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PUBLIO CORNELIO TACITO
STORIE
LIBRO PRIMO
Prima di iniziare il racconto
Tacito
avverte che parlerà di un periodo tristissimo, denso di sciagure, guerre, abusi e ingiustizie durante il quale molti persero la vita e
Roma
fu devastata dalla violenza.
Egli è consapevole, scrivendo alcuni decenni più tardi, di poter parlare di quei tempi con libertà maggiore di quella che gli storici dell'epoca potevano permettersi, quindi decide di affrontare quel periodo rimandando ad un'altra opera gli accadimenti del tempo di "rara felicità" che egli stesso ha vissuto sotto
Nerva
e
Traiano
.
Il primo libro ha inizio con l'anno del consolato di
Servio Sulpicio Galba
e
Tito Vinio Rufino
(
69 d.C.
), anno della morte di
Nerone
.
Le legioni proclamarono imperatore
Galba
ma questa decisione non piacque a tutti. Molti lo ritenevano troppo vecchio o troppo avaro. I pretoriani erano stati spinti alla ribellione dal prefetto
Ninfidio Sabino
il quale mirava a prendere il potere ma ora molti di loro erano dubbiosi e temevano la ben nota disciplina di
Galba
.
Fra gli uomini di
Galba
erano
Tito Vinio
e
Cornelio Lacone
, due pessimi soggetti che sparsero sangue al rientro di
Galba
a
Roma
uccidendo il console designato
Cingonio Varrone
e il consolare
Petronio Turpiliano
senza dar loro alcuna possibilità di difendersi.
Roma
era piena di soldati: quelli di
Galba
reduci dalla
Spagna
e le truppe di
Germani
, Britanni ed
Illiri
assoldate da
Nerone
.
In
Africa
Trebonio Garuciano uccise Claudio Macro per ordine di
Galba
, in
Germania
fu ucciso
Fonteio Capitone
da Cornelio Aquino e Fabio Valente che agirono di propria iniziativa.
Nelle province: la
Spagna
era governata da Cluvio Rufo, poco esperto di cose militari, in
Germania
dopo la morte di
Capitone
le legioni erano prive di comandante.
Le legioni stanziate nelle province settentrionali disprezzavano il loro comandante Ordonio Flacco che era vecchio e gottoso. Nella
Germania Meridionale
,
Galba
inviò
Vitellio
. Le legioni in
Britannia
e quelle in
Illiria
erano quiete. Governava la
Siria
Licinio Muciano
, personaggio notevole dotato di grandi capacità ma non privo di vizi.
In
Giudea
si combatteva ed il comandante romano era
Vespasiano
, non avverso a
Galba
.
Le altre province erano tutte rette da procuratori, pronti a servire il più forte. Lo stesso spirito vigeva in
Italia
quando
Galba
e
Vinio
assunsero il consolato.
Poco dopo giunse la notizia che le legioni della
Germania Superiore
chiedevano un altro imperatore, lasciando la scelta al popolo e al senato.
Mentre iniziava una nuova competizione per il potere imperiale (il console
Vinio
fu da subito sostenitore di
Otone
),
Galba
preoccupato per la situazione decise di adottare
Calpurnio Pisone Frugi Liciniano
, appartenente a nobile famiglia e imparentato con
Pompeo
e
Crasso
. Quando annunciò pubblicamente la sua decisione
Galba
non destinò donativi ai soldati come era consuetudine in simili circostanze. Probabilmente il gesto intendeva essere una severa punizione per le insubordinazioni ma, come osserva
Tacito
, un comportamento più generoso avrebbe certamente giovato alle fortune di
Galba
.
Si stabilì quindi di inviare agli eserciti sollevatisi in
Germania
degli ambasciatori che furono scelti da
Galba
con poca accortezza e si emanarono decreti per tentare di recuperare, almeno in parte, il tesoro che
Nerone
aveva sperperato.
Intanto liberti e cortigiani congiuravano contro l'anziano imperatore stringendosi intorno a
Otone
il quale, incoraggiato dagli indovini, si preparava a prendere il potere.
La sera del 14 gennaio tutto era pronto ma i congiurati ritennero pericoloso agire di notte e rimandarono l'azione. La mattina del 15, mentre
Galba
sacrificava,
Otone
si allontanò con una scusa e si recò al Foro dove fu proclamato imperatore dalla folla e dai soldati.
Quando la notizia giunse al palazzo imperiale,
Pisone
parlò con la coorte che era di guardia per procurare protezione all'imperatore e a se stesso e i sostenitori di
Galba
organizzarono la difesa mentre si spargeva la notizia falsa della morte di
Otone
.
Intanto
Otone
arringava alle legioni che lo avevano scelto per spronarle ad eliminare
Galba
e i suoi uomini. Presto i rivoltosi si scatenarono ed attaccarono il palazzo, invasero il Foro e il
Campidoglio
.
Galba
fu ucciso presso il
Lago Curzio
e il suo corpo fu fatto in pezzi; fu ucciso
Tito Vinio
e
Pisone
, benché ferito, cercò rifugio nel
Tempio di Vesta
ma venne trovato ed ucciso a sua volta.
I soldati insorti sfilarono la città recando le teste mozzate degli uccisi sulle punte delle lance.
Si nominarono nuovi prefetti del pretorio e la carica di prefetto della città fu conferita a
Flavio Sabino
, fratello di
Vespasiano
, che l'aveva già detenuta sotto
Nerone
.
Alla sera i senatori accorsero per tributare onori e adulazione al nuovo imperatore mentre le vittime della rivolta venivano sepolte e onorate come possibile dai parenti.
Pisone
aveva trentun'anni e la sua vita sotto
Claudio
e sotto
Nerone
aveva conosciuto molte disgrazie.
Tito Vinio
aveva quarantasette anni, la sua era stata la vita torbida di un avventuriero con periodi di onore ed altri di vergogna, si era arricchito grazie all'amicizia di
Claudio
.
Galba
moriva a settantatre anni, durante la vita aveva conosciuto la gloria militare e aveva retto con onestà prima l'
Africa
poi la
Spagna
, era stato felice sotto cinque imperatori ed infelice durante il proprio regno.
Intanto giunse la notizia che le legioni in
Germania
avevano proclamato imperatore
Vitellio
, notizia terribile perché significava l'inizio di una nuova guerra civile.
Vitellio
era incoraggiato a prendere il potere dai suoi legati Fabio Valente e
Aulo Cecina
.
La rivolta aveva avuto inizio con le legioni quarta e diciottesima che avevano abbattuto le immagini di
Galba
, poco dopo Fabio Valente con la prima legione aveva raggiunto
Vitellio
a
Colonia
e lo aveva salutato imperatore.
Ancora una volta alla proclamazione dell'imperatore seguirono proscrizioni e condanne: molti sostenitori di
Galba
, o comunque potenziali avversari, furono giustiziati, con altri invece si usò clemenza per opportunismo o per paura. Fu il caso di
Giulio Civile
che vide confermata la grazia già accordatagli da
Galba
perché era capo dei
Batavi
, popolazione potente e bellicosa che incuteva timore.
Valerio Asiatico
legato della Belgica, Giunio Bleso governatore della
Gallia Lionese
,
Trebellio Massimo
e Roscio Celio comandanti in
Britannia
passarono dalla parte di
Vitellio
.
Vitellio
assegnò la guida all'esercito in
Italia
ai suoi legati Valente e
Cecina
.
Durante la marcia i soldati di Valente fecero una strage immotivata nel territori dei
Treveri
e procedendo non trovarono altre città che li accogliessero serenamente. Valente dovette anche ristabilire la disciplina quando scoppiò una contesa fra i legionari e gli ausiliari batavi. Tuttavia nel complesso, anche se i soldati avanzarono minacciando, derubando e ricattando i danni subiti dalle popolazioni civili furono relativamente contenuti.
Diversamente andò il trasferimento delle legioni guidate da
Cecina
che si scontrarono con gli Elvezi e ne fecero a pezzi molte migliaia. Dopo la sanguinosa battaglia
Cecina
rimise a
Vitellio
il destino dei superstiti e della loro capitale Aventico. L'eloquenza degli ambasciatori elvetici indusse
Vitellio
ad usare clemenza. Intanto giunse la notizia che molte città dell'
Italia
settentrionale erano favorevoli a
Vitellio
.
Da parte sua
Otone
aveva iniziato a governare e per mostrarsi magnanimo aveva perdonato Mario Celso, già sostenitore di
Galba
, e ne aveva fatto uno dei comandanti del suo esercito.
In quei giorni fu condannato a suicidarsi
Tigellino
, l'infame consigliere di
Nerone
che era riuscito a superare anche il regno di
Galba
procurandosi l'amicizia di
Vinio
. Si salvò invece dalle molte accuse Galvia Crispinilla, amante di
Nerone
poi passata in
Africa
dove aveva istigato Clodio Macro alla ribellione.
Inizialmente
Otone
e
Vitellio
si scambiarono lettere cortesi invitandosi l'un l'altro a non opporre resistenza e promettendosi onori e ricompense per passare poi agli insulti e quindi all'invio di sicari.
Mentre
Vitellio
organizzava la guerra,
Otone
governava come se fosse in pace varando provvedimenti e conferendo cariche. Fece rialzare le statue di Poppea e forse avrebbe riabilitato
Nerone
per conquistare la simpatia di una parte del popolo.
Approfittando della situazione interna dell'impero i Sarmati attaccarono la
Mesia
Mesia
e vi fecero scorrerie e saccheggi finché non furono massacrati dalla terza legione che, superiore per armamento e tecnica di combattimento, ebbe facilmente la vittoria.
Dalla parte di
Otone
si erano schierate la
Dalmazia
, la
Pannonia
, la Mesia, la
Spagna
, le province africane e gli eserciti di
Siria
e
Giudea
,
Vitellio
aveva le legioni della
Germania Inferiore e Superiore
, l'
Aquitania
, la
Spagna
e la
Gallia Narbonese
.
Quest'ultima provincia fu l'obiettivo che
Otone
decise di attaccare. Affidò l'organizzazione dell'impresa a Antonio Novello, Svedio Clemente e Emilio Pacense con la supervisione del suo liberto Osco. Scelse come comandanti
Svetonio Paolino
, Mario Celso e Annio Gallo, affidò il comando supremo a
Licinio Proculo
prefetto dei pretoriani.
Il 14 marzo 69
Otone
partì con la sua armata dopo aver affidato il governo della città e dell'impero al fratello Salvio Tiziano.
LIBRO SECONDO
Tito
figlio di
Vespasiano
era partito dalla
Giudea
per
Roma
per rendere visita a
Galba
ma giunto a
Corinto
era stato informato della morte dello stesso
Galba
e della guerra in corso fra
Otone
e
Vitellio
e dopo un momento di incertezza aveva deciso di tornare indietro.
Durante il viaggio di ritorno
Tito
visitò il tempio di
Venere di Pafo
ed interrogò l'oracolo ottenendo responsi favorevoli per se e per il padre. Tornato in
Giudea
trovò che
Vespasiano
e
Muciano
avevano sottomesso l'intera regione ma
Gerusalemme
resisteva ancora all'assedio.
Le legioni di
Vespasiano
e quelle di
Muciano
avevano già giurato fedeltà a
Otone
, i due comandanti alla morte di
Nerone
avevano deposto ogni rivalità e si erano accordati anche grazie all'efficace mediazione di
Tito
.
In quel periodo un oscuro personaggio, schiavo del
Ponto
e liberto italiano, sfruttò una certa somiglianza con
Nerone
per farsi passare per il defunto imperatore e trovare il modo di depredare la popolazione dell'isola di Citno. Smascherato da Aulo Calpurnio Asprenate governatore della Galazia e della
Panfilia
, fu messo a morte.
A
Roma
il ricco Vibio Crispo riuscì a far condannare il cavaliere Annio Fausto che era stato una spia di
Nerone
in base a una legge varata sotto
Galba
. Vibio Crispo, che era colpevole dello stesso comportamento, riuscì ad ottenere la condanna di Fausto e la propria incolumità corrompendo giudici e senatori.
L'inizio della guerra fu incoraggiante per
Otone
che vide riunirsi sotto il suo comando la moltitudine dei soldati delle legioni che gli avevano giurato fedeltà. Tuttavia non tutti i suoi ufficiali erano in grado di mantenere la disciplina e si verificarono molti abusi e atti di violenza dei soldati ancora in territorio italiano. Per rappresaglia contro i tentativi di resistenza della popolazione ligure, i soldati di
Otone
in marcia verso la
Gallia Narbonese
devastarono Ventimiglia e ne massacrarono gli abitanti.
La prima battaglia fu vinta dagli otoniani e le legioni di
Vitellio
subirono gravi perdite.
Il procuratore della Corsica Decimo Pacario che odiava
Otone
decise di portare aiuto a
Vitellio
ed indisse un reclutamento forzato ma gli isolani non gradirono l'iniziativa ed uccisero Pacario ed i suoi collaboratori.
Nonostante gli inizi favorevoli per
Otone
, la gente in
Italia
era stanca di combattare e le truppe di
Cecina
occuparono facilmente la Pianura Padana.
A
Piacenza
un modesto gruppo di soldati
Batavi
sparse il panico e si diffuse la voce non vera che fosse arrivato
Cecina
in persona con un grosso esercito. Spurina che aveva il comando delle forze di
Otone
a
Piacenza
fortificò la città dopo aver pazientemente dissuaso i suoi soldati a non compiere azioni avventate.
Quando
Cecina
giunse veramente assediò
Piacenza
che resistette validamente tanto che i vitelliani ripassarono il Po puntando su
Cremona
. Spurina avvertì Annio Gallio che sopraggiungeva in suo soccorso e Gallo deviò per intercettare
Cecina
e si fermò a Bedriaco fra
Verona
e
Cremona
.
La prima battaglia fu vinta dagli otoniani grazie a Celso che manovrò abilmente le sue forze mettendo gli avversari in gravi difficoltà, tuttavia
Svetonio Paolino
non fu altrettanto abile e rapido e fornì al nemico il modo di portarsi al sicuro contenendo le perdite.
Intanto a
Pavia
i
Batavi
che militavano nell'esercito di Valente si ribellarono contro il loro comandante accusandolo di aver sottratto loro dei bottini conquistati e furono sedati da Alfeno Varo che facendogli credere che Valente fosse morto li pose a confronto con la loro incapacità di agire senza un comandante.
Otone
si confrontò con i suoi più stretti collaboratori: i tre comandanti
Svetonio Paolino
, Celso e Gallo consigliarono di temporeggiare mentre Tiziano e Licinio Proculo insistettero per combattare subito.
Otone
accettò il consiglio dei secondi. Decise anche di ritirarsi a Brescello e non prendere parte ai combattimenti e questo fu, secondo
Tacito
, un errore fatale perché i soldati si fidavano solamente di lui.
Otone
assegnò a
Flavio Sabino
il comando dei soldati che avevano in precedenza obbedito a Claudio Macro e ordinò a Vestricio Spurina di lasciare una guardia a
Piacenza
e unirsi all'esercito contro i vitelliani.
La battaglia di Bedriaco viene descritta da
Tacito
in modo molto drammatico, alla fine i vitellini prevalsero e fecero strage degli avversari perché non si fanno prigionieri nelle guerre civili.
L'indomani della battaglia gli otoniani proposero la pace e i vitelliani accettarono ed insieme piansero le comuni miserie e gli orrori della guerra. Quanti portarono la notizia della sconfitta ad
Otone
cercarono di confortarlo e di convincerlo a resistere insistendo sul coraggio e sulla fedeltà dei suoi soldati, ma
Otone
nobilmente affermò che la sua vita non valeva quanto quella dei troppi soldati che sarebbero caduti se la guerra non avesse avuto fine e, congedati quanti erano con lui, si concesse una notte di quiete. All'alba si tolse la vita con un pugnale. Aveva trentasette anni, era nato a Ferente, suo padre era stato console, suo nonno pretore.
A
Roma
i senatori si affrettarono a adulare
Vitellio
mentre i volsati vincitori sparsi per l'
Italia
si davano al saccheggio e alla violenza contro la popolazione.
Vitellio
, che ancora non sapeva di aver vinto, era in
Gallia
e tentava di reclutare altre forze, ma una volta informato mosse verso
Roma
.
In
Africa
il procuratore Lucio Albinio venne ucciso e le considerevoli forze che aveva a disposizione passarono a
Vitellio
.
Vitellio
fece sosta a
Lione
dove elogiò pubblicamente
Cecina
e Valente e fece sopprimere tutti i centurioni fedeli a
Otone
.
Svetonio Paolino
e Licinio Proculo riuscirono a convincere
Vitellio
di aver tradito
Otone
e furono assolti. Salvio Tiziano venne scusato in quanto fratello di
Otone
e ritenuto non pericoloso, Mario Celso fu confermato nel consolato.
Vitellio
cacciò da
Roma
gli indovini e proibì ai cavalieri di recitare. Fece ammazzare Dolabella che
Otone
aveva confinato a Aquino.
Marco Cluvio Rufo governatore della
Spagna
era stato calunniato da un liberto ma
Vitellio
ne ebbe fiducia e confermò la sua carica. Rimosse invece
Trebellio Massimo
dal governo della
Britannia
sostituendolo con
Vettio Bolano
.
Preoccupato per la forza della XIV legione rimasta fedele a
Otone
, la trasferì in
Britannia
con i
Batavi
e l'antica rivalità fra questa legione e i
Batavi
provocò alcuni incidenti. Trasferì alcune legioni in
Spagna
ed altre ne destinò a fabbricare teatri a
Cremona
e Bologna.
Vitellio
era dedito all'ozio e alla crapula e il suo atteggiamento spesso era imitato dai soldati e in questa situazione era facile che scoppiassero liti e risse.
Lucio Vitellio, fratello del neoimperatore, per evitare questi disordini rimandò alle loro case i
Batavi
e gli ausiliari galli. Per problemi di liquidità gli effettivi dell'esercito vennero ridotti e si presero varie misure di questo genere senza rendersi conto che le difese venivano compromesse.
Vitellio
si recò a
Cremona
per assistere ai festeggiamenti organizzati da
Cecina
e volle visitare le piana di Bedriaco dove ancora giacevano molti corpi in putrefazione, i caduti della battaglia di quaranta giorni prima.
Assistette quindi alla festa di Fabio Valente a Bologna dove si esibivano istrioni ed eunuchi già tanto cari a
Nerone
.
Le legioni d'oriente giurarono fedeltà a
Vitellio
con molta perplessità perché sollecitavano
Vespasiano
a prendere il potere. Dal canto suo
Vespasiano
, che era già sessantenne, era indeciso sul da farsi. In particolare
Muciano
si disse pronto a sostenere
Vespasiano
e a combattere per lui, subito imitato da molti ufficiali delle legioni sulle quali
Vespasiano
poteva contare. Del resto anche i responsi degli indovini gli erano favorevoli.
Il primo di luglio Tiberio Alessandro comandante in
Egitto
fece giurare ai suoi soldati fedeltà a
Vespasiano
, poco dopo le legioni in
Giudea
giurarono spontaneamente al cospetto dello stesso
Vespasiano
. Prima della metà di luglio giurarono anche tutti i soldati di
Muciano
stanziati in
Siria
.
Antioco e la regina Berenice si schierarono con
Vespasiano
. Si tenne un consiglio di guerra a Berito, si offrirono donativi alle truppe e si organizzò l'impresa, si raccolsero finanziamenti dai sostenitori.
Anche le legioni di
Pannonia
passarono a
Vespasiano
, istigate da
Antonio Primo
. Questi era stato condannato sotto
Nerone
e riabilitato sotto
Galba
, ignorato da
Otone
, quando fu in grado di prevedere la fine di
Vitellio
si mise a disposizione di
Vespasiano
.
Il giovane
Cornelio Fusco
procuratore in
Dalmazia
, già sostenitore di
Otone
, passò a
Vespasiano
con tutto il suo entusiasmo e coraggio ed aggiunse così le forze dell'
Illirico
a quelle della
Mesia
e della
Pannonia
.
Intanto
Vitellio
procedeva lentamente verso
Roma
facendo continue soste, seguito da sessantamila soldati oltre a cortigiani e schiavi. L'entrata in città attraverso
Ponte Milvio
avvenne tuttavia con grande solennità, con
Vitellio
che avanzava in toga circondato dalle insegne delle sue legioni.
Publio Sabino e Giulio Prisco furono nominati rispettivamente comandante dei pretoriani e colonnello di una coorte.
Vitellio
iniziò a governare in modo inetto lasciando mano libera ai suoi collaboratori Valente e
Cecina
fra i quali covava una certa rivalità, anche ai soldati veniva lasciata eccessiva libertà.
Fra i soldati germanici e gallici si diffusero malattie a causa del clima al quale non erano abituati e all'uso di bagnarsi nelle acque del
Tevere
, le finanze statali languivano e
Vitellio
non era in grado di versare i donativi ma continuava a sperperare denaro per giochi e spettacoli. In pochi mese diede fondo a un patrimonio dedicandosi solo al piacere senza pensare ad altro.
La prima notizia di ribellione giunta a
Roma
riguardava la terza legione e
Vitellio
tentò di minimizzarla di fronte ai soldati ma chiamò nuovi aiuti dalla
Germania
, dalla
Spagna
e dalla
Britannia
, sempre tentando di dissimulare la necessità.
Le diserzioni e i tradimenti divennero frequenti e presto fu chiaro che
Vespasiano
conosceva tutti i segreti di
Vitellio
ma non viceversa.
Cecina
partì per primo, Valente poco dopo ma l'esercito germanico che uscì da
Roma
non sembrava più lo stesso tanto l'ozio e il piacere lo avevano indebolito.
Raggiunta
Padova
Cecina
si accordò con Lucilio Basso, un altro degli alti ufficiali di
Vitellio
, e insieme tradirono decisi a passare a
Vespasiano
.
LIBRO TERZO
Fra gli ufficiali di
Vespasiano
,
Antonio Primo
era dell'opinione di attaccare senza indugio contando sulle capacità e sulla fedeltà delle legioni flaviane e riscuoteva il consenso e la fiducia dei soldati. Anche
Cornelio Fusco
era deciso ad agire mentre l'anziano Tito Ampio Flaviano titubava provocando qualche sospetto.
Si misero in sicurezza le province che durante la guerra avrebbero potuto ribellarsi affidandone la sorveglianza agli Svevi, gente fedele ai
Romani
.
Antonio Primo
e Arrio Varo entrarono molto rapidamente in
Italia
, occuparono
Aquileia
, quindi
Este
e
Padova
dove sconfissero tre coorti di
Vitellio
.
Vespasiano
aveva ordinato di non procedere oltre fino all'arrivo di
Muciano
perché, controllando i granai d'
Egitto
, sperava che il nemico si arrendesse per mancanza di viveri.
Antonio Primo
conquistò
Vicenza
e si fermò presso
Verona
, non lontano dal campo di
Cecina
. I due comandanti si scambiavano lettere mentre le forze di
Vespasiano
venivano accresciute dall'arrivo delle legioni di
Aponio Saturnino
, di Dillio Aponiano e di Numisio Lupo e circondavano completamente
Verona
.
In quei giorni l'ira dei soldati si scatenò contro Tito Ampio Flaviano che fu accusato di essere sostenitore di
Vitellio
e fu salvato dal linciaggio solo da un coraggioso intervento di
Antonio Primo
. Analoga vicenda toccò a
Aponio Saturnino
che si salvò con la fuga e il comando dell'esercito rimase al solo
Antonio Primo
.
Anche fra le file di
Vitellio
covavano sospetti e discordie. Gli uomini della flotta di
Ravenna
si ribellarono al loro comandante Lucilio Basso e passarono a
Vespasiano
affidandosi a
Cornelio Fusco
.
Cecina
tradì
Vitellio
e fece giurare fedeltà a
Vespasiano
a una parte dei soldati e degli ufficiali ma il resto dell'esercito si oppose, incatenò
Cecina
ed elesse altri comandanti.
Antonio Primo
, venuto a conoscenza di questi eventi, decise di attaccare prima che l'ordine fosse ristabilito nel campo di
Cecina
e che Fabio Valente potesse giungere da
Roma
.
Arrio Varo, tuttavia, desideroso di guadagnare gloria personale, agì troppo presto e si trovò in grave difficoltà, lo soccorse
Antonio Primo
che con grande valore riuscì a capovolgere l'andamento della battaglia a proprio favore. Quando sopraggiunse anche Vipsanio Messalla con gli ausiliari della
Mesia
che combattevano per
Vespasiano
i vitelliani fuggirono a cercare rifugio nelle mura di
Cremona
, non lontano dal luogo dove era iniziato lo scontro.
Antonio non li inseguì per non affaticare ulteriormente i suoi uomini, a quanti insistevano per attaccare
Cremona
e costringere i nemici alla resa (ma il loro vero scopo era saccheggiare la città) rispose che si doveva attendere il giorno seguente per evitare le insidie della notte.
Furono invece i vitelliani a tentare di forzare l'accerchiamento nemico in piena notte e ne nacque una furiosa battaglia combattuta alla luce della luna.
Tacito
descrive magistralmente gli scontri, l'assalto degli assedianti in formazione a testuggine, la difesa dei vitelliani che dalle mura scagliano massi e frecce, infine l'entrata in città e la resa dei vitelliani.
Cecina
, che era ancora in catene, fu liberato e mandato a trattare con i vincitori ma
Antonio Primo
lo fece portare a
Vespasiano
.
I vincitori odiavano i Cremonesi perché avevano aiutato
Vitellio
contro
Otone
, inoltre la ricca città e la grande fiera che vi si teneva in quei giorni stimolavano la cupidigia. Antonio tentò di tenere a freno i soldati ma quando pronunciò una frase che poteva essere fraintesa si scatenò la strage. Il saccheggio di
Cremona
durò quattro giorni e alla fine la città fu data alle fiamme.
Intanto
Vitellio
, sempre dedito all'ozio e alla crapula, non si preoccupava della situazione fiducioso che bastasse aver inviato Valente e
Cecina
a fronteggiare l'esercito del rivale. Anche quando, durante un soggiorno ad Ariccia, ebbe la notizia delle defezioni di Lucilio Basso e di
Cecina
si limitò ad inveire in senato contro i traditori.
In quel periodo morì Giunio Bleso fatto avvelenare da
Vitellio
che lo sospettava di sostenere
Vespasiano
.
Valente, che marciava lentamente accompagnato da eunuchi e prostitute, trovò a
Ravenna
la strada sbarrata dal nemico e il tradimento di Basso lo aveva privato anche delle navi, decise quindi di passare in
Umbria
e in Toscana per raggiungere via mare la
Gallia Narbonense
.
Mentre
Cornelio Fusco
conquistava per
Vespasiano
Rimini
, l'
Umbria
e parte delle Marche, Valente giunse a Monaco Marittima che era rimasta fedele a
Vitellio
. La
Gallia Narbonense
, tuttavia, era in mano ai flaviani e Valente si imbarcò di nuovo ma naufragò a largo di
Marsiglia
e fu catturato dal procuratore Valerio Paolino, sostenitore di
Vespasiano
.
Subito dopo le legioni della
Spagna
, delle Gallie e della
Britannia
passarono a
Vespasiano
. In
Britannia
approfittò della situazione un certo Venuzio per tentare di impadronirsi del trono della tribù dei
Briganti
che era occupato dalla sua ex moglie Cartimandua e dal nuovo marito di lei Vellocato. Venuzio era al secondo tentativo, la prima volta era stato sconfitto dai
Romani
chiamati in aiuto dalla regina.
Anche in
Germania
si verificarono problemi a causa dei
Daci
che tentarono una ribellione ma furono subito repressi da
Muciano
.
Nel
Ponto
il liberto Aniceto, già ammiraglio del re Polemone, occupò Trebisonda e uccise cinquecento soldati del re, prima di darsi a correre il mare praticamente indisturbato perché
Muciano
aveva trasferito la flotta romana a
Costantinopoli
.
Vespasiano
inviò Virdio Gemino il quale sconfisse rapidamente Aniceto e i suoi pirati.
In
Egitto
Vespasiano
, informato degli eventi di
Cremona
e degli altri fronti, decise che era giunto il tempo di iniziare la grande offensiva e, recatosi ad
Alessandria
, bloccò tutti gli approvvigionamenti verso l'
Italia
.
Mentre si esploravano gli
Appennini
per decidere quale fosse il valico più adatto per entrare nel dominio di
Vitellio
, cresceva la gelosia fra
Muciano
, che temeva di non avere il ruolo primario nella guerra, e
Primo
e Varo che erano impazienti di agire per far loro la gloria della vittoria.
Vitellio
si ostinava a ignorare il pericolo e proibiva che se ne parlasse, sembra che facesse uccidere i suoi stessi esploratori mandati a spiare il nemico per impedir loro di divulgare informazioni. Quando finalmente decise di agire mandò Giulio Prisco e Alfeno Varo con una grande armata a presidiare l'
Appennino
mentre suo fratello Lucio Vitellio con altre coorti sorvegliava
Roma
.
Infine egli stesso scese in campo, seguito da molti senatori, e sostò a
Bevagna
in
Umbria
. Poco dopo, spaventato da cupi prodigi e dalla notizia della ribellione dell'armata di Miseno, l'imperatore tornò a
Roma
.
Per risolvere la ribellione di Miseno,
Vitellio
inviò Claudio Giuliano che era già stato comandante di quell'armata, ma anche Claudio Giuliano passò a
Vespasiano
e occupò
Terracina
. Intorno a
Vitellio
, abbandonato dagli amici e dai suoi collaboratori, andava facendosi il vuoto.
Petilio Ceriale
, prigioniero dei vitelliani, riuscì a fuggire e raggiunte le forze flaviane sull'
Appennino
ne divenne uno dei capi. Varo conquistò Terni sconfiggendo il presidio vitelliano, poco dopo Prisco e Alfeno disertarono.
Fu ucciso Fabio Valente che era prigioniero in
Urbino
e la sua testa venne esibita per sfatare la diceria che fosse fuggito in
Germania
per reclutare nuove forze.
Molti soldati vitelliani a quel punto cambiarono fronte e
Primo
e Varo scrissero più volte a
Vitellio
proponendogli la resa e promettendogli l'incolumità.
Flavio Sabino
, fratello di
Vespasiano
, era incitato da una parte degli avversari di
Vitellio
a tentare di impadronirsi del potere approfittando della situazione ancora incerta ma non volle agire contro il fratello e si limitò a trattare con
Vitellio
per indurlo ad arrendersi pacificamente.
Da parte sua
Vitellio
avrebbe accettato ma i suoi più stretti collaboratori lo mettevano in guardia contro al dubbia affidabilità delle promesse dei vincitori. Quando
Vitellio
annunciò che avrebbe abdicato il popolo si oppose commosso, ma i partigiani di
Vespasiano
spinsero
Sabino
a prendere il controllo.
Seguì uno scontro vinto dai vitelliani e
Sabino
, che era anziano e spaventato, si rifugiò sul
Campidoglio
con i suoi soldati e con il nipote
Domiziano
. I vitelliani assediarono
Sabino
mentre
Vitellio
rimaneva nel palazzo in preda alla paura e alla confusione. Privi di capo, gli assedianti agirono senza controllo e portando i loro attacchi agli augusti edifici del
Campidoglio
incendiarono il
tempio di Giove Ottimo Massimo
, fatto inaudito perché per la prima volta quel sacro luogo veniva colpito dalla violenza delle guerre civili.
I vitelliani catturarono vivi
Flavio Sabino
e il console Quinzio Attico e li portarono a
Vitellio
mentre
Domiziano
riuscì a fuggire con l'aiuto di un liberto.
Vitellio
non avrebbe ucciso
Sabino
ma non riuscì a contenere il furore della folla e
Sabino
fu lapidato e decapitato, il suo corpo trascinato alle Gemonie. Fu invece graziato Attico perché con la falsa confessione di aver incendiato il tempio ne discolpò i vitelliani.
Lucio Vitellio prese
Terracina
uccidendo molti flaviani fra cui Giuliano, intanto l'esercito di
Vespasiano
sostava a
Otricoli
in attesa di
Muciano
ma quando giunse la notizia dell'assedio del
Campidoglio
Antonio Primo
mise in marcia l'esercito e percorrendo la
via Flaminia
durante la notte giunse ai Sassi Rossi dove seppe che
Sabino
era già morto e il
Campidoglio
devastato dal fuoco.
Vitellio
inviò ambasciatori proponendo trattative ma Antonio rispose che la morte di
Sabino
e l'incendio del
Campidoglio
avevano precluso qualunque possibilità di accordo, tuttavia ordinò ai soldati di sostare un giorno a
Ponte Milvio
nella speranza di calmare gli animi per evitare abusi e atti di violenza in città.
I flaviani penetrarono in città lungo le rive del
Tevere
e lungo la
via Salaria
, quindi si combattè per tutto il giorno in molti quartieri mentre la plebaglia ne approfittava per rubare nelle case. Caduta
Roma
in mano all'esercito di
Vespasiano
,
Vitellio
decise di tentare la fuga verso
Terracina
ma poi, preso dal panico, tornò al palazzo dove fu catturato da un tribuno ed esposto ai soldati che lo malmenarono e lo precipitarono nelle Gemonie, dove era stato gettato il corpo di
Sabino
.
LIBRO QUARTO
Morto
Vitellio
i vincitori scatenarono la violenza sulla cittadinanza e soddisfecero la loro cupidigia saccheggiando le case dei ricchi.
Domiziano
occupò la casa di Cesare,
Antonio Primo
si approprio del denaro e degli schiavi di
Vitellio
. Lucio Vitellio che rientrava da
Terracina
quando seppe della fine del fratello si arrese insieme ai suoi soldati. Furono incarcerati e Lucio Vitellio venne poi ucciso nonostante la resa.
Il senato rese onore a
Vespasiano
e lo nominò console insieme a
Tito
mentre a
Domiziano
veniva conferita la pretura. Furono tributati onori anche a
Muciano
,
Antonio Primo
,
Cornelio Fusco
e Arrio Varo.
Fra i senatori si distinse
Elvidio Prisco
che rivolse a
Vespasiano
un discorso privo di adulazione.
Tacito
traccia un breve profilo del personaggio. Nativo di
Terracina
, studiò filosofia con grande profitto. Fu suocero di Trasea Peto e quando questi cadde in disgrazia sotto
Nerone
fu esiliato. Riabilitato da
Galba
, fu in contrasto con Marcello Eprio accusatore di Trasea Peto. In occasione dell'arrivo di
Vespasiano
i due rivali disputarono sulla scelta degli ambasciatori che dovevano andare incontro al nuovo imperatore. Infine il senato decise i estrarre a sorte i nomi degli ambasciatori.
Mentre la città attendeva il nuovo imperatore arrivò
Muciano
e subito si comportò da principe diminuendo il potere di
Antonio Primo
e di Arrio Vario. Eliminò
Asiatico
e fece uccidere Calpurnio Galeriano, figlio di Calpurnio Pisone, della cui popolarità era geloso. L'esecutore di Giulio Prisco prefetto del pretorio si uccise per la vergogna.
Dalla
Germania
giungevano notizie di guerra. Si trattava dei
Batavi
, una popolazione che aveva fatto parte dei
Catti
, era stata cacciata ed aveva occupato un'isola sulla foce del
Reno
. Erano ottimi soldati e cavalieri, alleati di
Roma
fornivano uomini e avevano preso parte alle campagne in
Germania
e in
Britannia
.
Giulio Paolo e
Giulio Civile
erano dei
Batavi
di sangue reale.
Fonteio Capitone
, con una falsa accusa di ribellione, uccise il primo e mandò il secondo a
Roma
in catene. Liberato da
Galba
,
Giulio Civile
si era finto sostenitore di
Vespasiano
e aveva trattenuto presso di se gli aiuti destinati a
Vitellio
, come per altro ordinatogli da
Antonio Primo
e Ordeonio Flacco.
. Il reclutamento preteso dai Romani era in quel periodo molto forte e
Giulio Civile
lo usò come principale argomento per spingere la sua gente alla ribellione. Passò quindi a coinvolgere le genti vicine, i
Canninefati
e i
Frisoni
e iniziarono le ostilità contro i mercanti romani che si trovavano nella regione.
In un primo momento
Giulio Civile
finse di non avere parte nella rivolta e di essere ancora amico dei
Romani
, ma una volta che il suo inganno fu scoperto scese direttamente in campo contro le legioni.
I rivoltosi affrontarono i
Romani
sul
Reno
, catturarono molte navi nemiche con le quali risalirono il fiume cercando nuove alleanze. Ordeonio Flacco ordinò al legato Mummio Luperco di attaccare
Civile
con due legioni e Luperco fu sconfitto anche a causa della diserzione dei
Batavi
che militavano nelle sue file.
Anche Erennio Gallo, legato della prima legione che avrebbe dovuto fermare i
Batavi
a Bonna venne sconfitto perché le sue forze comprendevano un gran numero di Belgi che fuggirono di fronte al nemico.
Civile
fece giurare ai suoi fedeltà a
Vespasiano
per dissimulare le proprie intenzioni, quindi passò ad assediare il campo delle legioni romane già sconfitte in battaglia che erano in grave difficoltà per carenza di viveri. Ordeonio Flacco (che era in contatto con
Vespasiano
) temporeggiava per costringere le legioni di
Vitellio
a rimanere in
Germania
impegnate contro i
Batavi
, ma i suoi soldati lo costrinsero a cedere il comando a Dillio Vocula.
Giunto a Novaesium (attuale Neuss), Vocula raggiunse la legione tredicesima ed Erennio Gallo con il quale stabilì il campo presso Gelduba (Krefeld). Subita una sconfitta, i soldati ne attribuirono la responsabilità a Ordeonio Flacco e lo avrebbero ucciso se non fosse sopraggiunto Vocula a salvarlo.
Intanto
Civile
raccoglieva nuove alleanze e faceva strage delle genti germaniche rimaste fedeli ai
Romani
. Vocula combattè a lungo contro
Civile
per liberare le legioni assediate ma i suoi soldati erano scontenti e la disciplina precaria. Arrivarono la quinta e la quindicesima legione per aiutare Vocula ma i soldati pretesero un donativo che Ordeonio Flacco elargì a nome di
Vespasiano
. Nei festeggiamenti che seguirono molti si ubriacarono e uccisero Flacco mentre Vocula fuggiva dal campo.
Intanto a
Roma
i consoli
Vespasiano
e
Tito
erano ancora assenti e
Muciano
, geloso di
Antonio Primo
e di Arrio Varo, inviò varie legioni nelle province per indebolirli.
Domiziano
, nuovo pretore, si presentò al senato e si svolsero alcune inchieste su senatori e cittadini che erano stati spie di
Nerone
o di
Vitellio
. Subito si riaprirono aspre polemiche fra i senatori che erano stati favorevoli o contrari ai precedenti principati, fu lite fra Vipsanio Messalla (difensore del fratello Aquilio Regolo) e Curzio Montano e nella lite furono coinvolti
Elvidio Prisco
, Eprio Marcello, Vibio Prisco ed altri.
A questo punto
Domiziano
e
Muciano
proposero di ristabilire la pace chiudendo d'ufficio tutte le vecchie contese e i vecchi processi e il senato approvò la proposta.
In
Africa
il legato Valerio Festo fece uccidere il
proconsole
Lucio Pisone (console 57 d.C.).
Quando
Vespasiano
fu informato della fine di
Vitellio
rifiutò cortesemente gli aiuti offertigli dal re dei Parti
Vologese
e salpò per
Roma
. Il 21 giugno 70 fu consacrato con solenne cerimonia il nuovo tempio sul
Campidoglio
ricostruito identico al precedente come indicato dagli indovini.
La notizia della morte di
Vitellio
e quella della distruzione del
Campidoglio
aiutarono
Giulio Civile
a stringere alleanza con capi della
Gallia
: Classico e Giulio Tutore dei
Treveri
, Giulio Sabino dei Lingoni.
I Galli sostarono presso il campo romano e tentarono di convincere i soldati a unirsi a loro. Vocula che, ovviamente, si opponeva venne ucciso per ordine di Classico. A questo punto i soldati assediati si arresero e giurarono fedeltà ai Galli pur di aver salva la vita ma quando furono a qualche distanza dal campo vennero raggiunti e trucidati dai
Germani
. Non è chiaro quale responsabilità abbia avuto
Civile
in proposito.
Mummio Luperco fu inviato a trattare l'alleanza con Veleda regina e sacerdotessa dei
Bructeri
ma venne ucciso lungo il cammino.
La città di
Colonia Agrippina
, ricca e cresciuta grazie alla collaborazione dei
Romani
, era odiata da molte genti della
Germania
e rischiò di essere distrutta, si salvò unendosi alle schiere dei
Batavi
e riconoscendo l'autorità di
Civile
e di Velleda.
Il batavo Claudio Labeone tentò senza successo di fermare l'avanzata di
Civile
, suo avversario personale, con l'aiuto di Tungri, Betasii e Nervi. Giulio Sabino tentò di proclamarsi imperatore, sconfitto dai
Sequani
fuggì e visse in incognito per molti anni.
Muciano
e
Domiziano
cominciarono a concentrare le legioni per attaccare i ribelli e a questa notizia gran parte dei Galli si ritirarono dall'impresa.
Petilio Ceriale
, comandante dell'esercito romano, si portò rapidamente a Rigodulum (oggi Riol) dove si era attestata un'armata di
Treveri
comandati da Tullio Valentino. Sconfitto Valentino che fu più tardi consegnato a
Muciano
e condannato a morte,
Ceriale
entrò nel territorio dei
Treveri
dove accolse due legioni sbandate che erano state costrette ad arrendersi ai
Batavi
.
I
Germani
erano in disaccordo,
Civile
voleva attendere altri rinforzi, Classico e Tutore preferivano combattere subito per evitare che altre legioni raggiungessero
Ceriale
. Prevalse la seconda opinione.
L'attacco notturno dei
Germani
fu improvviso e portò il panico nel campo romano.
Ceriale
si espose coraggiosamente per trattenere i soldati che volevano fuggire e riprese il controllo della situazione. Superato il momento di smarrimento i
Romani
combatterono valorosamente e conquistarono la vittoria, quindi accorsero in aiuto degli
Agrippinesi
minacciati dalle forze di
Giulio Civile
.
Muciano
fece uccidere il figlio di
Vitellio
per evitare che in futuro creasse problemi,
Antonio Primo
si presentò a
Vespasiano
ma non fu accolto come aveva previsto a causa delle calunnie di
Muciano
.
Vespasiano
trascorse l'estate in
Alessandria
attendendo i venti favorevoli. Durante il soggiorno consultò oracoli e visitò templi fra cui quello di Serapide. Su questo dio
Tacito
introduce una digressione riferendo la tradizione che lo voleva originario della città di Sinope ed altre che lo identificavano con Osiride o con
Giove
.
Domiziano
tentò di convincere
Ceriale
a cedergli il comando e la gloria della vittoria ma vedendosi trattato come un ragazzo dagli anziani finse di disinteressarsi alle vicende politiche e di dedicarsi agli studi.
LIBRO QUINTO
Sul principio del nuovo anno (70 d.C.)
Tito
, che era stato incaricato dal padre di sottomettere la
Giudea
, organizzò il suo esercito con tre legioni di
Vespasiano
, due della
Siria
e venti coorti di ausiliari ed entrò nel paese accampandosi presso
Gerusalemme
.
Tacito
parla dell'origine dei Giudei che, si credeva, provenivano da
Creta
e prendevano il nome dal monte Ida (Idei - Giudei). Altre tradizioni li dicevano emigrati dall'
Egitto
, dall'Etiopia o dall'Assiria in tempi antichissimi. Ma la versione più diffusa diceva che furono cacciati dall'
Egitto
perché l'oracolo di Ammone li aveva indicati come responsabili di un'epidemia di lebbra. Vagarono a lungo nel deserto seguendo il loro capo Mosè il quale, notando un gregge d'asini selvatici, scoprì una sorgente salvandoli dalla morte per sete. Dopo sei giorni di cammino raggiunsero il paese che chiamarono
Giudea
e vi si insediarono cacciandone gli abitatori.
Tacito
descrive rapidamente anche i costumi e i riti dei Giudei notando che sacrificavano animali sacri ad altre religioni, santificavano il sabato ed erano ostili a tutti gli stranieri mentre erano fra loro molto solidali.
Adorano un unico dio che non rappresentano mai visivamente. Il loro paese confina con l'Arabia a est, l'
Egitto
a sud, la
Fenicia
e il mare a ovest e la
Siria
a nord.
Dal monte Libano nasce il fiume Giordano che termina il suo corso in un grande lago salato e ricco di bitume. La capitale è
Gerusalemme
con tre cerchie di mura e il
Tempio
dalle infinite ricchezze. I Giudei furono sotto il dominio di Antioco il quale tentò senza risultato di far loro cambiare costumi e religione. Il primo romano a vincere i Giudei fu Pompeo che distrusse
Gerusalemme
ma risparmiò il
Tempio
. Più tardi la
Giudea
fu conquistata da Pacoro re dei Parti che venne ucciso da
Publio Ventidio
.
Caio Sosio soggiogò i Giudei e Antonio nominò loro re Erode. Quieti sotto Tiberio si ribellarono a
Caligola
che voleva imporre il suo culto. Sotto Claudio il paese, governato da procuratori romani, rimase relativamente tranquillo fino alla ribellione contro Gessio Floro e contro il legato in
Siria
Cestio Gallo.
Nerone
inviò
Vespasiano
che conquistò la
Giudea
eccetto
Gerusalemme
e nel terzo anno di guerra affidò la situazione a
Tito
per occuparsi della guerra civile in
Italia
.
Tito
assediava
Gerusalemme
e i difensori avevano tre comandanti: Simone, Giovanni Bargiora e Eleazaro, ma nacquero discordie e Giovanni fece uccidere Eleazaro.
Intanto
Civile
, dopo la rotta a
Treviri
, aveva riorganizzato il suo esercito a Castra Vetera dove il
Reno
forniva difese naturali e un ambiente più adatto ai
Batavi
che ai
Romani
.
Quando si cominciò a combattere, infatti, molti romani appesantiti dalle armi annegarono nelle acque del fiume. Dal canto loro i
Germani
non osarono superare il fiume e la battaglia finì senza significativi risultati. La giornata successiva fu invece favorevole ai
Romani
, anche se non decisiva.
Ceriale
prese segretamente contatto con
Civile
per convincerlo a deporre le armi promettendogli il perdono e la pace per i
Batavi
, del resto la durata della guerra e le prospettive di sconfitta stavano alienando a
Civile
il sostegno del suo popolo. Anticipando le mosse dei suoi avversari
Civile
chiese a
Ceriale
un incontro per concludere la pace.
Il racconto originale di
Tacito
si interrompe a questo punto, il resto è stato variamente ricostruito in base a frammenti ed altre testimonianze.
I Lingoni aderirono alla pace conclusa dai Batavi, i Sarmati continuarono a combattere finché non furono sconfitti da Rubrio Gallo inviato da
Vespasiano
.
In primavera
Tito
agì per concludere l'assedio di
Gerusalemme
e dopo quattro giorni di durissimi combattimenti si impadronì della Torre Antonia. Tuttavia i Giudei non si arresero e nonostante la preponderanza dei
Romani
, il terrore che incuteva la vista delle legioni schierate, la fame e la sete, continuarono a combattere con ogni mezzo.
Il terzo giorno i
Romani
spianarono la Torre Antonia e
Tito
propose la resa agli assediati promettendo di preservare il
Tempio
. La proposta fu respinta e i
Romani
tentarono senza successo un primo assalto notturno al
Tempio
.
Nel tentativo di salvare il
Tempio
,
Tito
ordinò che se incendiassero le sole porte, ma nei combattimenti che seguirono tutto l'edificio fu devastato dal fuoco. Finalmente vincitore,
Tito
venne salutato imperatore dai soldati e, lasciando a Lucilio Basso il compito di perfezionare la conquista della
Giudea
partì per Cesarea.
Vespasiano
e
Tito
si ritrovarono a
Roma
dove celebrarono il trionfo. Furono chiuse le porte del tempio di Giano e
Vespasiano
consacrò un nuovo tempio della Pace, quindi padre e figlio si dedicarono a riformare i costumi dei
Romani
.