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PLUTARCO DI CHERONEA
VITE PARALLELE
DEMOSTENE
E
CICERONE
DEMOSTENE
Nel brano introduttivo, rivolgendosi all'amico
Sosio Senecione
,
Plutarco
lamenta la difficoltà che presenta il vivere in una piccola città per chi intenda scrivere di storia ed abbia quindi la necessità di reperire molti libri e documenti. Precisa inoltre che la sua padronanza della lingua latina non sarà sufficiente per confrontare l'oratoria dei due protagonisti di questo quinto libro delle Vite Parallele.
Il padre di
Demostene
era l'agiato proprietario di una fabbrica di armi nella quale lavoravano molti schiavi esperti. Morendo quando il figlio aveva sette anni lasciò un cospicuo patrimonio che tuttavia subì forti perdite nel periodo successivo a causa della disonestà e dell'incopetenza dei tutori di
Demostene
al punto che mancarono anche i mezzi per finanziare gli studi dell'erede.
Per questo motivo e per la sua salute cagionevole che gli vietava l'eccessivo affaticamento gli studi di
Demostene
rimasero incompleti mentre il suo aspetto gracile ed il suo eloquio disarmonico e sgradevole gli procurarono l'impietosa ironia dei coetanei.
Ad indurlo all'eloquenza sarebbe stato l'ascoltare l'oratore
Callistrato
difendere se stesso in tribunale vincendo brillantemente la causa. L'invidia per il successo di
Callistrato
e soprattutto il fascino di quanto aveva ascoltato spinsero il giovane
Demostene
a compiere studi molto approfonditi. Non potendo permettersi di frequentare la rinomata scuola di
Isocrate
ripiegò su quella di
Iseo
che, del resto, insegnava un'oratoria più adatta ai fini pratici.
Ermippo
sosteneva che avrebbe seguito anche le lezioni di
Platone
. Secondo
Ctesibio
si sarebbe procurato opere di
Isocrate
e di
Alcidamante
da studiare.
Divenuto maggiorenne intentò processi contro i suoi tutori, non recuperò il patrimonio sottrattogli ma l'esperienza gli valse come palestra per la sua eloquenza.
Per migliorare la pronuncia ed il modo di porgere il discorso,
Demostene
si avvalse dei consigli di un attore e si impegnò in faticosi ed intensi esercizi.
Molti sostennero che la sua eloquenza derivasse da questi allenamenti e non fosse sorretta da un talento naturale, in effetti preparava in anticipo tutti i suoi discorsi evitando sempre di improvvisare.
Demetrio Falereo
, che non dimostra grande considerazione per l'eloquenza di
Demostene
, racconta che l'oratore curò la propria balbuzie parlando con dei sassolini in bocca e rafforzò la voce allenandosi a parlare mentre procedeva in salita.
Demostene
entrò in politica all'epoca della
guerra focese
. Compose un'orazione contro
Midia
che lo aveva pubblicamente offeso ma in seguito rinunciò a procedere forse per timore dell'avversario. Ma la sua fama e la sua gloria arrivarono solo quando prese le difese della sua città contro i
Macedoni
, fu allora che divenne celebre e stimato anche fuori dalla
Grecia
e che anche i suoi avversari riconobbero la sua grandezza.
Secondo
Teopompo
Demostene
era un uomo incostante ed infedele ma
Plutarco
non condivide questa affermazioni. Dopo aver citato una serie di esempi di incostanza,
Plutarco
afferma che
Demostene
fu sempre coerente con le sue idee che difese fino alla morte e che i suoi unici difetti furono la mancanza di coraggio in guerra e qualche aspetto non del tutto integro dei suoi comportamenti.
Pur avendo la debolezza di essere sensibile alla corruzione seppe resistere nei casi più importanti e seppe in diverse occasioni dimostrarsi buon cittadino come quando trascinò davanti all'
Areopago
l'ateniese
Antifonte
colpevole di aver tramato con
Filippo di Macedonia
ai danni della città.
Anche prima della guerra
Demostene
si era sempre mostrato contrario ai
Macedoni
e quando fece parte di un'ambasceria presso il re
Filippo
questo suo atteggiamento era già noto tanto che
Filippo
si preoccupò di ascoltarlo e rispondergli con particolare attenzione.
Quando la guerra iniziò,
Demostene
spinse gli
Ateniesi
ad attaccare l'
Eubea
, che era governata da tiranni installati da
Filippo
, e quindi ad aiutare
Bisanzio
e
Perinto
che erano in guerra contro i
Macedoni
.
Si fece quindi promotore di una lega fra tutte le città greche che riuscì a coinvolgere per fronteggiare
Filippo
raccogliendo un esercito di quindicimila fanti e duemila cavalieri. Ma il compito più difficile consisteva nel coinvolgere i
Tebani
che avevano reputazione di forti guerrieri ma non erano in buoni rapporti con gli
Ateniesi
dalla
guerra focese
.
Filippo
aggredì le città di
Anfissa
ed
Elatea
e si impadronì della
Focide
. Gli
Ateniesi
, molto scossi dall'evento, erano confusi sul da farsi.
Demostene
li incoraggiò a cercare l'alleanza con i
Tebani
e fu egli stesso ambasciatore presso
Tebe
. Malgrado i molti privilegi che i
Tebani
avevano ricevuto da
Filippo
, l'eloquenza di
Demostene
riuscì a spingerli all'azione ed in breve l'intera
Grecia
si sollevò contro la
Macedonia
.
Tuttavia le cose non andarono come
Demostene
aveva desiderato ed i
Greci
furono sconfitti (battaglia di
Cheronea
- 2 agosto
338 a.C.
).
Quando si trattò di combattere
Demostene
fuggì vergognosamente senza alcun ritegno. Nell'ebrezza della vittoria
Filippo
gli indirizzò frasi di scherno ma più tardi considerò la potenza dell'oratore che lo aveva costretto a rischiare il potere e la vita.
Nonostante la sconfitta il popolo ateniese dimostrò di non essere pentito della decisione di seguire
Demostene
e gli fu chiesto di continuare a reggere cariche pubbliche, gli fu inoltre affidato il compito di pronunciare l'orazione funebre per i caduti di
Cheronea
.
Filippo
morì poco dopo la battaglia di
Cheronea
(
336 a.C.
) e
Demostene
, che ebbe la notizia prima di molti altri
Ateniesi
, parlò in pubblico raccontando di aver avuto un sogno che preannunciava un'ottima notizia. Quando questa si diffuse gli
Ateniesi
si concessero grandi manifestazioni di gioia. Troppe, nota
Plutarco
, perché non era dignitoso ballare per la fine di un re dopo averlo più volte onorato da vivo e perchè in fondo dopo la vittoria di
Cheronea
Filippo
si era mostrato clemente nei confronti degli sconfitti.
Eschine
diceva che anche l'allegria di
Demostene
era fuori luogo in quanto l'oratore aveva perso una figlia pochi giorni prima.
Plutarco
tuttavia loda la coerenza di
Demostene
che riuscì ad accantonare il dolore privato per partecipare alle cose pubbliche.
L'oratore riuscì a ravvivare lo spirito degli
Ateniesi
e dei
Tebani
spingendo questi ultimi ad attaccare la guarnigione macedone della loro città, ma quando
Alessandro
entrò in
Beozia
con un esercito gli
Ateniesi
non intervennero ed i
Macedoni
conquistarono
Tebe
.
Poco dopo
Alessandro
richiese la consegna dei demagoghi (il loro numero ed i loro nomi variano a seconda delle fonti) e fra questi era
Demostene
.
Demostene
pronunciò un'orazione in difesa di se stesso e degli altri oratori esposti al pericolo. Infine
Demade
, ricevuto un compenso da quanti dovevano essere consegnati, si recò presso
Alessandro
e riuscì a convincerlo a ritirare la richiesta.
Quando
Alessandro
partì per la
Persia
,
Demostene
rimase in disparte mentre
Demade
e
Focione
dominavano la scena politica. Intervenne in favore degli
Spartani
contro i
Macedoni
ma tornò di nuovo nell'ombra quando il re
Agide II
perì in combattimento.
Si svolse in quel periodo il processo contro
Ctesifonte
che dieci anni prima era stato accusato da
Eschine
di aver proposto un decreto illegale quando aveva richiesto che i meriti di
Demostene
fossero premiati con una corona d'oro.
Demostene
vinse brillantemente al processo ed
Eschine
, che non aveva raggiunto un quinto dei voti, si trasferì nella
Ionia
.
Giunse in
Atene
Arpalo
, tesoriere di
Alessandro
, in fuga per aver dissipato le ricchezze a lui affidate. In un primo momento
Demostene
si oppose al suo ingresso in
Atene
ma poi si lasciò corrompere e, fingendosi ammalato, evitò di parlare contro di lui.
Quando
Arpalo
fuggì fu lo stesso
Demostene
a richiedere che l'
Areopago
indagasse sull'accaduto e punisse i colpevoli.
Demostene
fu condannato ad una multa di cinquanta talenti ed alla prigione.
Demostene
fuggì non potendo sopportare la vergogna e la durezza del carcere, si dice che anche alcuni suoi avversari politici lo agevolarono nella fuga.
Risiedette ad
Egina
e
Trezene
, profondamente amareggiato.
Alla morte di
Alessandro
(13 giugno
323 a.C.
) le città greche si coalizzarono di nuovo,
Demostene
si trovava ancora in esilio. Lo stratego
Leostene
riuscì a costringere
Antipatro
a rinchiudersi a
Lamia
e lo assediò.
L'oratore
Pitea
e
Callimedonte
passarono ad
Antipatro
e viaggiarono in
Grecia
facendo propaganda antiateniese.
Pitea
incontrò in
Arcadia
Demostene
nel corso di un'assemblea nella quale l'oratore, benchè esule, tentava di convincere i presenti a combattere contro i
Macedoni
.
Pitea
e
Demostene
litigarono, il primo parlò del latte d'asina che indicava la presenza di un malato e degli ambasciatori
ateniesi
che indicavano pericolo nelle città che visitavano.
Demostene
, capovolgendo il senso del paragone, disse che come il latte d'asina cura le malattie, così gli
Ateniesi
salvano le città. Questo atteggiamento piacque agli
Ateniesi
che richiamarono
Demostene
dall'esilio. Non potendo revocare la multa comminata dal tribunale, gli
Ateniesi
trovarono un espediente per finanziarne legalmente il pagamento.
L'entusiasmo di
Demostene
non durò a lungo perché la sconfitta greca a
Crannone
fece precipitare la situazione. Quando si seppe dell'imminente arrivo di
Cratero
,
Demostene
fuggì da
Atene
con altri esponenti antimacedoni. I fuggiaschi furono condannati a morte su proposta di
Demade
.
Antipatro
affidò il compito di catturarli ad un certo
Archia
il quale trovò ad
Egina
una parte dei ricercati e li fece giustiziare, fra questi era
Iperide
.
Archia
trovò
Demostene
a
Calauria
, in veste di supplice presso il tempio di
Posidone
. L'Oratore non si lasciò convincere nè dalle lusinghe nè dalle minacce di
Archia
ma chiese la possibilità di scrivere un messaggio per i familiari e, mentre fingeva di scrivere, prese del veleno che portava nascosto sulla persona.
Gli
Ateniesi
lo onorarono con una statua e concedendo al suo parente più stretto l'onore di prendere vitto nel
Pritaneo
.
Quanto a
Demade
fu inviato come ambasciatore in
Macedonia
ma qui venne ucciso quando si seppe che aveva tentato di suscitare
Perdicca
contro
Antipatro
.
CICERONE
La madre di
Cicerone
si chiamava
Elvia
ed aveva avuto natali decorosi. Quanto al padre,
Marco Tullio Cicerone
, alcuni lo dicevano figlio di un cardatore, altri discendente del re dei
Volsci
Attio Tullio
.
La famiglia andò fiera dell'appellativo
Cicerone
che risaliva al nonno dell'oratore. Il nome
Cicerone
si riferiva al cece (cicer) e pare alludesse al naso tipico dei membri della famiglia.
Cicerone
nacque il terzo giorno delle calende nuove (3 gennaio
106 a.C.
), la sua nutrice ebbe una visione di buon augurio.
Già durante i primi anni di scuola si fece notare per acume ed intuizione. Interessato ad ogni disciplina, era particolarmente entusiasta della poesia tanto che ancora fanciullo compose un poemetto dal titolo
Ponzio Glauco
.
Passato agli studi superiori fu allievo del filosofo
Filone di Larissa
(a sua volta discepolo di
Clitomaco
) e studiò il diritto con
Quinto Muzio Scevola l'Augure
.
Per qualche tempo militò con
Silla
ma quando vide che questi mirava al governo assoluto si ritirò per dedicarsi allo studio.
In questo periodo
Crisogono
, liberto di
Silla
, si impadronì con un raggiro dell'eredità di un proscritto.
Roscio Amerino
, figlio ed erede del defunto, protestò e
Silla
lo accusò di parricidio. Nessuno voleva difendere
Roscio
, lo fece
Cicerone
per approfittare dell'occasione di un brillante esordio come avvocato, vinse la causa ed ottenne molto prestigio ma per prudenza partì per la
Grecia
accampando come scusa la necessità di cure mediche per la sua non robusta costituzione.
Ad
Atene
seguì le lezioni di
Antioco di Ascalona
del quale apprezzò l'eloquenza ma non le idee innovatrici vicine allo stoicismo.
Cicerone
preferiva le "vecchie dottrine" e per qualche tempo meditò di rimanere a vivere in
Grecia
dedicandosi alla filosofia.
Le lettere degli amici e lo stesso
Antioco
, tuttavia, lo convinsero ad occuparsi di politica e ad approfondire lo studio della retorica. Viaggiò in
Asia
e a
Rodi
frequentando
Senocle di Adramitto
,
Dionisio di Magnesia
,
Menippo di Caria
,
Molone di Rodi
e
Posidonio
.
Tornato a
Roma
l'
Arpinate
si mostrò per qualche tempo circospetto e poco ambizioso ma quando decise di darsi all'avvocatura raggiunse rapidamente una grande fama.
Per migliorare la sua "recitazione" (atteggiamenti, toni di voce, gestualità) si affidò agli consigli degli attori
Roscio
ed
Esopo.
Era molto spiritoso ma le sue battute a volte offesero qualcuno e passarono per malignità.
Fu eletto
questore
e gli venne assegnata la
Sicilia
(
75 a.C.
) qui si fece benvolere dalla popolazione per la sua saggezza e la sua umanità. Difese alcuni giovani
romani
accusati di aver provocato disordini e li salvò. Per i suoi successi cominciò a nutrire una certa presunzione ma un colloquio con un conoscente occasionale gli fece comprendere che non era così famoso a
Roma
come credeva e da allora decise di mitigare il proprio orgoglio.
Ritenne indispensabile per l'attività politica conoscere e ricordare a memoria i nomi del maggior numero possibile di concittadini e le informazioni salienti su di loro. Disponeva di un patrimonio modesto ma non accettava denaro o regali per le sue prestazioni di avvocato.
Nel processo contro
Verre
, ex
pretore
in
Sicilia
denunciato dai
Siciliani
, rinunciò alla requisitoria per produrre immediatamente i testimoni al fine di evitare che i sostenitori dell'imputato guadagnassero tempo chiedendo rinvii.
Verre
fu condannato ed i
Siciliani
inviarono a
Cicerone
molti grandi doni che l'Oratore, che in quel momento aveva la carica di
edile
, passò all'annona per ridurre i prezzi al consumo.
Possedeva un podere ad
Arpino
e due piccole proprietà a
Napoli
e
Pompei
. Queste risorse, unite alla dote della moglie
Terenzia
, gli consentirono di vivere in modo sobrio ma decoroso.
Aveva cura della propria persona e faceva in modo da mantenersi in forma per poter affrontare con adeguate energie le fatiche forensi.
Lasciata al fratello la casa paterna si stabilì sul
Palatino
per essere più vicino al tribunale ed ai suoi assistiti che erano molto numerosi. Fra di loro era
Pompeo
che spesso si giovò dell'attività politica di
Cicerone
.
Esercitando la
pretura
(
66 a.C.
) dimostrò di saper giudicare nelle cause con equità. Giudicò
Licinio Macro
in un processo per peculato.
Macro
era appoggiato da
Crasso
e da altri influenti personaggi ed era certo di venire assolto, tanto che quando seppe di essere stato condannato morì (o si uccise per altre fonti).
Prossimo allo scadere della carica, esaminò il caso del pompeiano
Gaio Manilio
in un'altra vicenda di peculato.
Manilio
chiese un rinvio per preparare la difesa ma
Cicerone
gli concesse un solo giorno ed alle proteste della
plebe
rispose che, nei limiti della legge, intendeva aiutare
Manilio
ma che non avrebbe potuto farlo se la sua carica fosse scaduta prima del processo. Gli fu richiesto di assumere la difesa di
Manilio
ed accettò vincendo la causa.
L'aristocrazia ed il popolo appoggiarono l'elezione di
Cicerone
al
consolato
per fronteggiare il pericolo di una rivoluzione. La decadenza delle riforme costituzionali di
Silla
provocava gravi tensioni e
Pompeo
si trovava ancora in Oriente impegnato nella
guerra mitridatica
.
Della situazione stava approfittando
Lucio Catilina
che aveva audacia e mire di grandezza, fra i suoi molti crimini erano le violenze alla figlia e l'uccisione del fratello.
Catilina
era riuscito a raccogliere un seguito che coinvolgeva in una possibile insurrezione tutta l'
Etruria
e parte della
Gallia Cisalpina
e certamente non avrebbe lasciato
Roma
indenne.
Catilina
presentò la propria candidatura al
Senato
ma gli ottimati sostennero quella di
Cicerone
che venne eletto insieme a
Gaio Antonio Ibrida
.
All'inizio del suo
consolato
Cicerone
dovette affrontare molti problemi. I figli dei proscritti di
Silla
che avevano perduto il diritto di competere per le cariche pubbliche chiedevano che tale diritto fosse ripristinato e per quanto la richiesta fosse ragionevole l'agitazione che ne conseguiva giungeva nel momento più inopportuno.
I
tribuni
proposero di instaurare un decemvirato con pieni poteri (lo scopo era contenere la potenza di
Pompeo
). A questa proposta aderì anche il collega di
Cicerone
che contava di essere eletto fra i decemviri.
Gaio Antonio
era gravato dai debiti e questa circostanza lo stava portando ad avvicinarsi a
Catilina
.
Cicerone
risolse questo problema procurando ad
Antonio
il governo della
Macedonia
e rinunciando a quello della
Gallia
che gli era stato offerto.
Si scagliò contro la proposta di
tribuni
che venne ripresentata e poi definitivamente ritirata.
Cicerone
dimostrò che l'eloquenza può difendere la giustizia e che l'uomo politico corretto deve scegliere sempre la via dell'onestà. Un aneddoto per dimostrare il fascino della sua eloquenza: riuscì a sedare, semplicemente rimproverandolo, il popolo in tumulto contro il
pretore
Marco Otone
che aveva fatto riservare ai cavalieri un proprio posto in teatro, provvedimento che aveva offeso la
plebe
.
Intanto
Catilina
continuava a fare proseliti soprattutto in
Etruria
, erano dalla sua parte i veterani di
Silla
che speravano in nuove occasioni per arricchirsi facilmente.
Catilina
si presentò di nuovo come candidato progettando di uccidere
Cicerone
nella confusione delle elezioni.
Poiché circolavano molte voci in questo senso,
Cicerone
lo convocò in
Senato
per fare chiarezza. Nel colloquio
Catilina
fu apertamente minaccioso tanto che
Cicerone
prese a circolare con la corazza ed accompagnato da molti giovani.
Catilina
non fu eletto, vinsero le elezioni
Silano
e
Murena
. Qualche tempo dopo
Marco Crasso
,
Marco Marcello
e
Scipione Metello
si recarono di notte a casa di
Cicerone
.
Crasso
aveva ricevuto delle lettere anonime che lo esortavano a lasciare
Roma
perché
Catilina
stava per fare una strage.
Cicerone
fece leggere le lettere in
Senato
ed un
senatoconsulto
conferì ai
consoli
poteri straordinari.
Affidati gli affari esteri a
Quinto Metello
(ex
console
e
pretore urbano
in quel momento)
Cicerone
prese personalmente il controllo della città e collocò guardie armate in tutti i quartieri. A
Catilina
ormai non restava che passare all'azione raggiungendo il suo esercito che aveva provvisoriamente affidato al suo luogotenente Manlio. In una riunione notturna con i congiurati si decise che due di loro il mattino seguente si sarebbero recati a casa di
Cicerone
per ucciderlo.
Fulvia
(la donna del congiurato
Quinto Curio
) avvertì
Cicerone
del complotto ai suoi danni e quando i sicari arrivarono a casa dell'oratore fu loro impedito di entrare.
Lo stesso giorno
Cicerone
convocò il
Senato
, si presentò anche
Catilina
che fu accolto dalla generale disapprovazione.
Cicerone
gli intimò di lasciare immediatamente la città.
Catilina
fuggì quella stessa notte e si mise in marcia verso Manlio cercando di fare proseliti lungo la strada. Fra i congiurati rimasti a
Roma
era
Cornelio Lentulo Sura
, già espulso dal
Senato
anni prima ed ora
pretore
. La
pretura
era una tappa del percorso politico che doveva ripetere per essere riammesso in
Senato
.
Lentulo
progettava una strage, intendeva uccidere senatori e notabili e provocare un enorme incendio che distruggesse la città (non è chiaro se l'iniziativa dell'incendio fosse di
Lentulo
o nascesse da un ordine di
Catilina
). Si sarebbero dovuti risparmiare soltanto i figli di
Pompeo
per catturarli vivi e tenerli come ostaggi.
La data dell'incendio era già stabilita e tutti i preparativi completati, inoltre i congiurati avrebbero bloccato gli acquedotti ed ucciso che avesse tentato di prendere acqua.
Erano in città due ambasciatori degli
Allobrogi
, popolo che mal sopportava il dominio dei
Romani
.
Lentulo
li coinvolse nella congiura sperando che sollevassero una rivolta in
Gallia
. Mandò con loro un certo Tito Volturcio di
Crotone
con delle lettere rivolte al
Senato
dei
Galli
nelle quali
Catilina
prometteva la libertà. Di questa trama dei congiurati con gli stranieri
Cicerone
venne prontamente informato da persone di sua fiducia che aveva infiltrato fra i cospiratori. Anche gli
Allobrogi
informarono
Cicerone
nella manovra del seguace di
Catilina
e quando Volturcio partì con gli ambasciatori e con una scorta fu bloccato a
Ponte Milvio
ed arrestato.
Il mattino seguente, mentre gli arrestati venivano trattenuti in custodia dai
pretori
,
Cicerone
convocò il
Senato
, fece leggere le lettere ed esibì i testimoni. Fra questi erano
Giunio Silano
,
console
designato, e
Calpurnio Pisone
, ex
console
, che affermarono di aver udito
Cetego
discutere con alcune persone del progettato assassinio di tre
consoli
e quattro
pretori
. Inoltre la casa di
Cetego
, perquisita, rivelò molte armi e Tito Volturcio accettò di collaborare in cambio della libertà.
Lentulo
dovette dimettersi immediatamente dalla carica di
pretore
e fu affidato agli altri
pretori
in custodia insieme ai suoi accoliti. Al termine della giornata
Cicerone
parlò in pubblico per informare il popolo dell'accaduto (
Terza Catilinaria
), quindi fu ospitato per la notte da un amico perché nella sua casa era in corso una cerimonia religiosa riservata alle donne.
Cicerone
era indeciso in merito ai congiurati catturati: condannarli a morte gli sembrava giusto ed opportuno ma trattandosi di cittadini
romani
ciò avrebbe comportato la violazione della legge che vietava, appunto, di condannare i cittadini senza la decisione popolare. D'altro canto usare maggiore moderazione comportava pericoli per molti
Romani
e per lo stesso
Cicerone
la possibile accusa di mancare di fermezza.
Una fiamma alta e luminosa che si sprigionò spontaneamente dalla cenere fu considerata un prodigio e l'oratore ne fu subito informato dalla moglie che lo spronò ad agire con coraggio secondo giustizia, così il giorno seguente davanti ad un'affollata seduta del
Senato
Cicerone
propose la pena capitale per tutti i congiurati. A difenderli suggerendo l'esilio e la confisca dei beni fu il giovane
Giulio Cesare
, ma alla fine la maggioranza scelse la massima severità e venne sentenziata la condanna a morte.
Quella stessa sera
Cicerone
, accompagnato da un gruppo di senatori, andò a prendere ad uno ad uno i condannati nei luoghi in cui erano custoditi, li portò al
Carcere Tulliano
e li fece giustiziare.
Popolo e nobiltà guardavano ora
Cicerone
con grande rispetto, lo accoglievano applaudendo e lo chiamavano salvatore e padre della patria.
Vista la fine toccata agli imputati,
Catilina
fu abbandonato da molti suoi seguaci.
Con quanti gli rimanevano
Catilina
infine attaccò, si scontrò con il
console
Antonio
, fu sconfitto e perse la vita.
Non mancarono comunque a
Cicerone
avversari pronti a colpirlo. Fra questi era
Giulio Cesare
ed i
tribuni
Quinto Cecilio Metello Nepote
e
Lucio Calpurnio Bestia
. Impedirono a
Cicerone
di parlare in pubblico durante gli ultimi giorni del
consolato
consentendogli soltanto di pronunciare la tradizionale formula di commiato alla scadenza della carica.
Cicerone
approfittò dell'occasione per dichiararsi certo di aver salvato la patria.
I
tribuni
accusarono
Cicerone
di aver abusato del potere consolare e chiesero il ritorno di
Pompeo
per ripristinare l'ordine. Si schierò con l'oratore
Catone
, all'epoca
tribuno della plebe
, e forte del suo prestigio riuscì facilmente a respingere le richieste dei colleghi ottenendo i più grandi onori per
Cicerone
che ricevette ufficialmente l'appellativo di "padre della patria".
Cicerone
godeva in quel momento del massimo prestigio ma "la sua mania di elogiare continuamente se stesso" finì per renderlo sgradevole ed odioso a molti. Non perdeva occasione per parlare del proprio
consolato
e della sua azione vittoriosa contro
Catilina
, inserì lo stesso argomento in molte sue opere e lettere.
Tuttavia, nonostante questa vanità,
Cicerone
non era mai invidioso: non risparmiò elogi ed ammirazione per oratori e filosofi del passato o suoi contemporanei. Nutriva grande ammirazione per
Demostene
,
Aristotele
,
Platone
e
Teofrasto
.
Secondo
Plutarco
a volte
Cicerone
si lasciava andare a sarcasmi sconvenienti, ad esempio deridendo l'avarizia di
Crasso
, il brutto carattere di
Publio Sestio
o, in genere i difetti dei suoi avversari in tribunale.
Publio Clodio Pulcro
, molto giovane, si innamorò di
Pompeia
moglie di
Cesare
e si introdusse nella sua casa travestito da donna mentre si svolgevano riti vietati agli uomini. Fu scoperto da
Aurelia
, madre di
Cesare
ed accusato di sacrilegio mentre
Pompeia
venne ripudiata dal marito.
Al processo
Clodio
affermò che quella notte si trovava lontano da
Roma
ma
Cicerone
testimoniò il contrario demolendo l'alibi. In effetti fino a quel giorno
Clodio
era stato amico di
Cicerone
e lo aveva aiutato nella lotta contro
Catilina
, ma
Cicerone
agì contro di lui anche per evitare la gelosia della moglie
Terenzia
; pare infatti che
Clodia
, sorella di
Clodio
, intendesse in quel periodo sedurre l'oratore per farsi sposare.
Clodio
ottenne l'assoluzione corrompendo gran parte dei giudici. Si diceva di lui che fosse in relazione intima con
Clodia
e con le due sorelle minori Terzia moglie di Marcio Re e
Clodia Minore
moglie di
Metello Celere
.
Una volta assolto,
Clodio
si dedicò a danneggiare in ogni modo
Cicerone
. Fu eletto
tribuno della plebe
e si rese gradito al popolo con leggi favorevoli. Fece assegnare la
Macedonia
e la
Siria
a
Gabinio
.
Cicerone
, che era in cattivi rapporti con
Crasso
e
Pompeo
, chiese a
Cesare
di poterlo seguire in
Gallia
come legato per potersi allontanare dalle trame di
Clodio
ma questi cambiò atteggiamento e si comportò in modo amichevole convincendo
Cicerone
a rinunciare alla partenza. Il ripensamento fece infuriare
Cesare
che prese ad istigare
Clodio
contro
Cicerone
ed affermò che il comportamento dell'ex
console
che aveva fatto giustiziare i congiurati era illegale.
I sostenitori di
Cicerone
, senatori, cavalieri, giovani e popolani tentarono con grandi manifestazioni di lutto di salvare
Cicerone
dall'esilio.
Cicerone
chiese aiuto a
Pompeo
ma questi, che era diventato genero di
Cesare
, pur sentendosi in colpa evitò di incontrarlo. Il
console
Pisone
gli consigliò di allontanarsi da
Roma
ed attendere il tramonto dell'effimero astro di
Clodio
e poiché molti suoi amici erano dello stesso parere
Cicerone
accettò il consiglio e lasciò la città nottetempo.
Poco dopo
Clodio
fece votare l'esilio di
Cicerone
e la proibizione di ospitarlo a meno di cinquecento miglia da
Roma
. Molti lo ospitavano volentieri nonostante questo divieto ma fu molto amareggiato di non vedersi ricevere da vecchi amici campani e
siciliani
, così raggiunse
Brindisi
per imbarcarsi verso
Durazzo
. Dovette salpare due volte a causa delle cattive condizioni del mare, fatto che fu ritenuto presagio di un breve esilio e di un imminente ritorno.
In
Grecia
ricevette molti onori e manifestazioni di solidarietà ma, nonostante ciò, visse il suo esilio struggendosi nella nostalgia.
Intanto
Clodio
faceva bruciare le ville e la casa di
Cicerone
, mettendo all'asta il resto dei suoi beni. Malvisto dagli aristocratici ma sostenuto dalla
plebe
,
Clodio
prese ad attaccare
Pompeo
criticando il suo operato in
Asia
. Pentito di non aver aiutato
Cicerone
,
Pompeo
si adoperò per ottenere il suo ritorno. Quando si verificarono gravi disordini causati da
Clodio
anche la
plebe
cambiò opinione ed il
tribuno
Annio Milone
citò in giudizio
Clodio
per violenza.
Pompeo
allontanò
Clodio
dal
Foro
(con le truppe reclutate dai
tribuni
Milone
e Sestio che saranno a loro volta accusati di violenza e difesi da
Cicerone
) e fece votare al
Senato
ed al popolo il rientro dell'
Arpinate
.
L'oratore rientrò a
Roma
dopo sedici mesi di esilio accolto calorosamente anche da un avversario politico come
Crasso
.
Qualche tempo dopo
Cicerone
distrusse pubblicamente le "tavolette tribunizie" esposte sul
Campidoglio
che riportavano le leggi di
Clodio
dichiarando che, essendo
Clodio
un
patrizio
, la sua elezione a
tribuno della plebe
era illecita ed i suoi decreti dovevano considerarsi nulli. Questo gesto turbò i rapporti di
Cicerone
con
Catone
la cui amministrazione di
Cipro
e
Bisanzio
era fra i provvedimenti del tribunato di
Clodio
.
Milone
uccise
Clodio
e
Cicerone
assunse la sua difesa in tribunale.
Pompeo
, incaricato dal
Senato
di mantenere l'ordine, circondò il
Foro
di armati la cui vista turbò molto l'oratore. Secondo
Plutarco
,
Cicerone
era pavido e timido e prima di parlare, nonostante la sua eccezionale eloquenza, era sempre molto preoccupato.
In questo caso l'emozione disturbò molto la sua arringa e
Milone
, che alle esitazioni del suo difensore aggiungeva l'aggravante di un comportamento in aula quasi arrogante, venne condannato.
Quando
Crasso
morì combattendo contro i
Parti
,
Cicerone
fu scelto per sostituirlo nel collegio degli
auguri
(ne fece parte dal
56 a.C.
al
53 a.C.
). Il
Senato
gli affidò quindi la provincia di
Cilicia
(
51 a.C.
) e l'incarico di risolvere la situazione che si era creata in
Cappadocia
dove il re
Ariobarzane III
stava per essere spodestato, incarico che
Cicerone
riuscì a portare a termine senza ricorrere alle armi.
Affrontò degnamente anche un tentativo di insurrezione in
Cilicia
e debellò i predoni che infestavano la zona del monte Amano al confine fra
Cilicia
e
Siria
.
Governò in modo equo e mite, senza mai accettare doni o comminare punizioni esagerate. Era stimato da tutti per la sua alacrità e la sua giustizia.
Tornando dall provincia allo scadere della carica sostò a
Rodi
e
Atene
salutando i vecchi amici, quando rientrò a
Roma
stava per scoppiare la guerra civile.
Si discusse di concedere il trionfo a
Cicerone
ma l'oratore non lo accettò date le gravi circostanze. Mentre la situazione andava precipitando
Cicerone
non sapeva decidere, come scriveva ad
Attico
, se abbracciare la causa di
Pompeo
o quella di
Cesare
.
Quando
Cesare
passò il
Rubicone
e
Pompeo
decise di lasciare
Roma
con tutti i suoi sostenitori,
Cicerone
non partecipò alla fuga, per questo molti pensarono che parteggiasse per
Cesare
.
Cesare
gli fece scrivere da un comune amico sollecitandolo a passare dalla sua parte o a ritirarsi in
Grecia
lontano dai pericoli e l'oratore rispose indignato che non avrebbe fatto nulla che non fosse degno del suo passato politico.
Quando
Cesare
partì per la
Spagna
,
Cicerone
raggiunse
Pompeo
ma presto si pentì della decisione perché l'esercito era a suo avviso inadeguato. L'oratore, incapace di rinunciare alla sua ironia della quale
Plutarco
riporta alcuni esempi, si comportava in modo derisorio e si scontrò con
Catone
il quale gli rimproverava di aver preso posizione contro
Cesare
invece di tentare di riconciliarlo con
Pompeo
come avrebbe dovuto.
Cicerone
non partecipò alla battaglia di
Farsalo
perché era malato. Dopo la battaglia
Catone
gli offrì il comando che gli spettava in quanto
ex-console
ma l'oratore non era uomo d'armi, rifiutò il comando e tentò di non far parte dell'esercito, per questo comportamento
Pompeo il Giovane
lo avrebbe ucciso se non fosse intervenuto
Catone
.
Cicerone
fuggì e fu costretto, con molti timori, a presentarsi a
Cesare
, ma questi lo accolse benevolmente dimostrandogli stima e rispetto.
Quando
Cicerone
difese il pompeiano Quinto Ligorio accusato di alto tradimento la sua eloquenza riuscì a commuovere anche
Cesare
ed il suo assistito fu assolto.
Negli anni della dittatura di
Cesare
,
Cicerone
si ritirò dalla politica e si dedicò a studiare ed insegnare la filosofia, a tradurre gli autori greci, a comporre i suoi dialoghi filosofici. Trascorreva il suo tempo nella villa di
Tuscolo
e raramente si recava in città. Non riuscì a scrivere due opere che andava progettando, l'una di argomento mitologico e l'altra storica.
Divorziò da
Terenzia
sostenendo che lo aveva trascurato durante la guerra e che in sua assenza aveva contratto troppi debiti. Poco dopo sposò una giovane molto ricca, pare per poter far fronte ai debiti e la cosa suscitò un certo scalpore e fu derisa da
Marco Antonio
.
Poco tempo dopo l'amata figlia
Tullia
morì di parto (è un errore di
Plutarco
,
Tullia
morì un mese dopo aver partorito). Fu per
Cicerone
un enorme dolore che la sollecitudine degli amici non riuscì a consolare. L'oratore divorziò anche dalla nuova moglie (
Publilia
) secondo
Plutarco
perché gli sembrava contenta della morte di
Tullia
.
Benché disapprovasse la dittatura di
Cesare
e fosse molto amico di
Bruto
,
Cicerone
non partecipò all'uccisione del tiranno anche perché i congiurati non lo coinvolsero in quanto poco coraggioso e non più giovane.
Morto
Cesare
si rischiò una nuova guerra civile.
Marco Antonio
, che era
console
, invitò tutti alla concordia convocando il
Senato
.
Cicerone
con una lunga orazione chiese l'amnistia per i cesaricidi ma il popolo voleva la condanna. I congiurati evitarono il pericolo attuando la fuga che avevano predisposto prima di agire.
Marco Antonio
stava prendendo rapidamente il potere e
Cicerone
, che lo sapeva ostile, giudicò prudente allontanarsi e trascorrere un periodo in
Grecia
ma prima di imbarcarsi venne a sapere che
Antonio
, deposta l'abituale arroganza, si stava comportando correttamente e rispettava il
Senato
.
Cicerone
tornò a
Roma
ma con il pretesto della stanchezza per il viaggio non partecipò alla seduta del
Senato
convocata da
Antonio
(in realtà temeva un attentato ai suoi danni).
Antonio
minacciò di bruciare la sua casa poi desistè per l'intercessione degli amici dell'oratore. In seguito i due rivali cercarono di ignorarsi a vicenda, fino all'arrivo da
Apollonia
del "giovane
Cesare
" il quale si scontrò subito con
Antonio
che si era impadronito dell'eredità del
dittatore
.
Ottaviano
, accompagnato dal patrigno
Filippo
e da Marcello cognato di
Cesare
, fece visita a
Cicerone
offrendogli la sua amicizia. Fu concordato che l'oratore avrebbe messo la sua eloquenza a disposizione di
Ottaviano
che in cambio gli avrebbe garantito la sicurezza personale.
Si diceva che prima di conoscere
Ottaviano
Cicerone
lo aveva visto in un sogno mentre
Giove
, nel suo tempio, lo indicava come futuro dominatore di
Roma
. I buoni rapporti di
Cicerone
con
Ottaviano
dispiacquero a
Bruto
che scrivendo ad
Attico
affermò che l'avvocato non pensava più alla patria ma solo al suo interesse, comunque
Bruto
arruolò il figlio di
Cicerone
dandogli un ruolo di responsabilità.
Cicerone
raggiunse di nuovo l'apice del potere, riuscì ad allontanare
Antonio
dalla città e a mandare contro di lui i
consoli
Irzio
e
Pansa
(
guerra di Modena
).
Antonio
fu sconfitto ma i
consoli
morirono nei combattimenti.
Le truppe passarono ad
Ottaviano
ma il
Senato
voleva congedarle per limitare il potere del giovane
Cesare
.
Ottaviano
pregò
Cicerone
di operare per fargli ottenere il
consolato
, con l'oratore stesso come collega.
Cicerone
si lasciò ingannare e fece in modo che
Ottaviano
venisse eletto ma questi, consolidata la propria situazione, si alleò con
Antonio
e
Lepido
per spartire il potere.
Furono compilate le liste di proscrizione che comprendevano oltre duecento persone.
Ottaviano
era contrario ad includere
Cicerone
in queste liste e lottò due giorni per salvarlo, ma alla fine cedette ed abbandonò l'
Arpinate
al suo destino.
Nel frattempo
Cicerone
si trovava nella villa di
Tuscolo
con il fratello. Quando vennero a sapere delle proscrizioni, addoloratissimi, decisero di raggiungere
Bruto
in
Macedonia
e partirono insieme ma durante il viaggio si separarono e dopo pochi giorni
Quinto
venne preso e giustiziato.
Cicerone
arrivò ad Astura e da qui via mare fino al
Circeo
. Decise di sostare, tormentato dai dubbi, in una sua proprietà di
Gaeta
. Un volo di corvi fu interpretato come presagio infausto dai suoi servi che, in parte pregandolo, in parte con la forza, lo riportarono in lettiga verso il mare.
Giunsero i sicari, fra loro era il tribuno militare Popillio che
Cicerone
aveva salvato da una condanna per parricidio e fu un liberto che l'oratore aveva aiutato negli studi ad indicare agli assassini dove si trovava la loro vittima.
Raggiunto dai sicari,
Cicerone
ordinò ai portatori di fermarsi e sporgendosi dalla lettiga offrì la testa al centurione Erennio che lo uccise. Aveva sessantaquattro anni.
Gli furono mozzate la testa e le mani che vennero portate a
Roma
dove
Antonio
le fece esporre sui
rostri
.
Dopo la definitiva sconfitta di
Antonio
,
Ottaviano
volle il figlio di
Cicerone
come collega nel
consolato
. In quell'anno si decretò la
damnatio memoriae
di
Antonio
.
CONFRONTO FRA
DEMOSTENE
E
CICERONE
Demostene
riversò nell'oratoria tutte le sue doti e la sua preparazione ottenendo grandi risultati. La cultura di
Cicerone
era più varia ed ampia, lo dimostrò con le sue orazioni e con le sue opere letterarie.
Demostene
era estremamente serio nelle sue orazioni ed aveva carattere scontroso e complicato mente
Cicerone
indulgeva volentieri - a volte esagerando - all'ironia ed al sarcasmo.
Per natura
Cicerone
era gioviale e sempre di buonumore, al contrario di
Demostene
che mostrava sempre espressioni sdegnose e corrucciate.
Demostene
lodava raramente il proprio operato e la propria eloquenza mentre
Cicerone
, in questo certamente meno dignitoso, non riusciva ad evitarlo.
Avevano pari efficacia nel parlare e pari forza in politica ma
Demostene
mancava di autorità e non rivestì mai cariche pubbliche mentre
Cicerone
fu
questore
in
Sicilia
,
proconsole
in
Cilicia
e
Cappadocia
dimostrandosi onesto e capace di governare.
Dimostrò la sua rettitudine soprattutto durante il
consolato
quando lottando contro
Catilina
si trovò ad avere un potere assoluto, mentre
Demostene
a volte si macchiò di corruzione e comportamenti disonorevoli.
Demostene
fu esiliato per appropriazione indebita mentre
Cicerone
subì l'esilio con onore dopo aver eliminato i nemici della patria.
D'altro canto
Demostene
esule continuò a lottare e ad occuparsi di politica mentre
Cicerone
rimase inattivo in
Macedonia
.
Più dignitosa fu la morte di
Demostene
che aveva preparato il veleno per sottrarsi ad ogni oltraggio mentre la morte di
Cicerone
, un vecchio in fuga che cerca di nascondersi, suscita compassione.