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Gaio Tranquillo Svetonio
VITE DEI CESARI
Libro I. -
Cesare
I. Designato
flamine
all'età di diciassette anni
Giulio Cesare
scioglie il fidanzamento con
Cossuzia
, di famiglia equestre (la moglie del
flamine
doveva essere patrizia) e sposa
Cornelia
, figlia di
Cinna
. Vinto
Cinna
il
dittatore
Silla
tenta di costringere
Cesare
a ripudiare
Cornelia
ma
Cesare
rifiuta, viene privato del sacerdozio e perseguitato. Infine ottiene il perdono per l'intercessione dei parenti e, stando a
Svetonio
,
Silla
predice che
Cesare
"sarà un giorno fatale al partito degli ottimati perché in lui vi sono molti Marii".
II. Tirocinio militare di
Cesare
in
Asia
al seguito del
pretore
Marco Termo
. Durante questo periodo sospetti di pederastia cadono sul giovane
Cesare
, a causa di una sua permanenza presso il re di
Bitinia
Nicomede IV
.
III. Morto
Silla
,
Cesare
torna a
Roma
dove rifiuta di aggregarsi al tentativo di sedizione di
Marco Lepido
.
IV. Disputa giudiziaria di
Cesare
contro
Cornelio Dolabella
, accusato di concussione. Quando
Dolabella
è assolto
Cesare
si ritira a
Rodi
dove segue le lezioni del famoso oratore
Apollonio Molone
.
Cesare
viene catturato dai pirati e trattenuto per quaranta giorni mentre i suoi amici cercano il denaro per il riscatto. Liberato dopo il pagamento
Cesare
non si da tregua fin quando non riesce a far catturare e giustiziare i suoi sequestratori. Quindi passa in
Asia
con delle truppe ausiliarie per respingere i tentativi di espansione di
Mitridate
.
V. Tornato a
Roma
Cesare
ottiene il tribunato militare e si adopera a favore degli esuli della ribellione di
Lepido
, fra cui il cognato
Lucio Cinna
.
VI. Durante la sua
questura
Cesare
pronuncia l'elogio funebre della zia paterna
Giulia
e della moglie
Cornelia
: poichè la zia era la vedova di
Caio Mario
e
Cornelia
, come si è visto la figlia di
Cinna
con le sue orazioni
Cesare
prendeva apertamente posizione contro il partito sillano aristocratico. Dopo la morte di
Cornelia
Cesare
sposa
Pompeia
, figlia di
Quinto Pompeo
e nipote di
Silla
, dalla quale divorzierà presto per sospetto di adulterio con
Publio Clodio
.
VII. Come
questore
Cesare
ha in sorte la
Spagna
Ulteriore. Durante questo periodo
Cesare
decide di compiere imprese maggiori della modesta occupazione di
questore
.
Svetonio
dice perché colpito ed ispirato dalla vista di una statua di
Alessandro Magno
.
VIII.
Cesare
di reca nelle colline latine che si erano sollevate per ottenere la cittadinanza.
IX. Tornato a
Roma
Cesare
è coinvolto in una congiura ordita da
Marco Crasso
,
Publio Cornelio Silla
e
Publio Autronio Peto
per occupare il
Senato
. La congiura però non viene attuata.
X. Da
edile
Cesare
offre giochi ed espone sul
Campidoglio
la propria collezione di opere d'arte.
XI. Gli ottimati ostili a
Cesare
gli negano il governo di una provincia.
XII.
Cesare
scelto a sorte come giudice nel processo contro
Caio Rabirio
, accusato di alto tradimento.
XIII.
Cesare
concorre alla carica di
pontefice massimo
.
XIV.
Cesare
propone il confino per
Catilina
e gli altri congiurati e contro
Cicerone
che ne propone la condanna a morte.
XV. Nominato
pretore
Cesare
si scontra in vari modi con il partito degli ottimati.
XVI.
Cesare
appoggia le riforme proposte dal
tribuno
Cecilio Metello
ed entrambi vengono sollevati dalla carica per volontà del
Senato
.
Cesare
calma una folla che si era radunata per sostenerlo ed il
Senato
lo ringrazia reintegrandolo nella
pretura
.
XVII. Delatori cercano di coinvolgere
Cesare
nella congiura di
Catilina
,
Cesare
ne esce pulito grazie alla testimonianza di
Cicerone
ed i delatori vengono arrestati.
XVIII. Dopo la
pretura
Cesare
ottiene il governo provinciale della
Spagna
Ulteriore dove svolge una fulminea campagna militare, quindi torna a
Roma
a chiedere il
consolato
.
XIX.
Cesare
ottiene il
consolato
insieme a
Marco Bibulo
. Spinto dall'ostilità degli ottimati
Cesare
si avvicina a
Pompeo Magno
e dopo aver risolto i contrasti fra questo e
Crasso
arriva agli accordi del
triumvirato
.
XX.
consolato
di
Cesare
.
Cesare
, forte anche della sua carica di
pontefice massimo
, sovrasta il collega
Bibulo
e lo riduce al silenzio. Inizia la politica tirannica di
Cesare
che fa arrestare
Catone
per averlo contrastato ed imponendo il proprio potere con una strategia di terrore.
XXI - XXII.
Cesare
sposa
Calpurnia
, figlia di
Lucio Pisone
che sarà suo successore al
consolato
e da in moglie sua figlia
Giulia
a
Gneo Pompeo
.
XXII. L'anno successivo al
consolato
Cesare
riesce ad insabbiare un'inchiesta senatoriale nei suoi confronti.
XXXIV. Con l'aiuto di
Pompeo
e
Crasso
Cesare
ottiene che il suo comando militare venga prorogato per un quinquennio. Dopo di che si reca in
Gallia
ed inizia un'intensa attività militare.
XXV. Riepilogo delle gesta di
Cesare
in nove anni in
Gallia
: - Sottomette tutta la
Gallia
. - Attacca, primo fra i
Romani
, i
Germani
oltre il
Reno
. - Attacca e vince i
Britanni
, ancora sconosciuti.
XXVI.
Cesare
si procura popolarità con opere pubbliche, giochi e banchetti. Raddoppia il soldo delle truppe. Muoiono la madre e la figlia.
XXVII. Per conservarsi la parentela con
Pompeo
,
Cesare
gli offre in sposa
Ottavia
, nipote di sua sorella.
XXVIII. Il
console
Marco Claudio Marcello
(
51 a.C.
), contrario a
Cesare
, propone in
Senato
che gli venga tolto il comando dell'esercito in
Gallia
.
XXIX.
Cesare
usa ogni mezzo per conservare il comando della
Gallia
e dell'esercito di veterani ma anche i
consoli
dell'anno successivo,
Gaio Marcello
e
Emilio Paolo
, si adoperano per destituirlo.
Cesare
invoca l'aiuto del
Senato
e ricorre anche alla corruzione per mantenere il comando.
XXX. - XXXI - XXXII. Vedendo che i suoi avversari stanno per sottrargli la
Gallia
Cesare
muove verso
Roma
e "passa il
Rubicone
" dando origine alla guerra civile. Varie considerazioni riportate da
Svetonio
sull'episodio.
XXXIII. Passato il
Rubicone
invoca la fedeltà delle truppe e si prepara ad attaccare
Roma
.
XXXIV. Riepilogo delle successive imprese di
Cesare
: Occupa l'
Umbria
, il
Piceno
e l'
Etruria
vincendo la resistenza di
Lucio Domizio
, quindi insegue i
consoli
e
Pompeo
che cercano di imbarcarsi a
Brindisi
.
Sfuggitogli
Pompeo
ripiega verso
Roma
e tiene una seduta in
Senato
per subito partire verso la
Spagna
per affrontare le migliori truppe di
Pompeo
. Benchè ritardato da
Marsiglia
che gli si dimostra ostile,
Cesare
in
Spagna
ottiene rapide vittorie.
XXXV. Dopo la
Spagna
Cesare
attacca
Pompeo
in
Macedonia
fino a sconfiggerlo completamente nella battaglia di
Farsalo
. Inseguitolo in
Egitto
lo trova ucciso e si scontra con il re Tolomeo. Vinto Tolomeo
Cesare
consente a
Cleopatra
di continuare a governare l'
Egitto
. Dall'
Egitto
Cesare
passa in
Siria
, quindi nel
Ponto
dove
Farnace
, figlio di
Mitridate
, saputo della morte di
Pompeo
era insorto contro
Roma
e lo sconfigge facilmente. Infine
Cesare
passa in
Africa
dove sconfigge
Giuba
.
XXXVI. Per tutta la durata delle guerre civili
Cesare
non subisce disfatte. Solo alcuni suoi luogotenenti ebbero la peggio,
Curione
,
Caio Antonio
,
Dolabella
,
Gneo Domizio Calvino
.
XXXVII. Finite le guerre civili
Cesare
celebra cinque trionfi.
Svetonio
ricorda le celebre frase "Veni, Vidi, Vinsi" con la quale
Cesare
commemorava la rapidità della sua campagna nel
Ponto
.
XXXVIII - XXXIX.
Cesare
elargisce premi ai soldati e munificenze al popolo ; offre spettacoli e banchetti.
XL. Riforma del calendario.
XLI. Riforma del
Senato
che passa da seicento a novecento poi a mille membri. Altre riforme di
Cesare
, riduzione della lista dei
plebei
sovvenzionati dall'erario. Censimento.
XLII. Riforme di carattere giudiziario. Confisca dei beni per i
patrizi
colpevoli di gravi reati.
XLIII. Scacciati dal
Senato
gli accusati di concussione. Interventi di moralizzazione.
XLIV. Progetti di
Cesare
in merito alle opere civili, fra cui la bonifica delle paludi pontine, una strada dall'
Adriatico
al
Tevere
, un canale nell'Istmo di
Corinto
.
Cesare
progetta la spedizione contro i
Daci
.
XLV. Aspetto fisico di
Cesare
: alto, ben proporzionato e di colorito chiaro, viso troppo pieno, occhi neri e vivaci. Godeva di ottima salute ma negli ultimi tempi fu colto da attacchi epilettici. Cercava di nascondere la calvizie portando avanti i radi capelli. Molto elegante e ricercato nel vestire.
XLVI. Amante del lusso e dell'eleganza.
XLVII. Hobbies di
Cesare
: collezione di gemme, vasi, quadri, statue antiche. Schiavi belli e colti.
XLVIII. Ferrea disciplina nella casa di
Cesare
.
XLIX. Fama di omosessualità di
Cesare
.
L. Amori di
Cesare
. La più amata fu
Servilia
, madre di
Bruto
.
LI. Adulteri di
Cesare
.
LII. Relazione di
Cesare
con
Cleopatra
.
Cesarione
figlio di
Cesare
e
Cleopatra
.
Curione
padre, in un discorso definisce
Cesare
"marito di tutte le mogli, moglie di tutti i mariti".
LIII.
Cesare
sobrio nel bere e disinteressato al cibo.
LIV. Avidità di
Cesare
, saccheggi e rapine durante le campagne.
LV . Doti di
Cesare
come oratore.
LVI. Commentari sulle guerre galliche e sulle guerre civili. L'ultimo libro del
De Bello Gallico
terminato da
Irzio
. Altri scritti di
Cesare
.
LVII. Resistenza fisica di
Cesare
.
LVIII. Doti militari di
Cesare
. Prudenza ed audacia nelle sue strategie.
LIX.
Cesare
privo di superstizioni e scrupoli religiosi.
LX. Tattiche militari di
Cesare
.
LXI. Il cavallo di
Cesare
, con zoccoli fissi come dita.
LXII - LXIII - LXIV. Fermezza di
Cesare
in battaglia, suo coraggio.
LXV. Disciplina imposta da
Cesare
ai suoi soldati.
LXVI. Disciplina imposta da
Cesare
ai suoi soldati.
LXVII. Disciplina imposta da
Cesare
ai suoi soldati.
LVIII. Valore e dedizione delle
legioni
di
Cesare
.
LXIX. Valore e dedizione delle
legioni
di
Cesare
.
LXX. Prestigio di
Cesare
fra le
legioni
.
LXXI e LXXII. Lealtà di
Cesare
verso i propri clienti ed amici.
LXXIII. Clemenza di
Cesare
verso i detrattori,
Valerio Catullo
.
LXXIV. Mitezza di
Cesare
nella vendetta.
LXXV. Clemenza di
Cesare
verso
Pompeo
.
LXXVI. Abusi di
Cesare
nel farsi attribuire titoli ed onori.
LXXVII e LXXVIII. Tracotanza di
Cesare
, affronti al
Senato
.
LXXIX. Sospetti pubblici che
Cesare
aspiri alla monarchia. I tribuni
Flavio Cesezio
e
Epidio Marullo
fanno arrestare un uomo che aveva posto una corona sul capo della statua di Cesare, il
dittatore
si offende e depone i due tribuni.
LXXX. I Congiurati: per
Svetonio
i congiurati esprimevano il malcontento popolare, la scarsa sopportazione della tirannide che ormai andava manifestandosi in tutti i modi.
LXXXI. Prodigi annunciano la morte di
Cesare
. Si arriva alle idi di Marzo. L'
aruspice
etrusco
Spurinna
lo aveva avvertito del pericolo ma
Cesare
non gli aveva dato ascolto. Appena giunto in
Senato
Cesare
è circondato dai congiurati.
LXXXII.
Cimbro Tillio
da il segnale afferrando la toga di
Cesare
,
Casca
sferra il primo colpo.
Cesare
muore sotto ventitre pugnalate.
LXXXIII. Su richiesta del suocero
Lucio Pisone
si apre il testamento di
Cesare
che come è noto nominava suo erede
Ottaviano
per i tre quarti,
Lucio Pinario
e
Quinto Pedio
per il quarto residuo. Inoltre il testamento conteneva l'adozione di
Ottaviano
. Lasciava al popolo i suoi giardini ed un legato di trecento sesterzi a testa.
LXXXIV. Funerali di
Cesare
. Elogio funebre di
Marco Antonio
.
LXXXV. La folla in tumulto per l'uccisione di
Cesare
. Il noto caso di
Elvio Cinna
che scambiato per
Cornelio Cinna
, avversario di
Cesare
, viene ucciso.
LXXXVI - LXXXVII. Considerazioni sulla morte di
Cesare
che probabilmente era già preparato ad essere ucciso.
LXXXVIII. Commemorazioni di
Cesare
volute da
Ottaviano
.
LXXXIX. Conclusione: quasi nessuno dei suoi assassini gli sopravvisse più di tre anni.
Libro II. - Vita di
Augusto
I. Antiche testimonianze della
gente Ottavia
a
Velletri
.
II. La
gente Ottavia
entrò in
Senato
all'epoca di
Tarquinio Prisco
ed ottenne il patriziato con
Servio Tullio
. Col tempo ricaduta alla condizione plebea tornò fra i
patrizi
per volere di
Cesare
. La
gente Ottavia
ottenne varie cariche pubbliche nel tempo, il primo fu
Gneo Ottavio
, questore e padre di
Gneo
e
Gaio
, capostipiti di due famiglie, la prima delle quali ebbe diversi consoli mentre l'altra fu di condizione equestre fino al padre di
Ottaviano
. il bisnonno di
Ottaviano
fu tribuno militare in
Sicilia
durante la seconda guerra punica. Il nonno, più pacifico, ottenne magistrature municipali ed accumulò un ingente patrimonio.
III.
Gaio Ottavio
, padre di
Ottaviano
fu ricco e stimato: dopo la
pretura
ottenne in sorte la
Macedonia
. Durante il viaggio di andata su incarico del
Senato
sconfisse i resti delle truppe di
Catilina
nei pressi di Turi, da cui il soprannome di Turino.
Ottavio
governò saggiamente la
Macedonia
tanto da ricevere le lodi di
Cicerone
.
IV.
Ottavio
morì improvvisamente di ritorno dalla
Macedonia
lasciando i figli
Ottavia Maggiore
,
Ottavia Minore
e
Ottaviano
con la moglie
Azia
.
Azia
era figlia di
Marco Azio Balbo
e di
Giulia
, sorella di
Cesare
.
V. Nascita di
Ottaviano
, sul
Palatino
, sotto il
consolato
di
Cicerone
e di
Antonio
.
VI.
Ottaviano
allevato nella casa di famiglia a
Velletri
.
Svetonio
dice che ai suoi tempi il luogo era oggetto di venerazione.
VII. Da bambino
Ottaviano
ebbe il soprannome di Turino, dai luoghi di origine. In seguito assumerà il nome di
Gaio Cesare
, dopo la morte del prozio, ed infine quello di
Augusto
per decreto del
Senato
.
VIII. Aveva quattro anni quando perdette il padre, dodici quando pronunciò l'elogio funebre della nonna
Giulia
, sedici quando indossò la toga virile.
Augusto
, adolescente, segue
Cesare
in
Spagna
nella spedizione contro i figli di
Pompeo
. Dopo questa campagna
Cesare
invia
Ottaviano
ad
Apollonia
per studiare. In
Apollonia
Ottaviano
seppe della morte di
Cesare
e del suo testamento e dopo alcune esitazioni decise di tornare in
Italia
per prendere possesso dell'eredità sebbene sconsigliato caldamente dalla madre
Azia
e dal nuovo marito di lei,
Marcio Filippo
.
IX. Con il suo consueto procedimento per argomenti e non annalistico
Svetonio
inizia la narrazione della vita politica di
Ottaviano
dopo averne rapidamente raccontato l'infanzia e l'adolescenza. Sostenne cinque guerre civili:
Modena
,
Filippi
,
Perugia
,
Sicilia
ed
Azio
.
X. All'origine delle cinque guerre civili
Svetonio
colloca la decisione di
Ottaviano
di vendicare la morte di
Cesare
: venendogli a mancare in questo proposito l'appoggio di
Antonio
,
Ottaviano
si rivolge agli ottimati che non stimavano il
console
. Dal
Senato
Ottaviano
ricevette l'ordine di mettersi a capo insieme ai nuovi
consoli
Irzio
e
Pansa
delle truppe inviate contro
Antonio
che assediava a
Modena
Decimo Bruto
il quale non aveva voluto cedere la provincia avuta per legato di
Cesare
. Da qui la
guerra di Modena
, durata tre mesi e conclusasi dopo due battaglie con la sconfitta di
Antonio
.
XI. Poichè i
consoli
Irzio
e
Pansa
perirono entrambi nella
guerra di Modena
gravò su
Ottaviano
il sospetto di aver provocato la loro morte per aprirsi la strada al
consolato
.
XII. Dopo
Modena
Antonio
si allea a
Lepido
ed
Ottaviano
ritiene opportuno cambiare posizione e rinunciare all'appoggio degli ottimati.
XIII. Alleatosi con
Antonio
e
Lepido
(
secondo triumvirato
)
Ottaviano
si scontra a
Filippi
con i cesaricidi. Vittorioso
Ottaviano
incrudelisce contro i prigionieri più illustri. Dopo
Filippi
Ottaviano
si assume il compito di ricondurre i veterani in
Italia
e di distribuire loro le terre nei municipi, ma questo compito lo rende impopolare sia ai civili espropriati che ai militari non soddisfatti dei compensi ricevuti.
XIV.
Lucio Antonio
, fratello di
Marco
, ottenuto il
consolato
cerca di provocare disordini contro
Ottaviano
, dando origine alla guerra di
Perugia
.
XV. Dopo la conquista di
Perugia
Ottaviano
mette a ferro e fuoco la città e punisce i suoi abitanti per aver aiutato il rivale.
XVI. Le ostilità contro
Sesto Pompeo
rimandate più volte si aprono dopo la costruzione del porto Giulio (
Capo Miseno
).
Pompeo
è vinto a
Nauloco
e
Milazzo
e
Svetonio
attribuisce il merito della vittoria al generale
Agrippa
.
Dopo la fuga di
Pompeo
,
Lepido
tenta un colpo di mano ma viene sopraffatto da
Ottaviano
che coglie l'occasione per spodestarlo e relegarlo al
Circeo
.
XVII.
Ottaviano
ruppe infine l'insicura alleanza con
Antonio
ed intraprese una campagna per screditare il rivale, facendo leva soprattutto sulla scandalosa relazione di questi con la regina
Cleopatra
. Non molto tempo dopo si arriva alla battaglia di
Azio
che comporta la definitiva sconfitta di
Antonio
.
Dopo la battaglia di
Azio
, si verifica un ammutinamento fra i soldati di
Ottaviano
, le richieste dei soldati vengono soddisfatte dopo una pausa forzata a
Brindisi
durata ventisette giorni. "Poi passando per l'
Asia
e la
Siria
, entrò in
Egitto
e quivi, assediata
Alessandria
, dove
Antonio
e
Cleopatra
si erano rifugiati se ne impadronì in pochi giorni".
Antonio
e
Cleopatra
si suicidarono ed
Ottaviano
accordò loro l'onore della sepoltura in comune e fece completare il monumento funebre da loro iniziato. Fece uccidere il giovane
Antonio
, figlio di
Marco Antonio
e di
Fulvia
e
Cesarione
, figlio di
Cleopatra
e di
Cesare
, graziando gli altri figli dei due defunti.
XVIII. Prima di lasciare
Alessandria
Ottaviano
fece aprire il mausoleo di
Alessandro Magno
per rendere omaggio alle spoglie del condottiero. A memoria della vittoria di
Azio
fondò la città di Nicopoli, ampliò il tempio di
Apollo
e consacrò a
Marte
e
Nettuno
il luogo ove era sorto il suo accampamento.
XIX. Diversi tentativi rivoluzionari ed attentati soffocati da
Ottaviano
: il giovane
Lepido
,
Varrone Murena
e
Fannio Cepione
,
Marco Egnazio
e
Lucio Paolo
.
XX.
Augusto
condusse di persona solo due guerre esterne: quella con i
Dalmati
e quella con i
Cantabri
.
XXI. Conquiste di
Ottaviano
e dei suoi legati:
Cantabria
,
Aquitania
,
Pannonia
,
Dalmazia
e
Illirico
,
Rezia
, territori dei
Vindelici
e dei
Salassi
. Frenò le incursioni dei
Daci
e ricacciò i
Germani
oltre dell'
Elba
.
XXII.
Pax Augusti
: il tempio di
Giano Quirino
fu finalmente chiuso regnando la pace ovunque nell'Impero.
XXIII. Sconfitte di
Ottaviano
:
Lollio
e
Varo
. Disperazione di
Ottaviano
per la sconfitta di
Varo
.
XXIV. Riforme di
Ottaviano
in campo militare:
Svetonio
dice che mantenne sempre la disciplina con grande severità consentendo solo nei mesi invernali ai suoi luogotenenti di andare in visita dalle proprie mogli. In caso di insubordinazione o di comportamento vile in combattimento riapplicò l'antica usanza della decimazione delle coorti o condannò le truppe a nutrirsi d'orzo. Applicò la pena capitale in caso di abbandono del posto.
XXV.
Ottaviano
fu sempre molto parsimonioso nell'elargire onorificenze militari. Come comandante riteneva essenziale la prudenza e suoleva dire che non si debba intraprendere una guerra se il timore della perdita è maggiore della speranza di guadagno.
XXVI. Magistrature ed onori rivestiti da
Ottaviano
: il primo
consolato
a vent'anni ottenuto con la forza e le minacce contro il
Senato
. Assunse il secondo
consolato
dopo nove anni, quindi il terzo l'anno successivo e tutti i successivi fino all'undicesimo. Dopo una pausa di diciassette anni assunse il suo dodicesimo
consolato
e due anni dopo il tredicesimo in occasione dell'inizio del tirocinio nel Foro dei nipoti
Lucio Cesare
e
Gaio Cesare
.
XXVII. Esercitò per dieci anni il "
Triumvirato
per restaurare la repubblica", nel periodo delle proscrizioni delle quali fu spesso autore feroce. Tenne in perpetuo la potestà tribunizia nonchè la sovraintendenza dei costumi e delle leggi.
XXVIII. Pensò due volte di ristabilire la Repubblica, la prima dopo
Azio
, la seconda dopo una lunga malattia. Desistette ovviamente.
XXIX Eresse numerosi edifici pubblici fra i quali il
Foro
con il tempio di
Marte Vendicatore
, il tempio di
Apollo
sul
Palatino
e quello di
Giove Tonante
sul
Campidoglio
.
Il
Foro
, il terzo della città, fu costruito per l'insufficienza dei fori esistenti a contenere il pubblico dei processi e delle cerimonie ufficiali, il tempio di
Marte
fu costruito per un voto fatto da
Augusto
in vista della battaglia di
Filippi
. Il tempio di
Apollo
fu costruito per una segnalazione degli
aruspici
, quello di
Giove
per ringraziare il Dio di uno scampato pericolo corso durante la campagna contro i
Cantabri
quando un fulmine stava per ucciderlo. Altri edifici fece costruire in onore dei propri parenti: il portico e la basilica di
Gaio
e
Lucio
, il
portico di Ottavia
e quello di
Livia
ed il
Teatro Marcello
. Incitò inoltre i più facoltosi cittadini ad abbellire a proprie spese la città.
XXX. Divise la città in regioni e contrade. Istituì un corpo di vigili del fuoco e fece ripulire l'alveo del
Tevere
per prevenire le inondazioni. Fece risistemare e proprie spese la
via Flaminia
fino a
Rimini
. Restaurò antichi templi, ecc.
XXXI. Dopo la morte di
Lepido
assunse la carica di
pontefice massimo
. In questa veste fece bruciare un gran numero di testi sacri greci e latini ritenuti poco attendibili e conservò i
Libri Sibillini
. Riformò gli ordini sacerdotali ripristinando antiche cerimonie religiose cadute in disuso.
XXXII. In materia di ordine pubblico
Augusto
represse il brigantaggio molto diffuso e prese provvedimenti per evitare la diffamazione fra cittadini. Promulgò inoltre una sorta di sanatoria dei vecchi debiti verso lo stato e delle questioni giudiziarie irrisolte. Aumentò il numero dei magistrati e dei giovani dedicati ai processi in modo da facilitare l'ufficio giudiziario.
XXXIII. Spesso svolse personalmente la funzione di giudice e, stando a
Svetonio
lo fece con equità e clemenza.
XXXIV. Riformò diverse leggi in particolare nell'ambito del diritto familiare.
XXXV. Ridusse il numero dei
senatori
(che erano diventati oltre mille) in due successive epurazioni. L'operazione non dovette essere del tutto tranquilla se come dice
Svetonio
in quel periodo
Augusto
presiedeva le sedute del
Senato
con una corazza sotto la toga ed una spada al fianco, circondato dagli amici più valorosi, e faceva perquisire tutti i
senatori
prima di ammetterli nell'aula.
XXXVI. Suggerì altre riforme di materia organizzativa e legislativa, per esempio quella di trasferire la sovraintendenza dell'erario dai
questori
ai
pretori
.
XXXVII. Istituì nuove cariche cittadine, come l'incarico di sovraintendere alle opere pubbliche, alle acque, alle piazze, alla manutenzione del
Tevere
, ecc.
XXXVIII.
Augusto
generosamente distribuiva onori militari decretando oltre trenta trionfi. In realtà sembra che questo abbondare nelle cariche civiche e negli onori militari servisse a sminuire le onorificenze stesse e quindi l'importanza di chi le riceveva.
XXXIX. Con una commissione di
senatori
passò in rassegna la condotta dei cavalieri comminando punizioni a coloro che erano trovati in difetto.
XL. Vari provvedimenti di
Augusto
in materia amministrativa, contro brogli elettorali, ecc.
Augusto
restio a concedere la cittadinanza romana agli stranieri. Tentativi di moralizzazione dei costumi e recupero di usi tradizionali nell'abbigliamento.
XLI e XLII. Liberalità di
Augusto
, suoi donativi alla popolazione, suoi interventi in tempo di carestia.
XLIII.
Augusto
offrì spesso giochi e spettacoli con grande magnificenza. Volentieri esponeva in pubblico animali esotici ed altre stranezze provenienti dalle province lontane, si mostrava in tutte le occasioni per tenere alta la propria popolarità.
XLIV. Regolò la distribuzione dei posti negli spettacoli, riservando le prime file ai
senatori
. Decretò che le donne non potessero assistere a spettacoli di pugilato.
XLV. Personalmente
Augusto
seguiva con piacere i giochi, particolarmente gli incontri di pugilato e di lotta greca. Fu favorevole ai personaggi circensi, agli attori ed agli atleti aumentandone il compenso e migliorandone le condizioni anche se alcuni di loro furono puniti per comportamenti indecorosi.
XLVI. Per ripopolare l'
Italia
(evidentemente le guerre civili avevano fatto un pò di vuoto) fondò 28 nuove colonie e le dotò di mezzi ed opere pubbliche. Incoraggiò la prolificità delle famiglie con donativi.
XLVII. Assunse personalmente il governo delle province più difficili da gestire (province imperiali) e visitò spesso sia tali province che altre.
XLVIII. Coltivò le relazioni con gli stati clienti, procurando di insediare sovrani amici.
XLIX. Distribuì le forze militari nelle varie province ed istituì le flotte di
Miseno
e di
Ravenna
. Pose alcune truppe a guarnigione della capitale ed altre ne destinò a propria scorta personale, ma non permise mai che in
Roma
soggiornassero più di tre coorti ed anche queste senza stabili alloggiamenti, venivano collocate in castelli vicini alla città. Istituì un erario militare ed un servizio di messaggeri per l'inoltro dei dispacci.
L. Nel sigillare i documenti usò prima una sfinge, poi l'immagine di
Alessandro Magno
, infine la propria, incisa da Dioscoride.
LI. Clemenza di
Augusto
nei confronti dei suoi avversari, perdono di alcuni calunniatori ed esortazione a
di non raccogliere le provocazioni.
LII. Modestia di
Augusto
: non volle che gli fossero consacrati templi nelle province se non associando al suo nome quello di
Roma
, non volle alcun tempio a suo nome nella capitale. Fece fondere tutte le statue d'argento a lui dedicate e con il ricavato dedicò dei tripodi d'oro ad
Apollo
Palatino
. Rifiutò la dittatura.
LIII. Aborrì di essere chiamato signore e proibì le pubbliche adulazioni nei suoi riguardi.
Mantenne atteggiamento modesto nei confronti del popolo e relazioni amichevoli con molti
senatori
. Nelle sedute del
Senato
non permetteva che gli fossero tributati particolari onori e ricordava a memoria il nome di tutti i
senatori
.
LIV. Alterchi fra
Augusto
e i
senatori
.
LV. Circolavano a
Roma
opuscoli diffamatori contro di lui che
Augusto
si limitava a confutare pur non perseguitandone gli autori.
LVI.
Augusto
si guardava dall'esercitare la propria autorità a favore di amici o clienti: non salvò dal giudizio l'amico
Nonio Asprenate
processato per veneficio. Intercesse solo per un certo Castricio che in precedenza aveva svelato la congiura di
Murena
.
LVII. Affetto del popolo per
Augusto
, i cavalieri celebravano per due giorni ogni suo anniversario, quando costruì la sua casa sul
Palatino
tutti recavano doni, ecc.
LVIII. Il popolo ed il
Senato
conferirono ad
Augusto
il titolo di Padre della Patria.
LIX. Onori tributati ad
Augusto
. Molte province decretarono dei ludi quinquennali in suo nome.
LX. I Re di stati amici e clienti fondarono città con il nome di
Cesarea
e spesso gli resero visita.
LXI.
Svetonio
, dopo aver raccontato la vicenda storica e pubblica di
Ottaviano
, passa alla narrazione della sua vita privata. Perdette la madre durante il suo primo
consolato
e la sorella
Ottavia
durante il suo cinquantaquattresimo anno di età.
LXII. I matrimoni di
Ottaviano
:
Claudia
(figliastra di
Antonio
e figlia di
Fulvia
) che ben presto rimanda a casa ancora vergine,
Scribonia
, già due volte sposata ed infine
Livia Drusilla
facendola divorziare da
Tiberio Nerone
al quale rimarrà legato, dice
Svetonio
, "con singolare perseveranza".
LXIII. Da
Scribonia
nacque
Giulia
, da
Livia
non ebbe figli.
Giulia
sposò
Marcello
, quindi
Agrippa
ed infine
Tiberio
al quale fu imposto di lasciare la precedente consorte.
LXIV. Ebbe tre nipoti maschi (
Gaio
,
Lucio
,
Agrippa Postumo
) e due nipoti femmine (
Giulia
e
Agrippina
).
Giulia
sposò
Lucio Emilio Paolo
e
Agrippina
Germanico
. Adottò i nipoti
Gaio
e
Lucio
e li educò personalmente.
LXV. La fortuna fu avversa ai discendenti di
Augusto
: mandò in esilio la figlia e la nipote
Giulia
per comportamento immorale e nell'arco di diciotto mesi morirono
Gaio Cesare
, in
Licia
e
Lucio Cesare
a
Marsiglia
.
LXVI.
Augusto
coltivò rare ma durature amicizie, fra queste quelle famose con
Agrippa
a
Mecenate
.
Fece condannare per tradimento il suo compagno di studi
Salvidieno Rufo
e cacciò dalla propria casa l'amico
Cornelio Gallo
perché malevolo e maldicente. Accettava volentieri i lasciti degli amici ma non quelli degli sconosciuti.
LXVII.
Augusto
patrono e padrone benevolo e severo: punì con i ceppi lo schiavo Cosmo che lo aveva diffamato, perdonò il suo intendente Diomede che durante una caccia lo aveva spinto contro un cinghiale inferocito ritenendo che l'uomo avesse agito in preda al panico ma fece suicidare il
liberto
Polo colpevole di adulterio con matrone. Fece spezzare le gambe al segretario Tallo per corruzione e fece affogare il pedagogo di
Gaio Cesare
per aver vessato la provincia affidata al suo allievo dopo la morte di questi.
LXVIII. In gioventù
Ottaviano
aveva fama equivoca,
Sesto Pompeo
e
Marco Antonio
lo accusavano di essersi prostituito a
Giulio Cesare
e ad altri.
LXIX. Si diceva che commettesse anche molti adulteri,
Marco Antonio
approfittava per sparlare di lui, delle frettolose nozze con
Livia
, della sua probabile infedeltà verso
Scribonia
, ecc.
LXX. Vizi privati di
Augusto
: offriva banchetti privati lussuosissimi in cui gli ospiti recitavano il ruolo degli Dei, egli era
Apollo
; amava il lusso ed il gioco dei dadi.
LXXI.
Augusto
respinse o sfatò le accuse di sodomia e di cupidigia, non quelle di libidine compiacendosi di amare giovani vergini fino a tarda età. Continuò anche a praticare volentieri il gioco dei dadi.
LXXII. Per il resto i costumi di
Augusto
furono morigerati. Abitò prima presso il
Foro
poi sul
Palatino
sempre in dimore relativamente modeste. Dimorava a volte fuori
Roma
o nelle Isole Campane.
LXXIII. Semplicità di costumi anche nell'arredamento della casa, nelle suppellettili, conservate ancora ai tempi di
Svetonio
e nell'abbigliamento.
LXXIV. Usava offrire banchetti di tre o sei portate, invitando tutti a partecipare alla conversazione ed inframezzando le portate con l'intervento di attori e lettori.
LXXV. Celebrava con larghezza i giorni festivi offrendo intrattenimenti e spesso con donativi.
LXXVI. Le abitudini alimentari di
Augusto
erano semplici, amava il pane, il formaggio di mucca e la frutta, in particolare i fichi. Mangiava ad orari irregolari, spesso da solo.
LXXVII. Era molto sobrio nel bere vino, se gli accadeva di eccedere vomitava. Amava il vino di
Rezia
ma non ne beveva mai durante il giorno.
LXXVIII. Aveva difficoltà a dormire molte ore consecutive, detestava alzarsi presto al mattino e spesso sonnecchiava dopo i pasti.
LXXIX. Aspetto fisico di
Augusto
: di bell'aspetto e molto carismatico, statura leggermente sotto la media, capelli castano chiari, occhi chiari e lucenti, denti piccoli, naso un poco prominente.
LXXX. La salute di
Augusto
era instabile. In particolare dopo la
guerra di Cantabria
aveva sofferto per il fegato. Mal tollerava sia il caldo che il freddo.
LXXXI. D'inverno si copriva con quattro toghe di lana e d'estate doveva dormire a porte aperte, vicino ad uno zampillo d'acqua o facendosi far vento. Non tollerava il sole neanche d'inverno. Viaggiava di notte a brevi tappe perché mal sopportava le fatiche del viaggio.
LXXXIII. Dopo le guerre civili abbandonò gli allenamenti militari, faceva esercizio fisico a volte con la palla o con la corsa. Giocava volentieri a dadi o ad altri giochi, spesso con bambini, aborrendo la compagnia dei nani.
LXXXIV. Fin dalla gioventù aveva studiato eloquenza e continuò a curare questa disciplina, aveva un tono di voce suadente ma spesso il mal di gola lo costringeva a far pronunciare i suoi discorsi pubblici da un banditore.
LXXXV. Scrisse alcune opere letterarie e filosofiche: Risposte a
Bruto
intorno a
Catone
; Esortazioni alla filosofia; Sulla propria vita.
Scrisse anche dei versi sulla
Sicilia
ed un libro di Epigrammi. Distrusse, senza averla completata, la tragedia
Aiace
, perché insoddisfatto dello stile.
LXXXVI. Aveva uno stile elegante e piano e si sforzava di rendere i concetti con la massima chiarezza sia nei suoi scritti che nei discorsi. Disprezzava i tentativi arcaicizzanti e i linguaggi oscuri, a volte deridendo
Mecenate
o
Tiberio
per queste tendenze.
LXXXVII. Negli scritti di
Ottaviano
si notavano spesso espressioni di uso comune e non sempre la frase era del tutto corretta sintatticamente, sostenendo egli che lo scritto doveva essere più vicino possibile alla lingua parlata.
LXXXVIII. Il codice di
Augusto
per cifrare i messaggi: la B al posto della A, la C al posto della B, ecc. Per la X usava la doppia A.
LXXXIX. Teneva in gran conto la cultura greca che aveva studiato con il filosofo
Apollodoro di Pergamo
.
Amò la poesia ed il teatro, fece opera di divulgazione di alcuni testi letterari, protesse e favorì gli uomini di cultura.
XC. Piuttosto superstizioso, aveva paura dei temporali e dei fulmini e portava con se degli amuleti.
XCI. Credeva nelle premonizioni e nei sogni. In seguita ad un sogno ogni anno chiedeva l'elemosina in pubblico.
XCII. Dava grande importanza agli auspici e soprattutto ai prodigi. Riteneva di buon augurio la rugiada, di cattivo intraprendere atti o viaggi all'ora nona.
XCIII. Aveva grande rispetto per i riti greci mentre disprezzava quelli di altre religioni come l'egiziana e l'ebraica.
XCIV. Prodigi avvenuti prima della nascita di
Augusto
: un oracolo a
Velletri
aveva predetto la nascita in quella città di un dominatore del mondo;
Azia
aveva sognato di unirsi ad un serpente e suo marito
Ottavio
che venisse al mondo, dal parto di lei, un astro raggiante.
Il
senatore
Lutazio Catulo
sognò che
Giove
richiedesse il giovane
Ottaviano
per adottarlo.
XCV. Dopo la morte di
Cesare
, mentre entrava in
Roma
, un grande arcobaleno circondò il sole mentre un fulmine cadeva presso la statua di
Giulia
, figlia di
Cesare
.
Mentre iniziava il suo primo
consolato
si alzarono in volo dodici avvoltoi, come la leggenda narrava a proposito di
Romolo
e della fondazione di
Roma
.
XCVI. Altri prodigi avevano predetto la fine del
triumvirato
, la vittoria di
Filippi
, quella di
Nauloco
e quella di
Azio
.
XCVII. Poco prima della sua morte un fulmine colpì un'iscrizione cancellando dal nome CAESAR la lettera C. Il fatto fu così interpretato: la lettera C indicava che mancavano cento giorni alla sua morte, le restanti lettere AESAR in
etrusco
significavano "Dio", quindi
Augusto
doveva essere divinizzato.
XCVIII. Negli ultimi giorni
Augusto
soggiornò a
Capri
dove i mercanti di una nave alessandrina, incontrandolo per caso, gli tributarono grandi onori.
Trascorse il breve periodo di
Capri
come una vacanza, dedicandosi al riposo, assistendo a giochi e spettacoli.
Durante il suo ritorno, essendosi aggravate le condizioni della sua salute, dovette fermarsi a
Nola
.
XCIX. Nel suo ultimo giorno di vita, dopo essersi pettinato ed imbellettato, convocò gli amici e pronunciò la famosa formula finale delle commedie per chiedere il plauso per come aveva recitato sul palcoscenico della vita.
Poco prima si era intrattenuto a lungo in privato con
Tiberio
. Si congedò da
Livia
con la frase "vivi nel ricordo della nostra grande unione" e spirò fra le braccia di lei.
C. Morì nella stessa camera dove era morto suo padre, sotto il
consolato
di
Pompeo
e
Apuleio
, quattordici giorni prima delle calende di settembre. Mancavano trentacinque giorni al suo settantaseiesimo compleanno.
La salma fu trasportata a
Roma
dove, dopo solenni onoranze e dopo l'elogio funebre pronunciato da
Tiberio
, fu cremata in
Campo Marzio
.
CI. Nel suo testamento
Augusto
nominava suoi primi eredi
Tiberio
e
Livia
, come secondi eredi
Druso
, figlio di
Tiberio
,
Germanico
ed i suoi figli.
Lasciò quaranta milioni di sesterzi al popolo e legò altre somme alle tribù, agli amici, ecc.
Vietò che sua figlia
Giulia
e sua nipote
Giulia Minore
fossero sepolte nel suo sepolcreto.
Il testamento comprendeva anche un rotolo contenente una descrizione sommaria dell'impero e delle sue province.
Libro III. - Vita di
Tiberio
I. Origini della
gente Claudia
: provenienti dalla
Sabina
, la tradizione li vuole chiamati a
Roma
da
Tito Tazio
, più probabile che si siano trasferiti in città nei primi tempi della Repubblica.
Nei secoli i
Claudii
si suddivisero in varie famiglie i cui membri rivestirono molte cariche pubbliche e militari.
II. Luci ed ombre sui
Claudii
:
Appio Claudio Cieco
, famoso ai tempi di
Pirro
;
Caio Claudio
, vincitore dei
Cartaginesi
in
Sicilia
, ma anche
Claudio Crasso
e
Claudio Druso
, aspirante
dittatore
,
Claudio Pulcro
, irriverente e blasfemo.
Fra le donne,
Svetonio
ricorda la pia
Claudia
che avrebbe fatto disincagliare da una secca del
Tevere
la nave che portava la statua della
Dea Madre
con le sue preghiere e
Clodia
coinvolta in scandali e processi. In generale i
Claudii
furono tutti conservatori ed avversari della
plebe
.
III.
Tiberio
apparteneva alla
gens Claudia
sia in linea paterna, sia in linea materna. La discendenza di sua madre lo legava anche alla gens Livia.
IV.
Tiberio Nerone
, padre di
Tiberio
,
questore
di
Gaio Cesare
e comandante della flotta ottenne successi durante la guerra alessandrina.
Ricoprì la carica di
pontefice
e fu inviato in
Gallia
dove fondò le colonie di
Narbona
e di Arles. Nella guerra di
Perugia
si schierò con
Lucio Antonio
e dovette fuggire a
Preneste
, poi a
Napoli
ed infine in
Sicilia
per unirsi a
Sesto Pompeo
.
Deluso dalla scarsa considerazione dimostratagli da
Pompeo
, passò in
Acaia
da
Marco Antonio
.
Poco tempo dopo, a seguito di accordi fra
Ottaviano
ed
Antonio
, si stabilì un periodo di pace,
Tiberio Nerone
tornò a
Roma
ove cedette la moglie
ad
Ottaviano
. Morì poco dopo lasciando due bambini:
Tiberio
e
Druso
.
V. Una tradizione dice
Tiberio
nativo di
Fondi
mentre un'altra, alla quale
Svetonio
concede maggior credito, lo vuole nato a
Roma
, sul
Palatino
, nei giorni della battaglia di
Filippi
.
VI. L'infanzia di
Tiberio
fu turbata dall'esilio e dalla fuga del padre dopo la guerra di
Perugia
. Perduto il padre a nove anni fu allevato dalla madre, ormai moglie di
Augusto
. Dopo
Azio
partecipò al trionfo di
Augusto
insieme a
Marcello
, figlio di
Ottavia
.
VII.
Tiberio
sposò
Vipsania Agrippina
, figlia di
Marco Agrippa
, nipote di
Attico
, il cavaliere al quale sono indirizzate le lettere di
Cicerone
.
Dopo aver avuto da
Agrippina
il figlio
Druso
fu costretto da
Ottaviano
a divorziare per sposare
Giulia
, matrimonio forzato e notoriamente infelice anche a causa dei costumi libertini di lei.
Perdette in
Germania
il fratello
Druso
.
VIII. Agli inizi della carriera difese davanti ad
Augusto
il re
Archelao di Cappadocia
e perorò la causa delle città di
Laodicea
, Tiatira e
Chio
che, colpite da un terremoto, avevano chiesto aiuti al
Senato
.
IX. La sua prima esperienza militare fu nella spedizione contro i
Cantabri
.
Poi in Oriente dove restituì a
Tigrane
il trono di
Armenia
. In seguito governò per un anno la
Gallia Chiomata
. Poco dopo guidò le campagne di
Rezia
e
Vindelicia
, più tardi quelle di
Pannonia
e di
Germania
. Coprì tutti i livelli delle magistrature fino al
consolato
ed alla potestà tribunizia.
X. Nel pieno del successo decise di ritirarsi ed abbandonare
Roma
per motivi non chiari: per disgusto della corruzione di
Giulia
o per non guastare la propria fama con un'immagine troppo invadente, o forse per gelosia verso
Gaio Cesare
e
Lucio Cesare
.
XI. Partito da
Ostia
, dopo una breve sosta in
Campania
raggiunse l'isola di
Rodi
, nella quale condusse vita di privato cittadino non esercitando la potestà tribunizia che ancora deteneva e dedicandosi allo studio della retorica e della filosofia.
Passato il periodo della potestà tribunizia, volle tornare a
Roma
ma
Augusto
gliene negò il permesso.
XII. Rimase dunque a
Rodi
ottenendo per intercessione di
Livia
solo una carica fittizia per "celare la sua disgrazia".
Cominciò per
Tiberio
un periodo di sospetto e di preoccupazione, temeva di essere "scomodo" per
Augusto
e calunniatori insinuavano che stesse istigando una ribellione.
XIII. Il ritiro di
Tiberio
divenne esilio vero e proprio e, caduto in disgrazia, perse tutta la sua popolarità.
Augusto
lasciò decidere al nipote
Caio Cesare
. Questi per odio verso
Marco Lollio
, avversario politico di
Tiberio
, chiese che l'esule fosse riammesso a condizione di non aspirare al governo.
XIV. Tornò a
Roma
dopo sette anni, confortato da presagi favorevoli per il proprio avvenire.
XV. Stando ai patti, si astennne dalla vita pubblica.
XVI. Caduto in disgrazia
Agrippa Postumo
,
Tiberio
riebbe la potestà tribunizia per altri cinque anni e fu inviato a pacificare la
Germania
.
Saputo di una ribellione nell'
Illirico
vi si recò per assumere la direzione della guerra.
La guerra in
Illiria
durò tre anni e
Tiberio
domò tutta la regione.
XVII. La campagna ottenne particolare successo perché in quel periodo le
legioni
di
Quintilio Varo
caddero contro
Arminio
e se
Tiberio
non avesse preso possesso dell'
Illirico
i
Germani
si sarebbero uniti ai
Pannoni
ed avrebbero potuto minacciare gravemente l'impero.
Tiberio
ottenne il trionfo ma ne rimandò la celebrazione.
XVIII. L'anno seguente tornò in
Germania
per ristabilire il controllo romano dopo la disfatta di
Varo
.
XIX. La campagna in
Germania
fu dura e difficile.
Tiberio
la svolse con la massima accortezza e mantenendo fra le truppe la più ferrea disciplina.
XX. Tornato a
Roma
dopo due anni celebrò il trionfo, offrì giochi e dedicò un tempio alla Concordia ed uno a
Castore e Polluce
.
XXI. Partito per l'
Illirico
, che avrebbe dovuto governare,
Tiberio
fu subito richiamato per le gravi condizioni di
Augusto
.
Svetonio
conferma la notizia del lungo e segreto colloquio fra l'
imperatore
ed il suo successore.
XXII. Subito dopo la morte di
Augusto
,
Agrippa Postumo
fu assassinato dal tribuno militare preposto alla sua custodia. Non si seppe se ad ordinare l'omicidio fu
Augusto
, o
Livia
, o lo stesso
Tiberio
.
XXIII. Convocato il
Senato
,
Tiberio
fece leggere il testamento di
Augusto
che lo nominava suo erede.
XXIV. Dopo un periodo di simulata esitazione e dopo essersi fatto pregare dal
Senato
Tiberio
assunse finalmente la guida dell'impero.
XXV. Non era soltanto ipocrisia, secondo
Svetonio
, quella che spingeva
Tiberio
ad esitare nel prendere il potere.
Come è naturale cospirazioni e minacce concrete preoccupavano il neoprincipe.
Un servo di
Agrippa Postumo
, un certo Clemente, per esempio, approfittando di una forte somiglianza con il defunto padrone aveva raccolto un discreto numero di sostenitori per tentare di spodestare
Tiberio
.
Lucio Scribonio Libone
preparava in segreto un colpo di stato,
Tiberio
lo venne a sapere ma attese due anni per attaccarlo scopertamente per non guastare con la negativa risonanza del processo l'inizio del suo governo.
La maggiore preoccupazione di
Tiberio
in quel periodo furono però i disordini fra le
legioni
di
Germania
e
Pannonia
e la crescente popolarità di
Germanico
che le truppe spingevano ad impadronirsi del potere.
XXVI. Accettato il potere,
Tiberio
si regolò in un primo tempo con grande modestia rifiutando o accettando solo in minima parte onori e distinzioni.
Rifiutò anche di usare il titolo di
Augusto
ereditato da
Ottaviano
se non nella corrispondenza con regnanti stranieri.
XXVII.
Tiberio
detestava l'adulazione al punto da maltrattare chi la praticava nei suoi confronti.
XXVIII. Rivelò molta pazienza e tolleranza verso i suoi oppositori e detrattori ripetendo
In una città libera devono essere libere anche le lingue e le menti
.
XXIX. Sempre nel primo periodo del suo impero,
Tiberio
dimostrò almeno formalmente grande deferenza e rispetto nei confronti del
Senato
.
XXX. Nel quadro di questo comportamento,
Tiberio
consultava il
Senato
su tutte le decisioni, grandi e piccole, inerenti la cosa pubblica.
XXXI. Tollerò che alcune decisioni del
Senato
venissero prese contro la sua opinione e riconobbe pubblicamente l'autorità dei
consoli
.
XXXII. Biasimava ogni mancanza di rispetto verso il
Senato
e lodava chi mostrava di avvalorare le tradizioni e la religione.
XXXIII. Interveniva spesso nelle attività giudiziarie per prevenire casi di corruzione da parte dei giudici. Assunse il compito di correggere ogni rilassatezza di costumi.
XXXIV. Ridusse le spese degli spettacoli e dei giochi, limitò il lusso degli arredamenti del
Senato
e calmierò i prezzi sui mercati.
XXXV. Ripristinò l'antica usanza per la quale erano i parenti a punire le matrone prostitute. Esiliò giovani uomini e donne del patriziato perché libertini.
XXXVI. Proibì le religioni straniere e le cerimonie egizie ed ebraiche. Con la scusa del servizio militare allontanò da
Roma
la gioventu ebraica.
XXXVII. Perseguì furti, brigantaggio e minacce di sedizione. Costruì la prima caserma militare in
Roma
. Abolì la consuetudine del diritto d'asilo.
Non prese più il comando personale di spedizioni militari. Attirò a
Roma
e trattenne alcuni re stranieri che minacciavano la pace (
Archelao
,
Maroboduo
,
Rescupori
).
XXXVIII.
Tiberio
era di abitudini sedentarie, per i primi due anni di principato non uscì mai da
Roma
e successivamente (fino al trasferimento a
Capri
) non si allontanò mai eccessivamente. Dichiarava spesso di voler visitare le province ed arrivava ad organizzare viaggi che poi non faceva.
XXXIX. Dopo la morte di
Germanico
in
Siria
e di
Druso
a
Roma
,
Tiberio
lasciò la città per trasferirsi definitivamente in
Campania
. Durante il viaggio si salvò miracolosamente da una frana.
XL.
Tiberio
si ritirò a
Capri
, scelta probabilmente per le sue difese naturali. Poco dopo tornò brevemente sul continente per commemorare le vittime di una sciagura: il crollo del teatro di
Fidene
dove più di ventimila persone erano morte sotto le macerie.
XLI. Ritiratosi a
Capri
, si disinteressò del governo e degli affari pubblici lasciando che i
Parti
invadessero l'
Armenia
, che i
Daci
ed i
Sarmati
devastassero la
Mesia
ed i
Germani
la
Gallia
.
XLII. Nell'isolamento divennero evidenti i vizi che aveva in precedenze dissimulato. Si lasciò andare al suo amore per il vino che beveva senza allungarlo (abitudine insolita per i
Romani
) tanto da guadagnarsi il soprannome di
Caldio Biberio Merone
. Partecipò a banchetti e conviti orgiastici.
XLIII. Nel suo ritiro di
Capri
organizzava orge e spettacoli osceni nel corso dei quali i partecipanti dovevano unirsi al suo cospetto per stimolare la sua decadente virilità.
XLIV. Invecchiando
Tiberio
si lasciò andare a più turpi passioni come la pedofilia.
XLV. Una certa Mallonia fu calunniata e processata ed infine si suicidò. I delatori erano emissari di
Tiberio
al quale la giovane aveva rifiutato la propria compiacenza.
XLVII. Non eresse edifici notevoli né finanziò altre opere, non offrì spettacoli e diede sempre prova di grande avarizia.
XLVIII. Due sole volte fu generoso nei confronti del popolo: quando intervenne con le proprie finanze per correggere una grave crisi di circolante mettendo a disposizione per tre anni senza interesse cento milioni di sesterzi e quando indennizzò le vittime di un incendio sul
Celio
.
Non fu mai liberale verso le province se si eccettua il suo donativo per la ricostruzione delle città asiatiche devastate dal terremoto.
XLIX. "Col volger del tempo indirizzò l'animo alle rapine". Indusse al suicidio il ricco Gneo Lentulo
augure
per ereditarne le sostanze; si lasciò corrompere in delibere e processi, vessò le province revocando loro antichi diritti.
Tradì l'ospite
Vonone
re dei
Parti
rifugiatosi ad
Antiochia
mettendolo a morte per impossessarsi del tesoro di lui.
L. Manifestò odio anche verso i parenti. Da giovane calunniò il fratello
Druso
. Inasprì contro la moglie
Giulia
. Fu geloso dell'autorità della madre
Livia
.
LI. Ruppe infine ogni rapporto con
Livia
quando questa, non ottenendo da lui favori per i suoi clienti, gli mostrò vecchie lettere in cui
Augusto
criticava il carattere di
Tiberio
.
Svetonio
annovera l'astio di
Tiberio
verso
Livia
fra i motivi del ritiro caprese dell'
imperatore
.
Nei tre anni in cui
Livia
visse ancora dopo la partenza di
Tiberio
si videro una sola volta e dopo la morte di lei si rifiutò di tornare a
Roma
per le esequie ed annullò il suo testamento.
LII. Non ebbe affetto per il figlio carnale
Druso
, del quale detestava i costumi rilassati, nè per il figlio adottivo
Germanico
della cui popolarità era geloso e timoroso. Si sospettò
Tiberio
di aver ordinato al legato di
Siria
Pisone
di avvelenare
Germanico
e le successive persecuzioni contro la vedova ed i figli rafforzarono il sospetto.
LIII. Dopo la morte di
Germanico
,
Tiberio
screditò e calunniò
Agrippina
. Infine la fece malmenare e la confinò a
Pandateria
dove la donna si lasciò morire di fame. Morta
Agrippina
,
Tiberio
ne proclamò infausta la memoria.
LIV. Raccomandò al
Senato
i figli maggiori di
Germanico
Druso
e
Nerone
ma poi, geloso anche di questi, li calunniò e perseguitò fino a farli uccidere brutalmente.
LV. Complice di tante malefatte fu
Seiano
che
Tiberio
aveva innalzato al potere per contrapporlo ai figli di
Germanico
.
LVII.
Tiberio
amava circondarsi di letterati ed intellettuali greci ma spesso anche contro questi operò soprusi.
LVII. La crudeltà di
Tiberio
sarebbe stata repressa fin dall'infanzia e non tardò a manifestarsi quando sentì saldo il potere.
LVIII. Fece della legge di lesa maestà uno strumento di persecuzione dei suoi oppositori. Qualsiasi pretesa mancanza di rispetto alla memoria di
Augusto
era punibile con la morte.
LIX. La crudeltà di
Tiberio
divenne proverbiale a
Roma
.
Svetonio
riporta alcuni versi popolari contro l'
imperatore
.
LX. Durante l'isolamento caprese il sospetto incrudelì
Tiberio
che fece mettere a morte isolani e servitori per futili motivi.
LXI.
Svetonio
smentisce la tesi per cui la crudeltà di
Tiberio
sarebbe stata sobillata da
Seiano
perché gli abusi ed i supplizi continuarono anche dopo la morte del consigliere.
LXII. Quando una denuncia svelò che suo figlio
Druso
era stato avvelenato da sua moglie
Livilla
e dall'amante di lei
Seiano
,
Tiberio
diede libero sfogo alla sua natura sanguinaria aprendo un lungo processo di terrore. In definitiva gli ultimi anni di
Tiberio
furono anni di continui arresti, torture ed esecuzioni.
LXIII - LXIV. A causa dei tanti delitti compiuti
Tiberio
visse circondato dal disprezzo e nella paura dei propri nemici. La paura lo spinse a vietare rapporti fra il popolo e le sue vittime (fra cui la nuora e i nipoti).
LXV. Sospettoso anche verso
Seiano
, scoprì la congiura che questi ordiva e riuscì a farlo eliminare. Dopo la caduta di
Seiano
non uscì più dalla sua villa di
Capri
.
LXVI. L'odio popolare contro
Tiberio
si manifestava spesso in libelli e scritti ingiuriosi.
Artabano
re dei
Parti
, in una lettera durissima, gli rinfacciò i suoi misfatti invitandolo a darne subito soddisfazione con il suicidio.
LXVII. Secondo
Svetonio
,
Tiberio
all'inizio del principato avrebbe rifiutato i più alti onori per evitare che agli occhi dei posteri la sua immagine fosse ancora più screditata (sapendo che si sarebbe dimostrato tanto indegno).
LXVIII. L'aspetto fisico. Grande e robusto, più alto della media, ben proporzionato. Aveva la mano sinistra straordinaramente forte. Colorito chiaro e folta capigliatura. Il viso era spesso soggetto ad eruzioni cutanee. Portamento eretto. Molto taciturno. Salute eccellente.
LXIX. Dedito all'astrologia, indifferente alla religione. Aveva paura dei temporali.
LXX. Amò le lettere greche e latine. Stimò l'oratoria di
Messala Corvino
.
Compose una lirica:
Pianto sulla morte di
Lucio Cesare
e scrisse qualche poesia in greco. Fu appassionato studioso della mitologia.
LXXI. Benché conoscesse ed apprezzasse il greco, proibiva che si parlasse in
Senato
e che nelle occasioni ufficiali si usassero parole non latine.
LXXII. Durante il suo ritiro a
Capri
intraprese solo due viaggi verso
Roma
, il primo interrotto per motivi sconosciuti, il secondo per un presagio funesto.
Tornando a
Capri
dopo questo secondo viaggio si ammalò gravemente.
Sostando nella villa di
Capo Miseno
cercò di dissimulare la propria condizione.
LXXIII. Decise di tornare a
Capri
dove si sentiva più al sicuro ma trattenuto dal maltempo e dalla malattia morì poco dopo nella villa di Lucullo. Aveva settantotto anni, era
imperatore
da ventitre. Alcuni sospettano che sia stato avvelenato dal nipote
Gaio
.
LXXIV. Vari presagi della morte di
Tiberio
.
LXXV. Esultanza del popolo alla morte di
Tiberio
.
LXXVI. Nel testamento nominava eredi
Gaio
, figlio di
Germanico
, e
Tiberio
figlio di
Druso
.
Libro IV. - Vita di
Caligola
I.
Germanico
, figlio di
Druso
e di
Antonia Minore
, padre di
Gaio Cesare
adottato dallo zio
Tiberio
, esercitò la
questura
cinque anni prima dell'età legale ed immediatamente dopo il
consolato
.
Dopo la morte di
Augusto
domò la rivolta delle
legioni
ed ottenne il trionfo. Nominato
console
per la seconda volta, venne inviato in Oriente, dove sconfisse il re d'
Armenia
e costituì in provincia la
Cappadocia
.
Morì ad
Antiochia
a trentaquattro anni: si sospettò fosse stato avvelenato.
II. Si ha motivo di ritenere che l'avvelenamento di
Germanico
sia stato ordinato da
Tiberio
ed eseguito da
Gneo Calpurnio Pisone
, governatore della
Siria
che in seguito fu processato e condannato.
III. Elogio di
Germanico
: ottimo e coraggioso generale era amato da tutti per la simpatia e per le sue doti personali. Modesto nei costumi ed affabile. Anche contro
Pisone
non prese alcuna iniziativa nonostante l'ostilità del governatore.
IV.
Germanico
aveva goduto di grande fama sia presso il popolo che presso le
legioni
.
Augusto
aveva considerato la possibilità di nominarlo suo successore ed aveva ordinato a
Tiberio
di adottarlo.
V. Alla morte di
Germanico
a
Roma
ed in tutte le province grandi manifestazioni di lutto. Anche i nemici ed i barbari compiansero la morte del generale.
VI. Già alla notizia della misteriosa malattia di
Germanico
il popolo romano aveva manifestato la propria ed avevano affollato i templi per ringraziare gli dei.
Dopo la morte di
Germanico
il lutto si protrasse perfino durante le feste di dicembre. Da allora, si dice, la crudeltà di
Tiberio
non avrebbe più avuto freno e sarebbero iniziati giorni tristissimi.
VII.
Germanico
sposò
Agrippina
, figlia di
Marco Agrippa
e di
Giulia
dalla quale ebbe nove figli. Due morirono appena nati, uno durante l'infanzia e gli altri sei sopravvissero al padre:
Agrippina
,
Drusilla
,
Livilla
,
Nerone
,
Druso
e
Caio Cesare
.
VIII.
Caio Cesare
nacque sotto il
consolato
di
Germanico
e di
Caio Fonteio Capitone
.
Non era certo - già ai tempi di
Svetonio
- il luogo di nascita di
Caio
che secondo lo storico Lentulo Getulico sarebbe nato a
Tivoli
, secondo
Plinio il Giovane
in
Germania
.
Svetonio
ritiene che comunque sia nato in
Italia
, forse ad
Anzio
, luogo da lui prediletto.
IX. Cresciuto accanto al padre fra i soldati, ebbe da questi lo scherzoso soprannome di
Caligola
da caliga, calzatura militare.
Durante la ribellione delle
legioni
il piccolo
Caligola
stava per essere allontanato e l'affetto dei soldati per lui contribuì a calmare gli animi.
X. Accompagnò
Germanico
anche in
Siria
, poi visse con la madre finché questa non fu relegata, quindi con la bisnonna
Livia Augusta
, della quale pronunciò l'elogio funebre.
Passò quindi con la nonna
Antonia
e a diciannove anni venne chiamato a
Capri
da
Tiberio
.
Qui sopportò con dissimulazione le disgrazie della sua famiglia dimostrando sempre grande rispetto per il nonno
imperatore
.
XI. Fin da quegli anni comunque
Caligola
non riusciva a reprimere la propria natura crudele e viziosa. Assisteva con piacere alle torture e si dava a stravizi ed adulteri.
XII. Sposò
Giunia Claudilla
, figlia del nobile
Marco Silano
che morì di parto. Con la caduta in rovina di
Seiano
,
Caligola
cominciò a nutrire speranze di successione. Divenne l'amante di
Ennia Nevia
, moglie di
Macrone
, il capo delle guardie pretoriane succeduto a
Seiano
: sedusse la donna promettendole di sposarla se fosse divenuto
imperatore
.
Pare che con la complicità di
Macrone
, del quale la donna gli aveva procurato le simpatie, fece avvelenare il vecchio
Tiberio
.
XIII. Nonostante tutto la successione di
Caligola
fu molto gradita al popolo sia per il ricordo di
Germanico
, sia per il sollievo procurato dalla morte di
Tiberio
.
XIV - XV.
Caligola
non trascurò nulla per rendersi popolare e benvoluto: pronunciò l'elogio di
Tiberio
tributandogli sontuosi funerali, si recò a
Pandateria
e a
Ponza
per riesumare le spoglie dei suoi familiari e condurle a
Roma
con gran pompa. Nominò
console
lo zio
Claudio
e principe della gioventù il fratello Tiberio. Rifiutò di ascoltare i soliti delatori.
XVI. Restaurò alcune istituzioni augustee come la pubblicazione del bilancio dell'impero, che
Tiberio
aveva abrogato. Riformò i tribunali, concesse agevolazioni fiscali e pagò con precisione i legati di
Tiberio
e quelli del testamento di
Giulia Augusta
che
Tiberio
aveva annullato.
XVII. Fu nominato quattro volte
console
. Due volte fece un donativo al popolo di trecento sesterzi a testa, due volte offrì banchetti ai
senatori
ed ai cavalieri.
XVIII. Offrì qualche volta giochi e spettacoli di gladiatori, più spesso spettacoli teatrali. Spesso offrì anche giochi circensi, combattimenti con le fiere, ecc.
XIX. Fece costruire un grandioso ponte sul golfo di
Baia
fra
Baia
ed il molo di
Pozzuoli
e vi organizzò grandiose e spettacolari sfilate.
Svetonio
insinua che questa impresa fu motivata dal vaticinio di un indovino che avrebbe detto "
Caio
non ha maggiori probabilità di diventare
imperatore
che di traversare a cavallo il Golfo di
Baia
".
XX. Offrì spettacoli anche durante i suoi viaggi in
Gallia
ed in
Sicilia
. Patrocinò gare di eloquenza.
XXI. Completò il tempio di
Augusto
ed il
Teatro di Pompeo
lasciati in sospeso da
Tiberio
. Iniziò un acquedotto nella zona di
Tivoli
, poi completato da
Claudio
. Fece restaurare le mura di
Siracusa
e progettò altri restauri. Aveva in mente di tagliare l'itsmo di
Corinto
.
XXII. Fin qui, dice
Svetonio
, si è detto di un principe, ma da ora dobbiamo parlare di un mostro. L'ebbrezza del potere e la sua vanità lo portarono rapidamente alle famose sceleratezze: volle essere venerato come una divinità e fece sostituire con la sua la testa di molte statue degli dei. Consacrò un tempio a se stesso e si nominò dei sacerdoti. Si faceva tributare sacrifici e fingeva di discorrere con
Giove
. Infine iniziò la costruzione di una nuova reggia sul
Campidoglio
, presso i templi più importanti.
XXIII. Rinnegando la parentela con
Agrippa
, sosteneva che sua madre era nata da un incesto fra
Augusto
e
Giulia
. Infangò la memoria di
Livia
ed umiliò sua nonna
Antonia
. Fece uccidere a freddo suo fratello Tiberio e costrinse al suicidio il suocero
Silano
.
XXIV. Commise abitualmente e pubblicamente incesto con le sue sorelle. In particolare infatuato di sua sorella
Drusilla
la fece divorziare e visse con lei more uxorio. Alla morte di
Drusilla
proclamò il lutto generale e dette segni di follia. Prostituì le altre sorelle ed infine le fece condannare per congiura contro di lui.
XXI. Invitato al banchetto nuziale di
Caio Pisone
e
Livia Orestilla
, portò via la sposa per ripudiarla pochi giorni dopo. Quindi sposò
Lollia Paolina
, togliendola al marito
Publio Memmio
, la ripudiò poco dopo vietandole di avere altri rapporti.
Amò e sposò la non più giovane
Cesonia
dalla quale ebbe una figlia,
Giulia Drusilla
.
Caligola
portava con se
Cesonia
nelle spedizioni militari facendola cavalcare in divisa.
XXVI. Tolomeo, figlio di
Giuba
e di Selene,
Macrone
ed
Ennia Nevia
morirono di morte violenta.
Caligola
disprezzò ed umiliò i
senatori
e ne fece uccidere alcuni simulandone il suicidio.
XXVII. Nutrì le belve del circo con i condannati. Fece torturare e condannare ai lavori forzati dei cittadini romani. Condanne, torture, orrori.
XXVIII. Fece uccidere tutti gli esiliati politici. Organizzava delazioni contro i propri avversari.
XXIX. Varie "sfrontatezze" di
Caligola
.
XXX. Diffamò e minacciò
senatori
e cavalieri.
XXXI. Si rammaricava che nessuna catastrofe accadesse perché avrebbe rafforzato il ricordo del suo regno.
XXXII. Amava assistere alle torture ed alle esecuzioni e spesso le eseguiva personalmente.
XXXIII. Umorismi macabri di
Caligola
.
XXXIV. Invidioso e geloso fece abbattere statue di uomini illustri e vietò che se ne erigessero altre senza il suo espresso consenso. Meditò di distruggere i versi di
Omero
. Vietò la lettura di
Virgilio
e di
Tito Livio
.
XXXV. Tolse alle antiche famiglie le distinzioni onorifiche. Invidioso anche delle doti fisiche, usava violenza contro chi le dimostrava.
XXXVI. Ebbe anche amori omosessuali. Praticò l'incesto, frequentò prostitute e commise innumerevoli adulteri.
XXXVII. La folle prodigalità lo portava a bere perle sciolte nell'aceto, servire i convitati con stoviglie d'oro e gettare grosse somme alla
plebe
. Fece costruire navi da diporto di lusso sfrenato sulla quali banchettava costeggiando la
Campania
.
XXXVIII. Tutto ciò lo ridusse sul lastrico e prese ad escogitare ogni giorno nuove imposte e vessazioni.
XXXIX. Per finanziare i suoi stravizi,
Caligola
non disdegnò alcun genere di commercio e di frode.
XL. Impose nuove tasse inaudite sul commercio, sul consumo, sui processi e perfino sulla prostituzione.
XLI. Istituì un lupanare nel palazzo, beneficiando del ricavato.
XLII. Arrivò a mendicare offerte a capodanno e a rotolarsi in mucchi di monete.
XLIII. Una sola volta si occupò di questioni militari per indire una spedizione in
Germania
.
XLIV. L'unico evento dell'impresa fu di accogliere un principe dei
Britanni
scacciato dal padre.
XLV. Varie farse e finti combattimenti organizzati da
Caligola
per procurarsi un po' di gloria.
XLVI. Concluse la sua campagna in
Britannia
ordinando alle
legioni
di raccogliere conchiglie.
XLVII. Conclusa la campagna, curò la regia del proprio trionfo con falsi prigionieri ed altre amenità.
XLVIII. Prima di lasciare la
Germania
progettò di decimare i superstiti delle
legioni
che si erano ammutinati dopo la morte di
Augusto
.
XLIV. Morì meno di quattro mesi dopo la sua "campagna" in
Germania
, mentre progettava di trasferirsi ad
Anzio
e di far trucidare tutti i
senatori
.
Fra i suoi effetti personali fu trovato un gran cofano di veleni che, buttato a mare per ordine di
Claudio
, provocò una strage di pesci.
L. Aspetto fisico: alto, enorme, di colorito livido. Collo e gambe gracilissime, occhi incavati, tempie strette, capelli radi, calva la sommità del capo.
"La sua salute, sia mentale che fisica, fu sempre squilibrata". Fin da bambino soffrì di epilessia, si dice che
Cesonia
gli avesse propinato un filtro amatorio che lo ridusse alla pazzia. Soffriva di insonnia.
LI. Aveva il terrore dei temporali. Una volta fuggì da
Messina
terrorizzato dai boati dell'
Etna
.
LII. Indossava mantelli ricamati, gemme e gioielli. Spesso portava calzature di foggia femminile. Usava presentarsi in pubblico con insegne trionfali.
LIII. Disprezzava gli studi letterari tranne l'eloquenza. Rimproverava
Seneca
di comporre inutili tiritere con la consistenza di costruzioni di sabbia senza calce.
LIV. Si esercitava a volte come gladiatore, auriga, ballerino e cantante.
LV. Favorì il mimo Mnestre, forse suo amante. Fece costruire per il proprio cavallo una stalla di marmo ed una mangiatoia di avorio e perfino una casa arredata con dei servi. Si dice che volesse nominarlo
console
.
LVI. Due congiure contro
Caligola
furono scoperte, la terza gli fu fatale. Durante i giochi palatini il tribuno
Cassio Cherea
fu l'esecutore materiale della congiura.
LVII. Prodigi annunciarono la morte di
Caligola
: ad
Olimpia
una statua di
Giove
si mise a ridere, il
Campidoglio
di
Capua
venne colpito da un fulmine così come la cappella di
Apollo
Palatino
a
Roma
, ecc.
LVIII. Il nono giorno prima delle calende di febbraio mentre stava recandosi al pranzo,
Caligola
fu aggredito dai congiurati, il primo a colpirlo fu
Cassio Cherea
.
LIX. Visse ventinove anni e fu
imperatore
per tre anni, dieci mesi ed otto giorni. Il suo cadavere fu frettolosamente cremato e seppellito semicombusto, le sorelle tornate dall'esilio gli resero le onoranze funebri.
Insieme a
Caligola
furono uccise sua moglie
Cesonia
e sua figlia
Giulia Drusilla
.
LX. Dopo la morte di
Caligola
molti temettero che la notizia fosse falsa e divulgata dallo stesso
imperatore
per verificare le reazioni. Ci si propose di ripristinare la libertà e di condannare la memoria dei Cesari.
Libro V. - Vita di
Claudio
I.
Claudio
era figlio di
Druso
, il figlio di
Livia
del quale questi era incinta al momento del matrimonio con
Augusto
.
Brevi note su
Druso
: fu
questore
e
pretore
, ebbe il comando della guerra in
Rezia
e poi di quella in
Germania
. Fu il primo generale romano a navigare sull'oceano settentrionale.
Druso
ricevette le ovazioni e le insegne trionfali, eletto
console
riprese la campagna in
Germania
ma morì di malattia negli accampamenti estivi, compianto dall'esercito.
Svetonio
dice che
Druso
fu ambizioso di gloria personale e che si disse che a causa di questa ambizione fu fatto eliminare da
Augusto
, tuttavia l'autore esclude l'ipotesi.
Druso
aveva sposato
Antonia Minore
, figlia di
Marco Antonio
e di
Ottavia
. Gli sopravvissero tre figli:
Germanico
,
Livilla
e
Claudio
. Uno degli onori tributati a
Druso
dal
Senato
dopo la sua morte fu il diritto per i discendenti di portare il cognome di
Germanico
.
II.
Claudio
nacque a
Lione
sotto il
consolato
di
Iullo Antonio
e di
Fabio Africano
(
10 a.C.
). Rimasto orfano di padre ed affidato ad un precettore di umili origini, fu afflitto da molte malattie che lo resero infermo e di mente instabile, tanto da negargli l'accesso alle cariche pubbliche.
III. Sebbene si dedicasse con profitto allo studio, il giovane
Claudio
non si liberò mai del disprezzo dei suoi familiari.
IV.
Svetonio
riporta l'opinione di
Augusto
in merito a
Claudio
ricavandola da alcune lettere a
Livia
,
Augusto
lo considerava evidentemente inetto ed indegno di qualsiasi carica. Tendeva inoltre a tenerlo in disparte per motivi di immagine.
V. Anche
Tiberio
negò a
Claudio
qualsiasi carica e
Claudio
si abbandonò all'ozio.
VI. Come membro della famiglia imperiale,
Claudio
ricevette qualche onore e fu citato fra gli eredi di
Tiberio
.
VII. Sotto
Caligola
fu due volte
console
.
VIII.
Claudio
deriso alla corte di
Caligola
.
IX.
Claudio
perse il favore di
Caligola
, fu sospettato ed umiliato, i suoi beni confiscati.
X. Dopo la morte di
Caligola
,
Claudio
è eletto
imperatore
dai congiurati. Il
Senato
, non trovando altre soluzioni, convalida la nomina.
XI.
Claudio
punisce con mitezza gli assassini di
Caligola
e stabilisce varie celebrazioni dei suoi antenati.
XII.
Claudio
era semplice e moderato e con la sua modestia conquistò rapidamente il favore del pubblico.
XIII. Ci furono anche insidie contro
Claudio
, come la congiura di
Gallo Asinio
e di
Statilio Corvino
e l'insurrezione del legato di
Dalmazia
Furio Camillo Scriboniano
.
XIV - XV.
Claudio
fu scrupoloso e moderato anche nell'amministrazione della giustizia, tuttavia la sua personalità instabile spesso lo indusse ad errori di superficialità per cui perdette credito e rispetto nell'ambiente forense.
XVI.
Claudio
ripristinò le funzioni del
censore
che erano rimaste a lungo sospese.
XVII. Modesta missione militare di
Claudio
in
Britannia
. Parte dell'isola si sottomette volontariamente e
Claudio
celebra il trionfo.
XVIII. Curò con sollecitudine l'approvvigionamento di viveri per la città, spesso intervenendo con i suoi mezzi sul mercato.
XIX. Disposizioni in materia di diritto familiare (il brano è incompleto).
XX. Opere promosse da
Claudio
: l'acquedotto iniziato da
Caligola
, il canale di scolo del
Fucino
per bonificare la regione, il porto di
Ostia
.
XXI. Donativi, spettacoli, ecc.
XXII. Cerimoniali religiosi attesi con molto zelo.
XXIII - XXIV. Altre riforme promulgate da
Claudio
.
XXV. Riforme in ambito militare.
Acaia
e
Macedonia
tornano ad essere province senatorie (
Tiberio
le aveva rese imperiali).
Decretò l'immunità fiscale degli abitanti di
Ilio
. Espulse da
Roma
i
Giudei
agitati dalla propaganda cristiana.
XXVI. Amori di
Claudio
: fidanzamento con
Emilia Lepida
, pronipote di
Augusto
e
Livia Medullina Camilla
, la prima ripudiata, la seconda deceduta.
Sposò
Plauzia Urgulanilla
ed in seguito
Elia Petina
, divorziò da entrambe.
Sposò
Valeria Messalina
, figlia di
Barbato Messala
.
Messalina
oltre a provocare vari scandali si sposò con un certo
Caio Silio
e
Claudio
la fece condannare a morte.
Si riunì a
Elia Petina
, poi sposò
Lollia Paolina
che era stata moglie di
Caligola
.
Infine, irretito da
Agrippina
, figlia di suo fratello
Germanico
, riuscì a far mutare le leggi che consideravano una simile situazione incestuosa.
XXVII. Figli di
Claudio
. Da
Urgulanilla
:
Druso
e
Claudia
. Da
Petina
:
Antonia
. Da
Messalina
:
Ottavia
e
Britannico
.
Druso
morì a
Pompei
ancora fanciullo.
Claudia
fu ripudiata quando
Claudio
la seppe figlia di un
liberto
.
Antonia
sposò
Gneo Pompeo Magno
, poi
Fausto Silla
.
Ottavia
sposò
Nerone
, figliastro di
Claudio
.
Britannico
fu il suo preferito.
XXVIII. Onorò i suoi liberti Poside, Felice e Arpocra ed il suo ministro
a studiis
Polibio
con onorificenze che suscitarono scandalo. Sopra tutti predilisse però
Narciso
, suo segretario, e
Pallante
, suo intendente, i quali, secondo
Svetonio
, lo pilotarono nell'ombra.
XXIX. Governato dai liberti, commise vari soprusi eliminando personaggi non graditi come
Appio Silano
e le due Giulie, la figlia di Druso e quella di
Germanico
. Fece uccidere il genero
Gneo Pompeo
e
Lucio Silano
, fidanzato di
Ottavia
.
XXX. Alto e prestante, non mancava di autorità ma aveva incedere malfermo ed era soggetto ad eccessi d'ira.
XXXI. Mentre era stato di salute cagionevole in gioventù, fu molto sano e robusto nella maturità.
XXXII - XXXIII. Banchettava volentieri e mangiava sempre molto. Dormiva poco e male, spesso si addormentava in tribunale. Molto libidinoso ma mai omosessuale. Giocava ai dadi.
XXXIV. Anche
Claudio
era di natura sanguinaria: applicava volentieri la tortura e le pene capitali.
XXV - XXXVII. Fu pauroso e diffidente. Per il timore di complotti ed attentati spesso evitava di mostrarsi in pubblico e fece ingiustamente uccidere molti sequestrati.
XXXVIII. Consapevole di essere facile all'ira se ne scusò spesso. Provò anche a far credere che la stupidità per cui era noto in gioventù fosse dissimulata.
XXXIX - XL. Era estremamente distratto, al punto di convocare persone che il giorno prima aveva fatto giustiziare.
XLI. Passione di
Claudio
per gli studi storici.
Opere di
Claudio
: "Sulla propria vita" e "Difesa di
Cicerone
contro
Asinio Gallo
".
XLII. Studi di letteratura greca. Opere in greco: "Storia dei
Tirreni
" e "Storia dei
Cartaginesi
".
XLIII. Verso la fine della vita si pentì di aver sposato
Agrippina
ed adottato
Nerone
a danno di suo figlio
Britannico
.
XLIV.
Claudio
morì probabilmente per un veleno fattogli somministrare da
Agrippina
.
XLV. Morì a sessantaquattro anni, dopo quattordici di impero.
XLVI. Presagi della morte di
Claudio
.
Libro VI. - Vita di
Nerone
I. Tradizioni della
gente Domizia
, dalla quale discende
Nerone
. Il capostipite,
Lucio Domizio
, mentre tornava dai campi incontrò
Castore e Polluce
che gli ordinarono di annunciare al popolo ed al
Senato
una vittoria di cui non si aveva ancora notizia e per dimostrargli la loro divinità gli toccarono la barba mutandone il colore da nero in rosso, da cui il soprannome di Enobarbo che
Lucio
portò sempre come i suoi discendenti.
II.
Svetonio
ricorda uno
Gneo Domizio
,
console
nel
122 a.C.
vinse gli
Allobrogi
e gli
Alverni
e quindi marciò in modo trionfale sulla sua provincia.
Suo figlio
Gneo Domizio
,
pretore
, fu acerrimo avversario di
Cesare
che citò davanti al
Senato
, tentò di privarlo del comando ed infine morì in combattimento sul campo di
Farsalo
.
III. Il successivo
Gneo Domizio Enobarbo
, figlio di questo
Domizio
, fu condannato fra i cesaricidi (a torto, secondo
Svetonio
) e rifugiò presso
Bruto
e
Cassio
. Dopo
Filippi
si arrese ad
Antonio
conquistandone la fiducia. Più tardi disertò a favore di
Augusto
, morendo poco dopo.
IV.
Lucio Domizio Enobarbo
, figlio del precedente, fu l'esecutore testamentario di
Augusto
. Arrogante, prodigo e violento, fu noto per i suoi atti di superbia e per la crudeltà dei giochi che offriva. Sposò
Antonia Maggiore
, figlia di
Marco Antonio
.
V. Dall'unione con
Antonia Maggiore
, nacque
Lucio Domizio Enobarbo
, padre di
Nerone
, che
Svetonio
definisce "detestabile sotto ogni aspetto". Violento e fraudolento fu disprezzato da tutti, fu accusato di lesa maestà e di incesto con la sorella
Lepida
. Morì a Pirgi di idropisia, avendo avuto da
Agrippina
figlia di
Germanico
il figlio
Nerone
.
V.
Nerone
nacque ad
Anzio
nove mesi dopo la morte di
Tiberio
, il 18mo giorno prima delle calende di gennaio (13 dicembre
37 d.C.
).
Foschi presagi accompagnarono la nascita di
Nerone
. A tre anni perdette il padre e fu privato dell'eredità dal coerede Caio.
Agrippina
era stata relegata e
Nerone
fu allevato dalla zia
Lepida
. Quando
Claudio
ebbe l'impero egli recuperò la sua eredità. Divenuto potente sotto il regno di
Claudio
, divenne inviso a
Messalina
che vedeva in lui un possibile rivale per
Britannico
e che, sembra, tentò di farlo uccidere.
VII. Adottato da
Claudio
a undici anni, fu affidato agli insegnamenti di
Seneca
.
Entrato nella famiglia di
Claudio
fece di tutto per seminarvi la discordia, insinuando sulla reale paternità di
Britannico
e testimoniando contro sua zia
Lepida
.
Sposò
Ottavia
e offrì giochi ed una caccia per la salute di
Claudio
.
VIII. A diciassette anni, morto
Claudio
, fu salutato
imperatore
ed accettò tutti gli onori della carica.
IX. Celebrato il funerale di
Claudio
lo volle consacrato fra gli dei. Accordò onori anche alla memoria di suo padre
Domizio
e concesse a sua madre ogni ingerenza negli affari pubblici e privati.
X. Nel primo periodo del suo regno,
Nerone
si mostrò estremamente liberale, modesto e benevolo. Condonò imposte e reati, stabilì elargizioni pubbliche e stipendi che garantissero la dignità dei
senatori
poveri.
XI. Offrì molti spettacoli e giochi, rappresentazioni del circo, del teatro e combattimenti di gladiatori. Ogni giorno venivano fatti regali al popolo, offerte vivande, abiti, oro, argento ed altri donativi.
XII. Assisteva personalmente ai giochi. Risparmiava sempre la vita dei gladiatori. Allestì spettacoli fantastici e battaglie navali. Istituì i Ludi Neroniani, concorso quinquennale di musica, ginnastica ed equitazione.
XIII. Accolse in
Roma
Tiridate
accettando in grande pubblica pompa le suppliche di questi per la pace.
XIV - XV. Fu
console
quattro volte: la prima per un bimestre, la seconda e l'ultima per un semestre, la terza per quattro mesi.
XVI. Fu posto un freno al lusso, i banchetti pubblici vennero ridotti, fu proibita la vendita di cibi cotti nelle bettole. Furono condannati al supplizio i cristiani: "genere di individui dediti ad una nuova e malefica superstizione". Furono mandati al confino i pantomimi e i loro più accesi fautori.
XVII. Furono emesse varie disposizioni contro i falsari ed editti di natura giudiziaria.
XVIII. Non fu mai desideroso di estendere l'impero, anzi pare meditasse di ritirare le truppe dalla
Britannia
.
XIX. Progettò un viaggio ad
Alessandria
che non fece per un presagio infausto. Si recò invece in
Acaia
per dare inizio personalmente ai lavori del canale di
Corinto
.
Svetonio
dice che qui termina l'elenco delle azioni lodevoli di
Nerone
e che d'ora in avanti racconterà le sue nefandezze.
XX. Appassionato di musica studiò canto e tentò di migliorare la propria voce con l'esercizio e le diete. Infine, convinto delle sue doti nonostante avesse voce gracile e roca, prese ad esibirsi fra l'adulazione generale.
XXI. Continuò a
Roma
la sua carriera canora che aveva iniziato a
Napoli
, anticipando i giochi per avere migliori occasioni di esibirsi in pubblico.
XXII. L'altra passione di
Nerone
erano i cavalli. Da
imperatore
aumentò il numero delle corse ed i relativi premi. In seguito partecipò personalmente ai giochi equestri nel
Circo Massimo
.
Si recò in
Grecia
, come si è detto, anche per esibirsi nel canto.
XXIII. In occasione del suo viaggio in
Acaia
volle che fossero tenute simultaneamente tutte le feste tradizionali. Durante i suoi spettacoli era proibitio allontanarsi. Nelle gare era nervoso e sospettoso ed usava corrompere i concorrenti.
XXIV. Durante la permanenza in
Grecia
partecipò a tutti i giochi autoproclamandosi sempre vincitore. Partendo donò la libertà a tutta la provincia e la cittadinanza romana ai suoi giudici.
XXV. Al ritorno dalla
Grecia
celebrò, da
Napoli
a
Roma
, vari trionfi per festeggiare le sue vittorie artistiche ed equestri.
XXVI. Girava di notte sotto mentite spoglie folleggiando nei quartieri di
Roma
, crapulando e saccheggiando i negozi, malmenava i passanti. Una volta fu malmenato da un
senatore
di cui aveva abbracciato la moglie.
XXVII. Faceva durare i banchetti ore ed ore, talvolta tenendoli in luoghi pubblici e facendosi servire da prostiture e suonatori ambulanti.
XXVIII. Violentò la
vestale
Rubria e tentò di sposare la liberta
Atte
corrompendo dei consolari perché testimoniassero che era di sangue reale.
Fece castrare il ragazzo Sparo e lo tenne con se come moglie legittima.
Si dice inoltre che nutrisse passione incestuosa per la madre
Agrippina
e che ne fu distolto dai nemici di lei che temevano di vederla diventare troppo potente.
XXIX. Travestito da belva, con pelli di animale, assaliva l'inguine di uomini e donne legati ad un palo per poi farsi sodomizzare dal
liberto
Doriforo
con il quale si era unito in matrimonio assumendo il ruolo di moglie.
XXX. Sperperò immense ricchezze volendo in questo imitare lo zio
Caligola
. Erogò somme ingentissime a
Tiridate
e regalò patrimoni e palazzi ai suoi liberti. Non indossò mai due volte la stessa veste. Viaggiava con cortei incredibilmente sontuosi.
XXXI. Fece costruire per se una casa che chiamò transitoria poi, quando un incendio la distrusse, la fece riedificare chiamandola "aurea".
Svetonio
descrive i lussi della
Domus Aurea
.
Progettò inoltre la costruzione di grandiose piscine coperte a
Capo Miseno
e di un canale tra
Ostia
e il Lago di Aveno.
XXXII. Una volta sperperate tutte le sue risorse divenne avaro e vessò la popolazione con gabelle e confische.
XXXIII. Screditò la memoria di
Claudio
ed annullò gran parte dei suoi decreti. Avvelenò
Britannico
per gelosia con l'aiuto della megera
Locusta
.
XXXIV. Non sopportando l'invadenza di
Agrippina
, decise di liberarsene e dopo aver tentato più volte di procurarle incidenti dissimulati accusò un
liberto
di lei di aver tentato di ucciderlo e la fece assassinare dai suoi uomini come mandante dell'attentato.
In precedenza aveva fatto uccidere la zia
Lepida
per appropriarsi dei suoi beni.
XXXV. Ebbe tre mogli:
Ottavia
,
Poppea Sabina
e
Statilia Messalina
.
Per avere
Messalina
aveva ucciso il marito
Vestino Attico
mentre era ancora in carica di
console
.
Rinnegò
Ottavia
quindi, poiché l'atto risultava impopolare, le intentò un falso processo per adulterio e la fece uccidere. Subito dopo sposò
Poppea
dalla quale ebbe una figlia,
Claudia Augusta
, che morì in fasce. Pare amasse
Poppea
, comunque la uccise a calci nel corso di una lite mentre era gravida e malata.
Tentò di sposare
Antonia
, figlia di
Claudio
, lei rifiutò e
Nerone
la fece morire.
Fece annegare il figliastro
Rufio Crispino
, figlio di
Poppea
. Costrinse il suo precettore
Seneca
a togliersi la vita.
XXXVI. Scoperte due congiure, i congiurati furono tutti giustiziati ed i loro figli avvelenati o fatti morire di fame.
XXXVII. Fece morire con qualsiasi pretesto molti illustri personaggi ed i loro figli per fame o per avvelenamento.
XXXVIII. Decise di incendiare la città e lo fece in modo sfacciatamente palese. La città bruciò sei giorni e sette notti mentre
Nerone
, dall'alto della torre di
Mecenate
, cantava la
distruzione di
Troia
in abito da scena.
XXXIX. Ai tanti mali voluti da
Nerone
si aggiungevano quelli voluti dal destino: una pestilenza in Livitina, una disfatta in
Britannia
, una in
Armenia
.
Nerone
era stranamente tollerante verso gli autori di epigrammi contro di lui.
XL. Molti auspici ed oracoli prevedevano la caduta di
Nerone
. Infine le
Gallie
, sotto la guida del
propretore
Giulio Vindice
, si ribellarono.
Nerone
sottovalutò la ribellione e non prese provvedimenti.
XLI. Fu infine offeso dagli ingiuriosi editti di
Giulio Vindice
e scrisse al
Senato
di vendicarlo dagli insorti.
XLII. Quando seppe che anche
Galba
e la
Spagna
avevano defezionato fu colto dalla disperazione ma presto tornò all'inazione ed ai suoi costumi.
XLIII. Infine decise di recarsi personalmente in
Gallia
e destituì i
consoli
assumendone la carica come
console
unico.
XLIV. Reclutò le forze per la sua spedizione fra gli schiavi non essendosi offerti volontari. Raccolse fondi con imposte straordinarie.
XLV. L'odio popolare contro
Nerone
, sollecitato dal pericolo, cominciò a farsi manifesto.
XLVI. Incubi, presagi lugubri e manifestazioni di odio perseguitavano
Nerone
.
XLVII. Infine seppe che tutti gli eserciti si erano ribellati, la guardia del palazzo lo abbandonò, tutti gli rifiutarono ospitalità ed assistenza.
XLVIII. Si rifugiò fuori città nella villetta di un suo
liberto
.
XLIX. Consigliato dai pochi compagni rimasti con lui, decise infine il suicidio. Seppe da una lettera recapitata al
liberto
che lo ospitava che il
Senato
lo aveva dichiarato nemico della patria e condannato a morte. Spaventato dalla condanna trovò il coraggio di uccidersi con il pugnale. I centurioni che lo venivano a prendere lo trovarono ancora agonizzante.
L. Fu cremato e le sue spoglie furono racchiuse nel mausoleo di famiglia dei
Domizi
.
LI. Di statura quasi normale aveva il corpo chiazzato e maleodorante, bello il viso, capelli biondicci.
Occhi azzurri e molto deboli, collo grosso, ventre prominente, gambe gracili, salute ottima.
LII. Da ragazzo attese a tutte le discipline liberali ma fu distolto dalla madre dalla filosofia e da
Seneca
dall'oratoria. Si occupò di poesia, di scultura, di pittura.
LIII. Cercando sopra ogni cosa la popolarità, si era esibito, come si è detto. Pare progettasse anche di partecipare ai giochi olimpici e di inscenare lotte con le fiere.
LIV. Verso la fine della sua vita aveva fatto voto di esibirsi come suonatore di organi idraulici, di flauto e di cornamusa se avesse conservato l'impero.
LV. Nell'ossessione della fama aveva sostituito il suo nome a quello di molte cose. Aveva chiamato
Neroneo
il mese di aprile e pare volesse ribattezzare
Roma
in Neropoli.
LVI. Disprezzava tutte le religioni ma teneva in gran conto oracoli e presagi.
LVII. Morì a trentadue anni.
Il popolo scese in piazza a gridare la sua gioia, eppure ci fu chi per molto tempo portò fiori sulla sua tomba.
Libro VII. - Vita di
Galba
I. Si estingue, con
Nerone
, la stirpe dei Cesari. Presagi durante la vita di
Nerone
.
II. A
Nerone
successe
Galba
, in nessun modo legato alla stirpe dei Cesari ma di antica schiatta (
Sulpici
).
III. Ignota l'origine del soprannome Galba.
Fra gli antenati il consolare
Servio Galba
, grande oratore, se ne diceva che ottenuta la
pretura
in
Spagna
fece trucidare tremila
Lusitani
provocando la rivolta di
Viriato
.
Un altro Galba fu fra i condannati della Legge Pedia (cesaricidi).
Il nonno di
Galba
pubblicò una "Storia".
Suo padre
Gaio Sulpicio Galba
fu avvocato ed ebbe due mogli:
Mummia Acaica
(pronipote di
Lucio Mummio
distruttore di
Corinto
) e
Livia Ocellina
. Da
Acaica
ebbe due figli:
Caio
e
Servio
.
Caio
dilapidò i propri beni e lasciò
Roma
, si suicidò quando
Tiberio
lo escluse dal proconsolato.
IV.
Servio Sulpicio Galba
nacque sotto il consolato di
Messalla
e di
Lentulo
(
3 a.C.
), presso
Terracina
.
Adottato dalla matrigna
Livia Ocellina
, assunse il cognome di Ocellario.
Presagi vari durante la gioventù di
Galba
.
V. Si dedicò allo studio del diritto. Sposò una
Lepida
e rimasto vedovo rifiutò altre mogli, compresa
Agrippina
.
Fu favorito di
Livia Augusta
che lo ricordò nel suo testamento.
VI. Fu
pretore
prima dell'età legale, quindi governatore dell'
Aquitania
e poi
console
per sei mesi. Fu destinato da
Cesare
a sostituire Getulico e guadagnò onori in
Gallia
.
VII. Alla morte di
Caligola
molti lo sollecitavano a cogliere l'occasione, ma
Galba
preferì rinunciare conquistando la gratitudine di
Claudio
.
Ottenne il proconsolato dell'
Africa
dove ristabilì la disciplina.
VIII. Per il suo comportamento in
Africa
ed in
Germania
, fu insignito di tre cariche sacerdotali. Dopo un periodo di ritiro gli fu offerto il governo della
Spagna
tarragonese.
IX. Governò la
Spagna
per otto anni. Quando scoppiò la rivolta in
Gallia
fu esortato da
Giulio Vindice
a partecipare e a mettersi alla testa del movimento. Confortato dai presagi ed avendo saputo che
Nerone
intendeva eliminarlo,
Galba
accettò.
X. Arruolò un esercito nella provincia e propagandò la rivolta, sventò un tentativo di ammutinamento.
XI. Morto
Giulio Vindice
stava per rinunciare all'impresa quando seppe del suicidio di
Nerone
.
Partì quindi per
Roma
dove rapidamente eliminò gli avversari: a
Roma
il
prefetto del pretorio
Ninfidio Sabino
, in
Germania
il legato
Fonteio Capitone
ed in
Africa
Lucio Macro Clodio
.
XII. Aveva fama di crudeltà ed avarizia.
XIII. Per questi motivi il suo avvento non fu in generale molto gradito.
XIV: Fu influenzato da tre cortigiani.
Tito Vinio
, suo legato in
Spagna
,
Cornelio Lacone
,
prefetto del pretorio
, e
Icelo
,
liberto
da lui insignito del cognome di
Marciano
.
Guidato da questi personaggi, commise molte ingiustizie.
XV. Avaro, richiese indietro i doni di
Nerone
a chi li aveva ricevuti. Non punì
Tigellino
ed altri infami consiglieri di
Nerone
, anzi conferì loro nuovi incarichi.
XVI. Si procurò l'antipatia dei soldati rifiutando loro i consueti donativi. L'esercito dell'
Alta Germania
infranse la disciplina rifiutando di prestare giuramento.
XVII.
Galba
, ritenendo che l'avversità verso di lui fosse dovuta alla mancanza di discendenti, adottò
Pisone Frugi Liciniano
.
XVIII. Presagi sulla fine del regno di
Galba
, fin dall'inizio del suo principato.
XIX. Si giunse infine alla congiura di
Otone
.
Galba
si chiuse nel palazzo ma venne convinto ad uscire con l'inganno (si finse che
Otone
fosse stato ucciso), una volta fuori
Galba
venne trucidato.
XX. Nessuno volle aiutare
Galba
e la sua testa, spiccata dal corpo, fu portata in giro per gli accampamenti e beffeggiata.
XXI. Fu di statura regolare, completamente calvo, con occhi cerulei. Aveva il naso aquilino, mani e piedi gravemente deformati dall'artrite.
XXII. Si dice che fosse un forte mangiatore e che fosse molti libidinoso verso maschi maturi e vigorosi.
XXIII. Fu ucciso a settantatre anni nel settimo mese del suo principato.
Libro VIII. - Vita di
Otone
I. Gli antenati di
Otone
erano di origine
etrusca
.
Suo nonno
Marco Salvio Otone
era stato cortigiano di
Livia Drusilla
che gli aveva procurato il rango senatorio.
Suo padre
Lucio Otone
, nobile per parte di madre, fu molto caro a
Tiberio
. Resse la magistratura urbana, il proconsolato d'
Africa
e vari incarichi speciali. Conquistò la stima di
Claudio
svelando un complotto contro di lui,
Lucio Otone
ebbe da
Albia Terenzia
due figli maschi (
Lucio Tiziano
e
Marco
) ed una femmina che andò sposa a
Druso
, figlio di
Germanico
.
II.
Otone
nacque sotto il
consolato
di
Camillo Arrunzio
e di
Domizio Enobarbo
(
32
).
Dopo un'infanzia ed un'adolescenza turbolente e viziose entrò nella corte di
Nerone
corteggiando un'anziana liberta e si guadagnò le grazie dell'
imperatore
condividendone i vizi.
III. Partecipe dei segreti di
Nerone
, fu suo complice nell'omicidio di
Agrippina
. Prima che sposasse
Nerone
fu amante di
Poppea
ed osò contenderla all'
imperatore
. Per questo motivo venne allontanato da
Roma
e gli fu affidato il governo della
Lusitania
che per dieci anni amministrò con singolare "giustizia e disinteresse".
IV. Quando gli si presentò l'occasione per vendicarsi si unì al tentativo di
Galba
e lusingato da un presagio si comportò in modo da procurarsi amicizie in vista di future opportunità.
V.
Otone
sperava di farsi adottare da
Galba
ma quando si vide preferire
Pisone Frugi Liciniano
concepì il complotto per eliminare il vecchio
imperatore
.
VI. Compiuto l'attentato a
Galba
,
Otone
fu proclamato
imperatore
dai soldati e dal popolo.
VII. Appena preso il potere
Otone
fu tormentato, secondo
Svetonio
, dal terrore dello spettro di
Galba
.
VIII. Poco dopo la proclamazione di
Otone
, giunge notizia che le
legioni
in
Germania
avevano proclamato
imperatore
Vitellio
. I tentativi di accordo falliscono e presto si profila la guerra civile.
Le forze di
Vitellio
muovono verso
Roma
.
IX:
Otone
mosse incontro a
Vitellio
e le forze dei due si scontrarono più volte in varie località della
Gallia
Cisalpina.
Vitellio
ebbe la meglio ed
Otone
progettò il suicidio.
X.
Svetonio
ritiene che
Otone
fosse sinceramente mosso dal desiderio di evitare la guerra civile e a supporto della tesi porta la testimonianza del proprio padre
Svetonio Leto
.
Otone
si congedò da parenti ed amici, scrisse lettere alla sorella e a
Messalina
, vedova di
Nerone
, che avrebbe voluto sposare, distribuì ai servi il denaro che aveva in cassa.
XI. Dopo aver ricevuto varie visite ed aver tentato di sedare i tumulti che la situazione provocava, si uccise con un pugnale ferendosi al cuore e spirando rapidamente. Aveva trentotto anni ed era al novantaquattresimo giorno di regno.
XII. La morte di
Otone
, decisa per evitare la guerra civile, riabilita agli occhi di
Svetonio
, la figura del personaggio dissoluto e vizioso. Pare che l'evento abbia commosso molti dei suoi uomini, alcuni dei quali giunsero ad unirsi al suicidio.
Libro IX. - Vita di
Vitellio
I: La
Gens Vitellia
era originaria della
Sabina
, diverse e confuse le tradizioni riguardanti le sue origini, alcune denigratorie, altre adulatorie.
II. Il primo
Vitellio
di cui si abbiano notizie certe è il nonno dell'
imperatore
,
Publio Vitellio
da
Nocera
, cavaliere romano e procuratore di
Augusto
. Ebbe quattro figli:
Aulo
,
Quinto
,
Publio
e
Lucio
.
Aulo
fu
console
con
Domizio
(il padre di
Nerone
) e morì durante lo stesso anno del
consolato
. Fu noto per lusso e magnificenza.
Quinto
fu espulso dal
Senato
durante una delle purghe di
Tiberio
.
Publio
, amico di
Germanico
, fu accusatore dell'assassino di questi,
Gneo Pisone
. Più tardi, arrestato con i complici di
Seiano
, tentò il suicidio, fallì e morì di malattia durante la detenzione.
Lucio
fu
proconsole
in
Siria
, poi
console
e
censore
sotto
Claudio
. Grande adulatore di
Cesare
e dei suoi successori.
III. L'
imperatore
Aulo Vitellio
, figlio di
Lucio
, nacque sotto il
consolato
di
Druso Cesare
e di
Norbano Flacco
(
15 d.C.
).
Passò l'infanzia e la prima adolescenza alla corte caprese di
Tiberio
dove fu soggetto alla pedofilia dell'
imperatore
.
IV. In seguito primeggiò alla corte di
Caligola
per la sua abilità con i cavalli e a quella di
Claudio
come giocatore di dadi.
Adulatore, forse come il padre, si guadagnò anche la simpatia di
Nerone
.
V. Il favore di tre principi gli procurò cariche ed onori, il proconsolato d'
Africa
e l'incarico di presiedere alle opere pubbliche a
Roma
. Nella provincia africana pare si comportò onestamente mentre nel suo incarico romano sembra abbia commesso molte irregolarità ed appropriazioni.
VI. Sposò
Petronia
dalla quale nacque
Petroniano
.
Petroniano
fu nominato erede dalla famiglia materna a condizione che fosse emancipato dalla patria potestà.
Vitellio
lo emancipò ma poco dopo lo fece uccidere simulando un suicidio.
VI. Sposò in seguito
Galeria Fundana
, figlia di un ex
pretore
, dalla quale ebbe due figli.
VII. Fu inviato da
Galba
al governo della
Germania
Inferiore, non è chiaro se per merito o per allontanarlo da
Roma
.
Vitellio
partì lasciandosi alle spalle molti debiti. Le
legioni
in
Germania
, maldisposte verso
Galba
, lo accolsero volentieri perché giovane ed indulgente.
VIII. Preso il comando,
Vitellio
divenne molto popolare, tanto che le truppe lo proclamarono
imperatore
. Successivamente si unirono a lui anche le
legioni
della
Germania
Superiore.
IX. Appresa la notizia della morte di
Galba
,
Vitellio
divise le sue forze in due eserciti, inviandone uno contro
Otone
.
X. Mentre era ancora in
Gallia
,
Vitellio
seppe della morte di
Otone
e decretò lo scioglimento delle coorti pretoriane, troppo coinvolte nell'assassinio di
Galba
.
Viaggiò verso
Roma
con un corteo trionfale di truppe indisciplinate.
XI. Arrivato a
Roma
prese tutto il potere, venerò i Mani di
Nerone
e si autoproclamò
console
perpetuo.
XII. Durante il regno fu consigliato da spregevoli individui, soprattutto da un
liberto
suo vecchio concubino.
XIII. Dedito alla gozzoviglia, pranzava anche quattro volte al giorno, compensando gli eccessi con l'abitudine di vomitare. Indiceva sfarzosissimi banchetti ed indulgeva ad ogni forma di voracità.
XIV. Non minore della voracità fu la crudeltà di
Vitellio
che non esitava ad eliminare i suoi avversari e chiunque lo intralciasse o non lo adulasse. Particolare ostilità dimostrò verso i cantastorie e gli astrologhi.
Fu anche sospettato di aver fatto morire di inedia la propria madre perché un'indovina gli aveva pronosticato che avrebbe regnato a lungo solo sopravvivendo alla madre.
XV. All'ottavo mese del suo principato defezionarono gli eserciti di
Mesia
e di
Pannonia
, quindi quelli di
Siria
e di
Giudea
che giurarono fedeltà a
Vespasiano
.
Vitellio
tentò di conservare il favore delle altre
legioni
e di organizzare difese contro
Vespasiano
. Arrivò ad abdicare dopo aver avuto da
Flavio Sabino
, fratello di
Vespasiano
, garanzie di salvezza ma la fazione che era dalla sua parte lo convinse a resistere.
XVI.
Vitellio
chiese tregua e si nascose mentre il nemico si avvicinava.
XVII.
Vitellio
fu catturato dalle avanguardie di
Vespasiano
e consegnato alla folla che lo suppliziò presso le Gemonie.
XVIII.
Vitellio
morì insieme al fratello ed al figlio nel suo cinquantaseiesimo anno di età.
A scovarlo nel suo nascondiglio era stato
Antonio Primo, detto "Becco"
, comandante delle forze di
Vespasiano
.
Libro X. - Vita di
Vespasiano
I. Dopo il periodo di instabilità seguito alla morte di
Nerone
(
Galba
-
Otone
-
Vitellio
) la
famiglia Flavia
prese il potere e consolidò l'impero.
I
Flavi
erano di origini oscure.
Tito Flavio Petronio
, cittadino di
Rieti
, militò con
Pompeo
, scampò alla battaglia di
Farsalo
ed ottenne il perdono ed il congedo.
Suo figlio
Sabino Petrone
non prestò servizio militare ma fu esattore in
Asia
e banchiere fra gli
Elvezi
. Sposò
Vespasia Polla
dalla quale ebbe due figli:
Flavio Sabino
e
Vespasiano
(l'
imperatore
).
Vespasia Polla
era nativa di
Norcia
, figlia del tribuno
Vespasio Pollione
. La famiglia dei Vespasii era antica e fra
Norcia
e
Spoleto
si trovavano sepolcreti familiari e testimonianze dei suoi fasti.
II:
Vespasiano
nacque in
Sabina
, nel villaggio di Falacrine, sotto il
consolato
di
Quinto Sulpicio Camerino
e di
Gaio Poppeo Sabino
, cinque anni prima della morte di
Augusto
(
9 d.C.
).
Crebbe in campagna, a casa, dove venne educato sotto la guida della nonna paterna per la quale nutrì sempre grande venerazione.
Servì in
Tracia
come tribuno militare e come
questore
ebbe il governo di
Creta
e di
Cirene
.
III. Sposò
Flavia Domitilla
, figlia di
Flavio Liberale
di Ferento.
Ebbe da lei tre figli:
Tito
,
Domiziano
e
Domitilla
.
Sopravvisse alla moglie ed alla figlia che aveva perduto quando era ancora un privato cittadino. Dopo la morte della moglie riprese in casa la liberta
Lenide
che era già stata sua amante e la considerò come moglie legittima.
IV. Sotto
Claudio
ottenne il comando di una
legione
in
Germania
, in seguito fu trasferito in
Britannia
dove combattè lungamente, conquistando l'isola di Vette.
In seguito si ritirò a vita privata essendo inviso ad
Agrippina
che era ancora potente presso
Nerone
. Ottenne poi la provincia d'
Africa
che governò con onore. Tornato dall'
Africa
dovette ritirarsi ancora perché era venuto in antipatia a
Nerone
non adulandolo sufficientemente.
Fu richiamato quando si decise di affidargli l'impresa di reprimere i moti scoppiati in
Giudea
. Qui
Vespasiano
si comportò valorosamente e divenne molto popolare.
IV. Quando
Otone
e
Vitellio
, dopo la morte di
Galba
, si contendevano il potere,
Vespasiano
decise di approfittare della situazione.
Presagi sul futuro di
Vespasiano
.
VI. Le
legioni
di
Mesia
e di
Egitto
dettero chiari segni di parteggiare per
Vespasiano
. I legati
Tiberio Alessandro
e
Gaio Licinio Muciano
si misero a sua disposizione e
Vologese
, re dei
Parti
, offrì quarantamila arcieri.
VII. Iniziata la guerra civile, mandate in
Italia
le sue armate si trasferì in
Alessandria
per mantenere il controllo dell'
Egitto
.
Poco dopo gli giunse la notizia della morte di
Vitellio
e
Vespasiano
prese il potere.
VIII. Tornato a
Roma
celebrò il trionfo per le sue vittorie in
Giudea
e si dedicò a rinsaldare lo stato.
Per prima cosa ristabilì la disciplina fra le truppe che dopo la guerra civile si erano lasciate andare ad ogni licenza.
Ridusse a provincia l'
Acaia
, la
Licia
,
Rodi
,
Bisanzio
,
Samo
, la
Tracia
, la
Cilicia
e la
Commagene
.
Si dedicò poi all'abbellimento di
Roma
ed alla ricostruzione degli edifici perduti nei vari incendi.
IX. Eresse nuovi monumenti: il tempio della Pace vicino al
Foro
e quello del divo
Claudio
sul
Celio
.
X. Promosse una sanatoria generale dei processi che si erano accumulati durante il periodo dei disordini a causa dell'inattività del Foro.
XI. Emanò nuove leggi per frenare il lusso, la libidine e l'usura.
XII. Durante il suo principato fu clemente e modesto. Non tentò mai di nascondere le proprie umili origini e fu schivo verso gli onori.
XIII. Clemenza e tolleranza di
Vespasiano
verso i detrattori e rispetto degli amici.
XIV. Non portando rancore agli avversari procurò una dote ed un matrimonio alla figlia di
Vitellio
.
XV. Non emise mai condanne ingiuste. Tentò di revocare, ma non fece in tempo, anche quella contro
Elvidio Prisco
che lo aveva gravemente offeso.
XVI. Il suo solo difetto, dice
Svetonio
, fu l'avidità di denaro. Aumentò il carico fiscale sui cittadini e sulle province e condusse molte discutibili speculazioni. Tuttavia
Svetonio
non esclude l'ipotesi che questo comportamento si sia reso necessario a causa delle pessime condizioni in cui aveva trovato le finanze statali.
XVII. Per altro fu molto liberale e fece ottimo uso dei capitali raccolti. Erogò pensioni, soccorse città devastate da terremoti o incendi, favorì gli ingegni e le arti.
XVIII. Premiò i retori, i poeti e gli artisti in genere.
XIX. Restaurò il
Teatro Marcello
e rianimò l'attività teatrale, offrì banchetti e doni ma non riuscì a dileguare la fama di avarizia.
XX: Ebbe corporatura tarchiata con le membra robuste e solide. Il volto pareva sempre contratto da uno sforzo. Godeva di ottima salute.
XXI.
Vespasiano
si alzava molto presto e leggeva le lettere e i rapporti di tutti i dicasteri, poi riceveva gli amici. Si calzava e vestiva da solo.
Dopo aver sbrigato tutte le sue pratiche andava a riposare con una concubina quindi passava al bagno e al triclinio.
XXII. Era socievole e molto spiritoso, a volte scurrile.
XXIII. Varie battute di
Vespasiano
fra cui quella famosa sugli orinatoi a pagamento: il denaro non ha odore, anche quando viene dall'orina.
XXIV. Durante il suo nono
consolato
si ammalò mentre si trovava in
Campania
, rientrò a
Roma
e quindi si recò a
Rieti
ove poco dopo morì.
XXV.
Vespasiano
designò alla successione i suoi figli, aveva regnato dal
69
al
79 d.C.
Libro XI. - Vita di
Tito
Tito
, figlio di
Vespasiano
, venne detto "amore e delizia del genere umano". Era nato a
Roma
, nell'anno dell'uccisione di
Caligola
1
.
II. Compagno di studi di
Britannico
ne fu grande amico. Pare assaggiò la bevanda che avvelenò
Britannico
rimanendo malato a lungo. In memoria dell'amico fece poi fondere una statua in oro.
III. Fin da bambino fu di bell'aspetto e molto robusto. Aveva forte memoria e grande capacità di apprendimento: abilissimo nel maneggiare armi e cavalli lo fu anche nel comporre discorsi e versi. Cantava e suonava la lira. Era molto abile nella stenografia.
IV. Fu tribuno militare in
Germania
e in
Britannia
, quindi si dedicò alla carriera forense. Sposò
Arrecina Tertulla
, alla morte di lei sposò
Marcia Furnilla
dalla quale divorziò dopo aver avuto una figlia.
Combattè in
Giudea
conquistando
Gamala
.
V. Corse voce che
Galba
intendesse adottarlo. Divenuto
imperatore
Vespasiano
,
Tito
rimase in
Giudea
dove concluse vittoriosamente l'assedio di
Gerusalemme
. Il successo di
Tito
provocò il sospetto che volesse usurpare il regno del padre, sospetto che
Tito
eliminò recandosi a
Roma
e ponendosi agli ordini di
Vespasiano
.
VI. Da allora affiancò
Vespasiano
condividendo il governo dell'impero. Ebbe la potestà tribunizia e sette
consolati
. Assunse anche la
prefettura del Pretorio
, carica che svolse in modo violento commettendo vari omicidi politici.
Svetonio
considera che questo metodo gli procurò sicurezza per il futuro ed impopolarità nell'immediato tanto che
Tito
arrivò al trono con una pessima fama.
VII. Prima di diventare
imperatore
,
Tito
si mostrò crudele, dissoluto ed avido. Fu criticata anche la sua passione per la regina
Berenice
. Tuttavia appena preso il potere allontanò da
Roma
Berenice
, si circondò di ottimi consiglieri, inaugurando l'anfiteatro (il
Colosseo
) offrì giochi e banchetti e fece costruire le
Terme
.
VIII. Estremamente benevolo, confermò tutti i benefici erogati dai suoi predecessori con un unico editto e fu sempre ben disposto verso chi gli chiedeva favori.
Sotto il suo regno accaddero alcune sciagure: l'eruzione del
Vesuvio
(
79 d.C.
), un incendio a
Roma
durato tre giorni e tre notti (
80 d.C.
) ed una grave epidemia.
Tito
soccorse tutti gli sciagurati con editti e donazioni.
IX. Da quando assunse il
pontificato massimo
non ordinò mai condanne a morte. Fu estremamente clemente anche con chi cospirò contro di lui. Continuò a considerare il fratello partecipe all'impero nonostante questi fosse molto ostile contro di lui.
X - XI. Improvvisamente
Tito
fu colpito da una febbre. Morì a quarantadue anni dopo due anni, due mesi e venti giorni di regno.
Note:
1.
In realtà Tito nacque nel 39 d.C. mentre Caligola morì nel 41.
Libro XII. - Vita di
Domiziano
Domiziano
nacque a
Roma
durante il sesto
consolato
del padre. Sordide voci sulla sua adolescenza e sulla sua pederastia. Durante la guerra del padre contro
Vitellio
,
Domiziano
colto da paura si nascose e si fece rivedere solo a cose fatte.
Dimostrò fin da giovane di essere violento e libidinoso. Commise molti adulteri ed infine portò via
Domizia Longina
al marito
Elio Lamia
e la sposò.
II. Iniziò un'inutile spedizione contro
Gallia
e
Germania
solo per guadagnare gloria. Figlio minore di
Vespasiano
rimase in ombra di
Tito
, sempre cercando di mettersi in mostra. Alla morte del padre prese a tramare contro il fratello. Quando
Tito
morì
Domiziano
prese il potere.
III. All'inizio del suo principato si isolò alcune ore per acchiappare mosche. Dichiarò augusta sua moglie
Domizia
, poi la ripudiò perché infedele e di nuovo la riprese. Il suo governo fu condotto in modo incostante, spesso con rapacità e crudeltà.
IV. Offriva molti spettacoli, cacce, combattimenti. Celebrò i
Ludi Secolari
(non considerando quelli indetti da
Claudio
) e in quest'occasione ridusse da sette a cinque i giri di pista nelle corse per consentire lo svolgimento di cento gare al giorno.
Era solito assistere ai giochi gladiatori in compagnia di un bambino deforme con il quale fu udito consultarsi in merito alla nomina di
Mezio Rufo
come prefetto d'
Egitto
. Istituì una gara quinquennale in onore di
Giove Capitolino
(musica, atletica, equitazione). Vari donativi e munificenze.
V. Ricostruì numerosi monumenti che erano stati distrutti dal fuoco, fra cui il
Campidoglio
. Costruì templi, un foro, ecc.
VI. Condusse di sua iniziativa una campagna contro i
Catti
e per necessità una contro i
Sarmati
e due contro i
Daci
, a seguito delle sconfitte da questi inflitte al consolare
Oppio Sabino
e al
pretore
Cornelio Fusco
.
La ribellione di
Lucio Antonio
, governatore della
Germania Superiore
, fu facilmente domata grazie ad una piena del
Reno
che impedì ai ribelli di unirsi con gli alleati locali.
VII. Varie disposizioni: proibizione di castrare gli schiavi, decreti a favore dell'agricoltura, proibizione di piantare nuove vigne per dedicare più terreno al grano, incarichi ai suoi liberti, aumento della paga dei soldati.
VIII. Attività forense: contro la corruzione dei giudici. Editti moralizzanti. Processo alle
vestali
Oculata, Varronilla e Cornelia
ree di aver violato il voto di castità.
IX. Condusse una sanatoria in materia fiscale, condonò molti debiti verso lo Stato e punì severamente i delatori.
X. Gradualmente
Domiziano
divenne più crudele, fece uccidere molte persone, fra questi
Civica Ceriale
,
Acilio Glabrione
e
Salvidieno Orfito
.
Elio Lamia
fu messo a morte dopo che
Domiziano
gli ebbe portato via la moglie.
Salvio Cocceiano
per aver celebrato l'anniversario di suo zio
Otone
,
Mettio Pompusiano
perché si diceva che un oroscopo gli pronosticava l'impero e dava segni di vanità,
Sallustio Lucullo
per aver dato il proprio nome ad un particolare tipo di lancia di sua invenzione, e molti altri.
Fra le sue vittime fu anche il cugino
Tito Flavio Sabino
solo perché un araldo lo aveva per errore chiamato imperatore invece che
console
.
Dopo aver vinto
Lucio Antonio
si accanì nella tortura per scovare i suoi complici.
XI. Aveva l'abitudine di ingannare le sue vittime simulando clemenza prima della condanna, lo fece anche con il suo parente
Marco Arrecino Clemente
con il quale si mostrò amichevole e cordiale fino al giorno precedente la condanna a morte.
XII. Avendo rovinato le proprie finanze con i giochi e con le opere pubbliche divenne estremamente avido.
Ordinò numerose confische di beni e di eredità. Infierì particolarmente sugli
Ebrei
.
XIII. Molto superbo, arrivò ad ordinare che lo si chiamasse "Signore e Dio".
Si fece nominare diciassette volte
console
. Dopo il trionfo per le vittorie in
Germania
, assunse il nome di
Germanico
e cambiò i nomi dei mesi di settembre ed ottobre in
Germanico
e
Domiziano
.
XIV. Temuto e inviso a tutti, rimase infine vittima di una congiura tramata dai suoi amici e dalla moglie. Da sempre era stato pavido e sospettoso.
XV. Per un leggero sospetto mandò a morte il proprio cugino
Flavio Clemente
(in realtà pare fosse cristiano). Vari prodigi e presagi sulla morte di
Domiziano
.
XVI. L'ultimo giorno della vita di
Domiziano
si verificarono vari prodigi. La sera fu trattenuto con un inganno da un servo e fu ucciso nella sua camera da letto.
XVII. Pare che l'esecutore materiale sia stato un certo
Stefano
, procuratore di
Domitilla
(figlia della sorella di
Domiziano
) il quale portò una fasciatura ad un braccio per molti giorni per non destare sospetti (nella fasciatura nascondeva un coltello). Introdotto dal
cubiculario
Partenio
a udienza privata con
Domiziano
,
Stefano
estrasse il coltello e colpì l'imperatore. Altri congiurati accorsero e finirono
Domiziano
. Morì a quarantacinque anni, dopo quindici di regno.
XVIII. Fu alto di statura, facile al rossore, un po' miope. Nell'insieme di bell'aspetto e proporzionato. Era calvo e se ne vergognava.
XIX. Intollerante alla fatica si faceva quasi sempre trasportare in lettiga. Non era esperto delle armi ad eccezione dell'arco del quale era appassionato.
XX. Non si dedicò mai agli studi storici o poetici. Non scriveva volentieri e delegava lettere e discorsi.
XXI. Si dilettava giocando a dadi. Offriva spesso conviti che non degeneravano mai in orge.
XXII. Uomo di libidine eccessiva, sedusse molte matrone fra cui
Giulia
figlia di
Tito
che morì perché costretta ad abortire mentre era incinta di lui.
XXIII. Il popolo accolse la morte di
Domiziano
con indifferenza, i soldati con indignazione, il
Senato
con gioia.