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GUIDO DELLE COLONNE
Storia della guerra di Troia
Prologo
Le vicende della guerra di
Troia
furono narrate da diversi autori greci e latini ma spesso furono arricchite con elementi fantastici come per esempio gli interventi degli dei.
I racconti che l'autore ritiene più attendibili perché composti da testimoni oculari sono quelli di
Ditti Cretese
e
Darete Frigio
che saranno la principale fonte di
Guido delle Colonne
. Le due opere citate furono tradotte in latino da
Cornelio Nepote
il quale per amore di brevità commise troppe omissioni.
L'opera presente parlerà dello scandalo che provocò la guerra tra
Greci
e
Troiani
, elencherà i comandanti greci e le loro risorse, i comandanti troiani, le battaglie, i caduti e renderà conto di tutte le cose omesse da
Cornelio
.
Libro Primo - Capitolo Primo
Nel regno di
Tessaglia
abitato dai
Mirmidoni
viveva il re
Peleo
con la sua sposa
Teti
, da questa coppia nacque
Achille
.
Coloro che ritengono che fu la "Grande Grecia" a distruggere
Troia
affermano che questi
Mirmidoni
furono gli
Abruzzini
gente che abita ai confini del regno di
Sicilia
nella provincia detta
Abruzzo
dove si trova la città di Tetinia. Questi tuttavia errano, i
Mirmidoni
abitavano la
Tessaglia
,
Achille
ne divenne signore alla morte di
Peleo
e compì imprese meravigliose. Nelle
Metamorfosi
Ovidio
racconta che quando il regno di
Tessaglia
rimase deserto per una grave epidemia, il re pregò gli dei che trasformarono le formiche in uomini e ne nacquero i
Mirmidoni
.
Esone
era il fratello maggiore di
Peleo
che per la vecchiaia aveva lasciato a questi il governo del regno. Di lui
Ovidio
scrisse che
Medea
gli rese per un anno il vigore giovanile.
Esone
aveva un figlio di nome
Giasone
, uomo forte, valente e dotato di molte virtù.
Giasone
era fedele a
Peleo
ma questi ne era geloso e temeva che lo volesse privare del trono.
Peleo
cercò a lungo un pretesto per allontanare
Giasone
finché non si sparse la voce di un'isola detta
Colcos
, oltre il regno di
Troia
, nella quale era un montone dal
vello d'oro
. In quest'isola regnava
Oete
, potente e ricco ma molto vecchio.
Il
vello d'oro
era custodito da alcuni buoi che emettevano fiamme dalla bocca, chi voleva impadronirsi del
vello
doveva domare i buoi e imporre loro il gioco. Inoltre doveva uccidere un enorme dragone e seminare i suoi denti, ne sarebbero nati altrettanti cavalieri che avrebbero combattuto tra loro fino allo sterminio.
Quando
Peleo
venne a conoscenza di tutto ciò decise di convincere il nipote a tentare la conquista del
vello
, certo che in questo modo se ne sarebbe liberato. Durante una festa
Peleo
propose a
Giasone
di compiere l'impresa promettendogli davanti a molti ospiti di farlo suo unico erede.
Giasone
accettò con entusiasmo e
Peleo
incaricò un artigiano di nome
Argo
di costruire una grande nave adatta alla missione.
Libro Primo - Capitolo Secondo
Quando la nave fu pronta molti nobili della
Tessaglia
si imbarcarono con
Giasone
. Era con loro
Ercole
, figlio di
Giove
e di
Alcmena
, molto famoso per le sue avventure: aveva ucciso il gigante
Anteo
, catturato il cane infernale
Cerbero
e compiuto innumerevoli imprese che non è qui il caso di narrare, basti dire che le
colonne di Ercole
segnano ancora oggi il limite raggiunto dall'eroe.
Giasone
e
Ercole
, dunque, partirono con i loro compagni e navigarono con la guida del nocchiero
Filottete
, conoscitore esperto delle stelle, e giunsero in
Frigia
al porto del regno di
Troia
.
Libro Secondo - Capitolo Primo
Gli
Argonauti
sostarono alcuni giorni in quella spiaggia dissetandosi e ristorandosi senza alcuna intenzione di nuocere agli abitanti di
Troia
dai quali restavano a prudente distanza, ma il disegno del destino era diverso e
Laomedonte
re di
Troia
, informato sui
Greci
che si trattenevano nel suo dominio, credette trattarsi di nemici e di spie e mandò alcuni ambasciatori dai
Greci
per ordinare loro di partire immediatamente.
Giasone
fu profondamente offeso da una simile accoglienza, accettò comunque di riprendere subito il mare, ma
Ercole
nel prendere commiato dagli ambasciatori promise di tornare entro un anno per vendicare l'offesa subita.
Giasone
ed
Ercole
, senza alcun indugio, ordinarono di salpare e in pochi giorni giunsero all'isola di
Colcos
, meta della loro spedizione.
Libro Secondo - Capitolo Secondo
Nell'isola di
Colcos
sorgeva la bella e ricca capitale detta Iaconite, circondata da splendidi giardini, nella quale viveva il re
Oete
.
Giasone
e i suoi compagni attraversarono la città destando la curiosità degli abitanti e giunti al palazzo reale furono accolti da
Oete
con molto onore.
Giasone
espose le ragioni del suo viaggio e chiese di poter affrontare le prove stabilite per il
vello d'oro
.
Oete
acconsentì.
Libro Secondo - Capitolo Terzo
Oete
ordinò che si preparasse un banchetto per onorare gli ospiti e fece chiamare la sua unica figlia, la bellissima
Medea
, donna di vasta cultura, specialmente abile nella magia. Era in grado di evocare le tenebre e la tempesta, poteva costringere gli alberi a fiorire d'inverno, far invecchiare i giovani e ringiovanire i vecchi. Esperta di astronomia prevedeva le eclissi e faceva credere di averle provocate.
Medea
indossò per il banchetto i suoi migliori abiti e ornamenti e quando giunse alla tavola imbandita il padre le ordinò di sedere accanto a
Giasone
, gesto che avrà fatali conseguenze.
Guardando
Giasone
e sedendogli accanto,
Medea
si innamorò immediatamente di lui e trascurò cibo e bevande come alcuni commensali notarono. Dopo il banchetto
Medea
si ritirò nella sua camera segreta, desiderava usare le sue arti magiche per conquistare
Giasone
ma il suo pudore glielo impediva e in questi dubbi trascorse la notte.
Il mattino seguente fu di nuovo chiamata dal padre che le chiese di far compagnia agli ospiti.
Medea
colse l'occasione per parlare con
Giasone
senza essere udita da altri per offrirgli il suo aiuto nella pericolosa impresa che intendeva affrontare.
Giasone
si disse pronto a seguire i consigli di
Medea
e la maga gli propose di sposarla e portarla con se, in cambio gli avrebbe fatto ottenere il
Vello d'Oro
.
Giasone
accettò con entusiasmo e
Medea
gli chiese di raggiungerla di notte nella sua camera segreta.
Libro Terzo - Capitolo Primo
Tormentata dall'impazienza,
Medea
attese nella sua camera che scendesse la notte e che tutti nel palazzo si fossero ritirati, quindi mandò una sua domestica a chiamare
Giasone
.
Medea
fece giurare a
Giasone
di sposarla e rimanerle fedele con la mano su una sacra immagine di
Giove
.
Quando
Giasone
ebbe pronunciato il giuramento i due si amarono per il resto della notte. All'alba
Medea
consegnò a
Giasone
un'immagine in argento che proteggeva dagli incantesimi, un unguento che proteggeva dal calore, un anello con una pietra magica che annullava gli effetti dei veleni e inoltre rendeva invisibile chi lo portava. La maga consegnò ancora a
Giasone
un testo da leggere tre volte di fronte al
vello d'oro
, prima di toccarlo, e infine una caraffa di un liquore da far bere ai buoi per renderli inoffensivi.
Libro Terzo - Capitolo Secondo
Il re
Oete
fece un ultimo tentativo di dissuadere
Giasone
dal compiere una così pericolosa impresa ma di fronte alla determinazione del giovane eroe gli accordò il suo consenso.
Giasone
raggiunse con una barca la piccola isola dove si custodiva il
vello d'oro
, dall'altro di una torre
Medea
lo vide sbarcare e pregò gli dei per la sua salvezza.
Giasone
si cosparse con l'unguento avuto da
Medea
e si pose al collo l'immagine che lei gli aveva dato, quindi affrontò i buoi fiammeggianti. L'alito infuocato delle bestie ridusse rapidamente in fumo il suo scudo e la sua lancia.
Giasone
asperse abbondantemente le bocche dei buoi con il liquore preparato dalla maga e le bocche rimasero sigillate, incapaci di emettere fiamme.
Ormai mansueti i buoi si lasciarono aggiogare e
Giasone
li usò per arare il campo. Un drago si destò e si mosse verso
Giasone
sputando fiamme e veleno ma
Giasone
gli mostrò l'anello con la pietra verde avuto da
Medea
e il mostro, terrorizzato, prese a contorcersi per evitare lo splendore della gemma mentre
Giasone
lo attaccava colpendolo con il coltello fino a farlo morire. Sempre seguendo le indicazioni avute da
Medea
,
Giasone
decapitò il dragone, estrasse i suoi denti e li sparse sul campo appena arato, Dai denti seminati nacquero altrettanti cavalieri completamente armati che combatterono tra di loro finché non ne rimase alcuno in vita. Superate le imprese che
Medea
aveva predetto,
Giasone
trovò il montone dal
vello d'oro
che si lasciò sacrificare senza opporre resistenza.
Giasone
scuoiò l'animale e con il
vello d'oro
raggiunse i suoi compagni che lo accolsero con infinito sollievo, quindi si presentò al re
Oete
che si mostrò felice di rivederlo e celò l'invidia che provava nei suoi riguardi.
Medea
evitò di baciarlo ma lo invitò sottovoce a raggiungerla quella sera nella sua stanza. Trascorso un mese
Giasone
ripartì con i suoi compagni portando con se
Medea
che lo seguì senza prendere commiato dal padre. Giunsero in
Tessaglia
e
Peleo
, pur controvoglia, mantenne la promessa di rendere
Giasone
signore del suo regno.
Ma
Giasone
non aveva dimenticato come
Laomedonte
re di
Troia
lo aveva offeso e concordò con
Ercole
le azioni da compiere per vendicare l'affronto. I due eroi esposero a
Peleo
le proprie intenzioni e convocarono molti principi greci che aderirono al progetto contro il re troiano.
Libro Quarto - Capitolo Primo
Il regno di
Sparta
era governato dai fratelli
Castore e Polluce
che secondo i Poeti erano figli di
Giove
generati da
Leda
che fu madre anche di
Elena
, ma secondo alcuni era figlia di
Tindaro
.
Castore e Polluce
accolsero la proposta di
Ercole
e promisero di partecipare alla guerra contro il re troiano,
Ercole
passò a
Salamina
dove ottenne analogo promessa dal re
Telamone
, poi a
Pilo
dove anche
Nestore
aderì al suo piano. Tornato da
Peleo
lo trovò pronto a partire con venti navi cariche di cavalieri armati.
Si era sotto il segno dell'ariete quando
Ercole
con
Giasone
e con gli altri comandanti partì per la nuova missione e la loro serena navigazione si concluse nel porto troiano chiamato
Sigeo
, dove i
Greci
sbarcarono e piantarono il loro campo.
Peleo
convocò tutti i capi nella sua tenda per stabilire la strategia da adottare nell'imminente battaglia.
Libro Quarto - Capitolo Secondo
L'intero capitolo è occupato dalla descrizione della battaglia che si svolge di fronte alle mura di
Troia
con sorti alterne finché la forza dei
Greci
prevale e i superstiti troiani fuggono abbandonando il campo di battaglia.
Particolare rilievo viene dato alle gesta di
Laomedonte
per i
Troiani
e a quelle di
Ercole
per i
Greci
.
Libro Quarto - Capitolo Terzo
Vinta la battaglia, i
Greci
passarono a saccheggiare la città portando terrore e morte tra gli anziani, le donne e i bambini che cercavano scampo nei templi degli dei. Il saccheggio durò un mese, i
Greci
uccisero tutti tranne le donne che furono catturate e fatte schiave.
Quando trovarono la bellissima
Exiona
figlia di
Laomedonte
,
Ercole
la assegnò come preda a
Telamone
che era stato il primo a entrare in città e
Telamone
ne fece una concubina.
Dopo aver distrutto
Troia
, i
Greci
tornarono in patria carichi di ricchezze, furono accolti con gioia e la loro vittoria fu celebrata con molti sacrifici.
Libro Quinto - Capitolo Primo
Alla distruzione di
Troia
non aveva assistito
Priamo
figlio del re
Laomedonte
che era impegnato nell'assedio di un castello ribelle in altra parte del regno.
Moglie di
Priamo
era
Ecuba
, la coppia aveva cinque figli (
Ettore
,
Paride o Alessandro
,
Deifobo
,
Eleno
,
Troilo
) e tre figlie (
Creusa
,
Cassandra
,
Polissena
),
Virgilio
attribuisce a
Priamo
ed
Ecuba
altri due figli:
Polidoro
che fu affidato a un re amico che lo uccise a tradimento per impadronirsi del suo denaro, e
Ganimede
che fu rapito da
Giove
e divenne coppiere degli dei. Oltre a questi,
Priamo
aveva avuto trenta figli naturali da donne diverse:
Udubal
,
Antonio
,
Esdron
,
Oelio
,
Sinsileno
,
Quintileno
,
Modemo
,
Bassibilano
,
Diadocon
,
Dorastato
,
Pittagora
,
Gitilanor
,
Eliastor
,
Menelao
,
Isidoro
,
Graris
,
Gelidonio
,
Einargoras
,
Madian
,
Sardo
,
Margariton
,
Achille
,
Fantel
,
Bruno
,
Matan
,
Almadian
,
Diole
,
Godelaio
,
Duglas
,
Candor
.
Libro Quinto - Capitolo Secondo
Priamo
pianse per molti giorni la morte di
Laomedonte
e la distruzione della città, poi decise di ricostruire
Troia
più grande e più forte, capace di resistere a qualsiasi attacco nemico. Reclutate maestranze, carpentieri ed altri artefici, si raccolsero molti marmi pregiati di tutti i colori, si eliminarono le macerie e si cominciò la costruzione della più grande città che si fosse mai vista. La si circondò con una cinta di mura con molte torri, con sei porte (Dardania, Cimbria, Elia, Schea, Troiana, Anterida) ed un profondo fossato.
Furono costruiti bellissimi edifici, piazze, strade, quartieri. Ovunque si aprivano botteghe di artisti e artigiani. La città era attraversata dal
fiume Xanto
che alimentava vari canali, riceveva fognature e muoveva mulini.
La nuova
Troia
fu densamente popolata, spesso vi si tenevano giochi, feste e spettacoli.
Nel luogo più alto
Priamo
fece costruire il proprio palazzo e la rocca detta Ilion. Nel palazzo si trovava un salone con il trono, i sedili per le grandi riunioni e un altare consacrato a
Giove
rivestito di marmi pregiati e di pietre preziose.
Quando la città fu completata,
Priamo
decise che fosse giunto il momento di vendicare le offese e le violenze dei
Greci
e convocò tutti i cittadini. Dimostrandosi cauto e moderato,
Priamo
propose di mandare ambasciatori ai
Greci
per chiedere la restituzione di
Exiona
e di evitare una guerra dall'esito incerto. L'ambasciata fu affidata a
Antenore
il quale raggiunse il re
Peleo
nella sua sede in
Tessaglia
ma fu cacciato con "parole minaccevoli" e con il più secco rifiuto di ogni trattativa.
Antenore
raggiunse
Salamina
dove rinnovò a
Telamone
la richiesta della restituzione di
Exiona
, ottenendo un nuovo rifiuto. Si recò quindi in
Acaia
presso
Castore e Polluce
i quali risposero che le offese lamentate da
Priamo
erano state causate dal comportamento di
Laomedonte
, quindi ordinarono all'ambasciatore di ripartire immediatamente, pena la morte.
Analoghe minacce fece
Nestore
, visitato da
Antenore
in
Pilo
. Durante il viaggio di ritorno, la nave di
Antenore
fu colta dalla tempesta che durò per tre giorni con eccezionale violenza. Superato anche questo pericolo,
Antenore
rientrò in patria e, prima di ogni altra azione, volle offrire sacrifici agli dei per lo scampato pericolo.
Ascoltando da
Antenore
il resoconto della spedizione,
Priamo
ne fu addolorato e perse la speranza di rivedere la sorella.
Libro Sesto - Capitolo Unico
Ascoltate le risposte date dai
Greci
a
Antenore
,
Priamo
decise di armare una flotta per vendicare in
Grecia
le offese subite. Convocò tutti i nobili del regno e, riferendo l'esito della missione di
Antenore
, li convinse ad armarsi contro i
Greci
.
Priamo
riunì a consiglio tutti i suoi figli e pianse ancora per la morte di
Laomedonte
e per la servitù di
Exiona
, facendo leva sui rapporti familiari li incitò alla guerra chiedendo a
Ettore
di assumere il comando supremo.
Prudentemente
Ettore
consigliò al padre di valutare bene la potenza dei
Greci
e l'imprevedibilità della fortuna prima di affrontare la guerra. Ad
Ettore
replicò
Paride
insistendo per affrontare la guerra e chiedendo di poter comandare la spedizione. Per spiegare il proprio ottimismo narrò di aver sognato, durante una pausa nella caccia sul
Monte Ida
, il dio
Mercurio
che gli appariva accompagnato da
Venere
,
Pallade
e
Giunone
. Le tre dee, aveva spiegato
Mercurio
, erano in gara per aggiudicarsi un pomo prezioso destinato alla più bella ed avevano eletto
Paride
per scegliere la vincitrice. Ciascuna gli offriva un dono:
Giunone
gli offriva il potere sui grandi del mondo,
Pallade
gli offriva la conoscenza e
Venere
gli prometteva la più bella donna della
Grecia
. Dopo aver esaminato le tre dee nude,
Paride
aveva scelto
Venere
e questa gli aveva confermato la promessa di
Mercurio
.
In base a questo sogno,
Paride
insisteva per andare in
Grecia
a prelevare la donna più bella, che in seguito si sarebbe potuta scambiare con
Exiona
.
Parlò quindi
Deifobo
, terzo figlio di
Priamo
, appoggiando la proposta di
Paride
, ma
Eleno
, quarto figlio notoriamente dotato di capacità divinatorie, avvertì che l'impresa di
Paride
avrebbe provocato la distruzione di
Troia
e l'eccidio dei suoi cittadini. L'ultimo a parlare fu
Troilo
che negò la possibilità di
Eleno
di predire il futuro e lo accusò di vigliaccheria, invitando il padre a ordinare la partenza della flotta.
Priamo
ordinò a
Paride
e
Deifobo
di reclutare molti cavalieri in
Pannonia
e con quelli imbarcarsi per la
Grecia
.
Il giorno seguente,
Priamo
sottopose la questione all'assemblea della cittadinanza chiedendo di confermare con il voto la sua decisione. Intervenne
Porteo
figlio di
Euforbo
che predisse la rovina come aveva fatto
Eleno
, ma fu tacitato dalla folla e la partenza venne confermata.
L'ultima ad opporsi alla guerra presagendo la sventura fu
Cassandra
, figlia di
Priamo
, che si lasciò andare alla disperazione, ma non servì a nulla perché il destino di
Troia
era segnato.
Libro Settimo - Capitolo Primo
In primavera
Paride
e
Deifobo
imbarcarono tremila cavalieri su ventuno navi. Partecipavano alla spedizione anche
Antenore
,
Enea
e
Polidamante
.
Durante il viaggio incontrarono la nave di
Menelao
diretta a
Pilo
su invito di
Nestore
.
Menelao
era fratello di
Agamennone
e marito di
Elena
a sua volta sorella di
Castore e Polluce
e madre di
Ermione
. La nave di
Menelao
compì una deviazione evitando di incrociare la nave dei
Troiani
.
I
Troiani
approdarono all'isola di
Citerea (Citera - Cerigo)
, che apparteneva alla
Grecia
, dove si trovava un importante tempio di
Venere
. Proprio in quel periodo si festeggiava la festa annuale della dea che attirava in quell'isola gente di ogni provenienza.
Paride
si recò al tempio e offrì in abbondanza oro e argento alla dea. La bellezza di
Paride
e la ricchezza dei doni colpirono i presenti e molti tentarono di conoscere il visitatore.
Paride
e i suoi compagni spiegarono di essere
Troiani
in missione in
Grecia
per recuperare la principessa
Exiona
, fatta schiava ai tempi del re
Laomedonte
. Ben presto a
Elena
giunse la notizia del bel principe troiano arrivato a
Citera
e la donna volle intervenire alla festa per conoscerlo.
Già dai primi sguardi nacque nei due giovani fortissima attrazione reciproca.
Paride
riunì i suoi compagni con i quali concordò di assalire il tempio per catturare quanti vi si trovavano (soprattutto
Elena
) e per depredare il tesoro. Il piano fu attuato quella stessa sera e i
Troiani
riuscirono a ripartire con molti prigionieri, molti preziosi e soprattutto con la regina
Elena
, la donna più bella della
Grecia
che non oppose alcuna resistenza al suo rapitore.
Compiuto il viaggio di ritorno, i
Troiani
approdarono a
Tenedo
, una località distante sei miglia da
Troia
.
Priamo
esultò alla notizia del ritorno di
Paride
e dei suoi successi e si tenne una grande festa ma
Elena
, ora che era giunta in terra straniera, piangeva continuamente di paura e di nostalgia. Con pazienza e gentilezza
Paride
riuscì a consolarla, le assicurò che sarebbe stata trattata con ogni onore e con sollecitudine, le fece avere splendidi doni, vestiti, un bellissimo cavallo.
Da
Tenedo
,
Elena
fu accompagnata a
Troia
dove
Priamo
la accolse con i massimi onori tra la cittadinanza esultante. Il giorno seguente, nel tempio di
Pallade
, fu celebrato il matrimonio di
Paride
e
Elena
.
Mentre tutta la città era in festa,
Cassandra
si disperava annunciando la disgrazia e l'eccidio, la caduta di
Troia
e pregando i concittadini di restituire
Elena
per evitare la totale distruzione. Non riuscendo a farla tacere,
Priamo
ordinò di rinchiuderla in un chiostro dove rimase per molto tempo, ignorata dai
Troiani
.
Libro Ottavo - Capitolo Primo
Menelao
si trovava ancora presso
Nestore
quando fu informato dell'attacco dei
Troiani
a
Citerea
e del rapimento di
Elena
. Fu preso dalla disperazione pensando ai suoi sudditi rapiti o uccisi e, soprattutto, a sua moglie nelle mani del nemico.
Nestore
fece del suo meglio per consolarlo. Ripresosi dalla crisi
Menelao
ripartì per la sua città e quando vi fu giunto mandò a chiamare suo fratello
Agamennone
e i fratelli
Castore e Polluce
.
Agamennone
incoraggiò il fratello promettendogli vendetta e prese in mano la situazione. Scrisse lettere a tutti i nobili greci per coinvolgerli in una grande spedizione contro
Troia
. Tra i primi ad accorrere furono
Achille
,
Patroclo
e
Diomede
, presto seguiti da molti altri. Formarono una grande esercito e concordemente affidarono a
Agamennone
il comando supremo.
Castore e Polluce
non vollero attendere gli altri e si imbarcarono immediatamente sperando di liberare
Elena
raggiungendo le navi troiane prima che arrivassero a destinazione, tuttavia fecero naufragio a causa di una tremenda tempesta e perirono in mare con tutto il loro seguito. Si dice che furono trasportati in cielo e che divennero dei aggiungendo allo Zodiaco il segno dei Gemelli.
A questo punto l'autore inserisce una descrizione dei principali personaggi ricavandola da
Darete Frigio
.
Elena
risplendeva per grandissima bellezza;
Agamennone
era di bassa statura ma molto robusto, era inoltre buon oratore. Il fratello
Menelao
era meno raffinato ma molto coraggioso.
Achille
era bellissimo con capelli biondi e crespi, occhi grandi e azzurri, era molto alto con larghe spalle e membra fortissime. Alto e robusto era anche
Aiace d'Oileo
.
Aiace Telamonio
era di carnagione chiara con capelli neri e crespi, amava cantare e suonare.
Ulisse
era tra i più belli ma pieno di malizia, bugiardo ed imbattibile come oratore.
Diomede
era grande con ampio petto e forti spalle, forte e coraggioso nei combattimenti, ma molto lussurioso.
Anche
Nestore
era alto e robusto, parlava molto bene e dispensava saggi consigli.
Protesilao
fu valente uomo "di bella e convenevole statura",
Palamede
figlio di
Naulo (Nauplio)
era molto bello, coraggioso e generoso.
Podalirio
e
Macaone
erano fieri e coraggiosi, ma molto superbi.
Briseide
figlia di
Calcante
, con i capelli biondi e la pelle candida, attraeva molti uomini ed ebbe molti amanti.
Il re
Priamo
era alto e asciutto, dotato di voce profonda, amava la verità e odiava gli adulatori. Suo figlio
Ettore
era forte e valoroso, gentile e amato dai concittadini.
Deifobo
e
Eleno
, figli di
Priamo
, erano molto simili tra loro e somigliavano molto al padre.
Troilo
era forte e magnanimo, aveva molto successo con le damigelle.
Paride
fu famoso per la bellezza e per la chioma bionda che sembrava d'oro, era ambizioso e audace.
Enea
era "grosso nel petto e non grande nel corpo", molto saggio e colto, abile nel parlare, dispensava savi consigli.
Antenore
era alto e magro, grande parlatore, molto amato da
Priamo
. Suo figlio
Polidamante
era alto come il padre, forte nei combattimenti e dotato di grande controllo.
Ecuba
era di aspetto mascolino, molto forte e saggia.
Andromaca
moglie di
Ettore
era molto bella ed era la più onesta tra le donne.
Cassandra
desiderava conservare la propria verginità, fu capace di predire molti eventi ed era dotata di grandi conoscenze.
Polissena
, "vergine tenerissima, fue di molta beltade dilicata", fu virtuosa e modesta.
Libro Nono - Capitolo Primo
Il catalogo delle navi greche:
-
Agamennone
re di
Micene
, capo della spedizione, con 100 navi
-
Menelao
re di
Sparta
, marito di
Elena
, con 60 navi
-
Arcesilao
e
Protenore
, signori della
Beozia
, con 50 navi
-
Ascalafo
e
Elimne
dalla provincia di
Orcomeno
, con 3 navi
-
Epistrofo
e
Tedio
, dalla
Focide
, con 50 navi
-
Aiace Telamonio
da
Salamina
, con 50 navi
-
Teutranio
,
Anfimaco
,
Dorione
,
Polisseno
,
Teseo
compagni di
Aiace Telamonio
-
Nestore
da
Pilo
con 50 navi
-
Toante
re di
Etolia
con 50 navi
-
Defimos
con 50 navi
-
Aiace d'Oileo
da
Locri
con 37 navi
-
Polibeo
e
Anfimaco
dalla provincia di
Calcedonia
con 30 navi
-
Idomeneo
e
Merione
da
Creta
con 80 navi
-
Ulisse
da
Itaca
con 50 navi
-
Meleo da Pigris
con 10 navi
-
e
Protesilao
dalla
Filoca
con 50 navi
-
Macaone
e
Podalirio
con 22 navi
-
Achille
da
Ftia
con 50 navi
-
Telapolo
da
Rodon
con 20 navi
-
Euripilo
da
Orcomeno
con 50 navi
-
Antipo
e
Anfimaco
dall'
Elide
con 11 navi
- Polibete e Logio con 60 navi
-
Diomede
, Teleno, Eurialo da
Argo
con 80 navi
- Polifemo da
Melibea
con 7 navi
- Protolio da Demarasa con 50 navi
- Capino di
Cappadocia
con 50 navi
- Travio re di Pea con 22 navi
- Menesteo da
Atene
con 69 navi
Libro Decimo - Capitolo Primo
Agamennone
riunì tutti i capi e rivolse loro un discorso di incoraggiamento quindi propose di mandare ambasciatori a
Delfi
per consultare l'oracolo di
Apollo
in merito all'impresa che stavano per affrontare. La missione fu affidata ad
Achille
e
Patroclo
, i quali giunsero nell'isola di
Delfi
dopo breve e agevole navigazione. Nell'isola si trovava il tempio di
Apollo
con una grandissima immagine d'oro del dio. Qui la Pitonessa pronunciava i suoi oracoli.
Da questo punto in avanti l'autore divaga parlando della divinazione presso cli antichi che ottenevano risposte oscure e spesso errate perché si rivolgevano ai falsi dei. Da ciò si passa a una sintetica teogonia e all'elenco dei principali dei pagani. L'errore - scrive
Guido
- era certamente indotto da Satana, l'angelo abbattuto dai molteplici nomi, autore dell'inganno che indusse
Adamo
e
Eva
al peccato. Con la lunga digressione si concluse che
Apollo
dava i suoi responsi oracolari per inganno diabolico.
Da questo punto in avanti l'autore divaga parlando della divinazione presso cli antichi che ottenevano risposte oscure e spesso errate perché si rivolgevano ai falsi dei. Da ciò si passa a una sintetica teogonia e all'elenco dei principali dei pagani. L'errore - scrive
Guido
- era certamente indotto da Satana, l'angelo abbattuto dai molteplici nomi, autore dell'inganno che indusse
Adamo
e
Eva
al peccato. Con la lunga digressione si concluse che
Apollo
dava i suoi responsi oracolari per inganno diabolico.
Achille
e
Patroclo
offrirono molti doni al tempio e formularono il loro quesito in merito alla guerra che i
Greci
stavano preparando. L'oracolo rispose che dopo dieci anni
Troia
sarebbe caduta e il suo re
Priamo
sarebbe morto come la gran parte dei suoi sudditi.
Mentre
Achille
e
Patroclo
si trovano ancora nel tempio, sopraggiunge il sacerdote troiano
Calcante
il quale si recava a sua volta ad interrogare l'oracolo. Il dio ordinò a
Calcante
di non tornare a
Troia
e seguire
Achille
mettendo la sua arte divinatoria al servizio dei
Greci
.
Calcante
ubbidì e
Achille
rientrò portando ai
Greci
l'incoraggiante responso.
Libro Undicesimo - Capitolo Primo
Accompagnato da
Achille
e
Patroclo
,
Calcante
si recò nella tenda di
Agamennone
dove erano riuniti molti comandanti e si rivolse loro per sollecitare la partenza. Si doveva partire - disse - per non mostrarsi indulgenti o negligenti, per approfittare dei responsi oracolari favorevoli e della bella stagione propizia alla navigazione. Convinti dalle parole di
Calcante
, tutti concordarono di partire immediatamente ma quando si furono imbarcati ed ebbero percorso un breve tratto di mare il tempo improvvisamente cambiò e fortissima pioggia prese a cadere mentre i venti provocavano onde mostruose.
Calcante
spiegò che la dea Diana era adirata perché i
Greci
non le avevano offerto sacrifici prima di partire, era quindi necessario raggiungere il tempio della dea in
Aulide
e placare con le offerte la collera divina.
Agamennone
si affrettò ad eseguire le disposizioni di
Calcante
e subito la tempesta si placò e in
Greci
ripresero il mare in sicurezza arrivando rapidamente alle rive del regno di
Troia
. Gli abitanti del posto accorsero per impedire ai nuovi arrivati di sbarcare ma furono sopraffatti dai
Greci
che ne uccisero la maggior parte, saccheggiarono il castello che si trovava su quella riva e ripresero le navi per raggiungere il porto di
Tenedo
a sei miglia da
Troia
. Qui si trovava un altro castello ben armato i cui difensori affrontarono i
Greci
in battaglia. Il combattimento durò a lungo con molte perdite da ambo le parti. I
Troiani
che riuscirono a fuggire raggiunsero le mura della città e qui si svolsero altri durissimi combattimenti. Al termine degli scontri il castello di
Tenedo
era distrutto, i
Greci
tornarono alle navi dopo aver compiuto una prima strage di
Troiani
e aver depredato i loro beni.
Libro Dodicesimo - Capitolo Primo
Agamennone
fece riunire quanto era stato saccheggiato ed operò una giusta spartizione della preda, il mattino successivo riunì in assemblea tutti i comandanti.
Agamennone
propose di agire con moderazione e tentare ancora una soluzione pacifica mandando ambasciatori a chiedere al re
Priamo
la restituzione di
Elena
e dei preziosi trafugati. La proposta fu accettata e la missione fu affidata a
Diomede
e
Ulisse
.
Gli ambasciatori furono ricevuti nello splendido palazzo reale del quale ammirarono gli arredi. Di fronte a
Priamo
non tributarono omaggi ma vennero subito all'oggetto della loro visita.
Ulisse
con poche parone chiese la restituzione di
Elena
offrendo in cambio la pace e minacciando la morte e lo sterminio in caso di rifiuto.
Senza lasciarsi impressionare,
Priamo
ricordò che i
Greci
gli avevano ucciso il padre ed i fratelli e avevano rapito sua sorella
Exiona
, avevano inoltre respinto la sua richiesta di liberare
Exiona
maltrattando il suo ambasciatore. Ribadendo che non poteva esserci pace tra i loro popoli,
Priamo
ordinò ai due visitatori di andarsene, Seguì uno scambio di minacce e battute provocatorie tra
Enea
e
Diomede
, saggiamente
Ulisse
vi pose fine prendendo commiato da
Priamo
e i due tornarono al campo greco dove la risposta di
Priamo
fu ascoltata con stupore mentre tutti si rendevano conto di come sarebbero andati i rapporti con i
Troiani
.
A questo punto la narrazione viene interrotta per lasciare spazio a un rapido ritratto di
Enea
. Dopo la prima caduta di
Troia
,
Anchise
con i superstiti navigò nel
Tirreno
e dopo molti eventi divenne principe e iniziatore della schiatta a cui apparteneva
Cesare Augusto
. Come fu ricordato nel libro delle leggi di
Giustiniano
,
Enea
figlio di
Anchise
e i suoi discendenti originarono e per primi governarono la repubblica romana. Le gesta di
Enea
sono descritte nell'
Eneide di Virgilio
.
Libro Tredicesimo - Capitolo Primo
Su proposta di
Agamennone
, i
Greci
inviarono
Achille
e
Telefo
figlio di
Ercole
all'isola di Messa con l'incarico di procurare approvvigionamenti adeguati per il loro esercito. A Messa regnava pacificamente il re
Teutrano
, molti ritengono che l'isola di Messa corrisponda alla
Sicilia
e che il nome derivi da quello di
Messina
.
Quando i
Greci
sbarcarono sull'isola si scontrarono con il re
Teutrano
e la sua gente, fu una battaglia cruenta che i
Greci
vinsero grazie al valore di
Achille
. Questi duellò con
Teutrano
e lo avrebbe ucciso se
Telefo
non fosse intervenuto in suo favore.
Telefo
spiegò di aver contratto in passato un debito di ospitalità con
Teutrano
e
Achille
rinunciò ad ucciderlo.
Dopo la battaglia,
Telefo
e
Achille
furono ricevuti nel palazzo reale e alcuni giorni dopo
Teutrano
, morendo per le ferite subite, nominò
Telefo
suo erede in memoria dell'aiuto ricevuto molto tempo prima da suo padre
Ercole
.
Libro Tredicesimo - Capitolo Secondo
Achille
riprese il mare e tornò a
Tenedo
mentre
Telefo
rimase nel suo nuovo regno promettendo di inviare regolarmente vettovaglie all'esercito. I
Greci
accolsero con grande letizia
Achille
e le notizie che recava.
A questo punto l'autore, seguendo la struttura dell'opera di
Darete Frigio
, inserisce il catalogo degli alleati di
Troia
:
- Re
Pandaro
, Re
Gapor
, Re
Andastro
con 3.000 cavalieri - Re Carras, Re Imasio, Re Nestor, Re
Anfimaco
dalla provincia di Colofon con 5.000 cavalieri - Re
Glaucone
con il figlio
Sarpedone
, dalla
Licia
con 1.000 cavalieri - Re Eufemo dalla
Licaonia
con 1.000 cavalieri - Re Neupor e Re Cupeo da
Larissa
con 1.500 cavalieri - Re Remo da Tabaria con 3.000 cavalieri - Re Files dalla
Tracia
con 1.100 cavalieri - Re Pretermisti e Duce Stupes dalla
Pannonia
con 1.000 cavalieri - Anfino, Fortunio, Sommo dalla
Beozia
con 1.200 cavalieri - Re
Boetis e Re Epistino dal Regno Brotino
con 1.000 cavalieri - Re Filimenio dal regno di
Paflagonia
con 2.000 cavalieri - Re Perseo e Re Mennone e Segamone dall'
Etiopia
con 3.000 cavalieri - Re Tesio e Archiloco dal regno di
Troia
con 1.000 cavalieri - Due re dell'isola di
Agresta
con 1.200 cavalieri - Re
Epistrofo
del regno di Delesinia con 1.000 cavalieri e un
centauro
.
Libro Quattordicesimo - Capitolo Primo
Mentre i
Greci
erano ancora a
Tenedo
giunse
Palamides
figlio del re
Naulo
che si scusò per il ritardo dovuto a una sua malattia.
Palamides
era un personaggio prestigioso per competenza ed esperienza e fu subito nominato consigliere di
Agamennone
.
Diomede
parlò agli altri capi deprecando la loro indecisione per la quale già da un anno sostavano a
Tenedo
. Le sue parole scossero chi le ascoltò e il mattino seguente la flotta greca salpò alla volta di
Troia
.
Libro Quattordicesimo - Capitolo Secondo
I
Troiani
accorsero al lido in gran numero e in modo disordinato. I
Greci
non avrebbero potuto sbarcare se non scontrandosi con loro. I venti spinsero violentemente a terra le navi, alcune delle quali si infransero facendo perire gli occupanti, altri greci scesero a terra dove li attendeva la morte per mano dei nemici.
Via via che le navi greche arrivavano alla spiaggia, i
Greci
prendevano coraggio e respingevano sempre più efficacemente gli assalti troiani. La lunga descrizione della battaglia comprende vari duelli individuali come quello tra
Ulisse
e Filimeno e quello in cui
Palamede
uccise Segamone.
Protesilao
che fu il primo a sbarcare sul lido di
Troia
uccise numerosissimi nemici battendosi con grande coraggio ma infine fu ucciso da
Ettore
. Quest'ultimo respinse il nemico verso le navi e combatté contro molti avversari finché la stanchezza non lo costrinse a rientrare in città. Nello stesso momento scendeva dalla sua nave il possente
Achille
con i suoi
Mirmidoni
. L'intervento di
Achille
volse la battaglia in favore dei
Greci
mentre i
Troiani
rientrarono in città lasciando molti caduti sul campo. Quella sera i
Greci
per ordine di
Agamennone
piantarono il loro campo sulla riva ed ebbe così inizio l'assedio di
Troia
.
Libro Quindicesimo - Capitolo Primo
Il mattino seguente
Ettore
convocò tutti i combattenti troiani davanti al tempio di Diana, li dispose opportunamente per il combattimento e ordinò di aprire la Porta Dardania.
Troiani
e alleati furono divisi in dieci squadre, ciascuna guidata da uno o più comandanti. L'ultima squadra, comprendente cinquemila cavalieri troiani, era sotto il diretto comando di
Ettore
. Prima di uscire dalla città,
Ettore
affidò al padre un contingente di armati con il quale difendere le mura di
Troia
respingendo eventuali assalti nemici. Mentre l'esercito si schierava di fronte al nemico, le donne salivano sulle torri per osservare la battaglia, con loro era
Elena
con il cuore colmo di apprensione.
Libro Quindicesimo - Capitolo Secondo
Da parte sua
Agamennone
organizzò ventisei schiere e scelse i comandanti come segue: -
Patroclo
con i
Mirmidoni
-
Memnone
,
Idomeneo
, Menesteo con gli Ateniesi -
Ascalafo
e il figlio Filimeno con i Cumani -
Arcesilao
e
Protenore
dalla
Beozia
-
Menelao
con gli
Spartani
-
Epistrofo e Celido
dalla provincia di Fedise -
Aiace Telamonio
da
Salamina
insieme a Tesio,
Anfimaco
, Dorio, Polisaro - Toas -
Aiace d'Oileo
- Filitore -
Idomeneo
e Merione -
Nestore
- Uex figlio di Malente -
Ulisse
- Umelio - I compagni del defunto
Protesilao
-
Podalirio
e
Macaone
- Roa -
Euripilo d'Orcomeno
- Xantippo e
Anfimaco
-
Filottete
di
Larissa
-
Diomede
e
Stenelo
- Eneo di Cipro - Protilao - Capenoro di
Cappadocia
-
Agamennone
Greci
e
Troiani
si fronteggiavano sul campo di battaglia quando
Ettore
iniziò la carica contro i nemici. Si scontrò con
Patroclo
che comandava la prima schiera dei
Greci
e lo uccise, lottò quindi con molti altri nemici ma non riuscì a prendere per se le armi di
Patroclo
.
Troilo
fu sopraffatto dai nemici guidati da Menesteo che tentarono di prenderlo prigioniero ma Xantippo lo impedì e attaccò Menesteo mentre intorno a loro la battaglia si faceva sempre più cruenta. Segue una lunga descrizione degli scontro, molti dei capi citati in questo capitolo e nel precedente vengono descritti mentre uccidono o muoiono in altrettanti duelli.
Alla fine del capitolo
Ettore
combatte contro
Aiace Telamonio
e viene a sapere che quest'ultimo è figlio di
Exiona
, sorella di
Priamo
, ed è quindi suo cugino. Per effetto di questo riconoscimento i due smettono di combattere e la battaglia, per quel giorno, viene interrotta.
Libro Sedicesimo - Capitolo Primo
Greci
e
Troiani
concordarono una tregua di due mesi per seppellire e piangere i caduti.
Cassandra
continuamente si disperava predicendo la tragica fine di
Troia
e pregando i
Troiani
di restituire
Elena
e chiedere la pace. Non riuscendo a farla tacere,
Priamo
la fece chiudere in un chiostro.
Presso i
Greci
Pallamides (Palamede)
criticava
Agamennone
e metteva in dubbio la legittimità del suo comando.
Trascorsi i due mesi di tregua,
Ettore
e
Achille
disposero opportunamente le rispettive truppe e aprirono i combattimenti scontrandosi e disarcionandosi a vicenda. Il duello fu durissimo ma prima che uno degli avversari perdesse la vita il sopraggiungere delle schiere pose fine allo scontro individuale. Fedele allo stile omerico, l'autore descrive una serie di duelli:
Troilo
e
Diomede
,
Menelao
e
Paride
ed altri.
Al termine della giornata la battaglia fu favorevole ai
Troiani
che respinsero i
Greci
costringendoli a riparare nel loro accampamento.
Libro Diciassettesimo - Capitolo Unico
In una riunione dei capi greci tutti convengono sulla necessità di eliminare
Ettore
, azione che solo
Achille
può riuscire a compiere.
Il mattino seguente all'alba
Ettore
aveva già schierato per la battaglia la sua squadra, subito imitato da
Troilo
,
Paride
,
Deifobo
.
La battaglia che seguì ebbe al centro il combattimento tra i due campioni,
Ettore
e
Achille
, che si ferirono gravemente l'un l'altro senza per questo smettere di battersi. Intorno a loro si concentrarono i due eserciti e, come al solito, l'autore parla di più scontri individuali che della battaglia nel suo insieme.
Paride
riuscì a ferire
Menelao
ma questi, prontamente medicato, tornò in campo e si sarebbe vendicato finalmente di
Paride
se non fosse intervenuto
Enea
.
Si continuò a combattere fino al calar della notte, una strage di
Greci
e di
Troiani
che si concluse senza vincitori nè vinti.
Libro Diciottesimo - Capitolo Unico
Priamo
consultò i suoi comandanti sul modo di giustiziare il re Toante che era prigioniero dei
Troiani
.
Enea
consigliò di risparmiarlo per poterlo scambiare con chi fosse caduto nelle mani dei
Greci
,
Ettore
approvò e sostenne l'opinione di
Enea
e
Priamo
accolse il loro consiglio. Quel giorno non vi furono combattimenti. La notte cadde moltissima pioggia e il vento sconvolse le tende dei
Greci
. Il mattino seguente i
Greci
si prepararono a combattere,
Achille
con la sua schiera fu il primo a scendere in campo.
Achille
uccise Uppone re di
Larissa
,
Ettore
uccise Ortomeno,
Diomede
uccise
Antipo
.
Ettore
uccise
Epistrofo
e il fratello
Cedio
,
Enea
uccise
Anfimaco
,
Achille
uccise Filon,
Ettore
uccise Alpino e Dorio.
Dopo un momento di crisi, i
Troiani
recuperarono le loro posizioni grazie all'intervento di
Epistrofo
con tremila cavalieri. Con
Epistrofo
combatteva un
centauro
dalle forme ibride di uomo e cavallo che spaventò i cavalieri nemici e i loro cavalli. Con il suo arco e le sue frecce il
centauro
uccise molti
Greci
. Mentre i
Greci
correvano alle loro tende,
Diomede
si trovò di fronte al
centauro
e fu costretto ad affrontarlo, venne ferito da una freccia ma riuscì ad abbattere l'avversario riequilibrando le sorti della battaglia.
Prima che il tramonto ponesse fine alla lotta, i
Greci
catturarono
Antenore
senza che suo figlio
Polidamante
riuscisse a liberarlo.
Libro Diciannovesimo - Capitolo Unico
Nuovo giorno e nuova battaglia, la sesta, il cui esito fu favorevole ai
Greci
. Il giorno successivo
Ulisse
e
Diomede
si presentarono a
Priamo
per proporre una tregua di tre mesi.
Priamo
consultò la sua gente e tutti furono propensi a concedere la tregua tranne
Ettore
che la proposta celasse un inganno, ma la maggioranza prevalse e la tregua fu confermata. I prigionieri furono liberati, tra loro Toante e
Antenore
.
L'indovino troiano
Calcante
che per volontà degli dei si era trasferito presso i
Greci
, aveva una figlia molto bella e gentile, di nome
Briseide
, che era rimasta a
Troia
. I due ambasciatori pregarono
Priamo
di lasciarle raggiungere il padre e
Priamo
lo concesse.
Durante la tregua
Ettore
visitò il campo dei
Greci
ed incontrò
Achille
. I due, pur usando un elegante linguaggio cavalleresco, si promisero reciprocamente di ammazzarsi entro un anno per soddisfare l'odio che li animava.
Ettore
propose una sfida a duello promettendo che nel caso
Achille
avesse vinto i
Troiani
avrebbero consegnato
Elena
e abbandonato il loro regno, in caso contrario i
Greci
sarebbero dovuti ripartire ponendo fine alla guerra. La sfida avrebbe avuto luogo immediatamente se
Agamennone
e molti altri
Greci
non lo avessero impedito. Anche i
Troiani
presenti convennero che non fosse giusto affidare a due soli cavalieri le sorti della guerra.
Intanto a
Troia
,
Troilo
e
Briseide
, che erano amanti, si disperavano per l'imminente separazione. Trascorsero insieme l'ultima notte e al mattino
Troilo
tornò al palazzo paterno con grande tristezza nel cuore.
Quando
Briseide
fu accompagnata al campo nemico le venne incontro una scorta di
Greci
tra i quali era
Diomede
che si innamorò immediatamente della giovane e subito le presentò le sue proposte d'amore.
Briseide
gli rispose in modo ambiguo che comunque lo autorizzò a sperare. Prima di lasciarla andare dal padre
Diomede
le sottrasse un guanto.
Calcante
accolse con gioia la figlia ma questa lo rimproverò per aver abbandonato la sua gente e tradito la sua patria.
Calcante
, che da indovino prevedeva il futuro, rispose prosaicamente che era meglio essere traditori che venire uccisi. Da parte sua
Briseide
si consolò rapidamente vedendo la cortesia e i doni con cui i
Greci
l'accoglievano e ben presto il suo amore per
Troilo
cominciò a intiepidire.
Libro Ventesimo - Capitolo Unico
Dopo la tregua di tre mesi gli schieramenti nemici tornarono in campo e l'autore, che dichiara di dipendere da
Darete Frigio
, ne elenca i comandanti.
Si passa quindi al racconto della battaglia secondo il modello già più volte usato nei capitoli precedenti.
Ettore
uccise Filis, Xantippo, Merione e centinaia di altri nemici, altrettanto fece
Achille
tra le cui vittime furono Licaone e Euforbio.
Un breve episodio costituisce un inciso nel racconto della battaglia:
Diomede
riesce a disarcionare
Troilo
e a prendere il suo cavallo che manda con un messo a
Briseide
come dono d'amore e
Briseide
mostra di gradire il presente con buona pace di
Troilo
abbandonato.
Si continuò a combattere per trenta giorni, le vittime greche superarono quelle troiane ma
Priamo
perse sei figli in questa occasione.
Fu concordata una nuova tregua di sei mesi.
Libro Ventunesimo - Capitolo Unico
Durante la tregua furono sepolti i caduti ed
Ettore
curò le proprie ferite nella sala della bellezza, un locale della reggia troiana lussuosamente arredato.
Diomede
, intanto, si struggeva d'amore per
Briseide
la quale si divertiva a negarsi lasciando all'innamorato ogni speranza di successo.
Terminata la guerra si combattè ancora per dodici giorni ma
Agamennone
propose ancora un mese di tregua per superare il periodo più torrido dell'estate. L'ultima notte prima della ripresa dei combattimenti,
Andromaca
moglie di
Ettore
sognò la morte del marito. Molto impressionata, la donna pregò inutilmente
Ettore
di non combattere quel giorno ma poiché il marito la ignorava, si rivolse ai suoceri ed ottenne conforto da
Priamo
che ordinò a
Ettore
di non uscire da
Troia
in quel giorno.
Ettore
non si lasciò convincere neppure quando
Andromaca
gli mostrò il figlioletto ancora lattante pregandolo di rinunciare per lui a combattere. Infine un secondo intervento perentorio di
Priamo
fece rientrare
Ettore
controvoglia nel suo appartamento.
Un re di
Frigia
di nome Miseres intanto veniva catturato da
Menelao
e liberato da
Troilo
, mentre
Achille
uccideva
Margariton
, figlio naturale di
Priamo
. Quando seppe della morte del fratellastro,
Ettore
corse al campo di battaglia senza che fosse più possibile trattenerlo, uccise molti
Greci
e i
Troiani
, nel vederlo combattere, ripresero coraggio. Tra le vittime di
Ettore
fu Politene, un ricco signore indiano amico di
Achille
. Quest'ultimo affrontò
Ettore
deciso a ucciderlo: venne ferito gravemente ma in un secondo scontro riuscì a far cadere morto il suo grande nemico.
Un alleato troiano di nome Odemor, volendo vendicare
Ettore
, riuscì a ferire gravemente
Achille
che, quasi morto, fu portato al campo greco dai
Mirmidoni
mentre i
Troiani
rientravano in città con il cadavere di
Ettore
.
Libro Ventiduesimo - Capitolo Primo
Fu grande a
Troia
il lutto per la morte di
Ettore
, i più nobili della città portarono il suo corpo nella reggia dove
Priamo
, disperato, rischiò di morire di dolore sulle spoglie del figlio. Con lui piangevano la madre
Ecuba
, le sorelle
Polissena
e
Cassandra
e la moglie
Andromaca
.
Priamo
convocò i più sapienti del regno e li incaricò di trattare il cadavere in modo che rimanesse incorrotto e visibile a tutti i cittadini.
Il corpo fu recato nel Tempio di
Apollo
dove venne costruito un grande tabernacolo ornato d'oro e di pietre preziose. Reso incorruttibile con unguenti appositi, il corpo fu collocato sul tabernacolo in posizione seduta, circondato da lampade d'oro.
Priamo
istituì un gruppo di sacerdoti che ebbe il compito di conservare e sorvegliare il monumento.
Libro Ventiduesimo - Capitolo Secondo
Agamennone
convocò tutti i comandanti greci, si compiacque per la morte di
Ettore
e ricordò tutte le sue vittime, quindi propose di chiedere a
Priamo
una tregua di due mesi per seppellire i caduti e per dare il tempo di guarire alle ferite di
Achille
.
Palamede
contestò la "signoria" di
Agamennone
e questi non ebbe difficoltà a rinunciare al comando. Si votò per eleggere il nuovo comandante e fu scelto
Palamede
. Quando
Achille
ne fu informato deprecò la decisione affermando che
Palamede
non era all'altezza di
Agamennone
, ma essendo stato eletto dalla maggioranza,
Palamede
ebbe comunque la carica.
Libro Ventitreesimo - Capitolo Unico
Scaduta la tregua,
Priamo
decise di partecipare personalmente alla prossima battaglia per vendicare
Ettore
. Quel giorno, dice
Darete
, centocinquantamila uomini scesero in campo guidati dai rispettivi comandanti con
Priamo
in testa. Lo schieramento dei
Greci
fu disposto dal nuovo comandante
Palamede
.
Priamo
affrontò
Palamede
e lo disarcionò, continuò a combattere compiendo gesta incredibili per un uomo della sua età. La battaglia come sempre terribile e sanguinosa, fu vinta quel giorno dai
Troiani
soprattutto grazie al coraggio e alla forza di
Priamo
e dei suoi figli che costrinsero i
Greci
a rientrare nel loro accampamento.
Trascorso un anno dalla morte di
Ettore
, i
Troiani
celebrarono quindici giorni di lutto in memoria del loro eroe mentre i combattimenti venivano sospesi per una nuova tregua. Durante le tregue i
Troiani
potevano visitare il campo nemico e i
Greci
potevano entrare in città. Volle farlo
Achille
che visitò
Troia
senza armi ed entrò nel tempio di
Apollo
dove si trovava il corpo imbalsamato di
Ettore
circondato da uomini e donne che rendevano omaggio. Vicino al corpo si trovava la regina
Ecuba
con la sua giovane figlia
Polissena
la cui bellezza era esaltata dalle lacrime e dal pallore.
Achille
rimase folgorato dal fascino di
Polissena
e si innamorò della principessa al punto di tralasciare ogni altra cura. Scendeva la sera e
Polissena
tornò con
Ecuba
al palazzo. Anche
Achille
tornò alla sua tenda e rimase a tormentarsi per il suo amore proibito per una persona sua nemica che certamente lo odiava.
Libro Ventiquattresimo - Capitolo Unico
Pensando per tutta la notte al suo nuovo amore,
Achille
decise di mandare a
Ecuba
una proposta segreta: se potrà sposare
Polissena
farà in modo che i
Greci
desistano dalla guerra. All'alba istruì un servo fedele e lo mandò a presentare la sua proposta a
Ecuba
.
Ecuba
gradì il messaggio ricevuto ma disse al messaggero di tornare dopo tre giorni lasciandole il tempo per consultare
Priamo
e
Paride
.
Priamo
decise di accettare, nonostante lodio che ovviamente nutriva per
Achille
, per mettere fine alla guerra; da parte sua
Paride
approvò la scelta del padre senza aggiungere altro. Quando il messaggero tornò da lei,
Ecuba
sciolse la riserva e accettò la proposta nuziale a condizione che
Achille
mantenesse la sua promessa prima del matrimonio.
Achille
aveva promesso ciò che non poteva garantire, tuttavia tentò di mantenere la parola data e convocò tutti i comandanti. Parlò dell'enorme sacrificio sopportato fino a quel momento e dei pericoli futuri da affrontare ancora per una sola donna: la morte di
Ettore
e tante altre imprese già compiute potevano bastare per tornare in patria con grande onore, quanto all'abbandono di
Elena
era compensato dall'aver prigioniera Essione sorella di
Priamo
.
Toas e Menesteo e la maggior parte dei presenti non approvarono le parole di
Achille
il quale, pieno d'ira, ordinò ai suoi
Mirmidoni
di non combattere più contro i
Troiani
.
In seguito i
Greci
esaurirono i rifornimenti e decisero di mandare
Agamennone
all'isola di Mezza per ottenere da
Telefo
nuovi approvvigionamenti. La missione ebbe buon esito e al ritorno di
Agamennone
Palamede
ordinò di riparare e restaurare tutte le navi.
Libro Venticinquesimo - Capitolo Primo
Un'altra battaglia, la decima descritta nell'opera, ha inizio con la morte del re
Creso dell'Agresta
ucciso da
Deifobo
. I
Greci
sono in difficoltà ma in loro soccorso scendono in campo
Palamede
e
Diomede
con ventimila uomini.
Anche
Aiace Telamonio
ferisce gravemente Sinsileno (Sisieno) figlio di
Priamo
e
Palamede
colpisce
Deifobo
.
Paride
riesce ad accompagnare fuori dalla mischia
Deifobo
agonizzante e questi gli chiede di vendicarlo.
Paride
cerca
Palamede
, lo trova mentre sta uccidendo
Sarpedone
e lo uccide con una freccia avvelenata. A queste uccisioni individuali segue la descrizione di uno scontro di massa tra i due eserciti. I
Troiani
prevalgono e raggiungono le navi greche incendiandone molte ma prima che distruggano l'intera flotta interviene
Aiace Telamonio
con un nutrito seguito di soldati e respinge i nemici allontanandoli dalle navi.
Tra i caduti fu Eber, figlio del re di
Tracia
che prima di spirare raggiunse
Achille
nella sua tenda e lo accusò di lasciar morire la sua gente pur potendo aiutarla. Nè le parole di Eber, nè le sollecitazioni dei suoi compagni spinsero
Achille
a riprendere le armi.
Quando
Paride
confermò a
Deifobo
di aver ucciso
Palamede
,
Deifobo
si fece togliere la lancia spezzata confitta nel suo torace e subito spirò.
Priamo
fece innalzare solenni monumenti per seppellire
Deifobo
e
Sarpedone
mentre nel campo greco si rendevano gli onori funebri a
Palamede
. Il comando dell'intera armata greca venne restituito a
Agamennone
.
Libro Venticinquesimo - Capitolo Secondo
Il giorno seguente si combattè ancora, questa volta sotto la pioggia battente. L'eroe del giorno fu
Troilo
che mandò all'oltretomba molti nobili greci e così il giorno successivo finché i
Greci
non chiesero un'ulteriore tregua per seppellire i morti.
Durante la tregua
Nestore
,
Ulisse
e
Diomede
, inviati da
Agamennone
, fecero visita a
Achille
per convincerlo a tornare a combattere, ma gli argomenti e l'eloquenza dei tre ambasciatori non riuscirono a far cambiare la decisione di
Achille
e i tre, delusi, tornarono a riferire l'esito della missione ad
Agamennone
che convocò l'assemblea generale per riferire la posizione di
Achille
.
Menelao
, ovviamente, si oppose alla pace ma
Ulisse
e
Nestore
erano ormai convinti che non fosse possibile vincere
Troia
senza l'aiuto di
Achille
. La decisione finale, tuttavia, dipese dall'intervento di
Calcante
che ribadì che la guerra era voluta dagli dei e che ritrarsene sarebbe stato sacrilegio.
Libro Ventiseiesimo - Capitolo unico
Nuova battaglia.
Troilo
fece strage di nemici e finalmente incontrò
Diomede
che odiava per motivi di gelosia e riuscì a disarcionarlo.
Troilo
ferì e disarcionò anche
Menelao
e
Agamennone
.
Briseide
visitò spesso
Diomede
ferito e, ormai dimenticato
Troilo
, decise di accettare l'amore di
Diomede
quando questi si fosse rimesso.
Agamennone
e
Nestore
tentarono ancora di convincere
Achille
a combattere e ottennero che ai
Mirmidoni
fosse permesso tornare in battaglia. Seguirono numerose battaglie nelle quali i
Mirmidoni
, esperti combattenti, arrecarono gravi danni ai
Troiani
, ma vennero infine sopraffatti e molti di loro persero la vita.
Achille
era combattuto tra l'amore per
Polissena
e il desiderio di tornare nel campo di battaglia ma quando fu informato che i
Troiani
avevano invaso il campo greco e stavano massacrando i suoi compagni direttamente nelle loro tende mise da parte le questioni di cuore e impugnò le armi. Come sempre fortissimo,
Achille
uccise molti nemici ma
Troilo
riuscì a ferirlo gravemente costringendolo a ritirarsi e rimanere per diversi giorni a letto.
Si era ormai alla diciannovesima battaglia quando
Achille
, ancora convalescente, ordinò ai
Mirmidoni
superstiti di circondare
Troilo
e colpirlo ripetutamente ma lasciando a lui l'ultimo colpo. I
Mirmidoni
eseguirono e
Troilo
venne privato del cavallo e dell'elmo e più volte ferito, infine
Achille
si avventò su di lui colpendolo fino a decapitarlo, quindi legò il cadavere alla coda del proprio cavallo per trascinarlo attraverso il campo di battaglia. A questo punto l'autore inserisce una nota polemica sotto forma di apostrofe ad Omero sostenendo che
Achille
non era mai stato l'eroico cavaliere di cui si legge nell'
Iliade
ma era un opportunista che non aveva esitato a uccidere
Ettore
e
Troilo
quando erano già sopraffatti.
Memnone
attaccò
Achille
per punire la sua crudeltà e riuscì a ferirlo gravemente. Come aveva fatto per
Troilo
Achille
ordinò ai
Mirmidoni
di accerchiare
Memnone
e "prepararlo" a combattere con lui. L'autore conclude che
Achille
non uccise mai alcuno valoroso uomo se non a tradimento
.
Libro Ventisettesimo - Capitolo unico
Grande lutto a
Troia
per la morte di
Troilo
.
Priamo
chiese una tregua e tributò gli onori funebri a
Troilo
e
Memnone
.
Per vendicarsi di
Achille
,
Ecuba
decise di convocarlo per parlare del suo matrimonio con
Polissena
, ma intanto organizzò con
Paride
un'imboscata nel tempio di
Apollo
per ucciderlo.
Achille
giunse al tempio accompagnato da Antilogo figlio di
Nestore
,
Paride
con venti compagni lo aggredì.
Achille
riuscì ad uccidere sette assalitori prima di cadere morto insieme all'amico Antilogo. I corpi di
Achille
e Antilogo furono esposti nella piazza di fronte al tempio e i
Troiani
gioirono nel vederli, quindi
Priamo
, accogliendo una richiesta di
Agamennone
, mandò i due cadaveri al campo greco, concedette inoltre che
Achille
fosse sepolto all'entrata di una porta di
Troia
. Nonostante la perdita del loro compagno, i
Greci
decisero di continuare la guerra e, su proposta di
Aiace
,
Menelao
fu inviato presso Licomede a prelevare
Neottolemo detto Pirro
, figlio di
Achille
.
Nel frattempo
Greci
e
Troiani
si affrontarono ancora in battaglia.
Paride
assunse il comando dei
Troiani
al posto dei suoi fratelli già caduti (
Ettore
,
Deifobo
e
Troilo
) e si comportò eroicamente riuscendo a ferire
Aiace
con le sue frecce avvelenate ma prima di morire
Aiace
riuscì a colpire a morte
Paride
.
Giunta la notte i
Troiani
rientrarono in città e i
Greci
strinsero l'assedio mentre nel palazzo reale si piangeva la morte di Paride.
Elena
lo pianse con tale dolore che
Priamo
e
Ecuba
ebbero pietà di lei.
Libro Ventottesimo - Capitolo unico
Per due mesi
Priamo
tenne chiuse le porte di
Troia
proibendo alla sua gente di uscire per combattere, nonostante i ripetuti inviti di
Agamennone
, e prendendo tempo in attesa della regina delle
Amazzoni
che stava arrivando in suo soccorso.
Il regno delle
Amazzoni
era uno stato matriarcale in cui le donne vivevano divise dagli uomini e combattevano in cerca di gloria. Ne era regina
Pentesilea
che arrivò a
Troia
con mille guerriere per combattere contro i
Greci
.
Pentesilea
partecipò al dolore dei
Troiani
per la morte di
Ettore
quindi chiese a
Priamo
di lasciar uscire l'esercito per battersi insieme alle sue giovani.
Il mattino seguente
Amazzoni
e
Troiani
uscirono dalla città e affrontarono i nemici.
Pentesilea
disarcionò
Menelao
e prese il suo cavallo, affrontò
Diomede
e
Aiace Telamonio
mettendoli in grave difficoltà. Le
Amazzoni
spinsero i
Greci
fino al mare, calò la sera e la battaglia fu interrotta. Si continuò la guerra nei giorni seguenti e intanto giunse
Neottolemo
figlio di
Achille
che fu accolto con onore e letizia da tutti i
Greci
. Fu nominato cavaliere e
Agamennone
gli assegnò le armi di
Achille
.
L'indomani
Pirro
scese in campo con i
Mirmidoni
e si combattè una grande battaglia in cui prevalsero i
Troiani
con l'aiuto delle
Amazzoni
,
Pirro
e
Pentesilea
si scontrarono più volte prima che la sera mettesse fine alla lotta.
Per un mese si combattè ogni giorno con grandi perdite da entrambe le parti, in una battaglia particolarmente violenta
Pentesilea
riuscì a ferire gravemente
Pirro
ma questi la colpì mortalmente e, vedendola in terra, sfogò il suo odio facendola in pezzi, quindi svenne per il molto sangue perduto e fu portato al suo padiglione. Le
Amazzoni
si batterono al limite delle loro forze per vendicare la loro regina, migliaia furono i caduti da ogni parte e a sera
Troiani
e
Amazzoni
rientrarono in città completamente demoralizzati.
Libro Ventinovesimo - Capitolo unico
Anchise
e
Antenore
con i figli
Enea
e Polidama, decisero di tradire
Troia
per salvarsi in quella situazione che ritenevano disperata.
Antenore
e
Enea
vollero tentare ancora di convincere
Priamo
a chiedere la pace ma il tentativo si concluse con una violenta lite e in seguito
Priamo
, certo che i due stessero per tradire, ordinò di ucciderli a
Anfimaco
, suo figlio naturale. La notizia, non si sa come, trapelò e
Enea
e
Antenore
furono informati delle intenzioni di
Priamo
e
Anfimaco
e quando furono convocati a consiglio si presentarono con una scorta di armati e
Priamo
ordinò a
Anfimaco
di non agire. Infine fu deciso di tentare una trattativa di pace, ne fu incaricato
Antenore
che incontrò i delegati greci, Taltibio,
Ulisse
e
Diomede
.
In realtà
Antenore
si offrì di consegnare loro la città a condizione dell'immunità per se, per
Enea
e per i loro familiari, suggellato con giuramenti il patto segreto,
Antenore
tornò a
Troia
accompagnato da Taltibio.
A
Troia
Antenore
spiegò di fronte alla cittadinanza che si poteva ottenere la pace solo pagando forti somme ai
Greci
a titolo di indennizzo per i danni della guerra.
Greci
e
Troiani
scambiarono altre ambasciate,
Ulisse
, parlando a
Troia
, ribadì le richieste di indennizzo e chiese che
Anfimaco
fosse esiliato (la richiesta veniva da
Antenore
che voleva punire l'opposizione di
Anfimaco
alle proposte di pace).
In un segreto colloquio,
Antenore
spiegò a
Ulisse
e
Diomede
che secondo una profezia
Troia
non sarebbe caduta finché nel suo tempio fosse rimasto un simulacro di
Atena
, detto Palladio, di miracolosa origine. Per superare l'ostacolo
Antenore
aveva corrotto il sacerdote che custodiva il Palladio e promise che al più presto il sacro oggetto avrebbe lasciato
Troia
per essere consegnato ai
Greci
.
Libro Trentesimo - Capitolo primo
Antenore
riferì a
Priamo
le quantità di oro, argento e grano richieste dai
Greci
per concludere la pace.
Antenore
quindi corruppe il sacerdote Toante custode del Palladio e lo convinse a consegnargli il sacro simulacro che egli fece avere ad
Ulisse
. Come aveva previsto a
Troia
si credette che il Palladio fosse stato trafugato da
Ulisse
, perciò
Antenore
e Toante rimasero liberi da ogni sospetto.
Avvennero due prodigi mentre i
Troiani
offrivano sacrifici: non fu possibile accendere il fuoco e un'aquila ghermì le interiora delle vittime e le portò alle navi greche.
Cassandra
interpretò i prodigi: il primo mostrava l'ira di
Apollo
perché il suo tempio era stato contaminato con l'uccisione di
Achille
, il secondo significava che
Troia
era stata tradita. Al campo greco anche
Calcante
fu consultato per il prodigio dell'aquila e lo interpretò come sicuro segno della prossima vittoria dei
Greci
.
Il prete Crisis consigliò ai
Greci
di costruire un grande cavallo di metallo nel quale nascondere mille guerrieri. Dispose che il cavallo venisse costruito da
Epeo
, abile artefice, e che si chiedesse a
Priamo
di lasciarlo entrare in città come offerta per il tempio di
Atena
.
Quando seppero che
Priamo
stava trattando la pace con i
Greci
, i suoi alleati lo abbandonarono e tornarono ai rispettivi paesi.
Il mattino seguente
Troiani
e
Greci
si incontrarono e giurarono di rispettare la pace,
Priamo
restituì
Elena
ma rifiutò di far entrare il cavallo finché
Enea
e
Antenore
non lo convinsero che era un dono adatto per espiare il furto del Palladio.
Per far entrare il cavallo fu necessario allargare una porta della città. Tra quanti vi erano nascosti era un certo Sinone che aveva il compito al momento opportuno di far uscire gli altri dal cavallo e fare segnali a quanti aspettavano fuori le mura. Simulando la partenza, i
Greci
si recarono in nave alla vicina
Tenedo
e qui attesero la notte prima di tornare a
Troia
.
Libro Trentesimo - Capitolo secondo
Nella notte Sinone aprì le chiusure del cavallo e accese un fuoco per dare il segnale ai
Greci
che entrarono attraverso la porta danneggiata e aggredirono i
Troiani
che dormivano nelle loro case. Prima dell'alba oltre ventimila uomini uccisero e razziarono le case e i templi.
Priamo
corse al tempio di
Apollo
e si prostrò davanti all'altare aspettando la morte che presto giunse per mano di
Pirro
.
Ecuba
e
Polissena
, fuggendo, incontrarono
Enea
. La regina gridò contro di lui chiamandolo traditore e gli chiese, almeno, di salvare
Polissena
. Toccato dalle parole della donna,
Enea
prese con se la giovane e la nascose in un luogo segreto. Mentre la città veniva distrutta dalle fiamme,
Agamennone
riunì tutti i capi nel tempio di
Minerva
per discutere la spartizione del bottino, ma
Aiace Telamonio
approfittò della riunione per proporre di uccidere
Elena
, responsabile di tante tragedie. Molti aderirono alla proposta tanto che
Agamennone
e
Menelao
riuscirono con difficoltà a proteggere
Elena
mentre
Ulisse
, con la sua eloquenza, convinceva tutti a risparmiare la donna.
Su richiesta di
Antenore
ed
Enea
furono liberati
Cassandra
e
Eleno
che erano sempre stati contrari alla guerra, da parte sua
Eleno
chiese clemenza per
Andromaca
e i suoi figli e la ottenne, infine
Pirro
propose di liberare tutte le nobildonne scampate all'eccidio.
Le cattive condizioni del mare impedirono per oltre un mese ai
Greci
di partire e
Calcante
sentenziò che alla partenza si opponeva l'anima di
Achille
che non aveva avuto soddisfazione.
Pirro
chiese di sacrificare
Polissena
in onore del padre ma la giovane rimase nascosta e salva fino al tradimento di
Antenore
che la consegnò a
Pirro
. Molti
Greci
avevano pietà di
Polissena
e l'avrebbero risparmiata ma
Calcante
insistette sulla necessità del sacrificio per poter are inizio al viaggio.
Prima di morire
Polissena
ringraziò gli dei che lasciavano che morisse vergine e nella sua città.
Pirro
la uccise e ne fece a pezzi il corpo di fronte a
Ecuba
la quale impazzì e prese a mordere e a tirare pietre. La portarono in una vicina isola e la lapidarono.
Libro Trentunesimo - Capitolo unico
Aiace Telamonio
si lamentò pubblicamente perché il Palladio era andato a
Ulisse
e non a lui e qui parlò a lungo delle proprie imprese e dei vantaggi che aveva procurato all'esercito greco.
Ulisse
rispose che erano state le sue abili iniziative a procurare la vittoria e che in particolare era suo il merito della conquista del Palladio, il prezioso cimelio del quale i
Greci
non conoscevano l'esistenza fino alla sua scoperta.
I due contendenti passarono alle minacce e agli insulti ma la questione fu giudicata da
Agamennone
che assegnò il Palladio a
Ulisse
con grande ira di
Aiace
. Il mattino seguente
Aiace
fu trovato morto nel suo letto, il corpo coperto di ferite. La notizia della sua morte fece grande scalpore e molti sospettarono di
Agamennone
, di
Menelao
e soprattutto di
Ulisse
, quest'ultimo fu minacciato da
Pirro
e, rendendosi conto di essere in pericolo, partì furtivamente una notte lasciando il Palladio a
Diomede
.
Antenore
invitò a banchetto tutti i capi dei
Greci
e fece loro ricchi doni. In quell'occasione si decise che
Enea
, nascondendo
Polissena
, aveva violato i segreti accordi con i
Greci
, gli si ordinò quindi di lasciare
Troia
per sempre concedendogli venti vecchie navi e quattro mesi di tempo per ripararle. Da parte sua
Enea
si vendicò convincendo gli altri
Troiani
ad espellere
Antenore
.
Antenore
partì con diverse navi e molti compagni ma durante il viaggio perse molti uomini per un assalto dei pirati. Giunse infine in un paese detto Gerbendia il cui re Oetides gli concesse il terreno per fondare una città chiamata Menalon. La città fu fortificata e quando a
Troia
se ne ebbe notizia, molti vollero partire e raggiungere
Antenore
per vivere in pace e sicurezza.
Cassandra
fu interrogata sul futuro da molti concittadini ai quali predisse lutti e sventure. Erincide e Antissaco figlio di
Aiace Telamonio
e, rispettivamente, di Glausca e Ecimissa furono affidati alle cure di Teucro.
Agamennone
e
Menelao
, preso congedo dall'esercito, ripartirono per tornare alle rispettive dimore. Trascorse del tempo e molti altri
Greci
presero il mare ma era ormai inverno e una tremenda tempesta fece naufragare molti di loro. Tra questi fu
Aiace di Oileo
che si salvò a nuoto e giunse nudo e sfinito a una spiaggia dove il giorno seguente fu trovato da alcuni compagni. Questo naufragio fu causato dalla dea
Minerva
, offesa con
Aiace
che aveva violato
Cassandra
nel suo tempio.
Libro Trentaduesimo - Capitolo unico
Il re
Naulo (Nauplio)
padre di
Palamede
, venne informato della morte del figlio ma gli fu riferito che era stato vittima di un inganno ordito da
Ulisse
e
Diomede
mentre in realtà
Palamede
era morto in battaglia. Secondo la versione che fu raccontata a Nauplio,
Ulisse
e
Diomede
lapidarono
Palamede
dopo averlo convinto a calarsi in un pozzo per recuperare un tesoro.
Ditti Cretese
racconta lo stesso episodio come realmente accaduto mentre nel nostro testo è soltanto un'invenzione per calunniare
Ulisse
e
Diomede
. In ogni caso Nauplio decise di vendicare la morte del figlio. Insieme a un altro figlio di nome
Oete
(in altri autori Eace) decise di attirare tra gli scogli i Greci che rientravano da
Troia
con segnalazioni luminose ingannevoli.
La trappola fece affondare oltre duecento navi greche mentre le altre, compreso l'inganno, riuscivano a salvarsi riprendendo il mare aperto, fra queste erano le navi di
Agamennone
,
Menelao
e
Diomede
.
Oete
figlio di Nauplio scrisse a
Clitennestra
per informarla che
Agamennone
aveva sposato una figlia di
Priamo
con la quale stava tornando in patria e che intendeva far morire
Clitennestra
per rendere regina la nuova moglie.
Durante l'assenza di
Agamennone
,
Clitennestra
era diventata amante del sacerdote
Egisto
dal quale aveva avuto una figlia chiamata Erigone.
Quando
Agamennone
giunse a casa,
Clitennestra
finse di accoglierlo con gioia ma nella notte fu ucciso nel sonno da
Egisto
. Pochi giorni dopo
Clitennestra
sposò
Egisto
rendendolo re di
Micene
.
Oreste
, figlio di
Agamennone
e
Clitennestra
, ancora bambino fu affidato a
Idomeneo re di Creta
, suo parente.
Oete
tramò un inganno simile anche per
Diomede
alla cui moglie
Egea
scrisse una lettera analoga a quella inviata a
Clitennestra
. Fece credere ad
Egea
che suo fratello
Adrasto
morto in guerra fosse stato ucciso con il consenso di
Diomede
che voleva impadronirsi della sia eredità.
Egea
ordinò agli
Argivi
suoi sudditi di non lasciar sbarcare
Diomede
che fu costretto a vagare in cerca di una nuova patria. A
Salamina
dovette fuggire da Teucro che lo credeva responsabile della morte di suo fratello
Telamone
.
Anche Demofonte e Attamas furono cacciati dai rispettivi paesi e si rifugiarono presso
Nestore
che li invitò a riconciliarsi con i loro concittadini con la diplomazia. Intanto gli abitanti di varie città vicine a
Troia
cercavano di depredare quanto era rimasto delle ricchezze troiane dopo la catastrofe. Difendeva
Troia
Enea
che stava ancora curando la riparazione delle proprie navi.
Enea
mandò a chiamare
Diomede
che vagava esule e gli propose di assumere la difesa di
Troia
,
Diomede
accettò, riorganizzò i superstiti troiani ed insieme a
Enea
ebbe in pochi giorni ragione dei nemici di
Troia
.
Quando le navi furono pronte,
Enea
partì e dopo una lunga e avventurosa navigazione raggiunse l'
Italia
e approdò in
Toscana
. Per le successive imprese di
Enea
, l'autore rimanda all'
Eneide di Virgilio
.
Quanto a
Diomede
fu richiamato da sua moglie
Egea
e potè finalmente tornare alla sua casa.
Libro Trentatreesimo - Capitolo unico
Quando
Oreste
fu diventato adulto, il re
Idomeneo
che lo aveva allevato gli suggerì di vendicare il padre e riottenere il suo regno e a questo fine gli offrì mille cavalieri.
Oreste
ne reclutò altri mille ed entrò nella città di Troenzen dove regnava Forese, amico di
Agamennone
e nemico di
Egisto
che era stato suo genero e aveva ripudiato sua figlia per sposare
Clitennestra
. Forese si mise al servizio di
Oreste
con trecento cavalieri.
Oreste
, accompagnato da Forese, si portò a
Micene
e la cinse di assedio.
Egisto
si era assentato per cercare aiuti e
Oreste
, dopo quindici giorni di attacchi continui, riuscì ad espugnare
Micene
.
Clitennestra
fu imprigionata con tutti coloro che avevano agito contro
Agamennone
e in quello stesso giorno i cavalieri di
Oreste
sconfissero e catturarono
Egisto
che era tornato in città.
Oreste
uccise personalmente la madre e comandò che fosse gettata nuda ai cani.
Egisto
fu trascinato nudo e poi impiccato con tutti i suoi sostenitori.
Intanto
Menelao
, scampato a molti pericoli, era giunto insieme a
Elena
a
Creta
e qui era stato informato della morte del fratello e della vendetta di
Oreste
prima di ripartire e raggiungere
Micene
.
Giudicando eccessiva e sacrilega la vendetta che
Oreste
aveva preso sull madre,
Menelao
lo citò in giudizio davanti a un tribunale di re riuniti in
Atene
. Difeso dal duca di
Atene
,
Oreste
venne assolto da tutte le accuse e giudicato degno di regnare su
Micene
, tornò quindi a
Micene
e sedette sul trono del padre. In seguito
Oreste
si riconciliò con
Menelao
e sposò sua figlia
Ermione
mentre Erigone, figlia di
Egisto
e
Clitennestra
, si suicidò.
Ulisse
giunse a sua volta a
Creta
con due navi fu perseguitato dai pirati, venne alle mani con la gente di
Telamone
e fu fatto prigioniero da Nauplio ma riuscì a fuggire.
Accolto dal re
Idomeneo
,
Ulisse
raccontò il suo viaggio che era stato tranquillo finché una tempesta lo aveva costretto a sbarcare in
Sicilia
. Qui lui e i suoi compagni furono aggrediti e denudati dalla gente del luogo, molti suoi uomini vennero uccisi e
Ulisse
, insieme a un compagno di nome
Alfenore
, fu fatto prigioniero dal principe Polifemo. Questi li rilasciò dopo sei mesi ma
Alfenore
rapì la sorella di Polifemo della quale si era innamorato. Seguirono combattimenti nei quali la giovane rapita fu recuperata ma Polifemo perse un occhio scontrandosi con
Ulisse
.
Ulisse
continua il suo racconto: ripreso il mare fu sospinto dal vento nell'isola di Eolide gavernata da due bellissime ragazze esperte nelle arti negromantiche che trattenevano tutti i visitatori con la loro bellezza e i loro incantesimi tramutando in animali quanti resistevano. Le due giovani si chiamavano Circe e
Calipso
. Con una pozione, Circe riuscì a trattenere
Ulisse
per un anno intero durante il quale rimase incinta e partorì un bambino.
Anche
Ulisse
era esperto di pratiche magiche e con le sue conoscenze riuscì ad annullare gli incantesimi che trattenevano lui e i suoi compagni, tuttavia il vento spinse indietro le navi e
Ulisse
e i suoi furono di nuovo catturati, questa volta da
Calipso
. Infine
Ulisse
riuscì a superare anche gli incantesimi di
Calipso
e di nuovo presero il mare. Giunsero a un'altra isola dove un oracolo rispose a molte domande di
Ulisse
.
Continuarono il viaggio e incontrarono le
Sirene
, esseri metà umani e metà pesci, che sono in grado di trattenere i naviganti con il loro canto: i malcapitati si addormentano cullati dal suono delle loro voci e quando le navi sono senza governo le
Sirene
le fanno affondare uccidendo quanti si trovano a bordo. Usando ancora le sue arti oscure,
Ulisse
privò dell'udito se stesso e i compagni, affrontarono così le
Sirene
senza pericolo e dopo averne uccise molte proseguirono la navigazione fino allo stretto tra Scilla e Cariddi Qui il mare fece affondare metà delle navi di
Ulisse
,
Ulisse
scampò dal naufragio e con le navi superstiti giunse in Fenicia. La gente del posto aggredì i compagni di
Ulisse
uccidendone molti e depredando le navi.
Ulisse
venne imprigionato con i pochi compagni sopravvissuti. Li rilasciarono senza rendere loro quanto avevano preso e
Ulisse
, ormai solo e povero, giunse alla dimora di
Idomeneo
.
Colpito dal racconto di
Ulisse
,
Idomeneo
lo volle suo ospite e gli offrì molti doni. Quando infine
Ulisse
volle ripartire da
Creta
il re gli donò due navi e lo pregò di fare visita al re
Alcinoo
. Anche
Alcinoo
ascoltò il racconto di
Ulisse
che qui fu informato sulle vicende di sua moglie
Penelope
, insidiata dai corteggiatori che avevano occupato il suo regno e la sua casa.
Telemaco
figlio di
Ulisse
raggiunse il padre alla reggia di
Alcinoo
e il re concesse loro una scorta di cavalieri con la quale
Ulisse
tornò nel suo regno. Qui, sbarcando di notte, attaccarono i nobili traditori nelle loro case e, sorprendendoli nel sonno, li uccisero tutti.
Penelope
e tutti i concittadini accolsero con gioia il loro re che era tornato dopo una così lunga assenza.
Telemaco
sposò
Nausicaa
figlia di
Alcinoo
e
Ulisse
trovò finalmente pace nel suo regno.
Libro Trentaquattresimo - Capitolo unico
Si passa a raccontare le gesta di
Pirro
figlio di
Achille
. I suoi nonni paterni erano
Peleo
e
Teti
.
Achille
lo generò con
Deidamia
figlia del re
Licomede
figlio di
Acasto
.
Acasto
, che era molto vecchio, detestava
Pirro
e tutti i suoi parenti, aveva cacciato
Peleo
dal regno di
Tessaglia
e fatto vari tentativi di uccidere
Pirro
.
Partito da
Troia
,
Pirro
dovette affrontare molti pericoli del mare che lo costrinsero a gettare in acqua gran parte della preda conquistata. Giunse a Moloa dove fece rifornire e riparare le sue navi quasi distrutte. Qui venne a sapere dell'odio di
Acasto
e della cacciata di
Peleo
.
Intanto
Peleo
si era nascosto in un vecchio edificio abbandonato in un bosco dove a volte i re di
Tessaglia
si recavano per cacciare.
Peleo
scrutava spesso il mare sperando di avvistare le navi di
Pirro
di ritorno da
Troia
.
Quando le sue navi furono pronte,
Pirro
partì per la
Tessaglia
per punire
Acasto
e vendicare
Peleo
. Il mare lo portò proprio nei pressi del nascondiglio di
Peleo
che subito lo riconobbe per la sua grande somiglianza con
Achille
. Dopo gli abbracci e la commozione dell'incontro,
Peleo
si unì alla gente di
Pirro
.
In quel tempo Filistene e Menalippo, figli di
Acasto
, si recarono in quel bosco per cacciare.
Pirro
si presentò loro vestito con vecchi e logori indumenti e disse di essere un greco naufragato mentre tornava da
Troia
.
Pirro
rimase con i due fratelli e alla prima occasione li uccise. Trovò quindi
Acasto
e stava per ucciderlo quando apparve
Teti
, la sposa di
Peleo
, che di
Acasto
era figlia e gli impedì di colpire il vecchio re. Giunse anche
Peleo
che pregò
Pirro
di lasciar vivere
Acasto
così che soffrisse per la perdita dei suoi figli.
Riconciliato con
Peleo
,
Acasto
dichiarò di rinunciare al regno cedendolo a suo nipote
Pirro
che fu incoronato il giorno successivo e governò la
Tessaglia
in pace per il resto della sua vita.
Il re di
Creta
Idomeneo
morì lasciando due figli: Merione e Laorta, Merione morì poco dopo e Laorta ebbe tutto il regno.
Telemaco
, figlio di
Ulisse
, ebbe da
Nausicaa
un figlio che chiamò
Deifobo
.
Tornando a
Pirro
, si innamorò di
Ermione
figlia di
Elena
e
Menelao
e moglie d'
Oreste
e riuscì a sedurla.
Oreste
ne fu addolorato ma, non avendo la forza per attaccare
Pirro
nel suo regno, decise di attendere l'occasione propizia per vendicarsi.
Pirro
si recò a
Delfi
per ringraziare
Apollo
per la sua fortuna e lasciò nel suo palazzo
Andromaca
vedova di
Ettore
ed
Ermione
.
Ermione
scrisse al padre che
Pirro
la trascurava per
Andromaca
e lo pregò di uccidere la sua rivale.
Menelao
accolse la richiesta ma
Andromaca
si rivolse al popolo gridando sulla piazza e mostrando il suo piccolo
Laomedonte
e il popolo si sollevò contro
Menelao
costringendolo a fuggire. Intanto
Oreste
tese un agguato a
Pirro
nell'isola di
Delfi
e lo uccise.
Pirro
venne sepolto a
Delfi
,
Oreste
recuperò
Ermione
e tornò a casa,
Peleo
e
Teti
presero con loro
Andromaca
incinta di
Pirro
e suo figlio
Laomedonte
e si stabilirono nella città di Molosa. Qui
Andromaca
partorì un bambino che fu chiamato
Achilleide
. Quando divenne adulto,
Achilleide
rinunciò al regno di
Tessaglia
in favore del fratello
Laomedonte
e liberò tutti i
Troiani
che si trovavano schiavi in
Grecia
.
Libro Trentacinquesimo - Capitolo unico
Una notte
Ulisse
sognò un essere di meravigliosa bellezza che respingeva il suo abbraccio e diceva che se si fossero toccati uno dei due sarebbe morto. Gli indovini interpretarono il sogno e avvertirono
Ulisse
che sarebbe stato ucciso da suo figlio. Spaventato
Ulisse
fece rinchiudere
Telemaco
e si stabilì in un luogo fortificato e sicuro in compagnia di pochi amici.
Ulisse
aveva un altro figlio di nome Telegono, nato da Circe e con questa rimasto, che compiuti i quindici anni fu informato dalla madre sull'identità del padre e si mise in viaggio per incontrarlo. Giunto al luogo in cui
Ulisse
viveva protetto, si scontrò con le guardie e ne uccise molto ma venne gravemente ferito. Richiamato dai rumori della lotta,
Ulisse
uscì dal suo rifugio e si scontrò con lo sconosciuto visitatore rimanendo ferito a morte. Quando Telegono fu informato sull'identità della sua vittima cadde tramortito dal dolore. Con le sue ultime energie,
Ulisse
riconobbe e consolò Telegono, fece chiamare
Telemaco
e gli presentò il fratello ordinandogli di amarlo e proteggerlo.
Ulisse
fu portato in
Acaia
dove morì dopo tre giorni.
Telemaco
ebbe il regno del padre e tenne con se Telegono concedendogli molti onorima dopo un anno e mezzo Telegono prese congedo. Circe accolse con gioia il ritorno del figlio ma dopo qualche tempo si ammalò e morì. Telegono ereditò il suo regno e lo governò per sessanta anni prima di morire a sua volta.
Telemaco
regnò per settanta anni,
Ulisse
morì all'età di sessantatre anni.
L'autore conclude la sua opera accennando ad alcune discordanze tra le sue fonti principali (
Darete
e
Ditti
) e riepilogando le vittime dei principali eroi della guerra.
Firmandosi
giudice
Guido delle Colonne
di Messina
, prende commiato dai lettori garantendo la completezza della propria narrazione.