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Euripide
Baccanti


Personaggi:

Dioniso
Coro delle baccanti
Tiresia
Cadmo
Penteo
Guardia
Primo messaggero
Secondo messaggero
Agave


Prologo

A Tebe, davanti alla reggia di Penteo. Si vedono le rovine della casa di Semele. Dioniso, di ritorno dall'Asia, rende onore al luogo consacrato alla madre da Cadmo. Dioniso intende dimostrare a Tebe la propria natura divina, contro la maldicenza di quanti ritengono invenzione di Semele i suoi connubi con Zeus; e vuole affermare nella città di Cadmo il proprio culto ed i propri riti. Penteo, re di Tebe, figlio di Agave e nipote di Cadmo (dal quale ha ereditato il regno) ostacola il culto dionisiaco. Affermata di nuovo la sua intenzione di ottenere onori divini a Tebe a costo della guerra, Dioniso esce di scena.

Parodo

Il coro, che è composto da baccanti, intona un canto di lodi del dio ed invoca il suo ritorno nelle città dell'Ellade. Si narra il mito di Semele fulminata dalla folgore di Zeus e della gestazione di Dioniso, conclusasi nella coscia del padre.

Primo episodio

Tiresia e Cadmo. Si apprestano a partecipare ai rituali ed alle danze in onore di Dioniso, nonostante la vecchiaia di entrambi e la cecità di Tiresia. Entra Penteo che, tornato da un viaggio, è sconvolto per i riti orgiastici cui partecipano tutte le donne tebane, intende mettere al bando i rituali ed arrestare tutti i partecipanti.
Accortosi di Tiresia e di Cadmo inveisce contro di loro che favoriscono i Baccanali. Gli risponde Tiresia ribadendo la natura divina di Dioniso ed esortando Penteo a rendere onore al dio. Anche Cadmo interviene, con toni più miti, e rammenta a Penteo lo strazio subito da Atteone per aver mancato di rispetto ad una dea. Penteo non li ascolta ed invia le guardie a cercare uno straniero che - si dice - sia responsabile delle orge e dei rituali.

Primo stasimo

Il coro depreca l'empietà di Penteo ed invoca di nuovo Dioniso. Caratteristica letizia di Bacco, equanime ed accessibile sia per i ricchi che per i poveri.

Secondo episodio

Le guardie hanno catturato lo straniero, che in realtà è Dioniso in sembianze umane. Le guardie sono confuse per la "luce che ha nel volto" il prigioniero e per la facilità con cui si è lasciato catturare. Intanto - avverte una guardia - le baccanti imprigionate in precedenza sono state liberate in modo miracoloso.
Penteo, che appare turbato dall'aspetto affascinante dello straniero, lo interroga sulla sua origine. Il prigioniero dichiara di venire dalla Lidia per ordine di Dioniso a portare a Tebe un nuovo culto. Penteo ordina che venga rinchiuso in prigione. Lo straniero predice a Penteo la punizione di Dioniso.

Secondo stasimo

Il coro parla di Penteo, figlio di Echione, ("uomo-serpente"), uno degli Sparti nati dai denti di drago seminati da Cadmo, ed invoca contro la sua empietà l'ira di Dioniso.

Terzo episodio

Dioniso si libera dalla prigione "scuotendo il palazzo di Penteo". Uscito si mostra ancora alle baccanti in aspetto umano e racconta di essere stato liberato dal dio, il quale ha distrutto la reggia ed atterrito Penteo.
Entra Penteo, stupefatto di vedere il prigioniero che lui stesso ha incatenato, libero e tranquillo.
Il primo messaggero, un mandriano, si presenta a Penteo per riferire quanto ha visto sul monte Citerone: tre cori di baccanti con a capo le tre sorelle di Semele: Agave (madre di Penteo), Ino ed Autonoe. Le donne, contrariamente a quanto credeva Penteo, si comportavano in modo casto e composto. Quanto fra loro avevano partorito di recente allattavano prodigiosamente cuccioli di lupo o di cerbiatto. Con un colpo del tirso facevano zampillare dalla terra fonti di acqua, di vino, di latte e di miele. Il messaggero e gli altri pastori avevano deciso di tentare la cattura di Agave per riportarla in città, tuttavia quando le baccanti avevano iniziato i loro riti avevano subito messo in fuga gli uomini, quindi si erano abbandonate agli aspetti più furenti del loro culto: squartavano animali e devastavano villaggi, rese invulnerabili ed invincibili dalla protezione del dio.
Penteo ordina alle guardie di attaccare le baccanti. Interviene Dioniso e riesce a far richiamere l'ordine di Penteo acconsentendo ad accompagnare il re (travestito da donna) sul monte Citerone per assistere di nascosto ai baccanali.
Dioniso sa che fra le baccanti Penteo troverà la morte.

Terzo stasimo

Versi sul destino di Penteo e sulla vanità del potere umano.

Quarto episodio

Dioniso e Penteo. Penteo, vestito da donna, ha già perso il senno per volere del dio. Si prepara con cura a raggiungere il Citerone per spiare le baccanti. Dioniso gli promette ancora di guidarlo.

Quarto stasimo

Invocazione della giustizia contro i sacrilegi di Penteo.

Quinto episodio

Il secondo messaggero, dialogando con il coro, reca notizie della morte di Penteo. Penteo, accompagnato dallo straniero misterioso e dallo stesso messaggero, aveva raggiunto il luogo di raduno delle baccanti ma, accecato dalla follia, non riusciva a vederle. Lo straniero lo aveva fatto salire su un albero ed era scomparso prodigiosamente rivelando la sua vera identità.
Scorto dalle baccanti sull'albero, Penteo era divenuto bersaglio di lanci di pietre, infine le donne avevano abbattuto l'albero facendolo cadere e si erano avventate su di lui, prima fra tutte la madre Agave. Nel loro furore le Menadi avevano fatto a pezzi Penteo ed ora stavano tornando a Tebe in corteo, precedute da Agave che portava la testa del figlio, convinta di aver abbattuto un leone.

Quinto stasimo


Canto sulla vittoria di Dioniso e sulla morte di Penteo.

Esodo

Agave, ancora in preda alla follia, entra a Tebe con il lugubre cimelio della testa del figlio. Sopraggiunge anche Cadmo che ha faticosamente recuperato le altre parti del corpo di Penteo. A poco a poco Agave riacquista la ragione e finalmente si rende conto del delitto compiuto.
Appare Dioniso, che ha provocato la follia della donna per punirla di aver dubitato delle nozze di Semele con Zeus e decreta che Cadmo ed Armonia siano mutati in serpenti. Intanto il vecchio e le sue figlie andranno in esilio. Cadmo dovrà guidare un esercito di barbari (gli Illiri) contro l'Ellade finchè, ad opera di Ares, non sarà trasportato nella terra dei beati.