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Riferimenti Genealogici

Genitori:
  • Ludovico Buonarroti

  • Michelangelo Buonarroti



    Uno dei più grandi artisti di tutti i tempi, autore di insuperabili capolavori e straordinario innovatore nella pittura, nella scultura e nell'architettura, Michelangelo Buonarroti fu uno dei protagonisti del Rinascimento e le sue opere influenzarono profondamente l'arte della generazione successiva.


    Famiglia
    Michelangelo Buonarroti nacque il 6 marzo 1475 a Caprese, nel Casentino, oggi Caprese Michelangelo, in provincia di Arezzo. Era figlio di Ludovico di Leonardo Buonarroti Simoni e di Francesca di Neri del Miniato del Sera.
    La famiglia Buonarroti Simoni era fiorentina e viveva normalmente a Settignano ma alla nascita di Michelangelo si trovava a Caprese perché il padre Ludovico aveva avuto l'incarico di podestà di Chiusi e Caprese. Esaurito questo mandato i Buonarroti tornarono a nella loro casa di Settignano a pochi chilometri da Firenze, in una zona di estrazione del marmo. Il piccolo Michelangelo ebbe come balia la moglie di uno scalpellino.
    I Buonarroti Simoni facevano risalire le proprie origini ai conti di Canossa, in particolare a un messer Simone appartenente a quella casata che fu podestà di Firenze. Il cognome della famiglia derivò nel tempo dal nome proprio Buonarroto portato da molti membri mentre dal nome del Simone podestà derivò il secondo cognome Simoni
    La madre morì nel 1481 .

    Apprendistato
    Il padre Ludovico volle mandare Michelangelo a scuola a Firenze per imparare la grammatica dall'umanista Francesco Galatea da Urbino. Presto l'irresistibile vocazione artistica del giovane prevalse su ogni altro progetto e quando l'amico Francesco Granacci lo presentò al Ghirlandaio del quale era allievo, Michelangelo entrò nella bottega del pittore nonostante l'opposizione del padre e dei fratelli (1487).
    Nel 1489 fu introdotto nel Giardino di San Marco, una sorta di scuola di scultura che Lorenzo il Magnifico aveva istituito a Firenze, dove gli allievi potevano studiare le opere della collezione medicea e realizzarne di proprie usufruendo degli insegnamenti di un anziano scultore di nome Bertoldo già allievo di Donatello. L'impressione che la prima prova di Michelangelo fece su Lorenzo volle che, stando al Vasari, il giovane vivesse nella sua casa e pranzasse alla sua tavola.
    Durante questo periodo Michelangelo produsse le sue prime opere dimostrando di padroneggiare varie tecniche di scultura, dal bassorilievo della Madonna della Scala, all'altorilievo della Battaglia dei Centauri, al tutto tondo del Giovane Arciere ritrovato in tempi relativamente recenti ed attualmente conservato al Metropolitan Museum di New York.

    Prime commissioni
    Lorenzo de' Medici morì l'8 aprile 1492 e il suo posto fu occupato dal figlio Piero, tanto dissimile dal padre da meritare il soprannome di Fatuo. Michelangelo lasciò la dimora medicea e tornò a vivere con il padre continuando i propri studi. Piero lo raccomandò al frati agostiniani del convento di Santo Spirito che lo ospitarono e gli misero a disposizione un locale nel quale studiare anatomia sui cadaveri ?forniti? dall'ospedale annesso al convento Per la chiesa di Santo Spirito, Michelangelo scolpì un Crocifisso in legno che attualmente si trova nella sagrestia dopo essere stato a lungo esposto nel Museo di Casa Buonarroti.

    Primo soggiorno a Bologna
    Nel 1494, sentendosi in pericolo per la sua vicinanza ai Medici che stavano per essere banditi, Michelangelo lasciò Firenze e, dopo una breve sosta a Venezia, si recò a Bologna.
    Dopo pochi giorni capitò a Michelangelo una piccola disavventura raccontata sia dal Vasari, sia dal Condivi: non avendo di che pagare una multa si trovò in difficoltà e stava per essere arrestato quando un gentiluomo di nome Giovan Francesco Aldrovandi, casualmente presente al momento dell'arresto, avendo saputo che si trattava di uno scultore lo fece liberare. Aldrovandi ospitò Michelangelo per circa un anno. Durante il soggiorno bolognese Michelangelo ebbe per interessamento del suo ospite la commissione di due statue per la chiesa di San Domenico. Dopo averle completate ed aver incassato il compenso pattuito venne a sapere che uno scultore bolognese sosteneva che quell'incarico gli era stato sottratto con l'inganno. Per evitare problemi, Michelangelo tornò a Firenze dove nel frattempo la situazione politica si era normalizzata, si era nel 1495.

    A Firenze
    Reggeva Firenze il governo repubblicano (1494-1498) promosso dal Savonarola. Alcuni esponenti della famiglia dei Medici erano rientrati in città e formavano il gruppo dei ?Popolani?, fra questi era Lorenzo di Pierfrancesco, mecenate e collezionista d'arte che commissionò a Michelangelo due statue: San Giovannino e un Cupido Dormiente. Con quest'ultima opera Lorenzo attuò una truffa riuscendo a venderla come autentica opera antica (non si sa se Michelangelo ne fosse a conoscenza). Ad acquistare il falso fu il cardinale Raffaele Riario, ricchissimo collezionista, ma quando comprese l'inganno il cardinale pretese la restituzione del danaro. Tuttavia, impressionato dalla qualità del Cupido volle conoscerne l'autore e convocò Michelangelo a Roma (1496).

    A Roma
    Michelangelo fu ospitato nell'abitazione di Jacopo Galli, un gentiluomo romano vicino al cardinal Riario, per il quale scolpì il Bacco che oggi si trova al museo del Bargello a Firenze. A questo periodo risalgono alcuni dipinti: la Madonna di Manchester, Deposizione per la chiesa romana di S. Agostino, San Francesco che riceve le stigmate (perduto).

    La Pietà
    Michelangelo non apprezzò il cardinal Riario come esperto d'arte, tuttavia fu grazie alle sue relazioni e a quelle di Jacopo Galli che entrò in contatto con il cardinale francese Jean de Bilhères de La Groslay che gli chiese di scolpire una Pietà per la chiesa di Santa Petronilla. A ventitrè anni Michelangelo scolpì quello che viene considerato, a livello mondiale, una delle più importanti opere di scultura: la Pietà che dal 1517 si trova in Vaticano nella Basilica di San Pietro.

    Il Davide
    Tornato a Firenze, Michelangelo chiese un grande blocco di marmo inutilizzato che giaceva nel cantiere di Santa Maria del Fiore: un altro scultore aveva iniziato a scolpirlo ma aveva sbagliato l'impostazione dell'opera. Il gonfaloniere Piero Soderini glielo concesse considerandolo inutile e Michelangelo, tra il 1501 e il 1504, ne fece il suo Davide che venne poi trasportato in piazza della signoria con una macchina appositamente realizzata da Giuliano e Antonio da Sangallo.
    Nello stesso periodo fiorentino Michelangelo realizzò altre opere tra cui il San Matteo non finito che si trova all'Accademia di Firenze, un altro Davide in bronzo oggi perduto, alcune statue per la cattedrale di Siena e il famoso Tondo Doni, dipinto per il ricco Agnolo Doni con il quale l'artista ebbe una difficile trattativa per il prezzo.
    Nel 1504, su commissione di Piero Soderini preparò un grande cartone per un affresco da realizzare nel Palazzo Vecchio raffigurante la Battaglia di Cascina, un episodio della guerra di Pisa. L'affresco non venne realizzato ma il cartone fu a lungo studiato da vari artisti ed infine frazionato in molte parti oggi disperse in diversi musei.

    La tomba di Giulio II
    (1505-1542)
    La realizzazione del monumento funebre di Giulio II fu probabilmente l'opera più travagliata di Michelangelo a partire dalla trattativa con il pontefice che durò diversi mesi. Il progetto originale prevedeva quaranta statue ma fu più volte rivisto e ridimensionato a causa di altri impegni dell'artista che veniva conteso tra più committenti: il papa, i Medici di Firenze, il duca di Urbino.
    Michelangelo riprese più volte il progetto e più volte lo dovette sospendere per un arco di quasi quaranta anni e fu costretto a lasciare ad altri artisti la realizzazione di varie parti del monumento. Il risultato finale fu certamente di dimensioni minori del previsto ma comprendeva la statua del Mosè, uno dei capolavori del maestro. L'opera fu collocata nella chiesa romana di San Pietro in Vincoli.

    Il Mosè
    (1513-1515)
    La statua di Mosè, alta 235 cm, si inseriva nel progetto originale come una delle quattro figure sedute di grandi dimensioni che avrebbero dovuto occupare il registro superiore del monumento funebre.
    Mosè è rappresentato con le tavole della legge, la grande barba fluente e, sul capo, due protuberanze simili a piccoli corni, elementi classici dell'iconografia che si riferiscono ai "raggi di luce" che ornavano la testa del profeta alla discesa dal Sinai.
    Dal carteggio di Michelangelo è emerso un sorprendente particolare, per altro non confermato dai biografi contemporanei: la testa della statua sarebbe stata "girata" nel 1542. Lo scultore avrebbe rimodellato il capo e parte del torace facendo in modo che la statua guardi verso la sua sinistra. Secondo alcuni Michelangelo volle che il suo personaggio distogliesse lo sguardo dall'altare dove venivano concesse le indulgenze.

    La Cappella Sistina
    (1508-1512)
    Su commissione del papa Giulio II, Michelangelo affrescò la volta della Cappella Sistina. Impiegò quasi cinque anni per portare a termine il grandioso affresco (oltre 40 m.q.) lavorando prevalentemente da solo a venti metri dal suolo.
    Quando accettò l'incarico, dopo una movimentata trattativa, Michelangelo era già famoso come scultore mentre le sue capacità di pittore non erano ancora state adeguatamente dimostrate. Ne approfittavano i suoi avversari che per gelosia o per clientelismo volevano che il papa scegliesse altri artisti, ma Giulio II rimase inamovibile nella sua scelta e il pennello di Michelangelo gli ha dato certamente ragione.
    (informazioni più approfondite di trovano nella pagina dedicata alla Cappella Sistina).

    La sagrestia nuova di San Lorenzo a Firenze
    (1524-1534 circa)
    La basilica di San Lorenzo a Firenze ospitava le tombe della famiglia Medici nella cripta e nella sagrestia, opera quest'ultima di Brunelleschi e Donatello, ma quando morirono Giuliano de'Medici duca di Nemours e Lorenzo de Medici duca di Urbino, la chiesa non offriva spazi adatti per accogliere le loro sepolture. Il papa Leone X, fratello di Giuliano di Nemours, decise di abbandonare il progetto della facciata di San Lorenzo per liberare Michelangelo e commissionargli la realizzazione della Sagrestia Nuova.
    L'incarico fu ufficialmente conferito a Michelangelo nel 1523 e l'artista presentò diversi progetti al papa e al cardinale Giulio de' Medici. Quest'ultimo fu a sua volta eletto papa il 19 novembre 1523 e prese il nome di Clemente VII. Durante il suo pontificato si verificò il tragico episodio del sacco di Roma operato dalle truppe imperiali di Carlo V. Seguì la ribellione di Firenze, il duca Alessandro de'Medici venne esiliato e fu insediato un governo repubblicano. Nonostante i suoi rapporti con i Medici, Michelangelo si schierò con i ribelli e lavorò alle fortificazioni di Firenze.
    Nel 1530, caduta la repubblica fiorentina, Michelangelo fu dichiarato ribelle ma venne perdonato da Clemente VII e nel 1527 riprese i lavori in San Lorenzo.
    I lavori procedettero con difficoltà ed interruzioni mentre Michelangelo era impegnato anche in altri progetti (la Biblioteca di San Lorenzo e il monumento funebre di Giulio II). Nel 1534 Michelangelo si trasferì a Roma per non tornare mai più a Firenze. Benché alcuni componenti del progetto non fossero stati realizzati, la Sagrestia Nuova fu considerata completa.
    Madonna Medici, Tomba di Lorenzo de'Medici duca di Urbino, Aurora, Crepuscolo, Giorno, Notte, ecc.

    Il Giudizio Universale
    Oltre vent'anni dopo il completamento della volta, Clemente VII nel 1533 commissionò a Michelangelo un affresco per la parete dietro l'altare della Cappella Sistina. Michelangelo iniziò il lavoro nel 1534 trasferendosi definitivamente a Roma.
    Per preparare la superficie da affrescare fu necessario distruggere alcuni affreschi preesistenti: la Pala dell'Assunta del Perugino, le prime due scene dei cicli di Mosè e di Cristo dipinte dagli artisti del Quattrocento, e due delle lunette facenti parte della volta, opere dello stesso Michelangelo. Si dovettero inoltre murare due finestre.
    La superficie dell'affresco misura 180 metri quadri, Michelangelo impiegò cinque anni per dipingere le quattrocento figure che animano la grandiosa scena.

    Michelangelo architetto
    Oltre alla scultura e alla pittura, il genio di Michelangelo si espresse anche nell'architettura. A Firenze i suoi progetti riguardano prevalentemente l'ambiente mediceo: la Basilica di San Lorenzo, chiesa ?di famiglia' dei Medici nella quale Michelangelo realizzò la Sagrestia nuova, la Biblioteca Laurenziana (Sala di lettura e Vestibolo).
    Gli ultimi anni della vita, che Michelangelo trascorse a Roma, lo videro progettare grandiose realizzazioni, parte delle quali furono completate da altri architetti dopo la sua morte. Fu direttore del cantiere della Basilica di San Pietro per diciotto anni, progettò la cupola e ne diresse la costruzione fino al tamburo, in seguito l'opera fu completata sui suoi disegni con poche modifiche.
    Si occupò anche della sistemazione della Piazza del Campidoglio, di Porta Pia, della Basilica di Santa Maria degli Angeli. Realizzò inoltre la facciata del Palazzo Farnese

    Morte
    Michelangelo morì il 18 febbraio 1564 all'età di ottantanove anni nella sua casa di Piazza Macel de Corvi. Aveva lavorato fino agli ultimi giorni della vita e lasciava incompiuto il suo ultimo capolavoro, la Pietà Rondanini.
    La salma fu deposta provvisoriamente nella chiesa romana di Ss. Apostoli e pochi giorni dopo fu trasferita a Firenze da Lionardo Buonarroti, nipote dell'artista. Stando al racconto di Vasari il trasferimento avvenne di nascosto perché le autorità romane intendevano dedicare a Michelangelo un adeguato monumento funebre in San Pietro.
    In un primo momento un comitato costituito per organizzare le esequie aveva deciso di tumulare Michelangelo nella Basilica di San Lorenzo, ma al suo arrivo a Firenze la salma fu deposta in Santa Croce.
    Qui il 14 luglio 1564 si tenne una solenne cerimonia ed il corpo di Michelangelo fu definitivamente sistemato in Santa Croce nel monumento funebre disegnato da Vasari. Tre statue rappresentanti la pittura, la scultura e l'architettura, piangono presso il sarcofago nel quale riposa l'artista.


    Riferimenti letteratura:
  • Giorgio Vasari - Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti




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