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ESCHILO

EUMENIDI



Personaggi:
La Pizia
Apollo
Oreste
Ombra di Clitemnestra
Coro di Eumenidi
Atena
Corteo di sacerdotesse di Atena
Scena I - Prologo in Delfi
Scena II - Acropoli di Atene
Scena III - Areopago
 
In apertura la sacerdotessa narra brevemente la storia del santuario, già sede oracolare di Gaia, di Temi, di Febe prima che di Apollo. Dopo aver pregato Apollo ed altri dei, la sacerdotessa apre la porta del tempio e rimane turbata dalla vista di un uomo "innanzi ai numi impuro". Circonda l'uomo un corteo di donne addormentate dall'aspetto orribile che la Pizia paragona alle Gorgoni o alle Arpie. Si tratta delle Erinni, personificazione qui dei terrori e dei rimorsi di Oreste.
La Pizia si allontana. Oreste, con le insegne del supplice, prega nel tempio. Compare Apollo che lo rassicura e gli promette protezione, gli consiglia di recarsi ad Atene per sottoporsi al giudizio di giusti giudici. Per accompagnarlo Apollo invoca Ermes (che appare immediatamente) e con il quale Oreste esce dal tempio. Apollo scompare. Si solleva l'ombra di Clitemnestra e si rivolge indignata alle Erinni addormentate, dalle quali vorrebbe vendetta.
Risvegliate, le Erinni prendono ad imprecare per aver perso la preda ma Apollo le scaccia dal tempio. Andandosene le Erinni accusano Apollo, attribuendogli la responsabilità del matricidio.
La scena viene cambiata. Oreste arriva all'Acropoli di Atene ed invoca la protezione di Atena dichiarando di non essere impuro, avendo compiuto un'azione voluta dalla giustizia ed ordinata da Apollo.
Sopraggiungono le Erinni che vorrebbero, dicono, bere il sangue del matricida per trascinarlo negli Inferi e sottoporlo al giudizio di Ade. Oreste protesta di aver purificato la propria colpa nel santuario di Apollo e, ora, in quello di Atena. Il coro delle Erinni insiste sul proprio diritto di vendicare le colpe degli uomini ed impreca contro il volere di Apollo che protegge Oreste.
Appare solennemente Atena ed interroga le Erinni sul clamore che stanno facendo nel suo tempio. Dopo aver accusato Oreste per il matricidio, le Erinni affidano ad Atena il giudizio. Interrogato da Atena, Oreste racconta la propria storia. Infine la dea decide di affidare la causa ad un tribunale composto dai più saggi cittadini ateniesi.
La scena si immagina trasferita nell'Areopago, vengono portati i seggi per i giudici. Il coro interroga Oreste che ammette subito di aver ucciso Clitemnestra ed invoca la testimonianza di Apollo. Apollo conferma di aver ordinato ad Oreste l'uccisione della madre, quell'ordine - del resto - era conforme al volere di Zeus come sono sempre i suoi responsi.
Conclusa la discussione Atena invita i giudici a votare con un discorso che risulta come un "atto costituitivo" del tribunale di Atene che anche in futuro avrà il compito di presiedere alla giustizia ed al rispetto delle leggi.
Durante la votazione continua la schermaglia verbale fra le Erinni ed Apollo. Atena vota per ultima, dichiaratamente in favore di Oreste e stabilisce che in caso di parità l'imputato sia assolto. E' proprio ciò che avviene quando, effettuato il conteggio, i voti di assoluzione risultano in numero pari a quelli di condanna.
Per ringraziare Atena, Oreste pronuncia un giuramento di amicizia, a nome degli argivi, nei confronti degli ateniesi, quindi si allontana per far ritorno alla propria città. Vinte, le Erinni minacciano di far ricadere la propria ira sulla città e sulla regione, colpendole con la peste e le calamità. Atena dovrà usare molta pazienza ed insistenza per placarle. Infine le Erinni, accettata l'offerta di rimanere in Atene rispettate ed onorate, si trasformano in Eumenidi: pur mantenendo la loro funzione caratteristica (che consiste nella punizione dei colpevoli) divengono quindi dee benevole, garanti della giustizia, ciò a sostegno della tesi politica che voleva la paura ed il rispetto come ingredienti necessari per la pace e la giustizia sociale.