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Io



Fanciulla di Argo, figlia di Inaco, sacerdotessa di Era. Invaghitosi di lei Zeus le ispirò sogni erotici spingendola a recarsi presso il lago di Lerna, qui l'aveva presa avvolgendola in una fitta nebbia.
Il suo amore con Zeus ingelosì la dea. Zeus allora la la mutò in giovenca ma Era la ritrovò e la pretese come cosa sua, essendo Io sua sacerdotessa. Era affidò Io al prodigioso Argo il quale, ucciso da Ermes, lasciò i suoi cento occhi per la coda del pavone.
Zeus, assunta la forma di toro, amò Io. Stimolata da un 'assillo tormentoso', cioè da un tafano, Io vagò di terra in terra, fino in Egitto dove, secondo la tradizionale identificazione greca, fu venerata come dea Iside. Dall'unione di Zeus con Io nacque Epafo
Nel primo libro delle sue Storie, Erodoto propone un approccio razionalistico al mito ipotizzando che Io fosse stata rapita da naviganti fenici.


Riferimenti letteratura:
  • Inni Omerici
  • Eschilo - Prometeo Incatenato
  • Eschilo - Supplici
  • Erodoto - Storie
  • Ovidio - Fasti
  • Ovidio - Metamorfosi
  • Igino - Fabulae
  • Properzio - Elegie
  • Diodoro Siculo - Biblioteca storica
  • Pausania - Descrizione della Grecia
  • Pseudo-Apollodoro - Biblioteca
  • Luciano di Samosata - Dialoghi marini, degli dei e delle cortigiane
  • Nonno di Panopoli - Dionisiache

  • Riferimenti Genealogici

  • Padre: Inaco
  • Madre: Melia
    Fratelli e sorelle:
  • Foroneo
  • Egialeo

    Indice sezione