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VITTORIO ALFIERI
ANTIGONE
Personaggi:
Creonte
Argia
Antigone
Emone
Guardie
Seguaci di
Emone
Scena:
la reggia di
Tebe
.
Atto primo
Nottetempo
Argia
si introduce in
Tebe
. Vedova di
Polinice
è venuta da
Argo
per ottenere dalla cognata
Antigone
le ceneri del marito.
Argia
incontra
Antigone
che è uscita con l'intenzione di rendere degne esequie al corpo di
Polinice
che
Creonte
ha fatto abbandonare in un campo. Le due donne non si conoscono personalmente ma bastano poche battute perché si riconoscano.
Antigone
informa
Argia
della profanazione del corpo di
Polinice
e del suicidio di
Giocasta
, che si è uccisa con lo stesso pugnale che ha dato la morte a
Polinice
, quindi la informa sulla sua intenzione per quella notte. Subito
Argia
si offre di aiutarla, vuole vedere il cadavere del morto e partecipare alla sua cremazione.
Antigone
esita: se
Argia
venisse scoperta andrebbe incontro a morte certa, ma la cognata è inamovibile ed infine le due donne si avviano insieme a compiere la loro pia opera.
Atto secondo
Creonte
sta parlando con il figlio
Emone
che critica duramente l'ordine di lasciare insepolto
Polinice
quando
Antigone
ed
Argia
, che sono state catturate, vengono portate al suo cospetto.
Senza timore
Antigone
ammette di aver cremato il corpo di
Polinice
violando il divieto e rimane fieramente impassibile quando
Creonte
le dice che morirà. Ma
Creonte
vuole conoscere l'identità dell'altra donna, identità che
Antigone
cerca di celare dicendo di averla incontrata per caso e di averle chiesto aiuto, probabilmente la sposa di un soldato argivo caduto venuta ad onorare le spoglie del marito. Ma
Argia
rifiuta questo tentativo di protezione e rivela con orgoglio di essere la figlia di
Adrasto
, la sposa di
Polinice
.
Emone
cerca di intercedere e di convincere il padre a lasciar vivere le due donne, ma
Creonte
ha ormai deciso che moriranno all'alba e nell'attesa ordina che vengano imprigionate.
Atto terzo
Creonte
rimane solo con
Emone
che ha chiesto di parlargli. Il figlio, dopo averlo ancora supplicato di risparmiare
Antigone
, gli svela il suo amore per lei.
Creonte
(che ha ideato il divieto proprio per far morire
Antigone
, sicuro che la giovane non avrebbe lasciato insepolto il corpo del fratello), si trova in difficoltà: non vuole ritornare sulla propria decisione ma non vuole neanche far soffrire il figlio che ama sinceramente. Infine decide di lasciar vivere
Antigone
a condizione che accetti di sposare
Emone
.
Emone
dubita che
Antigone
accetterà, troppo profondo è l'odio della donna verso
Creonte
perché possa sposarne il figlio.
Creonte
convoca
Antigone
e le spiega le sue condizioni, quindi le concede un intero giorno di tempo per riflettere e decidere.
Emone
ed
Antigone
ne parlano: non sono chiari i sentimenti di lei che pur ammette di non vedere in
Emone
altro difetto che l'essere figlio di
Creonte
, tuttavia la donna è decisa a morire ed a nulla valgono le esortazioni di
Emone
a vivere per amor suo, per amore di
Edipo
, di
Argia
e del piccolo figlio di
Polinice
.
Vedendo
Antigone
inamovibile,
Emone
esce di scena giurando che farà di tutto per salvarle la vita.
Atto quarto
Creonte
convoca
Antigone
per conoscere la sua decisione ed
Antigone
ha scelto di morire, anzi stanca di ascoltare i tentativi di
Creonte
di farle cambiare idea chiede di essere giustiziata subito, senza attendere l'ora stabilita.
Creonte
chiama le guardie ma sopraggiunge
Emone
con la notizia che
Teseo
, potente re di
Atene
, ha accolto la supplica delle mogli e delle madri dei tanti caduti nella recente guerra i cui corpi sono rimasti insepolti e sta per muovere contro
Tebe
per ottenere la restituzione delle spoglie.
Emone
invita il padre ad aver pietà di
Tebe
che ha appena vissuto una guerra e a considerare l'effetto che farebbe sui cittadini, in quei frangenti, assistere all'esecuzione di
Antigone
sul patibolo. Spinto dalla sua angoscia
Emone
arriva a minacciare di morte il padre.
Creonte
reagisce con crudeltà: se
Teseo
gli vieta di lasciare i morti insepolti ed i
Tebani
aborriscono il patibolo,
Antigone
non sarà giustiziata, ma sepolta viva.
Rimasto solo
Creonte
riflette sulla sorte di
Argia
e non vede alcuna convenienza nel farla morire, la fa quindi chiamare e la informa che potrà liberamente tornare ad
Argo
, portando con se le ceneri di
Polinice
.
Argia
ringrazia commossa ma quando comprende che la grazia non riguarda anche
Antigone
si ribella e rifiuta di partire.
Creonte
ordina alle guardie di recarla, se è necessario con la forza, fino al confine argivo.
Atto quinto
Mentre viene portata al campo dove sarà sepolta viva,
Antigone
incontra
Argia
anch'essa scortata dalle guardie. Implorando le guardie per avere qualche istante di tempo, le due donne riescono a scambiarsi un ultimo addio.
Antigone
gioisce nel saper salva
Argia
e piange un'ultima volta sull'urna delle ceneri di
Polinice
che
Argia
reca fra le braccia.
Entra
Creonte
ed ordina che le due donne siano immediatamente separate, condotte ciascuna al proprio destino.
Antigone
viene introdotta in una sorta di antro simulato sulla scena quando arriva
Emone
con un seguito di armati che ha raccolto sobillando la popolazione.
Con la spada in pugno
Emone
ordina a
Creonte
di rilasciare
Antigone
e
Creonte
lo invita ad andarla a prendere da solo, non ha bisogno di una scorta di guerrieri, nessuno gli sbarrerà il passo.
Ma entrando nell'antro
Emone
trova
Antigone
già morta, con le vene tagliate. Folle di dolore si avventa contro il padre con la spada alzata ma all'ultimo momento conficca l'arma nel proprio petto.
Morendo
Emone
chiede di essere adagiato accanto al corpo di
Antigone
.
Creonte
giura che non avrebbe mai creduto che
Emone
si sarebbe ucciso per amore di
Antigone
e la tragedia si chiude sulla sua disperazione.