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Euripide
Oreste
Personaggi
Elettra
Elena
Oreste
Menelao
Tindaro
Pilade
Messaggero
Uno schivo frigio
Coro di donne di
Argo
.
In
Argo
, davanti alla casa degli Atridi,
Oreste
giace malato in un letto, assistito da
Elettra
.
Nel prologo,
Elettra
spiega la situazione al pubblico: è trascorsa una settimana da quando
Oreste
, con l'aiuto della stessa
Elettra
e dell'amico
Pilade
, ha ucciso la madre
Clitemnestra
per ordine di
Apollo
.
Pur essendo
Clitemnestra
chiaramente rea di aver ucciso
Agamennone
a tradimento insieme all'amante
Egisto
,
Oreste
ed
Elettra
saranno processati dal tribunale di
Argo
e nel frattempo sono stati banditi dalle case e dalla compagnia dei concittadini.
Le loro sole speranze sono riposte in
Menelao
che è appena giunto ad
Argo
in compagnia di
Elena
, dopo il suo lungo viaggio di ritorno da
Troia
.
Quanto a
Oreste
, preseguitato dalle
Erinni
di sua madre (o dal proprio senso di colpa) è in gravi condizioni ed alterna a terribili crisi di follia momenti di lucida ma dolorosa consapevolezza.
Entra in scena
Elena
che chiede ad
Elettra
di recare per lei offerte sulla tomba di
Clitemnestra
in quanto ha timore di cirdolare da sola nelle vie di
Argo
dove molti la ritengono causa prima della perdita di tante vite durante la guerra di
Troia
.
Elettra
rifiuta seccamente per l'odio che ancora nutre verso la madre che ha tradito ed ucciso
Agamennone
e consiglia di inviare presso la sepoltura la giovane
Ermione
, figlia di
Elena
.
Elena
accoglie il suggerimento e chiama
Ermione
(che entra in scena a sua volta) per affidarle l'incarico.
Madre e figlia escono dalla scena ed
Elettra
rimane sola presso
Oreste
ancora addormentato. Quando sopraggiungono le donne del Coro,
Elettra
le invita a parlare a bassa voce ed evitare ogni rumore per non svegliare l'infermo.
Nel dialogo che segue le donne esternano la loro compassione per
Oreste
ed
Elettra
e viene rinnovato il tema della superiore volontà degli dei che spesso induce gli uomini a commettere atti irreparabili e a pagarne le conseguenze.
Quando
Oreste
si sveglia
Elettra
gli prodiga attenzioni affettuose accarezzandolo ed aiutandolo a cambiare posizione nel letto, quindi lo informa del recente arrivo di
Menelao
, ma mentre i due ne discutono,
Oreste
è colto da un nuovo e violento accesso di follia.
Dimenandosi fra le braccia della sorella,
Oreste
grida di vedersi circondato dalle terribili
Erinni
"dal volto di cagna" che vogliono ucciderlo e gettarlo nel Tartaro.
Superata la crisi,
Oreste
ritrova la calma, rassicura
Elettra
e la prega di andare a riposare.
Uscita
Elettra
, sopraggiunge
Menelao
. Come si è detto egli è da poco arrivato ad
Argo
dove è stato informato dei recenti tragici eventi, dalla morte di
Agamennone
al matricidio compiuto da
Oreste
.
Incontrando il nipote
Menelao
si mostra turbato dal pessimo aspetto del malato e lo interroga sulle cause del delirio, nel dialogo che segue viene descritta più chiaramente la situazione di
Oreste
nei confronti delle leggi cittadine. Egli è bandito da tutte le case e a nessuno, in
Argo
, è concesso rivolgergli la parola. Particolarmente ostili ad
Oreste
si mostrano gli Argivi che avevano appoggiato
Egisto
, usurpatore del potere di
Agamennone
.
Quando finalmente
Oreste
rivolge a
Menelao
una supplica perché lo aiuti a lasciare
Argo
e prima che
Menelao
abbia il tempo di rispondere, entra in scena
Tindaro
, padre di
Elena
e
Clitemnestra
, dunque nonno di
Oreste
e suocero di
Menelao
.
In un primo momento il vecchio saluta affettuosamente il genero, ma quando scorge
Oreste
si infuria e pronuncia un lungo attacco contro il nipote deprecando anche ogni eventuale aiuto da parte di
Menelao
.
Oreste
pronuncia la sua difesa, giustificando le proprie azioni con la necessità di vendicare la vita e l'onore di
Agamennone
e di punire le colpe di
Clitemnestra
e di
Egisto
.
Tindaro
, pur riconoscendo la condotta immorale della figlia e del suo amante, non muta intenzione, promette di fare di tutto perché gli Argivi condannino
Oreste
ed
Elettra
alla lapidazione e diffida apertamente
Menelao
a "non rimettere piede in terra spartana" se vorrà aiutare i nipoti.
Uscito
Tindaro
,
Oreste
rinnova con forza la sua supplica a
Menelao
ma questi, impaurito dalle parole del suocero, offre al massimo la sua disponibilità a tentare una difesa verbale in favore di
Oreste
.
Detto questo
Menelao
si allontana senza aggiungere altro; sopraggiunge
Pilade
ansioso di riferire ad
Oreste
di aver visto i cittadini riunirsi in assemblea per decidere la sorte degli imputati. Oltre al sostegno morale,
Pilade
non può offrire alcun aiuto concreto ad
Oreste
in quanto, come straniero, non può esercitare alcuna influenza sull'assemblea degli Argivi, inoltre egli è un esule in quanto è stato scacciato da suo padre
Strofio
che ha moralmente condannato la partecipazione del figlio all'assassinio di
Clitemnestra
.
Oreste
e
Pilade
decidono che sia opportuno presentarsi spontaneamente all'assemblea sperando di avere la possibilità di esporre le proprie ragioni.
I due escono lasciando la scena al Coro che, nello stasimo che segue, ricollega gli eventi più recenti alle antiche maledizioni della casa di
Atreo
. Nello stasimo viene ripreso il tema della condanna del matricidio, che nessuna vendetta basterebbe a giustificare, ma ancora una volta si definisce
Oreste
come vittima sventurata degli eventi.
Torna in scena
Elettra
e, quasi contemporaneamente, sopraggiunge un messaggero ad annunciare che l'assemblea ha pronunciato un verdetto di contanna.
Il messaggero riepiloga i vari interventi del dibattito finché
Oreste
e
Pilade
non rientrano in scena.
Oreste
ha ottenuto per se e per
Elettra
il consenso al suicidio per evitare la pubblica lapidazione, i due fratelli si abbracciano e, in una sequenza di forte effetto patetico, si preparano a morire ma
Pilade
è di altro avviso e propone di uccidere
Elena
.
Pilade
, che ha già dichiarato di voler morire insieme agli amici, sostiene la sua proposta come vendetta contro il vile
Menelao
che ha rifiutato il suo aiuto (non si è neanche presentato all'assemblea) e non esclude che il gesto, considerato l'odio che molti provano per
Elena
, non possa indurre l'assemblea a ritornare sulla propria decisione.
A questo punto
Elettra
aggiunge un'ulteriore proposta, quella di catturare
Ermione
per utilizzarla come ostaggio nell'estremo tentativo di conquistare la salvezza.
Oreste
e
Pilade
entrano dunque nella casa con l'intenzione di uccidere
Elena
mentre
Elettra
, rimasta in scena ad attendere il ritorno di
Ermione
(che si era recata presso la tomba di
Clitemnestra
) organizza con l'aiuto delle donne del Coro la sorveglianza delle strade per avvisare i due dell'eventuale avvicinarsi di passanti.
Si ode, dall'interno della casa un grido di
Elena
, nello stesso momento in cui giunge
Ermione
,
Elettra
la convince ad entrare in casa dove la giovane viene catturata.
Le azioni successive sono, volutamente, confuse per aumentare la tensione e l'interesse degli spettatori. Uno dei servi frigi di
Elena
riesce ad uscire dalla casa e, interrogato dal Coro, racconta che
Oreste
ha aggredito
Elena
mentre
Pilade
affrontava lui e gli altri schiavi mettendone molti fuori combattimento. Il servo aggiunge però che
Elena
, un istante prima di morire, è scomparsa prodigiosamente. Queste ultime parole sembrano in contrasto con quanto dice
Oreste
, uscito a sua volta dalla casa, ma sopraggiunge
Menelao
.
Oreste
e
Pilade
, trattenendo
Ermione
come ostaggio, si portano sul tetto della casa (non è chiaro se
Elettra
compaia fra loro) e minacciano
Menelao
di uccidere
Ermione
.
Menelao
li accusa di aver già ucciso
Elena
ma
Oreste
nega, confermando la misteriosa sparizione della donna.
La disputa fra
Oreste
e
Menelao
viene interrotta e conclusa da
Apollo
che, apparendo "ex machina", risolve la vicenda in poche batture: egli ha preso con se
Elena
perché, in quanto figlia di
Zeus
, ella sarà divinizzata e vivrà in eterno con i fratelli
Dioscuri
.
Oreste
dovrà andare un anno in esilio per essere poi giudicato ad Atene, sarà assolto e regnerà su
Argo
, a risolvere in bene i rapporti fra
Oreste
e gli Argivi provvederà lo stesso
Apollo
.
Oreste
deve ora liberare
Ermione
e quindi sposarla con il consenso di
Menelao
(
Neottolemo
, al quale
Menelao
l'aveva promessa, non potrà sposarla mai e morirà presto per aver recato offesa ad
Apollo
, si confronti l'epilogo dell'
Andromaca
di
Euripide
).
Infine
Pilade
ed
Elettra
si sposeranno e vivranno serenamente per il resto dei loro anni.
Ai contendenti, di fronte all'intervento divino, non resta che rappacificarsi e disporsi ad eseguire quanto è stato loro ordinato.