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VITTORIO ALFIERI
POLINICE
Personaggi:
Eteocle
Giocasta
Polinice
Antigone
Creonte
Guardie di
Eteocle
Sacerdoti
Popolo
Scena:
la reggia di
Tebe
Atto primo
Giocasta
lamenta la sua sorte di sposa e di madre incestuosa con
Antigone
, la sola che le dia conforto. Ma
Antigone
sostiene che la rivalità fra
Eteocle
e
Polinice
recherà altri mali.
Giocasta
commisera la cecità di
Edipo
ma
Antigone
le fa notare che almeno lui non vedrà l'empia lotta fra i suoi figli, lotta che la madre spera ancora di evitare.
Eteocle
e
Polinice
, dopo la caduta di
Edipo
hanno giurato di governare
Tebe
ad anni alterni, il primo a regnare fu
Polinice
che dopo un anno cedette il trono andando in esilio, ma
Eteocle
, trascorso il suo anno, rinnega il patto e non vuole cedere il potere. Da parte sua
Polinice
sta per attaccare
Tebe
con un esercito.
Giocasta
spera ancora di poter riportare la pace con il suo intervento materno.
Entra in scena
Eteocle
annunciando l'arrivo di
Polinice
in armi. Per
Eteocle
Polinice
, sposando la figlia di
Adrasto
, si è fatto argivo ed avendo preso le armi contro
Tebe
è divenuto un nemico.
Antigone
obietta che
Polinice
non vuole nulla da
Tebe
ma pretende quanto era stato stabilito, ma
Eteocle
considera ormai non più valido quel patto.
Giocasta
vuole essere la prima ad affrontare
Polinice
.
Entra anche
Creonte
che informa che
Polinice
si sta avvicinando tenendosi ben distante dal suo esercito, con la visiera alzata e la spada abbassata, in segno di pace. Nessuno degli
Argivi
che lo seguono ha altro atteggiamento:
Giocasta
propone che
Polinice
entri solo in città per parlare ed
Eteocle
acconsente contro voglia.
Rimasti soli in scena
Eteocle
e
Creonte
dialogano, il primo esprime il suo odio per il fratello e la sua ferma intenzione di non lasciargli il trono, il secondo gli consiglia di fingere di accettare la pace per evitare la guerra contro il potente esercito argivo, per poi eliminare
Polinice
in un secondo momento.
Atto secondo
Creonte
assicura a
Giocasta
di aver convinto
Eteocle
ad accettare la pace. Ora toccherà a
Giocasta
portare
Polinice
a fare altrettanto.
Giocasta
implora
Eteocle
di tener fede al patto e cedere il regno a
Polinice
, ma
Eteocle
sostiene che non lo farà per timore della armi del fratello.
Quando i due fratelli si incontrano in presenza di
Giocasta
ribadiscono le loro posizioni:
Eteocle
afferma che non cederà il regno finché
Polinice
si presenterà in armi e con un esercito pronto ad assalire
Tebe
, da parte sua
Polinice
accusa il fratello di aver fatto uccidere
Tideo
, che egli aveva inviato come ambasciatore a richiedere il trono alla scadenza dell'anno, e di averlo così costretto ad impugnare le armi, armi che non lascerà finché non avrà ottenuto da
Eteocle
il rispetto dei patti. Per risolvere questa situazione di stallo
Giocasta
si offre come garante per l'uno e per l'altro.
Il dramma è basato, in questa fase, sugli sforzi di
Giocasta
per evitare la guerra: parlando con
Polinice
gli ricorda che il trono di
Tebe
è infausto ed ha portato disgrazia ad
Edipo
e a lei stessa.
Polinice
le risponde che, davanti alla
Grecia
, egli vuole giustizia.
Anche
Creonte
parla con
Polinice
e gli confida che il popolo odia
Eteocle
che si comporta come un tiranno.
Creonte
dice di sapere come evitare la guerra e ridare il trono a
Polinice
e lo invita a parlare in segreto.
Atto terzo
Creonte
confabula con
Eteocle
, è chiaro che i due hanno preparato una trappola per
Polinice
.
Polinice
incontra
Giocasta
ed
Antigone
e dice loro che diversamente da quanto avevano stabilito sarà la guerra. Il motivo del suo mutato atteggiamento è segreto: ha saputo qualcosa che ha giurato di non rivelare.
Sopraggiunge
Creonte
che annuncia una novità:
Eteocle
si è reso conto che non può far affidamento sui soldati tebani che lo considerano un tiranno e potrebbero rifiutare di combattere per lui. Ha quindi deciso di cedere a
Polinice
il trono e fra breve si terrà una cerimonia in questo senso. Colta da un doloroso presentimento,
Antigone
prega
Polinice
di diffidare.
Atto quarto
Si giunge alla celebrazione del rito. I due fratelli sembrano rappacificati ma nelle loro parole, come nota
Giocasta
, si sentono ancora l'astio ed il sospetto.
Eteocle
porge una coppa a
Polinice
chiedendogli di bere e di giurare di governare con giustizia e di rendergli il trono l'anno successivo, ma
Polinice
non beve affermando che la coppa è avvelenata.
I due riprendono le ostilità e
Giocasta
si offre di bere per prima ma non viene ascoltata. Intanto
Adrasto
sta dando l'assalto alle mura di
Tebe
.
Polinice
ed
Eteocle
si sfidano a duello.
Atto quinto
Giocasta
è sola e fremente,
Eteocle
ha ordinato alle guardie di non farla uscire dalla reggia. D'un tratto i rumori della battaglia cessano e la donna è sconvolta dall'ansia. Entra
Antigone
che ha assistito alla scena dalle mura: i
Tebani
e gli
Argivi
che stavano combattendo si erano fermati quando i due fratelli avevano cominciato a duellare.
Durante lo scontro
Polinice
aveva tentato di parare i colpi di
Eteocle
senza colpirlo a sua volta ma ad un tratto, forse involontariamente, aveva ferito a morte il fratello.
Polinice
aveva puntato la spada al proprio petto: a quel punto
Antigone
, gli occhi velati dal pianto, era corsa dalla madre.
Entra in scena
Eteocle
moribondo, sorretto dai soldati, lo segue
Polinice
ancora incolume.
Eteocle
maledice il fratello mentre questi ne implora il perdono.
Emone
(figlio di
Creonte
) ha fermato
Polinice
mentre stava per togliersi la vita ma egli, orripilato dal fratricidio commesso, è ancora determinato a morire. Prega
Eteocle
di abbracciarlo.
Anche
Giocasta
insiste perchè
Eteocle
perdoni
Polinice
ed
Eteocle
infine accetta di abbracciarlo ma appena il fratello gli è vicino lo trafigge con un pugnale.
La tragedia si chiude con un monologo di
Giocasta
che ha una visione degli inferi e che prevede che anche nel regno delle ombre
Eteocle
e
Polinice
si odieranno per l'eternità.