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Pericle



Uomo politico e generale ateniese, di parte democratica nonostante le origini aristocratiche della sua famiglia, fu a capo del partito popolare e introdusse importanti riforme nella costituzione ateniese.
Durante il suo governo Atene raggiunse il predominio sulla Grecia Centrale e si arricchì delle sue più famose opere artistiche e architettoniche

Biografia
La famiglia e gli anni giovanili
Figlio di Santippo e di Agariste, Pericle nacque a Atene intorno al 495 a.C. Apparteneva al demo di Colargo e la sua famiglia non mancava di prestigio: il padre era un uomo in vista, vincitore sui Persiani a Micale (479 a.C.) e avversario politico di Milziade, la madre discendeva dalla famiglia degli Alcmeonidi.
Pericle studiò con Damone e Pitoclide che gli insegnarono la musica ma anche i concetti fondamentali della politica, ma il suo maestro più importante fu il filosofo Anassagora che divenne uno dei suoi più cari amici.

L'entrata in politica
Prima di entrare attivamente in politica, Pericle cercò di raggiungere una certa notorietà con azioni di pubblica risonanza: nel 472 a.C., ad esempio, fu corego della tragedia Persiani, di Eschilo, un'opera che enfatizzava la figura di Temistocle. Nel 463 a.C. intentò un processo contro Cimone criticando il suo operato in Macedonia e accusandolo di abuso di potere.
Prese dunque posizione con la fazione democratica della quale raggiunse rapidamente i vertici divenendone leader dopo la morte di Efialte.
Nel 461 a.C., poco prima di morire, Efialte riuscì a far approvare una riforma che ridimensionava in modo significativo il potere dell'Areopago inoltre accusò di corruzione diversi giudici facendoli decadere dalle loro cariche. Venne assassinato dopo qualche mese e Pericle raccolse la sua eredità politica assumendo la direzione del partito popolare.
Nello stesso anno Cimone, capo del partito aristocratico, fu processato per aver proposta l'alleanza a Sparta ed espulso da Atene per ostracismo: l'allontanamento del suo avversario più importante fu chiaramente un evento favorevole per la successiva politica di Pericle che di fatto ottenne e mantenne per molti anni il governo dello Stato.


Politica interna
Come aristocratico a capo del partito popolare, Pericle era nella situazione di poter contare su molti consensi da tutte le fasce di popolazione ma, per contro, doveva prestare la massima attenzione a non esporsi a accuse di populismo, di demagogia e, soprattutto di aspirazione alla tirannide. Certamente graditi alla popolazione e al partito popolare furono i provvedimenti con i quali rese gratuito l'accesso ai teatri per i non abbienti o quello per ricompensare economicamente i cittadini che venivano chiamati a fungere da giurati in tribunale o ancora la riduzione dei parametri patrimoniali considerati per l'accesso alle magistrature. Con altri provvedimenti aprì alle classi inferiori la possibilità di accedere alle cariche pubbliche. Meno orientata verso il popolo fu, invece la legge che Pericle varò nel 451 che stabiliva la cittadinanza ateniese come esclusiva prerogativa di chi aveva entrambi i genitori nati in Atene.
Cimone rientrò dall'esilio nel 451 ed accettò le innovazioni democratiche trovando una soluzione di compromesso con Pericle. D'accordo con quest'ultimo avviò trattative con gli Spartani concludendo una tregua quinquennale.
Spedizioni militari
Nel 454 a.C. Pericle comandò la sua prima spedizione militare attaccando Sicione e l'Acarnania ma non riuscì a prendere Oeniadea sul Golfo di Corinto.
Nel 450 a.C. andò in aiuto alla ribellione egiziana contro il dominio persiano ma questa campagna, dopo un lungo assedio alla fortezza occupata dai nemici, si concluse con un nulla di fatto. Nello stesso anno Cimone intervenne a Salamina di Cipro dove sconfisse i Persiani, morì quindi di malattia nel 449 a.C.
Nel 448 ebbe inizio la Seconda Guerra Sacra durante la quale Pericle recuperò il controllo della Focide e di Delfi.
Dopo il colpo di stato oligarchico a Tebe del 447 gli Ateniesi furono sconfitti dai Tebani nella battaglia di Coronea e costretti a rinunciare alla Beozia. Nel 446 nuove ribellioni contro il dominio ateniese in Eubea e Megara, Pericle attaccò l'Eubea ma fu costretto a ritirarsi quando seppe che gli Spartani stavano invadendo l'Attica. Quando fu conclusa la pace con Sparta Pericle riprese la campagna contro i rivoltosi compiendo espropri e deportazioni.

Un nuovo avversario
Dopo la morte di Cimone la guida del partito aristocratico era passata a un certo Tucidide figlio di Milesia che, a detta di Plutarco, non aveva l'esperienza militare di Cimone ma era molto preparato dal punto di vista politico e giudiziario.
Nel 444 Tucidide tentò di destabilizzare Pericle accusandolo di aver disperso fondi pubblici nelle grandiose opere che stava finanziando sull'Acropoli. Pericle non provò a contraddire l'avversario la cui accusa era innegabilmente concreta, ma si offrì di rimborsare di tasca propria tutte le spese che il comune aveva sostenuto per quei monumenti a condizione che il merito della loro realizzazione fosse attribuito a lui e non alla città. Era probabilmente un bluff perché difficilmente un privato, per quanto ricco, avrebbe potuto sostenere gli enormi costi dei cantieri in corso, ma la mossa ebbe successo: il popolo al quale Pericle rivolse la proposta non intendeva rinunciare a tanta gloria e, inneggiando all'onestà di Pericle, lo autorizzò a continuare a spendere senza limiti il denaro pubblico per completare la grande realizzazione che ancora oggi testimonia la grandezza dell'antica Atene dall'alto della collina dell'Acropoli. Per Tucidide le conseguenze di questa sconfitta non furono poca cosa, egli fu infatti colpito dall'ostracismo e la scena politica rimase di nuovo sgombra di fronte a Pericle che aveva ormai instaurato il ?governo di un solo? basandosi sul suo ascendente sulla fazione popolare.

Politica estera
Il governo di Pericle accelerò la trasformazione della Lega Delioattica nell'impero di Atene: ai momenti di grave difficoltà succeduti alla sconfitta in Egitto e alle rivolte di Mileto e Eritre, Atene reagì trasferendo in città (in pratica requisendo) il tesoro federale e imponendo a tutti i membri della Lega l'uso della propria moneta.
Con questi e altri accorgimenti politici Pericle mutò la leadership ateniese in quella che avrebbe dovuto essere una lega tra pari nel ruolo di capitale di un ampio territorio ormai sottomesso.
Nel 440 ebbe inizio una guerra tra Samo e Mileto per il controllo di Priene, i Milesii chiesero l'aiuto di Atene. Pericle intervenne con l'obiettivo di porre fine al conflitto, rovesciò il governo oligarchico di Samo e si fece consegnare cinquanta ostaggi samii che trasferì a Lemno. Tuttavia un gruppo di aristocratici fuggiti da Samo riparò presso Pissutne satrapo persiano della Lidia il quale gli aiutò a recuperare gli ostaggi e fornì ai fuoriusciti un contingente di armati. Pericle attaccò di nuovo Samo e dopo nove mesi di assedio espugnò il capoluogo dell'isola, ne distrusse le mura e sequestrò le navi imponendo ai Samii il pagamento di una forte multa.
Negli anni immediatamente successivi alla vittoria su Samo, Pericle visitò le città greche della Ionia stabilendo con esse rapporti amichevoli.
I processi
Pericle, come si è detto, detenne stabilmente per oltre vent'anni il potere in Atene ma non senza opposizione. I suoi avversari attaccarono anche le persone a lui più vicine come l'amico e precettore Anassagora, lo scultore Fidia e la sua amante Aspasia.
Anassagora fu accusato da Tucidide di Milesia di diffondere dottrine contrarie all religione nonché di simpatizzare per i Persiani. Consapevole che le accuse di Tucidide miravano a screditare il suo prestigio, Pericle preferì evitare che Anassagora fosse sottoposto a un processo e lo fece fuggire da Atene.
Fu invece processato lo scultore Fidia al quale si attribuiva il furto di parte dell'oro destinato alla statua di Atena. Poiché le parti in oro della statua erano facilmente smontabili, Pericle le fece pesare dimostrando che non si erano verificati ammanchi e che Fidia era estraneo all'accusa che gli veniva mossa. Gli oppositori di Pericle passarono quindi ad accusare lo scultore di sacrilegio per aver ritratto se stesso e Pericle nelle decorazioni dello scudo della dea, condannato al carcere per questa accusa Fidia, secondo Plutarco, morì poco dopo in prigionia per malattia o per veleno, ma è probabile che sia stato espulso da Atene e sia morto in esilio.
Gli avversari di Pericle fecero leva sui sentimenti dei moralisti per accusare Aspasia, la compagna di Pericle, di lenocinio e immoralità, accuse che riguardavano Pericle che sarebbe stato beneficiario dei favori femminili procurati da Aspasia. Pericle riuscì a far assolvere la donna ma chiaramente il suo prestigio fu almeno temporaneamente oscurato dalle vicende scandalistiche di questo processo.

La Guerra del Peloponneso
Nel 435 a.C. i Corciresi insorsero contro Corinto e chiesero aiuto ad Atene, viceversa nel 432 la città di Potidea si ribellò ad Atene rivolgendosi ai Corinzi per chiedere rinforzi. Gli Ateniesi riuscirono ad espugnare Potidea soltanto dopo due anni di assedio.
Ma il vero casus belli fu quello di Megara che schieratasi con Corinto si vide bloccare gli approvvigionamenti primari da parte degli Ateniesi. A questo punto Corinzi e Megaresi sottoposero il caso agli Spartani che considerarono l'embargo un abuso intollerabile. E fu la guerra.
Molto si è scritto e discusso sul rigido atteggiamento di Pericle nei confronti di Megara. Certamente Pericle sapeva che i suoi provvedimenti contro Megara avrebbero avuto gravi conseguenze, non fu quindi per errore che provocò, o contribuì a provocare la Guerra del Peloponneso. Probabilmente lo statista, prevedendo la guerra, volle farla scoppiare in un momento di grande potenza militare e finanziaria della sua città. Più difficile è dire se avesse sopravvalutato le risorse di Atene e le capacità di resistenza dei suoi concittadini o sottovalutato la portata del conflitto. Certamente nel 432 e 431, mentre respingeva gli ambasciatori di Sparta e si preparava ad affrontare l'impresa bellica più importante della sua epoca non poteva prevedere che ben presto a sconvolgere i piani e gli equilibri sarebbe intervenuta la grande epidemia di peste del 430.
La morte
Per la prima volta nel 430 Pericle non riuscì a fronteggiare i suoi avversari che lo accusavano di aver trascinato Atene in guerra verso la rovina. Pericle aveva fatto trasferire in città molte persone dal contado per avere un territorio ristretto da difendere in caso di attacco nemico, questa sua precauzione fu tuttavia materiale per le accuse dei suoi avversari che attribuirono il contagio all'eccessiva concentrazione degli abitanti e ai problemi igienici che ne derivavano.
Dopo una sfortunata spedizione a Epidauro, Pericle venne processato, condannato al pagamento di una forte multa e privato del comando militare.
Turbato dalla perdita dei figli e di molti consanguinei a causa dell'epidemia, Pericle si ritirò dalla politica ma presto venne richiamato per mancanza di un comandante con le sue capacità.
In questo ultimo scorcio della sua attività Pericle fece annullare la legge da lui stesso emanata molti anni prima che negava la cittadinanza ateniese a figli di unioni miste, in questo modo fece riconoscere cittadino di Atene il figlio Pericle detto il Giovane, nato dalla sua relazione con Aspasia.
Lo stesso Pericle non fu risparmiato dall'epidemia ma, stando a Plutarco, nel suo caso il morbo ebbe un lento decorso privandolo a poco a poco della forze.
Morì nel 429 a.C.

Le grandi realizzazioni
La memoria di Pericle è legata alle grandi opere che riuscì a realizzare durante il suo governo. Atene recava ancora i segni lasciati dalle guerre persiane e quando si trovò ad avere l'egemonia sul Mare Egeo non aveva certamente l'aspetto di una grande capitale. Pericle varò grandi lavori pubblici con il duplice scopo di abbellire ed arricchire di monumenti la città e di creare occupazione per la popolazione. Per finanziare questi lavori decise di attingere ai fondi federali della Lega Delio-Attica, difendeva la legittimità di questa affermazione con un argomento molto semplice ma che bastò a quietare almeno in parte le critiche: i confederati versavano il contributo per essere difesi da nemici esterni, Atene con la sua flotta e le sue risorse militari garantivano questa difesa, era quindi lecito che ne fosse ripagata con i fondi comuni.
Affidandone la direzione all'amico Fidia, Pericle varò la realizzazione della zona monumentale di Atene, sulla collina dell'Acropoli: i Propilei, il Partenone, la statua colossale di Atena sono alcune delle opere più famose nate da quelle iniziative che ancora oggi rappresentano i vertici raggiunti dalla cultura e dall'arte dei Greci

L'uomo
Dalle fonti si ricava il profilo di un uomo riservato, che amava detenere il potere ma non ostentarlo, che si era posto a capo del partito popolare ma continuava a mantenere un certo distacco dalla folla dei suoi sostenitori.
Per avere il favore del popolo, racconta Plutarco, Pericle non faceva mai mancare spettacoli e banchetti, feste e divertimenti.
Molto fece contro la povertà, creando occupazione con le sue opere pubbliche e deducendo colonie che accoglievano migliaia di persone altrimenti inoperose. Una sua iniziativa fu quella di stipendiare ogni anno centinaia di cittadini per far loro trascorrere un periodo di otto mesi in mare con navi della flotta imparando così i fondamenti della nautica.
Ancora Plutarco racconta un curioso particolare dell'aspetto di Pericle: il suo corpo era ben proporzionato ma la parte posteriore del suo capo era allungato oltre misura, difetto che veniva nascosto nelle statue con un elmo e veniva a volte deriso dai poeti comici.



Riferimenti letteratura:
  • Tucidide - La Guerra del Peloponneso
  • Aristotele - La costituzione degli Ateniesi
  • Strabone - Geografia
  • Valerio Massimo - Fatti e detti memorabili
  • Plutarco - Vite di Pericle e Fabio Massimo



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