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Rodi








Isola del Mar Egeo, la più grande del Dodecaneso.
Ha un superficie di 1.400 kmq e la popolazione è di circa 130.000 abitanti. Si trova a circa 18 km. dalla costa turca.
Il centro più importante è la città di Rodi.
Dal punto di vista amministrativo e politico costituisce l'unità periferica di Rodi, nella periferia Egeo Meridionale, Grecia.


Storia
Dopo una cultura del neolitico che ha lasciato scarse tracce, Rodi fu abitata dai Micenei nel sedicesimo secolo a.C., dagli Achei nel quindicesimo e dai Dori a partire dall'undicesimo.
I Dori fondarono le città di Lindo, Ialiso e Camiro che dopo le guerre persiane aderirono alla lega ateniese mentre restarono neutrali durante la guerra del Peloponneso.
Sul finire del quinto secolo le tre città si fusero dando origine alla città di Rodi.
Conquistata senza combattere da Alessandro Magno, nel periodo dei Diadochi Rodi si collegò ai Tolomei d'Egitto, la lega così costituita detenne a lungo il controllo commerciale dell'Egeo con grande beneficio economico della città di Rodi che conobbe il suo periodo di massimo splendore.
Nel 305 a.C. Demetrio I Poliorcete, figlio di Antigono Monoftalmo, assediò Rodi nel tentativo di allontanarla dall'alleanza con l'Egitto ma non riuscendo ad espugnare la città dopo circa un anno abbandonò l'assedio.
Per festeggiare e ringraziare il loro dio protettore i Rodiesi costruirono la gigantesca statua di Helios che fu nota come Colosso di Rodi e fu considerata una delle sette meraviglie del mondo antico.
Anche il tentativo di invasione svolto da Filippo V di Macedonia fra il 205 e il 200 a.C. non ebbe risultati. I Rodiesi infatti resistettero alleandosi con Attalo I di Pergamo, con Atene e Bisanzio contro i Macedoni ed infine la guerra si concluse con l'intervento dei Romani (vedi più avanti).
Il trattato con Roma del 164 a.C. regolò i rapporti commerciali fra le due città, inoltre si consolidò l'usanza dei giovani romani, rampolli delle famiglie patrizie, di trascorrere periodi di studio a Rodi presso i filosofi e i retori dell'isola che erano molto rinomati.
Dopo la caduta dell'impero romano d'occidente, Rodi passò ai Bizantini sotto i quali rimase fino al 1309 con varie interruzioni dovute alle occupazioni arabe.
Dal 1309 l'isola fu controllata dai Cavalieri Ospitalieri che la difesero da alcuni tentativi di occupazione fra cui quello di Maometto II del 1480, ma nel 1522 fu conquistata da Solimano il Magnifico e rimase sotto il dominio ottomano fino al 1912.
Al termine della guerra italo-turca il Dodecaneso fu assegnato all'Italia. Il controllo italiano ebbe termine nel 1947 quando con i trattati di Parigi il Dodecaneso passò alla Grecia.


Guerra contro Filippo V di Macedonia
Nel 205 a.C. il trattato di Fenice mise fine alla prima guerra macedonica impegnando Filippo V a evitare ogni tentativo di espansione verso occidente. Il re macedone rivolse allora le sue mire all'Egeo e poiché questo mare all'epoca era dominato da Rodi il suo primo obiettivo fu quello si sconfiggere i Rodiesi.
Scelse la strategia di indebolire la flotta rodiese sobillando le azioni di pirateria dei Cretesi e degli Etoli, operazione che non fu difficile in quanto i pirati erano certamente attratti dai ricchi carichi trasportati dalle navi rodiesi.
Solo dopo molti mesi Filippo passò alle azioni militari dirette spingendo alcune città cretesi a dichiarare guerra a Rodi mentre la sua flotta conquistava Samo ed altre isole minori dell'Egeo.
I Rodiesi non potevano contare sull'aiuto romano perché Roma era reduce dalla seconda guerra punica ed ancora impegnata nel recuperare le proprie forze, strinsero allora alleanza con Pergamo, Cizico e Bisanzio e con questi alleati affrontò Filippo V nella battaglia di Chio.
Si era nel 201 a.C. e Filippo, alleatosi con Antioco III contro il re egiziano Tolomeo V, assediava l'isola di Chio quando la sua flotta fu attaccata da quella nemica composta di navi rodiesi e pergamesi e duramente sconfitta.
Poco dopo i Macedoni ebbero una parziale rivincita nella battaglia di Lade nella quale vinsero la flotta rodiese.
In quel periodo i Romani, dopo aver ricevuto delegazioni delle forze alleate antimacedoni e aver inviato ambasciatori in Egitto, intervennero intimando a Filippo di sottoporsi a un arbitrato, Filippo rifiutò e scoppiò la seconda guerra macedonica a causa della quale i macedoni abbandonarono le operazioni nell'Egeo.
In seguito i Rodiesi sconfissero le città cretesi che avevano parteggiato per Filippo e recuperarono il controllo dell'Egeo.

Tiberio a Rodi
Nel 6 a.C. il futuro imperatore Tiberio, allora trentasettenne, si trasferì temporaneamente a Rodi e vi rimase per sette anni. La notizia è tramandata da tutte le fonti che trattano quel periodo con qualche variante riguardo ai motivi della decisione.
Tiberio aveva recentemente ricevuto da Augusto la potestà tribunizia e ciò poteva suscitare la gelosia di Gaio Cesare e Lucio Cesare, figli di Agrippa e di Giulia, che come lo stesso Tiberio avevano buone speranze di succedere al nonno nel potere imperiale. Forse Tiberio temette che la gelosia dei due giovani potesse portarli a concepire insidie ai suoi danni o più semplicemente volle lasciare loro più spazio. Sono verosimili anche l'ipotesi che fosse stanco per le molte campagne combattute e quella che volesse allontanarsi da Roma perché nauseato dall'indecente comportamente della moglie Giulia, dalla quale in effetti non volle essere seguito.
Meno credibile è che fosse stato inviato a Rodi da Augusto per completare la propria educazione, tenendo conto che questo genere di soggiorni culturali erano in genere prerogativa di persone molto più giovani.
Pur continuando a rivestire la potestà tribunizia Tiberio visse a Rodi da privato cittadino e quando giunse la scadenza della carica chiese il permesso di rientrare a Roma ma Augusto glielo negò. Per intercessione della madre Livia Drusilla ebbe la carica di legato imperiale a Rodi, carica che serviva più che altro a motivare il prolungato soggiorno senza che fosse fonte di imbarazzo per chi era ormai un vero e proprio esule.
Solo nel 2 d.C., dopo la morte di Lucio Cesare, a Tiberio fu consentito di rientrare a Roma e soltanto nel 4 fu riammesso a partecipare alla vita politica della città.
Da Tacito si ricava che durante l'esilio Tiberio godette della compagnia del suo vecchio amico Lucilio Longo, il solo che lo aveva seguito, e che conobbe l'astronomo Tiberio Claudio Trasillo che in seguito divenne astronomo di corte e trascorse a Roma il resto della sua vita.

Due illustri studenti
Come si è detto Rodi era nota anche per le sue scuole di alto livello. Per assistere alle lezioni del famoso oratore Apollonio Molone soggiornarono a Rodi Giulio Cesare, che aveva trovato prudente allontanarsi da Roma dopo uno scontro in tribunale con Cornelio Dolabella, e Cicerone durante il suo viaggio in Grecia fra il 79 a.C. e il 77 a.C.
La notizia del soggiorno di Cesare si trova in Svetonio (Jul. 4), mentre Cicerone stesso ricorda di aver assistito alle lezioni di Apollonio in Brutus, 314


Mitologia
Un racconto mitico tramandato da Diodoro Siculo nel quinto libro della Biblioteca parla delle origini del nome e della popolazione di Rodi.
In origine l'isola era abitata dai Telchini ai quali Rea affidò Posidone neonato. Una volta cresciuto Posidone si unì a Alia, sorella dei Telchini e generò sei figli maschi ed una femmina di nome Rodo. Poichè i maschi impedirono ad Afrodite di approdare sull'isola la dea li fece impazzire e li spinse a violentare la madre che a seguito dello stupro si uccise.
Un diluvio sommerse l'isola e si salvarono solo quanti riuscirono a raggiungere i punti più alti, fra questi era Rodo e vedendola Elio (il sole) si innamorò e rapidamente prosciugò le acque.
Dall'unione di Elio e Rodo nacquero sette figli: Orchimo, Cercafo, Macar, Actine, Tenage, Triopa e Candalo ed una femmina di nome Elettrione la quale morì molto giovane ed ebbe culto eroico.
L'isola prese il nome di Rodi da Rodo e fu governata da Orchimo al quale nacque una figlia bellissima di nome Cidippe. Cercafo si innamorò di Cidippe e la ottenne come sposa (o la rapì a seconda della versione). Più tardi Cercafo successe a Orchimo sul trono di Rodi e alla sua morte i tre figli suoi e di Cidippe divisero il regno, erano Camiro, Lindo e Ialiso fondatori delle tre città che portarono i loro nomi.

In un'altro mito narrato da Pindaro nell'Olimpica VII Rodi fu colonizzata da Tlepolemo figlio di Eracle fuggito dall'Argolide per aver ucciso lo zio Licimnio.

Anche Ditti Cretese parla di Rodi, più precisamente di un luogo chiamato Pallioca (non identificato) dove furono sepolte le spoglie di Memnone, figlio di Titono e di Aurora che fu ucciso in combattimento da Achille durante la guerra di Troia. Ancora Ditti Cretese ricorda un certo Fala di Sidone che fece sosta a Rodi portando aiuti a Priamo e venne accusato dai Rodiesi di tradire la propria patria (Sidone era stata in precedenza saccheggiata dai Troiani di Paride). I marinai fenici che erano con Fala si infuriarono e lo uccisero per poi impadronirsi dei suoi beni.

Il Colosso
Nel 305 a.C., nel corso delle lotte fra i successori di Alessandro Magno, Rodi fu assediata da Demetrio I Poliorcete, figlio di Antigono Monoftalmo, il quale progettò ed utilizzò per l'assedio nuovi macchinari particolarmente complessi e dispendiosi come una grande catapulta ed una torre d'assedio. Il suo tentativo non ebbe tuttavia successo e dopo circa un anno Demetrio abbandonò l'assedio lasciando sul posto le sue macchine che furono requisite e vendute dai Rodiesi.
Lieti di poter festeggiare la vittoria i Rodiesi destinarono il ricavato della vendita alla costruzione di una gigantesca statua di Helios, loro dio protettore ed affidarono l'opera allo scultore Carete di Lindo, allievo del famoso Lisippo.
L'enorme lavoro richiese molto tempo e fu completato solo nel 292 a.C. Solo sessanta anni più tardi il Colosso fu atterrato da un terremoto e non fu più rialzato per motivi supertiziosi, i suoi frammenti rimasti sparsi al suolo furono forse recuperati e venduti dagli Arabi che conquistarolo l'isola diversi secoli più tardi.
Non abbiamo informazioni da alcuna fonte sul luogo esatto nel quale la statua fu installata e sul suo aspetto. Una credenza diffusa è che si trovasse all'ingresso del porto con i piedi su due pilastri o moli in modo che le imbarcazioni dovessero passare fra le sue gambe, ma si tratta di un'ipotesi priva di fondamento.
Sappiamo che la sua altezza era di circa 31 metri e che doveva essere visibile dal mare fino a considerevole distanza, era composto da un'intelaiatura di ferro stabilizzata con pietre di riempimento e l'esterno in bronzo era stato fuso sul posto a strati procedendo dal basso verso l'alto con l'aiuto di terrapieni di contenimento.

Quando nel terzo secolo a.C. fu compilata la lista delle sette meraviglie del mondo il Colosso fu considerato una di esse, al pari del Mausoleo di Alicarnasso o della Piramide di Cheope.
Negli ultimi decenni è stata spesso proposta la ricostruzione della statua, soprattutto dagli operatori turistici dell'isola, ma l'importanza dell'investimento ha fino ad ora scoraggiato l'iniziativa.

Una curiosità: la statua non fu detta "colosso" per le sue dimensioni, è vero il contrario. La parola kolossòs, infatti, indicava in genere una statua o statuetta che rappresentasse un personaggio o un dio, fu la sua associazione con il grande monumento di Rodi a far acquisire al vocabolo il significato comune di "grandissimo, enorme".



Riferimenti letteratura:
  • Pindaro - Olimpiche
  • Tucidide - La Guerra del Peloponneso
  • Diodoro Siculo - Biblioteca storica
  • Livio - Storia di Roma
  • Igino - Fabulae
  • Ditti Cretese - Storia della guerra troiana
  • Darete Frigio - Storia della rovina di Troia
  • Aulo Gellio - Notti Attiche
  • Strabone - Geografia
  • Tacito - Annali
  • Svetonio - Vite dei Cesari
  • Pausania - Descrizione della Grecia
  • Dione Cassio - Storia romana
  • Plinio il Vecchio - Storia Naturale
  • Giustino - Epitome delle Storie Filippiche Di Pompeo Trogo
  • Plutarco - Demostene e Cicerone
  • Plutarco - Alessandro e Cesare
  • Storia Augusta
  • Ludovico Antonio Muratori - Annali d'Italia dal principio dell'era volgare



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