacrificati.
Per gli altri cittadini le esequie consistevano in un corteo di quaranta giorni, durante i quali i parenti offrivano banchetti, e culminavano con un rito di purificazione (un bagno di vapore) prodotto cospargendo di semi di canapa alcune pietre roventi.
Gli
Sciti
rifiutavano di adottare costumi stranieri. Per dimostrarlo,
Erodoto
racconta l'episodio di
Anacarsi
che fu ucciso per aver tentato di introdurre nel paese il culto di
Cibele
, conosciuto a
Cizico
durante i suoi viaggi.
Molti anni dopo l'uccisione di
Anacarsi
, il re Ariapite ebbe un figlio di nome
Scile
, nato da una donna istriana che lo introdusse alla lettere greche.
Scile
successe al padre quando questi fu ucciso. Preferendo i costumi greci a quelli sciti soleva trascorrere senza seguito, lunghi periodi nella città di Boristene (colonia milesia) vestendo e comportandosi da greco. Ma quando
Scile
arrivò a professare riti dionisiaci il suo popolo gli si ribellò, sotto la guida di suo fratello
Octamasade
.
Scile
si rifugiò in
Tracia
ma il re
Sitalce
lo consegnò a
Octamasade
che lo fece giustiziare.
Erodoto
dice di non conoscere il numero degli
Sciti
ma racconta una leggenda per cui il re Ariante fece consegnare ad ogni suddito una punta di freccia e con il metallo fece fondere un grandissimo cratere che si conservava nella città di Esampeo, cratere sei volte più grande di quello dedicato da
Pausania
alle porte del
Ponto
.
Dopo la digressione sugli
Sciti
,
Erodoto
ritorna alla narrazione.
Dario
preparava l'attacco contro gli
Sciti
, organizzando l'esercito e la flotta. Giunto alle
Simplegadi
,
Dario
fece erigere delle steli con l'elenco dei popoli partecipanti alla missione.
Erodoto
parla qui di settecentomila uomini. Per superare il
Bosforo
,
Dario
affidò a
Mandrocle di Samo
la costruzione di un ponte di barche. Quindi, raggiunto il fiume Teoro in
Tracia
, l'esercito persiano si accampò per tre giorni. Continuando la penetrazione del territorio,
Dario
sottomise i Geti, popolazione dedita a culti derivanti dalle teorie pitagoriche sulla metempsicosi.
Infine
Dario
giunse sull'
Istro (Danubio)
che traversò facendo costruire un nuovo ponte.
Vedendosi attaccati dal grande esercito di
Dario
, gli
Sciti
chiesero aiuto alle popolazioni limitrofe: i
Tauri
, gli
Agatirsi
, i Neuri, gli Androfagi, i Melancheni, i Geloni, i Budini, i
Sauromati
.
Erodoto
passa a descrivere i costumi di tali popoli.
I
Tauri
, popolo ferocissimo, vivevano di saccheggio e di guerra. Sacrificavano i prigionieri ad una divinità da alcuni identificata con
Ifigenia
, figlia di
Agamennone
, facendo trofei con le teste delle vittime.
Gli Agatirsi erano molto effeminati, usavano molti ornamenti d'oro e mettevano in comune le donne per aumentare i vincoli di parentela fra di loro.
I Neuri, una generazione prima, erano stati costretti a spostarsi nel territorio dei Budini da un'invasione di serprenti. Si diceva che fossero stregoni e licantropi ma
Erodoto
si dimostra molto scettico.
Gli Androfagi (probabilmente una tribu nomade di origine finnica infiltrata in Scizia) erano ferocissimi antropofagi.
I Melancheni traevano il nome dalle vesti nere.
I Budini erano numerosi, avevano occhi azzurri e chiome fulve. La loro capitale Gelono, era interamente costruita in legno. I Budini erano autoctoni della Scizia mentre i Geloni erano di origine greca. Nomadi i primi, agricoltori i secondi.
Quanto ai
Sauromati
la leggenda attribuiva la loro origine all'unione degli
Sciti
con una colonia di
Amazzoni
. Le loro donne, infatti, partecipavano alle guerre e non potevano sposarsi senza aver prima ucciso almeno un nemico.
Tornando alla narrazione,
Erodoto
racconta del consiglio tenutosi tra i capi delle popolazioni descritte per stabilire se e come affrontare i
Persiani
. Non tutti furono dell'opinione di combattere non ritenendosi minacciati dall'invasione.
Gli
Sciti
organizzarono una ritirata strategica e
Dario
, inseguendoli, oltrepassò il Tanai e penetrò nel paese dei Budini, fermandosi infine al limitare del deserto. Durante la ritirata gli
Sciti
fecero in modo di essere inseguiti nei paesi di quanti si erano dichiarati neutrali, paesi che vennero tutti rapidamente sottomessi dall'esercito di
Dario
.
Erodoto
narra lungamente di guerriglie e schermaglie che portano all'isolamento dell'esercito persiano in territorio scita, anche a causa della defezione delle truppe ioniche che
Dario
aveva lasciato di presidio sull'
Istro (Danubio)
. Tuttavia all'arrivo di
Dario
gli
Ioni
desistettero dal loro proposito ed aiutarono l'esercito a superare il fiume.
Dario
infine, traversando la
Tracia
, tornò in
Asia
, lasciando come comandante in
Europa
il suo ufficiale
Megabizo
.
Contemporaneamente all'impresa di
Dario
in
Tracia
e Scizia, in
Africa
il governatore persiano dell'
Egitto
Ariande
attaccava la città di Barce. L'episodio è occasione di una digressione sulla geografia dell'
Africa
Settentrionale: lo spartano
Tera
, discendente di
Edipo
e di
Cadmo
, si trasferì con un gruppo di concittadini sull'isola di Calliste che da lui prese il nome di
Tera
. Il suo discendente
Grinno
fu consigliato dall'oracolo di
Delfi
di fondare una colonia in
Libia
.
Grinno
non ascoltò l'oracolo provocando sette anni di siccità. Infine i Terei inviarono esploratori in cerca dei luoghi indicati dalla
Pizia
e, trovatili, vi fondarono una colonia sotto la guida di
Batto
, figlio di
Grinno
. Un'altra leggenda menzionata da
Erodoto
, voleva
Batto
figlio del tereo Polimnesto e di Fronime, sua concubina. In questa versione il nome
Batto
sarebbe derivato dalla balbuzie del ragazzo (battarizein=balbettare), ma
Erodoto
propende per l'etimologia libica del nome, in libico infatti
Batto
significa re.
Batto
, dunque, colonizzò l'isola di
Platea
, ma due anni dopo, ancora su indicazione della
Pizia
, trasferì la colonia sulla costa. Trascorsi sette anni i coloni furono persuasi dai Libi a trasferirsi in altra località e vi fondarono Cirrene. Il regno di
Batto I
durò quaranta anni, quello di suo figlio
Arcesilao
, sedici. Durante il regno di
Batto II il Felice
, la colonia fu accresciuta da un nuovo contingente greco. L'esponsione della colonia provocò l'ostilitò dei Libi che, aiutati dagli Egiziani, attaccarono
Cirene
ma i coloni ebbero la meglio.
A
Batto II
successe
Arcesilao II
i cui fratelli, lasciata
Cirene
, fondarono la città di Barce. Barce e
Cirene
furono reciprocamente ostili.
Arcesilao II
fu fatto strangolare dal fratello
Learco
che, a sua volta, venne ucciso a tradimento da
Erisso
, vedova di
Arcesilao
.
Prese il potere a
Cirene
Batto III lo Zoppo
. Durante il suo regno i Cirenei chiamarono da Mantinea il legislatore
Demonatte
che riformò la costituzione, diminuendo il potere del re e formando un governo più liberale.
Arcesilao III
, figlio di
Batto lo Zoppo
, tentò di abrogare le riforme di
Demonatte
, ma fu vinto ed esiliato a
Samo
.
Arcesilao
riuscì per breve tempo a riprendere il potere ma venne ucciso e sua madre
Feretime
assunse la reggenza. Poiché
Arcesilao
era stato ucciso a Barce, mentre era in visita al suocero,
Feretime
invocò l'aiuto di
Ariande
per attaccare Barce.
Erodoto
razionalizza il racconto dichiarando che la richiesta di
Feretime
fu in realtà un mero pretesto per gli obiettivi espansionistici di
Ariande
che voleva includere la
Libia
nei propri domini.
Descrizione dei popoli libici, divisi in due gruppi prendendo come riferimento il
fiume Tritone
. I popoli ad ovest del fiume erano dediti all'agricoltura, quelli orientali erano nomadi.
Erodoto
elenca varie tribu descrivendoli brevemente, fra esse i
Nasamoni
, gli
Psilli
, i Garamanti, i Maci, i Gindani, i
Lotofagi
, i Macli ed altri.
Dopo la digressione si torna alla vicenda di
Ariande
che assediò Barce per nove mesi. Infine la città fu presa e consegnata a
Feretime
che agì crudelmente nei confronti della popolazione.
Tornata in patria
Feretime
morì di un'orrenda malattia, una punizione degli dei per la sua vendetta troppo spietata.
Libro quinto
[Tersicore]
Megabizo
, comandante delle forze persiane lasciate in
Europa
da
Dario
, soggiogò la città di
Perinto
(
Propontide
). I
Perinti
erano stati in precedenza sconfitti anche dagli abitanti della
Peonia
che avevano agito contro di loro su suggerimento di un oracolo.
Megabizo
quindi iniziò la conquista della
Tracia
sottomettendo a
Dario
tutte le città che incontrava nella sua avanzata. La
Tracia
(di cui
Erodoto
per errore esagera le dimensioni) era abitata da molte popolazioni consimili, militarmente deboli per mancanza di unità.
Tra le genti della
Tracia
erano i
Trausi
che avevano la singolare abitudine di piangere intorno alle partorienti (per le miserie umane che il nascituro dovrà affrontare) e festeggiare chi muore. Un altro popolo trace usava sacrificare sulla tomba degli uomini quella che, fra le numerose mogli, era stata la preferita.
Consuetudini di tutti i Traci erano il vendere i figli, sorvegliare la mondanità delle donne sposate ma non delle nubili, portare tatuaggi e considerare disonorevole il lavoro della terra, infine ritenere che "la cosa più bella sia il vivere di guerra e di rapine".
I Traci veneravano
Ares
,
Dioniso
e
Artemide
(o divinità equivalenti), i loro re veneravano sopra tutti
Ermes
e si consideravano suoi discendenti.
Per i funerali dei ricchi si tenevano banchetti e giochi funebri. A nord della
Tracia
, oltre l'
Istro (Danubio)
, si estendeva un territorio sconfinato e sconosciuto. Si diceva vi abitassero i Siginni, simili ai
Medi
.
Dario
premiò
Istieo
tiranno di
Mileto
e
Coe di Mitilene
che lo avevano aiutato in precedenza donando territori al primo e rendendo il secondo tiranno di
Mitilene
.
Dario
notò una donna molto bella che riusciva a filare mentre camminava con una caraffa d'acqua in testa e conducendo un cavallo ad abbeverarsi. Venne a sapere che questa donna tanto laboriosa era nativa della
Peonia
, i suoi fratelli avevano volutamente combinato l'incontro per attirare l'attenzione del sovrano.
Dario
ordinò quindi a
Megabizo
di trasferire in
Asia
tutto il popolo dei
Peoni
. Così avvenne e tutti i
Peoni
furono deportati ad eccezione di un gruppo che abitava su palafitte sul lago Cecirnide.
Quindi
Megabizo
inviò ambasciatori in
Macedonia
a chiedere al re
Aminta
l'offerta di acqua e di terra per
Dario
.
Aminta
accettò ma durante il banchetto offerto loro gli ambasciatori persiani si ubriacarono, oltraggiarono le donne presenti e furono massacrati da
Alessandro
, figlio di
Aminta
.
Alessandro
riuscì a far passare sotto silenzio la morte degli ambasciatori corrompendo quanti li vennero a cercare.
Aminta
ed
Alessandro
, macedoni, discendevano da
Perdicca
che era stato re in
Argolide
, lo confermarono i giudici di
Olimpia
quando ammisero
Alessandro
ai giochi (riservati ad atleti greci).
Tornato a
Sardi
,
Megabizo
convinse
Dario
che
Istieo
costituiva un pericolo: egli infatti stava fortificando la città di Mircino in
Tracia
che, come si è già detto, aveva ricevuto in dono ed avrebbe potuto accogliere numerosi uomini e risorse per una ribellione. Tuttavia
Dario
preferì far trasferire
Istieo
a
Susa
e renderlo suo consigliere.
Dario
quindi nominò comandante delle sue truppe di
Sardi
Otane
e partì per
Susa
con
Istieo
. Il padre di
Otane
, il giudice Sisamne, era stato giustiziato e scorticato sotto
Cambise
per essersi lasciato corrompere.
Otane
conquistò altre città in
Grecia
e nella Troade. Intanto
Mileto
era divenuta molto fiorente dopo essere stata travagliata dalla guerra civile per due generazioni. I Milesi avevano scelto i Parii come conciliatori ed erano riusciti ad ottenere la pace ed un governo stabile.
Alcuni aristocratici di
Nasso
furono esiliati a
Mileto
. Qui era governatore
Aristagora
, genero e cugino di
Istieo
, il quale accettò di aiutare gli esuli di
Nasso
a riprendere il potere coinvolgendo il
satrapo
persiano
Artaferne
.
A sua volta
Artaferne
si compiacque della proposta e, ottenuta l'approvazione di
Dario
, organizzò una spedizione con duecento navi ed un esercito, al comando di
Megabate
, cugino suo e di
Dario
.
Megabate
ed
Aristagora
intrapresero la spedizione ma vennero a lite fra loro e
Megabate
boicottò l'impresa avvertendo gli abitanti di
Nasso
dell'attacco imminente. Così i Nassi ebbero il tempo di preparare le difese ed i
Persiani
, dopo quattro mesi di inutile assedio, si ritirarono.
Preoccupato per l'esito della spedizione e per le possibili reazioni dei
Persiani
,
Aristagora
pensò di ribellarsi, d'altro canto anche
Istieo
, ancora trattenuto a
Susa
, aveva maturato la stessa decisione ed aveva mandato un messaggio segreto ad
Aristagora
ordinandogli di sollevare i Milesi contro i
Persiani
.
Quando si discusse a
Mileto
la rivolta il solo ad opporsi fu
Ecateo
, consapevole della disparità delle forze in campo, ma rimase inascoltato.
Aristagora
aprì dunque le ostilità catturando alcuni comandanti delle navi persiane che avevano fatto sosta a
Miunte
. Istituì a
Mileto
eguaglianza di diritti per avere il pieno appoggio della popolazione.
Inviò inoltre quanti aveva fatto prigionieri alle rispettive città: così
Coe
, che era stato nominato tiranno di
Mitilene
da
Dario
, fu rimandato a
Mitilene
dove venne lapidato.
In cerca di alleanze,
Aristagora
si recò quindi a
Sparta
. Qui regnava
Cleomene
, figlio di
Anassandrida
.
Anassandrida
aveva avuto due mogli contemporaneamente, contrariamente all'uso spartano.
Cleomene
aveva ereditato il regno perché era il figlio più anziano ma si diceva che non fosse sano di mente. Il fratello
Dorieo
, sdegnato, era partito per fondare una colonia in
Libia
ma era tornato dopo tre anni, scacciato dai
Libici
, quindi si era recato in
Italia
dove aveva aiutato i Sibariti nella guerra contro i
Crotonesi
.
Dorieo
aveva quindi combattuto in
Sicilia
contro i
Cartaginesi
, aveva aiutato i Selinuntini a liberarsi del tiranno Pitagora ed aveva a sua volta assunto la tirannide a Selinunte dove, qualche tempo dopo, era stato ucciso in una rivolta. Se
Dorieo
avesse sopportato di essere suddito di
Cleomene
, nota
Erodoto
, sarebbe divenuto re di
Sparta
perché
Cleomene
non visse a lungo e non lasciò figli maschi.
Aristagora
, dunque, si recò in visita a
Cleomene
:
Erodoto
descrive con vivacità il modo in cui il tiranno di
Mileto
propose allo spartano di attaccare i
Persiani
, sminuendo la capacità bellica del nemico e magnificando le possibili conquiste; aveva portato con se una tavola di bronzo su cui era incisa una mappa geografica, una vera novità per l'epoca.
Cleomene
prese tre giorni di tempo per decidere, poi rifiutò perché i tre mesi di viaggio in mare per raggiungere "il Gran Re" erano eccessivi e non servirono le grandi offerte di denaro di
Aristagora
a fargli cambiare idea.
A questo punto
Erodoto
inserisce una descrizione della strada che portava in
Persia
, delle sue stazioni di sosta, dei ponti presidiati sull'
Eufrate
e su altri fiumi.
Lasciata
Sparta
senza aver ottenuto nulla,
Aristagora
si recò ad
Atene
. La città si era liberata dai tiranni:
Ipparco
figlio di
Pisistrato
era stato ucciso da
Aristogitone
ed
Armodio
. Aveva preso il potere
Ippia
, fratello di
Ipparco
. Intanto gli
Alcmeonidi
(potente famiglia ateniese esiliata da
Pisistrato
) facevano quanto in loro potere per scacciare i Pisistratidi da
Atene
. Fallita una spedizione militare in questo senso, passarono a corrompere la sacerdotessa di
Delfi
perché convincesse gli
Spartani
ad attaccare
Ippia
. Il primo tentativo degli
Spartani
fallì, furono battuti dalla cavalleria ateniese e dagli alleati tessali nella piana del Falero e il loro comandante perse la vita. Con una seconda azione comandata da
Cleomene
, gli
Spartani
invasero l'
Attica
ed assediarono
Atene
. Riuscirono ad avere la meglio catturando i figli dei Pisistratidi mentre si cercava di portarli al sicuro, per riaverli i tiranni accettarono di lasciare definitivamente l'
Attica
e di andare in esilio.
Partiti i tiranni ad
Atene
primeggiavano due uomini: l'alcmeonide
Clistene
ed
Isagora
, figlio di Tisandro.
Clistene
ed
Isagora
lottarono per il potere e quando
Clistene
fu battuto si alleò con il popolo.
Clistene
divise gli
Ateniesi
in dieci tribù (file) sostituendo la precedente distinzione in quattro gruppi.
Erodoto
ricorda brevemente anche le vicende di
Clistene tiranno di Sicione
, nonno materno del
Clistene
ateniese il quale, essendo in guerra con gli Argivi, volle allontanare dalla sua città il culto di
Adrasto
(che era eroe di
Argo
) e sostituirlo con quello di
Dioniso
e con quello di
Melanippo
, eroe tebano nemico di
Adrasto
.
Infine, con il favore del popolo,
Clistene
ebbe il sopravvento. Da parte sua
Isagora
cercò l'aiuto del re di
Sparta
Cleomene
contro gli
Alcmeonidi
.
Cleomene
, che era legato ad
Isagora
da vincoli di ospitalità, inviò un araldo ad
Atene
per accusare
Clistene
di sacrilegio e chiedere che venisse bandito. L'accusa si basava su un episodio precedente alla tirannia di
Pisistrato
: gli
Alcmeonidi
avevano fatto uccidere un certo
Cilone
che aveva tentato di prendere il potere, nonostante si fosse rifugiato come supplice presso la statua di
Atena
.
Clistene
si assentò spontaneamente da
Atene
ma poco dopo
Cleomene
venne in armi e bandì settecento famiglie vicine agli
Alcmeonidi
che gli furono indicate da
Isagora
.
Isagora
tentò di prendere il potere e con
Cleomene
occupò l'
Acropoli
ma gli
Ateniesi
si ribellarono, gli
Spartani
furono mandati via e molti cittadini che avevano appoggiato il tentativo di
Isagora
furono giustiziati.
Per prevenire la possibilità che
Cleomene
cercasse l'aiuto dei
Persiani
, gli
Ateniesi
mandarono ambasciatori ad
Artaferne
a proporre un'alleanza. Il
satrapo
sottopose l'accordo alla condizione che
Atene
offrisse "acqua e terra" a
Dario
.
Cleomene
raccolse un forte esercito ed attaccò
Atene
con l'aiuto dei
Beoti
e dei Calcidiesi. Prima dello scontro definitivo, tuttavia,
Demarato
che regnava a
Sparta
con
Cleomene
cambiò opinione e si ritirò. A causa di questo dissenso fu emanata a
Sparta
la legge che stabiliva che i re non potessero accompagnare assieme lo stesso esercito.
Così l'esercito spartano che era penetrato in
Attica
si disperse e gli
Ateniesi
combatterono contro
Beoti
e Calcidiesi riportando schiaccianti vittorie.
I
Tebani
, che presiedevano la
Lega Beotica
, su suggerimento della
Pizia
, chiesero aiuto agli
Egineti
. In un primo momento l'aiuto di
Egina
consistette solo nel consegnare ai
Tebani
le statue degli
Eacidi
perché li assistessero, ma dopo una sconfitta di
Tebe
gli
Egineti
attaccarono l'
Attica
.
Erodoto
racconta qui la vicenda che era all'origine dell'ostilità fra
Ateniesi
ed
Egineti
. Gli
Ateniesi
avevano consentito agli
Epidauri
di tagliare alcuni ulivi (sembra crescessero solo nelle terre di
Atene
) per farne statue votive come la
Pizia
aveva ordinato loro per risolvere una grave carestia.
Per ottenere gli ulivi, gli
Epidauri
avevano accettato di pagare un tributo annuale per i sacrifici alle divinità ateniesi. All'epoca gli
Egineti
erano soggetti agli
Epidauri
ma successivamente si ribellarono e saccheggiarono
Epidauro
impadronendosi delle statue votive. Gli
Epidauri
smisero di pagare il tributo e agli
Ateniesi
che lo richiedevano suggerirono di rivolgersi agli
Egineti
che avevano preso le statue.
Gli
Egineti
rifiutarono di pagare il tributo e gli
Ateniesi
tentarono di recuperare le statue ma vennero fermati da un terremoto.
Erodoto
racconta le due versioni: stando agli
Ateniesi
una sola nave aveva tentato il recupero delle statue, ad
Egina
invece si raccontava di una vera e propria aggressione compiuta con molte navi. Quanto al terremoto gli
Egineti
lo negavano sostenendo che gli Argivi, alleati di
Egina
, avevano bloccato gli aggressori tagliando loro la strada.
L'unico superstite della missione, tornato in
Atene
, venne ucciso dalle mogli dei caduti, sdegnate del fatto che solo lui fosse sopravvissuto. Poiché le donne trafissero il malcapitato con le fibbie dei loro abiti, da allora fu imposto che le ateniesi adottassero il Chitone ionico, cucito, in luogo di quello dorico che era trattenuto dalle fibbie.
Queste vicende erano dunque all'origine dell'odio contro
Atene
da parte degli
Egineti
i quali accettarono volentieri di aiutare i
Tebani
e devastarono le coste dell'
Attica
.
L'oracolo di
Delfi
sentenziò che gli
Ateniesi
avrebbero dovuto aspettare trent'anni e dedicare un recinto sacro ad
Eaco
(eroe di
Egina
) prima di reagire. I cittadini di
Atene
, tuttavia, non accettarono l'attesa: dedicarono il recinto ad
Eaco
ma iniziarono subito i preparativi per la guerra.
Intanto gli
Spartani
, preoccupati dalla crescente potenza di
Atene
, decisero di tentare la restaurazione di
Ippia
confidando che il tiranno, riprendendo il potere con il loro aiuto, si sarebbe in futuro dimostrato amichevole.
Erodoto
racconta un dibattito su questo argomento e la partecipazione di un oratore corinzio gli fornisce l'occasione per una digressione sulla storia di
Corinto
e dei suoi tiranni.
Cipselo
era figlio di
Eezione
e di
Labda
, quest'ultima appartenente alla casata dei
Bacchiadi
che da tempo dominavano
Corinto
e tradizionalmente praticavano l'endogamia. Poichè
Labda
era zoppa, tuttavia, nessuno dei parenti la volle sposare ed ella andò in moglie ad
Eezione
, membro di un'altra famiglia politicamente alleata dei
Bacchiadi
.
L'oracolo avvertì che il figlio nato da questo matrimonio sarebbe stato fonte di sciagura per i
Corinzi
ed i
Bacchiadi
decisero di eliminare il neonato ma i sicari, impietositi dal sorriso del bambino, non riuscirono ad ucciderlo.
Divenuto adulto,
Cipselo
prese il potere a
Corinto
abbattendo i
Bacchiadi
ed instaurando una tirannia repressiva e sanguinaria. Morì dopo trent'anni di governo lasciando il potere al figlio
Periandro
.
Inizialmente più mite del padre,
Periandro
divenne altrettanto crudele quando
Trasibulo
tiranno di
Mileto
gli consigliò di mettere a morte tutti i cittadini che si distinguevano.
Come esempio degli eccessi di
Periandro
Erodoto
racconta che una volta costrinse tutte le donne di
Corinto
a spogliarsi ed a bruciare gli abiti in onore della memoria di sua moglie
Melissa
che egli stesso aveva fatto morire.
La proposta spartana fu respinta dagli alleati e
Ippia
non riottenne il potere e tornò al
Sigeo
, suo possedimento sull'
Ellesponto
. Di qui entrò in contatto con i
Persiani
e cercò di convincere
Artaferne
ad attaccare
Atene
.
Artaferne
ordinò agli
Ateniesi
di riaccogliere
Ippia
ma ottenne un secco rifiuto.
Aristagora di Mileto
, che non aveva ottenuto aiuto da
Cleomene
di
Sparta
, parlò agli
Ateniesi
in assemblea e li convinse ad armare una flotta contro i
Persiani
.
Intanto
Aristagora
inviava un messaggio ai
Peoni
deportati in
Frigia
per organizzare la loro fuga, assicurando che una volta giunti al mare avrebbero ricevuto aiuto. Alle venti navi inviate da
Atene
si aggiunsero cinque triremi degli Eretriesi: queste forze giunsero nel territorio di
Efeso
e da qui proseguirono via terra, raggiunsero
Sardi
e la occuparono mentre
Artaferne
si rifugiava nell'
Acropoli
con molti uomini.
Sardi
, le cui case erano prevalentemente di canne, fu incendiata e distrutta ma i
Persiani
delle
satrapie
limitrofe attaccarono gli
Ioni
e li sconfissero duramente.
Successivamente gli
Ateniesi
negarono il loro aiuto agli
Ioni
ma questi continuarono la lotta contro i
Persiani
trovando nuove alleanze in Caria e a
Cipro
.
Interrogato da
Dario
sull'insurrezione degli
Ioni
,
Istieo
declinò ogni responsabilità e pregò il re di lasciarlo tornare in patria per ristabilire l'ordine. Lasciandosi ingannare,
Dario
gli concesse di partire.
Intanto Onesilo, re di
Salamina
, veniva informato che un grande esercito persiano stava muovendo contro
Cipro
mentre via mare l'isola sarebbe stata attaccata da una flotta di
Fenici
. Gli
Ioni
accorsero per fronteggiare la flotta mentre i Ciprioti si preparavano ad affrontare l'esercito.
I
Persiani
vinsero la battaglia e riconquistarono
Cipro
, ne saccheggiarono la città e si volsero contro le colonie dell'
Ellesponto
prendendo
Abido
,
Percote
,
Lampsaco
e Peso. Le forze persiane proseguirono la loro azione in varie regioni della
Grecia
, intanto
Aristagora
progettava di lasciare
Mileto
e di fondare una colonia in
Tracia
. Mosse con un esercito contro la
Tracia
ma qui giunto venne sconfitto e ucciso.
Libro sesto
[ERATO]
Istieo
si recò a
Sardi
e da qui riprese i suoi intrighi ma
Artaferne
, intercettando alcuni messaggi, venne a conoscenza del suo comportamento.
I Milesi non vollero riaccogliere
Istieo
ed egli cercò di riprendere il potere con la forza cercando aiuti prima a
Chio
poi a
Mitilene
.
Intanto i
Persiani
riunivano una grande flotta per attaccare
Mileto
e gli
Ioni
organizzavano la difesa concentrando le proprie navi presso l'isola di Lade, di fronte a
Mileto
.
Contro le seicento navi persiane gli
Ioni
schierarono trecentocinquantatre triremi. Prima di combattere i
Persiani
proposero la resa agli
Ioni
tramite i vari tiranni che
Aristagora
aveva scacciato, ma gli
Ioni
rifiutarono.
Lo stratega
Dionisio di Focea
, in vista dello scontro, impose agli equipaggi durissimi addestramenti ma dopo alcuni giorni i marinai, stremati dalla fatica, rifiutarono di obbedirgli.
Quando iniziarono le manovre di schieramento davanti alla flotta nemica i contingenti di
Samo
e di
Lesbo
fuggirono, si distinsero invece per il loro coraggio i Chii che combatterono valorosamente perdendo molte navi.
Anche
Dionisio di Focea
fuggì e si diresse verso la
Sicilia
dove in seguito si dedicò alla pirateria. Vinta la battaglia navale i
Persiani
assediarono
Mileto
e nel sesto anno dalla rivolta di
Aristagora
la conquistarono (autunno
494 a.C.
).
I Milesi che furono catturati vivi furono deportati a
Susa
mentre molti
Ioni
di altre città fuggivano in
Sicilia
per evitare la schiavitù.
I
Sami
occuparono la colonia di Zancle (
Messina
) approfittando del fatto che gran parte degli abitanti erano assenti per assediare
Locri Epizefiri
. Quando gli Zanclei tornarono chiesero aiuto al tiranno di
Gela
Ippocrate
, ma questi si era intanto accordato con i
Sami
per spartire il bottino.
Da parte sua
Istieo
organizzò insieme ai Lesbi un attacco all'isola di
Chio
, che aveva subito gravi perdite nella battaglia di Lade, e la sottomise. Tentò anche la conquista di Taso ma quando seppe che una flotta fenicia stava per attaccare la
Ionia
fuggì nel continente con il suo esercito. In
Misia
si scontrò con un esercito comandato dal persiano
Arpago
e venne fatto prigioniero.
Ritenendo che
Dario
avrebbe perdonato
Istieo
,
Artaferne
ed
Arpago
decisero di eliminarlo immediatamente: lo fecero impalare e mandarono la testa a
Susa
. Il re, infatti, li rimproverò e fece seppellire la testa con tutti gli onori dovuti ad un benefattore dei
Persiani
.
Dopo aver svernato presso
Mileto
, nel
493 a.C.
, la flotta persiana riprese la conquista delle isole della
Ionia
:
Chio
,
Lesbo
,
Tenedo
e altre città del Chersoneso.
L'unica città del Chersoneso a non essere conquistata fu Cardia, governata fino a quel momento dal tiranno
Milziade
, figlio di
Cimone
. Costui era imparentato con un altro
Milziade
, che era stato il primo tiranno di Cardia e vi si era stabilito in precedenza con una colonia di Traci Dolonci.
Cittadino di
Atene
, membro di una famiglia potente, ma stanco della tirannide di
Pisistrato
,
Milziade il Vecchio
aveva accettato volentieri di guidare i coloni quando questi, su indicazione di un oracolo, glielo avevano richiesto.
Raggiunto il Chersoneso vi fondò la sua colonia e la fortificò, combattè contro i Lampsaceni e fu fatto prigioniero, poi rilasciato per intervento di
Creso
di
Lidia
che era suo amico.
Morendo senza figli lasciò il potere a
Stesagora
, figlio del fratellastro
Cimone
, ma
Stesagora
venne ucciso prima di potersi recare a Cardia e la tirannide passò all'altro figlio di
Cimone
, di nome
Milziade
.
All'arrivo della flotta
Milziade
fuggì verso
Atene
con cinque navi, una delle quali venne catturata.
Metioco
, figlio di
Milziade
che comandava la nave catturata, fu portato al re
Dario
ma questi non gli fece alcun male,
Metioco
si stabilì in
Persia
, ebbe una casa ed una moglie del luogo, mentre il padre riusciva a mettersi in salvo raggiungendo
Atene
.
I
Persiani
cessarono le ostilità verso la
Ionia
fino alla primavera successiva quando inviarono una nuova flotta ed un nuovo esercito comandati da
Mardonio
, genero di
Dario
.
La missione di questa spedizione era punire
Atene
ed
Eretria
che avevano aiutato i ribelli ma, durante il percorso, i
Persiani
sottomisero altre città finché la flotta non venne distrutta da una tempesta nei pressi del Monte Athos.
Mardonio
dovette ritirarsi riportando in
Asia
i resti della sua armata.
L'anno successivo
Dario
ordinò la distruzione delle mura ed il sequestro della navi da guerra della città di Taso, i cui abitanti erano sospettati di tramare una rivolta, quindi inviò messaggeri in tutta la
Grecia
per chiedere l'offerta di acqua e di terra, atto formale di sottomissione al re di
Persia
.
Fra quanti si sottomisero furono gli
Egineti
contro i quali reagirono duramente
Ateniesi
e
Spartani
. Il primo intervento spartano fu un tentativo di
Cleomene
di trarre in arresto i cittadini di
Egina
ritenuti responsabili dell'atto di sottomissione, tentativo che venne abbandonato a causa di disaccordi fra
Cleomene
e l'altro re di
Sparta
,
Demarato
.
Erodoto
inserisce qui una digressione sulle due famiglie della diarchia spartana.
Aristodemo
re di
Sparta
, discendente di
Eracle
, morì di malattia subito dopo la nascita di due figli gemelli:
Euristene
e
Procle
.
Non riuscendo a stabilire quale dei due fosse il maggiore, gli
Spartani
riconobbero entrambi come re, tuttavia tributarono maggiori onori ad
Euristene
perché questi, durante la prima infanzia, riceveva sempre per primo le cure della madre.
La discordia ed il rancore che corsero fra i due fratelli persistettero nelle generazioni successive. Quando
Cleomene
tornò da
Egina
, infatti, si occupò di spodestare
Demarato
a favore di
Leotichida
. Per riuscirci ricorse ad un pretesto rammentando a tutti come
Aristone
, padre di
Demarato
, avesse affermato alla nascita del figlio di non poter esserne il padre.
Aristone
infatti aveva sposato una donna sottratta con l'inganno ad un amico ed aveva calcolato che fosse passato troppo poco tempo perché il neonato potesse essere suo figlio.
Per dimostrare l'illegittimità del potere di
Demarato
,
Cleomene
arrivò a corrompere la sacerdotessa di
Delfi
che confermò che
Demarato
non era figlio di
Aristone
. Dopo qualche tempo
Demarato
, deposto, lasciò
Sparta
e si trasferì in
Asia
dove fu accolto dal re
Dario
.
Successivamente (
469 a.C:
) anche
Leotichida
dovette fuggire da
Sparta
perché accusato di essersi lasciato corrompere dal nemico durante una spedizione punitiva contro i
Tessali
che avevano aiutato i
Persiani
.
Cleomene
combattè più volte contro
Argo
e qui commise sacrilegio bruciando un bosco sacro nei pressi della città.
Quando si venne a sapere che aveva corrotto la sacerdotessa delfica fuggì da
Sparta
e tentò senza successo di provocare una ribellione in
Arcadia
.
Infine si uccise straziando orribilmente il proprio corpo con una lama: si disse che fosse impazzito per l'abitudine di bere vino puro o per una maledizione divina provocata dai molti sacrilegi che aveva commesso.
Dopo la morte di
Cleomene
Leotichida
si occupò di tentare una mediazioni in merito a certi cittadini di
Egina
trattenuti come ostaggi in
Atene
. Non ebbe successo e gli
Egineti
catturarono una nave ateniese facendo prigionieri alcuni illustri cittadini. Non tollerando l'offesa gli
Ateniesi
decisero di attaccare
Egina
con l'aiuto di un certo
Nicodromo
, egineta in esilio.
Nicodromo
organizzò un assalto contro gli
Egineti
ma gli
Ateniesi
non arrivarono al momento stabilito perché persero tempo nel chiedere aiuto ai
Corinzi
.
Ad
Egina
scoppiarono disordini contro quanti avevano aiutato
Nicodromo
, intanto gli
Ateniesi
organizzavano un nuovo attacco. Gli
Egineti
chiesero aiuto agli Argivi ma non lo ottennero perché avevano combattuto a fianco degli
Spartani
nella guerra contro
Argo
.
Da parte loro i
Persiani
decisero di approfittare della situazione ed inviarono una nuova armata in
Grecia
con l'ordine di sottomettere
Eretria
ed
Atene
. Il comando fu tolto a
Mardonio
per i suoi insuccessi ed assegnato a
Dati
e ad
Artaferne
, figlio di
Artaferne
, nipote del re
Dario
.
Durante il viaggio
Dati
attaccò
Nasso
con modesti risultati a causa della fuga degli abitanti e risparmiò
Delo
per motivi religiosi.
Dopo la partenza dei
Persiani
a
Delo
si verificò un terremoto, evento rarissimo che
Erodoto
interpreta come un presagio delle sciagure che la
Grecia
avrebbe subito per tre generazioni ad opera dei
Persiani
.
Giunti alla costa meridionale dell'
Eubea
, i
Persiani
intimarono agli abitanti della città di
Caristo
di collaborare, i
Caristi
rifiutarono ed il loro territorio venne devastato.
Di fronte all'attacco persiano i cittadini di
Eretria
esitarono a trovare un accordo fra quanti volevano abbandonare la città e quanti volevano difenderla. Prevalsero questi ultimi ma dopo sei giorni di assedio gli Eretriesi dovettero consegnare la città al nemico.
I
Persiani
bruciarono i templi (per vendicare le profanazioni commesse dai
Greci
durante l'occupazione di
Sardi
) e ridussero gli Eretriesi in schiavitù.
Da
Eretria
i
Persiani
mossero verso
Atene
, aiutati da
Ippia
tiranno ateniese in esilio, e si portarono a Maratona, qui incontrarono l'esercito ateniese guidato da dieci strateghi fra i quali
Milziade
figlio di
Cimone
.
Il messaggero
Filippide
venne inviato da
Atene
a
Sparta
a chiedere rinforzi contro i
Persiani
mentre altri aiuti giungevano da
Platea
, città che da tempo aveva stretto alleanza con gli
Ateniesi
.
Nella battaglia di Maratona i
Greci
combatterono con grande valore riuscendo ad ottenere la vittoria nonostante la superiorità numerica dei
Persiani
.
Erodoto
riporta il bilancio dei caduti: seimilaquattrocento
Persiani
contro centonovantadue
Ateniesi
, le cifre sono generalmente ritenute attendibili.
Erodoto
rifiuta la diceria che gli
Alcmeonidi
avrebbero tentato di aiutare i
Persiani
a conquistare
Atene
e ricorda come fossero contrari alla tirannide paragonandoli al famoso
Callia
, acerrimo nemico dei Pisistratidi.
Divagando sugli
Alcmeonidi
,
Erodoto
racconta un curioso aneddoto sul loro capostipite
Alcmeone
: invitato da
Creso
a
Sardi
ottenne di poter prendere quanto del tesoro del re sarebbe riuscito a portare via in una sola volta.
Alcmeone
indossò ampi coturni ed una tunica con una grande piega, quindi si gettò in un mucchio di polvere d'oro con la quale riempì i coturni, la piega della tunica, i capelli, le mani e perfino la bocca. La sua casata divenne così ricchissima e si dedicò ad allevare cavalli da quadriga.
Ancora a proposito degli
Alcmeonidi
, si racconta di come
Megacle
vinse una lunga e fastosa gara nuziale indetta da
Clistene di Sicione
fra i pretendenti della figlia. Fra le glorie della famiglia, inoltre,
Erodoto
segnala
Agariste
, che sposò
Santippo
e fu madre di
Pericle
.
Dopo la vittoria di Maratona,
Milziade
approfittando del grande prestigio acquisito ottenne una flotta per attaccare l'isola di Paro che aveva aiutato i
Persiani
, ma sembra che intraprese l'azione anche per suoi scopi personali. L'impresa fallì ed al suo ritorno in
Atene
Milziade
fu accusato da
Santippo
di aver ingannato il popolo.
Processato, fu condannato ad una multa di cinquanta talenti ma morì prima di poterla pagare per una ferita riportata a Paro.
Libro settimo
[POLIMNIA]
Quando
Dario
fu informato dell'esito della battaglia di Maratona decise di scagliare contro
Atene
un'offensiva definitiva ed iniziò preparativi che durarono tre anni. Nel quarto anno gli Egiziani che erano sottomessi ai
Persiani
dai tempi di
Cambise
si ribellarono costringendo
Dario
a preparare anche una spedizione contro di loro.
Secondo le usanze persiane il re doveva designare il proprio successore prima di partire, ciò provocò grande discordia fra i figli di
Dario
Artobazane
e
Serse
. Il primo rivendicava la primogenitura il secondo il fatto di discendere da
Ciro
in quanto figlio di
Atossa
, seconda moglie di
Dario
e, appunto, figlia di
Ciro
.
Dario
designò
Serse
e si accinse alla partenza ma morì, dopo trentasei anni di regno, prima di iniziare la spedizione.
Divenuto re,
Serse
non si dimostrò incline ad attaccare la
Grecia
. Nel secondo anno dalla morte di
Dario
represse la ribellione in
Egitto
, quindi si lasciò convincere da
Mardonio
e da alcuni fuoriusciti greci a rivolgersi contro i ribelli egiziani.
Ma la decisione di attaccare
Atene
non fu immediata nè facile,
Erodoto
racconta di un dibattito fra
Serse
e gli uomini a lui più vicini:
Mardonio
sosteneva l'intervento,
Artabano
lo sconsigliava. Furono sogni, interpretati come oracoli, a convincere infine il Gran Re ad intraprendere la spedizione.
( In un brano di questo libro
Erodoto
inserisce in un discorso di
Serse
la genealogia degli
Achemenidi
:
Achemene
,
Teispe
,
Cambise
,
Ciro
,
Teispe
,
Ariaramne,
Arsame
,
Istaspe
,
Dario
. ) I preparativi per la spedizione durarono quattro anni e compresero lo scavo di un canale nell'itsmo che univa il monte Athos alla terraferma per evitare che una tempesta distruggesse la flotta come era accaduto alla spedizione di
Mardonio
.
Serse
si mise personalmente in marcia con il suo esercito partendo dalla
Cappadocia
verso la
Grecia
.
Erodoto
descrive approfonditamente la costruzione di un ponte di navi sull'
Ellesponto
e la formazione in corteo dell'esercito al momento della partenza da
Sardi
.
Occorsero molti giorni e molte notti per far transitare l'intero esercito persiano oltre l'
Ellesponto
, sul ponte di barche. Una volta in
Europa
,
Serse
raggiunse la città di Darisco in
Tracia
dove si trovava ancora un presidio persiano lasciato da
Dario
e qui passò in rassegna le sue truppe. Riguardo all'esercito di terra viene fornita la cifra esagerata di un milione e settecentomila uomini, si tratta certamente di un errore, probabilmente
Erodoto
intendeva scrivere centosettantamila.
Segue un pittoresco catalogo delle genti persiane e barbare che componevano l'esercito di
Serse
, per ciascuna vengono descritti abiti ed ornamenti e vengono indicati i nomi dei comandanti.
All'apice della gerarchia erano sei generali:
Mardonio
,
Tritantacme
(figlio di
Artabano
),
Smerdomene
,
Masiste
,
Gergide
e
Megabizo
.
Comandavano la cavalleria
Artamitre
e
Titeo
, figli di
Dati
.
La flotta, agli ordini di
Ariabigne
,
Pressaspe
,
e
Achemene
constava di milleduecentosette navi, trecento delle quali, fornite dai
Fenici
, erano le migliori.
Fra gli altri personaggi di rilievo dell'armata persiana,
Erodoto
ricorda
Artemisia
che combatteva come alleata di
Serse
a capo di un contingente di Alicarnasso ed aveva fornito cinque navi.
Dopo la rassegna
Serse
riprese il cammino attraverso la
Tracia
. Percorrendo territori già assoggettati alla
Persia
da
Dario
, il re reclutava ovunque nuovi rinforzi mentre le popolazioni delle città dove l'esercito si fermava a soggiornare venivano fortemente impoverite per il costo di quanto erano costrette ad offrire a
Serse
ed ai suoi soldati.
Giunto ad
Acanto
Serse
ordinò che la flotta si allontanasse dalla costa e superasse il monte Athos attraverso il canale appositamente costruito per poi raggiungere l'esercito a Terme (
Salonicco
).
Proseguendo il viaggio attraverso la
Macedonia
e la
Tessaglia
,
Serse
mandava ambasciatori a chiedere l'offerta di acqua e di terra. Fecero atto di sottomissione
Tessali
,
Dolopi
, Locresi, Achei della Ftiotide,
Tebani
ed altri.
Contro di loro giurarono vendetta i
Greci
che avevano rifiutato e che si preparavano a combattere.
Serse
non inviò araldi a
Sparta
e ad
Atene
memore del fatto che quelli inviati da
Dario
erano stati uccisi.
Fra gli
Ateniesi
intenti ad interpretare i responsi oracolari, che erano oscuri e sinistri, fa la sua comparsa
Temistocle
"che da poco era entrato a far parte dei primi cittadini".
Egli aveva già ottenuto che i proventi delle miniere di
Laurio
fossero destinati alla costruzione di duecento navi da guerra da impiegarsi contro gli
Egineti
. In questa circostanza propose che quelle navi ed altre da costruire formassero una flotta con la quale affrontare i
Persiani
. Questa flotta sarebbe stata il "muro di legno" a protezione di
Atene
al quale aveva fatto riferimento un oracolo.
In vista della guerra contro i
Persiani
vennero sospese tutte le lotte in corso fra città greche e vennero inviate richieste di aiuto in
Sicilia
ed in
Grecia
.
In
Sicilia
era potentissimo
Gelone
, tiranno di
Gela
.
Questi aveva preso il potere con la forza dopo la morte di
Ippocrate
del quale aveva comandato la cavalleria. Pochi anni dopo era divenuto tiranno anche a
Siracusa
aiutando i proprietari terrieri di quella città che erano stati esiliati.
Gelone
affidò il governo di
Gela
al fratello
Gerone
e si dedicò ad ingrandire ed abbellire
Siracusa
trasferendovi gli abitanti di Camarina e parte dei Gelesi.
Per aiutare
Spartani
ed
Ateniesi
Gelone
pose come condizione di avere il comando dell'esercito o della flotta, la condizione fu respinta e
Gelone
negò gli aiuti. Inviò quindi un messaggero a
Delfi
con l'incarico di consegnare una forte somma di denaro e di eseguire l'offerta di acqua e di terra ai
Persiani
se questi avessero vinto la guerra.
Quanto ai
Cretesi
si astennero dall'inviare aiuti perchè ebbero responsi negativi dagli oracoli. Su richiesta dei
Tessali
, i
Greci
inviarono diecimila uomini a
Tempe
per tentare di impedire ai
Persiani
di entrare in
Tessaglia
ma il contingente tornò indietro quando ci si rese conto che
Serse
avrebbe seguito un altro itinerario.
I
Greci
che intendevano resistere all'invasione si riunirono all'Itsmo e deliberarono di difendere due passaggi strategici: il passo delle
Termopili
e l'
Artemisio
, nel mare di
Tracia
.
In un primo scontro navale i
Greci
persero tre navi ed altrettante navi persiane si incagliarono sugli scogli. Poco tempo dopo una tempesta arrecò gravissimi danni alla flotta persiana che sostava all'ancora nei pressi di
Magnesia
, in tre giorni affondarono centinaia di navi ed i
Persiani
subirono enormi perdite di uomini, bestiame e vettovaglie.
Intanto le truppe terresti greche prendevano posizione al passo delle
Termopili
, le comandava
Leonida
re di
Sparta
.
Leonida
era arrivato al potere inaspettatamente, a causa della morte di due fratelli maggiori. Portò con se alle
Termopili
una guardia scelta di trecento cittadini spartani. Nel complesso le forze greche dislocate sul posto ammontavano a settemila uomini.
Leonida
presidiò il passo con questo limitatissimo numero di soldati ed un piccolo contingente di
Tebani
dei quali intendeva verificare la fedeltà alla causa greca.
In effetti questa modesta avanguardia era stata inviata mentre il grosso delle forze greche temporeggiava perché si riteneva che i
Persiani
non sarebbero giunti in breve tempo, ma quando si seppe che l'arrivo di
Serse
era ormai imminente tutti i
Greci
che si trovavano nella zona decisero di fuggire e
Leonida
rimase solo con i suoi trecento.
Si trattava di un corpo scelto che riuscì a tenere il passo delle
Termopili
per tre giorni sfruttando l'impervia natura del terreno ed un antico muro che era stato ricostruito per bloccare il passaggio.
Infine un greco di nome
Efialte
rivelò ai
Persiani
l'esistenza di un sentiero che aggirava il passo e si prestò a fare da guida.
A questo punto
Leonida
congedò gli alleati deciso a resistere fino alla fine, che era ormai certa. Soltanto i Tespiesi rifiutarono di abbandonarlo e perirono con lui. Nell'ultimo durissimo scontro
Leonida
ed i suoi persero la vita ma anche i
Persiani
subirono molte perdite morendo, fra gli altri, due fratelli di
Serse
.
Serse
fece ritrovare il cadavere di
Leonida
e gli fece mozzare la testa, quanto al traditore
Efialte
, sul quale fu messa una taglia, venne in seguito ucciso da un sicario.
Libro ottavo
[URANIA]
La flotta degli alleati greci era radunata all'
Artemisio
, ne aveva il comando lo spartano
Euribiade
.
Si valutava la possibilità di portare le navi in salvo abbandonando la guerra, ma gli Eubesi che abitavano quelle coste chiesero protezione ad
Euribiade
. Non ottenendo aiuto si rivolsero a
Temistocle
offrendogli una grossa somma che
Temistocle
utilizzò per far cambiare parere ad
Euribiade
e ad altri ufficiali della flotta.
I
Persiani
decisero di inviare una parte delle loro navi a compiere il periplo dell'
Eubea
per posizionarsi alle spalle della flotta greca e bloccarne l'eventuale ritirata.
I
Greci
furono informati della manovra da un disertore della flotta nemica, e decisero di prevenire l'accerchiamento sferrando un primo attacco. Riuscirono così a catturare trenta navi persiane e la battaglia ebbe termine solo con il sopraggiungere della notte.
Le duecento navi inviate a circumnavigare l'
Eubea
fecero naufragio a causa di una nuova tempesta. Il giorno successivo i
Greci
ricevettero altre cinquantatre navi attiche, attaccarono nuovamente e riportarono una nuova vittoria.
Il terzo giorno furono i
Persiani
ad attaccare, questa volta la battaglia ebbe esito incerto ma comunque furono i barbari a subire le perdite maggiori, anche a causa della minore manovrabilità delle loro navi.
Temistocle
considerò che se fosse riuscito ad allontanare gli Ionii ed i Carii dalla flotta persiana avrebbe modificato il rapporto di forze a suo pieno vantaggio, pensò quindi di lasciare loro messaggi scritti nei luoghi dove andavano a prelevare acqua potabile. Intanto giunse la notizia della caduta di
Leonida
e la flotta greca si ritirò.
I
Persiani
avanzarono, aiutati dai
Tessali
che erano loro favorevoli, invadendo la
Focide
e quindi l'
Attica
. Ovunque in queste regioni portarono devastazione, saccheggi, violenza.
Una parte dell'esercito persiano attaccò
Delfi
per depredare il santuario dei suoi famosi tesori ma gli invasori furono fermati da una valanga, considerata evento miracoloso, mentre tutta la popolazione di
Delfi
si mise in salvo con la fuga.
La flotta greca approdò a
Salamina
. Ad
Atene
fu emanato un proclama per evacuare la città.
Rinforzi considerevoli per la flotta giunsero a
Salamina
dal
Peloponneso
, dal continente e dalle isole.
Quando giunsero ad
Atene
i
Persiani
la trovarono quasi deserta, solo pochi erano rimasti a difendere l'
Acropoli
e quei pochi furono costretti a cedere con il fuoco finché l'
Acropoli
non venne completamente distrutta. La flotta si trovava nei pressi di
Salamina
, isola sulla quale erano fuggite molte famiglie ateniesi. Si tenne un consiglio di guerra per decidere se affrontare le navi persiane presso l'Istmo oppure rimanere nella presente posizione. Prevalse l'opinione di
Temistocle
che si battè per rimanere sul posto arrivando a minacciare l'abbandono della guerra da parte degli
Ateniesi
in caso contrario.
Temistocle
sosteneva che le navi greche, più leggere e manovrabili di quelle persiane, avrebbero combattuto meglio nei pressi di un'isola che in mare aperto.
Intanto anche i
Persiani
tenevano consiglio sull'opportunità di attaccare battaglia navale. Fra i comandanti dei vari contingenti della flotta fu
Artemisia
ad esprimere un parere negativo: i
Greci
in mare, a suo dire, erano più forti dei
Persiani
, tanto quanto gli uomini sono più forti delle donne.
Pur apprezzando i consigli di
Artemisia
,
Serse
decise di seguire il parere della maggioranza e di affrontare il combattimento navale.
Per contrastare il parere dei Peloponnesiaci che intendevano spostare la flotta a difesa dell'Istmo allontanandola da
Salamina
,
Temistocle
giocò una mossa molto audace. Inviò
Sicinno
, pedagogo dei suoi figli, presso i
Persiani
ad avvertirli delle intenzioni dei
Greci
fingendo che
Temistocle
stesso intendesse tradire e fosse favorevole a
Serse
.
Fidandosi di questa informazione i
Persiani
accerchiarono nottetempo con la loro flotta quella greca intorno a
Salamina
. Si dimostrò un tragico errore: la flotta persiana, molto più consistente di quella greca non aveva la necessaria esperienza per affrontare il nemico e si creò un'immensa confusione nella quale le navi persiane arrivarono ad affondarsi fra loro.
Erodoto
racconta alcuni episodi della battaglia, atti di valore da ambo le parti e non cela una certa ammirazione per
Artemisia
.
Resosi conto della sconfitta subita,
Serse
si preoccupò che i
Greci
potessero tagliare il suo ponte di navi sull'
Ellesponto
per impedirgli di tornare in patria, ordinò quindi i preparativi per un'altra battaglia come manovra diversiva.
Mardonio
si offrì di rimanere in
Grecia
per continuare la guerra con trecentomila uomini,
Serse
accettò anche per il consiglio di
Artemisia
, alla quale affidò i propri figli che aveva portato con se perché li educasse ad
Efeso
.
Temistocle
, del quale
Erodoto
fornisce un'immagine negativa, si rivolse con avidità alle isole per richiedere finanziamenti. Gli abitanti di
Andro
rifiutarono sostenendo di essere troppo poveri per contribuire e vennero assediati.
Intanto
Serse
con la sua armata ritornava in
Persia
attraverso l'
Ellesponto
.
Mardonio
lo scortò fino in
Tessaglia
, dove decise di svernare, e scelse le truppe che sarebbero rimaste con lui per continuare la guerra.
Con l'avvicinarsi della guerra i
Greci
riorganizzarono la flotta e ne affidarono il comando al re di
Sparta
Leotichide.
Dal canto suo
Mardonio
, dopo aver consultato molti oracoli, decise di tentare l'accordo con gli
Ateniesi
convinto che la vittoria sarebbe stata più semplice e rapida se fosse venuto a mancare agli altri
Greci
l'appoggio di
Atene
. Per trattare un'alleanza con gli
Ateniesi
Mardonio
scelse un macedone,
Alessandro
figlio di
Aminta
. Questo
Alessandro
era il settimo discendente di
Perdicca
, l'antico re di
Macedonia
sulle cui umili origine
Erodoto
si compiace di soffermarsi.
Preoccupati per un eventuale accordo fra
Ateniesi
e
Persiani
, gli
Spartani
mandarono messi ad offrire aiuti economici ad
Atene
, aiuti che gli
Ateniesi
orgogliosamente rifiutarono - come rifiutarono le lusinghe di
Mardonio
- chiedendo agli
Spartani
solo rinforzi militari in vista della guerra.
Libro nono
[CALLIOPE]
Ricevuto il rifiuto degli
Ateniesi
,
Mardonio
mosse senz'altro verso l'
Attica
attraverso la
Tessaglia
. Dopo dieci mesi dall'occupazione di
Atene
compiuta da
Serse
,
Mardonio
entrò di nuovo nella città ma la trovò deserta mentre tutti gli
Ateniesi
erano a
Salamina
o sulle navi.
Gli
Ateniesi
ribadirono la loro richiesta di aiuti agli
Spartani
che temporeggiarono per alcuni giorni ed infine inviarono un esercito comandato da
Pausania
figlio di
Cleombroto
.
Saputo ciò
Mardonio
incendiò quanto restava di
Atene
e portò l'esercito presso
Tebe
, in territorio più adatto alla sua cavalleria.
Infine la cavalleria persiana comandata da
Masistio
si scontrò con i
Greci
nei pressi di Eritre.
I
Greci
respinsero l'attacco ed uccisero
Masistio
, incoraggiati dal successo decisero di accamparsi nei pressi di
Platea
.
I
Tegeati
contesero agli
Ateniesi
l'onore di occupare l'ala sinistra negli schieramenti (l'ala destra spettava agli
Spartani
che avevano il comando dell'esercito). A sostegno delle loro pretese addussero il ricordo delle loro imprese più gloriose fra le quali il duello vinto da
Echemo
contro
Illo
che, dopo la morte di
Euristeo
, cercava di riportare gli
Eraclidi
nel
Peloponneso
.
Anche gli
Ateniesi
ricordarono le loro antiche glorie ma sostennero che sarebbero bastate le loro gesta negli ultimi anni contro i
Persiani
per garantire loro l'onore dell'ala sinistra. Gli
Ateniesi
ebbero infine l'ala sinistra ed
Erodoto
descrive lo schieramento completo di tutti i contingenti greci, per un totale di centodiecimila uomini.
I
Persiani
ed i loro alleati arrivavano a trecentomila uomini ai quali
Erodoto
stima che si debbano aggiungere cinquantamila uomini delle città greche sottomesse a
Serse
o comunque favorevoli ai
Persiani
.
Sia ai
Greci
, sia ai
Persiani
gli indovini consigliarono di rimanere sulla difensiva, per questo motivo i due eserciti si fronteggiarono per dieci giorni senza attaccare, limitandosi a modeste azioni di disturbo.
Con un'incursione la cavalleria persiana danneggiò la fonte alla quale i
Greci
si approvvigionavano di acqua. I
Greci
decisero quindi di spostare durante la notte il proprio campo ma a causa di discordie ed errori la manovra si svolse in modo disordinato e confuso ed i cavalieri
persiani
ebbero modo di inseguire ed attaccare il nemico.
Benché colti di sorpresa ed abbandonati da una parte degli alleati, gli
Spartani
, gli
Ateniesi
, i
Tegeati
ed altri
Greci
si batterono valorosamente e grazie alla maggiore esperienza e agli armamenti pesanti riuscirono ad avere la meglio.
Quando
Mardonio
venne ucciso i
Persiani
si dettero disordinatamente alla fuga.
Erodoto
prosegue descrivendo episodi della battaglia, citando esempi di eroismo e stimando i caduti: circa trecentomila fra i
Persiani
e poche centinaia fra i
Greci
.
Non mancano, nella descrizione erodotea, elementi sinistri come la proposta di un Egineta a
Pausania
di impalare il corpo di
Mardonio
e lo sciacallaggio sui cadaveri
persiani
da parte degli iloti spartani.
Dopo la vittoria i
Greci
si rivolsero contro i
Tebani
che avevano appoggiato l'invasore ed assediarono la loro città, ottennero i responsabili e li giustiziarono.
Nello stesso giorno della battaglia di
Platea
i
Greci
sconfissero i
Persiani
anche a
Micale
.
Qui
Erodoto
inserisce, con breve digressione, il racconto delle vicende dell'indovino Evenio, accecato ingiustamente dai concittadini e ricompensato dagli dei con il dono della divinazione.
A
Micale
i
Persiani
affidarono ai Milesi il compito di far loro da guida e di coprire un'eventuale ritirata, ma i Milesi si ribellarono, li guidarono nei luoghi più pericolosi, quindi combatterono contro di loro.
In questa battaglia primeggiarono gli
Ateniesi
e fra gli
Ateniesi
il migliore fu il pancraziaste
Ermolico
che più tardi morì combattendo contro gli abitanti di
Caristo
.
Intanto in
Persia
si svolgeva un turpe dramma familiare: innamoratosi della moglie di suo fratello
Masiste
,
Serse
cercò di sedurla, non riuscendoci conquistò la nuora, moglie del suo figlio maggiore
Dario
. Queste avventure una volta scoperte provocarono la gelosia di Amestri, moglie di
Serse
, che fece mutilare la moglie di
Masiste
, questi si ribellò e fu fatto eliminare con tutti i suoi figli dal re suo fratello.
Da
Micale
i
Greci
inseguirono i resti dell'esercito persiano fino all'
Ellesponto
per assicurarsi che i ponti venissero distrutti.
Sulla via del ritorno, nel Chersoneso, gli
Ateniesi
assediarono e conquistarono la città di Sesto che era nelle mani di un luogotenente di
Serse
di nome
Artaicte
, il quale venne catturato e crocifisso.
A conclusione della sua opera,
Erodoto
ricorda come
Ciro
avesse ammonito i
Persiani
, che ai suoi tempi stavano rapidamente espandendo i loro domini, a non lasciarsi andare ad una vita facile e lussuosa per non divenire, da dominatori, dominati.