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William Shakespeare

Giulio Cesare


(The life and death of Julius Caesar)


Personaggi:

Giulio Cesare
Triumviri: Cesare Ottavio
Marco Antonio
Marco Emilio Lepido

Senatori: Cicerone
Publio
Popilio Lena

Congiurati: Marco Bruto
Cassio
Casca
Trebonio
Ligorio
Decio Bruto
Metello Cimbro
Cinna

Tribuni: Flavio
Marullo

Artemidoro, sofista di Cnido
Un indovino
Cinna, poeta
Un poeta
Amici di Bruto e Cassio: Lucilio
Titinio
Messala
Il giovane Catone
Volumnio

Servi di Bruto: Verrono
Clito
Claudio
Stratone
Lucio
Dardanio

Pindaro, servo di Cassio
Calpurnia, moglie di Cesare
Porzia, moglie di Bruto

Cittadini, soldati, senatori, persone del seguito.


Scena: Roma, vicino a Sardi, vicino a Filippi.

Atto I Scena I

Da discorsi tra i tribuni Flavio e Marullo e dei popolani si capisce che si sta per celebrare il trionfo di Cesare, vincitore sui pompeiani.

Atto I Scena II

Un indovino avverte Cesare: guardati dalle Idi di Marzo.
Cesare esce, Cassio e Bruto rimangono soli in scena e Cassio inizia un'opera di persuasione parlando dell'esagerato potere di Cesare.
Cesare ed altri tornano in scena, Cesare, che è visibilmente adirato, confida ad Antonio di diffidare di Cassio. Bruto interroga Casca sugli avvenimenti che hanno provocato l'ira di Cesare.
Casca racconta che Antonio ha offerto la corona di re per tre volte a Cesare e che questi l'ha sempre rifiutata, sia pure a malincuore. Alla fine Cesare era stato colto, in mezzo alla folla, da uno dei suoi frequenti attacchi di epilessia.

Atto I Scena III

Casca e Cicerone si incontrano in strada. Notte, temporale.
Casca racconta di oscuri prodigi che vanno verificandosi a Roma.
Esce Cicerone. Entra Cassio.
Cassio propone a Casca di partecipare alla congiura ribadendo che il Senato sta per incoronare Cesare. Casca accetta.
Entra Cinna, altro congiurato e Cassio lo incarica di portare documenti in luoghi opportuni, perché li legga Bruto. I documenti, che Cassio ha preparato astutamente, sono false dichiarazioni di vari cittadini che dovranno servire a convincere Bruto delle proprie possibilità di potere, una volta eliminato Cesare.

Atto II Scena I

Bruto entra nel suo giardino a Roma.
Ragionando fra se, Bruto medita sul da farsi. Il servo Lucio gli annuncia la visita di Cassio con altre persone velate.
Entrano Cassio, Casca, Decio, Cinna. Metello, Cimbro e Trebonio.
I congiurati discutono se tentare di coinvolgere Cicerone e se con Cesare dovrà cadere anche Antonio. Bruto si dichiara contrario in tutti e due i casi. Infine i congiurati si separano dandosi appuntamento per l'indomani, Idi di Marzo, al Campidoglio.
Bruto rimane solo ed entra sua moglie Porzia.
Porzia insiste e prega per conoscere le cause delle evidenti preoccupazioni di Bruto e della misteriosa visita che ha appena ricevuto. Bruto sta per confidarsi con Porzia, ma vengono interrotti dall'arrivo di Caio Ligorio, che Bruto stesso ha mandato a chiamare, per proporgli di partecipare alla congiura. Ligorio è malato, tuttavia, prima ancora di conoscere il progetto, promette aiuto incondizionato a Bruto. I due escono insieme.

Atto II Scena II

Il palazzo di Cesare. Entra Cesare in veste da camera.
Calpurnia parla a Cesare dei suoi sogni e premonizioni, nonché dei prodigi notturni di cui tutti raccontano, ha quasi convinto Cesare a rimanere a casa, quando giunge Decio che interpreta diversamente i sogni di Calpurnia e persuade Cesare a recarsi in Senato.
Entrano anche i congiurati e Cesare offre loro da bere, prima di uscire.

Atto II Scena III

Una strada nei pressi del Campidoglio. Entra Artemidoro e legge un foglio che intende consegnare a Cesare per denunciare i congiurati. Esce.

Atto II Scena IV

Davanti alla casa di Bruto. Porzia e Lucio.
Porzia, ormai al corrente delle intenzioni del marito, incarica Lucio di recarsi al Campidoglio e tornare a riferirle quanto accade.
Passa l'indovino, dice d voler avvertire Cesare del pericolo.

Atto III Scena I

Roma. Davanti al Campidoglio. Entrano Cesare, i congiurati, Antonio, Lepido, Artemidoro, Publio, Popilio e l'indovino.
Artemidoro cerca invano di far leggere a Cesare la propria lettera.
I congiurati sono nervosi, Cesare comincia a discutere le richieste dei presenti. I congiurati lo circondano ed alla prima occasione lo pugnalano.
La scena seguente è fortemente tragica, i cesaricidi sono in preda all'emozione ed all'esaltazione.
Di Antonio si dice che sia fuggito, ma entra un suo servo con un messaggio di Antonio che offre amicizia a Bruto.
Bruto accetta l'offerta e poco dopo avvertito dal servo entra Antonio.
Antonio, pur elogiando Cesare e piangendone la morte, dichiara la propria amicizia verso i congiurati. Chiede di portare via il corpo di Cesare per le esequie e di poter pronunciare l'orazione funebre. Bruto lo concede a condizione di parlare dai rostri prima di Antonio, Antonio inoltre non dovrà pronunciare accusa contro i cesaricidi.
Escono tutti tranne Antonio, che rimane solo con il cadavere di Cesare. In un breve monologo, Antonio predice la guerra civile. Entra un servo di Ottavio per comunicare l'imminente arrivo del suo padrone. Antonio gli ordina di avvertire Ottavio dell'accaduto.

Atto III Scena II

Bruto parla alla folla spiegando che Cesare è stato ucciso per salvaguardare la libertà dei romani.
Giunge Antonio con il cadavere di Cesare e Bruto gli cede la parola. Antonio pronuncia la sua celeberrima orazione che partendo dall'affermazione che “Bruto è uomo d'onore”, ben presto arriva a capovolgere l'atteggiamento della fola che, dopo aver acclamato Bruto, minaccia ora di trucidarlo. Il tocco finale è dato dalla lettura del testamento di Cesare che lascia una somma ad ogni romano ed i suoi giardini alla città.
Il popolo è ormai deciso a condannare i cospiratori.
Entra il servo ed avverte Antonio che Ottavio è arrivato a Roma e che Bruto e Cassio sono fuggiti.

Atto III Scena III

Il poeta Cinna, scambiato per l'omonimo cospiratore, viene catturato dalla folla inferocita.

Atto IV Scena I

Una stanza a casa di Antonio.
Entrano Antonio, Ottavio e Lepido.
I tre discutono della famosa lista di proscrizione. Lepido esce e viene vituperato dagli altri due. Quindi Antonio ed Ottavio parlano di organizzarsi militarmente contro Bruto e Cassio.

Atto IV Scena II

Accampamento presso Sardi. Entrano Bruto Lucilio, Lucio e soldati.
Titinio e Pindaro vanno loro incontro.
Si parla di Cassio che si avvicina. Bruto, Pindaro e Lucilio sospettano abbia cambiato posizione.
Entra Cassio con le sue truppe.
Bruto e Cassio iniziano un alterco, ma si calmano e decidono di allontanare le truppe.

Atto IV Scena III

Bruto e Cassio litigano a causa di un certo Lucio Pella, protetto di Cassio e condannato da Bruto per corruzione. Bruto accusa di corruzione anche Cassio.
La lite si fa dura. Cassio, accusato di grande avidità, si difende con accenti da melodramma , tuttavia i due si rappacificano.
Entra un poeta, seguito da Titinio, Lucilio e Lucio.
Il poeta rimprovera i due generali per il loro alterco, ma viene cacciato.
Bruto rivela a Cassio di aver saputo del suicidio di Porzia.
Entrano Lucio, Titinio e Messala. Recano notizie delle prescrizioni di Antonio ed Ottavio che procureranno a Roma immense morti illustri, fra cui quella di Cicerone. Confermano anche la notizia della morte di Porzia.
Infine, tutti si ritirano per dormire. Bruto prega Lucio di suonare per lui, ma il ragazzo, vinto dalla stanchezza si addormenta.
Entra il fantasma di Cesare per avvertire Bruto che “lo rivedrà a Filippi”. Prima di separarsi, Cassio e Bruto avevano infatti deciso di avanzare per affrontare a Filippi l'esercito di Ottavio ed Antonio.

Atto V Scena I

La fiamma di Filippi.
Entrano Antonio, Ottavio ed il loro esercito.
L'esercito dei cesaricidi si sta preparando ad attaccare, un messo ne preannuncia l'arrivo.
Quando sopraggiungono Bruto e Cassio si tenta di parlamentare, ma il tentativo presto degenera in alterco. Antonio ed Ottavio escono.
Cassio parla di sinistri presagi. Bruto si dice pronto ad affrontare il destino. I due si salutano, prima della battaglia, consapevoli che probabilmente non si rivedranno più.

Atto V Scena II

Il campo di battaglia. Entrano Bruto e Messala. Bruto ordina l'attacco.

Atto V Scena III

Un'altra parte del campo. Entrano Cassio e Titinio.
Da un'altura Cassio osserva lo svolgersi della battaglia: Antonio ha invaso il suo campo, Bruto sta avendo la peggio contro Ottavio.
Il giovane Pindaro, di vedetta, annuncia che Bruto è stato catturato.
Sgomento Cassio ordina a Pindaro di ucciderlo. Pindaro fugge.
Entrano Titinio e Messala dicendo che le truppe di Bruto stanno riprendendo terreno, ma trovano solo il cadavere di Cassio.
Messala esce in cerca di Pindaro, Titinio, comprendendo che Cassio si è ucciso a causa di un equivoco, si uccide a sua volta.
Entra Bruto ed onora i due suicidi, ma ordina che si continui a combattere.

Atto V Scena IV

Un'altra parte del campo. Si combatte. Il giovane Catone viene ucciso, Lucilio viene fatto prigioniero.

Atto V Scena V
Un'altra parte del campo.
Bruto è con i pochi seguaci superstiti. Tre di loro rifiutano di aiutarlo ad uccidersi, lo accontenta Stratone che regge la spada sulla quale Bruto si getta.
Entrano Antonio ed Ottavio con i soldati e con Messala e Lucilio fatti prigionieri.
Antonio rende onore a Bruto con la breve orazione che termina con la celebre frase: “la Natura potrebbe levarsi e proclamare al mondo intero: Questi fu un uomo”.