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DARETE FRIGIO

STORIA DELLA ROVINA DI TROIA


Capitolo I
Il re Pelia era geloso della popolarità del nipote Giasone, figlio di suo fratello Esone, e temendo che potesse tentare di prendere il potere lo incaricò di una missione molto pericolosa: andare in Colchide a recuperare una pelle di montone dalla lana d'oro.
Pelia incaricò l'architetto Argo di costruire una nave adatta alla missione e quando si sparse la voce molti si presentarono a Giasone per essere suo compagni.

Capitolo II
La nave Argo giunse in Frigia alla foce del fiume Simoenta ma Laomedonte re di Troia mandò a dire ai Greci di lasciare immediatamente le sue terre.

Capitolo III
Agli Argonauti minacciati da Laomedonte non rimase che partire ma quando tornarono in patria Eracle, che aveva fatto parte della missione, volle vendicare l'offesa subita e si accordò con Castore e Polluce per avere il loro aiuto. Con lo stesso fine si accordò con Telamone, Peleo, Nestore ed altri, preparò dodici navi e reclutò un buon numero di soldati. Sbarcarono di notte al Sigeo e Eracle, Telamone e Peleo guidarono l'esercito verso Troia mentre Castore, Polluce e Nestore rimasero a guardia delle navi.
Laomedonte accorse con la cavalleria ed iniziò la battaglia in cui Laomedonte fu ucciso.
Telamone, il primo ad entrare in città, ebbe in premio Esione figlia del re. Tutti gli altri figli di Laomedonte morirono ad eccezione di Priamo che si trovava altrove con l'esercito.

Capitolo IV
Quando Priamo fu informato dell'accaduto ne soffrì gravemente, tornò a Troia con Ecuba e i suoi figli legittimi Ettore, Alessandro, Deifobo, Eleno, Troilo, Andromaca, Cassandra e Polissena e subito ordinò di costruire mura più ampie e di fortificare con ogni mezzo la città per impedire nuovi saccheggi. Costruì la reggia e un altare a Zeus e affidò a Ettore il reclutamento di un esercito, quindi inviò Antenore come legato in Grecia a chiedere la restituzione di Esione.

Capitolo V
A Magnesia Peleo ospitò Antenore alcuni giorni ma quando ascoltò la richiesta di Priamo si ritenne offeso e cacciò l'ambasciatore. Antenore si recò a Salamina da Telamone dove ottenne analoga risposta. In Acaia Castore e Polluce sostennero che Laomedonte era stato il primo a offendere i Greci e anche loro intimarono a Antenore di andarsene. Dopo aver ricevuto anche da Nestore a Pilo una risposta dello stesso tenore, Antenore tornò da Priamo e gli consigliò la guerra.

Capitolo VI
Priamo convocò tutti i figli, parenti e amici fra cui Antenore, Anchise, Enea, Ugaleone, Bucolione, Panto e Lampo e propose di far guerra ai Greci per liberare Esione e vendicare la morte di Laomedonte. Affidò il comando al figlio maggiore Ettore il quale si disse pronto ma espresse dubbi sulla possibilità dei Troiani di prevalere sui Greci.

Capitolo VII
Alessandro sostenne la necessità di approntare una flotta e si offrì di comandarla per attaccare la Grecia. Raccontò di aver sognato Ermes che lo incaricava di scegliere la più bella fra Era, Afrodite e Atena: aveva scelto Afrodite che gli prometteva la più bella delle donne greche. Deifobo e Troilo appoggiarono la proposta di Alessandro mentre Eleno predisse la catastrofe ma nessuno lo volle ascoltare.

Capitolo VIII
Priamo annunciò pubblicamente la guerra e Panto si allontanò dall'assemblea dicendo che suo padre Euforbo avrebbe predetto la rovina di Troia se si fossero attaccati i Greci. Tutto il popolo, invece, si dichiarò pronto a partire e si iniziò a raccogliere legname sul monte Ida per costruire le navi mentre Ettore, nell'Alta Frigia, reclutava altri soldati. Anche Cassandra iniziò a pronunciare pronostici di sciagura.

Capitolo IX
Giunto il tempo della partenza Priamo affidò il comando ad Alessandro che partiva con Deifobo, Enea e Polidamante e gli ordinò di andare a Sparta per ripetere a Castore e Polluce la richiesta di Esione, in caso di nuovo rifiuto l'esercito si sarebbe mosso da Troia.
La flotta troiana si recò all'isola di Citera dove Alessandro offrì sacrifici al tempio di Afrodite, durante il viaggio incontrò Menelao che si recava da Nestore a Pilo. Contemporaneamente Castore e Polluce andavano da Clitemnestra con la nipote Ermione.

Capitolo X
Quando Alessandro incontrò Elena, anche lei a Citera per sacrificare al tempio di Artemide e Apollo, i due si innamorarono immediatamente. La notte stessa Alessandro fece rapire Elena, spogliò il tempio e fece molti prigionieri. Ripartì per Troia e fece sosta a Tenedo da dove informò il padre su quanto aveva fatto.
Da Pilo Menelao, venuto a sapere del rapimento, si recò a Sparta con Nestore e mandò a chiamare il fratello Agamennone.

Capitolo XI
Priamo sperò che i Greci per riavere Elena avrebbero restituito Esione. Intanto fece sposare Elena con Alessandro e fece rinchiudere Cassandra che continuava a predire il peggio.
Menelao e Agamennone convocarono i principi della Grecia a congresso, parteciparono Achille, Patroclo, Eurialo, Tlepolemo, Diomede e deliberarono di dichiarare guerra a Troia nominando comandante Agamennone.
Castore e Polluce, fratelli di Elena, erano già partiti all'inseguimento della nave di Alessandro ma avevano incontrato una tempesta e non si era più saputo nulla di loro. Si diceva fossero diventati immortali.

Capitolo XII
Darete Frigio, autore di questa storia, descrisse le belle fattezze di Castore e Polluce, molto somiglianti fra loro, e della sorella Elena. Priamo era robusto, aveva un bel volto e una voce dolce. Ettore era carismatico e generoso, degno d'essere amato e capace di amare. Deifobo e Eleno somigliavano al padre ma erano diversi fra loro, forte e valoroso Deifobo, dotto e clemente l'indovino Eleno.
Alessandro era alto, biondo e bello, agile e imperioso. Enea aveva capelli neri, larghe spalle, era affidabile e facondo. Antenore era alto e gracile, accorto e cauto.
Ecuba era una bella donna robusta, giusta e pia. Andromaca era alta e di carnagione chiara, bella, dolce e pudica. Cassandra, che prediceva il futuro, era di media statura e aveva i capelli rossi.
Polissena era la più bella, alta, bionda con il collo lungo e le gambe affusolate.

Capitolo XIII
Agamennone era grande e robusto, facondo e prudente. Menelao era di media statura e rosso di capelli. Achille era di membra robuste ed aveva i capelli molto ricci, fierissimo in combattimento sapeva essere clemente, ilare e generoso. Patroclo era bello, aveva occhi verdi e grandi. Aiace d'Oileo era robusto e di animo giocondo. Aiace Telamonio aveva voce chiara, capelli neri ed era atroce con il nemico.
Ulisse era un bell'uomo di media taglia, astuto, eloquente e sapiente. Diomede era un uomo forte, terribile in guerra, impaziente e audace.
Nestore era grande di persona con il naso adunco e la pelle bianca. Protesilao era di bell'aspetto, svelto, animoso e temerario. Neottolemo era grande e fortissimo, molto sdegnoso.
Palamede era gracile e altro, dolce, generoso e sapiente. Podalirio era grande e grosso, aveva l'aria malinconica. Macaone era grande e sicuro si se, prudente e misericordioso. Merione era di capelli rossi, di statura mediocre, tozzo, astuto e crudele.
Briseide era alta, bella, aveva capelli biondi, begli occhi, corpo proporzionato e piacevole.

Capitolo XIV
I Greci si riunirono nel porto di Atene.
Agamennone mandò cento navi da Micene,
Menelao da Sparta sessanta,
Arcesilao e Protenore dalla Beozia cinquanta,
Ascalafo e Ialmeno da Orcomeno trenta,
Epistrofo e Schedio dalla Focide quaranta,
Aiace Telamonio, Teucro, Diore, Talpio e Polisseno da Salamina quaranta, Nestore da Pilo ottanta,
Toante dall'Etolia quaranta,
Aiace d'Oileo da Locri trentasette,
Antifo e Fidippo trenta,
Idomeneo e Merione da Creta ottanta,
Ulisse da Itaca undici,
Eumelo da Feri dieci,
Protesilao e Podarce da Filace quaranta,
Podalirio e Macaone da Tricca trentadue,
Achille e Patroclo con i Mirmidoni di Ftia cinquanta,
Tlepolemo da Rodi nove,
Euripilo da Ormenio quaranta,
Anfimaco da Elide dodici,
Polipete e Leonteo da Larissa quaranta,
Eurialo e Stenelo da Argo ottanta,
Filottete da Melibea sette,
Guneo da Cifo ventuno,
Protoo da Magnesia undici,
Agapenore dall'Arcadia sessanta,
Mnesteo da Atene cinquanta.

Capitolo XV
Prima della partenza i Greci mandarono Achille e Patroclo a consultare Apollo a Delfi, intanto Priamo si concentrava sulla preparazione delle difese.
Achille seppe dall'oracolo che i Greci avrebbero vinto dopo dieci anni di guerra. A Delfi incontrò l'indovino Calcante e fecero amicizia, Calcante si unì alla spedizione e quando le condizioni del mare impedirono la partenza consigliò di sacrificare ad Artemide in Aulide. Così fu fatto e l'armata prese il mare, faceva da guida Filottete e quando giunsero al regno di Priamo cominciarono a fare bottino quindi sostarono a Tenedo.

Capitolo XVI
Agamennone inviò Ulisse e Diomede a trattare con Priamo per la restituzione di Elena mentre Achille e Telefo andarono a saccheggiare la Misia e si scontrarono con l'esercito del re Teutrante, sconfiggendolo. Teutrante fu ferito da Achille ma Telefo non permise che venisse ucciso perché legato a lui da vincoli di ospitalità e perché Teutrante aveva avuto il regno da Eracle uccisore del re di Tracia e padre dello stesso Telefo. Consapevole di essere in fin di vita Teutrante cedette il regno a Telefo che aveva tentato di salvarlo e Achille esortò Telefo ad accettare e a rimanere sul posto, avrebbe potuto così essere molto utile alla spedizione dei Greci con rinforzi e rifornimenti. Anche Agamennone, una volta informato, approvò la decisione.

Capitolo XVII
Ulisse e Diomede proposero a Priamo di chiudere la contesa con la restituzione di Elena e di quanto Alessandro aveva preso ma Priamo dopo aver parlato delle precedenti ragioni di discordia fra cui la morte del padre e la schiavitù della sorella intimò loro di uscire dal suo regno.

Capitolo XVIII
Gli alleati di Priamo:
Pandaro, Amfione e Adrasto da Zelea,
Mopso da Colofone,
Naste e Amfimaco di Caria,
Sarpedone e Glauco di Licia,
Ippotoo e CopesoLarissa,
Eufemo di Ciconia,
Piro e Acamante di Tracia,
Antifo e Mestle di Meonia,
Ascanio e Forci di Ascania,
Pilemene di Paflagonia,
Perse e Memnone di Etiopia,
Reso e Archiloco di altra parte della Tracia,
Adrasto e Amfio di Adrastea,
Epistrofo di Alizonia.
Furono nominati capi supremi Ettore, Deifobo, Alessandro, Troilo, Enea e Memnone.
Si unì ai Greci Palamede figlio di Nauplio che non era potuto partire insieme a loro perché malato.

Capitolo XIX
Su consiglio di Palamede si decise di sferrare il primo attacco in pieno giorno. Tutte le navi si avvicinarono insieme a Troia. Il primo a sbarcare fu Protesilao che uccise molti nemici prima di essere abbattuto da Ettore.
Ettore portò lo scompiglio nello schieramento greco, Achille in quello troiano, la notte mise fine alla battaglia. L'indomani nuova battaglia, Ettore uccise Patroclo e Merione e venne ferito da Mnesteo ma continuò a combattere. Quando stava per scontrarsi con Aiace Telamonio si rese conto che era suo parente perché figlio di Esione sorella di Priamo, i due evitarono il duello e si scambiarono doni.
Il giorno seguente i Greci chiesero una tregua.

Capitolo XX
Si celebrarono le esequie dei caduti e Achille indisse giochi funebri in onore di Patroclo. Palamede criticò la scelta di Agamennone come comandante supremo tentando di suscitare una ribellione.
Due anni dopo si venne a una nuova battaglia molto sanguinosa nella quale Ettore fece numerose vittime tanto che Agamennone ordinò di concentrarsi contro di lui nello scontro successivo.

Capitolo XXI
Il mattino seguente vi fu una nuova battaglia ancora più cruenta. Alessandro ferì Menelao con una freccia, ma Menelao lo inseguì insieme ad Aiace di Locri. Alessandro fu soccorso e portato in salvo da Ettore e Enea.
Nuovo giorno e nuova strage: Ettore uccise Orcomeno, Palamede, Epistrofo, Schedio, Elpenore, Dorio e Polisseno. Enea uccise Amfimaco e Nireo, Achille Eufemo, Ippotoo, Pileo, Asterio, Diomede uccise Santippo e Mestle.
Agamennone richiamò i suoi e i Troiani rientrarono soddisfatti in città .

Capitolo XXII
Il giorno dopo entrambi gli eserciti uscirono per affontarsi ancora e si combattè per ottanta giorni consecutivi con migliaia di morti.
Agamennone propose a Priamo una tregua di tre anni per dar sepoltura ai suoi, sostituire i caduti, riparare le navi. Priamo, consultato il consiglio, accettò e i Troiani ripararono le mura e curarono i loro feriti.

Capitolo XXIII
Trascorsi i tre anni Ettore, Troilo e Enea guidarono l'esercito fuori le mura per una nuova battaglia. Ettore uccise Fidippo e Antifo, Achille Licaone e Euforbo. Entrambi gli eserciti persero migliaia di soldati in una battaglia durata trenta giorni.
Questa volta fu Priamo a proporre una tregua di sei mesi che venne accettata.
Ancora una volta dopo i sei mesi e dopo altri dodici giorni di combattimenti Agamennone chiese e ottenne trenta giorni di tregua.

Capitolo XXIV
Scaduta anche questa tregua, Andromaca, spaventata da un sogno, pregò Ettore di non andare a combattere ma Ettore non l'ascoltò. Andromaca ritentò mostrandogli il figlio Astianatte, quindi pregò Priamo di convincere il figlio e Priamo acconsentì trattenendo Ettore.
Senza Ettore in campo la battaglia volgeva in favore dei Greci ma l'eroe non riuscì a trattenersi ed uscì dalle mura. Subito uccise o ferì molti nemici. Uccise Polipete e mentre lo spogliava delle armi fu attaccato da Achille. Ettore riuscì a ferire Achille ma questi, furioso per il dolore, l'uccise, quindi fece strage dei Troiani finché Memnone non trovò il modo di contenerlo.
Achille rientrò nel campo ferito e i Troiani piansero Ettore per tutta la notte.

Capitolo XXV
Fu concordata una tregua di due mesi e i Troiani celebrarono giochi funebri per Ettore. Palamede riprese le sue querele contro Agamennone che questa volta rinunciò al comando. Fu scelto Palamede come nuovo comandante.

Capitolo XXVI
Terminata la tregua i Greci tornarono a combattere sotto il comando di Palamede. Sarpedone uccise molti Greci fra cui Tlepolemo e Perse.
Nella tregua successiva Palamede inviò Agamennone e altri legati in Misia per approvvigionare l'esercito.

Capitolo XXVII
Nell'anniversario della morte di Ettore i suoi familiari andarono a visitare la sua tomba (che si trovava davanti alle porte della città) e in questa occasione Achille vide Polissena e se ne innamorò.
Achille mandò un servo da Ecuba a chiedere di sposare Polissena promettendo di lasciare la guerra in caso di risposta affermativa, Ecuba rimandò indietro il servo con la promessa che ne avrebbe discusso con Priamo. Priamo rispose che avrebbe dato il consenso alle nozze solo se si fosse conclusa la pace e Achille, che era già in contrasto con i Greci per la scelta di Palamede, prese a pronunciarsi per la fine della guerra.

Capitolo XXVIII
Quando Palamede condusse fuori l'esercito Achille adirato non prese parte alla battaglia. Palamede uccise Deifobo e Sarpedone ma mentre si compiaceva del successo venne ucciso da una freccia di Alessandro.
Caduto il loro capo gli Argivi cedettero e furono messi in fuga dai Troiani che arrivarono a incendiare le navi. Achille continuò a non intervenire e solo il coraggio di Aiace Telamonio salvò i Greci dalla rovina.

Capitolo XXIX
Su proposta di Nestore il comando supremo fu restituito a Agamennone. Nei combattimenti successivi si distinse il troiano Troilo che uccise molti nemici. Dopo sette giorni di battaglia fu indetta una nuova tregua di due mesi e i Greci fecero funerali solenni a Palamede.

Capitolo XXX
Achille fu visitato da Nestore, Ulisse e Diomede inviati da Agamennone e rifiutò di tornare a combattere. Agamennone consultò gli altri comandanti: Menelao insisteva per continuare la guerra, Ulisse e Diomede erano per la pace ma Calcante sentenziò che si doveva continuare.

Capitolo XXXI
Dopo l'ennesima strage in cui Agamennone, Menelao e Diomede furono feriti da Troilo, i Greci chiesero sei mesi di tregua. Priamo accettò contro il parere di Troilo. Achille rifiutò ancora di partecipare ma promise di far combattere i suoi uomini nella prossima battaglia.

Capitolo XXXII
Infatti quando le parti si scontrarono di nuovo anche i Mirmidoni parteciparono ma Troilo riuscì a metterli in fuga. Un'altra strage e un'altra tregua per seppellire i morti.

Capitolo XXXIII
Vedendo che Troilo continuava a massacrare i Greci, Achille finalmente lo affrontò ma Troilo riuscì a ferirlo e Achille, già sofferente per precedenti ferite, fu costretto a ritirarsi per alcuni giorni. Quando Troilo assalito dai Mirmidoni cadde dal cavallo Achille scese improvvisamente in campo e lo uccise. Anche Memnone fu ucciso da Achille al quale aveva impedito, ferendolo ancora, di spogliare Troilo delle armi.
Priamo chiese trenta giorni di tregua per i funerali di Troilo e di Memnone.

Capitolo XXXIV
Per vendicare Ettore e Troilo, Ecuba si accordò con Alessandro e mandò un messaggio ad Achille invitandolo a incontrarla nel tempio di Apollo per parlare delle nozze con Polissena. Achille vi andò accompagnato dal solo Antiloco figlio di Nestore ma nel tempio trovò i migliori guerrieri troiani che lo sommersero di frecce. Achille e Antiloco si batterono valorosamente ma furono sopraffatti e uccisi da Alessandro. Eleno si oppose al gettare i cadaveri agli avvoltoi e volle rimandarli ai Greci.

Capitolo XXXV
Consultato l'oracolo si seppe che per terminare la guerra era necessario che Achille fosse vendicato dalla sua progenie e si mandò a prendere suo figlio Neottolemo.
Si riprese a combattere, Alessandro ferì Aiace con una freccia, Aiace lo inseguì e lo uccise ma poco dopo morì a sua volta per la ferita.
Diomede portò un tremendo assalto ai Troiani che fuggirono entro le mura e i Greci strinsero l'assedio intorno alla città.
Fu sepolto Alessandro accompagnato dal pianto di Elena che lo aveva amato.

Capitolo XXXVI
I Troiani rimasero in città senza tentare sortite, Priamo attendeva l'arrivo di Pentesilea che infatti giunse in quei giorni a Troia e con le sue Amazzoni respinse i Greci nel loro campo allontanandoli dalle mura. Probabilmente Pentesilea avrebbe distrutto l'esercito greco se non fosse giunto Neottolemo che, dopo aver reso omaggio alla tomba del padre, schierò i Mirmidoni e insieme ai Greci affrontò le Amazzoni. Dopo un lungo combattimento Pentesilea ferì Neottolemo che la uccise.
I Troiani ripararono di nuovo in città e di nuovo gli Achei circondarono le mura per impedire loro di uscire.

Capitolo XXXVII
Priamo convocò il consiglio, Antenore, Polidamante e Enea proposero di chiedere la pace restituendo Elena in considerazione delle perdite subite e dall'attuale situazione disperata dei Troiani. Anfimaco si oppose energicamente sostenendo doversi osare un estremo attacco ai Greci per sconfiggerli o morire.

Capitolo XXXVIII
Priamo accusò di disfattismo Antenore e Enea, imputò a Antenore l'insuccesso delle sue ambasciate e a Enea l'aver aiutato Alessandro nel rapimento di Elena, quindi ordinò a tutti di prepararsi per l'attacco proposto da Anfimaco.
In privato disse ad Anfimaco di non fidarsi più di Antenore e di Enea e di ritenere opportuno farli morire e i due organizzarono un tranello per attuare il progetto.

Capitolo XXXIX
Antenore, Polidamante, Ugaleone, Anfidamante e Dolone si accordarono per consegnare Troia ai Greci avendo intuito le intenzioni di Priamo nei confronti di chi voleva la pace. Mandarono in segreto Polidamante da Agamennone.

Capitolo XL
Agamennone riportò al consiglio la proposta di Polidamante ma Ulisse e Nestore si mostrarono scettici. Trattenendo Polidamante mandarono Sinone a Troia per verificare che Enea, Anchise e Antenore fossero d'accordo sul tradimento. Ottenuta la conferma i comandanti greci giurarono che i congiurati troiani e le loro famiglie non avrebbero subito alcun danno. Durante la notte l'esercito greco fu condotto alla Porta Scea che era ornata con una testa di cavallo ed era sorvegliata da Antenore e Anchise pronti a lasciar entrare gli assedianti.

Capitolo XLI
Entrato in città, Neottolemo prese a trucidare i Troiani ed uccise anche Priamo che trovò sull'altare di Zeus. Fuggendo Ecuba affidò Polissena a Enea che la nascose presso Anchise. Andromaca e Cassandra si rifugiarono nel tempio della Concordia.

Capitolo XLII
Al mattino Agamennone ringraziò gli dei e lodò l'esercito. Fece riunire il bottino in un luogo per dividerlo più tardi. I Greci decisero di mantenere la parola data e a Antenore, Enea e a tutti quelli che avevano partecipato al tradimento si restituirono tutti gli averi.
Antenore ottenne la libertà anche per Eleno, Cassandra, Ecuba e Andromaca.

Capitolo XLIII
Al momento della partenza scoppiò una tempesta che bloccò nel porto le navi dei Greci. Calcante dichiarò che negli Inferi qualcuno voleva soddisfazione e Neottolemo notò che Polissena, per la quale il padre era morto, non era stata trovata. Polissena fu cercata in ogni luogo e quando fu trovata Neottolemo la scannò sulla tomba di Achille.
Agamennone, irato con Enea che aveva nascosto Polissena, gli ordinò di partire immediatamente con i suoi familiari.
Partirono anche Agamennone e gli altri. Infine partì Eleno con Ecuba, Andromaca e Cassandra e andò nel Chersoneso.

Capitolo XLIV
Si combattè sotto Troia per dieci anni, otto mesi e dodici giorni.
Morirono ottocentoseimila Greci e duecentosettantottomila Troiani.
Enea partì con ventidue navi e tremilatrecento persone, Antenore con duemilacinquecento, Eleno con milleduecento.