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VELLEIO PATERCOLO
Storia Romana.


I
Quanto ci è pervenuto dell'opera di Velleio è mancante della prima parte, di estensione ignota, nella quale Velleio probabilmente risaliva alla guerra di Troia.
Il testo in nostro possesso inizia dalla descrizione di come gli eroi greci e troiani, finita la guerra, si sparsero per il mondo e di come molti di loro furono fondatori e signori di nuove città.
Teucro, respinto dal padre Telamone per non aver vendicato la morte del fratello Aiace, fondò Salamina di Cipro. Fidippo fondò Efira in Tesprozia, Neottolemo figlio di Achille invase l'Epiro.
Sostando a Creta Agamennone fondò tre città: Micene, Tegea e Pergamo. Tornato a casa fu ucciso da Clitemnestra e da Egisto. Sette anni dopo Oreste ed Elettra vendicarono il padre sopprimendo gli assassini.
Oreste visse fino a novant'anni, uccise Neottolemo per aver sposato Ermione che gli era stata promessa. Gli successero i figli Pentelo e Tisamene.
In Lidia i fratelli Lido e Tirreno per penuria di cibo estrassero a sorte che dovesse emigrare con una parte del popolo. Toccò a Tirreno che venne in Italia dando il nome alla sua gente ed al mare.
Ottanta anni dopo la caduta di Troia i discendenti di Pelope furono cacciati dal Peloponneso dagli Eraclidi Temeno, Cresfonte e Aristodemo.

Dinastia degli Eraclidi (i discendenti di Ercole).
Codro, ultimo re di Atene, si sacrifica perché si avveri la profezia che assegnava la vittoria alla città che avrebbe perduto il re (guerra fra Atene e Sparta).
I.3. Fondazione di stati e città in Grecia. La Tessaglia.
I. 4. Colonie Ateniesi e Spartane in Asia ed in Italia, fondazione di Napoli.
I.5. Il paragrafo è dedicato ad Omero. E' una digressione della narrazione che Velleio si concede per celebrare il poeta, sintetizzare le qualità e mettere in evidenza la carenza di informazioni biografiche su di lui.
I.6. Sardanapalo ultimo re Assiro, detronizzato ed ucciso dai Medi. A Sparta costituzione di Licurgo.
Elissa di Tiro, in genere identificata con Didone, fonda Cartagine sessantacinque anni prima della fondazione di Roma.
Carano di Argo, di stirpe reale e discendente di Ercole, si impadronisce della Macedonia.
I.7. Ritratto di Esiodo.
Controversie con Catone sulla data di fondazione di Capua e Nola che Velleio colloca intorno all'anno 800 a.C. e Catone intorno al 370 a.C.
I.8. Istituzione dei Giochi Olimpici, anno 776 a.C.
In Atene l'arconte a vita viene sostituito da arconti nominati per dieci anni, e dopo settanta anni da magistrati nominati annualmente.
Fondazione di Roma.
Inizio della grande lacuna del testo (cinquecentoottanta anni).
I.9. Dopo la grande lacuna del testo la narrazione riprende dal tempo della Terza Guerra Macedonica combattuta a partire dal 171 a.C. contro Perseo, figlio e successore di Filippo V.
Consolato di Lucio Emilio Paolo (figlio).
Lucio Emilio Paolo nella battaglia di Pidna (168 a.C.) sconfigge definitivamente il re dei Macedoni Perseo il quale cerca scampo nella fuga e viene catturato in Samotracia da Gneo Ottavio, pretore della flotta.
Nello stesso anno si celebrano a Roma i trionfi di Lucio Emilio Paolo e di Anicio, vincitore sugli Illiri.
I. 10. Antioco IV Epifane assedia in Egitto il giovane re Tolomeo VI (169 a.C.), l'ambasceria romana di Marco Popilio Lenate intima ad Antioco IV di desistere.
Publio Scipione, figlio dell'Africano adotta il figlio di Lucio Emilio Paolo, il futuro Publio Scipione Emiliano.
I. 11. Perseo muore ad Alba Fucense, luogo di deportazione dei prigionieri di Stato quattro anni dopo la sua cattura.
Nel 149 a.C. - 148 a.C. un certo Andrisco, detto Pseudofilippo occupa la Macedonia con le armi ma il pretore Quinto Metello detto Macedonico lo sconfigge e spodesta.
Subito dopo Quinto Metello combatte con gli Achei che si erano ribellati e li sconfigge (Scariea, presso le Termopili 146 a.C.)
Metello costruisce dei portici a Roma e vi pone un gruppo di statue equestri che si diceva fossero opera di Lisippo. Elogio di Metello che dopo una lunga vita colma di gloria e di onori muore lasciando quattro figli tutti consolari fra i quali il Balearico, console nel 123 a.C.
I. 12. Nuova rivolta in Acaia (146 a.C.)
Terza guerra Punica. Scipione Emiliano sconfigge definitivamente Cartagine e la rade al suolo.
I. 13. Morte di Catone 149 a.C., tre anni prima della rovina di Cartagine).
Nello stesso 146 a.C. Lucio Mummio conquista Corinto.
Trionfi di Scipione e di Mummio.
Ritratti dei due generali.
I. 14. Velleio inizia una sintetica cronologia della fondazione delle colonie romane a partire dalla calata dei Galli a Roma. In questo contesto fornisce anche la notizia della fondazione dei Floralia nel 241 a.C.
I. 14 - I. 15. Velleio elenca una serie di colonie latine e romane indicandone l'epoca di fondazione.
I. 16. Divagazione dello storico sul fenomeno della concentrazione in spazi e periodi limitati del fiorire di ingegni nella stessa disciplina.
I. 17. Il concetto viene approfondito in tutti i campi della conoscenza, dell'arte e di ogni abilità umana si hanno brevi periodi di splendore durante i quali fanno la loro comparsa i massimi ingegni di ogni disciplina che provocano in un primo tempo numerosi tentativi di emulazione. La difficoltà nel raggiungere il grado di perfezione dell'artista emulato allontana molti dalle proprie opere e così inizia il declino. E' da notare che queste considerazioni venivano fatte sotto Tiberio, in un periodo cioé in cui le arti liberali risentivano certamente delle riserve e dei limiti imposti dalla cultura di regime. Velleio ovviamente non ne parla. Opportunismo o ingenuità ?
I. 18. Ancora sul concetto precedente considerato in senso spaziale anziché temporale. Tutti ateniesi, nota Velleio, i migliori intellettuali greci.

Libro II.

II. 1. Finite le guerre puniche cominciano grandi rivolgimenti nella mentalità e nei costumi romani. Velleio denuncia il fenomeno come un rapido degenerare dalle antiche virtù a nuovi vizi. Possiamo pensare che in effetti grandi cambiamenti ci furono e probabilmente furono dovuti da un lato alla reazione psicologica del saper finalmente concluso un periodo di guerre durato tre generazioni, dall'altro dall'entrare in contatto diretto dei Romani con la raffinata cultura greca.
Rivolta dei Lusitani guidata dal pastore Viriato: dura otto anni con alterne fortune, alla fine Viriato viene ucciso a tradimento dai suoi e Velleio non sembra concedere meriti a Servilio Cepione che lo aveva combattuto.
In realtà pare che Cepione avesse ridotto ormai allo stremo Viriato, anzi questi fu ucciso proprio nel timore che attirasse pene più severe sui Lusitani.
Conflitto di Numanzia, con i Celtiberi.
Il console Quinto Pompeo prima ed il console Gaio Ostilio Mancino poi sono costretti a svantaggiosi trattati di pace con i Numantini.
II. 2. Tiberio Gracco forma un triumvirato con l'ex console Appio ed il fratello Gaio Gracco, per la ripartizione delle terre e la fondazione di colonie. Viene promulgata la legge agraria (133 a.C.).
II. 3. Scipione Nasica, non investito di alcuna carica pubblica, prende l'iniziativa e fomenta moti contro Tiberio Gracco, moti nei quali Tiberio perde la vita.
II. 4. Aristonico fratellastro di Attalo III re di Pergamo si ribella al testamento con cui Attalo lasciava il regno ai Romani. Vinto da Caio Marco Perperna è catturato ed ucciso.
Publio Cornelio Scipione Emiliano, il distruttore di Cartagine è inviato contro Numanzia, che espugna dopo quindici mesi di assedio.
Morte di Scipione Emiliano, a cinquantasei anni, improvvisa e misteriosa. Alcuni contemporanei tramandarono che avesse segni di strangolamento.
II. 5. Decimo Bruto conduce una campagna di conquista in Spagna tra il 138 a.C. e il 136 a.C. Gliene viene il soprannome di Galleco (dal popolo vinto. Galleci, Galizia).
Fabio Emiliano, fratello di Scipione, al comando delle legioni in Spagna ne restaura la disciplina.
II. 6. Gaio Gracco, eletto tribuno della plebe (123 a.C.) promuove riforme rivoluzionarie fra cui la concessione della cittadinanza a tutti gli Italici, distribuzione di terre, limitazione dei latifondi, ecc. Le riforme di Gracco provocano reazioni turbolente e nei moti che ne seguono, guidati secondo Velleio dal console Lucio Opimio, Gaio Gracco e Fulvio Flacco trovano la morte. Il cadavere di Gracco come dieci anni prima quello del fratello Tiberio, viene gettato nel Tevere.
II. 7. Singolare episodio raccontato da Velleio: un figlio di Fulvio Flacco viene arrestato da Opimio e vedendolo condurre piangente in prigione un aruspice etrusco suo amico esclama: "Perché non fai piuttosto così?" e si fracassa la testa contro il muro. (lo stesso episodio in Valerio Massimo 9. 2. 6).
Seguono processi e persecuzioni dello spietato Opimio contro i sostenitori dei Gracchi.
A proposito di Opimio, Velleio annota infine un particolare: al suo consolato risale il nome del vino Opimiano. Marziale celebra il vino di quell'annata e Plinio il Vecchio testimonia che ai suoi tempi (due secoli dopo) qualcuno ancora ne conservava.
Viene ricostruita Cartagine (colonia Lunonia) e nel 118 a.C. viene fondata Narbo Martio (Narbone).
II. 8. Processo contro Caio Catone, nipote di Catone il Censore e sua condanna per concussione.
Trionfo di Gaio Metello Caprario e di Quinto Metello Numidico.
I Cimbri ed i Teutoni varcano il Reno (111 a.C.).
Campagna di Marco Minucio Rufo contro gli Scordisci (110 a.C. - 109 a.C.).
II. 9. Carrellata di Velleio sugli intellettuali del periodo trattato (fine II secolo a.C.): oratori, scrittori, storici ed autori teatrali.
II. 10. Campagne contro gli Alverni e gli Allobrogi.
Elogio della gente Domizia.
II. 11. Guerra Numidica, condotta da Quinto Metello Numidico poi da Gaio Mario. Trionfo di Metello.
Elogio della gente Cecilia.
II. 12. Gaio Mario vince i Teutoni ad Aquae Sextiae (Aix en Provence) nel 102 a.C. ed i Cimbri penetrati dal Veneto nel 101 a.C. insieme a Quinto Lutazio Catulo.
Del successo di Mario cercano di approfittare i suoi compagni di partito Servilio Glaucia ed Apuleio Saturnino promuovendo riforme graccane e sobillando disordini. Per correttezza politica, dice Velleio, ma più credibilmente per stupidità politica, Mario si lascia impressionare dalle possibili reazioni e sopprime Glaucia e Saturnino (100 a.C.).
II. 13. Nel 91 a.C., alcuni anni dopo le vicende di Mario il tribuno Marco Livio Druso tentò un compromesso promuovendo riforme sociali che non destabilizzassero il potere senatorio. Il tentativo ebbe scarso successo per ottusità del Senato e Velleio se ne duole.
II. 14. L'anno successivo Marco Livio Druso tenta di promuovere la concessione della cittadinanza romana agli Italici, provvedimento atteso da molto tempo ma fallisce anche questa iniziativa perché Livio Druso viene ucciso in un attentato.
II. 15. Alla morte di Livio Druso iniziano le ribellioni degli Italici che reclamavano la cittadinanza romana. La rivolta di Ascoli Piceno (91 a.C.) segna l'inizio della guerra sociale (cosiddetta perché combattuta contro gli alleati di Roma, socii).
Velleio cita i nomi dei comandanti romani.
II. 16. Velleio cita ora i nomi dei condottieri italici impegnati nella guerra sociale e ricorda il suo antenato Minazio Magio che aveva ottenuto la cittadinanza a titolo personale per meriti acquisiti in alcune campagne militari.
La guerra sociale si svolge con alterne fortune, ma a poco a poco Roma riesce a sopraffare gli avversari concedendo la cittadinanza alle popolazioni non belligeranti.
II. 17. Alla fine della guerra sociale Lucio Silla, forte dei successi ottenuti durante la guerra stessa come pretore, presenta la sua candidatura al consolato che ottiene nell'88 a.C. all'età di quarantanove anni. E' suo collega Quinto Pompeo Rufo. II. 18. Mitridate VI Eupatore re del Ponto che aveva approfittato delle difficoltà di Roma impegnata nella guerra sociale per impadronirsi di parte dell'Asia Minore e di gran parte della Grecia, nell'88 a.C. ordina che in un solo giorno vengano trucidati tutti i cittadini romani residenti nei suoi domini, pare fossero centocinquantamila.
Muove contro di lui Silla che dopo il consolato dell'88 a.C. ha avuto in sorte la provincia d'Asia ma si attarda a Nola, ancora ribelle. Intanto Publio Sulpicio Rufo, tribuno della plebe propone di affidare all'anziano Gaio Mario l'esercito d'Oriente già assegnato a Silla (da qui la prima guerra civile).
II. 19. Silla reagisce occupando Roma con il suo esercito.
Sulpicio viene catturato e sgozzato, Mario trascinato nel carcere di Minturno.
Ad uccidere Mario viene inviato uno schiavo germanico che era stato fatto prigioniero dallo stesso generale durante le battaglie contro i Cimbri; questi non ha il coraggio di eseguire la sentenza ed i Romani impietositi forniscono Mario di una nave per raggiungere il figlio sull'isola di Ischia perché vi trascorra il resto della vita.
II. 20. Il generale Quinto Pompeo viene ucciso dall'esercito del quale doveva assumere il comando, sobillato dal precedente comandante Gneo Pompeo Strabone.
Cinna tenta di riprendere il programma di modifica del sistema elettorale già avviato da Sulpicio ridistribuendo i neocittadini italici in più tribù per accrescerne il peso elettorale.
Cacciato da Roma, deposto dalla carica di console riunisce un esercito in gran parte di Italici marcia contro Roma e richiama dall'esilio Gaio Mario.
II. 21. Gneo Pompeo Strabone, padre di Pompeo Magno, già menzionato nei paragrafi precedenti, ha incertezze iniziali nei riguardi di Cinna poi finisce per muovere contro di lui e si danno battaglia alle porte di Roma.
Gneo Pompeo muore in modo non chiaro e Cinna riesce ad entrare a Roma dove promuove subito una legge per il richiamo di Mario.
II. 22. Gaio Mario torna a Roma.
Mario e Cinna compiono una serie di persecuzioni ai danni dei rivali facendo uccidere, tra gli altri, Quinto Lutazio Catulo, Cneo Ottavio e Lucio Cornelio Merula.
II. 23. Cinna e Mario consoli, rispettivamente per la seconda e per la settima volta. Mario muore e gli subentra Valerio Flacco. Intanto Silla è in Grecia per combattere Mitridate. Dopo un lungo assedio occupa Atene togliendola al nemico poi passa in Asia. Mitridate è alle strette e si arrende. Nell'85 a.C. si firma la pace di Dardano, Silla detta le condizioni.
II. 24. Fimbria, comandante della cavalleria che aveva fatto uccidere Valerio Flacco, prende il comando dell'armata mariana in Grecia e se ne fa proclamare "Imperator" ma si scontra con Silla ed è costretto al suicidio.
Conclusa la guerra contro Mitridate, Silla torna in Italia (84 a.C.) per eliminare Cinna. Cinna viene ucciso dai soldati.
II. 25. Risalendo la penisola Silla propaganda il suo partito ed ingrossa le sue truppe, presso Capua si scontra con successo con i consoli Scipione e Norbano.
In questo periodo, dice Velleio, Silla dava grandi prove di clemenza ed equilibrio, rilasciando spesso incolumi gli avversari battuti.
II. 26. Consolato di Cneo Papirio Carbone e di Caio Mario il Giovane, figlio di Gaio Mario.
Caio Mario il Giovane si scontra con Silla a Sacriparto, presso Segni, sconfitto rifugia a Preneste.
Persecuzioni a Roma di sospetti simpatizzanti di Silla.
II. 27. Ponzio Telesino, capo dei Sanniti ed odiatore dei Romani, insorge e tenta un assedio di Roma. E' sconfitto da Silla che ne fa esporre la testa mozzata a Preneste, dove si rifugiava Caio Mario il Giovane.
Mario tenta una sortita e viene ucciso in circostanze non del tutto note.
II. 28. Silla nominato dittatore. Iniziano le proscrizioni.
II. 29. Compare il personaggio Pompeo.
Velleio lo introduce dicendo che " raccolse un robusto esercito nella campagna picena "per ristabilire la dignità della patria", quindi si accinge a descriverne brevemente la figura.
Intraprendente e moderato Pompeo aveva per Velleio il solo vizio di "non poter tollerare alcuno alla sua altezza". cresciuto alla scuola del padre, valente generale messosi in luce nella guerra sociale, aveva approfondito fin da giovane l'arte militare.
II. 30. L'ex pretore Marco Perperna in Spagna assassina Sertorio.
Pompeo e Metello Pio ottengono il trionfo per la campagna in Spagna e Pompeo viene nominato console.
Rivolta dei gladiatori di Spartaco che da uno sparuto gruppetto asserragliato sul Vesuvio raccoglie tanti proseliti da affrontare, dice Velleio Patercolo, con novantamila uomini l'esercito romano. La vittoria finale è di Marco Licinio Crasso che ne consegue grande prestigio.
II. 31. Il tribuno Aulo Gabinio propone che venga affidata a Pompeo la guerra contro i pirati conferendogli poteri eccezionali in un raggio di cinquanta miglia dalle coste.
II. 32. La legge Aurelia di Lucio Aurelio Cotta, riequilibria il potere politico fra Senato, cavalieri e plebe.
Pompeo conduce una grande campagna contro i pirati e dopo averli battuti e dispersi raccoglie i superstiti in alcuni centri urbani offrendo loro una qualche possibilità di lavoro.
II. 33. L'annessione della Bitinia a Roma (74 a.C.) causa la ripresa delle ostilità con Mitridate re del Ponto e col suo alleato Tigrane re di Armenia. Conduce la campagna Lucio Licinio Lucullo che però viene rimosso dal comando e sostituito dal console Acilio Glabrione nel 67 a.C.. per volere di Pompeo. Velleio attribuisce il provvedimento alla corruzione di Lucullo, alcuni critici moderni pensano invece che Lucullo si era reso inviso ai soldati e agli uomini di affari per aver proibito saccheggi e speculazioni ai danni dei provinciali.
Costumi di Lucullo e suo amore per il lusso.
II. 34. Quinto Metello Cretico sottomette l'isola di Creta ottenendo il trionfo.
Compare sulla scena Marco Tullio Cicerone, "uomo nuovo" di grandissimo ingegno ed abilità. console (nel 63 a.C.) scopre e sventa la congiura di Catilina.
Catilina fugge da Roma ed alcuni cospiratori sono messi a morte per ordine del console e con il consenso del Senato. (Caio Cetego, Publio Cornelio Lentulo Sura).
II. 35. Catone Uticense, in Senato, arringa contro i congiurati per ottenere la condanna.
Catilina, fuggito, combatte contro le forze consolari e vi trova la morte.
II. 36. Sotto il consolato di Cicerone nasce Ottaviano.
Epoca di "grandi spiriti", dice Velleio e ricorda i nomi di molti famosi personaggi coevi.
II. 37. Campagna di Pompeo contro Mitridate e Tigrane.
Definitiva resa di Tigrane che conserva il titolo di re dell'Armenia ma perde le conquiste in Siria.
In quell'occasione viene annessa all'Impero anche la Giudea ponendo fine alle contese fra Ircano e Aristobulo (cfr. Giuseppe Flavio).
II. 38. Velleio ricapitola gli eventi relativi all'occupazione delle province romane citando:
Appio Claudio Caudex (264 a.C.) e Claudio Marcello (210 a.C.), provincia di Sicilia.
Guerre puniche, da Atilio Regolo a Scipione Emiliano oltre cento anni di guerra, infine, distrutta Cartagine l'Africa è ordinata in provincia.
Il console Tito Manlio Torquato, nel 235 a.C., conquista la Sardegna.
Più complesse le vicende della Spagna iniziate con la famiglia degli Scipioni all'inizio della prima guerra punica e conclusesi solo sotto Augusto (guerra cantabrica fra il 27 e il 19 a.C.).
Paolo Emilio soggiogò la Macedonia, Mummio l'Acaia.
Fulvio Nobiliore l'Etolia nel 189 a.C.
Lucio Scipione, fratello dell'Africano conquistò la provincia d'Asia contro Antioco nel 190 a.C.
Cipro fu occupata da Catone in forza di un supposto testamento del re Tolomeo Alessandro II in favore di Roma.
Creta fu sottomessa da Metello Cretico.
La Siria ed il Ponto furono conquistati da Pompeo Magno.
II. 39. Continua la ricapitolazione del paragrafo precedente.
Cesare sottomise la Gallia e (.... lacuna del testo...) la Numidia.
Publio Servilio Vatia Isaurico assoggettò la Cilicia.
Manlio Vulsone la Galazia (Gallogrecia).
Augusto dopo la vittoria di Azio rese tributario l'Egitto.
Tiberio sottomise Illiri e Dalmati aggiungendo all'Impero Rezia, Vindelicia, Norico, Pannonia, territorio degli Scordisci e Cappadocia.
II. 40. Riprende il racconto delle imprese di Pompeo che trionfa in tutti gli angoli del mondo.
Mitridate VI tradito dal figlio Farnace si uccide e Farnace si affretta a concludere la pace con Roma.
Al ritorno di Pompeo in Italia si teme che tenti di abusare della fama e del potere conseguiti ma Pompeo liquida l'intero esercito a Brindisi ed entra con un esiguo seguito personale.
Celebra due giorni di trionfo dopo aver consegnato all'erario uno dei più ricchi bottini di guerra della storia romana.
Una legge proposta da Tito Ampio Balbo e da Tito Labieno, tribuni, autorizza Pompeo a vestire le insegne trionfali anche in altre occasioni. Al successo di Pompeo si oppongono Lucullo e Metello Cretico con una parte degli ottimati.
II. 41. Entra in scena Giulio Cesare che Velleio descrive in modo adulatorio (discendente di Venere ... il più bello dei Romani, ecc.). Per cominciare Velleio racconta di come Cesare non volle ripudiare la moglie Cornelia, figlia di Cinna, quando Silla glielo richiedeva. Racconta poi dell'episodio in cui Cesare rapito dai pirati si comportò con tale coraggio e padronanza di se da incutere soggezione ai pirati stessi.
II. 42. Subito dopo la liberazione dai pirati Cesare organizzò una piccola flotta, inseguì i rapitori e ne catturò molti quindi si recò dal proconsole di Bitinia per chiedergli di mettere a morte i suoi prigionieri. Al rifiuto del proconsole rispose facendo crocifiggere i pirati catturati.
II. 43. Prime cariche di Giulio Cesare, nell'85 a.C. era stato nominato da Mario e Cinna flamine diale, carica poi toltagli da Silla. Nel 73 a.C. pontefice. Nel 77 a.C. accusò di concussione Dolabella e successivamente intraprese varie lotte politiche. Nel 65 a.C., edile curule intraprese il ripristino dei monumenti voluti da Gaio Mario. Nel 68 a.C. fu in Spagna come questore e vi tornò come pretore nel 61 - 60 a.C. riuscendo a sottomettre molte tribù ribelli.
II. 44. Primo Triumvirato.
Secondo Velleio Pompeo accettò la coalizione per vedere confermati i suoi provvedimenti in Asia grazie al consolato di Cesare.
Cesare ricercava prestigio nella gloria di Pompeo ma soprattutto " concentrandosi su quello l'odiosità della comune potenza avrebbe consolidato le proprie forze ".
Crasso intendeva solo appoggiarsi al prestigio dei colleghi per raggiungere un potere che da solo non sarebbe riuscito a conseguire. Gneo Pompeo sposò Giulia, figlia di Cesare.
A Cesare vennero assegnate per un quinquennio le Gallie.
II. 45. Publio Clodio Pulcro promuove la legge che fa esiliare Cicerone per aver fatto giustiziare alcuni congiurati senza processo, 80 a.C.
Nell'agosto del 57 a.C. Cicerone viene richiamato a Roma per l'interessamento di Pompeo.
Catone Uticense inviato a Cipro a prendere possesso del regno lasciato in eredità ai Romani.
II. 46. Mentre Giulio Cesare compie imprese vittoriose in Gallia, Pompeo e Crasso iniziano il loro secondo consolato (55 a.C.). Le Gallie assegnate a Cesare per un altro quinquennio, la Siria assegnata a Crasso che progettava una guerra contro i Parti. Crasso muove contro i Parti traversa l'Eufrate ma viene sconfitto ed ucciso da Orode a Carre, nel giugno del 53 a.C.
Cassio, il futuro cesaricida, all'epoca questore di Crasso mette in salvo i soldati superstiti e riesce a mantenere la Siria in potere dei Romani.
II. 47. Continuano le campagne vittoriose di Cesare in Gallia. Dopo quattro anni di permanenza in Gallia di Cesare muore sua figlia Giulia, moglie di Pompeo, poco dopo muore anche l'unico figlio di Pompeo e Giulia, ancora bambino (questa notizia non è attestata in altri autori). Vengono così a cessare le relazioni di parentela fra Cesare e Pompeo.
Nel 52 a.C. Pompeo è eletto console senza collega con l'appoggio dell'aristocrazia che in precedenza gli era stata ostile, ciò suscita il risentimento di Cesare.
Milone uccide Clodio e viene esiliato nonostante la difesa di Cicerone e il parere contrario di Catone.
II. 48. Prime scintille della guerra civile legate alle controversie fra Pompeo e Cesare sul dominio delle province e il comando degli eserciti.
Il tribuno Caio Scribonio Curione si schiera prima con Pompeo poi con Cesare creando ulteriori disaccordi. Velleio riporta, senza confermarla, la diceria che Curione avesse cambiato partito lasciandosi corrompere da Cesare per denaro. Cicerone cerca di condurre trattative a favore della pace.
II. 49. Cesare e Pompeo ai ferri corti. Il partito pompeiano rifiuta di trattare con Cesare e gli ordina di tornare a Roma come privato cittadino. Cesare passa il Rubicone con il suo esercito la notte del 10 giugno del 49 a.C.
II. 50. Cesare marcia verso Roma mentre i consoli se ne allontanano. Espone le proprie ragioni in Senato e parte verso la Spagna. Superata la resistenza dei Marsigliesi, Cesare arriva in Spagna e si scontra con i legati di Pompeo Afranio e Petreio. Dopo la battaglia di Ilerda (Lerida) i due legati si arrendono, Cesare prende le loro truppe e li rimanda a Pompeo con quanti intendono seguirli.
II. 51. Cesare attacca Pompeo nella Penisola Balcanica e lo assedia con il blocco di Durazzo. Seguono combattimenti con esiti alterni.
II. 52. Cesare si sposta in Tessaglia e Pompeo incoraggiato da uno scontro a lui favorevole svoltosi a Durazzo, lo insegue. I due eserciti si scontrano a Farsalo dove avviene la disfatta di Pompeo.
II. 53. Pompeo fugge in Egitto sperando nell'aiuto di Tolomeo XIII Aulete che anni prima aveva protetto e ristabilito sul trono, ma gli egiziani per procurarsi il favore di Cesare o allontanarne la vendetta fanno uccidere Pompeo. (28 settembre del 48 a.C.).
II. 54. Il partito pompeiano si riorganizza con Giuba I re di Numidia, Quinto Metello Scipione già console nel 52 a.C. e Catone Uticense.
II. 55. Campagna in Africa di Cesare contro i pompeiani, vittoria di Tapso nel 46 a.C. Campagna di Cesare in Spagna contro Gneo Pompeo, figlio di Pompeo Magno. Questa dura campagna si conclude con la vittoria di Cesare a Munda nel 45 a.C.. e la fine del partito pompeiano.
II. 56. Nell'aprile del 45 a.C. Cesare ritorna a Roma, perdona tutti gli avversari superstiti e da luogo a grandi festeggiamenti. Vengono celebrati cinque trionfi per le varie vittorie di Cesare.
Congiura di Bruto e Cassio, Cesare viene ucciso alle idi di Marzo.
Velleio pecca di superficialità nel discutere i moventi dei congiurati, in particolare dice che Bruto non si sarebbe accontentato di una promessa di consolato da parte di Cesare e che Cassio sarebbe stato risentito con Cesare per il ritardo nell'ottenere la carica. E' citato anche il noto episodio in cui Marco Antonio durante un banchetto mise una corona sul capo di Cesare chiamandolo re e procurandogli non poche antipatie.
II. 57. Considerazioni di Velleio su come presagi e previdenza non abbiano potuto cambiare la sorte di Cesare.
II. 58. I congiurati occupano il Campidoglio.
Antonio si atteggia a pacificatore. Cicerone propone l'amnistia per i congiurati e la ratifica degli atti di Cesare. Dolabella prende il posto di Cesare nel consolato.
II. 59 Apertura del testamento di Cesare e adozione di Ottaviano.
Cenni sulle origini di Ottaviano.
Ottaviano raggiunto ad Apollonia dalla notizia della morte di Cesare torna in Italia ed apprende i particolari del testamento.
Prime ostilità fra Ottaviano e Antonio.
Abusi dei consoli Antonio e Dolabella.
Antonio si arroga il governo della Gallia già destinato a Decimo Bruto.
II. 61. Guerra di Modena. Irzio e Pansa schierati con Ottaviano combattono contro Antonio per restituire il governo delle Gallie a Decimo Bruto.
Morte di Irzio e Pansa.
II. 62. Bruto e Cassio si impadroniscono delle province d'oltremare, dopo la guerra di Modena il Senato ratifica il loro mandato. Trionfo di Decimo Bruto, funerali di Irzio e Pansa. Onori negati a Ottaviano.
II. 63. Antonio in fuga dopo Modena rifugia presso Lepido.
Munazio Planco ed Asinio Pollione dopo molte indecisioni finiscono per consegnare ad Antonio i propri eserciti.
II. 64. Decimo Bruto, abbandonato da Planco cerca di raggiungere Giunio Bruto in Oriente ma viene ucciso dai sicari di Antonio.
Discorsi in Senato di Cicerone contro Antonio.
II. 65. Scambio di corrispondenza e trattative fra Ottaviano e Antonio che arrivano ad un accordo: Secondo Triumvirato. Fidanzamento di Ottaviano con Claudia, figliastra di Antonio (figlia di Fulvia e di Clodio).
Ottaviano nominato console insieme a Quinto Pedio.
II. 66. Proscrizioni del triumvirato.
Morte di Cicerone.
Invettiva di Velleio contro Antonio.
II. 67. Ancora sulle proscrizioni del triumvirato.
Munazio Planco fa proscrivere il fratello Plozio Planco.
II. 68. Velleio fa qualche passo indietro per ricordare episodi minori di periodi di cui ha già parlato: il tribuno Marco Celio Rufo, nel 48 a.C. versando in gravi difficoltà finanziarie tenta di far approvare una legge per la remissione dei debiti, non riuscendovi promuove disordini e viene ucciso per ordine del Senato. A lui si era alleato Milone, l'uccisore di Clodio, ostile al partito cesariano per non essere stato richiamato dall'esilio. Anche Milone muore durante i disordini.
Flavio Cesezio e Epidio Marullo, tribuni nel 44 a.C. avrebbero accusato Cesare di aspirare alla tirannia (diversa la versione di Svetonio e di Dione Cassio).
II. 69. Dolabella cattura ed uccide a tradimento Gaio Trebonio, congiurato cesaricida, poi viene assediato da Cassio a Laodicea e muore durante l'assedio.
Bruto cattura ed uccide Gaio Antonio, fratello del triumviro prima che assuma il governo della Macedonia.
Bruto si impossessa delle legioni di Publio Vatinio governatore dell'Illirico.

II. 70. Battaglia di Filippi. In un primo momento le truppe di Bruto assediano l'accampamento di Ottaviano mentre Cassio si trova in difficoltà. Credendo Bruto già sconfitto Cassio si uccide. Alcuni giorni dopo Bruto è sconfitto in battaglia campale e si uccide.
II. 71. Messalla Corvino, fra gli ufficiali di Bruto e Cassio perdonato da Ottaviano.
Illustri caduti di Filippi: il figlio di Catone, Lucullo, Ortensio, Livio Druso, padre di Drusilla, e Quintilio Varo padre.
II. 72. Dopo la sconfitta di Filippi molti dei superstiti repubblicani si raccolgono intorno a Sesto Pompeo, figlio di Pompeo Magno.
II. 73. Ritratto di Sesto Pompeo. "ignaro di studi, rozzo nell'esprimersi, risoluto negli slanci, pronto di mano, rapido nel riflettere e per lealtà del tutto dissimile al padre". Velleio ricorda brevemente come avendo avuto il comando delle coste spagnole e poi della Sicilia Sesto avesse finito col vivere come un pirata di scorrerie nel Mar Tirreno.
II. 74. Tornato da Filippi Ottaviano affronta i disordini provocati da Lucio Antonio e da Fulvia, moglie di Antonio e si scontra con loro a Perugia.
Lucio e Fulvia si salvano ma Perugia viene devastata.
II. 75. Scontri con gli espropriati ribelli. Fuga di Tiberio Claudio Nerone e della famiglia. Livia che sarà moglie di Ottaviano e Tiberio che ne sarà successore. Come Dione Cassio anche Velleio si stupisce dello strano corso del destino.
II. 76. Velleio ricorda il proprio antenato Gaio Velleio, amico di Tiberio Claudio Nerone (padre di Tiberio) che durante la fuga in Sicilia si uccise per non essere di intralcio ai suoi amici con la vecchiaia.
L'arrivo di Antonio in Italia fa temere un'altra guerra civile ma Antonio ed Ottaviano si accordano a Brindisi (40 a.C.).
Svelate le macchinazioni di Salvidieno Rufo ai danni di Ottaviano.
II. 77. Accordo di Miseno con Sesto Pompeo. Viene concesso il perdono ai repubblicani che si erano rifugiati dopo Filippi presso Sesto Pompeo.
II. 78. Marco Antonio sposa Ottavia, sorella di Ottaviano.
Scontro fra le truppe di Pacoro e di Labieno con Marco Antonio.
II. 79. Riprende le guerra contro Sesto Pompeo.
Agrippa allestisce la flotta e la base di Capo Miseno e si scontra con Sesto a Milazzo e a Nauloco.
Sesto Pompeo fuggitivo è preso e fatto uccidere da Antonio.
II. 80. Episodio di Lepido che tenta il colpo di mano, basta il carisma di Ottaviano per farlo abbandonare dalle legioni. Lepido viene risparmiato ma destituito.
II. 81. Ottaviano seda una rivolta fra le legioni, concede terre ai veterani. Opere pubbliche sue e di Agrippa.
II. 82. Guerre di Antonio in Armenia di esito incerto e con gravi perdite per le sue legioni.
Inizio della relazione di Antonio con Cleopatra. Antonio assume costumi orientaleggianti alienandosi la simpatia di molti suoi sostenitori ligi alle tradizioni romane.
II. 83. Munazio Planco abbandona Antonio e passa ad Ottaviano. Spietato ritratto di Planco.
II. 84. Battaglia di Azio: preliminari.
II. 85. Battaglia di Azio: schieramenti, fuga di Cleopatra, poi di Antonio.
Vittoria di Ottaviano.
II. 86. Dopo la battaglia di Azio, clemenza di Ottaviano.
II. 87. Suicidio di Antonio e di Cleopatra.
II. 88. Complotto di Marco Lepido (figlio di Lepido il triumviro e di Giunia Seconda) per uccidere Ottaviano rapidamente sventato da Mecenate.Lepido viene ucciso e la moglie Servilia si suicida ingoiando carboni ardenti.
II. 89. Ritorno di Ottaviano in Italia dopo la battaglia di Azio e l'occupazione dell'Egitto (agosto del 29 a.C.). Trionfi di Ottaviano. Restaurazione della pace. Cenno all'epurazione dell'ordine senatorio.
II. 90. Finite le guerre civili Roma si dedica a questioni da tempo irrisolte. Viene riportato l'ordine in Dalmazia, in rivolta, dice Velleio, da ventidue anni e vengono sottomesse le tribù rozze e selvagge delle Alpi: si tratta dei Salassi delle Alpi Graie debellate da Aulo Terenzio Varrone nel 25 a.C. (in quell'occasione fu fondata la colonia militare di Augusta Pretoria, Aosta).
Con alcuni interventi fra il 27 a.C. e il 24 a.C. Ottaviano ed Agrippa pacificano la Spagna.
II. 91. Recuperate le insegne romane che i Parti avevano preso a Crasso e ad Antonio.
Su proposta di Munazio Planco ad Ottaviano viene tributato il titolo di Augusto.
Lucio Murena e Fannio Cepione messi a morte per cospirazione contro Augusto.
Altro complotto ad opera di Egnazio Rufo, anche egli sarà messo a morte.
II. 92. Gaio Senzio Saturnino console nel 19 a.C. regge il consolato da solo in assenza di Augusto che dal 22 al 19 a.C. svolse un lungo viaggio in Asia e in Oriente.
Saturnino governa con grande fermezza opponendosi alle caricature di candidati indegni come Egnazio Rufo.
II. 93. Morte di Marco Marcello, figlio di Ottavia.
Era da tutti ritenuto possibile successore di Ottaviano. Si diceva di segreti contrasti fra lui e Vipsanio Agrippa che proprio per questo motivo si era allontanato da Roma.
II. 94. A diciannove anni Tiberio inizia la carriera politica come questore.
Per ordine di Augusto, Tiberio interviene in Oriente dove entra con le legioni in Armenia ed insedia sul trono Tigrane III nel 20 a.C.
II. 95. Tiberio ed il fratello Druso svolgono nel 15 a.C. una campagna vittoriosa contro i Reti ed i Vindelici.
Breve cenno sferzante contro la censura di Munazio Planco.
II. 96. Muore Agrippa. Tiberio sposa Giulia, vedova di Agrippa e figlia di Ottaviano. Tiberio in Pannonia (dal 12 a.C. al 9 a.C.).
II 97. Campagna in Germania di Claudio Druso Nerone contro le tribù (Sicambri ed altri) che tentavano di invadere la Gallia. Dopo una lunga campagna (12 a.C. - 9 a.C.) Druso muore per una caduta da cavallo ed il comando delle legioni in Germania viene affidato a Tiberio che conclude la campagna nell'8 a.C. sottomettendo le tribù insorte.
II. 98. Campagna di Lucio Calpurnio Pisone per proteggere la Macedonia ed il Ponto Eusino dalle incursioni dei Montanari della Tracia. Suoi successi. Elogio di Pisone.
II. 99. Tiberio dopo essere stato insignito per due volte dell'autorità consolare ed aver ricevuto la potestà tribunizia, decide di ritirarsi a Rodi. Ovviamente Velleio Patercolo gli attribuisce il nobile motivo di lasciare spazio ai giovani Gaio Cesare e Lucio Cesare, nipoti di Ottaviano in quanto figli di Giulia e di Agrippa.
Il ritiro di Tiberio dura dal 6 a.C. al 2 d.C.
II. 100. Scandalosa condotta di Giulia, figlia di Ottaviano, Iullo Antonio, Quinzio Crispino ed altri amanti di lei esiliati.
Giulia confinata a Ventotene, la segue volontariamente sua madre Scribonia.
II. 101. Gaio Cesare inviato in Oriente (1 a.C.) impone sul trono d'Armenia il re Ariobarzane.
II. 102. Su denuncia dei Parti vengono scoperti gli abusi in Asia di Marco Lollio, consigliere e accompagnatore di Gaio Cesare: Augusto ordina a Gaio di rimuoverlo dai suoi incarichi e Lollio, sembra, si suicida.
Gaio Cesare attirato in un'imboscata viene gravemente ferito [nella città di Artagera], qualche tempo dopo muore durante il viaggio di ritorno a Roma (4 d.C.).
Nel 2 d.C. era morto il fratello Lucio Cesare in non chiare circostanze.
II. 103. Tiberio tornato da Rodi dopo la morte di Gaio e Lucio Cesare, è adottato da Augusto, quindi di fatto designato come suo successore (4 d.C.). Evento questo molto fausto, a giudizio di Velleio.
II. 104. Adozione di Agrippa Postumo.
Campagna di Tiberio in Germania (4 d.C.), Velleio ricorda di essere stato fra i suoi collaboratori.
Esultanza dei legionari nel rivedere Tiberio come loro comandante.
II. 105. In Germania Tiberio sottomette varie tribù, in particolare quelle stanziate lungo i fiumi per garantire l'accesso alla flotta dal mare del Nord. Fra i suoi luogotenenti è ricordato Senzio Saturnino.
II. 106. Campagna del 5 d.C. per consolidare le conquiste di Druso e di Tiberio quindici anni prima.
Tiberio compie una grande manovra a tenaglia fra il corso del Reno e quello dell'Elba fino a ricongiungersi con la sua flotta che risaliva l'Elba proveniendo dal mare del Nord.
II. 107. Un episodio della campagna di Germania. un vecchio barbaro rende onore a Tiberio.
Si conclude la campagna e Tiberio riconduce l'esercito ai quartieri d'inverno.
II. 108. Carattere e descrizione di Maroboduo, re dei Marcomanni.
II. 109. Maroboduo trasferisce i Marcomanni in Boemia dove organizza una forte resistenza antiromana.
Nel 6 d.C. Tiberio decide di attaccare Maroboduo preoccupato dalla sua crescente potenza ed organizza un accerchiamento dividendo l'esercito in due ali, una sotto il suo diretto comando ed una altra sotto quello di Senzio Saturnino.
II. 110. La campagna di Tiberio contro Maroboduo è interrotta da una grandiosa insurrezione in Pannonia, provocata probabilmente dagli ingenti reclutamenti fatti dai Romani per preparare la guerra ai Marcomanni.
II. 111. Preparativi a Roma per combattere gli insorti della Pannonia che minacciano l'Italia. Grandi reclutamenti, Tiberio assume il comando del nuovo esercito. Inizio della campagna in Pannonia.
Velleio è ancora fra gli ufficiali di Tiberio, rinunciando al sorteggio per il governo di una provincia.
II. 112. Eroica difesa dell'Illirico contro gli insorti da parte di Messalino, figlio di Messalla Corvino.
Il re trace Remetalce alleato dei Romani.
Condanna di Agrippa Postumo.
II. 113. Le legioni romane e le truppe degli alleati si concentrano in Pannonia e Dalmazia sotto il comando di Tiberio.
II. 114. Solerzia di Tiberio verso i suoi ufficiali e soldati. Sua moderazione nel controllare la disciplina.
Conclusione della guerra in Pannonia (8 d.C.), resa dei capi dei Pannoni Batone e Pinnete, l'uno fatto prigioniero, l'altro consegnatosi volontariamente.
L'esercito romano è ricondotto nei quartieri d'inverno ed affidato al comando di un Marco Emilio Lepido, cugino dell'omonimo cospiratore contro Ottaviano.
II. 115. Inizia la campagna di Tiberio in Dalmazia (9 d.C.). Velleio ricorda, con l'occasione, il fratello Magio Celere Velleiano, aiutante di Tiberio durante questa campagna.
All'inizio dell'estate del 9 d.C. Lepido conduce le legioni della Pannonia a raggiungere Tiberio in Dalmazia e, passando, uccide e brucia qua e là in quelle regioni abitate da "popolazioni inviolate e finora indenni da sconfitte, e perciò ancora fiere ed orgogliose". Infine raggiunge Tiberio con un ricco bottino e viene insignito degli ornamenti trionfali.
Rapidamente Tiberio vince anche in Dalmazia sottomettendo le popolazioni locali.
II. 116. Lungo inciso di Velleio per menzionare personaggi poco noti del periodo i quali non ebbero occasione di conseguire onori o trionfi e che a giudizio dell'autore meritano di essere ricordati per virtù e rettitudine: Elio Lamia, console nel 3 d.C. ed Aulo Licinio Nerva Silano, console nel 7 d.C.
II. 117. E' appena conclusa la campagna di Tiberio in Dalmazia quando arriva dalla Germania la notizia della disfatta delle legioni di Varo. Velleio si sofferma per un ritratto di Quintilio Varo : lo definisce di indole mite e di abitudini tranquille non insensibile alla ricchezza come aveva dimostrato negli anni precedenti quando era stato governatore della Siria.
Per Velleio Varo, preso il comando della Germania commise un grosso errore di valutazione tentando di introdurre fra i barbari il diritto romano.
II. 118. I Germani sembrano in un primo tempo accettare il nuovo ordinamento ma fra i loro nobili già cova la rivolta. Entra in scena Arminio, che avendo militato nelle legioni romane aveva ricevuto la cittadinanza e l'ordine equestre.
Arminio si fa promotore della rivolta contro i Romani e viene denunciato a Varo da Segeste, suo suocero, come più ampiamente di Velleio racconta Tacito, ma Varo non presta fede al delatore.
II. 119. Riprende la narrazione degli eventi dopo le parentesi descrittive. Colto di sorpresa nella foresta di Teutoburgo, l'esercito romano viene rapidamente sopraffatto dai Germani. Varo si uccide, gli ufficiali e i soldati che non cadono in battaglia vengono successivamente giustiziati.
La testa di Varo è portata a Maroboduo che la spedisce ad Augusto.
II. 120. Tiberio a capo dell'offensiva romana per vendicare la disfatta di Varo passa subito all'attacco e superato il Reno penetra rapidamente in Germania.
II. 121. Tiberio conduce altre azioni dimostrative in Germania. Augusto associa Tiberio al governo attribuendogli "l'Imperio proconsolare maggiore". Tornato a Roma Tiberio celebra il trionfo (12 d.C.).
II. 122. Velleio loda Tiberio per la sua modestia: si accontentò di tre trionfi quando gliene sarebbero spettati almeno sette.
II. 123. Germanico è inviato in Germania per completarvi le operazioni militari. Tiberio nell'Illirico per operazioni di pace.
Augusto si ritira a Nola dove si ammala e richiama Tiberio.
Morte di Augusto.
II. 124. Dopo un mese di esitazione Tiberio accetta la successione.
Apoteosi di Augusto. Pretura di Velleio Patercolo e del fratello Magio Celere Velleiano.
II. 125. Ribellione delle legioni in Germania sedata da Germanico.
Ribellione nell'Illirico sedata da Druso Minore.
In Spagna è posto al governo Marco Lepido, ricordato in 114.
II. 126. Lodi al governo di Tiberio.
Terremoto di Sardi, Efeso e Magnesia, città restaurate da Tiberio.
II. 127. Seiano collaboratore e confidente di Tiberio: dalle lodi di Velleio si evince che Seiano non era ancora caduto in disgrazia ai tempi della stesura del testo.
II. 128. Esempi storici di Velleio per dimostrare come il caso di Seiano non sia il primo in cui un "uomo nuovo" ascende ai più alti livelli di successo e di potere. Vengono nominati Tiberio Coruncanio, Spurio Carvilio, Marco Catone, Mummio Acaico, Caio Mario, Cicerone, Asinio Pollione.
II. 129. Vari eventi del principato di Tiberio: episodio di Rascupoli, principe trace spodestato con manovre politiche con la collaborazione del console Pomponio Flacco; processo contro Libone Druso, donativi di Tiberio, trionfo di Germanico, interventi in Armenia, annessione della Commagene alla Siria, costituzione in provincia della Cappadocia.
Rivolta in Gallia di Sacroviro e Giulio Floro.
Guerriglia in Africa di Tacfarinas.
II. 130. Opere civiche di Tiberio: costruzione di grandiosi monumenti (non attestati in Tacito), restauro delle opere di Pompeo distrutte dal fuoco.
Morte di Germanico e di Druso.
Confino di Agrippina Maggiore e di Nerone Cesare.
Morte di Livia Drusilla.
II. 131. Conclusione dell'opera di Velleio.
Voto di Velleio per la lunga vita di Tiberio e la conservazione dell'Impero.